sabato 29 novembre 2008

DOMENICA 30: FESTA DELLA RADIO

Ce lo ricordiamo, vero, che domani dall'alba a notte fonda noi ASTAROTTI staremo a fare la festa per i 15 anni di Radio Onda Italiana?

L'unica radio libera, autogestita, autofinanziata, informativa, irriverente e politico/gastronomica (a seconda di chi fa il programma quel giorno lì) d'Olanda?

Ebbene, per la parte autofinanziata abbiamo organizzato la festa (e soprattutto, per una volta, per divertirci pure).

Per 12,50 euro si compra: ingresso, entertainment con musica dal vivo, teatro, talk-show e il test di cittadinanza (italiana per gli olandesi e olandese per gli italiani), i testi di Cartacanta e soprattutto: tutte le infinite cosine buone che Marina sta cucinando da una settimana e più (vedi anche in proposito qui).

Ma con Astaroth la domanda findamentale è: non cosa ti può dare astaroth (che è sempre moltissimo), ma cosa puoi FARE TU per Astaroth (che è pur sempre una fondazione culturale senza patroni, senza bollini ma con tanta gente entusiasta e creativa che ci lavora per passione). Bene, pagando quel biglietto assicurate lunga vita alla radio e alla fondazione.

E vi pare poco, di questi tempi, la fantasia all'opera?

DOVE: Cruquisweg 113, a 5 minuti dal capolinea del bus 22 da Stazione Cetnrale in direzione Oost. poi andate a destra verso la zona artigianale

QUANDO: domani, domenica 30 novembre, dalle 12 alle 24. le previsionei del tempo sono orende, quindi venite al chiuso a mangiare, ballare e divertirvi in una fantastica balera felliniana anni 70.

Come mi riconoscete? Dai capelli viola, se ci siete, venite a salutare.

venerdì 28 novembre 2008

Le pizzelle dell'Ave Maria

Mia nonna e le sue sorelle avevano la mania del Rosario. Si diceva come minimo tre volte al giorno, tutte le volte che bisognava ingannare il tempo, per esempio in viaggio o durante le attese. Sarà per questo che una volta si era meno stressati, c'era il mantra. Poi, dirlo in treno, non solo faceva passare il tempo, ma evitava che i pappagalli venissero a romperti le scatole, secondo loro, impressionati da tanta devozione.

E adesso arriva una storia di cibo carinissima. Dovete sapere che da un po' esiste un Google group di ofenesi, cioè gente che vive a o è oriunda, come me, di Ofena. E questi del gruppo vivono tutti tra USA e Canada, ci postiamo in inglese, hanno tutti come minimo un 10 anni più di me e molti di loro sono già di seconda o terza generazione e si conoscono o sono parenti fra di loro.
E tra le altre cose ci scambiamo ricette, alberi genealogici, vecchie foto ed altre nostalgie. E mi sono resa conto di come il cibo per loro simbolizzi tutta l'italianità perduta o annacquata, rappresenti l'unico italiano che a volte ancora parlano, l'affetto dei loro parenti. Un piezz'e core gastronomico.

Adesso per esempio circolano un paio di ricette delle feste, e da noi, una di queste, sono le pizzelle. Che all'Aquila, per dire, si chiamano ferratelle. Insomma, sono una specie di wafer fatto una volta con il ferro apposta da mettere sulla fiamma, adesso anche quello elettrico che ne fa quattro alla volta. La foto me la sono rubata al www.cavolettodibruxelles.it, che finché non me la proibisce, la ringrazio, solo che anche lei le chiama ferratelle.

Invece si chiamano pizzelle e io a Ofena ho sempre il ferro da pizzelle ereditato da zia Filomena, con le sue iniziali, FS - Filomena Silvestrone. Ferro fatto a suo tempo da Nicola Lancione, il ferraro artista di Ofena che ha lasciato lavori bellissimi.

Allora, la storia è che una volta un bis-procugino chiese alla nonna di farlo provare. E lei, prima che cominciasse, gli fece dire un'Ave Maria. (Propiziatrice, ho pensato io). Ma non un'Ave Maria veloce come nel rosario, ma una detta con sentimento ed attenzione. Insomma, gliel'ha fatta ripetere un tot di volte fino a che non si è convinta che la dicesse bene.

Ed allora gli ha messo il ferro da pizzelle in mano, da tenere sopra la fiamma del camino. E finita l'Ave Maria detta con sentimento ed intenzione eccetera, quel lato lì era cotto e ha potuto girare il ferro e dirne un altra, fino a che anche l'altro lato era cotto.

Ecco, a me, quando le mie amiche mi dicono che dovrei fare yoga, o fare quei ritiri spirituali che stanno lì a dire i mantra in sanscrito, a me viene viene voglia di ridirmi un rosario. Che forse sono l'ultima della mia generazione ad averlo imparato tutto in latino bastardo di default, anche se adesso non mi ricordo bene i misteri e mi perdo.

E pensare che avevo messo in lista nozze il timer da cucina dell'Alessi che ha smesso di funzionare dopo un paio di mesi. A saperlo, che bastava un'Ave Maria. Sarà che ho sposato un ateo.

giovedì 27 novembre 2008

Gravidanza e alcol: ne vogliamo parlare?

Non so a quanta gente capiti davvero, ma diciamo così: ci avete fatto caso che quando una donna chiarissimamente incinta fa una di quelle cose che si prevedono dannose per la salute del feto, tutti che le guardano male. Apriti cielo se si fanno una sigaretta in pubblico. E fin qui va bene, quante mie amiche sono riuscite a smettere di fumare sul serio grazie a una gravidanza vissuta responsabilmente?

Sul fatto di bersi un bicchier di vino ogni tanto, la situazione è molto meno chiara. Nel dubbio la maggior parte delle future madri si astiene, alcune un bicchiere di vino occasionale lo bevono, sicuramente i superalcolici li evitano.

Per dire, a me ad otto mesi di gravidanza hanno fatto vedere ed annusare un liquore dolce al fico d'india, che ora se c'è una cosa per cui vado pazza e che però avrò mangiato forse due volte in vita mia è un fico d'india maturo il giusto (Andrea Matranga, mi stai leggendo?) Bastardi, a me lo fanno vedere? Infatti Ennio è nato con l'eczema, che gli è durato il paio d'anni canonici, e io sono ancora convinta che sia stata la voglia di fico d'India, ecco.

Allora, per chi ama le ricerche, adesso pare che ne sia una che taglia la testa al toro. Poi, cercarle, ce ne saranno delle altre che ne confutano i risultati, però per chi ha bisogno di un alibi per fare come me, che incinta o no, se capitava un mezzo bicchierino di vino buono in compagnia non me lo sono mai negata (come non mi sono negata tutto un periodo di cibi Thai piccantissimi, che in genere preferisco queli meno piccanti, ma allora così mi girava, eeeh, gli ormoni). E dire che sono stata astemia fin quasi ai trent'anni.

Per cui: ricercatori dell'University College di Londra hanno concluso che il consumo di una o due porzioni di alcol alla settimana in gravidanza NON aumenta il rischio di avere figli con problemi comportamentali. Questo in base a uno studio epidemiologico su bambini di tre anni.

I figli maschi delle madri leggermente beone hanno, secondo i risultati, il 40% meno di problemi di comportamento e il 30% in meno di iperattività dei figli di madri astemie. Inoltre tutti i bambini in generale hanno prestato meglio nei test relativi alla padronanza del vocabolario, il riconoscimento di colori, forme, lettere e numeri.

Mentre invece le figlie di donne che appunto non si negavano in gravidanza quel paio di bicchieri di vino alla settimana mostravano il 30% in meno di problemi collegati all'emotività rispetto alle figlie delle astemie (e ti credo io, che tristezza quelle madri astemie rigidine - non dico quelle a cui fa schifo l'alcol proprio, che lo sono stata anch'io, poi mi è passata).

Invece chi beveva 6 o più bicchieri alla settimana si che le aveva le maggiori possibilità di bambini con problemi di comportamento e sviluppo cognitivo, pori cocchi. In tutto ciò, comunque, l'ipotesi dei ricercatori è che magari i risultati sono dovuti più allo status socio-economico di chi beve due bicchieri di vino alla settimana che non al quantitativo di alcol in sé, e che i bambini non sono stati esaminati a età successive.

Per la serie tiro il sasso e nascondo la mano, e mò ricominicate voi a farvi il dubbio atroce ed esistenziale per 9 mesi; lo bevo, non lo bevo, e che devo fare.

La fonte: Kelly Y e.a. Light drinking in pregnancy a risk for behavioural problems and cognitive deficits at 3 years of age? Int J Epidemiol 2008:1-12.

E tanto per star sicuri, in Olanda il consumo di alcol in gravidanza è decisamente sconsigliato, in quanto non è stato possibile stabilire con precisione un limite minimo, e allora nel dubbio asteniamoci, dicono loro.

(Infatti il mastro casaro mi ha impedito una volta di assaggiare dei formaggetti francesi buonissimi a base di latte crudo, per paura che gli prendessi la toxoplasmosi davanti agli occhi. invece lavarsi l'insalata con l'amuchina, qui non verrebbe mai in mente a nessuno, il massimo che ti consigliano è di stare attenta alla lettiera del gatto).

Per la serie: paese che vai, toxoplasmosi che trovi.

Il ragazzo più fantastico del mondo

Oggi il capo, incredibile dictu, si è dato malato, causa emicrania spaccacervella. Ma è da ieri che lo vedo un po' impaturnito. Così è andata a finire che per una volta abbiamo cenato presto e tutti insieme. E me li guardavo, questi miei maschi bellissimi. Che a una mamma, qualsiasi, datele la famiglia riunita a tavola a mangiare e non ha bisogno di altro nella vita. Mia madre e mia suocera, uguali.

"Ma bambini, mi sapete dire chi si è sposato il ragazzo più fantastico del mondo?"
Per un attimo smettono di lamentarsi della vellutata di lenticchie alle spezie e lo zenzero che li perplime.
"Ma sono io. Papà è il ragazzo più fantastico del mondo, e voi anche,"proseguo, in questo delirio di amore che mi ha preso, "voi siete ancora più fantastici di papà, perché avete anche un pezzetto di me".

Per dire, non so se era il sorso di Merlot sudafricano biologico ed equo e solidale, pure buonissimo, che mi aveva dato alla testa.

"Ma chi altro ragazzo carino ti piace?" si informa Orso.
Ci penso su.
"Ma nessuno, capo, chi potrebbe piacermi?"
Il capo tace e mi guarda.

Salto i personaggi famosi che non avendo TV non so come siano fatti e non ho memoria. Salto gli amici e i mariti delle amiche, che con tutto l'affetto e l'amicizia, 'sti gran bonazzi non è che li frequento.

"Sebastiano", fa Orso, "Sebastiano è tanto carino".
"O Roberto", dice Ennio.
"Si, giusto, Sebastiano e Roberto, giusto, e Vittorio". Ma si, che voglio un gran bene a tutti e tre, più o meno. Non cominciamo a sottilizzare.

"E zio Arjan", incalza Orso, "zio Arjan ti piace?"
È il mio cognato numero 1.
"Ma zio Arjan è un parente, non conta".
"E zio Jilt".
Che sarebbe cognato numero 2.

"E no, se proprio dobbiamo andare sui parenti, allora zio Tjibbe e facciamola finita", che sarebbe il cugin-cognato che mi piace proprio tantissimo. Ecco, se non mi fossi innamorata del capo e se sopportassi i testoni, che è l'unico difetto che se lo dice da solo, zio Tjibbe sarebbe una possibilità, anche se al contrario dei cugini mi si sta incalviziando con l'età. Ma è padre, recidivo, e ame i padri per definizione mi diserotizzano, persino più dei cognati.

"E anche opa è carino. "Opa ha fatto tutta la casa e papà,"si guarda intorno "papà ha fatto questo".
Indica la libreria.
"E l'ha fatta tutto da solo".

Vabbé, persino i miei figli l'hanno capito che le mie passioni e simpatie maschili sono puramente platoniche. Però, per il capo e i suoi figli, ribadisco.

Sono davvero i ragazzi più fantastici del mondo.

Morte e rinnovamento

"Nonna, ma tu quando sei vecchia muori?"
"Si, amore, quando uno diventa vecchio vecchio poi muore".

Poi salta fuori la vera domanda:
"Ma se mamma muore prima che è vecchia?"
"Ma no, mamma non può morire prima, prima deve vedere te che cresci e diventi tanto grande, e poi deve anche fare la nonna ai tuoi bambini, quando diventi un papà".
"I miei bambini!?!?"

Prima fa la faccia stralunata.
"Io divento un papà", fa incredulo.
Poi comincia a ridere come un pazzo. A momenti si strozza.

Certo che mia madre si che le sa affrontare le domande esistenziali di Ennio.

Deontologia professionale: l'immagine dell'interprete nella coscienza nazionale

Gli olandesi, tanto per dirne una, per anni avevano la fama di quelli che sanno tante lingue. Quando sono arrivata qui nel '90, non solo mi sconvolgevo a sentire come parlassero bene in inglese anche gli studenti di facoltà non linguistico/letterarie, ma un po' tutti. Il patataro al mercato, per dire.

Quell'anno uno dei miei giovani cognati faceva la maturità e così scoprii il fenomeno della lista dei libri: entro la fine dell'anno per ogni lingua bisognava leggere una lista obbligatoria di 10 libri in quella lingua.

(Nella lista ci va letteratura anche molto contemporanea, infatti un sacco di adolescenti finiscono per leggersi Giphart, che parla tanto di sesso, signora mia, come ha spiegato lui come si fa un pompino a regola d'arte in Phileine zegt sorry, nessuno. Però scrive bene ed è un po' oltre la semplice narrativa. Lo hanno tradotto in italiano).

Comunque, dicevo, il cognato con un penchant tanto letterario/linguistico aveva deciso di portare come materia d'esame olandese, inglese, francese e tedesco. Che al liceo ci sono un tot di materie facoltative, e va bene che chi va al ginnasio spesso ci va su consiglio dei genitori che poi lo costringono anche a farsi latino e greco, ma le lingue se le era scelte tutte lui.

Risultato, sua madre quell'anno si rilesse un bel po' di classici della letteratura francese per fargli i riassunti, che 40 romanzi in una normale cariera scolastica, magari in italiano alla sua età io me li sarei pure fatti, ma letture in lingua, godermele davvero, ho cominciato solo dopo la laurea. Poi lui si è iscritto a russo, per passione degli amici stranieri e dei viaggi e per tigna si è imparato nel corso degli anni un 15 lingue, tutte poi dimenticate perché nel momento in cui ne scopriva una nuova ci si buttava anima e corpo e non aveva tempo di praticare le altre, isnomma, è un plurilingue latente ma adesso insegna inglese ed olandese (valeva la pena, dico io?)

Sto divagando come al solito e nel frattempo non è solo la Gelmini che fa scempio della pubblica istruzione. Da quando sto qui ci sono state tante di quelle riforme scolastiche, più o meno disastrose, che nel frattempo la competenza in inglese delle giovani generazioni si riduce agli intercalari shit, fuck e cool che si sentono a ogni piè sospinto.

Sul fiore dell'imprenditoria e del management italiani, anche se nel corso degli anni dei tenui miglioramenti si vedono, c'è tuttora da mettersi le mani nei capelli. Gli spagnoli, i portoghesi, i greci, ma anche tutta l'Europa dell'est, se vogliamo, è da un pezzo che ci hanno superati.

Meglio per me che faccio la traduttrice e l'interprete? Ma lasciamo perdere. Non c'è infatti professione più bistrattata, nell'economia italiana. L'omfaloscopia (credits: Chiara da Vinci) nazionale è a un livello tale, che persino quando ci sarebbe da guadagnare ed investire, su tutto si spende, tranne sull'unico mezzo che ti permette di muoverti su altri mercati. Comunicare con la gente nella LORO lingua, che ti dà un vantaggio strategico non indifferente.

Per dire, quando alla Confindustria umbra ho raccontato che il capo del team che trattava per l'Antonveneta, anni prima che ne sapessimo qualcosa, mi si fece organizzare un corso di italiano, perché per lui era fondamentale per una trattativa a quel livello non solo avere l'interprete fisso, ma saperla lui la lingua per capire come funzionava la testa dei suoi interlocutori, questi proprio non capivano di cosa stessi parlando. Ma perché perdeva tempo ad imparare l'italiano (sto parlando di uno che quasi ci dormiva, in ufficio, e nella pausa pranzo faceva lezione)?

Per dire, un'azienda in trattative trova normalissimo portarsi dietro un tot di portaborse e badanti benvestiti vari in missione, tutta gente a cui comunque va pagato un biglietto aereo e un albergo, se proprio le loro giornate di lavoro non contano. Una persona in più ti butta su come minimo il budget di un par di migliaia di euro.

Ma l'interprete, l'unica persona della banda con una professionalità, che investe continuamente in questa professionalità ed è quello che ti salva il culo quando stai per firmare un contratto tutto a tuo svantaggio o quando fai la gaffe del secolo per cui il tuo partner si alza, ti dice arrivederci e grazie e lascia il tavolo delle trattative, o che quando stai per credere a una cosa di cui io so con certezza che la legge olandese non la prevede e ti potrei dare uno strumento tattico per volgere le cose a tuo favore adesso, non parecchie parcelle di avvocati e fiscalisti dopo, quello va compensato con la mancia.

In genere, mandi un preventivo già tirato rispetto al mercato in cui operi perché sai che al cliente italiano non bisogna dire come gira il mondo sennò si stranisce. Se va bene seguono trattative sfiancanti. Se va male decidono che si porteranno dietro dall'Italia qualcuno che parla un po' di inglese, o la sorella/figlio/moglie/segretaria del tizio che andava con l'IF in Inghilterra da piccolo.

Questo porta a un'altra situazione: il proliferare di cosiddetti "interpreti" che magari si pagano l'affitto con tutt'altro lavoro, ma all'occorrenza si mettono in malattia e vanno un giorno ad arrotondare. Cosa sia la professionalità che offrono, si lascia facilmente immaginare. Un taxi e un ristorante, se la cavano ancora, ma una trattativa seria no. Però inquinano il mercato, rovinano la reputazione alla categoria e non riusciranno mai a fare seriamente questo lavoro.

Non a caso, le agenzie serie ti chiedono quanti giorni di cabina fai l'anno. Perché se lavori saltuariamente, non puoi tenerti in esercizio, quindi non sei bravo per definizione. Quanti interpreti conosco, che in nome di questo perfezionismo a un certo punto hanno deciso di fare un altro mestiere? E quanti ne conosco che si sono sputtanati con colleghi ed agenzie perché insistevano a fare lingue che un altro avrebbe fatto meglio?

Poi succedono i casini e la colpa era dell'interprete. In generale, quando arrivano richieste per un "interprete" dall'Italia, se non è una cabina capisci già come andrà a finire. Io chiedo subito: mi dica se le occorre un vero interprete o una hostess che sono due cose diverse e anche due tariffe diverse. In genere decidono di portarsi loro qualcuno dietro. Senza capire che solo di spese gli costa di più.

Davvero, la logica di tutto ciò mi sfugge, ma sarà per questo che siamo come siamo.

mercoledì 26 novembre 2008

Desiderio di fraternità

Orso ha smesso di piangere al mattino. Sarà che adesso va a letto prima, dorme meglio e ha lo stimolo di Sinterklaas per svegliarsi e precipitarsi giù, ma quelle mattine di pianti amari urlanti, perché il cucchiaio era a destra invece che a sinistra, perché il bicchiere di latte era troppo o troppo poco pieno, perché il mondo esisteva, lui respirava e la vita miserabile, che io uscivo di casa alle 8;15 con già tutto lo stress della settimana accumulato, beh, è finita.

E allora ho tempo di coccolarmeli un pochino. Oggi, mentre lo tenevo in braccio e me lo sbaciucchiavo, mi fa:
"Mamma, a me piace tanto quando hai un bambino nella pancia".
"Si ,amore, ma non ce l'ho ancora. ci stiamo provando, ma è complicato, non è detto che riesca".

Ennio ne approfitta per precipitarsi verso la poltrona e saltarmi sulla pancia.
"Si, e bisogna mettere il pipitto qui" mi spinge verso l'ombelico.

Gliel'abbiamo spiegato noi o ne parlano a scuola? Non indago, ma mi espando subito.
"Certo, per questo il pipitto ha quella forma lì, per mettere meglio i semini".

Sulla faccia gli compare la scritta Eureka. Cavolo, al pipitto ergonomico non ci aveva mai pensato.
"E i semini dove stanno?"
"Nelle palline, cioè, voi due ancora no, ma chi è grande si".

Comunque, è decisamente ora che certi semini di nostra conoscenza si comincino anche loro a darsi una svegliata. e senza pianti, possibilmente. O piango io. Comunque, abitare vicino alle bimbe e vedere come ci si diverte in tre (che ieri sono stati da loro e hanno guardato Shrek 1) pae stia facendo venire delle idee persino ad Orso. Proprio ieri qualcuno mi ha richiesto se questo terzo lo voglio fare o no, che nel suo giro di amici si fermano tutti a due, ma lei ha appena fatto il primo e secondo me ha voglia di continuare.

martedì 25 novembre 2008

Oliebollen

Con la stagione delle feste in arrivo rispuntano i baracchini di oliebollen, la leccornia olandese di capodanno. Trattasi di una specie di frittella, ovvero pasta lievitata, con dentro uvette, a forma di pallottola da tennis fritta, e servita con zucchero a velo sopra.

A parte i baracchini, la madre di famiglia olandese ligia al dovere tra dicembre e gennaio prima o poi si rintana in garage, con la friggitrice, o in balcone, o sotto una tettoia qualsiai, per friggere nella frizzante arietta invernale l'indispensabile leccornia senza impestare di fritto tutta la casa.
(PS: un breve sondaggio fuori da scuola oggi mi ha insegnato che: la mamma di J. non ha mai fatto le Oliebollen, se le fa fare da sua madre; la mamma di L. frigge in bagno, che ha già la ventilazione forzata. E a casa nuova lo farà nel garage, si è fatta mettere una presa apposta, così i vicini se non la vedono friggere, la sentiranno dall'odore e magari diventa di moda, che fuori trova faccia troppo freddo. Decisamente le madri olandesi di una volta non ci sono più. La madre finlandese ha comunque detto che adesso ha un sacco di cose da raccontare a casa sull'Olanda.)

Stasera che dopo essermi offerta di guardare le bimbe della vicina, mi sono ricordata di avere un impegno di lavoro, e quindi va a finire che lei mi guarda i miei, ed avendo giorni fa ritrovato tra le scatole del trasloco un pacchetto di preparato di oliebollen, oggi ho messo a lievitare il tutto e ho cercato di fare dei pallottoni.

Poi dopo un rientro da esodo da scuola con le belve, la spesa con le belve recalcitranti, li ho fatti cenare presto, mi sono dedicata alla lunga operazione di frittura oliebollen, da portare alle bimbe (sono tre, e faccio prima a chiamarle le bimbe).

Perché un'operazione lunga? Innanzitutto perché nella pasta c'è zucchero, quindi si anneriscono subito, ma si tratta di una pastella liquida che se al centro resta cruda non va bene. Quindi si friggono un tot di pallottoni alla volta e se ne apre uno ritualmente per vedere come sta. tanto per non sconfessare le origini italiane e spicciarmi, ho deciso di fare dei pallettoni più piccoli, in modo da ripescarli comodamente con il cucchiaione verde da spaghetti della koziol.
Ci ho provato. Ma io decisamente non sono una madre olandese. La casa puzza come una friggitoria di quart'ordine, io devo ancora lavarmi i capelli e forse truccarmi, che per lavoro questo ed altro, le belve hanno finto di cenare ma in realtà hanno mangiato solo la salsiccia e mi hanno lasciato le verdure, le oliebollen sono venute con crosta di amianto annerita fuori e un cuore da mappazza dentro.

E in tutto ciò, il mio splendido cucchiaione cacciaspaghetti di plastica verde a forma di omino, ha trovato modo in un momento di disattenzione, di sciogliersi nell'olio bollente. L'ho tirato fuori tutto filante ed è davvero uno spettacolo.
Prima di andar via devo ricordarmi di passare dal baracchino di fronte e comprare un sacchetto di oliebollen industriali. Almeno non sanno di plastica verde. Oliebollen alla diossina secondo me come ricetta mancava. Comunque se qualcuno fosse in dubbio su cosa regalarmi per Sinterklaas, qualsiasi cosa della Koziol va bene. Mi serve per rimettermi dal trauma.

lunedì 24 novembre 2008

IDFA: documentari ad Amsterdam

L'IDFA è uno di quei festival che i miei amici seguono regolarmente e fanaticamente da anni, mentre io cara grazia se finora ho visto un film. Ogni anno poi mi riprometto di vedere almeno un matiné, così non devo chiedere il permesso a nessuno, ma macchè.

Quest'anno invece ho deciso: ci provo. E per non perdermi nel mare magnum di titoli, autori e temi, mi tengo sul paio di temi italiano/italofili che ho incontrato cercando solo negli orari in cui posso io. se davvero andrò a vederli, vi faccio sapere.

Per la serie Pizza e pummarola n'coppa (cibo e dintorni, soprattutto i dintorni)

Our daily bread
Da dove viene quello che mangiamo? Questo film ci porta a vedere in Europa dei posti in cui viene prodotto il cibo.
http://www.idfa.nl/en/festival/schedule/film.aspx?id=abcb566a-4520-4670-99f5-6a8af1ade062

The Chicken, the Fish and the King Crab
Un titolo con un suono così bello, e che parla di cibo? Vai.
http://www.idfa.nl/en/festival/schedule/film.aspx?id=67801e69-fd63-4397-9a33-6a3f50db9b58

Pressure cooker
A parte Jamie Oliver con fifteen, chiunque recuperi giovani sbandati insegnandogli a cucinare è un grande.http://www.idfa.nl/en/festival/schedule/film.aspx?id=07d0f694-aa3f-438c-beb6-2e3f56cdf529

My city, Pizza

A Teheran sta cominciando ad impazzare la pizzeria. Dopo la rivoluzione dei garofani, quella delle Margherite? Vi saprò dire http://www.idfa.nl/en/festival/schedule/film.aspx?id=3bfc30b6-9694-4530-ab64-0bab953021cbPizza in Auschwitz

Pizza in Auschwitz

Non devo essere l'unica al mondo con il complesso dell'ebreo mancato, ma davvero, di letteratura sulla shoah, me ne sono accorta impacchettando i libri per il trasloco, di non specialisti mi battono in pochi. I film di meno. Ma questo me lo devo vedere, pare che tutto l'humour sottinteso nel titolo viene fuori davvero.

http://www.idfa.nl/en/festival/schedule/film.aspx?id=ad6a34bd-bd0c-4a3d-a864-45e02f73d25a


Le dive de noantri
Valentino: the last emperor
http://www.idfa.nl/en/festival/schedule/film.aspx?id=2966035c-bffc-4161-ae85-3a86e19b95ba

Maradona by Kusturica
http://www.idfa.nl/en/festival/schedule/film.aspx?id=76f084c6-4c5f-4448-a356-a97a687c6908

Solo per il titolo s'addà vedè
All'IDFA delle volte si fa prima a scegliere un film se ti piace il titolo. Così ho visto il bellissimo La vita come viaggio aziendale di Paolo Muran, così mi ispira questo.

A complete History of my sexual failures
http://www.idfa.nl/en/festival/schedule/film.aspx?id=60c2f34d-c0eb-4218-acd7-4bf85649f8d7

Il meglio del mommyblogging italiano

La blogosfera, non vi sarà sfuggito, sta diventando il dominio dei genitori, in particolare le madri. e non a caso esiste quindi il termine Mommyblogging proprio per indicare nello specifico i blog delle madri/per le madri.

Una via di mezzo tra il diario personale, la società di mutuo soccorso, la valvola di sfogo della nuova madre che vuole vivere consapevolmente e in modo informato il proprio ruolo ma che si scontra con gli ormoni, la famiglia, le istituzioni, il mondo e i figli. Per quante di noi leggere o scrivere un mommy-blogging e stata un'ancora di salvezza?

Ebbene, da oggi Panzallaria ha aperto un nuovo blog, che rappresenta una guida ragionata e selezionata al mondo del mommyblogging italiano.

http://www.mammablogger.net/

Il grande vantaggio di mammablogger innanzitutto sta nella "mamma": Francesca Sanzo, la sua ideatrice, è da anni una delle blogger più seguite, non solo per il taglio umoristico e disincantato con cui parla delle sue esperienze di madre, ma soprattutto per la sua genuinità. È una persona vera, di una grande umanità e umanesimo, che non ha paura di esporsi in prima persona. Segue da vicino, anche per lavoro la blogosfera.

In Mammablogger presenta interviste con madri e padri blogger, seleziona i post altrui più meritevoli, offre le sue opinioni in dei gran begli editoriali e suddivide il contenuto per argomenti, in modo che chi cerca informazioni su un tema specifico la trova al volo. Vi sembra poco?

Da grande stimatrice di Panzallaria posso solo dire: Accattateville'.

Il segreto per fare tante cose

Una cara amica sta facendo girare per mail questo decalogo. Nulla da eccepire, ma rileggendolo ho scoperto che ci posso anche aggiungere i miei vari consigli. Se poi io li segua, questo è uno dei grandi misteri della vita.

1. Do it, delegate it, or get rid of it
Preferisco cincischiare. Ma da quando ho figli delego da dio. I miei stagisti hanno imparato subito che se iniziavo una frase con "X, tu che sei tanto [creativo, preciso, mancino, aggiungetevi quello che vi pare]"c'era sotto la fregatura.
2. Don’t say you're busy
All'inizio non l'ho capita. Io sono busy per definizione. E se non lo sono sto dormendo, e quindi non ho modo di dirlo. Poi ho capito che dire che hai tanto da fare, fa capire alla gente che puoi continuare ad essere impegnata. Se invece non fai mai un tubo, solo un folle si farebbe aiutare da te.
3. Keep a time and motion diary
Scherziamo? e chi ha tempo? L'ho fatto una volta per due ore di mattina per motivi terapeutici ed ha funzionato al volo. Ho delegato al coach. Ma finché va, va bene, basta fare cose piacevoli. E un diario del genere, è noioso.
4. Keep your desk tidy and clear it of tasks before you go to bed
Si, e poi il tempo di sgombrare il letto per poterci cadere dentro dove lo trovo? Io preferisco rifarmi il letto, prima di andare a dormire. che tanto le cose che mi servivano oggi sul tavolo mi seriranno anche fra un mese, e se lascio tutto lì so almeno dove cercarle.
5. List goals / priorities
Se il gioco si fa duro lo faccio pure. Ma se a 41 anni non ho ancora capito intuitivamente quali sono i miei obiettivi e priorità nella routine quotidiana, hai voglia tu a fare liste.
6. Make a list of daily tasks
Basta farlo delle cose che non sono di routine. Io me le metto in agenda sul telefonino con un prevviso sufficiente a farmici precipitare ed arrivare in tempo, se me le dovessi scordare.
7. Make the most difficult task your first
E chi lo dice? Perché tanta rigidità? Fai per prima la più funzionale o la più piacevole. Per esempio stamattina ancora non mi bevo il caffé. Però sto aggiornando il blog dal letto, utilissimo.
8. Make your phone calls one at time
Se avessi la linea fissa che, pare, mi verranno ad attaccare oggi, potrei. E se mi arrivano altre tre chiamate mentre sto al telefono?
9. Never put off till tomorrow what you can do today.
Invece se rimandi le seccature, 9 volte su 10 si scopre che se ne poteva fare a meno o che si risolvono da sole. Allora, chi te lo fa fare?
10. Tackle your emails one at a time
E se te ne arrivano 70 al giorno? Smetti di respirare? E magari la numero 18 è la risposta alla numero 45, quindi, fai quello che puoi, come vuoi e quando capita.
11. Take things by the smooth handleand
Si, però certe volte l'estremità ruvida offre maggior presa.
last but not least, MOST importantly
12. Reward yourself – you’re a star and you’re worth it!
Ma l'ha proprio scritta un calvinista questa cosa qui? A biondino, guarda che c'è anche chi le infinite cose da fare se le gode tutte, e non ha bisogno di un metodo.

Insomma, io non nego che vivere da 15 anni con un project manager non mi abbia insegnato a venir fuori dai casini e ad organizzarmi un minimo. Ma la cosa che funziona meglio è l'assertività, basta saper dire di no al momento giusto.

E comunque, ribadisco, se a 41 non hai trovato da te i trucchi che ti aiutano a far convivere gli altri con i tuoi difetti, ma chi te lo fa fare.

Poi se uno non sa o non vuole o non ha molto da fare, è chiaro che quel paio di cose meglio inventarizzarle, elencarle, ordinarle. Almeno passa la giornata.

sabato 22 novembre 2008

Dopo il G8 a Genova

Il G8, l'assalto alla Diaz e Bolzaneto sono stati un po' uno spartiacque nella mia esistenza all'estero. Ricordo di aver pensato, con enorme dolore: "Ma allora io in Italia non potrò mai più tornare a viverci". Da emigrante sono immediatamente diventata una fuoruscita. E parlando con tanti altri italiani fuori, mi sono resa conto di non essere l'unica a provare una cosa del genere.

Per questo, non mi sono manco pronunciata sulla sentenza resa nota negli scorsi giorni. Però oggi mi sono rivista dopo quasi tre anni con Christian Mirra, un ragazzo che appena arrivato ad Amsterdam mi venne a trovare e a cui passai tra l'altro il mio commercialista. Sapevo che stava lavorando a un fumetto, ma non ricordavo bene cosa. Adesso aveva quasi finito e mi proponeva un caffé.

Christian, se lo vedi, è un ragazzino dolce, gentile, sorridente, ottimista, tutto tranne la persona traumatizzata o amareggiata. Lui alla Diaz c'era. Lo hanno pestato, insultato, brutalizzato per ore. Non che me lo abbia raccontato a pranzo, abbiamo parlato di radio e della festa, del fatto che sta cominciando a presentare i suoi lavori in giro e gli danno persino un pelo retta (il Manifesto a pubblicato a luglio alcune sue tavole), dei suoi lavori di illustratore per bambini.
Poi sono andata sul suo sito, ho letto alcune delle tavole, e mi sono ricordata di come mi sono sentita allora. E mi dico che non rinuncerò mai alla nazionalità italiana, finché il mio voto può servire anche a cambiare queste cose. Anche se in questo momento non ne vedo la fine. Ma il momento più buio della notte è quello che precede l'alba, solo secondo me ancora non ci siamo arrivati.
E ringrazio Christian per avermi ricordato che enorme potere ha l'arte sopra le miserie umane.

Fenomenologia dell'amante virtuale

A grande richiesta (pubblica e privata), una spiegazione sull'amante virtuale.

L'amante virtuale è quello che una volta si chiamava cicisbeo. Però la figura si è evoluta e anche il termine cicisbeo è negativuccio, quindi... amante virtuale.

L'amante virtuale ha un passato letterario di tutto rispetto: i poeti provenzali ne hanno fatto un intero filone sull'amour de loin. Poi da quando abbiamo il cellulare, gli sms, internet, i forum ecc. ecc. la cosa è dilagata. E non avete idea di quanti matrimoni abbia salvato.

Io all'amante virtuale ci sono arrivata per caso, in modo fisiologico. Che ho sempre vissuto in un quartiere con tanti amici, vicini simpatici, i figli negli stessi nidi e nelle stesse scuole, e si chiacchiera, ci si prende un caffé, si entra in confidenza. Ci si confida.

Poi diciamocelo, io ho la sindrome del confessore. Non avete idea di quanti fatti privati di quanti conosciuti e sconosicuti sono venuta a sapere, senza richiederli. Poi, oltre alla sindrome del confessore, sono una in continua tendenza. Mi innamoro di un quartiere, evvai, ci sono altre 50.000 persone che mi accompagnano e quindi casa lì non la troverò mai. Vado all'IKEA nel preciso momento in cui ci va mezza Amsterdam. Decido di comprarmi una cosa nel momento in cui è appena esaurita in tutti i negozi del mondo.

Per cui tutta una serie di fenomeni che ora vado a descrivere, so grazie al metodo empirico che non sono solo paturnie mie, ma fanno parte di trend generazionali che a ondate successive si ripropongono. Lo so perché me le sono venute a raccontare in tante. E anch'io, nel mio piccolo, ero fino al collo nel trend. Non posso fingere, anch'io ho avuto un amante virtuale, che anche se adesso è un buon amico di famiglia, mi ha salvato il matrimonio.

Potrei fare della sociologia all'acqua tiepida; le famiglie con due genitori che lavorano, che hanno tanti impegni sociali e bambini piccoli naturalmente passano per le stesse medesime fasi.

Le fasi in questione sono/erano:

1) non dormi. Vai avanti per dei mesi con il pilota automatico, le occhiaie fino al ginocchio e tutte le mattine timbri il cartellino e tutte le sere ti scapicolli per recuperare i figli al nido. Basta il minimo imprevisto e salta tutto. Cosa ciò faccia al rapporto di coppia è prevedibile. Per fortuna tra amiche ci si piange vicendevolmente sulla spalla, e si offre aiuto non richiesto. Perché in questa fase si fa fatica a chiederlo, l'aiuto, perché non puoi manco pensare al fato di dover contraccambiare.

2) ti manca la percezione del sostegno maritale. Ti sembra di essere sola con tutti i problemi. Lui non capisce e ogni tentativo di chiarirsi finisce a liti. Ti senti tradita ed abbandonata, non era questo che ti immaginavi quando hai deciso di metter su famiglia con quest'uomo. Nei caratteri minuscoli non c'era questa clausola qui.

3) i figli crescono, ci si riprende un pelo, i padri si buttano nel lavoro, che per loro il senso della famiglia si estrinseca nel poter provvedere ad essa. Noi siamo ancora più sole ed abbandonate, ed oltretutto avremmo anche noi un lavoro e una carriera in cui buttarci, se potessimo contare sui pari, che però latitano. Ci sentiamo vittime dell'egoismo maschile. Per fortuna ci sono le amiche.

4) si giunge alla conclusione che se bisogna farsi tutto questo gran culo con lavoro e figli da sole, forse sarebbe meglio vivere separati. Una persona di meno da accudire, un bucato di meno, una voce che ci reclama di meno. E di meno anche gli sbuffi, le prediche, le osservazioni sulla nostra capacità di educatrice e madre. Meno interferenze, meno rumore di fondo. E un weekend libero ogni due settimane. E due settimane l'anno di vacanze da sola. Solo per quello, divorzierei.

5) "io non voglio divorziare, lo amo, ma non ce la faccio più così". Entra in gioco la parola D, cade l'ultimo tabù in proposito. Per fortuna la si può pronunciare con le amiche comprensive, anch'esse nella stessa medesima fase, o ci stanno per arrivare, o l'hanno appena passata, o la loro amica/sorella/vicina anche lei, ma poi per fortuna ha risolto così. Catartico. Non telefonerai mai all'avvocato.

6) l'anno dopo la situazione si evolve, o forse tutte le fasi precedenti hanno lasciato il segno, il discorso diventa un altro. Il padre dei nostri figli non lo vogliamo più a distanza, anzi, giammai ci separeremo da lui. Lo amiamo, ce ne ha fatte passare di brutte, ma in fondo tutte le famiglie giovani ci passano, cosa faremmo senza di lui? "Pero, se capitasse l'occasione, premesso che la famiglia mai e poi mai ne dovrà risentire, ma ormai, non ho mica remore di carattere morale, però se mi capitasse una scappatella, così, una cosina ludica per ridare pepe alla vita, io mica mi tirerei indietro?" E come no, infatti questa scappatella non capita mai, perché in fondo non ce la cerchiamo. Dio mio, solo le complicazioni della scappatela mi mancano, proprio ora che ho ricominicato a recuperare due ore di sonno a notte (infatti, sono le energie in eccesso che non ci eravamo più abituate, a farci venire le tentazioni).

In una qualsiasi di queste fasi, al posto o accanto alle amiche comprensive che stanno nella stessa barca e solo per questo eviti di fare colpi di testa, che mal comune mezzo gaudio, può subentrare l'amante virtuale.

Uno che, indipendentemente da come e quando l'hai conosciuto, ti manda mail, messaggini, complimenti. Ti fa sentire improvvisamente viva, giovane e fresca di parrucchiere, anche se le doppie punte hanno ormai raggiunto il mezzo metro. Uno che ti chiedi come sarebbe baciarlo, ma poi censuri subito l'idea (o forse no).

Uno che ti manda a mezzanotte la mail della buonanotte baciandoti ovunque. Uno assolutamente irraggiungibile, meglio se vive a qualche centinaio di km. di distanza, che non vedi mai, che non manda mail a tuo marito per nessun motivo (dioneliberi parte il tasto sbagliato).

Uno che ti dice tenerezze, ti racconta favole della buonanotte, ti rimette l'autostima a mille. Uno che non prendi sul serio, ma in fondo, sotto sotto, sei felice, e ti chiedi come mai proprio tu.

Una fantasticheria, insomma. Che non ha corpo, non ha odore e scegli tu quando aprire e leggerti la mail, o il messaggino. Se ti dovesse telefonare (non è l'ideale, ma può succedere) rispondi in tono impersonale e ti tieni sulle generali, a meno di non abbandonare la stanza e sospirare come un'adolescente.

Insomma, è la tua uscita di sicurezza. Che il giorno che tuo marito veramente ti fa traboccare il vaso, puoi sempre dire: io ho un'alternativa. Non ce l'hai, invece, è tutto fumo. Però fa bene pensare di mangiarsi una fettina di arrosto virtuale. Non contiene nemmeno calorie, vuoi mettere?

Non mentite, l'amante virtuale lo abbiamo o stiamo per farcelo tutte. È una fase anche quella, come mettere i molari. Perché quando siamo pronte per questa fase, uno che ci dà corda lo troviamo sempre. Basta sapere che è una fase, appunto, e non farsi illusioni pericolose.

Gender studies: la principessa degli elfi

Hai voglia a comprare alle belve cucinette, bambolotti e altri giochi oltre la differenza di genere. Lego, Lego Lego, costruzioni e trenini sono ancora il modo per levarseli di torno un paio d'ore senza sentirli manco parlare. Il resto giace e viene riesumato solo durante il trasloco.

(Eppure al nido giocavano entrambi così volentieri con la cucina, mi riferivano le maestre. A casa no).

Il bello dei bambini però è che con uno spago e un barattolo se li fanno loro i giochi più belli. E in compagnia, cominciano a nascondersi e rincorrersi e i giocattoli manco servono più.

Ultimamente stiamo organizzandoci spesso in compagnia dell'amichetta A.: venerdi scorso è venuta lei a dormire, ieri sono rimasti loro, sabato torna lei. Giocano felici, si vogliono un gran bene (A., di una settimana più giovane di Orso è una specie di gemella, però è segretamente innamorata di Ennio) e la compagnia gli stuzzica l'appetito a tutti e tre. La mamma di A. ha riferito stamane che hanno tutti e tre fatto doppia cena e doppia colazione, e che la prossima volta che vengono i miei figli fa direttamente due kg. di pasta e buonanotte.

A possiede anche lei un trenino di legno, con cui fanno grandi lavori pubblici, ma riesce anche a metterli a disegnare, ed infatti oggi mi hano riportato una collezione degna del Tate.

Venerdì scorso, però, la partenza è stata un pelo difficile: i maschi recuperati dal doposcuola a fatica, che ci si divertivano troppo, lei felicissima e in fibrillazione all'idea di dormire con Ennio (e Orso anche, ma questo conta meno).

Orso urlante dall'indignazione per aver dovuto mollare il giochino al computer. Che sono rimasta apposta ad aspettare la fine del turno di Marilou, in modo da potergli far fare un paio di minuti simbolici per togliermi il pensiero, che effettivamente con la storia dei turni da 10 minuti (usano una sveglietta da cucina allo scopo) lui deve andar via proprio ogni volta che sta quasi per toccare a lui.

La macchina rischiava di sbandare per le urla di gioia e non. Ho tentato di distrarli proponendo, una volta arrivati a casa, di rimettere insieme il castello di legno appena riesumato da una delle scatole del trasloco.

"Siiii,"fa Ennio entusiasta "io gioco con il cavaliere e, oh scusa A. non abbiamo nessuna principessa per te. Però puoi fare il drago, abbiamo una mamma drago e un baby-drago".

E restituito a Cesare quel che e di Cesare e le competenze materne a chi di dovere, abbiamo passato tutti una bellissima serata.

Stanotte Sinterklaas metterà nella scarpa di Orso una principessa degli elfi con delle ali stupende. Che le altre principesse della serie erano delle cretine in crinolina disneyana, e differenza di genere o meno mi rifiuto di vedere i miei figli giocare con tipi del genere.

venerdì 21 novembre 2008

Amicizie 2

L'ho incontrata per lavoro un paio di mesi fa, l'ho rivista ieri, ci siamo enormemente simpatiche, la sento tanto affine per vita, modi di porsi, entusiasmo e voglia di fare. Abbiamo entrambe un amante virtuale che ci salva il matrimonio.

Ma come cavolo può essere che abbia votato Berlusconi?

Io la gente veramente non la capisco. Aveva ragione mia madre che in società non bisogna mai parlare di politica, se non ce n'è bisogno. Infatti, superato il trauma, neanche io e lei ne parliamo.

Amicizie

"Orso, cos'hai lì?"
Si guarda verso la pancia, appena vestita da canottiera e maglietta.
"È un mio amico".
"Me lo fai vedere?"
Si tira su la maglia, con cautela.

"Lui vuole te bene, e Orso bene, e Ennio bene e papà bene. Ma dei mostri ha tanta paRura."

Orso è un bambno estremamente socievole ed affettuoso. E adesso a Orso, inspiegabilmente, è spuntato sulla pancia una pustolina che è sua amica e ha paura dei mostri. Teneraaaaa.

Nella mia gioventù acneica e sofferta non lo avrei mai detto che un giorno avrei trovato tenero un brufolo. È proprio vero, i figli ti cambiano, eccome. Ma chiamarli amici, no, ancora non ci arrivo.

mercoledì 19 novembre 2008

La minaccia di Sinterklaas

"Caro Ennio, puoi fare di meglio. Se vuoi un grosso regalo, devi smettere di ciucciarti il pollice. saluti, lo Zwarte Piet".

"Caro Sinterklaas, sono stato tanto buono. Oggi non mi sono ciucciato il dito. Me lo sono ciucciato solo per un secondo. E vorrei la stazione di polizia della Lego".

Accidenti: solo tre mesi di dettato a scuola e già sembra un amministratore delegato con la segretaria (la segretaria scrive solo perché è tardissimo, ma non si può andare a letto senza aver risposto al biglietto di Sinterklaas la notte scorsa. Che gli amministratori delegati junior non sono noti per la propria velocità di scrittura).

Sinterklaas stanotte ha lasciato un regalino nelle scarpe (che non avevamo messo) dei bambini. Due marionette da dito peruviane fatte a maglia. Un cavalluccio marino per Ennio e una cicogna per Orso. C'è da dire che Sinterklaas ci ha messo una vita a decidersi, perché c'erano anche un galletto, una tigre e svariate altre bestie irresistibili, ma in fondo le dita umane sono solo dieci.

Poi per riprendersi dallo stress della decisione l'aiuto-Sinterklaas è andato al Bijenkorf a comprarsi un tailleur di velluto color prugnasecca/melanzana, inutilizzabile per espletare i propri doveri Sinterklaasseschi, ma indispensabile per quelli da interprete, che di tailleur decenti CHE MI ENTRINO da lavoro ne ho solo uno. E domani sono a Maastricht con la collega più elegnte del mondo e devo fare anch'io un pelo di porcafigura.

Dura la vita di Sinterklaas. E la mia. Per fortuna dura 20 giorni. In seguito a ciò, si ricorderanno anche della Befana e possiamo ricominciare.

Tra l'arrivo di Sinterklaas a metà novembre e la notte dei regali in 5 dicembre i bambini mettono tutte le sere in bella vista una scarpa, in cui Sinterklaas e gli Zwarte Piet lasciano un dolcetto, un regalino, un biglietto. Per inculcargli un po'di sano do ut des, che in fondo è il motore di tutta questa manfrina, in genere si mette anche un po'di paglia o una carota per il cavallo.
Sul regalino i pareri sono discordi; chi lascia un biscottino, chi uno o più regali, chi una sera ogni tanto per aumentare la tensione, chi tutti i giorni e più regalini per farsi perdonare dai figli il divorzio recente, gli straordinari o il fatto puro e semplice di vivere (tutti esempi a me noti personalmente, da cui mi dissocio).
Noi facciamo quello che ci ricordiamo, come e quando possiamo. Se mi viene la botta di shopping compulsivo, allora prendo regalini per una settimana con moderazione, se la vita mi insegue e alle 3 di notte mi ricordo che non ho fatto nulla, mi precipito a racimolare nel fondo delle borse se per caso ho ancora un pacchetto delle mentine dell'ultimo congresso, che io e Orso odiamo le mentine, ma Ennio è assuefatto, soprattutto quelle dell'Hilton.
E così si va avanti, fino al momento in cui non ci credono più e che per ottime ragioni esposte sopra, se sono furbi, ti comunicano il più tardi possibile. Spero che non mi chiedano di fingere di credere che loro credono ancora a Sinterklaas a 38 anni o avrò fallito la mia missione sacra di madre ed educatrice.

martedì 18 novembre 2008

Correzioni

Sono troppo maschilista, per i gusti di Marina.

E oggi non ho avuto un pelo di connessione, ma mi rifarò.

lunedì 17 novembre 2008

Debiti e premi

E per un attimo che ho un collegamento, ringrazio Gallina Vecchia per il premio, di cui vedete il logo in fondo a destra.

Regolamento del Premio Dolcezza:Preleva il premio da questo link e inseriscilo nel tuo blog scrivendo un post come simbolo di gratitudine linkando chi ti ha premiato. Per poter ritirare la targa devi premiare a tua volta altri blog e se vuoi indica le motivazioni. In seguito potrai, in qualunque momento, assegnare il premio ad altri blog.

Allora, anche se non so se siano i tipi da apprezzare queste attività frivole, premio due pensatrici che non solo mi fanno pensare assai pure a me quando le leggo, ma mi addolciscono la vita, e auguro ad entrambe molta serenità e gioia nei prossimi mesi di rodaggio della nuova condizione umana che si ritrovano:

La Pythya e Zauberei. Auguroni.

Pure quest'anno... Sinterklaas


"10, 9, 8, 7, 6, 5, 4, 3, 2, Gooooooo!"
urlano decine di gole infantili.

"Buuuum!", fa il cannone di cartapesta sparando in giro caramelline e biscottini di pan pepato. I figuranti in costume da paggio negro, ovvero Zwarte Piet, gli aiutanti di Sinterklaas, si affannano a ricaricarlo, mentre il carro prosegue nella sfilata.

Per la rara serie gruppo di famiglia in esterni, ieri siamo andati a vedere l'arrivo ad Amsterdam di Sinterklaas.

Questo significa che è ufficialmente aperta la stagione di caccia per i genitori: si tenta di ricattare i figli con la scusa di Sinterklaas e del mancato regalo, ma vuoi l'eccitazione o cosa, si comportano peggio del solito comunque e non c'è verso. Stanotte nelle scarpe messe in attesa (il 5 dicembre Sinterklaas porta dei regali nelle scarpe, ma le notti precedenti si può ingraziarsi il cavallo mettendo mele, carote e letterine nelle scarpe in attesa) il Piet di turno ha messo un biscottino e una gelatina, avvertendo i reprobi su quali punti migliorarsi, se vogliono un grosso regalo.

Quest'anno comunque, sarà che la crisi è arrivata tardi, il commercio si è veramente dato una mossa, per quanto riguarda la partecipazione a Sinterklaas. E anche un paio di istituzioni. Proprio un bel corteo, cosa che l'anno scorso era stato scarsino.

La cosa più bella sono stati i pompieri, che hanno sfilato con tre mezzi storici: una carozza con cavalli e due macchine antebellum, cariche di pompieri con la divisa e il casco d'antan neri, invece che rossi come adesso.

La polizia ha aperto il corteo con tutta una serie di Piet che indossavano il gilet fluorescente, dove, per l'occasione, invece di politie c'era scritto pietie. che erano davero dei poliziotti, e probabilmente pure in servizio, lo si capiva da un tot di agenti che nonostante il resto, avevano pur sempre il berretto piatto della divisa invece del basco colorato di velluto dei Piet.

Il cocchio dei magazzini Bijenkorf "fornitori di corte di Sinbterklaas", con i cocchieri in livrea e cappellone e un carico di pacconi colorati sul tetto, era bello e ruffiano come sempre.

Poi tutta una serie di carri, con sopra maree di Zwarte Piet che ballavano, salutavano e lanciavano pan pepato e chicche.

"Meglio di Carnevale" mi fa la consuocera tedesca, incontrata per strada. Si, in effetti a livello di festa di popolo, l'arrivo di Sinterklaas li batte tutti. Tutto lo stradone vicino alla caserma della marina, dove arriva il vapore che prima si è fatto il giro sull'Amstel, completamente transennato, rigurgita di bambini e genitori, moltissimi forniti di cappello da paggio o mitria rossa da san Nicola vercovo di Myra (sul traghetto io e Orso avevamo attaccato discorso con un bambino più piccolo che stava andando anche lui ala sfilata e aveva in testa una mitria rossa fatta all'asilo, ci ha detto. Noi invece abbiamo semplicemente i baschi in felpa dell'Hema, con una piumetta piccola, però caldissimi. Infatti oggi, con questa scusa, sono andati a scuola in berretta tutti e due, spero che duri).

Il bello dell'arrivo di Sinterklaas è che alla fine si incontra un sacco di gente: mezza scuola, comunque, ci contavamo, la mamma italiana che avevo conosciuto da un'amica e di cui avevo perso i dati, i vecchi vicini di 15 anni fa con figli anche loro. Lei non è cambiata per niente, lui invece devo dire che a 50 anni è davvero diventato un bonazzo.

Poi per la prima volta siamo andati al Dam. Io ingenuamente credevo che avviatosi il corto tutti lo potevano seguire e mi sono lanciata tra le transenne, che piano piano venivano smontate (l'efficienza degli olandesi: la coda del corteo è rappresentata dai camion del transennaro di turno cariche di operai, che piano piano tolgono le transenne, le caricano e riaprono le vie al traffico), mentre il capo mi inseguova urlando e poi alla fine un poliziotto gentile mi ha spiegato che dovevo uscirne. però quel momento di gloria con le belve nel cestone della bici nei loro berreti, e la folla acclamante che li chiamava "Piet, Piet, lanciateci del panpepato" e quella diva di Ennio che salutava con la mano manco fosse la regina, ne sono valsi la pena.

Sul Dam c'era un palco montato di fronte al palazzo reale (diciamocelo: la monarchia, in Olanda.... mah) con sopra un'orchestra di Piet che suonava gli evergreen, un paio di presentatori che tentavano di cantare nel microfono appresso all'orchestra e non sapevano farlo, dei Piet arrampicatori che facevano abseiling dal tetto del Bijenkorf e dalla torre della Borsa di Berlage, un maxischermo che riprendeva il Damrak per vedere quando arrivava Sinterklaas. Qui i bambini erano tutti sulle spalle dei genitori, e gli unici che cantavamo eravamo noi.

Poi uno spintone, un movimento strano e di colpo davanti a me due padri si sono messi a litigare perché uno dei due a spintoni tentava di far mettere suo figlio davanti per vedere e l'altro non se l'è tenuta e gli reagiva spingendo anche lui.

"Ho qui un bambino, che modi sono?", mentre l'altro minacciava.

Con questo momento di responsabilizzazione dei figli da parte di quei due trogloditi abbiamo deciso che era ora di andarci a mangiare delle patatine e lo abbiamo fatto con notevole soddisfzione. Mentre i turisti cinesi ed italiani si additavano i miei figli e gli facvano le foto.

venerdì 14 novembre 2008

Leggere

Ennio dall'inizio dell'anno scolastico ha imparato a leggere. Da allora sta sempre con il naso affondato in un libro o fumetto. A colazione, per esempio.

"Ennio per favore bevi il tuo te".
Silenzio
"Mi senti? Figlio mio, amore della mia vita, mio bellissimo bambino, il te?"
"Ti sento".

Mi ricorda qualcuno.

giovedì 13 novembre 2008

"Caro Sinterklaas...


"Mamma, ma se sono buono Sinterklaas me la porta la Playstation?"

Amore della mamma, tu hai sei anni e io non bazzico Sinterklaas personalmente, ma posso dirti con certezza: scordatela finché non sei in grado di guadagnartela con il tuo lavoro.
E poi non ti serve. Tuo padre ha deciso che vuole costruirsi un cassone dei videogame da bar di quelli nostalgici, inserendoci tutti i giochi della nostra gioventù, quelli del commodore, i MAME, i simulatori e quant'altro. Sacrificherebbe una parete di libreria per tutto ciò.
Ho accettato solo se mette lo start a moneta, almeno con una botta sola ci siamo fatti pure il salvadanaio.

Marketing

Io non so che effetto faccia alla gente vedere le decorazioni natalizie già appese in giro. So l'effetto che fanno a Marina, quando la settimana scorsa siamo uscite dal cinema e sul Leidseplein avevano già messo la pistina di pattinaggio sul ghiaccio con la baracchina che vende i poffertjes, le frittelline mini che si mangiano in porzioni da 10 o 20 con la panna, o il burro e lo zucchero a velo (e svariati altri puttanai per i cultori del genere).


"Hai visto? Già le decorazioni di Natale, che palle".
"Di già? e non ho manco ancora avuto un'estate decente".


C'è di peggio. C'è Sinterklaas che il 5 dicembre porta i regali, ma arriva in Olanda il 15, cioè sabato e domenica arriva in vapore ad Amsterdam, (e cosa ciò significhi per i genitori l'ho raccontato lo scorso anno qui e qui e qui ). Domenica quindi riandiamo alla Marina per vederlo arrivare; io pensavo di andare direttamente al Dam, per una volta, mai fatto, ma in fondo meglio ritrovarsi ancra nel solito vecchio posto con tutti gli amichetti di scuola ed asilo, che l'anno prossimo ce ne saranno sempre meno, traslocano tutti.

Io che ancora non mi riprendo da san Martino (la signora dell'HEMA mi ha rimborsato i soldi del lampioncino che con le batterie si scaldava da matti e non abbiamo potuto usarlo, la maniglia era bollente. Io in realtà la volevo solo avvertire, che ne compriamo un paio tutti gli anni ed è la prima volta, magari gli serve saperlo per fare il culo al fabbricante). e meno male che ho avuto l'idea geniale di chiamare Pino (la sua ditta si chiama Vino di Pino, devo dire altro?) per sentire se gli fosse già arrivato il Novello, e la risposta era si, così me ne sono fatta lasciare una scatola alla pizzeria vicino casa vecchia, che ci doveva comunque passare, e senza castagne, almeno ci abbiamo bevuto sopra.


Però si diceva del marketing e di Sinterklaas. Al Bijenkorf hanno già messo da due settimane le decorazioni di Sinterklaas, compresi i pupazzi degli Zwarte Piet che si arrampicano per 4 piani in su e in giù sulle corde.


Ma H&M li ha superati tutti a marketing. Oggi usciva la collezione disegnata da Comme de Garcon, tutta a pois, e alle 9 di mattina (il negozio apriva alle 10) c'era già una fila di femmine transennate, mentre dietrola porta c'erano 6 omaccioni della sicurezza. Siamo entrate alle 10.05 e gà tutti gli espositori erano presi d'assalto da una torma di femmine, mentre 15 commessi in semicerchio guardavano la scena e il resto del negozio era praticamene vuoto. Così ho afferrato la 50 dei pantaloni che ho preso l'altro giorno, sono andata alla cassa sguarnita di clienti e ho detto:
"Capisco che non sia la giornata migliore, ma vorrei fare un cambio di taglia, la 48 non mi va".

In due minuti avevo fatto, nel frattempo gli espositori erano sguarniti e torme di femmine cariche di roba si avviavano ai camerini o trattavano scambi interni tra loro:
"Signora, io ho la M di questa maglietta, ma non è che lei ha una S e vuole scambiare?".


Ecco, senza alberi di natale e Sinterklaas, H&M è quello che ci ha capito più di tutti sul marketing natalizio.


Che tristezza, però, che già tutti abbiano i saldi. Quest'anno la vedo nera per tanta gente. Se non altro ci consoliamo con il vero spirito di Sinterklaas. I regali costano poco ma li presentano come manco Las Vegas.

mercoledì 12 novembre 2008

Cartacanta: il mio act per la festa della radio

Il 30 novembre, dalle 12 alle 24, si terrà ad amserdam Oost la festa della Radio per i 15 anni di Radio Onda Italiana. si entra pagando un biglietto che comprende tutte le cosine buonissime da mangiare che Marina farà insieme agli aiutanti, ci sarà un sacco di musica dal vivo, acts, un talk show e il gioco delle interviste. E in più il vino di Pino e il caffé di Marietta. Se di domenica a volte vi annoiate, passate di qua.

l'act a cui ho pensato è una cosa che ho in mente da un sacco. Farò la scrivana, e chi vuole può farsi produrre da me un testo a piacere. Qui sotto la descrizione, i vostri commenti e consigli sono come sempre i benvenuti.

Cartacanta (e villan dorme).
Dovete farvi scrivere qualcosa? Una lettera d'amore, un'ingiunzione di pagamento, un testamento, una lista della spesa, un messaggio a vostro marito che andate a comprare le sigarette e non tornate mai più che vi siete stufate di fare i macrobiotici con lui anche se l'avete tanto amato quando ancora non era andato in India ed è tornato con il nome cambiato e non si mangia più carne e ve ne andate in Argentina ad aprire una churrascheria con il tipo che avete conosciuto a lezione di tango, no, non era la meditazione trascendentale quella del mercoledì sera, era un corso di tango, se ci ripensa e vuole una costatella è sempre il benvenuto, che la parte carnosa di lui la avete amata tanto ma quella vegetariana no. Ah, e ci volete fare anche 5 figli con il tanghéro, che ho capito la sovrappopolazione e l’egoismo, ma voi i figli i avete sempre voluti e che smettessero gli indiani di farli. Punto e basta.

Tutti nella vita delle volte dobbiamo esprimerci per iscritto ma non sappiamo trovare le parole. Cartacanta è la vostra occasione per un testo poetico, letterario, pratico, legale e di insulti tutto fatto a misura delle vostre esigenze e interamente scritto a mano (trovateli, di questi tempi, gli artigiani che ancora fanno le cose a mano). Non ci spaventiamo di niente, tranne le solite cose punite dalla legge. Visitateci durante la festa della radio il 30 novembre.

Venire ad Amsterdam in autunno

E vabbé, ci sono anche i pazzi che amano il freddo e la pioggia. In tal caso fanno bene a venire ad Amsterdam in autunno, e io, siccome vi voglio bene a priori ed indiscriminatamente, vi butto un paio di dritte al volo.

In realtà sono profondamente convinta che Amsterdam sotto la pioggia sia bellissima. Nella parte vecchia i mattoni rossi delle case prendono colore, il che aiuta contro il grigiolino solito da nuvola. Nella parte nuova, dove si sono sforzati di fare pratoni e verde pubblico, il verde lavato prende dei riflessi bellissimi, e anche quelli lì ravvivano tutto.

Poi se voi siete gli sfigati che riescono ad arrivare qui e imboscarsi in mezzo alle code delle ore di punta in autostrada o in altri posti orrendi senza mattoni rossi e prati verdi, cosa volete da me, chi è causa del suo mal si arrangi. Però bella che sia Amsterdam sotto la pioggia, cerchiamo di non essere troppo masochisti e guardiamocela da dietro dei bei vetri.

Quindi consiglio di cominciare con una bella gitarella in battello, in città dovunque vi girate ci sono le agenzie: all'inizio del Damrak di fronte alla stazione, se andate avanti sul Damrak dopo piazza Dam si chiama Rokin e sul Rokin angolo Spui ne trovate un'altra che mi piace assai (vicino alla statua equestre della regina, piccola per una stata equestre, ma vabbé). Altre di Holland International stanno di fronte alla stazione sul bacino verso destra, prima di attraversare lo stradone. Che sono comode perché c'è l'ingresso del parcheggio sotterraneo alla stazione per chi viene in macchina (e chi ve lo fà fare, venite in treno o metro) e il posteggio dei taxi dietro.

Altre stanno sulla Stadshouderskade. Comunque vi consiglio l'agenzia che fa anche da taxi per i musei, che potete salire e scendere quando volete, e quindi quando spiove vi fate un giro, quando goccia vi imboscate al coperto. Con un po' di fortuna ci sarà vento, che io odio, ma che almeno rende la pioggia molto variabile, con belle ondate di sereno.

Passiamo ai musei: lo Stedelijk non solo è chiuso nella sede ufficiale, ma ha anche abbandonato la sede provvisoria vicino alla stazione centrale. organizzano però mostre in tutta la città, il programma in inglese lo trovate qui sopra.

Il Rijksmuseum lo stanno anch'esso ristrutturando da anni e non se ne vede la fine: meglio, perché hanno concentrato quelle opere che sono quelle per cui comunque venivano tutti nell'ala sud, dal lato di Paulus Potterstraat, e sono aperti dalle 9 alle 18 tutti i giorni, il venerdì fino alle 20:30. Con un paio d'ore vi vedere tutti i capolavori citati dalle guide più un paio di extra e vi siete belli che spicciati. Il biglietto costa 10 euro.

Io comunque ribadisco che è meglio stare dentro che fuori; se avete figli, portateli al TunFun (bisogna che un adulto resti con loro, gli adulti non pagano) ma tenete presente che nei pomeriggi e weekend verrete assordati da centinaia di bambini urlanti, fate voi. Il bello è che si trova tra Waterlooplein, di fronte alla sinagoga portoghese/museo storico ebraico che comunque andrebbe visto. Si trova sottoterra con l'ingresso sulla rotatoria, è una specie di paradiso dei gonfiabili, automobiline, tappetoni ecc. divisi per zone di età, a partire dai gattonanti. La caffetteria è quasi letale, ma vendono anche frutta ecc, lasciate perdere però tutti gli snack a base di carne che è meglio, e anche la limonata, che è la cosa più chimica e bigbabolosa che io abbia mai visto.

Insomma, se un genitore resta a guardare le belve l'altro si può fare il mercatino di Waterlooplein (molto sopravvalutato anche questo, dalle guide), la casa di Rembrandt in Jpdenbreestraat a 100 mt., la fabbrica di diamanti Gassan che sono stati il mio primo datore di lavoro e stavo per denunciarli, poi ho preferito licenziarmi, quindi non è che ve li raccomandi ersonalmente, ma sulle guide ci sta e chi sono io per contraddirle? Non compratevici i diamanti però, che un indirizzo buono ce l'ho io (e non sta sulle guide). Poi ci si dà il cambio e a sera i figli sono piacevolmente distrutti e voi avete pure visto qualcosa.

Se invece emergete dal TunFun, tenete presente che siete anche vicini all'Hortus Botanicus, altro bel posto da visitare con la pioggia, allo zoo che ha un sacco di padiglioni al coperto e vi raccomando quello delle farfalle, il planetarium, il rettilario e l'aquario.

Poi, verrà pur ora di pranzo. Sempre sotto i vetratoni raccomando il nuovo ristorante dei magazzini Bijenkorf sul Dam al 5to piano e quello dei magazzini V&D (entrambi gestiti da La Place) che per il resto ve li potete risparmiare) alla fine del Rokin vicino al Munt e al mercato dei fiori galleggiante. Non perdete tempo, vedete da voi quello che c'è da mangiare e l'assortimento è molto ampio, quindi è il mio indirizzo per gli italiani che non mangiano nulla fuori casa e che gli sembra tutto strano. Non servono alcolici, ma per il resto a pranzo in centro o mangiate da schifo o rinunciate alla birretta o ve li prendete separati e ci spicciamo. O andate a un grande ristorante di quelli degli alberghi, ma ne vale poi la pena?

Sempre per il genere di italiani di cui sopra, a pranzo tanto vale che andiate al buffet di pasta del Girasole, di fianco al mercato dei fiori galleggiante suddetto. Per caffé e altro rimando all'etichetta l'uomo è quello che mangia di questo blog.

Per mangiare con una bella vista, magari sull'acqua, che quando piove fa un bel vedere, ecco di seguito alcuni indirizzi, da me provati ed approvati anche per quanto riguarda il cibo (soprattutto):
  • la caffetteria di Metz&Co, il negozio sula Leidsestraat, all'ultimo piano, bella la vista sui giardini i cortili delle case sui canali;
  • all'inizio di Veemkade/Oostelijke Handelskade, sopra al supermercato Albert Heijn, c'è la palestra di Jerry, fornita di caffetteria con splendida vista sull'acqua e l'architettura del quartiere, con piatti fatti in casa, caffé e dolcetti, e pure le birre e gli alcolici per chi ama il genere.
  • il Bagels and Beans su Veemkade, di fronte a Java Eiland, che ha anche una connessione Internet wireless gratuita;
  • stessa vista, altro ambiente e altro menu, però sempre buono, la caffetteria del magazzino de Zwijger, 300 mt prima verso la stazione;
  • ancora prima verso la stazione, il ristorante Ferry Star della sala concerti/Bimhuis sull' Ij, un edificio bellissimo accanto al Passengers'Terminal delle navi da crociera;
  • alla stazione, davanti ai traghetti per Amsterdam Noord, Pier 10. Non ci ho mai mangiato, ma è una baracchetta con vetrate tutte intorno sull'acqua.
  • se prendete il traghetto per Ijplein, e poi camminate lungo l'acqua sulla destra, trovate Wilhelmina dok, un caffé arancione dove si mangia e beve, cose semplici da caffé, ma buone;
Cambiando genere, senza quindi vetratone sull'acqua, ma che merita sia per l'ambiente, che per il cibo, anche se a volte fanno con calma per il servizio (e connessione Internet pure qui), consiglio il Lloyd hotel, anche per dormire, per conferire e come ambasciata culturale. si tratta di un vecchio edificio dei Lloyd che serviva da ostello/albergo per le navi che dal porto est salpavano per le Americhe. Poi durante l'occupazione è stato un centro di detenzione dei tedeschi.
Poi riformatorio. Poi è stato un bel po' vuoto e il recupero che ne hanno fatto è una cosa splendida, ma se uno non lo sa non ci entrerebbe. Entrate dal lato dell'Oostelijke Handelskade, passate la reception e dietro c'è questa sala ristorante. L'hotel andrebbe anche bene per alloggiare, hanno camere da una a cinque stelle, tutte arredate da designer olandesi. Uno spazio splendido, ci vado sempre, anche con i bambini, quando devo prendere appuntamenti fuori casa, e adesso, per collegarmi e leggere le mail. (Non mi sponsorizzano, ma ci dovrei pensare a chiederglielo).
Bene, per oggi basta, torno a disimpacchettare scatole e chissà che non trovi persino la ditta per i riscaldamenti a pavimento e l'abbonamento all'auto condivisa, che fra un po' mi serve sul serio.

martedì 11 novembre 2008

Ma come fai?

Oggi mentre aspettavo il traghetto per andare in centro ne ho approfittato per farmi un latte macchiato dalla Silvia torinese de Il Ponte e due chiacchiere.
"Ho letto il tuo blog, ma come fai a fare tutto?"

Ogni tanto me lo chiedono. Innanzitutto non spolvero né passo l'aspirapolvere. Mi faccio la doccia in tre minuti compresa asciugatura. Di questi tempi neanche troppo spesso, che l'acqua è fredda.

Mi trucco poco, solo per le occasioni mondane di lavoro. Le unghie me le mordo per strada, e anche il capitolo manicure è bello che concluso. (A volte metto lo smalto a Orso, che lo ama, mentre suo fratello urla: "Nooo, che poi ti ridono tutti", ma Orso è un uomo che non si cura di cosa pensino gli altri di lui).

Insomma, basta riorganizzarsi le priorità. Per me fare teatro + tutte le cose noiose amministrativo-organizzative che mi permettono di farlo, scrivere, leggere, cucinare e occuparmi con moderazione dei figli sono priorità. un tot di altre cose no, e avendo la fortuna di possedere una soglia di sopportazione del disordine parecchio elevata, non perdo troppo tempo a farle (fortunatamente il capo ha una soglia più bassa della mia.

E poi, vivendo così, lo so io quanto tempo di cura contro la depressione e analista mi risparmio, quindi in fin dei conti, è tempo d'oro, quello che trovo per fare le cose che mi piacciono (e la gran fortuna è che anche il mio lavoro rientra in gran parte in questa categoria). La libera professione aiuta pure un sacco, devo dire. E il mutuo a nome del marito pure.

Poi, come ci dicevamo con Ruvy tempo fa, ma tutto il tempo che ci si libererebbe se non ci sbattessimo tanto a far cultura italiana in Olanda, cosa ce ne dovremmo fare? Andare a far shopping al sabato?

Per cui per non smentirmi mi sono ficcata di corsa da H&M e in 25 minuti, che di più non ne avevo, mi sono comprata 4 cose bellissime. Meglio che il capo non lo scopra, ma per fortuna lui a casa ci sta poco.

San Martino

Oggi abbiamo dei mega appuntamentoni per san Martino nel vecchio quartiere. a San Martino i bambini olandesi girano casa casa con un lanternino, cantano canzoni e vengono rimpinzati di dolci.

Io per sicurezza ho comprato due lanternine già pronte. c'è un ventaccio che alternativamente porta sole e grandine, speriamo non si ripeta il dramma di Julian, che al primo san Martino il vento gli ha trascinato la lanternina nel canale e lui poverino ha pianto tutta la sera. Andavamo di casa in casa, gli altri attaccavano a cantare come solo dei treenni possono fare, e lui pensava al suo lanternino e piangeva.

Dure, le tradizioni. Comunque li facciamo cenare a fettine alle 16:30, che dopo la rimpinzata di dolci non credo riusciremo a fargli mandar giù niente di sano.

Igiene personale

In bagno un Orso appena lavato tocca perplesso la guancia ruvida del capo.
"Forse un falciaerba?"
Noi ridiamo sotto i baffi.
"No, lo so, devi usare quella cosa di Barbara. Barbara, come si chiama quella cosa, lo sai, dei tuoi peli sulle gambe?"

Mentre scopriamo come far funzionare l'acqua calda a casa muova, ieri siamo andati tutti a farci una doccia calda a casa dell'amica M. Prima il capo nella doccia, mentre i bambini facevano il bagno. Così li ha tirati fuori e asciugati e vestiti lui.

Comunque non vedo l'ora che l'anno prossimo mettiamo in cantiere anche il bagno delle femmine. Che una ragazza ha diritto alla propria intimità, almeno in bagno. Peli sulle gambe, tzé.

domenica 9 novembre 2008

Hedy d'Ancona, le donne e l'emancipazione

Avere l'occasione di sentir parlare persone che hanno rappresentato qualcosa per la storia di un paese, fa un gran bell'effetto. Non tanto perché magari dicano sempre ed ogni volta qualcosa di nuovo, incredibile, a cui non saresti mai arrivata da sola.

Ma perché quando parlano delle cose che per loro sono importanti in qualche modo ti aiutano a rimettere insieme i tasselli delle tue opinioni. e poi che bello sentir parlre una persona entusiasta e coinvolta.

Così la chiacchierata con Hedy d'Ancona, senatrice, produttrice TV, femminista, europarlamentare e ministro olandese, e in più una signora che ha l'età di mio padre, un paio di settimane più grande, e una visione del mondo anni luce lontana dalla sua, ma un pelo più vicina alla mia, che dire, sono dei bei momenti di confronto.

Lo spunto era la presentazione di una selezione di cortometraggi di registe tratti dal festival A corto di donne, che si tiene in genere a fine giugno a Pozzuoli. Così si è finito di fare il punto dell'emancipazione femminile in Olanda e Italia, del ruolo delle donne nei media, su cosa ci aspettiamo in fondo dalla vita, sui diritti umani, la prostituzione e il traffico in esseri umani.

La d'Ancona è stata europarlamentare nel periodo in cui c'era anche la Bonino, e infatti raccontava che l'Italia aveva il minor numero di donne di tutto il club al parlamento europeo, ma che quelle che c'erano, dio le benedica, erano tanto in gamba, forti personalità.

Si è parlato di quote rosa (indispensabili, trova lei, che preferisce chiamarla discriminazione positiva, fino a che servono. Nel momento in cui le donne ci sono, non serve più, ma se stiamo ad aspettare che le cose cambino da sé, campa cavallo).

Si è parlato della divisione dei ruoli in famiglia, una cosa su cui la signora d'Ancona si è molto battuta, nell'ambito più ampio della parità di diritti e doveri per uomini e donne isnieme. L'organizzazione da lei fondata si chiamava infatti Man-Vrouw-Maatschappij, ovvero Società- uomo-donna e più che sul vittimismo si basava propio sullo sforzo di permettere a uomini e donne insieme di seguire al meglio le proprie aspirazioni insieme per una società equa.

Si è parlato della rivoluzione sessuale e di ciò che la pillola abbia rapppresentato per l'autodeterminazione femminile: ha ricordato che all'università quasi tutte le sue amiche hanno rinunciato agli studi a causa di una gravidanza indesiderata. Perché non potevi proprio decidere un bel niente.

Insomma, una bella differenza dall'immagine della femminista arrabbiata e che esclude il maschio sciovinista per definizione dalla sua vita. La d'Ancona (che mi sono chiesta per anni da dove le venisse il cognome, ovviamente ebraico, e infatti è una famiglia veneziana che nell'800 si è trasferita qui) ha due figli, ha avuto un 3 o 4 relazioni importanti nella propria vita ed è quindi una che sa stare al mondo. per dire, un mese fa ha preso il mio stesso tram per tornare a casa. Un ex-ministro in Italia, ma quando mai.

Che dire, una gran bella persona ed è stato appassionante sentirla parlare. Per cui alla fine, ringraziandola con un mazzo di fiori mi è sembrato appropriato dirle che le toccavano i fiori perché è donna, che se fosse stata un uomo ci stava invece bene la bottiglia di vino. al che lei con un candore incredibile ha detto di amare un sacco i fiori e poco il vino e che solo per questo le dispiace per i poveri uomini. Ecco, per dire, il tipo di persona.

sabato 8 novembre 2008

3 film e 1 considerazione politica

È cominciato Cinemissimo al Melkweg di Amsterdam e questo è un consuntivo rapido dei film che abbiamo visto (lo so che voi che vivete in Italia li avete probabilmente visti da un pezzo, ma questa è la prima olandese).

1) Il regista di matrimoni di Marco Bellocchio mi è piaciuto tanto. Non tanto per quella perfezione estetica che è la cosa che lo avvolge tutto, quanto per i pazzi che ci circolano dentro. Il finale aperto va benissimo, così chi ama gli happy endings finge che finisca tutto bene, chi ama le divagazioni oniriche può chiedersi dove comincia e dove finisce il sogno e sicuramente ci sono altre tre o quattro possibilità per cui ognuno si sbarra la casella che preferisce.

2) La seconda notte di nozze di Pupi Avati. Io amo tanto di film di Pupi Avati per la profonda umanità con cui descrive persone e situazioni fin troppo umane, ma certe volte non ho il coraggio di vederli, perché ne esco sempre con il magone. Che nella vita gli happy endings non sempre ci sono, anzi, i bastardi che ti mettono i bastoni tra le ruote abbondano e lui te li fa vedere proprio tutti. Stavolta invece, fosse che mi piace tanto Antonio Albanese che era splendido nelle vesti del minus habens innamorato, pazzo forse, ma non scemo, anzi, fosse che la Ricciarelli che manco l'avevo riconosciuta reggeva spendidamente il suo ruolo, fosse che Neri Marcoré l'avevo visto l'ultima volta a fare papa Luciani e quindi il ribaltone e la flessibilità con cui ricopre tutti i ruoli, da Ligabue che si gratta le palle dalla Dandini fino a questo personaggio completamente amorale ed egocentrico che gli è toccato qui, che dire, non mi è manco venuto il magone, anzi, era a modo suo un bellissimo lieto fine. Tranne la dedica di chiusura, che mi ha di nuovo fatto piangere, che i bambini ammazzati dalle mine, lo sappiamo è un argomento che strazia il mio cuore di mamma.

3) La terra di Sergio Rubini, un bel drammone di famiglia, con questi fratelli che prima si menano, poi si abbracciano, poi si rovinano la vita e alla fine le radici e la famiglia ti fanno fare scelte ataviche, ma che per te sono giuste, anche se completamente illegali e disoneste, in perfetto stile western. Una bella botta di legge del taglione dall'inizio alla fine. In qualche modo meno sorprendente come plot, ma con una bellissima fotografia, bei dialoghi e Sergio Rubini himself che come attore mi piace tanto.


Tutti e tre pieni di questi splendidi paesaggi, palazzi e massarie tra Scilia e Puglia che sembravano, nel contesto, un gigantesco spottone dell'ente del turismo e manco lo erano.
La considerazione politica invece è questa: quanto è vera la considerazione olandese di links lullen, rechts zakken vullen, che letteralmente significa "fare alte considerazioni del cazzo sugli ideali di sinistra per poi riempirsi le tasche con la politica nelle migliori tradizioni di destra".
Insomma, come piccola fondazione culturale retta da un enorme entusiasmo, tanto lavoro gratuito che sottrae tempo ed energie alle nostre famiglie, al nostro lavoro e alla nostra vita, fa brutto scontrarsi, non dico con certi peson aggi, enti e istituzioni che sai che stanno lì per sentirsi minacciati da chi è fuori dalle cosche. Ma scontrarci con gente che in teoria è tanto idealista e di sinistra, ma quando deve presentarti il conto lo fa con una bassezza che tanto idealistica poi non è, non so, saremo ingenui ma ci siamo un pelo straniti. E incazzati.

Tipo il documentario Biutiful cauntri, che gli autori che avevamo intervistato per la radio ce lo avevano promesso gratuitamente su DVD da farlo vedere in Olanda, che è sempre il miglior sistema di interessare una casa distributrice, suppongo. Cioè, se trovi gli imbecilli che gratis et amor dei te lo programmano, tu inviti i distributori a vederlo al cinema e poi ti ci fai gli accordi che vuoi. Quella che chi non ha bisogno di dimostrare quanto è di sinistra chiama una situazione win-win.
Invece quello che succede è che dopo averlo promesso gratis ci mandano una copia con in sovrimpressione la scritta non per uso commerciale inutilizzabile, e va bene, la copia da mandare non arriva e dopo giorni di telefonate, con il programma stampato e pubblicato da mesi sui giornali e su Internet, ti fanno la proposta capestro di farti pagare dei diritti esagerati + il corriere per un dvd (che i diritti li abbiamo pagati a tutti e per una pellicola le spese arrivano al paio di migliaia di euro, ma i dvd hanno altri prezzi) stampato in casa e che si è pure interrotto durante la proiezione. E siccome la cosa si è ripetuta con modalità diverse per altri titoli in programma che o abbiamo buttato fuori o ce li siamo tenuti con le magagne, pagandoli pure, ci siamo resi conto che è una strategia.
Paga, una strategia del genere? Se per duecento euro vi perdete l'occasione di trovarvi gratis un distributore in un paese straniero e fate una figura del cavolo, ricattando chi ha creduto nel vostro film e nel cinema italiano, lasciamo perdere, va. Che la pirateria si alimenta anche così.

E il Melkweg, tempio della controcultura olandese, pieni di soldi e di sussidi, con gente pagata a stipendio per fare male il proprio lavoro, sarà anche stata una vetrina prestigiosa, non dico di no, ma sono talmente peracottari, incompetenti ed incapaci di vendere il proprio prodotto, che davvero non so se l'anno prossimo Cinemissimo si rifarà con dei partner del genere. Che di gente seria, professionale e che non necessariamente deve fare l'idealista alternativa per soldi, Amsterdam è piena.

Ma come diceva sempre l'amico Vincenzo (e l'ho detto qui precendentemente) in fondo gli olandesi fanno tanto i precisini, ma sono poi peracottari come tutti gli altri.
Intanto, se ve lo siete persi, stasera e mercoledi si riproietta Il regista di matrimoni, e io lo consiglio assai. stasera invece i corti al femminile e il dibattito con Hedy d'Ancona.

mercoledì 5 novembre 2008

Quotidianità

Abbiamo un bagno praticabile, ma l'acqua calda non funziona. Mi toccherà chiamare quelli della caldaia e rassegnarci alle abluzioni alla gatto con la spugnetta.

Ieri mentre cucinavo e due individui giocavano sopra con il trenino, Orso ne ha approfittato per scoprire il sacchetto di polvere per incollare le piastrelle, e con un guanto di gomma in manno e l'acqua del bagno, mi ha imbrattato parquet, muri e spero non abbia otturato lo scarico del lavandino. Ho chiesto al nonno di non depennarlo dal testamento per questo. Sputtanargli il bagno non ancora inaugurato (anche lui, però, lasciare in giro la roba dopo aver finito il lavoro).

Stasera il capo torna tardi, inizia Cinemissimo e devo essere presente sull'attenti con lo staff (e sbaciucchiarmi Frans Weisz, se me lo consente, che mi ricorda tanto mio padre quest'uomo).

Io l'ho detto e lo confermo: da stasera a spero domenica mi trovate da Cinemissimo, al Melkweg, in Leidseplein ( tram 1, 2, 5, 10 e un paio d'altri), con forse una speciale apparizione del capo nel weekend.

Gli scatoloni possono aspettare il mattino, la sera non serve.

martedì 4 novembre 2008

Nebbia

Oggi siamo andati a scuola per la prima volta in bici da casa nuova prendendo il traghetto. Eravamo tutti avvolti nella nebbia e non si vedeva neanche l'acqua, dal ponte. Siamo arrivati in orario, Ennio davanti a me sulla sua bici andava fortissimo, anche sulle salite dei ponti.

Per fortuna ho trovato i caschi al primo colpo. Si può fare. Se non piove si può fare.

lunedì 3 novembre 2008

Addii

Io ho un grosso problema con le separazioni. Stamattina ispezione finale e riconsegna chiavi casa vecchia, ho retto solo perche' allafine non ne stavao uscendo piu', tra le dilazioni e loo svuotamento finale (ma quante puttanate sono riuscita ad accumulare in soli 41 anni? Per fortuna alla fine saranno cavoli dell' esecutore testamentario).

Il pianto me l' ero fatto sabato sera, al crepuscolo,mentre guardavo l buio (le lampade le avevamo gia' tirate via) fuori, la strada, le case dei vicini, il giardino, tutti posti che non vedro' mai piu' da li'.

Per fortuna e' stato un tale lavoraccio che non avevo tempo di pensare troppo.

"Ti ho tolto le chiavi dal mazzo" fa il capo rientrato stanco morto.
Meno male, che stavo giusto pensando di tenermene una copia per ricordo. Fare una cosa illegalmente inutile per pura nostalgia, ecco, tipico.

Ieri sera, invece, con il capo che stava facendo le ultime cose, i bambini finalmente a letto e io dal cinese all' angolo a prendere dei vermicelli ai gamberetti al capo lavoratore, sono uscita dal negozio,mi sono guardata lo stradone quasi desrto della domenica sera mi sono sentita per la prima volta dvvvero a casa. Sul mio marciapiede,davanti alle case dei miei vicini.

Perche' io dei nuovi inizi non soffro mai, tuttaltro.

sabato 1 novembre 2008

Cinemissimo sta per iniziare

Allora, voglia di film italiani che ancora non sono usciti in Olanda? Dal 5 al 12 novembre abbiamo organizzato Cinemissimo presso il Melkweg, vicino a Leidseplein. Il programma potete leggervelo qui sopra e ci sono film bellissimi.

L'altro motivo per cui dovete venire è che si tratta di un festival organizzato per passione e cocciutaggine, senza una lira in tasca e se non vendiamo un po' di biglietti non sappiamo come pagare i diritti agli autori, per non parlare di tutto lo sbattimento.

Che comunque si tratti di un lavoro appagante dal punto di vista umano ce lo hanno dimostrato i tanti volontari che per tutta la durata del festival saranno lì, a vendere biglietti, dare informazioni e fare bassa manovalanza. Li riconoscete dalla maglietta nera con il logo di "Quelli di Astaroth". Fategli un complimento, se passate, che se lo meritano.

I film sono tutti sottotitolati in inglese, quindi per una volta potete portarvi dietro gli amici non italofoni, che si facciano un'idea.

L'unico che ci si è filati come sponsor è stato Hans Duijf, un appassionato dell'Italia che ha il locale meno italiano di Amsterdam, comunque una formula geniale: Pasta e Basta. Non vi dico di andarci per la pasta, che comunque non è male, ma diversa da quella italiana, ma andateci per i fantastici vini italiani (e non) che ha, e per la musica dal vivo con cui vi intrattengono durante la cena.

E permetttemi di dirlo: le imprese italiane forse non se la filano per niente la cultura italiana (e taccio sulle istitutzioni preposte, che vengono pagati fior di soldi per non fare una sega che abbia valore culturale). Invece un imprenditore olandese si.

E non è il solo: verrà ad aprire il dibattito sulla serata dedicata ai cortometraggi al femminile di A corto di donne nientepopodimeno che Hedy d'Ancona, cercatevi su Wikipedia chi è e cosa rappresenta nella politica olandese. E il festival viene aperto dai film italiani di Frans Weisz, un po' il Luchino Visconti olandese (se Frans mi passa il paragone). Anche solo per sentirlo parlare, vale la pena venire.

Per dire, non son mica bruscolini.

Per cui, che il cinema italiano vi interessi o meno, un giro da Cinemissimo ve lo dovete proprio fare per tanti ottimi motivi politici, culturali, ideologici e hai visto mai, per conoscere un gruppo di italiani idealisti e appassionati che invece di spassarsela stanno lì a metter su dal niente un imortante festival cinematografico ('Aspita), per quel paio di giovani geni (@lbert Figurt che presenterò il 6 novembre) che portano i propri lavori, per tutti quelli che amano la cultura italiana.

E visto che siamo di ringraziamenti: Barbara Pollini ha fatto il logo, Gabriele Merolli ha pensato ed eseguito la foto del depliant (lo scolapasta con le pellicole, ditemi che è bellissimo) e sto sicuramente scordandomi un sacco di gente, ma non la mente diabolica di Silvia Terribili, che contro tutti e con la sua ben nota cocciutaggine ha messo su questo baraccone e si è tirata dietro tutti.

Io penso di starci tutte le sere, quindi fatevi vedere e riconoscere, che ci facciamo una chiacchierata.

Ultimo minuto: pare che il comune di Amsterdam abbia deciso di dare un piccolo contributo simbolico. Ripeto, ci credono tutti, in questo festival, tranne chi in Italia fa il mestiere di doverci credere.