giovedì 30 settembre 2010

Coro: prima lezione


Appena tornati da scuola con l'annuncio mangiamo, poi avete mezz'ora per fare quello che vi pare poi andiamo, Orso si è tolto le scarpe. E quello è stato il primo errore. Perché ci ha messo un quarto d'ora per rimettersele al momento di uscire.

Lo ammetto, li ho corrotti, comprati, ingozzati di pesce fritto della bancarella davanti casa e di pastigliette all'anice del dottor Leone. Trascinati fuori in fretta e furia e in macchina gliel'ho spiegato:

"Ragazzi, stiamo andando alla prima lezione di canto, per me è una cosa importante da farvi fare anche perché sono sicura che vi piacerà tanto e che vi farete degli amici nel coro. Facciamo che fino a Natale voi ci andate comunque, e lo fate per me? poi se volete fare un'altra cosa, oppure volete continuare e fare anche un'altra cosa, me lo dite e ci organizziamo".

Hanno detto di si, mai caramelle spese meglio.

Solo che ho sottovalutato il traffico delle 15.30, non dico sulla tangenziale, che quello lo sapevo che andavo nella direzione giusta, ma quello intorno a Hoofddorpplein (lo ammetto, ho fatto un percorso del cavolo, la prossima volta me lo studio meglio).

Poi per non disturbare la lezione Orso è entrato quasi dopo mezz'ora, anche se erano solo 10 minuti di ritardo, ma fai la pipì, scopri dov'è, mettiti le scarpe, togliti le scarpe, robe del genere.

Io l'ho spiato un po' dalla finestra, pensando ecco, adesso rifà quello che sta seduto immobile su una panca per tutta la lezione rifiutandosi di fare alcunché prima di aver capito la rava e la fava e me lo dici in due lezioni come fa a scoprire il piacere di cantare? O ho sottovalutato lui o l'insegnante, perché si è buttato quasi subito. Vero che li fanno cantare muovendosi, giocando e facendo il ponte per passarci sotto a due a due.

"Sai mamma, c'era un altro bambino che era lì per la prima volta e siamo diventati amici".

Con Ennio, anche se nel frattempo è uscito il sole e lui poteva giocare nel parco giochi lì davanti, siamo poi andati insieme al negozio bellissimo di vestiti usati all'angolo. E mentre guardavo un vestito a magliettona (nuovo) c'era scritto, la signora chiede permesso, fa per appendere un vestito, si volta, mi guarda e fa: ma non è qualcosa per lei?

Lo era, li ho presi tutti e due con Ennio che aspettava davanti al camerino per giudicare.

"Mamma, ma qui fumano, lì sul banco ci sono le Camel".

Poi Ennio è entrato a lezione, Orso ha giocato fuori, e alla fine gli ho proposto di andare in atelier da Cristina .

"Io ho fame e sete".
"Cristina ha sicuramente dei biscotti". Li aveva. Stamattina. Ma i suoi di figli glieli hanno fatti fuori tutti.

Si è consolato con un bicchiere d'acqua e una barchettina in miniatura che si è comprato con i suoi soldi (gli ho fregato preventivamente € 4,50 dal salvadanaio un giorno di cash-flow basso e mi scordo sempre di ridarglieli).

Con Cristina ci siamo fatte un aggiornamento bello ma intenso, in mezzo a tutti i suoi scialli di feltro e le candele e le due tavolone dei workshop completamente occupati da un arazzone, o veste, o stendardo nei miei colori del turchese e blu e bianco, che non so cosa sia ma bello. E aveva un espositore intero di scialli nei miei colori, lei che è tutta bianca e pastellosa mentre io sono per le tonalità vibranti.

Che la prima volta che mi ha vista, e manco sapevamo di essere entrambe italiane, mi ha detto che i viola che porto io non sono da tutti, che bisogna essere molto energici per farlo (fosse fosse che i miei problemi di energia agopunturologi derivino dal fatto che mi metto troppo viola? Ecco, proprio i due vestiti che mi sono comprata oggi).

Comunque, sabato c'è la prima della Pecorina se a qualcuno fosse sfuggito, io volevo vestirmi da autore medievale visto che faccio l'Autore, ma mi hanno bocciato tutto e hanno detto di fare l'autrice stile Avallone al Campiello ma in corto, visto che le gambe sono il mio miglior pregio interpretativo. Ecco, proprio quello che ci vuole per rinforzarmi nella convinzione che dopo tutti questi anni, si, in effetti ho imparato persino a recitare.

(I figli sono usciti entusiasti dal coro, e spero che duri).

Liste della lavandaia

Visto che oggi piove e figlio 1, lamentante mali di pancia, è stato costretto ad andare a scuola, ma in ritardo e accompagnato dal padre, e che io ho la giornata di corsa - sotto la pioggia - e ancora non ho deciso se prendere i mezzi, la macchina o la bici, mi faccio una lista di quello che il pomeriggio assolato di ieri mi ha consentito:

- ho fatto le polpette e il mix di verdure per i soffritti di emergenza
- ho finito di tradurre il recitativo dell'opera che mi avevano commissionato, compresa la frase ambigua che dice né più né meno che Pinocchio praticava il coito interrotto con la fata Turchina (pare, usando il naso, ma i testi delle opere sono sempre così ellittici), che mi aveva causa dei ripensamenti
- ho corretto la bozza di un'intervista a cui ho fatto da interprete martedi. Onore al giornalista che non si è inventato niente, non ha frainteso niente e si è fatto scorrevolmente strada nel quantitativo di fatti, cifre e aneddoti che sono emersi in quell'ora. E che ha corretto le cifre dette a voce con quelle indicate nel kit stampa, ce ne fossero di più
- ho strappato erbacce in modo discontinuo ma megli di niente
- rinvasato l'ulivo che quest'estate avevo dato per morto, ma ha tirato fuori 3 ciuffi di foglie nuove nuove. Così ai primi freddi me lo porto in casa
- ho piantato i double daffodil e i tulipani e ho iniziato a diserbare un altro tratto del giardino dietro, che per adesso sembra una discarica da diserbare ma quanto prima ci pianto le carote
- ho interrato altre due piante di crisantemo, quelle piccole sono sfiorite e forse morte che manco le mosche. Il terzo se rimedio un coprivato me lo metto in casa
- siamo andati a nuoto tirando taardi, scordandoci i vestiti - si nuota vestiti a questa botta- e quindi invece di farmi 3/4 d'ora sul divano a fare a uncinetto mi è toccato andare avanti e indietro per prendere roba, e un certo tiratardi mi ha fatto riconsegnare la macchina con 20 secondi di ritardo. Chissà se mi arriva la multa?
- lavato e piegato svariate lavatrici, stirato nisba, il capo sono due giorni che va con le maniche corte.

Niente, ci ho provato a tirar tardi anch'io, ma tocca uscire e me la farò in bici, singing in the rain.

Poi una dice che il blog motiva.

mercoledì 29 settembre 2010

Lavoretti


All'entrata:
"Ma perché ci sono tutte femmine qui?"

All'uscita:
"Perché sei venuta?, dovevo tornare a casa da solo. Adesso sta qui davanti alla finestra e aspetta che ho superato le strisce pedonali e poi vieni".

Mi ficca in mano il foglio e sparisce per le scale.
"Non vuoi le chiavi?"

Con Orso, dopo aver scaricato Ennio bicimunito all'amichetto calcistico il cui padre me lo rimetterà sullo stradone che va alla stazione, da cui prenderà il traghetto per tornare a casa, ho deciso di esplorare le varie attività del centro di quartiere davanti casa. Quello dove mercoledì scorso sono andata a fare all'uncinetto con una manciata di sciure in età, ma oggi ho saltato.

Oggi iniziavano le sessioni di lavoretti per bambini.

Ora, quello che forse non tutti sanno è il mito del lavoretto per i bambini olandesi. Taglia, incolla, forma e colora è uno degli skills principali per la madre perfetta. Lo capisco. Spesso fa brutto tempo e qualcosa ti devi inventare con i figli in casa, e se è qualcosa che il disordine lo circoscrive a un tavolo invece che a tutta la casa, meglio.

Come tante delle particolarità del'animo olandese questo si vede benissimo nell'assortimento dei magazzini HEMA, che come diceva Elena, la quotidianità di un paese la vedi dai grandi magazzini. Ne hanno di ogni e vi risparmio cosa.

Comunque a Orso piace fare lavoretti, ne fa parecchi tra asilo, scuola e doposcuola. Oggi per dire, mentre ci facevamo un uovo per pranzo si è costruito una barchetta ritagliando il coperchio della scatola delle uova, infilandoci un ferro che aveva raccattato per strada e tentando di pinzarci delle vele di carta.

È stata dura arrivarci, ma penso che finché abbiamo il mercoledi pomeriggio libero dal calcio di Ennio, Orso diventerà un habituè di quel gruppetto lì. Così mi ritrovo il pomeriggio libero anch'io per tutte quelle cose tipo fare le polpette, stirare, riordinare e piantare bulbi e strappare erbacce.

(Certo, a voler essere strarompi mi potrei lamentare del fatto che questo centro perfettissimo a una striscia pedonale e poco più di distanza da casa mia non offre neanche un'attività musicale e che il judo me lo fanno nei giorni in cui abbiamo già dell'altro. Ma me lo dico da sola e non insisto).

lunedì 27 settembre 2010

Il piccolo Buddha

"Seduto in posizione da sarto"(con le gambe incrociate, nota della mamma).
"Ennio adesso state davvero zitti e vedete di dormire".
"Unisco i palmi".
"Orso, anche tu, finiscila".
"Mamma, io sto un pochino male, alla fiera ho dovuto finire anche lo zucchero filato di Orso e non mi sento bene".
"Ne riparliamo domani, vai a dormire".
"Occhi chiusi".
"Ecco bravi, ma adesso a letto vostro a dormire, Orso perché non vai con tuo fratello?"
"Ma io sto meditando e voi continuate a disturbarmi".

Ma secondo voi, io il nirvana lo raggiungerò mai? Con questi che mi occupano il lettone e mi massacrano lenzuola e piumini prima di andare a letto?
Ohhhhmmm.

(E poi secondo me il piccolo Buddha non portava un pigiama azzurro costellato di teschietti).

Comunque un'ode a quel maestro del doposcuola che li mette tutti in fila seduti a gambe incrociate e li mette a fare ohhmmmm, che almeno quei 5 minuti fermi ci stanno. Ma come gli viengono in mente queste cose? Mica a qualche corso di aggiornamento.

Si può vivere senza fede? (A me sembra che ci si riesca benissimo)

Tempo fa, ma neanche tanto, avevo buttato giù una piccola riflessione sulla fede, da cui è scaturita una bella discussione, che direi esemplare. Non è stato uno dei miei post più ragionati, ma come sempre, evidentemente, le cose mi frullavano in testa e così avevo intanto iniziato a buttarle giù, come viene viene.

Mi scrive nel frattempo una lettrice di questo blog che mi parla del suo percorso di fede, crisi e studio. È stata una bella lettera, sentita e affettuosa e la cosa più bella è che vuole farmi un regalo, una bibbia, un libro che amo e leggo molto, grazie al fatto anche che mio padre le raccoglieva in tutte le versioni e in tutte le lingue. Il fatto di aver studiato per un esame la Judith anglosassone, uno dei vangeli apocrifi che a noi si guardano bene dal far leggere in chiesa, mi ha insegnato altre cose appunto sulle varie versioni che circolano nelle varie congregazioni cristiane.

Sullo studio diretto della Bibbia ho anche un aneddoto carino su zia Filomena. A un certo punto la mia santa ed ascetica zia monaca di casa decise di mettersi a leggere la Bibbia. Fu un trauma, povera. E tremando disse a mia nonna: "Peppina, per carità, non leggerla mai, ci sono tante di quelle cose scandalose".

A me nei miei anni di lettura folle le cose scandalose ci andavo a nozze, e questo fu un ulteriore invito a leggermi l'antico e il nuovo testamento. Peer dire che le vie del Signore sono davvero infinite.

Bene, io sono grata a chi mi ha scritto perché ho avuto immediatamente l'impulso di risponderle, l'ho fatto di getto, e queste sono le riflessioni che lei mi ha tirato fuori e che voglio condividere con voi, sperando di chiarire meglio la mia posizione se fosse utile a chicchessia, ma soprattutto di suscitare altre riflessioni in altri, perché i circoli virtuosi iniziano sempre da uno scambio civile di idee.

"Intanto ti ringrazio per esserti presa la briga di pensare a me e
scrivermi questa bella e lunga lettera. Da quello che dici mi rendo
conto che abbiamo un percorso molto simile, anch'io leggo da sempre la
bibbia, ma anche i vangeli apocrifi, vite dei santi (a casa di mia
nonna ho riordinato a un certo punto il settore agiografie, tutte le
letture edificanti della famosa zia Filomena che leggevo da piccola e
rileggo da grande) e mio padre, che in fondo viene dallo stesso nido,
solo si faceva meno domande di me (e soprattutto non si è mai posto il
problema della coerenza che attanaglia me) ha sempre raccolto testi
sacri di tutte le confessioni e in tutte le lingue, quindi siamo ben
forniti sulla cristianità, ma anche sul resto (ha un corano e un testo
indù in inglese, ma anche il libretto rosso di Mao e quello verde di
Gheddafi, solo che questi non li ho mai letti).

Quello che nel blog, che io scrivo sempre d'impulso, forse non ho
fatto a tempo a chiarire è questo. Io non è che non ho fede perché non
mi sia sforzata o non abbia studiato. Ho conosciuto anch'io persone
bellissime, sacerdoti ispirati e più o meno avversati dalla chiesa ma
che per me rappresentavano veramente la santità così come la possiamo
vedere in un uomo o una donna di fede. E ho imparato molto da queste persone. Solo che la fede non è una malattia da contatto.

È solo il passo successivo che mi manca, ovvero vedere nella storia
del Cristo qualcosa in più di una metafora per spiegare a tutti delle
cose complesse. E quando ti metti a studiare le cose anche in
prospettiva storico-politica, come fa un mio amico che invece di
andare in vacanza al mare se ne va in Israele o altri posti a
frequentare seminari, tutta la storia del Getsemani e dell'arresto di
Gesù, il luogo, la scelta, il contesto, cos'era davvero quella porta
di Gerusalemme vicino al Getsemani ecc. capisci che dal punto di vista
dei romani e dei contemporanei in genere quello che stavano facendo
nell'ultima cena era un preparativo di colpo di stato (dice il mio
amico che me l'ha spiegata bene in tutti i dettagli, ma lui ci è stato
un mese a studiarle queste cose e io le so per sentito dire, quindi
magari qualche dettaglio mi sfugge). La Bibbia parla di colpo di stato? Ma quando mai, in fondo neanche la TV italiana parla davvero dei processi di Berlusconi. I dettagli salienti si perdono per strada e alla fine ne resta una versione che però proprio perché purgata solleva più domande di quelle a cui pretende di rispondere.

Per questo ripeto che la fede è appunto una questione di fede e io per
caso non ce l'ho. Il che non vuol dire che non prenda seriamente la
religione, e quella cattolica romana in particolare, visto che ci
sono cresciuta e l'ho studiata per venire fuori dalla contraddizione.
Ciò non vuol dire che non abbia una buona conoscenza del catechismo in
tutte le sue varie ripuliture, visto che come dicevo sono cresciuta
con quello preconciliare di mia zia e solo dopo mi sono aggiornata.

E non vuol dire quindi che io e quell'ateo di mio marito non siamo dei
buoni cristiani, che accogliamo i pellegrini sconosciuti che il fato
ci porta incontro, visitiamo gli ammalati, seppelliamo i morti, diamo
da mangiare agli affamati e diamo da bere agli assetati. Forse siamo
dei cristiani migliori di altri, visto che non ci aspettiamo nessuna
ricompensa, né qui né nel regno dei cieli, ma lo facciamo perché è il
nostro dovere etico di essere umani.

Quello che in generale mi infastidisce, e qui Speranza sappi nel modo
più assoluto che non mi riferisco a te, che mi hai scritto con una
delicatezza che scalda il cuore, è quel modo di fare di tanti
cristiani che per il fatto stesso che certe cose le fanno in nome
della fede e per precetto divino, si sentono superiori agli altri e
ciò traspare in tutte le loro parole e modo di rivolgersi a chi non è
santo come loro. Bella forza, compiere azioni virtuose per i precetti
venuti dall'alto. Ci hanno mandato milioni di persone nei campi di
concentramento con questo principio qui. Got mit uns e Dieux le veut.

Io invece rivendico la fatica di vivere in modo virtuoso e coerente e
senza gli impicci della fede, se possibile, in nome dell'umanità
comune a me e agli altri, che abbiano fede o meno. E non mi aspetto
niente di meno da nessun altro, anche se so che non me lo regala
nessuno questo.

Che problema c'è a vivere in modo onesto, coerenti ai propri principi
e prendendosi le responsabilità delle proprie azioni? Io certe volte
penso che sarebbe ancora più semplice per più persone se non ci si
mettessero di mezzo le ideologie. Perché facci caso, tutte le
religioni che io conosco hanno sempre il principio di esclusione: chi
non è come me è contro di me e va convertito a tutti i costi, con la
forza se necessario, tanto è dio che sta dalla nostra parte.

Ecco, lì faccio un po' fatica a seguire il ragionamento (e rischio
senza volere di diventare polemica). Quindi la pianto qui, perché in
ogni caso mi ha fatto un gran bene ricevere le tue parole e
sull'anonimato non c'è problema, sul web siamo tutti anonimi in fondo,
ma è bello avere un nome per non confondersi i vari interlocutori.
Come diceva mia zia, male non fare, paura non avere.

E ti ringrazio, perché anche se ho scritto di getto questa risposta mi
accorgo che è straordinariamente coerente (cavolo, persino gli errori
di battitura sono meno del solito) il che vuol dire che era un
ragionamente che mi portavo appresso da tempo e che il post precedente
aveva soltanto iniziato a tirare fuori. E un confronto rispettoso fa
sempre bene.

Per questo credo che metterò questa mia risposta nel blog, perché mi
hai stimolata a proseguire un discorso che per i miei gusti era
rimasto a metà, e te ne ringrazio.

Con affetto,

Barbara

domenica 26 settembre 2010

Poi uno si chiede cosa faccio nel weekend

Per il prossimo weekend vi dico subito che io il 2 ottobre recito e che se volete ancora vederci meglio sbrigarsi a prenotare: info@ondaitaliana.org oppure 06 2538 2491. È un teatro da camera, i posti sono limitati e chi prenota lo faccia con cognizione di causa (provare last minute si può sempre, ma non garantiamo nulla).

Quindi questo venerdì sera noi abbiamo provato. Ecco la prova.


Nel frattempo qualcuno nel weekend si è dato allo shopping e cominicamo ad avere i costumi definitivi (quello di Othello, per dirla con parole sue, è una sborata fotonica). Con le prove di questa settimana ci siamo. Poi se qualcuno fosse così carino da ricordarmi che ci riprendono e che magari facevo bene a lavarmi i capelli prima di arrivare, magari era meglio.

Poi siamo andati a prenderci una birretta In de Wildeman che è uno dei vicoli che partono dal Niuewezijds kolk e che sarebbe stato, a saperlo prima, la location ideale per la lezione sulle birre fatta con luisito per L'AIS lunedi scorso. Fresca di lezione ho deciso di provare una di quelle birre belghe a fermentazione selvaggia, una gueuze non filtrata ed è stata un'esperienza talmente interessante che adesso che l'ho fatta posso morire felice di non essermi mai fatta mancare niente, ma per quanto mi riguarda, va bene così, non ho più bisogno di riprovarci.

Poi proprio mentre stavamo cominciando, come da anni non ci capita che non abbiamo mai tempo, a raccontarci della nostra gioventù pre- e post Amsterdam, che pare che tutti, da giovani, facevamo chi più chi meno radio o teatro o musica, poi chissà perché smetti e fai dell'altro e poi per caso ricominci e ti chiedi: ma dove sono stato tutto questo tempo? e ti dici boh, e pensi di essere fortunato ad aver ricominciato seriamente, e ad avere gente che fa sul serio con te, ecco, lì con mezza pinta di sidro e la geuze dietro le ganasce mi sono alzata, ho dovuto salutare ed abbandonare, che sabato mattina toccava alzarsi presto per raggiungere i colleghi del capo al complesso olimpico di Papendal vicino Arnhem per il weekend colleghi e partner.

Che bello e faticoso come sempre (ma già che spendono dei soldi, invitarci a un weekend di svacco e basta no, tocca sempre faticare?) e io dopo i primi 10 km. in bici per i boschi mi sono arresa, sono tornata indietro perdendomi per i boschi e se dio e la funzione mappe dell'ahi-fone mi hanno salvata dal vagare per dei giorni, vuol dire che forse almeno un 25-30 km. buoni in bici me li sono fatta, e poi entrare in una stanza d'hotel che l'ho vista e mi sono detta: adesso il maschio non scappa più, questa gli spiega come voglio sistemare il futuro bagno delle femmine sfondando la parete con camera nostra, e gliel'ha spiegato, solo che è rientrato mentre pisolavo saporitamente e poi se ne è riandato a fare cose, mannaggia alla commissione organizzatrice che deve per forza fare i segreti, che a sapere che tiravano con l;'arco nn andavo in bici e mi univo, prendendomi per buona anche la partita di calcio e il resto, ma no, sono andata ad Arnhem a strafocarmi di sushi all you can eat,a girare per negozi e spender soldi da Cora Kemperman (ben spesi però) e rientrare in tempo per la cena, che si ritrovano sempre gli stessi amici simpatici a queste riunioni dei colleghi con partner, quelli con cui sto veramente bene insieme, che mi sembra dica parecchio su questa ditta e l'atmosfera che ci regna (a volte invitano gli ex-colleghi che si sono messi in proprio o sono andati a lavorare altrove, pur di rivederci).

Per fortuna dopocena, il DJ Eugene ha messo tanta di quella musica che non ci piaceva che prima abbiamo ciondolato un po'al bar e dopo ce ne siamo bellamente andati a dormire. Il lavoro che mi ero portata manco l'ho visto, mi sono svegliata la mattina troppo più presto di quanto avrei voluto per il letto troppo morbido, sono scappata a far colazione senza capo, poi rientrata, pisolato, docciato, fatto i bagagli tenendo conto che io rientravo in treno ad amsterdam per girare un filmino con una serie di sciamannati che conosco (prossimamente su youtube pure lui, se si spicciano con il montaggio, oh, ragazzi, due telecamere mica son bruscolini. Avevamo pure la tavolatta per le scene e le riprese e un'autentica ex-produttrice passata al catering che si diverte un sacco di più mi sa.)

Il capo in macchina, dopo che abbiamo cercato per 3/4 d'ora le chiavi della macchina che mi ero persa nei meandri della borsa, rifacendo e disfando i bagagli, spostando i letti ecc. è andato dai suoi a lavorare, cenare e riportarsi le belve, che mi mancano un sacco ma avessi fatto la mossa di telefonargli da giovedì.

Domani all'amica agopunturista che la volta scorsa mi trovava parecchio giù (non ti sento per niente il polso, mi dici come fai a muoverti e a respirare, per cortesia?) che le racconto?

E pensare che era l'ultimo weekend rilassante fino a novembre dal prossimo in poi, comunque la giro, ogni weekend lavoro. Ma la gente normale nel weekend cosa fa?

venerdì 24 settembre 2010

È anche un pò mio questo (Het is mien land)



La prima cosa che ho imparato nel '90, appena arrivata a Groningen, è che il motto della provincia è: er gaat niks boven Groningen (non c'è niente al di sopra di Groningen), perché è la provincia più a nord dei Paesi Bassi. E anche perché c'è questa specie di collinetta, la Hondsrugweg (la spina dorsale del cane), perché c'erano i terp, ovvero del collinette artificiali dove costruivano i villaggi, che spesso hanno ancora nel nome il suffisso - terp (Ureterp) per non bagnarsi i piedi.

Il paese piatto qui è alto e si chiama Hoogeland, la terra alta. Ogni volta che passiamo il confine tra Groningen e Drenthe, subito fuori Leek, io mi guardo queste terra basse, che pure sono alte rispetto a quelle sotto il livello del mare dove vivo, ma basse, perché basse le case, bassi gli orli di alberi in lontananza, alta l'acqua nei fossi. E sono innamorata di questo paesaggio, dove anche se non vorrei viverci mai (troppo laconici, questi del nord, e dalla provincia chiusa me ne sono andata tanti anni fa) ecco, io mi commuovo.

In questi ultimi 6 giorni l'ho fatta 4 volte la strada tra Amsterdam e nord, passando per il Flevoland con le autosrtade circondate dalle acque, l'isola di Urk che una volta prosciugato il mare si è ritrovata sollevata rispetto alle terre bonificate intorno, ma quelli di Urk l'isola ce l'hanno in testa, come gli umbri le mura del borgo.

Ieri due volte in poche ore, quasi 400 km. per portare i bambini dai nonni per il weekend, perché lì hanno il Rodermarkt, quello che una volta era la più grossa fiera boaria annuale della regione, per cui mio suocero, e suo padre prima di lui, dovevano alzarsi all'alba per controllare le bestie che venivano ammesse al centro del paese, che transennato alle vie principali diventava una immenso spazio fiera.

La fiera l'ho vista una volta sola, una delle ultime volte che mio suocero era il veterinario di servizio, ora che è rimasta la trdizione ma le bestie non si vendono più davvero, al massimo qualche cavallo. E alla fiera c'erano queste vecchine di Stavoren con il costume e le cuffiette a fiorellini che stavano ascoltando l'imbonitore degli strofinacci in microfibra. I vecchi contadini con il cappello e il bastone e la giacca di lana grossa tipo tweed, che venivano a vedere la fiera e rincontrarsi con i vicini e i parenti e i compaesani in genere.

E poi le solite cose da fiera, le giostre, le ciambelle fritte, le bancarelle e un mucchio di gente che fa casino intorno casa dei suoceri. Quest'anno me la perdo, ma i bambini sono già pronti, e anche se Ennio ieri ci è rimasto male che all'ultimo momento non rimanevo a dormire perché siamo andati in macchina, che dovevo riportare, avranno abbastanza distrazioni.

Al ritorno altri 180 km. sotto la pioggia battente, al buio, con i vetri che si appannano continuamente, le canzoni di Joan Osborne a palla e i lampi e i fulmini che a volte illuminavano di color ciclamino questo paesaggion piatto che dopo tutti questi anni è anche un po' mio e che mi commuove sempre.

La canzone qui sopra di Ede Staal l'ho sentita per la prima volta nel film De Poolse Bruid, (storia di una polacca portata per lavorare in un bordello, che scappa, viene trovata seminuda e ferita da questo contadino laconico che ha ereditato la fattoria e il mutuo dai suoi, vive solo, ha un sacco di casini con la banca, non parla, ma poi in qualche modo comunicano, si creano un meange familiare, lei cominica a rendergli accogliente la casa, poi vengono i papponi a minacciare per riprendersela, in due li fanno fuori, e poi l'autore ha litigato da matti con il regista, che quest'ultimo un accenno di happy end lo ha voluto mettere, e si è dissociato dalla fine, in cui lei torna si in Polonia, ma alla fine rientra da lui ala fattoria portandosi la figlia) che è bellissimo, tutto ambientato in questa zona, e che, la canzone si, mi commuove fino alle lacrime, anche se di questo dialetto familiare al suono non capisco una parola se non lo vedo scritto.

Het Hoogeland"
t Is de lucht achter Oethoezen, È il cielo dietro Oethoezen
t Is t torentje van Spiek, è la piccola torre di Spiek
t Is de weg van Lains noar Klooster, È la strada da Lains al Convento
En deur Westpolder langs de diek. E la bonifica ovest lungo l'argine

t Binnen de meulens en de moaren, Dentro i mulini e i bacini di sfogo
t Binnen de kerken en de börgen, Dentro le chiese e i borghetti
t Is t laand woar ik as kind, È la terra in cui da bambino
Nog niks begreep van pien of zörgen. Nulla ancora capivo di dolori o preoccupazioni

Dat is mien laand, mien Hogelaand...` Questa è la mia terra, la mia terra alta

t Is n doevetil, n dörpsstroat, È una piccionaia, la via principale
t Is n olde bakkerij È una vecchia panetteria
t Binnen de grote boerenploatsen, dentro i vecchi paesi dei contadini
Van Waarvum, Oskerd, zo noar Mij. Di Waarffum, Usquerd, verso Mij
t Is de waait, t is de hoaver, È il vento che soffia, è l'avena,
t Is t koolzoad in de blui, È la colza in fiore
t Is de horizon bie Roanum, È l'orizzonte vicino Roanum
Vlak noa n dunderbui subito dopo un temporale
Dat is mien laand, mien Hogelaand... Questa è la mia terra, la mia terra alta

t Is n mooie oavend in maai, È una bella serata di maggio
n Kou houst doeknekt in t gruinlaand, Una mucca a collo chino sulla terra verde
Ik heb veur d'eerste moal verkeren, Ho per la prima volta un'innamorata
En vuil de vonken van dien haand. E sento le scintille della sua mano
De wilde plannen dij ik haar, I progetti folli con lei
Komt sikkom niks meer van terecht, non se ne farà più nulla
Totdat de nacht van t Hogelaand, Finché la notte della terra alta
n Donker klaid over ons legt, posa una coperta scura su di noi
Dat is mien laand, mien Hogelaand... Questa è la mia terra, la mia terra alta

(La traduzione a braccio, per quello che vale e di un paio di cose non sono sicura, è mia)

martedì 21 settembre 2010

Kinderkoor


Ci avevo provato lo scorso anno ma mi avevano scoraggiata gli orari di lezione divergenti e soprattutto la sede, il capo opposto preciso della città, una zona dove volentieri mi perdo.

Poi quest'anno dopo tutte le varie prove e tentativi mi sono detta che valeva la pena di riprovarci e ieri sera ho portato i mostri a un'udizione con Caro Kindt, la direttrice del nuovo coro per bambini di Amsterdam, una robina seria collegata al conservatorio. Anche lì con l'idea: se non altro le ho tentate tutte.

Il punto è che non ho nessun corso di musica a distanza di bici da casa. E spostarsi per spostarsi, tanto vale fare sul serio. I bambini sono molto musicali, sarebbero anche interessati a imparare a suonare qualcosa, ma sono due indisciplinati unici. Cioè, a Ennio e anche a Orso fare percussioni con Jochem piaceva ma lo scorso anno ci si è messo di mezzo il maledetto calcio e non potevo spassarmi due pomeriggi al freddo e al gelo prendendone uno e riportandone un'altro, senza contare che mi costava un patrimonio al Bagel & Beans. Ho forse sbagliato a dare a Ennio l'aut aut (calcio o percussioni?) perché a Orso dopo è dispiaciuto.

Quest'anno dopo il tour de force di lezioni di prova alla scuola di musica, mi sono scoraggiata. Nessun corso è comodo, durano quelle 10 lezioni e poi ti devi riiscrivere, ricordarti di farlo per tempo, no, il gruppo è pieno, e quei corsetti del cavolo per invogliare i bambini alla musica saranno carini a 4 nni ma non ti portano da nessuna parte. E l'insegnante di chitarra che mi è sembrata completamente indifferente al fatto che Ennio sia mancino ("Intanto cominciano tutti insieme uguale per la coordinazione", si e intanto tu comincia a stirare con l'altra mano e alla fine della settimana contiamo le scottature), ma io un insegnante di chitarra mancino dove mi metto a trovarlo, che la vita già mi insegue?

Insomma, esausta solo dale lezioni di prova e dal fallimento del coretto per bambini a Watergraafsmeer, avevo deciso di darci ace fino a dicembre, poi c'è lo stop invernale del calcio e magari ci avanza fiato per pensare a qualcosa di nuovo.

Intanto però avevo preso appuntamento per il pacchetto-prova del coro,perché per me la cosa fondamentale è che i bambini imparino a leggere la musica, mi sembra altrettanto fondamentale come mio dovere educativo quanto il fatto che imparino a scrivere e a nuotare. E questo coro non solo lo tengo d'occhio dallo scorso anno, ma anche il mio maestro di canto, che dopo un paio di tentativi fallimentari di lezioni private con Ennio, che il mix piano-canto con Ronald gli piaceva pure, ma era esausto perché lo avevamo incastrato tra scuola e calcio, sempre correndo per arrivare in tempo, no, era un po' troppo, me lo ha detto lui e aveva ragione.

E Orso fceva l'anarchico e recalcitrava fingendo che non gliene fregasse assolutamente niente anche se quel bambino lì non fa altro che cantare, ogni tanto si inventa dei motivetti carini, altre volte lancia un testo a base di fuckyou su melodie note, robe del genere.

E Ronald stesso lo aveva detto: mettilo in un coro, si diverte di più. E poi era stato a una giornata di formazione per insegnanti e aveva sentito Caro descrivere il loro approccio e mi aveva scritto al volo: mandalo lì che fanno cose bellissime, ma lo scorso anno eravamo già strapieni e stanchi (maledetto calcio).

Caro i bambini li sa proprio prendere. Li ha ascoltati uno alla volta (a un certo punto ho buttato fuori Orso che faceva teatro e disturbava). Ha spiegato a Ennio che c'è chi nasce con una bella voce e chi si deve esercitare molto, ma che lui ce l'ha bella e conviene che ci faccia qualcosa. Che hanno appena avviato un coro di ragazzi e lei vorrebbe averlo lì, due volte alla settimana di cui una in Conservatorio. Gli ha fatto una piccola lezione di lettura musicale e lui ha afferrato al volo il concetto, grazie a Jochem che gli aveva insegnato a leggere almeno i ritmi, se non ancora le note. E faranno anche solfeggio con un insegnante a parte.

"In questo coro ci sono 180 bambini divisi in gruppetti a seconda del livello, ma devi vederlo veramente come top sport se continui per abbastanza tempo. Siamo un gruppo e il gruppo conta su di te, quindi devi venire alle prove ed esercitarti a casa. Poi abbiamo i weekend fuori a provare, e quelli più bravi vanno a cantare fuori, andiamo anche all'estero."
"Io non voglio cantare su un palco".

Orso nonostante la sua stupida timidezza che lo fa comportare da stupidino, ha fatto, quando gli è toccato, tutto quello che doveva fare.
"Mi canti una canzone?"
"Non la so".
"Orso, potresti cantare Berend Botje, quella la sai".
"Posso cantarne una con delle parole molto scostumate?"
"No, quella assolutamente no".
"Potrei cantare Henry Hudson" (che è identica a Brend botje, cambiano un paio di nomi, tanto per capirci sull'elemento).
"Se preferisci che io non ti ascolto, esco".
"Si".

Poi l'ho ascoltato dietro la porta ha cantato tutto anche se si vergognava, perché così è questo figlio mio, si vergogna e allora fa il duro.

Può cominciare con i Piccoli, la lezione prima del fratello deo gratias ci vado una volta sola, deve però comportarsi bene altrimenti lo buttano fuori, ma sono sicura che se fa le prime due lezioni del pacchetto prova poi gli viene voglia e per il desiderio di non essere messo da parte magari si sforza.
"Se vai sotto quella prima scorza, in realtà lui ha tanta voglia di cantare, ce la farà benissimo e Manna che è la maestra di quel gruppo li sa motivare molto questi piccolini" ha detto Caro, mentre Orso dopo alcune prove finalmente aveva capito come funziona il diapason e non la smetteva più di farlo risuonare e appoggiarselo sulla testa per sentire il la.

Ecco, io sono una di quelle madri che basta che mi mettono a credere di aver capito di che pasta sono i miei figli, basta, sono comprata, potete farmi quello che volete.

Il capo esausto era appena rientrato e stava cenando quando siamo rientrati.
"Costa così tanto? Ma che è, un coro per quei bambini ricchi di Amsterdam Zuid? Mica so se ce lo possiamo permettere".

Io al momento ho pensato quanti soldi i miei hanno investito nelle lezioni di musica mie e di quella campana sorda di mio fratello. E a quanto poco ci abbiamo fatto, ma la musica la sappiamo leggere, al contrario del capo che non ci è mai voluto andare, ed è un peccato perché ha un orecchio e una passione per la musica più di me. Anche a sua madre ancora dispiace.

Poi ho pensato che risparmierei sulle pulizie e me le faccio io. Che se li tolgo dal doposcuola il venerdi, cosa che comunque volevo fare e adesso con le prove del venerdì viene pure bene, risparmio dei soldi. Che se necessario li chiedo alle nonne al posto di tanti piccoli regali inutili per compleanni e feste comandate. Che posso sempre ridiventare astemia. Al limite, toh, non li porto in Italia a ottobre.

Poi ci ho ripensato, ricalcolato e mi sono resa conto che al mese costa solo un pochino di più del nuoto. E allora chi se ne frega, preferisco un affogato che sappia leggere la musica che un galleggiante analfabeta. Ognuno fa dei figli quello che può (e spero sinceramente che il coro prenda il posto del maledetto calcio, che non ne posso più).

lunedì 20 settembre 2010

Mixed Grillo

Grillo racconta la sua visione dell'Europa agli olandesi, e non è male, me lo ha un pelino riabilitato. Perché come comico mi piace, ma usa le stesse modalità comunicative di quell'altro e allora mi dici dove sta la differenza?

Guardatevelo qui questo documentario della VPRO, tanto quello che dice lui lo capite anche con i sottotitoli. Bella questa serie, devo dire.
http://tegenlicht.vpro.nl/afleveringen/2010-2011/aanval-op-europa/toekomst-europa-Beppe-grillo.html

Pietre miliari

Oggi finalmente Gnorpo One ci è riuscito: sta male sul serio. Dopo settimane in cui ogni mattina era una ricerca ansiosa alla malattia più plausibile pur di restare a casa, e massaggi dell'anima miei e del capo, e poi andava a scuola rassegnato ma tre secondi dopo da dietro la vetrata lo vedevamo ridere e giocare e ci rasseneravamo pure noi, ecco stamattina mi è arrivato nel lettone prestissimo, puzzolente e acciaccato e una qualche maledizione di Montezuma deve averlo beccato, perché da ieri sera ha la diarrea.

E purtroppo sta male proprio uno di quei giorni in cui io lavoro e non posso più farmi sostituire a quest'ora. Fino alle 14, però.

Così gli ho fatto un bidone di te al tiglio e miele, gli ho preso i panini freschi, ho allertato la vicina (manca solo la guardia civile), gli abbiamo raccomandato di non aprire a nessuno, anzi se lo è raccomandato da solo dicendo che prima va a vedere dal balcone chi è. Per salvare capra e cavoli gli ho detto semplicemente di nn rispondere e basta.

Una coccola al volo e poi via, per un'altra giornata di patemi come solo noi madri sappiamo fare.

(Si, lo so che è grande, responsabile, che passerà la mattina a leggere e fare i giochini, ma mi sembra tanto piccolo e in fondo sta male sul serio, che ci posso fare? Io avevo persino considerato l'opzione di vestirlo, prendere una caterva di giornalini e portarmelo all'Hilton, dove si può installare su uno di quei divanetti nascosti nei corridoio, o stare con noi e farsi un giretto ogni tanto. Ma se sta male meglio che resti a casa.)

domenica 19 settembre 2010

Sempre lui

Mia cognata ungherese, povera donna, che è pure incinta e ci vuole poco per impressionarsi, sta ancora stranita.

Ieri mattina dai nonni segue il figlio duenne in camera dei cuginetti (i miei) per dargli il benvenuto e da un certo individuo specifico si sente bofonchiare come salutoi del mattino:
"What the f**k?"

Poi dicono che i bambini di oggi imparano subito le lingue.

Oggi pomeriggio, mentre seduto in terra davanti alla porta aperta si metteva le scarpe per uscire, predicava a Porky, un bassottino sedicenne più pestifero di lui ereditato da mia suocera, che non gli sembrava vero svincolare e farsi un giro fuori, sapendo che non può:
"Porky sta cercando di andare dalla sua padrona".

E poi voltandosi verso il cane con voce forte e determinata:
"Porky, la tua padrona è MORTA".

Una povera madre non fa a tempo a scendere a patti con i presunti disturbi di figlio 1, che figlio 2 decide di recuperare il terreno perduto.

Spero comunque che voialtri abbiate trascorso un bel weekend rilassante come il nostro in campagna. Che ogni volta che mi trovo su, in autunno, inverno, primavera o estate, mi viene sempre la tentazione di cambiar vita e stressarmi di meno, pensando all'idillio del paesino. Per fortuna dopo 3 giorni di mal di testa (troppo poco stress, evidentemente mi fa male) e grandi pisoli, mi passa.

venerdì 17 settembre 2010

"Lei scrive cose su di me, mi piace", 'Il nostro è un rapporto di tipo intellettuale"

Ecco, se qualcuno capitasse qui oggi per la prima volta, questo mi sembra un ottimo riassunto delle puntate precedenti. È l'intervista che il quotidiano Het Parool di ieri ci ha fatto per la rubrica settimanale: Genitore e figlio.

(Onestamente, da quando ci hanno intervistati mi sono chiesta se Ennio avrebbe detto cose che ci avrebbero mandato per direttissima le assistenti sociali a casa. Interessante quello che tuo figlio racconta di te a un`estranea.

(la foto in versione veri duri è di Harmen de Jong: http://www.harmendejong.nl)
(Ennio, 8 anni)Mia madre è italiana e mio padre olandese. Con mia madre parlo soprattutto italiano, ma l'olandese lo so meglio. Prima mio padre non parlava italiano tanto bene, ma poi gli ho insegnato un paio di parole e improvvisamente è migliorato molto.

Ogni estate andiamo in vacanza in Italia, in macchina ascoltiamo gli audiolibri di Harry Potter. Quest'anno abbiamo ascoltato Crociata in jeans. A me e a mio fratello piccolo piace ascoltare gli stessi libri, ma io leggo libri molto più difficili. Mi piace un sacco Topolino ma lui non può ancora leggerlo.

In Italia abbiamo dormito da mia nonna, che ci aveva preso in affitto un appartamento. Una volta avevamo una casa, ma adesso si è tutta rotta per via del terremoto dello scorso anno. Non possiamo più dormirci, ma ci siamo entrati. Durante il terremoto io ero in Olanda e per fortuna anche nonna era appena arrivata in Olanda, altrimenti finiva sotto le pietre.

Durante le vacanze a volte sono stato a scuola in Italia, è stato bello. Non potevo capire tutto, ma è anche vero che non dovevo fare quasi niente. E siccome ero in vacanza non dovevo fare i compiti. Le scuole lì sono molto diverse, i bambini o pranzano a scuola, o vanno a casa prima di pranzo, ma poi devono anche fare i compiti a casa. E tornarci anche il sabato.

A scuola vado alla De Kleine Kapitein in Java Eiland, ma abito a Noord. Prima sono andato in un'altra scuola ma non mi sono trovato bene e poi sono venuto in questa scuola. Quando ero nel gruppo 3 abbiamo traslocato a Noord. I miei genitori vogliono che l'anno prossimo vado a una scuola a Noord, ma non sono molto contento. Lì non ho nessun amico.

A mia madre piace il teatro. Poi non ho molte cose da dire su di lei. Dà lezioni di cucina. Ed è molto allegra, ma a volte a teatro magari deve far finta di essere triste.

Ogni giorno a cena ci diciamo qual'era la cosa più bella e quella più brutta della giornata. Qualche volta ce lo dimentichiamo, ma poi qualcuno se lo ricorda e dobbiamo farlo. Io lo trovo noioso, perché allora non possiamo giocare con i lego. Oppure non so cosa raccontare. Mia madre invece si, ha anche un blog. Ci scrive cose, anche su di me. E questo mi piace.

Che voglio fare da grande? Io penso che farò il senzatetto. Non so perché lo penso. Mi sono anche immaginato che quando i miei genitori muoiono, io vengo ad abitare qui.

(Barbara, 43 anni) Cerco di rendere i miei figli indipendenti, lo considero il mio dovere di madre fare in modo che i tuoi figli possano cavarsela nella vita anche senza di te.

L'anno scorso ho detto a Ennio: fra undici anni vai a vivere da solo ed avrai una casetta tua. Mi ha risposto che sarebbe rimasto a vivere qui e che voleva fare il casalingo. A partire dal suo ottavo compleanno cerco di insegnargli a cucinare una volta alla settimana. In realtà finora è stato un fallimento, ci rifaremo in futuro. A scuola ha imparato a fare qualche cosetta per l'aperitivo, tipo le uova sode con la maionese, questo tipo di cose sa farle. In questo momento Ennio è in una fase di crescita, vuole tutto e niente, e io lo lascio libero di decidere cosa vuole dalla vita.

Nella nostra casa in Italia davo lezioni di cucina, ma adesso con il terremoto si è danneggiata. La casa l'abbiamo ricomprata quando sono nati i bambini, improvvisamente volevo che avessero un posto in Italia in cui stare insieme. A causa delle lesioni non possiamo entrarci e le riparazioni andranno per le lunghe.

Berend e io siamo linguisti di formazione e facciamo del nostro meglio per trasmettere l'italiano ai bambini. Un paio di volte li ho mandati a scuola in Italia e i progressi sono veramente enormi.

Io stessa sono figlia di una madre polacca e di un padre italiano. Non ho mai voluto diventare la madre italiana protettiva e superpreoccupata che sta sempre a strillare "non correre che cadi, non giocare, che sudi". Ma quello che sicuramente non voglio trasmettere ai bambini è questo culto della medietà tipicamente olandese, "fai normale che è fin troppo eccentrico quello". In quanto famiglia mista non
saremo mai la famiglia media.

In Ennio riconosco delle cose di me. Lui è sensibile e fragile, ma contemporaneamente ha questo forte senso di appartenenza al gruppo. Per me questo culto del gruppo così tipicamente italiano l'ho sempre trovato troppo pesante, ma dopo il terremoto mi sono anche resa conto che il posto da cui vengo può determinare moltissimo chi sono.

Lui è un bambino che può esprimere tutto a parole e io cerco di incoraggiarlo in questo. In questo periodo pensa molto alla morte. È un bambino felice, ma riflette molto sulle cose. Mentre con Orso è una cosa di sentimenti, con Ennio ho più un rapporto di tipo intellettuale.

Ormai sono due anni che abitiamo a Noord, ma ancora non ci siamo ambientati. Ci sono parecchi bambini qui a Noord che vanno a scuola a Java Eiland perché è la scuola a indirizzo Dalton più vicina. Se ci sarà posto dall'anno prossimo andrà probabilmente alla Montessori qui a Noord e penso che i nuovi amici verranno da sé.

Il compleanno delle maestre e weekend incombente


Le maestre del doposcuola hanno deciso di organizzare una festa collettiva di compleanno e hanno invitato ieri tutti i bambini e genitori, anche quelli che il giovedì non ci vanno.

E così proprio ieri che speravo di riportarmeli a casa e dimenticare il mondo fino a sera(e sono arrivata in ritardo a prenderli, in quanto mattina spostarella e trafficata, ma la maestra di Ennio manco se ne è accorta in quanto lui era trattenuto in classe per finire dei compiti su cui aveva folleggiato), abbiamo avuto giusto il tempo di rientrare, fare merenda, travestirci (che al compleanno della maestra si può andare a scuola in costume), ritrascinare Orso fuori che voleva portarsi costruzioni complicatissime, enormi ed instabili di lego per farle vedere e ogni volta c'è una discussione ed arrivare alla festa.

Abbiamo persino comprato le rose arancioni per le maestre (nuova discussione con Orso, che voleva un bouquet specialissimo e a parte per Anouk, suo amore dal nido e adesso se la ritrova al doposcuola magnum cum gaudio, ma non se ne è fatto nulla).

Ce ne siamo tenute 4 per noi in macchina + una per Dafna, da cui sarei passata in libreria a comprare het Parool, un quotidiano del pomeriggio (che io la mattina entro in edicola tutta zompettante, perché io e Ennio siamo stati intervistati per la rubrica "genitore e figlio" e me ne sono scordata già due volte che esce oggi e mi fanno non c'è, esce di pomeriggio, e poi io tra una corsa e l'altra me ne ero dimenticata, per fortuna ho chiamato Dafna per un ordine di grammatiche tedesche per un corso che mi comincia la settimana prossima e lei mi fa: siete bellissimi nella foto e io: mettimene da parteee 5 copieeee, ma ne aveva una sola).

E Orso fa: ma se le regali la rosa il giornale non te lo fa pagare e io noooo, il giornale devo pagarlo, che c'entra, tranne che aveva ragione lui e me l'ha regalato.

Insomma, entriamo al doposcuola e c'era il mago dei palloncini che me li ha forniti di sciabole (Ennio era vestito da cavaliere completo di spada di legno insanguinata e scudo, Orso da inventore con il grembiulino bianco da asilo mai usto e comprato da me per nostralgia core de mamma i miei figli mai avranno un grembiulino, e con un lego poco complesso in tasca), il dj che quando li sono andata a riprendere mandava musica mente le maestre scopavano le stelle filanti da terra e ballavano, Ennio in palestra dove c'era il tappetone trampolino messo lì p[er la testa insieme al toro, che era una specie di tiro alla fune ma non ho capito bene cosa, Orso con la testa infilata in un armadio a muro che leggeva un giornalino dimentico di tutti.

Ci è piaciuto, il compleanno delle maestre. Poi di corsa a casa, che il capo alle 19 aveva la riunione consiglio genitori, i due ospiti avevano trovato casa e andavano traslocati, poi siamo andti a cena in un tapas bar carinissimo che aesso ve lo spiego bene:

Café Dos
Marnixstraat angolo Willemstraat

che oltre alle tapas buone assai e la vista idilliaca dai finestroni, hanno un sacco di libri per bambini, le matite per colorare e il barista pescarese e cosa vogliamo di più?

Se non che in fase scarico e salita masserizia all'ospite padre hanno fatto sparire la borsa con il computer che uno bestemmia, pensa al file segreto con tuttele passord e i codici pin criptati ma sempre lì a portata di tutti, e soprattutto il trauma che ti voltei un attimo e non c'è nessuno nei paraggi e tracchete. che è sempre un trauma anche se purtroppo fa parte della sindrome da emigrazione che i primi tempi tutte le sfighe sono le tue perché sei troppo preso a guardare, assorbire, organizzarti e sopravvivere per stare attento alle cose a cui normalmente neanche devi badare perché le hai che vanno autonomamente.

Basta? Basta, perché siamo crollati a dormire come dei sassi. E oggi partiamo per il weekend dai nonni per festeggiare il nonno compleannardo, e quindi fino a lunedi non ci sentiamo.

Divertitevi pure voi questo weekend.

martedì 14 settembre 2010

"I bambini mi odiano"

"Isis mi racconta sempre quanto la fa ridere Ennio a scuola", mi fa una collega madre mentre ce li riprendiamo daldoposcuola il venerdì pomeriggio, che mancano tre minuti alla chiusura eppure ci vorrebbe un carrarmato per trascinarli fuori.

Mi fa piacere. Ennio è vero che ha questa strategia di accettazione di fare il clown, però si capisce che in qualche modo funziona.

Mi ricorda mio padre in collegio, il ragazzino più piccolo e magro di tutti, zoppo e orfano, che per difendersi e farsi amici i grandi si era:
a) specializzato in aprire i lucchetti degli armadietti, perché tutti, ma proprio tutti prima o poi si perdevano la chiave ed erano costretti a farsi aiutare da lui
b) faceva il simpatico e lo spiritoso ed è stato per tutta la vita l'anima delle feste. Poi uno dice Mendel.

Però lo stesso Ennio è da lunedi scorso che ogni mattina ne ha una. Si capisce che non vuole andare a scuola e ogni volta bisogna massaggiargli l'anima, e a me dispiace, e gli racconto che anch'io a scuola mi maltrattavano, ma che avevo anche degli amici con cui mi divertitivo. Lo sa, gli interessa, ma non gli risolve il problema contingente.

Ieri, dramma.
"Vieni a vestirti nel lettone che ne parliamo".
"Io non voglio andare a scuola".
Me lo coccolo, lo accarezzo, lo cullo, lo massaggio, gli spiego che devo andare a lavorare fuori Amsterdam e che se non sta platealmente male non può restare a casa. Gli chiedo qual'è veramente il problema.
"I bambini mi odiano".
La mia prima reazione è di compiacimento per la scelta lessicale, perché ce la stiamo facendo tutta in italiano. La seconda reazione è: finalmente che esce fuori, perché core de mamma, è chiaro che l'ho sempre sospettata una cosa del genere.
"Quali bambini esattamente?"
"Grlbl, blrgl blrbleg" mastica nel lenzuolo.
"Amore, io così non ti capisco, dai ripetimelo" (signore dammi la pazienza e meno male che oggi devo esserci alle 9.30 e non prima, dove devo essere).
"Capo, vieni a sentire".
"Ennio, dai, diccelo".
"I bambini più grandi" e quelli li conosco tutti, ce ne sono un paio in effetti.
"Che ti fanno?"
Insomma, pare lo prendano in giro e lo deridano, ordinaria amministrazione. Magari lo ignorano e basta.
"E poi anche in classe mia A, B, C e D".
Pure D, ma come, erano amici, ci siamo persino trovati simpatici noi genitori e che è, è stato pure al suo compleanno.
Il capo annuisce. Si, ha capito di cosa stanno parlando.

"Senti, ci sono due cose: ci sono dei bambini che maltrattano gli altri a scuola e quelli sono semplicemente stronzi, capita. Spesso ce ne sono altri che li seguono, o comunque non ti difendono semplicemente perché hanno paura. Hanno paura che poi vengono presi di mira loro".
Eh, figlio mio, le dinamiche di gruppo, che cosa complicata.
"Poi c'è un'altra cosa: ci sono dele maestre e dei maestri speciali che aiutano i bambini a imparare a rispondergli a quelli che ti prendono in giro. Lo sai che me l'ha detto la maestra Colinda tanto tempo fa, se ci volevi andare, perché possono insegnarti dei trucchi per difenderti".
Mi sembra interessato.

Poi a scuola tre secondi dopo entrato lo vedevo giocare, scherzare e ridere, e al volo ho avvertito la maestra che ci sono state delle crisi (ne avevamo parlato tempo fa), che finalmente ha detto che dipende dagli altri bambini e lei mi ha promesso di starci attenta.

"Capo, ho fatto bene a dirgli dello psicologo?"
"Si, ma io pensavo, se la situazione escala, di parlarne con la coordinatrice interna. Perché quel gruppetto lì in classe sua ha preso veramente di mira S. e credo che Ennio segua di conseguenza. E la scuola deve saperlo e fare qualcosa".

S. è l'amichetto preferito, un bambino d'oro, intelligente, sensibile, curioso. E con i genitori che hanno appena divorziato e anche se ha l'aria serena a casa nostra verso sera non si sente tranquillo da rimanere a dormire e delle volte lo vedo triste anche lui.

"Senti, seguiamo entrambi i percorsi. La scuola quando serve la metteremo di mezzo, ma sono 4 anni ormai che ci giriamo intorno, proviamo a chiedere consiglio a qualcuno".

Prché l'altra cosa che ho fatto a tempo a raccontargli ieri mattina è che da qualche mese da una maestra così che mi fa fare gli esercizi per non arrabbiarmi e non offendermi più ci sto andando anch'io, che mi sta davvero aiutando e che forse ne possiamo trovare una apposta per i bambini.

Mi è sembrato interessato. L'impegnativa del medico di famiglia e la lista di indirizzi ce l'ho da qualche parte, adesso toccherà ritrovarla.

(Continuo a pensare che forse sia esagerato portare un bambino dallo psicologo perché è eccessivamente sensibile, ma se io a 43 anni vedo risultati strabilianti dopo relativamente poche sedute e mi sento più sicura di me e vivo e comunico meglio, perché fargli fare tutta la via crucis anche a lui? Because it builds charachter? Non so, troppo carattere forse fa male pure lui).

domenica 12 settembre 2010

Famiglie con due mamme: cosa gli chiedereste?

Ongi tanto mi capita in blog, forum e altro spezzare una lancia sulle coppie di donne che a un certo punto decidono di riprodursi tramite donatore e creare una famiglia con due mamme. perché a scuola ne abbiamo una in ogni classe dei figli e a me non sembra che queste mamme siano meno mamme di tutte le altre, come non mi sembra che ai loro figli manchi qualcosa o siano meno felici e spensierati degli altri.

Poi è uscita fuori tutta la discussione su Gianna Nannini e il si e il no eccetera, e a me è venuto in mente di intervistarle queste coppie di mamme, con cui passiamo sempre sotto silenzio la cosa e non ne parliamo, anche perché ci incontriamo sempre e solo davanti alla scuola e magari non c'è occasione.

Solo che oggi abbiamo fatto il pic-nic dei vecchi vicini di Java Eiland e addirittura dalla Frisia sono venute le prime due mamme senza papà che abbiamo conosciuto, che hanno prima avuto un bimbo poco più grande di orso, e poi due gemelli, e poi sono andate a vivere in campagna, come mi dicono che fanno spesso le coppie lesbiche che si danno alla vita bucolica. E io che mi chiedo sempre che tipo di accettazione abbiano in campagna rispetto alla grande città Amsterdam.

Queste due madri le ho sempre frequentate e coltivate pochissimo, ma erano molto amiche nonché vicine della mia amica M. quindi un po' di fatti loro li so. Secondo l'amica M. si vedeva che la madre che li aveva partoriti aveva preso il ruolo di mamma mentre l'altra faceva un po' da papà. Io questa impressione non l'avevo e la prendo con le molle perché M. è una che ha spesso idee strane, ma che ci vogliamo fare, ognuno ha le sue.

E poi ho sempre il complesso dell'impicciona, nonché quello del confessore e quindi tendo a non volerle chiedere le cose a meno che non vengano a raccontarmele. Però qualcuno meno discreto di me delle domande oggi deve averle fatte e ho sentito portata dal vento la parola 'donatore'.

Allora poi mi sono decisa e ho chiasto alla mamma due se le poteva interessare partecipare a un'intervista, isnomma, tutto il progetto che io le mando delle domande sulla loro decisione, i criteri di scelta, le eventueli difficoltà, fonti di informazioni, e poi anche la vita dopo con i bambini, se si sono sentite stigmatizzate, se i bambini hanno cominicato a fare domande, cose del genere. Perché è comunque una scelta di maternità molto consapevole e ragionata, mi sembra, se devi metter su tutto l'ambaradan.

Lei ne è stata entusiasta, quindi intanto ci voglio pensare molto bene alle domande che vorrei fare a loro e poi alle altre due famiglie che conosco, perché penso che quello che qui è una cosa comunque relativamente accettata, soprattutto come riconoscimento legale della famiglia, intendo (ma non so i dettagli) da noi è talmente tanto fantascienza che manco sulla questione Nannini si affrontano le domande vere.

Insomma, se anche a voi vengono in mente delle cose da chiedere in modo civile ed educato, cominciate a mettermele tra i commenti le vostre domande che poi rielaboro.

sabato 11 settembre 2010

Cenare senza cucinare

Bene, si può. Detto da quella che no, assolutamente, pacchetti, barattoli, robe prepronte, premasticate, predigerite e piene di E-numeri sospetti che nessuno ti dice cosa sono e quanto male ti fanno (e per chi legge l'olandese o il francese, c'è una guida fenomenale, in Olanda pubblicata dalla rivista Bouillon! che adesso esiste anche come applicazione i-phone, e che ti dice esattamente cosa sono quei numeri europei, e se ricerche hanno dimostrato se sono innocui, meglio lasciarli perdere, o non si sa bene quindi arrangiati).

Ma dicevo.

Settimana dura, anzi durissima, si rilavora, il libro autoprodotto sulle ricette e racconti abruzzesi di famiglia preme come un pazzo per venir fuori e tocca assecondarlo nei ritagli di tempo, le attività pomeridiane ricominciano e sappiamo che fare le lezioni di prova è peggio che poi portarceli definitivamente, tocca approntare la logistica. Mercoledì 4 lezioni da mezzora alla scuola di musica e io avanti e indré dalla macchina alla scuola per cambiargli aula, scambiare mezza parola con gli insegnanti ecc. Alle 18.30 mi sono addormentata sul divano della sala d'aspetto a nuoto mentre gli altri genitori parlavano di scuola calcio. Mi ha svegliata una telefonata).

Ma che tté faaa na poooora mammme? Come diceva la povera zia Vittoria.

Insomma, la povera mamma venerdì pomeriggio, grazia al capo che mette la macchina a disposizione, ne approfitta per mettersi in coda nel traffico per comprare calzoncini sportivi alle belve, che non se ne può più del patema mercoledi e venerdi 'azzo hanno ginnastica, dove sa la roba, e la roba non si trova. E belva One è in brache di tela e qualche paio di pantaloni e magliette a maniche lunghe non guastano. Belva Two ha ereditato e per ora non so ma ha 'armadio strapieno, occupato dall'ospite, quindi una bonifica la rimando a dopo.

Sono finita al Maxis, l'unica cosa che ho qui sottomano che assomiglia a quei centri commerciali dove arrivi solo in macchina, trovi di tutto di più per la spesa più il Burger King (una volta avevano la nursery, ora non più) e l'autolavaggio. Dov non paghi parcheggio. Dove oltre a due negozi di robe sportive, due supermercati, l'Hema, il Toy R Us, un gigante dell'animale domestico in cui non sono mai entrata, un paio di elettordomestici, trovo Villa Happ che è un negozio di vestiti per bambini un pelino più fighetto dei miei soliti H7M, C&A ndove non vado mai, ma stavolta ci sono andata e non avevano niente per los belvos.

Sbrigo tutto, mission accomplished e gli ultimi 10 minuti li dedico allo Xenos, un negozio che mi è difficile definire merceologicamente, ma dove mi diverto da pazzi sempre. E in cui compro accessori sparsi per il nostro hobby di infilar perline, 5 ometti in legno dimensione bambini tutti e cinque di un colore diverso, un contenitore in plastica da frigo con valvola per micrononde per le insalate al lavoro del capo, che di solito è costretto a dividerlo in due scatole, varie ed eventuali. E un pacco di tortillas e un barattolo di refritos, fagioli già conditi. Mi astengo da guacamole in barattolo e salsa nacho cheese, tanto a casa Orso la sostituisce con un resto di pesto fatto l'altroieri che sta ad appassire in frigo, scaldiamo le tortillas e i fagioli al microonde, le metto a tavola con il pesto, la mia labna fatta in casa e i cetrioli affettati ed ecco una cena completa di tutto, compresi i numeri E pronta in 4 minuti.

Ed io ancora a sorprendermi dov'è che sbaglio certe volte, perché stavolta se la sono sbafata tutti e due nonostante le proteste preliminari (a me la cucina messicana non piace) ed io meravigliata che la vita sia così semplice, ad aprire barattoli.

E voialtri a cosa ricorrete per le cene quando proprio non je la fate più?

giovedì 9 settembre 2010

Auguri ai figli di Abramo

Oggi è sia Rosh Hashanah, capodanno ebraico, che la festa della fine del Ramadan Id al-Fitr. Non capita spesso che coincidano, ma vedi che gli anni lunari prima o poi si incrociano.

Auguri a tutti gli interessati.

mercoledì 8 settembre 2010

Ma che fanno a scuola?

Alla scuola piace tenere i genitori occupati, ma non troppo e noi siamo il tipo di genitori che si impicciano volentieri. Questo giovedì è l'ultima volta che aiuto fissa alla sorveglianza a pranzo perché non ho più tempo: mi piace abbastanza, sono forse anche una delle poche che non si fa problemi a riprendere i grandi quando partono per la tangente (un sacco di madri si sono stufate persino di mettercisi a discutere, visto l'ormone che impazza e loro che rispondono e che, se li riporti dalle maestre dicendogli che sono indisciplinati, ce ne sono un paio che ti cominciano: ma come, se è un bambino tanto buono, per tacere dei genitori. Io lo renderei obbligatorio per i genitori due volte l'anno per bambino, tanto perché si rendano conto e così costerebbe di meno, ma la direttrice dice di si ma non vuole e allora si arrangi).

È una scocciatura perché tra andare e tornare mi porta via anche tre ore e di solito piove. Ma mi dispiace perché così conosci i bambini, ai miei figli piace vedermi lì a fare il capo e poi stavolta ci sono i piccoli, quelli più piccoli dei miei, e a me questi 4- e 5-enni fanno troppa tenerezza.

Come quello che l'altro giorno mi ha chiesto se poteva sedersi sulla panchina in corridoio, perché non voleva giocare, voleva star solo lì a riposarsi vicino a un altro piccolo, e mi riarrotolavano a turno il rotolo di cara igienica per quelli che vanno in bagno. E stava lì a dondolare due piedini che manco toccano terra. Perché una scuola del genere ai bambini piace, ma li stanca da matti. Poi si abituano e gli passa.



Il capo negli ultimi giorni ha invece aiutato ad organizzare la prima serata informazioni per i genitori e ci siamo andati ieri, mente Pietro ci teneva le belve facendole suonare e giocando a scacchi con Ennio.

Significa che i genitori vengono accolti con caffé, te, succo di frutta e biscottini e vengono informati di cosa accadrà nel corso dell'anno. A cosa serve il comitato genitori, chi vuole dare una mano e per esempio viene a leggere ad alta voce ai bambini), presentare il bilancio del contributo annuale (per le feste, le gite e i regali di Sinterklaas, che si pagano una volta sola e non ad hoc) e di quello per la sorveglianza durante il pranzo.

Poi ognuno va nelle classi dei figli per sentire cosa impareranno, con quale metodo, sfogliano i libri, si sceglie il volontario che fa da contatto e mette insieme i genitri che si offrono di accompagnare alle gite, aiutare per varie cose, si fanno le liste di indirizzi ecc. E si fanno domande e si conoscono le maestre, che siccome cambiano di anno in anno, male nno fa.

Il tutto tenendo presente che la settimana scorsa abbiamo fatto il colloquio iniziale individuale in cui si parla del bambino e si concorda l'approccio migliore se ci sono cose da segnalare, in modo che casa e scuola siano sulla stessa linea o quantomeno concordino di non esserlo e dio provvede.

A me, lo dico subito, hanno impressionato le lavagne elettroniche. Sembrano delle semplici lavagne bianche a pennarelli che all'occorrenza fanno da schermo per un beamer che ci sta sopra. Ma in realta una volta collegate funzionano da megaschermo del computer con touch screen. La maestra ci apriva e chiudeva per esempio gli esempi del piano settimanale dei bambini toccando la lavagna, e apriva altri documenti toccandoli. Poi magari sul documento proiettato scriveva cose in pennarelli colorati, o anche solo con il dito. LA VOGLIOOOOOOOOOO.

Ora è vero che abbiamo una scuola nuova di pacca e con aule grandi. Ma voglio dire, è una cosa meravigliosa proprio come vengono pensate le aule. Io non lo sapevo, ma ho scoperto che l'altezza di banchi e sedie varia e le varie misure sono contrassegnate da tappi di un colore specifico. Ennio adesso è arrivato al verde. Cioè, mano a mano che il bambino cresce sale di colore, così sa sempre, anche in una nuova disposizione dell'aula, quale misura fa per lui. Per me è strabiliante, che vi devo dire.

Il metodo Dalton prevede una pianificazione individuale settimanale divisa tra i momenti di istruzione con la maestra, lavoro individuale, di coppia e di gruppo durante il quale la maestra gira per i banchi. Ogni bambino ha un cubo di legno col semaforo per indicare se sta lavorando e non vuole essere disturbato (rosso), sta lavorando ma vuole fare domande (punto interrogativo) o se lo si può coinvolgere in altro (verde).

I tavoli sono riuniti in gruppetti da 4 a 6, ci sono poi altri due banchi con il computer che l'altro giorno a ricreazione due signori con un foglietto che riassumeva le mancanze e i problemi di ogni aula venivano ad aggiustare, il tavolo per l'istruzione con la maestra e la cattedra con il suo computer sopra, messa in un angolo. Una libreria con tutte le copie dei metodi che usano, mentre i quaderni di calligrafia, composizione ecc. se li tengono insieme ai tesori in due cassetti nel banco. La scuola gli passa tutto, la mattina nello zaino tocca mettergli solo merenda e pranzo, e gli indumenti e l'asciugamano per ginnastica il mercoledi e venerdi.

I corridoi sono ampi e attrezzati: al primo piano c'è una piccola biblioteca scolastica vicino a quelli dai 6 agli 8 anni, al piano di sopra un tavolo a serpentono che 8 computer per i grandi. Tra le aule della materna invece sono piazzate della casette in laminato per entrare, uscire, giocare o stare in pace dal mondo.

Chi si comporta particolarmente bene può uscire in corridoio a fare i suoi lavoretti.

Le maestre una volta usciti i bambini alle 14.30 passano il pomeriggio a rimettere a posto l'aula, preparare il materiale per il giorno dopo, correggere, fare schede. Certe volte arrivo a riprendermi i bambini dal doposcuola alle 18.30 e ancora stanno lì, per non parlare delle sere in cui appunto ci ricevono o si organizzano altre cose.

Ieri alla fine ci è toccato a tutti rimettere a posto i bellissimi banchi nell'ingresso, che hanno un sistema di colori e incastro, ma sono pesantissimi, e che vengono usati dal doposcuola per mangiare e fare attività, infatti al pomeriggio Orso sta sempre lì con i lego, i disegni, la plastilina o quant'altro.

Per carità, ci sono anche scuole vecchie, con banchi molto usati ecc. ma il fatto che tutte le scuole abbiamo un budget per la pulizia, manutenzione, materiali, aggiornamento per insegnanti e genitori che aiutano, perfino per i gessetti da terra, le corde per saltare e i palloni che si bucano a ricreazione e che adesso ci sono avanzati dei soldi per rifare nel nuovo cortile dei giochi, scivolo, casetta (le panchine ho proposto io di farle noi genitori e i bambini più interessati in viti e trapani come attività) a me sembra fantastico.

E mi sembra fantastico anche che ricomincino a fare i pomeriggi dei talenti dei genitori, ovvero chi ha voglia di guidare i bambini in una qualche attività (lavoretti, lotta, ceramica, coro, persino una lezione di storia dell'arte seguitissima) propone, si organizza i materiali e ha poi un'ora e un quarto per gestire, con l'aiuto delle maestre, i bambini che si iscrivono al suo corso. Si farà forse 4 volte all'anno, ma è fantastico.

Per cui ho proposto di cercare e usare anche una cosa simile su base settimanale da integrare al programma, visto che abbiamo tutta una serie di genitori, da quelli native speaker di inglese che potrebbero venire a leggere 15 minuti nella loro lingua un libro che i bambini già conoscono in modo da avviargli l'accento, al padre innamorato della matematica che vorrebbe tenere un'oretta dopo la scuola di giochi matematici con i bambini che ne hanno voglia.

Ma anche un gruppo di scacchi non mi sembra male, se ci sapessi giocare. Sono sicura che qualcuno si trova.

Intanto ho proposto teatro e latticini, ovvero fare insieme burro, yogurth e formaggio ed eventualmente andare insieme alla fattoria per visitarla e prendere il latte. Due attività che mi sembra si completino a vicenda.

Tutto questo, mi ricorda il capo, va benissimo, ma non devo aspettarmi che me lo organizzino le maestre, loro al massimo approvano la proposta e ci mettiamo d'accordo sui tempi e luoghi, e poi me la suono e me la canto io.

sabato 4 settembre 2010

La pecora nera


In mezzo al gregge
c'è una pecora nera che fa le scorregge
(Stefano Benni,
Prima o poi l'amore arriva, Feltrinelli

A me sembra una foto appropriata ai versi, poi magari aggiungo che stavo facendo i bocconotti con la marmellata di zucca, limone e menta (o basilico) fatta eoni fa che manco mi ricordavo di cosa fosse, poi ho capito che deve far parte di quel pomeriggio di marmellate di zucca con Monique.

E che finito il barattolo di marmellata di zucca l'ultimo l'ho fatto con quella di uva montepulciano fatta da mia mamma a Ofena, così dolce quell'uva che per una cassetta da 20 kg. basta un pacchetto di zucchero, che se a Ofena vendessero la pectina, basterebbe anche solo quella e sarebbe comunque la marmellata più dolce della dispensa.

Che a mio padre da piccolo non piaceva, la marmellata di casa, e allora andava a mangiarsela dall'amica di famiglia che aveva un albicocco in giardino, perché "quella di mamma fa i bappi".

A me invece i baffi di marmellata nera piacciono assai. Persino Orso a volte apprezza, anche se lui ha l'abbonamento alla marmellata di fragole di mia suocera o, quando finisce, a quella di cotogno anch'essa fatta con queste manine sante (il che mi ricorda che a ottobre mi pianto un cotogno in giardino. O due).

(Mannaggia a te Roberta, con i tuoi piccoli piaceri marmellatosi della vita, ti avvverto che a fine ottobre scendo e tu mi passi la lana di pecora e io ti porto a Ofena a fare questa marmellata. Perlomeno, se le scosse finiscono).

Perché in questa casa di marmellata se ne mangia poco, purtroppo. Anche se io le faccio.

venerdì 3 settembre 2010

Ma che fa quella signora nuda?


Un paio di settimane fa mentre guidavo in una zona industriale, vedo su un capannone un cartello di minimo 10m2 con una sbarba nuda, in tacco 12 e una macchina sullo sfondo che la sbarba in questione sta lavando. Pubblicità di un autolavaggio.

Mentre registro e mi dico col cavolo che ci andremo mai, mio figlio, anima innocente vede il poster.

"Mamma, ma che fa quella signora nuda?"
"Lava la macchina".
Si fa una risata omerica, visto che a otto anni non è presto per capire le incongruenze della vita.

"Ma perché è nuda se deve lavare la macchina".
"Si vede che fa caldo".

Si rifà una risata, perché ovviamente non mi crede. In effetti ci arriva un bambino a capirlo che non può essere.

Mi è toccato spiegargli il concetto di pubblicità sessista. L'importanza di boicottare sempre e comunque chi le fa. Tanto la pubblicità gliela sto già demonizzando da quando ha scoperto i cartoni del mattino in Italia.

Ci ripassiamo ieri. Guardiamo meglio.

"Però sembra che abbia un paio di mutande" (si, sul fianco si intravede un laccetto di perizoma.
Poi si volta verso il fratello ignaro di tutto.
"Orso, noi lì la macchina non la laviamo".

Si comincia da piccoli. Anche se tutto il mondo è paese.

Ha ragione Lorella, non bisogna smettere mai a fare le rompipalle. E noi genitori abbiamo un dovere in più.

Signore, dammi la fede

"Non credo per fede" è la citazione della mia ineffabile prof di storia e filosofia al liceo. Vorrei poterla far mia, ma mi sa che sono un caso più disperato.

Io verso gli otto anni ho perso la fede.

Ogni tanto incrocio gente che ispiratissimi e con il solito tono di compatimento di quelli che fanno prima ad abdicare a dio le decisioni che prendono nella vita (essere liberi in dio, dicono loro, abbandonarsi al suo volere), mi raccontano quante e quali sfighe riescono a superare abbandonandosi alla fede.

Io non ce la farei mai, ma mi sa che non è una questione di fede,è proprio il carattere. Noi control freak non ci abbandoniamo nelle mani di nessuno, c'è poco da fare, non è cattiveria, è dio che ci ha fatti così.

Poi questi fedosi spesso, poveretti, quando dio proprio ce la mette tutta per dimostrargli che fanno male ad affidarsi a lui senza darsi una smossa in proprio, perche dio sara padre, ma proprio per questo mica è scemo e conosce i suoi polli, ecco, questi poveretti mi sclerano. Perché pur di non dirsi che la natura è matrigna e il fato imperscutabile, pur di non ammettere che forse dio non è che sta lì 24/7 a seguirli e proteggerli in cambio di fede cieca, preferiscono crollare.

A me la fede stile botte piena e moglie ubriaca mi lascia tante perplessità. Mentre quella convinta con virate nel coté mistico e ascetico mi fa paura.

Io invece, nulla.

Dopo essere cresciuta con messe quotidiane (a Ofena la messa del pomeriggio era una forma di socializzazione, mia nonna mi si portava e quando rischiavo di distrarmi mi ammansiva con una carota tirata fuori dalla borsa. Io seduta sull'inginocchiatoio a sgranocchiare la carota e non davo fastidio, mi ascoltavo una serie di voci sguaiate che intonavano "Puriiiiii-ficami miiiiiiiii-o signoooooore").

La messa veniva suonata tre volte, si iniziava con il rosario, vorrei poter avere l'audio per rifarvi l'ultrasuono acuto di
"L'angelodelsiggnoreportòammarialannuncio" (i-i-i-i-i-i-iiiih)
e la risposta baritonale del coro
"Edellaconcepìperoperadellospiritosanto" (uom-uom-uom-uom)che se ce ne fossero stati di baritoni, ma ci riuscivano tutte da sole vecchiette e suore, che da noi si chiamano monache.

Ecco, se dovessi dire cosa vorrei passare ai miei figli della religione, forse è proprio questa dimensione prosodica della preghiera. Perché? boh, ma ha un bel suono.

A casa invece il rosario quotidiano con zia Filomena (monaca di casa e che di messe se ne faceva due, pure quella delle 7 del mattino) era rigorosamente in latino.

Dirò di più, con questo catechismo preconciliare con cui sono stata allevata, è stato un trauma scoprire con quale disinvoltura i miei coetanei davano del tu a dio nei vari atti di fede, atto di dolore, ecc. che la comunione tocca a tutti e non mi ha risparmiata e lì scopri appunto quante frivolezze si sono intersecate nella vita di preghiera moderna. E ancora non andavo al liceo e scoprivo CL.

Per fortuna a otto anni ho perso la fede. Cioè, proprio non riuscivo a capacitarmi che a dio ci si crede per fede. Ma dammi un'opera, una prova, un ragionamento logico. Niente. Mistero. Dio è un mistero e il resto sono fatti tuoi.

Andai a parlarne con il nuovo prete che sembrava un tipo giovane e dinamico (nel frattempo non vivevo più a Ofena, dove era rimasto il nostro caro, unico, don Gaetano, che mi ha battezzata, comunionata, benedetto le fedi - un'idea di mia nonna che non si rassegnava al fatto che mi sposassi con un ateo in comune - e venuto a farmi gli auguri di nascosto la mattina del matrimonio prima delle sette, che non lo vedessero le anime pie del paese in comune ad approvare un matrimonio non consacrato, perché quelle anime pie scrivevano regolarmente al vescovo per lamentarsi di don Gaetano. Che non sarà stato un grande oratore o un capo carismatico o una luminosa vocazione, era un ragazzo buono, un prete coscienzioso e non faceva male a una mosca né sparlava di nessuno, diventato prete per amor di dio e della sua mamma che ci teneva tanto. Ce ne sono di molto peggio).

Pure io, però, andare a confidare i miei dubbi di coscienza a un prete politico e carrierista come don A. Quello precedente era passato invisibilmente e io ci vivevo da troppo poco, poi pare, poveretto, che fosse omosessuale e si facesse ricattare da tutti i pescatorelli del paese, che figurati se si facevano impressionare da così poco, era lo zimbello di tutti, povero cristo, ma io lo so solo per sentito dire, perché non è che all'epoca mi preoccupassi dei singoli preti, era la fede quella che contava.

E quella me l'ero persa per strada.

La farò breve, il peggior peccato di don A. nei miei confronti è stato quello di non prendermi sul serio, e perdere così una pecorella dell'infinito gregge del signore che non chiedeva altro che una rassicurazione. Del tipo: come faccio a credere?

"Eeeh, faceva lui, pensa al cielo, al sole, i fiori, chi altro potrebbe averli creati se non dio?"

Si, ciao. Finì li, ma toccò abbozzare per anni per amore della mia nonna. Poi uno dice che proprio di un ateo mi dovevo innamorare.

Insomma, se credessi e le mie preghiere potessero pertanto essere minimamente credibili, io direi: signore, dammi la fede.

Ma non avendocela e non avedo risposta alle mie preghere, mi è toccato cercarmi degli hobby.

(Domani sono alla libreria Bonardi in Entrepotdok ad Amsterdam dalle 11 alle 17 per la Giornata a Porte Aperte della Scuola d'Italia. Se passate vi spalmo una tartina, perché l'unica cosa che ha attecchito dalle mie parti è che sono le opere quelle per cui alla fine si ottiene qualcosa nella vita.)

Le tabelline con la battaglia navale





Geniale. Assolutamente geniale.

giovedì 2 settembre 2010

Parco giochi?

Io delle volte ho il rimorso che i miei figli alla sabbiera ce li ho portati poco. Un po' che abitavamo nel posto più ventoso di Amsterdam, un po' il clima, un po' le età per cui quando Ennio aveva scoperto com'è bello tirare la sabbia negli occhi degli altri bambini Orso aveva appena imparato a camminare e si dirigeva con passo malfermo ma deciso verso la darsena per guardare l'acqua, le papere ed eventualmente imparare a nuotare. E io che mi ero appena abbandonata sfinita su una panchina gli dovevo correre dietro.

Per sorvolare sull'impresa inumana di scenderli 5 piani a piedi, vestirli, calzarli, convincerli senza sollevarli troppo di peso che la schiena mi serviva tutta per caricarli in bici e poi pedalare. E a quel punto ce n'è sempre uno che si fa la cacca addosso e puoi ricominciare. Il tutto infilando l'impresa tra sonnellini, allattamenti, giramenti di palle, fieri pasti e semplicemente il momento di sconforto e abbiocco che mi assaliva quando non dovevo allattare, cambiare, nutrire e addormentare nessuno e che ti dici: ne approfitto? Per cosa, per portare i panni 4 piani più giù a lavare e 5 piani più su a stendere ed asciugare, per lavare due piatti, per asciugare il bicchiere di latte che qualcuno ha appena rovesciato sul parquet, per finire quella traduzione che fra mezz'ora devo mandare al cliente? Fare una spesa, cucinare? O svengo direttamente sul divano?

Il più delle volte rinunciavo.

Poi mi leggo Panz e la sua esperienza del parchetto e riconosco un sacco di cose. A parte che lei tra i genitori del parchetto ha il nostro scrittore preferito e anche se l'uomo è furastico e lei quindi non glie l'ha mai confessato che ama i suoi libri, però vuoi mettere?

Riconosco quel momento magico in cui abitavamo sull'isola e nonostante il vento, il maltempo e l'acqua incombente eravamo tutti famiglie miste riprodottesi negli stessi anni, con figli coetanei che si conoscevano dalla prima ecografia, con problemi di inserimento nella società olandese comuni, con modi di fare molto più liberi, per cui ritrovrsi nell'atrio del nido con un pargolo urlante che non vuole mettere le scarpe o smettere di giocare, fai sempre subito a dire: dai che se ti sbrighi usciamo con l'amichetto, oppure, dai che li invitamo a mangiare le polpette da noi, per cui se andava bene alle 19 non stavi piena di sconforto a sparecchiare una cena fatta di fretta, lasciata a metà dai figli e troppo fredda per attrarre te che hai ancora fame, no.

Alle 19 ci si saluta stanchi, felici, mangiati, giocati e hai avuto persino la possibilità di fare una conversazione adulta. Magari aperto una bottiglia di vino. Riconciliata con la giornata lavorativa appena trascorsa. E sparecchi canterellando o aiuti qualcuno a riempire una lavatrice, mettere scarpe, giacche pigiami, lavare i denti insieme, fare una cacca in compagnia che come ti convince l'amichetto che già è autonomo nessuna supplica materna ci riesce. Scusate se è poco.

Poi niente, i figli sono cresciuti, sono andati in scuole diverse e alla fine abbiamo traslocato tutti sparsi ai 4 venti. E io adesso tutta questa vita sociale me la devo reinventare, ci si riesce, ma a fatica.

mercoledì 1 settembre 2010

Giostra a propulsione parentale

Una delle cose più belle che ho visto/testato allo Spoffin Festival il weekend scorso è questa. All'inizio pensavo appunto che fosse un oggetto d'arte ed è per questo che l'ho fotografata. Una bellissima scultura con tutti gli animali realizzati in legno di recupero.


Poi l'ho vista in azione e ho capito, leggendo anche la locandina, che si tratta di una giostra a propulsione parentale.


I genitori prendono posto sul dindalò (non so come lo chiamate voi, ma da me si chiamava così quando ero piccola) e spingendosi, fanno girare la giostra per mezzo di un ingranaggio. Il pianista taciturno accompagna il tutto con un sottofondo adeguato, soprattutto adeguato alla velocità dei genitori. Le musiche sono bellissime, nostalgiche, hanno quel po' del carillon.



Insomma, l'ho visto sabato, me ne sono innamorata (specie dopo averne compreso il funzionamento) e sarà con questo pensiero sotterraneo che domenica, nonostante la pioggia, ci ho trascinato i piccoli, nonché l'improvvido Don Stalin che si è presentato in visita domenicale, e anche se tecnicamente non parente (con questa scusa volevo far pedalare il padre degli altri bambini) si è rifiutato di mollare la presa. Se l'avessero fatto salire sono sicura che si sarebbe seduto sull'elefantino.

A Orso non è parso vero, con un colpo di mano, per una volta, di appropriarsi del posto più in alto di tutti. Eccolo trionfante. di solito questo figlio mio ci mette un po' a far seguire l'azione al pensiero e poi invece di muoversi si mette a piangere o lamentarsi, con il risultato che nel frattempo mette l'idea al fratello che si affretta ad eseguirla.

Non so, suona familiare a qualcuno?