lunedì 9 giugno 2008

Passi avanti, passi indietro

Improvvisamente mi sono trovata al punto di partenza di oltre sei anni fa.

Alla faccia del lavoro su me stessa, della crescita personale, del riconoscere i miei limiti, le mie debolezze e i miei difetti, guardarli in faccia e salutarli.

Basta un periodo un po' piu' stanco, un po' piu' debole, un po' piu' incasinato (OK, un po' piu' in questo caso e' un eufemismo, perche' un po' piu' e` il mio stile di default, adesso e' un saccaccio di piu' di un po' piu') e si ricominica da capo.

Si ricomincia con gli incubi intorno alle 5 di mattina: succedono cose tremende ai miei figli, mi sveglio con il magone, devo andare a sdraiarmi accanto a loro e sentirmeli respirare per una mezz' oretta, poi mi riaddormento esausta in tempo per la sveglia.

Si ricomincia con la sensazione di essere inadeguata e di fare il mestiere sbagliato quando nel casino mi scordo di mandare una conferma (una piccolezza, ci era arrivato da solo che eravamo d' accordo) e passo una serata a sentirmi timida, stupida e inadeguata nei confronti di un cliente.

Ma io non voglio affatto ricominciare a fare la perfezionista e la control frek per paura del mondo cattivo che e' fuopri dalla mia coperta.

Ho passato i miei primi anni da imprenditrice a sentirmi io sempre inadeguata, sempre in debito, sempre in mancanza. Per poi dirmi: ragazzi, ma io sto facendo del mio meglio, il mio meglio va benissimo a tutti (e ci mancherebbe, il mio peggio e' gia' meglio della media di chiunque) e proprio io sto a darmi martellate sull' alluce? A mettermi continuamente in discussione? Va bene il dubbio metodico, ma qui si esagera.

Poi ho fatto un figlio, al predictor positivo ho giurato a me stessa che non sarei mai stata la madre italiana ansiosa e soffocante, e ci sono riuscita. Ma non ero preparata alla mancanza di tempo tuo che porta la maternita'. Io che sono sempre riuscita a fare tutto in tempi ridotti per poterci aggiungere una cosa in piu', e un' altra, e un' altra ancora, mi sono sentita ancorata da questo bambino che a intervalli spietati di tre ore reclamava me, e solo me, per occuparmi di lui per due ore di seguito.

E sono cominciati gli incubi.

Mi sono messa al volo in mano a Betta, che mi ha fatto da coach e mi ha fatto respirare per un bel po'. Le prime dieci sessioni le avro' fatte in 3 mesi, ci andavo una volta alla settimana. Che ne sapevo io che gli altri ci mettono anche un anno, un anno e mezzo?

Ma io avevo fretta di sbarazzarmi della zavorra inutile che mi portavo dietro da anni, e questa fretta mi aiutava a superare la paura e il doloro di guardarmi in faccia, di scoprire i miei piccoli trucchi castranti e protettivi, di capire da dove venivano certe cose. ho scoperto di essere convinta che il mondo e' cattivo, che tutti sono li' per fregarti, e per confermare questo pensiero paralizzante finivo appunto per farmi fregare. Che non sia mai ci liberiamo delle certezze che ti mandano avanti nella vita. Credere che il mondo sia un posto sicuro e che posso lasciarmi andare e' un pensiero spaventoso.

Fare respirazione consapevoli mi ha aiutata un sacco. Niente di sconvolgente, niente riscoperte epocali di drammi e traumi rimossi, semplicemente piccole cose di te stessa che decidi di ignorare, per concentrarti ed ingrandire altre piccole cose di te stessa, che in realta' non contano poi tanto, ma che decidi di privilegiare perche' da quando sei nata ti senti ripetere che questo e' bene e questo e' male, che questo sai farlo e questo no.

Sono diventata una persona migliore, piu' sicura, una madre piu' responsabile, una moglie meno faticosa e con meno sovrastrutture, ma piu' rompipalle che adesso le sovrastrutture non le tollero piu' nella mia famiglia. Ho imparato a dire di no e a fare e godermi meglio le cose a cui dico di si. Non sono perfetta, ma sto tanto migliorando. Mi sono rimessa a scrivere sul serio. A recitare sul serio. A vivere sul serio.

Ho tirato su le spalle e la mia schiena me ne e' grata.

E adesso ricominica tutto? No, perche' i trucchi li ho imparati, e quelli non me li toglie nessuno.

Allora ho capito gli incubi: in cui sconosciuti mi caricano i bambini in macchina per portarseli via. In cui scendo durante la sosta e l' autobus mi riparte con Ennio sopra. Cose del genere.

E' che ho deciso che quest' estate Ennio andra' in vacanza da solo in Italia con mia madre. E tornera' con i nostri amici e il loro figlio, che faranno il volo di ritorno insieme. E noi ci dedicheremo alla casa nuova, che massimo a settembre vorrei entrarci con o senza cucina, ma sembra sempre piu' remota la cosa. E ci dedicheremo a Orso, per la prima volta figlio unico. Tutto il giorno al doposcuola, e' vero, ma d' estate organizzano cose bellissime, gite, escursioni al parco, pic-nic.

E questo primo grosso distacco del mio bambino evidentemente mi turba. Sono ancora convinta che il mondo sia cattivo e che il cielo mi crollera' in testa se mollo la guardia. Devo ancora lavorarci sopra. Pero' e' bastato identificarla, guardarla in faccia e farle " boooh" che passa la paura e ho smesso di avere incubi.

Che nella vita e' sempre cosi', si fanno passi avanti e si fanno passi indietro. Ma si procede.

6 commenti:

Chantilly ha detto...

quando succede a me, non per i figli, ma per un sacco di altre cose, faccio yoga, recito mantra e respirazione. mi aiuta.
forza, dai! che passa.

Anonimo ha detto...

Ecco cara B! questi momenti di profonda riflessione servono a crescere. Quando esco da questi periodi mi sento più energica di prima, è come se in un certo senso ne avessi bisogno. Capita un momento di particolare stanchezza e tutto sembra ampliato al massimo. Gli incubi ovviamente rivelano la tua apprensione...e non credo che ci sia mamma che non la provi per i figli (almeno così è come la penso io). Sia tuo figlio che i nonni trarranno vantaggio di questa visita! Io non ti conosco, ma mi piaccciono molto le cose che scrivi e i pensieri che esprimi, mi sembri una persona in gamba! Basterà poco che ritornerai radiosa come prima! ;-)
Ciao
Ba

MNG ha detto...

un bellissimo post :-D

Mammamsterdam ha detto...

Grazie a tutte e tre. I periodi dificili li abbiamo tutti, quindi immagino che possiamo riconoscerci in molto in tutto questo.

Poi io ho questo vizio di estrinsecarmi su tutto e racconto i fatti miei. Però fa piacere sentire il sostegno morale e sentire anche cosa fanno gli altri per rimettersi in careggiata.

Ecco, mi piace molto l'espressione inglese: pull yourself together. Rimetti insieme i vari pezzetti che ti si smontano di dosso (ma se io mi sento un semolino, cosa faccio, cucchiaino o aspirapolvere?).

Mi sto rimettendo insieme, perché è vero che sono a pezzettini, ma in fondo lo sono per cose piacevoli: interpretariati a getto continuo, progettare la casa nuova, godermi i bambini che più crescono più sono collaborativi.

Poteva andarmi peggio.

Anonimo ha detto...

Rimettere insieme i miei pezzi, ecco cosa mi servirebbe. Mi hai aiutato a decifrare la sensazione che mi accompagna da un paio di mesi: ogni tanto mi volto e mi pare di aver perso per strada un pezzetto.

Mammamsterdam ha detto...

chiara, non mi preoccuperei: poerdersi i pezzi inutili è un bene, uelli utili che per un po' non ritroviamo, passato il momento difficile risaltano fuori.

ma da dove mi vengono queste perle di saggezza (forse dal fatto che ieri sono andata a dormire alle 20:30?) che ne dici, potrei riciclarmi come Coelho due, la chick-mistical-lit.