giovedì 31 luglio 2008

Se cerchi lavoro in Olanda (link annuncio in calce)

... come sempre dico che non sono un'agenzia di collocamento, non ho l'ambizione di organizzare la vita degli altri e anche volendo, non ho tempo. Però arriva l'estate, la gente vuole cambiar vita (anch'io!) e mi arrivano un sacco di mail di persone che chiedono informazioni per venire a vivere in Olanda. Mi lavo subito le mani dicendo che forse non riuscirò a rispondere a tutti, e non è per stronzaggine, ma che continuerò ad aggiornare tutti al meglio possibile da questo blog. Prima o poi farò dei post ad hoc tentando di aggiornarli, ma non ci dimentichiamo per favore che questo blog è il mio giocattolo. Fatemici divertire pliiiis.

Ricordo che esistono un consolato, l'ICE (isttuto per il commercio estero), un istituto italiano di cultura, una camera di commercio italiana per l'Olanda, un'agenzia di collocamento specializzata in personale che non parla olandese (The Undutchables), un'agenzia di servizi italo-olandese che fa anche ricerca di personale (Poliedro), ci sono tante multinazionali che hanno in Olanda il loro ufficio EMEA (Europe, Africa, Middle East) e che necessitano di personale che parli anche l'italiano. Se avete trovato me su Internet, fate un piccolo sforzo e cercatevi anche loro, che lo fanno per lavoro.

Adesso la notizia utile e concreta, da cui mi lavo le mani preventivamente: non li conosco, non mi conoscono, so che cercano personale tecnico che parli italiano e per il resto arrangiatevi e non venitemi a chiedere chiarimenti, non ne ho. (Se poi qualcuno però viee assunto ed e felice, ce lo faccia sapere che fa sempre piacere rallegrarsi con gli altri).

http://www.colormatrix.com/us/europe-mild-east-and-africa/technical-service-engineer-southern-europe.html

Quello che posso e faccio per lavoro sono traduzioni giurate e interpretariato: ma per quello non ho bisogno di farmi pubblicità sul blog, chi mi cerca mi ha sempre trovata.

Insomma, ho come la sensazione che mettendo questa cosa mi sto ficcando in un ginepraio, per favore, vita, smentiscimi.

mercoledì 30 luglio 2008

Grande concorso "Fenomenologia da spiaggia": i balli di gruppo


Allora, questa è l'idea: mi mandate entro il 16 agosto le vostre descrizioni di fenomeni da spiaggia? Non votate questa qui, che vale solo da peresempio scritto veloce, e sono sicura che se vi ci mettete manderete cose bellissime. Non negateci le vostre profonde osservazioni sui fenomeni da spiaggia di cui avete esperienza, metteteci pure una foto, purché non diffamatoria di altri - meglio i primi piani - e partecipate al grande concorso estivo di Mammamsterdam. Pensate agli stroopwafels buonissimi che potreste vincere.

spedite tutto a:

orsovolante@gmail.com


Io sono cresciuta al mare e nei miei anni formativi ho lavorato 16 ore al giorno in un albergo per famiglie e gruppi. Penso così di avere un'ottima esperienza di prima mano di certe dinamiche vacanziere, ma la mia esperienza resta naturalmente limitata all'hic et nunc di questo periodo. Perché durante le MIE vacanze, mi sono naturalmente sempre guardata dal frequentare da turista amene località balneari. Me ne sono andata in Grecia per monumenti e cara grazia se ci scappava un bagnetto sugli scogli. Me ne sono andata in Australia per ostelli con il capo e ho goduto enormemente delle spiaggie lì, ma naturalmente è una situazione e un'utenza tanto, ma tanto diversa.

Da quando ho figli, però, sono stata costretta a tornare alle origini (con gran piacere mio e del capo, devo dire) ed ho così scoperto un fenomeno che mi mancava: l'animazione.

Da tre anni vado in vacanza a Roseto degli Abruzzi, esclusivamente perché un'amica di famiglia ha lì un albergo. E in più c'è l'animazione. Diretta da un pazzo furioso e grande professionista, ovvero Riccardo, in arte zio Ricky. Finalmente ho visto le cose dall'altro lato della barricata, e giuro, la differenza è incommensurabile.

Il quale Riccardo ogni anno tira su un gruppo di giovani virgulti nella sottile arte di intrattenere il pubblico più eterogeneo, dalle famiglie con bambini ai gruppi organizzati dai servizi sociali che portano al mare gli anziani, alle colonie giornaliere delle scolaresche dell'entroterra teramano che gli scuolabus consegnano alle 9 di mattina e si riportano via verso le 16.

I giovani virgulti animatori vengono da due anni sfruttati dalla sottoscritta come baby-sitter per una rara serata in concerto, o mattinata di commissioni, o come scusa per far dormire le belve di pomeriggio, premio: le attività in piscina con gli animatori. Quest'anno ha aiutato anche un grande amore, ricambiato, di Orso per Chiara, la responsabile del mini-club.

Clou della mattinata in spiaggia sono i balli di gruppo, che poi si ripetono in forma di baby-dance per i bambini alle 21:30, dopo cena.

E qui devo dire di aver imparato molto sulla natura umana. Perché qualcuno mi deve ancora spiegare per quale meccanismo, proprio gli italiani, in particolare le italiane di paese sopra i 60 anni, che sono tanto formalisti, noiosi, convenzionali e bacchettoni, perdano ogni freno inibitorio nel momento in cui la megacassa sistemata sul carrettino da pescatore comincia con il suo "tun-tun-tun-tun".

Sto parlando di gente che non balla di suo. Che se la sera ci esce una seratina danzante, una mazurca di periferia o simili, restano inchiodati alla sedia a guardare i rari ballerini, o vanno a fare una passeggiata.

Ma dagli il ballo di gruppo, ed è tutta un'altra musica. Si mettono in fila nell'acqua bassa, di fronte agli animatori di turno che fanno le mosse e vai con gli ancheggi. Come un sol uomo. Passo a destra, giravolta, lancia le braccia in alto e mettile sui fianchi. Non ne sgarrano una.

"Ascella, ascella, mi lavo l'ascella, mi faccio la doccia e mi levo la jella"
è il grande favorito a cui non riesco a resistere. Metto giù qualsiasi cosa stia facendo e mi unisco al branco oscillante, io, proprio io che ho fatto dell'individualismo ad oltranza (fino al masochismo, devo dire) la mia bandiera. Eeh, ma che farci, l'ascella tira.

Il bello del repertorio è che è molto demenziale, che l'intento ironico mi rende un pelo sopportabile la cosa. O sono le parodie in pseudospagnolo dei balli cubani, o le canzoni di topo Gigio, quest'anno hanno persino riesumato il gioca jouer della mia infanzia.

"I como que le gusta a las mujeres?"
"Asì, asì" sculettano le settantenni campagnole in pieno delirio vacanziero. Seguite a ruota dalle 30/40enni i cui figli stanno costruendo castelli, o i cui accompagnatori non ballano. Che secondo me questa è la grande forza del ballo di gruppo: non dipendi da un partner che guida, ma hai comunque qualcuno che ti fa vedere cosa fare. Deleghi la responsabilità del tuo saper o non saper ballare.

Io e il capo, devo dirlo, all'inizio eravamo molto perplessi. Già siamo due che scelgono i ristoranti senza televisore acceso e senza musica. Sarà per questo che mangiamo poco fuori. Poi a me fa molta antipatia l'inquinamento acustico, specie in spiaggia. Cara grazia che non mi trovo in uno stabilimento dove alle 11, regolarmente, tutti gli adolescenti si piazzano intorno al juke-box e mi costringono ad imparare tutti i tormentoni dell'estate. Gli anni passati in cucina o in reception, tutto sommato, avevano questo di buono. Che non sentivo troppa musica cretina.

Ma l'essere umano è sensibile ai lavaggi del cervello, e cambia in modi inimmaginabili. Sarà il clima di rilassamento generale della vacanza che rende ricettivi, sarà che in fondo la natura della bestia è proprio quella, non si scappa, siamo quello che siamo, io spero solo che a nessun dittatore venga in mente di addormentare il popolo bue con canzonette e ancheggiamenti. Che ciò avrebbe effetti deleteri per la democrazia, temo.

Perché lo scorso anno, il capo mi ha sopresa con effetti speciali: alzo lo sguardo da un giornale, e lo vedo con un sorriso da orecchio a orecchio e la faccia rilassata che manco tre sedute di reiki, con il fianco sinistro sparato in fuori e le braccia buttate a destra, sculetta furiosamente che temo quasi una lussazione dell'anca. Era l'ultimo giorno di vacanza. Mariano Orgoglio Padano mi viene incontro agitando la macchinetta fotografica:
"Quanto me la paghi la foto di tuo marito che balla?"

Mariano, te lo comunico ora: io quella foto la sto ancora aspettando, e se me la mandi la metto qui sopra.

Credits foto: Roberta filava

Grande concorso estivo: fenomenologia da spiaggia

Alors, alors, visto che sono rientrata e ho una connessione veloce, mentre ho idea che l'Italia balneare stia per scatenarsi solo ora, indìco questo grandissimo concorso estivo: mandatemi entro il 16 agosto le vostre osservazioni ragionate di vita balneare, dopo questa data le pubblicherò (foto ammesse) e infine tutti potranno votare la migliore.

Il vincitore (che magari privatamente può mandarmi anche un indirizzo postale a scelta) riceverà una confezione originale di stroopwafels, biscotti olandesi con ripieno filante mou che per motivi a me ignoti suscitano grandi fenomeni di dipendenza in tutti gli italiani che li assaggiano. (Non contengono stupefacenti, a quanto ne so, ma uno di questi giorni vi pubblico la lista degli ingredienti, va).

Mandate tutto a:

orsovolante@gmail.com

e spargete la voce. Per correttezza vi dico subito che eliminerò tutti i contributi che possano essere giudicati offensivi, di contenuti razzisti, che incitino alla violenza o che a mio avviso non sono adatti alle intenzioni con cui scrivo questo blog (dicesi dispotismo illuminato), o che rischino di famelo chiudere. Insomma, le solite cose che ve le elenco a fare? E poi devo dire che non ho mai ricevuto mezzo commento offensivo da quando sto qui, quindi si tratta di un avviso pro-forma, ma appunto, diciamolo.

Tratterò tutti i contributi con la massima discrezione e una volta dichiarato il vincitore lo contatterò pirsunalmente di pirsona per chiedergli se mi manda l'indirizzo pr gli stroopwafels.

Siamo d'accordo? Allora nel prossimo post attacco con la mia storia.

Considerazioni scatologiche sul rientro a casa

Lo faccio? Si, dai, che rientro ancora per un pelo nella categoria di madri con figli piccoli che ancora possono parlare con entusiasmo di cacchine. Fra un paio di giorni, per sopraggiunti limiti di età dei cuccioli, non posso più.

Perché, quello che volevo dire con tutto il giro excusatio non petita, è che come stimola il bagno di casa tua, appena rientri, nessun altro posto al mondo. Neanche la pipì sotto gli ulivi di qualche giorno fa.

Insomma, siamo rientrati ad Amsterdam e ho appena depositato i cuccioli al doposcuola, che nel programma dovrebbero fare oggi figurine di pasta di sale, domani dipingere e dopodomani guardare un film. Tutte le attività tipo piscina, zoo, escursioni varie, l'hanno già fatte in nostra assenza.

E domenica opa se li porta al nord per le ultime lezioni di nuoto, prima del diploma A di Ennio. Che dovrà tuffarsi di testa vestito e calzato (non si fida e dà grandi spanciate) passare attraverso un anello sul fondo della piscine e riemergere (spero).

Ma se Orso ci mette un po' di buona volont1à, magari il corso di nuoto lo fa anche lui dai nonni.

E mia madre (mia madre!) ha dichiarato di volerne uno l'anno per un paio di settimane da solo (due ancora non si fida, e fa bene). A domanda:

"Ma ti è piaciuto stare da solo con Babcia in Italia?"
"Si, moltissimo" ha risposto.

Esperimento riuscito. Da oggi si ricomincia con l'ordinaria amministrazione.

domenica 27 luglio 2008

La dura vita delle madri al mare

Uno pensa: beate le madri di bambini piccoli che vanno al mare mentre il padre lavora duramente per raggiungerli solo quando ha le ferie. E non si rende conto che andare al mare da sole con i bambini è come stare in miniera. E poi non hai le tue cose, le comodità, la lavatrice, a volte neanche l'auto, i bambini si straniscono, non mangiano, non dormono, rompono ecc.

Però si divertono tanto, ad intrattenerli come si deve. e il mare gli fa tanto bene. A volte una fa l'errore di portarsi la madre, pensando di avere un aiuto, o almeno qualcuno che ti dia un cambio per fare, che ne so, una spesa con calma al supermercato, vedersi con un'amica, un pisolo in santa pace. Macché.

Poi il caldo rimbecillisce e i neuroni materni funzionano a mezza velocità. E le tentazioni sono tante e bisogna arginare tutte le erbavoglio dei figli, che costa tanta fatica.

E il peggio cominicia quando cerchi di organizare qualcosa di carino per i figli. Tipo andare al circo.

Allora, l'altra sera ho avuto l'idea di portarli al circo insieme all'amichetto Leo, che è un bimbo, per ia fortuna, dolce e tranquillo. Prima, recuperarli per vari punti dell'albergo (Leo stava seduto nella hall in paziente attesa, dio lo benedica).

Trascinarli al parcheggio ("Mamma, ho paura, qui è buio, c'è il mostro"), caricarli in macchina. Colta da pensiero improvviso.
"Bambini scendete, andiamo prima a fare tutti la pipì" e meno male che me ne sono ricordata adesso.

Risalirli in macchina dopo la pipì. Partire, cercando di non ammazzare i gitanti sul lungomare. Arrivati al circo, presa visione della coda kilometrica alle casse, cercare un parcheggio. Trovatolo, lontano, si cammina verso le casse. Si parcheggiano i figli nell'angolo a fianco delle casse, tenendoli d'occhio a distanza mentre si intrattengono per conto loro. Nessuno scappa, per fortuna.

La coda si muove, la palma sta di mezzo, inciampo in una signora per cercare di vedere oltre la palma come va, mi scuso e mi raddrizzo, attraversiamo un buo tra palma e pitosforo e inciampo di nuovo, sbregandomi contro gli spuntoni della palma, mi scuso.

Perdo di vista Leo.
"Signora, mi tiene il posto per favore, non vedo giusto quello che non è mio?"

Mi avvicino, Leo rientra nel campo visivo (era coperto da qualcuno). Mi rimetto in fila, reinciampando nella radice di pitosforo.

"Vuoi che ti prenda io i biglietti, così li guardi con calma?" offre la vicina pietosa.

Il complesso di Superwondermamma che si annida in me vorrebbe ringraziare dicendo che me la cavo da sola. Ma le vacanze servono anche a rinsavire. Ci penso, sarei per un si, ma devo giustificarmi mentalmente.
"Ma si, grazie, che stasera mia mare è uscita con le sorelle e quindi sono da sola".

Le reazioni che una frase innocente può scatenare nei soggetti predisposti!

Si volta di colpo un'altra signora davanti a me:
"Hai perfettamente ragione, anch'io ho portato mia madre con l'idea che mi potesse aiutare, ma ha 70 anni, non se la sente, e così devo fare tutto da sola e in più occuparmi di lei".

Come la capisco.
L'altra vicina accompagnata si rallegra che almeno lei ha qualcuno che le controlla i figli durante la coda. Io decido di accettare l'aiuto, apro il portafoglio, e scopro di non avere soldi. Porc. Li ho nei pantaloni. Che sono in albergo. tutta copa del fatto che in estate preferisco non portar borse ovunque e avere le mani libere. Ben mi sta.

Esco dalla fila, recupero i bambini, ricamminiamo verso il parcheggio e per fortuna ho l'ispirazione di proporre una gara e tutti corrono alla macchina invece di trascinarsi. Poi Orso piange perché è arrivato ultimo, Ennio perché si è fatto male e ha dovuto interrompere. Dichiaro tutti vincitori a pari merito: Leo per meriti sportivi, Ennio per infortunio, e Orso per carità cristiana.

Partiamo, abbandoniamo il lungomare, trovo subito un bancomat, faccio rifornimento, torniamo di gran carriera al circo sperando di ritrovare il nostro parcheggio. Invece no, meglio, ne troviamo uno liberatosi di fronte alle casse. Le casse sono vuote. Corriamo a far biglietti, paghiamo la metà di quello che pensavo, entriamo che il corpo di ballo sta facendo il balletto di benvenuto, troviamo persino, in un angolo estremo, 4 sedie tutte accanto e per quasi due ore ci divertiamo da matti.

E memori delle istruzioni ricevute, i bambini non mi chiedono niente. Né le lucine, né i regali, un tentativo di zucchero filato viene stroncato ricordandogli che se si comportano bene gli si compra il gelato buonissimo alla fine. Beviamo acqua, rientriamo stanchi ma felici, e anche questa serata è andata. Domani sveglia alle 6:45.

Aggiornamenti spiaggeschi

Uno vede che non aggiorno, sa che sono a Roseto e pensa erroneamente che sia il dolce far niente che mi impedisce di scrivere. Invece no, ci mancherebbe. È che ho un sacco da fare, e inoltre la connessione telefonica a manovella non aiuta.

Nell'ordine ho:
- visitato e saccheggiato lo spaccio aziendale della Bassetti/Zucchi (come tutti gli anni, peraltro) che si trova a Piane di Notaresco, lungo il Vomano
- scoperto un negozio di piastrelle e sanitari favoloso che ha confermato che avevo ragione io, a dire ad aprile, che bisognva fare un sopralluogo in Italia. Il negozio in questione ha anche già fatto consegne ad oriundi nostalgici in Svizzera e Germania e così ho convinto il capo a rimandare di una settimana l'inizio dei lavori, venir giù (prima io riporto i figli su, uno spreco inutile a mio avviso, che potrebbero farsi ancora un po' di mare, ma vabbé, capisco che senza di loro ci possiamo muovere meglio)
- portato i bambini al circo Lidia Togni. Prima una gran fatica per recuperarli insieme all'amichetto Leo, che era appena iniziato il Gioca jouer, il mito della mia infanzia di Claudio Cecchetto, a riprova che nulla cambia e che oltre ai puffi e altro ai miei figli gli tocca divertirsi con le stesse cose che piacevano a me
- sabato mattina sono venute a trovarci Roberta e Sveva, ci siamo divertiti in spiaggia, con Roberta metteremo su un doppio post sulla fenomenologia della vita da spiaggia (fra qualche giorno aggiornamenti, sto pensando a un concorso). Poi nel tentativo di far addormentare le belve (Orso come al solito dalle zie, Ennio con me, Sveva nel passeggino in piscina) mi sono abbioccata, svegliata di soprassalto dopo le 16, scusatami con le ospiti abbandonate e riportatele ala stazione
- pomeriggio shopping e amiche del cuore (con gelato da Marechiaro) a Giulianova, insomma, loro compravano e io no, cos'è sta cosa, che riparto martedi. Orso ha comunque tre paia di scarpe nuove, già è qualcosa
- cena celebrativa matrimonio di Vanny e Rizziero (o, che volete, si chiamano veramente così, dio li fa e poi li accoppia) avvenuto in mia assenza un paio di settimane fa. Ho chiesto prove, non me le hanno portate, ma c'erano anche Laura e Giuliano, che da testimoni oculari hanno confermato l'avvenuto misfatto. Stiamo parlando di due persone allergiche per principio al matrimonio, che dopo 14 anni hanno ceduto al diritto societario (stanno aprendo un'attività insieme).
Come dice Vanny: "a me quello che dà fastidio è che prima eravamo noi due, adesso siamo noi due e la legge, nel nostro rapporto. E non mi piace". Dàlle torto, non l'ho mai vista così, ma in effetti...

La cena era a Corropoli, al Cinquecento, locanda medievaleggiante, con un bel locale e persino uno spazio fuori, ma io andrei sotto che si sta meglio. Si mangia splendidamente, cose tipiche, compresa una mnestra di farricello medievale che raccomando. Ma a me ha rapita il prosciutto che fanno loro. Aiuto!!!! In paese stavano facendo le prove per il Palio delle botti che ci sarà domani. e domani ci sarano rane nel menu, per fortune non ci sarò, che io per le cose che si possono mangiare o no, sono molto biblica.

Io domani, cioè oggi in realtà pensavo di andare a Castelbasso, dove suoneranno i Baustelle, che ci tenevo, anche per farmi un giro a Castelbasso. È un borghetto da niente con un festival culturale interessantissimo e ottimamente curato di sei settimane tutte le estati. Cercatevelo e guardate il programma, che se siete in zona merita. Anche solo una passeggiata nel borgo a guardare le installazioni o la mostra dedicata a Schifano (per tacere degli stand enogastronomici in collaborazione con l'Enoteca d'Abruzzo). Magari se torno riesco pure ad andare da Andrea De Carlo, in programma ad agosto.

In realtà stasera c'è anche Eugenio Bennato aggratis a Tortoreto, mio borgo formativo, quindi penso che andrò lì.

Per ora vi lascio, forse mi risico una mattinata di mare prima del pranzone celebrativo con la famiglia del frater. Che mi sento un po' una sorella degenere: da quando sto qui non avevo neanche chiamato mio fratello (ma neanche lui, che sollievo), ma oggi assolviamo il nostro rito estivo di famiglia: pranzo di pesce al Garden a Tortoreto, dove i bambini giocheranno in spiaggia e noi forse riusciremo ad aggiornarci con calma. Oa litigare ferocemente, altro rito di passaggio ogni volta che ci vediamo.Prima una litigata feroce per schiarire l'aria, poi ci vogliamo bene come sempre se non di più.

mercoledì 23 luglio 2008

Presentazioni, mazurche e cha-cha-cha



Foto: i balli di gruppo ce li fanno fare anche al mattino in spiaggia, questi stacanovisti. Ma gli animatori, dormono in estate?

Oggi, dopo due ore di diligenza autobus arrancante sulla Tiburtina arriviamo a Pescara con Gnorpo One per conoscere Roberta e Sveva. Roberta (http://robertafilavafilava.blogspot.com) è esattamente come immaginavo (e si veste come me, porcapaletta) e Sveva, che comunque me la immaginavo poco e solo per via delle scarpine (http://creakit.blogspot.com/), era una cucciola stanca e intimidita tutta in rosa.

Efficienza da blogghiste: in un'ora ci siamo aggiornate su tante cose, tanto i fatti nostri reciproci ce li leggiamo già quotidianamente e li giriamo ai nostri amici (ehi, amica di Roberta che mi leggi ma non commenti, ciao, adesso che so della tua esistenza non credere di sfuggirmi, e lasciami un salutino, dai).

Le ho dato al volo il feedback sulle scarpine in Olanda, lei mi ha detto che le vende già alla mia spacciatrice di design preferita, Katia di Archimedia a Giulianova, che solo per un negozio con un nome così si possono far follie (e io infatti dal liceo mi vado a vedere le sue vetrine tutte le volte che posso).

Poi i figli cotti, l'autobus in ritardo e ci siamo lasciate sperando di andare in spiaggia insieme sabato. È la prima volta che conosco faccia a faccia un contatto da blog e guai se fosse l'ultima.

Poi siamo riusciti ad arrivare arrancando a Roseto, al nostro hotel preferito, il Mion G da dove ormai andiamo da 3 anni. Vittorio, lo chef, e il maitre ci aspettavano al varco con la cena, anche se era tardissimo e il ristorante era stato già riordinato. Ennio cantava in cinese con grandi acuti seguendo la musica che arrivava da sotto, anche per questo ho tagliato corto con la cena, tanto mangiava solo pane e si è persino portato tre fette in camera. Orso, qui da ieri e già acclimatato, saltava in mutande sul lettone e non aveva la minima aria di voler andare a letto.

Allora, prese le consegne dalla nonna stanca, abbiamo rivestito Orso dopo avergli mostrato i bellissimi regali fatti da Roberta: la sua marionetta verde a rana in oanno lenci, la giraffa marrone di Ennio e la mia borsetta reversibile di lino, splendida che la mia mi sega le spalle. E i bellissimi orsi della confezione, che so già cosa farne a casa nuova.

Siamo scesi dopo aver rivestito Orso, per una ballatina. senza dirlo lla nonna, of course.
"Guarda mamma, Orso è vestito tutto di verde e io tutto di bianco. Lui è una rana, io un pupazzo di neve".

Solo che essendo presto per la stagione, i bambini scarseggiavano e la terza età abbondava. Niente baby-disco, ma mazurche. Orso si è precipitato correndo e ballando nella sala, tentando di trascinarsi il fratello, che dopo un po' di ritrosia si è messo a ballare con lui.

Li ho sorpresi a imitare il cha-cha-cha della coppia accanto, comprese le giravolte. Però.

E poi Ennio, che dalle prime sagre a cui lo potavo in estate ha sempre manifestato una dubbia propensione allo stile musicale Casadei di Romagna, ondeggiava sulle mazurche, mentre Orso, che evidentemente ha gusti più raffinati, scappava via tenendosi le orecchie.

Adesso l'Hotel Mion G ha due nuove attrazioni per la stagione: il re della mazurca e i boys del cha-cha-cha. Ho dovuto trascinarli via e calmarli a botte di spazzolini da denti e racconti di storia patria (le oche del campidoglio, Romolo e Remo, cose del genere).

Mi sa che il fatto che quest'anno stiamo poco sia un caso lampante di blessing in disguise. Che l'abbiamo visto tutti come va a finire: uno cominica a cantare sulle navi da crociera, e poi....

Passeggiata in montagna

Vale una salitina di 800-1000 mt. in salita e ritorno come passeggiata in montagna? Da ieri Gnorpo One ed io siamo soli a Ofena. Il pomeriggio siamo stati a capestrano per urgenti operazioni di restauro dall'estetista. Poi siamo andati al cimitero e ci siamo fatti un bel giretto di tombe di famiglia. Poi 10 minuti di giochi al parchetto dove una cagna nera molto affettuosa voleva conoscerci. Poi casa, passeggiatina, cena e alle 20:34, mentre ero al telefono con mia suocera mi è schiantato vestito a letto.

Stamattina colazione al bar, e poi, per via San Rocco, verso la montagna. Strani i flussi energetici dei bambini. Dopo 100 mt. si è sdraiato sull'asfatlo lamentandosi di non farcela più, ma quando eravamo sulla sterrata, bastava darci un obiettivo interessante e quantificabile ("andiamo a vedere cos'è quell'inferriata lì" ed era una cisterna asciutta, "proseguiamo fino alla curva così vediamo la montagna che c'è dietro" e abbiamo visto anche quella).

Per strada abbiamo studiato i grillini che ci saltavano da sotto i piedi, annusato la ruta e la mentuccia selvatiche, ma i nuvoloni dietro la montagna in direzione Monte Camicia impensierivano il maschio che temeva grandi scrisi di pioggia mentre eravamo per strada, e siamo tornati indietro.

Però, anche così, bastano quei ochi metri più su per ampliare la successione di monti blu, nuvole bianche e paesaggio pittoresco dell'alta valle del Tirino sommersa dal sole. Che ho sempre sulla retina quando penso a questo posto.

Poi, pranzo splendido da Stefania da Aufinium, con tutte le sue verdurine biologico-dinamiche dell'orto, l'agnello più buono del mondo, i salamini che gnorpo One ha festeggiato chiedendone ancora. Andateci, finché ha il ristorante, che questa donna in questo momento è quasi da sola a mandare avanti ristorante, bar e azienda agicola e parla di volersi concentrare su quest'ultima, che è il suo grande amore.

E ogni volta che parlo con lei, mi viene voglia di mollare tutto, piantarmi olivi in tutti i pezzetti di terra sparsi che i vari confinanti si arano ogni anno di più fino a prenderseli per usucapione, e mettermi a fare vita bucolica. E datemi un po' di anni, e vediamo se non ci riesco.

martedì 22 luglio 2008

CD, non opere di bene

Bello il parlamentare che decide di far distribuire 50.000 CD con l’inno di Mameli agli studenti. Tre domande da ignorante mi sorgono spontanee:

1) quanto costa produrre 50.000 CD? E i soldi da dove saltano fuori?
2) Bastano per tutti gli studenti interessati? In caso contrario, come avverrà la scelta dei destinatari?
3) La distribuzione, viene calcolata nel budget? O si spediranno scatoloni di CD a casaccio, che rimarranno a marcire nei depositi?

Poi, se non voglio trattarmi da ignorante, ci aggiungerei anche questa: ma i nostri esimii parlamentari, capisco che a loro un CD sembri il massimo della modernità dopo i grammofoni della loro infanzia, ma gli i-pod glieli ha mai spiegati nessuno?

Allora proporrei, con gli stessi soldi dei CD, di fornire alle scuole non ancora dotatene un computer con collegamento internet, da cui gli studenti possono scaricarsi un mp3 con l’inno, magari farne una versione dance-techno-trance, per rimetterlo al passo con i tempi e farlo suonare ai rave party, legali o illegali che siano. Che mi sembra l’unico modo di interessare la gioventù. Poi con il computer ci possono anche fare un mucchio di altre cose carine e istruttive.

Il giorno comunque che il rave-party lo organizzeranno nel Transatlantico, non verrà mai troppo presto. Che certe volte i nostri politici temo che gli mettano l’ecstasy nel caffè senza che se ne accorgano, e poi gli vengono i cali di pressione inspiegabili. Quindi su quell’aspetto lì siamo a posto.

Poi che ci restino secche solo le ragazzine ingenue, con l’ecstasy, è uno di quei drammi inspiegabili della vita.

PS: questo il compendio del primo quotidiano che mi compro da quando sto in Italia, e francamente, ci sono letture più appassionanti.

lunedì 21 luglio 2008

Scampagnando

Stamattina siamo andati in campagna con Maria Teresa, che doveva nutrire dei pollastri che ha nella stia della sorella a San Pietro. Così abbiamo fatto una botta di natura e campagna, con nell'ordine:

- considerazioni filosofiche sulla vita e la morte, e sulla morte a fine commestibile dei polli (oddio, se mi vengono che non mangiano carne, come il padre, io smetto di cucinare)

- una grassa pipì contro un olivo, che far pipì en plein air è tutta un'altra cosa

- studiato cavallette, farfalle, ragni e ragnatele

- mordicchiato le cimette del finocchio selvatico, che a Orso son piaciute e a Ennio no

- deciso che la farfalla di cui si vedevano ancora le ali intrappolate in strati di ragnatela su un muretto a secco era prima morta, e poi caduta sula ragnatela.

Poi, vista la giornata senza vento siamo andati in piscina-ina-ina, ci siamo studiati monti e boschi circostanti dall'acqua, siamo riusciti a far dormire Orso di pomeriggio, e siamo andati a riprendere nonna e zie dallla passeggiata per la via di San Nicola che hanno fatto dopocena, e abbiamo pure visto un'aquila, mentre scendevamo una stradina rurale tutta in discesa.

Tre secondi dopo abbiamo evitato per un pelo lo scontro frontale con una macchina che saliva a tutta velocità. Io ho urlato buttandomi a destra.

"Ed è il prete!" ha strillato mia madre
"Bucce di melarancia" ha imprecato zia One, che è un tipino fine.
"Ma è un incosciente, poteva ammazzarci", si è spaventata zia Two.
"Almeno sarebbe stata una morte santa", faccio io.

L'estrema unzione, spero sia prevista nel pacchetto.

Per consolarci siamo andati a capestrano a mangiare il gelato e abbiamo cantato canzoni polacche, italiane e francesi per tutta la strada, andata e ritorno. Che il bello delle riunioni di famiglia è che si canta.

domenica 20 luglio 2008

Edipicità

"Mamma, Orso dice che ti sposi con lui".

Oddio ci risiamo. Adesso sta facendo anche le pubblicazioni. Da due giorni Orso ha deciso che ci dobbiamo sposare. Inutile spiegargli che io sono già sposata con suo padre, che nessuno sposa i propri genitori e che anche lui dvrebbe trovarsi una persona non sposata che vada bene per lui. (Che in questa famiglia cerchiamo di evitare il sessismo, quando si può e ce ne ricordiamo, e che decida lui chi vuole sposarsi e perché).

"Tu sei sposata con papà, ma papà va a lavorare e non c'è, e allora tu ti sposi con me".

Sentito capo? Tu vai, a lavorare, che c'è chi si occupa di me.

Questa la conseguenza di andarsene in viaggio di nozze con un uomo. Che con Orso ci siamo fatti da soli il grande viaggio da Amsterdam via Eindhoven a Roma, poi Flavia ci ha prelevati e coccolati per quel paio di giorni a San Felice al Circeo, il posto ideale per rilassarsi con i bambini, dove abbiamo dormito core a core e ci siamo dati tanti bacetti e coccole sotto l'ombrellone. E dove Orso, ha contraddetto l'orsaggine dandosi a una grande vita sociale con tutti i bambini che gli capitavano a tiro.

Queste le conseguenze. Mi vuole sposare.

A me questa cosa mi ha colta tanto di sorpresa: Ennio non l'ha mai avuta. Anni fa, quando aveva quasi tre anni, ho fatto da interprete a un gruppo siciliano di operatori del sociale che stavano visitando una serie di strutture in Olanda. In attesa di un treno ci siamo messi a chiacchierare, guardacaso, di figli, con una donna che aveva anche lei un bambino coetaneo di Ennio. E nella conversazione abbiamo tirato dentro uno piscologo, un signore carino cinquantenne, che sentità l'età (quasi tre anni) ha chiesto subito:
"Ed è già edipico?"

Lo small talk degli psicologi, dio li benedica.

E adesso, con mia enorme sorpresa, ho anch'io un figlio edipico. Speriamo che passi, che a me il complesso di Giocasta non ha mai fatto sangue.

martedì 15 luglio 2008

Partiamo

E così partiamo anche noi. Il capo invece resta a lavorare.

I prossimi giorni non vi aggiornerò più da Amsterdam ma dall'Abruzzo (con capatina al Circeo a farci fare le coccole).

Tanto, andare in Abruzzo con gli gnorpoli, una madre e due zie polacche, non è una vacanza, è quasi lavoro. Un bel lavoro però.

Stasera comunque mi trovate in radio, su www.salto.nl, cliccando su Wereld FM e poi su LIVE, dalle 20 alle 21. gildo ha dato forfait, quindi a schiacciare i pulsantini e i cursori ci sarò io. se sentite rumori strani, sapete perché.

lunedì 14 luglio 2008

Dutch design: Thinking of Holland...


...è il nome di un negozio carinissimo vicino al Passenger's Terminal, alla Bimhuis (tempio del jazz olandese) e all'hotel Movenpick. Insomma, l'upgrade della città dal lato dell`acqua.

Oggi, che ero a pranzo con una collega allo Star Ferry, il caffé con terrazzone sull'acqua del Muziekgebouw aan het Ij, ovvero la sala concerti in cui si trova anche la Bimhuis, ne ho approfittato per andare a guardare.



Praticamente si tratta di una signora che ha unito due cose: era stufa dell'immagine iconografica e cretina dei souvenir madeinchina che affollano il centro, e voleva dare sfogo alla sua passione per il design olandese, che non so se ci abbiamo fatto caso, ma a tutte le fiere del mobile 'sti olandesi fanno furore. Mentre da noi cara grazia se Stefano Giovannoni (che amo, sia chiaro) fa l'ennesimo pupazzetto o gimmick colorato per Alessi.

Detto fatto, un negozio di souvenir creati dai maggiori designer olandesi. In fondo è un negozio di design, mi ha già detto che può procurarmi molto più di quello che espone, ma anche così fa tanto.

Poi già che c'ero volevo prendere un regalo di matrimonio. E un regalo per questa. E ho un compleanno (forse anche 2 o 3) arretrati con Vic. E Flavia. e già che c'ero ho segnato mentalmente un paio di cose che voglio per le nuove camere dei bambini. e abbiamo chiacchierato piacevolmente, che parlare di design con un'appassionata fa sempre piacere.

Vai che ci ho lasciato un pezzo di cuore e uno di portafoglio per:


Thinking of you di Tord Boontje, per l'amica che si è sposata, da mettere insieme da sé.

Più una serie di altre cose che ora non ricordo e non voglia di spacchettare per cercare il riferimento.

Mi restano nel cuore: le mappine di Job Smeets, lo sgabello che si appende al muro e diventa una testa d'alce, i gioielli di ceramica, gli sciallini di tanti tipi e altro che prima o poi vi segnalo.

Comunque, da € 3,50 in su, lo trovate tutti un souvenir olandese da riportare a casa e che ha superato il test del bruttometro di Mammamsterdam. E altrimenti fatevi un giretto all'hEMA, che, concorda anche la signora del negozio, ne ha di cose carine anche lei.

Spiaggia di città: dove


Ieri avevo promesso a Orso-figlio-unico che l'avrei portato alla vasca delle palle.

"Dell'IKEA? La vasca delle palle all'IKEA?"
Propro lei, che ci sono i saldi al 70% e non sia mai che io non ci vada a guardare. Il capo disapprovava, cosa dobbiamo mai comprare ora che traslochiamo fra un po', e non ero io quella che ha giurato basta IKEA?

Si, lo so, ogni tanto mi giuro delle cose. Che mi metto a mangiare frutta e verdura crude per una settimana così mi disintossico. Che appena mi capita l'occasione mi faccio un amante fugace. Che smetto di essere disordinata e comincio a portare tutti i vestiti che non metto da 10 anni al negozio vintage.

E invece sono ancora qui intossicata, praticamente vergine, in mezzo a un caos che stavolta dà sui nervi anche a me e con la tentazione di andar per saldi. Per dire, la coerenza.

Poi, per non smentirmi ho dormito fino alle 16 e 54 e anche se in mezzo minuto ero pronta, l'IKEA qui di domenica (le domeniche di apertura, poche) chiude alle 17 e buonanotte.

Allora siamo andati alla spiaggia di Amsterdam. Ora, io dico spiaggia, ed essendo vissuta a 30 mt. dal litorale adriatico per tutta la parte formativa della mia vita, so che sto usando il termine impropriamente. Ma la vita impone dei compromessi, e la cosa più spiaggiosa che c'è da queste parti è la spiaggia di Ijburg.

Due imprenditrici visionarie hanno aperto il caffé Blijburg. Ijburg è il nome del quartiere, blij vuol dire: felice, shall I say more?

Il caffé possiede il giusto mix di fighettagine e informalità scaciata, la sabbia è la sabbia edile con cui sono state formate le isole, la zona è transennata per tenerla sicura e pulita, che dietro ci passano i camion trasporto inerti a tutta velocità, che come diceva mio fratello ai tempi in cui faceva il camionista, gli autisti di inerti sono i più ignoranti e scostumati tra gli autisti e ciò resta a qualsiasi latitudine.


Certo, in Italia le ASL, i vigili del fuoco e svariati altri enti avrebbero rifiutato di farlo aprire. Gli avrebbero negato la licenza e gli avrebbero mandato i NAS un giorno si e l'altro pure. Ma siamo in Olanda, siamo pragmatici e Blijburg ha salvato progetti di milioni. Il fatto che una delle due giovani imprenditrici creative sia la figlia di un ex-ministro und senatore und giornalista viene fuori solo dalla mia mente malata di italiana. Che come si affrettano a dichiararmi tutti, "qui da noi non succede".

Sarà. Fatto resta che Blijburg resta un gran successo, io come tanti ci vado volentieri, ma agli italiani va un pelo spiegato, come va spiegato Ijburg in sé, che altrimenti si fa fatica a capire come un posto sporco, insabbiato, in mezzo ai cantieri e i palazzoni, arredato con solo ed esclusivamente mobili, legnami e tende dell'esercito di recupero selvaggio ed un menu buonino ed interessante dai prezzi fighettosi, (questo riconosciamolo), sia diventato in pochissimo tempo the place to be balneare di Amsterdam.

Lì, in mancanza di palle, che siano dell'IKEA o meno, ieri ho portato Orso, che da bravo bambino ha fatto il bagno (io stavo sulla riva a tremare con la mia giacca di lino foderata addosso), ha fatto castelli, ha ammirato la barca dei pirati e quando infreddolito, smutandato ed affamato siamo entrati nella terrazza posteriore del caffé, ha mangiato patatas bravas e polpette, bevuto un succo, e ballato alle note del quartetto jazz insieme ad un altro bambino.

Pronto per rientrare a casa, fare il bagno ed andare a dormire.

Il dove adesso l'ho spiegato, ci arrivate con il tram 26 dalla stazione, scendete ad Ijburg al capolinea e seguite i cartelli in direzione strand, oppure andate in macchina e parcheggiate nell'unico parcheggio gratis, quello della spiaggia (se non trovate posto lì e finite vicino alle case controllate che non si debba pagare).

Dove cominiciate a vedere una roba fricchetton-design di recupero con degli enormi budda magri in plastica ("Questo non è Budda, Budda è grasso" sostenva la nipotona in visita), ecco, ci siete. L'ingresso è triste e incasinato, ma è il retro, tenete presente. Poi migliora.

Adesso sapete dov'è. Il come e cosa e quanto lo racconto un'altra volta.

Come nasce un quartiere dalle acque: Ijburg


Ijburg è il quartierone moderno che stanno tirando su a est di Amsterdam in mezzo alle acque dell'IJ. Quando ero incinta c'era ancora l'acqua e stavano mettendoci su sabbia per creare isole artificiali, adesso è pieno di palazzoni e villotte moderatamente uguali (nel senso che i modelli vincenti ripetuti ad infinitum sono di più e più variati rispetto al resto del paese).

Hanno persino dedicato una strada all'edilizia selvaggia, ad Ijburg. Ognuno si comprava un costosissimo pezzo di terreno e ci tirava su la casa che i soldi rimanenti e l'architetto gli permettevano, sempre nel rispetto di un paio di vincoli esterni, tipo murone ci cinta con oblò per coprire l'eccessiva varietà.

A quel punto c'è stato il bischero che si è costruito la "boerderette", la finta casetta da contadino con il tetto spiovente in cannucciato. Che una si chiede dov'è la Sovrintendenza quando ce n'è davvero bisogno. Per fortuna il murone copre un po', ma quel tetto, io ci patisco ogni volta che lo vedo.

Con IJburg il comune è riuscito ad espandersi a est, dove siamo bloccati dall'acqua, gli immobiliaristi si sono dati alla pazza gioia, convinti di rifare il colpaccio che gli è riuscito involontariamente con il nostro quartiere sugli ex docks, e i 50.000 in attesa di casa ad Amsterdam hanno pensato che finalmente si risolveva.


Poi, nel momento che le isole erano pronte, con un bellissimo ponte di Nicholas Grimshaw a collegarle al resto del mondo, è arrivata la crisi. Gli immobiliaristi, negli anni di vacche grasse si erano illusi che pur di vivere ad Amsterdam, nel quartiere fighetto collegato al centro, con l'acqua intorno, la vista sul paesino sulla diga di Durgerdam e l'attracco per la barca davanti casa, la gente avrebbe speso le cifre che stavano spendendo per venire a vivere sulle isole belle nostre.

Senza pensare che il quartieruccio nostro gli anni di costruzione li aveva superati, che da lì in 7 minuti in bici sei alla stazione e in centro, che non si vive più nei banchi di sabbia che tutte le scarpe di quegli anni le ho dovute buttare senza pietà e che soprattutto non costruisce più nessuno, e quindi la gioia di essere svegliato alle 6:15 dai muratori con mezzacci pesanti che arrivano, di alzarti incazzato perché gli stronzi i macchinari più rumorosi li accendono alle 7:00, insieme alla radio che trasmette a tutto volume (per forza, portano i copriorecchie di protezione) la tipica musica da muratore, per poi silenziare il tutto alle 9:00 quando ormai chi abita lì ha già cominciato la giornata incazzato e bestemmiando, perché devono prendersi il caffé per 3/4 d'ora, questo gli immobiliaristi non ci pensavano.

Perché parliamoci chiaro, quel progetto prometteva bene, ma era tutto sulla carta. Comprar casa che verrà consegnata fra 2,5 anni, su un pezzo di terra che l'anno scorso non c'era, a soli 20 minuti di tram dal centro ti promettevano, ma le prime rotaie andavano ancora poste, i negozi nulla, scuole e asili nei soliti container che li avevamo già avuti qui e qui le scuole nuove erano appena state consegnate, uno fa subito ad abituarsi alla scuola in un edificio vero.

Tutta questa provvisorietà in un quartiere che deve ancora dimostrare chi ci andrà ad abitare e se non ci sbolognano i soliti asociali ad affitto privilegiato che non vuole nessuno come vicini, ecco, una cosa del genere la fai se la casa costa pochissimo ed è un vero affare, e soprattutto se hai un minimo di certezze sull'effettiva rivalutazione del quartiere entro 10 anni.

Due elementi del tutto assenti, all'inizio. In più sono saliti i tassi di interesse, c'è stato l'11 settembre, tutta una serie di contingenze. Infatti le corporazioni, che avevano deciso di cominciare a costruire solo dopo aver venduto su carta il 70% degli immobili, si sono trovati fermi. Con loro chi aveva già firmato. Hanno dovuto ridisegnare i progetti, richiedere la licenza e tutta una serie di cose.

Il comune, rovinato e sull'orlo dello sputtanamento. Aveva infatti promesso che al momento della consegna delle prime case ci sarebbero stati i servizi minimi. Per oltre mezzo anno il bus 26 viaggiava vuoto dalla stazione ad Ijburg ogni 10 minuti. La linea più affidabile e puntuale di Amsterdam.

Perché, intendiamoci, i pazzi visionari ci sono sempre. Metà del nostro quartiere, che aveva a sua volta scommesso sul nuovo progetto dei docks e se l'era visto triplicare di valore nel giro di manco 6 anni, ha venduto e ricomprato ad Ijburg, tenendosi per buoni gli interessi sui 2-3 anni di costruzione. Quelli che ci credevano, o che comunque l'affare immobiliare lo avevano già fatto. Che nel frattempo avevano fatto il secondo o terzo figlio e nella casa attuale non ci stavano più neanche per idea. Gli è andata bene una volta, riproviamoci, si sono detti. Quindi qualcosa era stato venduto, ma sempre ai soliti fighetti delle nostre parti. E quelli sanno come avventare gli avvocati a comune e immobiliaristi per fargli tener fede alle promesse.

Insomma, la situazione stagnava, tutti le parti coinvolte stavano perdendo dei gran soldi e a quel punto si è puntato sulla spiaggia di città.

La linea 26 vuota ha iniziato a trasportare gli spiaggisti di città, che a forza di venire in loco e vedere come il quartiere cresceva e si trasformava di giorno in giorno hanno cominicato a prenderci confideza, i concerti jazz, le trasmissioni televisive al caffé, le attività, i fa1ò la sera in spiaggia, le toilette, che va bene la spiaggia selvaggia in mezzo ai cantieri ma un minimo di decenza ci vuole, un successo per tutti. Si fa subito ad aver voglia di venire ad abitare vicino alla tua spiaggia.

Secondo me è questo il motivo per cui da un tot di anni Blijburg, il caffé della spiaggia, nonostante la temporaneità delle intenzioni (doveva essere spostato dopo due anni) sta ancora lì e prolifera.

Io ho sempregiurato, negli anni di disperazione in cerca di casa, che ad Ijburg non ci sarei mai andata. cioè, ogni tanto ci ripensavo. L'amica Bo è venuta con me una domenica a portare i bambini e per ritirare la brochure di un nuovo progetto.

Mentre io constatavo che la fila di persone interessate a ritirare il prospetto era enorme e col cavolo che mi facevo 3 ore di fila per una cartellina per comprar casa lì, l'amica Bo, socializzava con le madri locali al parchetto, tra cui una nostra ex-vicina appena traslocata.

"Non fa per noi," mi riferiva in macchina "ci va un altro tipo di gente rispetto a dove stiamo noi. Da noi è più internzionale come ambiente, creativo, artistico. Qui ci vanno i borghesi che non vogliono andare a vivere in provincia, ma sempre gente così è".

Io concordavo. Poi adesso sento che Bo haappena comprato casa lì. Ma lo ha fatto perch'costava pochissimo.

E Ijburg sta crescendo e cambiando, ci sono un sacco di negozi, anche i negozi fighetti che c'erano da noi, non solo quelli di pura sopravvivenza. Ci abiutano persone di ogni tipo, un sacco di famiglie con bambini, che di pomeriggio, passeggino in mano, vanno alla spiaggia.

I motivi per cui non ci abiterei sono sempre gli stessi: basta isole, io soffro di isolazionismo, è troppo lontano dal centro, mi dà la clausterofobia quell'unico ponte bellissimo che è l'unica entrata ed uscita dall'arcipelago. Si, c'è un ponte ciclabile verso il Diemerpark. Parco che adesso è un parco, ma sorge sul terreno ex-industriale più contaminato di Amsterdam. proprio di fronte alle ville costruite su progetto individule. rimane un posto ventoso, durerà anni prima che sia finito e anche se i cantieri sono un posto bellissimo per crescere, guardate me, mancano la scuola di musica, di nuovo liste di attesa per scuole, asili e doposcuola.

Io sono venuta ad Amsterdam per vivere ad Amsterdam. mi piace da morire l'architettura di ijburg, però a sto punto meglio Almere, costa di meno.

domenica 13 luglio 2008

Ristorante: In de Baars

Questo è il nome del ristorante portoghese dove Marina ci ha invitati venerdi per il suo compleanno. Il nome lo devo spiegare, cominciando dal fatto che si trova nel quartiere De Baarsjes, sull'Admiraal de Ruyterweg 1, all'angolo con la Kostverlorenkade, vista canale, quindi, per chi ama il genere.

Perché il quartiere si chiami de Baarsjes non lo so, vi dico solo che "baars" è il pesce persico (non lo manco controllo, ci penserà Marina a correggermi se necessario, che il zeebaars mi pare sia invece il branzino e la cosa mi confonde) e che spesso e volentieri ce l'hanno nel menu.

Un menu che mi ero letto un tot di volte passando e avevo sempre voglia di andarci sul serio, però a [pranzo sono chiusi e le mie serate sono complesse da gestire. insomma, se non c'era Marina, che è una vita che ci diciamo che dobbiamo andarci, chissà come andava a finire.

Adesso invece aspetto solo la scusa per ritornarci. La cena è stata carinissima, la compgnia ottima, di quelle cose che ci si sposta dalla sedia tra una portata e l'altra per chiacchierare con tutti, anche chi non conosci.

Si risparmia tempo, ad andare a queste cene qui, che proprio per strada mentre andavamo siamo tornati con il capo sull'argomento del nuovo telefonin0o et abbonamento di cui si parlava un paio di settimane fa e a me interessava informarmi sull'iPhone, e il capo mi dice: adesso è appena uscito e io mi chiedevo: ma perché lo voglio? cosa fa di preciso? e lui si spazientisce, che se non lo so io che lo voglio, e il che significa informarsi, attaccarsi a internet, studiarsi provider e abbonamenti che già non ho voglia di mio, poi adesso non avrei neanche il tempo.

Invece a tavola c'erano due fortunati possessori, freschi di ricerche, che me l'hanno spiegato in tutti i dettagli abbonamenti compresi e adesso so quello che voglio e come lo voglio, e via, che poi abbiamo anche parlato di altre cose interessanti e piacevoli, che alle cene di compleanno si va anche per questo.

e per mangiarci tutte le tapsine buone che ci hanno servito, che a me, nell'ordine, sono rimaste nel cuore:

- le crocchette di baccalà
- le vongole con il sughetto al coriandolo che io e Simona ci siamo spazzolate senza rtegno. visto che c'era gente di poca fedeche le lasciava lì
- il dulce de leche che Marina, ricordiamoci che mi spedisci la ricetta pliiiis? che Marina andandoci regolarmente, ha i suoi traffici con lo chef e si scambiano ricette.

Anche tutto il resto l'ho mangiato con gioia, e devo tornarci per il pollo al limone che avevano sulla lavagna, e per il viuno bianco, che dovevo segnarmelo, ma sono uscita senza borsa, e quindi Andrea, mi dispiace ma ti dirò la prossima volta.

Insomma, andateci.

E non fate come una certa ospite che non nomino, che arrivata al caffé ha ordinato un cappuccino (io il te alla menta con il rametto nel bicchiere) suscitando il commento della cognata italiana al marito:
"Il motivo per cui non ti ho ancora sposato", che delle volte mi chiedo anch'io, pensando alle mie congate, come hanno fatto a sposarsi mio fratello dopo avermi conosciuta.

Il marito ha fotografato la tazza incriminata e poi comunuqe avevamo fatto mezzanotte e io dovevo ancora rientrare a fare la valigia per la belva che partiva, e quindi ho pungolato il capo che stava facendo vita di società e siamo rientrati a casa.

Marì, posso solo dire 100 di questi giorni. l'avrei detto lo stesso, ma adesso con maggior convinzione.

In de Baars
Admiraal de Ruijterweg 1, 1057 JT, West, Amsterdam
(020) 618 81 02
cucina aperta dalle 17.30-22.00 dal martedi alla domenica


Chi legge l'olandese può anche saperne di più da Theo, anche lui alla cena, ma ci è andato anche prima e fa sempre le recensioni precise che io manco mi sogno:
http://www.blablablog.nl/B1038127581/C937148759/E20070625181118/index.html

sabato 12 luglio 2008

Arrivati

Gnorpo One è arrivato in Abruzzo. È partito stamattina tutto vestito da vitellone estivo in bianco, l'ho baciato al binario 5 della stazione centrale di Amsterdam, da dove sarebbero andati ad Eindhoven per prendere l'aereo, ha voluto chiamarmi all'arrivo per dirmi che zio Italo era arrivato a prenderli.

Ma sarà che mia madre era stanca anche lei e che lui ha i suoi tempi per parlare al telefono, ogni volta che si decideva ad aprire bocca lei mi riprendeva la cornetta per dirmi che non parlava. Mentre io che lo conosco, sapevo che stava proprio per decidersi a dirmi qualcosa. Mi sono arresa.

Mi era venuto un po' di magone nel lasciarlo in attesa del treno, mi sono consolata dicendomi che in fondo è già stato via tante volte da solo da oma e opa, e che è in buone mani.

Il primo volo fuori dal nido. Mia madre che mi ha sempre portato l'esempio degli uccellini, che anche se hanno paura al primo volo, la madre li spinge sotto, perché è suo dovere.

Con una madre così, in sua presenza, mica potevo mettermi a piangere?

Che palle le madri, più ho dei figli, più me ne convinco.

venerdì 11 luglio 2008

Contrappasso

Potrai anche essere una quasi quattordicenne che si annoia, che si atteggia, che non apre bocca fino all'una di pomeriggio e che poiché si annoia decide di far uscire di testa nonna e zia ululando, cantando cose orripilanti, ignorando il resto del mondo per principio, che vieni trascinata per musei quando avresti preferito startene dietro al computer per il quarto giorno consecutivo a chattare con le amiche (e anche noi avremmo preferito starcene a casa, che in fondo quei musei li conosciamo già e girarli con una palla al piede... c'è di meglio nella vita), che anche se una cosa alla fine sei contenta di averla vista, ti guardi bene dal dirlo.

Che ti incazzi se vuoi comprarti i pantaloni più atroci del mondo e tua zia ti dice chiaramente che ti stanno male perché ti fanno il culo a pera e le gambe a X. Protesti, ma saggiamente eviti di comprarteli.

Che fai la bastian contraria per principio.

Però poi rientrano i tuoi cuginetti. Che ti scimmiottano se fai la mossa di ignorarli. Che si giocano a dadi il privilegio di dormire a turno insieme a te (e ti fanno per la gioia anche una pipì a letto). Che ti prendono per culo. Che si fanno inseguire per ore e ore giocando ad acchiapparella e a nascondino. Che ti fanno ridere (guarda che abbiamo sentito benissimo, ridevi anche tu come una bambina felice). Che ti saltano addosso per svegliarti di bacetti e di solletico se tu ti nascondi sotto la coperta per poter ignorare meglio il mondo.

Che uno fa la battaglia di cuscini con te e l'altro cerca ulteriori cuscini per rifonirti di munizioni e te li passa.

Che ti ricordano ogni momento che forse è meglio che sei rimasta figlia unica, ma anche che tutto sommato è un gran peccato.

Cugini: in fondo il rapporto ideale. Ci si può voler bene come fratelli, ma a distanza.

Meglio due mostri oggi che un'adolescente domani

Io ho avuto un periodo, con due mostri tra i due e i quattro anni, che francamente mi ha stroncata. Oggi posso dirlo serenamente, ma ho passato un paio d'anni sempre stanca morta, con il sonno interrotto e i patemi delle belve che esploravano il mondo, si arrabbiavano rotolandosi per terra, the real mcCoy.

Quegli anni in cui con il capo studiavamo formule complicate per calcolare quanti metri quadri di superfice Orso riuscisse a impastrocchiare con un unico cucchiaio di passato di verdura (adesso la mangia direttamente con le mani asciugandosele sui vestiti, quindi l'evoluzione della specie esiste).

In cui Ennio insisteva per camminare sul muretto di Tosariruin bagnato di pioggia, mentre io lo seguivo da sotto con Orso sulla bici (mani occupate, quindi) pregando che non scivolasse sulla superficie bagnata di pioggia, che non si cavasse un occhio strisciando sotto i rami degli alberi nei punti in cui questi impedivano il passaggio a 2,5 mt. di altezza dal suolo, che non inciampasse nella scarpa slacciata ecc.

Anni in cui il massimo divertimento dei mostri era correre, urlare, arrampicarsi, picchiarsi, cercare di rendersi orbi usando alla bisogna qualunque oggetto contundente e non, chiamarmi ogni momento tranne quando stavano facendo disastri epocali con acqua, sapone, barattoli di colore da dita spalmati per 5 piani di casa ecc. Non mi potevo rilassare un secondo. Per fortuna ho amici pazienti e comprensivi.

Anni in cui tutte le mie amiche più vicine avevano UNA figlia. Bambine carine, che sparecchiavano la propria tazza, giocavano per ore in silenzio sedute a tavola disegnando, infilando perline, che ricevevano le amiche e non le sentivi per due ore buone, in cui giocavano senza picchiarsi, senza sbranarsi, senza strapparsi i giocattoli di mano. che se stavano con te chiacchieravano con frasi bellissime e una padronanza di linguaggio che io tuttora mi sogno.

Anni in cui le amiche sospiravano, mi compativano e dicevano: "Eeeh, i maschi sono davvero MOLTO più vivaci".

E io pensavo: "Datemi anche 5 maschi così vivaci in piena pubertà dei 3 anni, piuttosto che un'unica femmina adolescente".

Sono io, che con la lungimiranza che mi rovina la vita, che le compatisco per il futuro, ma non glielo dico.

E adesso ho avuto in casa mia nipote quasi quattordicenne per una decina di giorni.

Io mia nipote la adoro. La trovo la bimba più bella e intelligente che io conosca. Silenziosa, ma non stupida. Recalcitrante, ma dolce. Chiusa, ma affettuosa. Non ti parla né ti guarda in faccia per i primi 5 giorni, ma quando poi si è abituata ti apre il cuore e ti fa le confidenze. Telemaniaca, ma io cerco di insistere e regalarle libri. Ascolta musica del cazzo da quando ha 4 anni, ma che farci, le voglio bene lo stesso.

A volte, in questi giorni, ho goduto profondamente del privilegio di avere questa figlia putativa da portare a fare shopping, parlare di scuola, di ragazzi e di blog (si, ha un tipico blog adolescenziale anche lei. È proprio mia nipote, buon sangue non mente).

E quindi adesso posso dirlo con cognizione di causa: io non lo so se questo terzo bambino verrà, forse davvero non ho più l'energia. Ma se dovesse venire, preferirei due gemelli. Maschi.

Tanto per le cose da femmina ho mia nipote.

lunedì 7 luglio 2008

Ejemplo de orgullo femenino

Piove, grandina e la pressione è a zero. Meno male che ho Bettina per tirarmi su e che mi risponde a una circolare di aggiornmento agli amici con:

Barbara, muchisimas gracias por todo tu apoyo siempre y por haberte convertido para mi en todo un ejemplo de orgullo femenino..eres una en un millon!!

Oddio, proprio un esempio di orgoglio femminile... non ci ho mai pensato a me stessa in questi termini.

Però, adesso che ci penso...

(Ecco, se me lo avesse detto un uomo, avrei rischiato di ritrovarmi un amante prima delle vacanze? Belli questi dubbi esistenziali nelle giornate di spallamento).

Come rischiare il linciaggio

L'amica Wanda è quella che ha tenuto banco alla festa di Marta, anche se di dive ce n'erano parecchie. Solo a un certo punto le si è intrecciata una parola sulla lingua:

"...e quindi stavamo guidando in Germania e dovevamo arrivare a quella città sul mare, dai, aiutatemi, non me la ricordo, quella che cominica con S.. St..."
"Stuttgard?"
"No, quell'altra, ma perché non mi viene, St... St..."
"Stettin?"

Non ditelo, a un compleanno di polacche. Non ditelo soprattutto con il nome tedesco.

Perché ci sarà pur stato un monmento storico in cui a rigore avevo ragione, quella città tedesca sul mare che cominica con ST...

Ma resta il fatto che loro la chiamano Sczeczin.

sabato 5 luglio 2008

Sto lat (100 anni)

"Domani c'è da noi una cena di femmine, ci vieni a fare lo strip tease?"
"Femmine, che femmine?"
"Il compleanno di Marta"
"Aaah. No, comunque non ci vengo".

Poi quando si è affacciato un attimo per dirmi una cosa è stato accolto da grandi ululati e agitar d'ali (col pugno sotto le ascelle e su e giù con i gomiti, per capirci). Il capo, che è un uomo carino, ma di fondo introverso, ha sorriso, salutato ed ha battuto in ritirata.

L'ho inseguito dietro alla lavatrice per spiegargli che ci stavano facendo un resoconto interculturale su come si ubriacano gli ucraini maschi e quelli femmina. I maschi, omoni giganteschi, tirano giù una wodka dietro l'altra e poi si mettono a piangere di commozione. Le femmine, senza perdere una goccia di decoro e attenzione per gli ospiti e il buffet impeccabile, tirano giù una wodka dopo l'altra per poi guardare d'improvviso negli occhi l'ospite e sbattere le ali come sopra, ululando 'Yiiihhaaah", come un cow-boy sbronzo.

A quel punto della sua storia ucraina l'amica Wanda ha tirato per la giacchetta il suo uomo dicendo "ce ne andiamo. Ora" che l'amica Wanda è donna di mondo e sa quando ormai è quasi troppo tardi.
"Ma no, stiamo così bene, perché?" chiede il suo ingenuo accompagnatore anglo-zelandese, che sarà pure abituato a qualche drinking binge da vero maschio, ma deve ancora imparare un paio di cose sulla wodka.

Questo il tenore della serata. C'è da dire che le ho accolte tutte con un bicchiere della mia sangria corretta al rum, che le insalatine e i couscous erano buoni, che la torta (una torta senza farina di grano, senza uova, senza zucchero "quanti ingredienti si possono togliere da una torta prima che smetta di essere torta?" si è chiesta Eia, l'autrice finlandese della stessa, che ho visto otto anni fa l'ultima volta, ma di cui mi ricordo e ho citato ieri le battute geniali di allora che ancora ricordo a memoria) una meraviglia e che di sangria non ne è rimasta una goccia, che abbiamo cantato tanti auguri a te in 6 lingue (finlandese, brasiliano, inglese, francese, italiano, serbo-croato)+ sto lat che è la canzone di circostanza polacca e Er is een jarig hurrà hurrà che è la controparte olandese.

Che abbiamo riso incredibilmente. che abbiamo parlato di arte, uomini, antropologia, fotografia, figli, uomini, dottorati, madri italiane, suocere italiane, madri polacche in un crescendo di orrori che ci facevano ridere ancora di più, di mariti olandesi (e lì qualcuno ha cominicato a chiedere con discrezione dove fosse il bagno), riordinato e dormito come angeli fino a mattina inoltrata.

Poi mi chiedono perché adoro le cene tra donne. C'è da dire che le olandesi erano solo due.

venerdì 4 luglio 2008

Roma, 8 luglio, ore 18, manifestazione in Piazza Navona

lo spiega bene nei dettagli Panzallaria su:

http://www.panzallaria.com/2008/07/03/roma-8-luglio-manifestazione-in-piazza-navona-passaparola/

Io sarò ancora bloccata qui, qualcuno può/vuole andarci anche per me? che sono anni che rifiuto di cambiare nazionalità solo per comodità, visto che il mio voto mi sembra più importante in Italia che qui.

Però ci sono delle volte che la democrazia diventa quasi una parolaccia e tocca all'opinione pubblica darsi una mossa.

A destra dello Spaarndammerbuurt: caffé studentesco



Il bello del caffé Aan 't Ij è che quando non piove ci si può stravaccare sui materassoni all'esterno. Sono anche dotati di fossa dei falò per chi è sensibile al fascino delle fiamme da fissare.

Quando invece fa brutto o incerto, come ieri sera, che con tutta la buona volontà del mondo ho insistito per sederci fuori, ma tempo una coca e ci ho ripensato, va sempre bene mettersi dentro, che le vetratone su tre lati, la vista sull'acqua e sulla nave-studentato, sono sempre belle da vedere.

Questo caffé me l'ha fatto scoprire Cinzia, e anche se è ben frequentato e neanche troppo lontano dal centro, bisogna sapere dov'è. Sono aperti dalle 12 alla 1:00 o le 3:00 nel weekend.

Chi arriva dal retro della stazione centrale, lungo l'acqua dell'Ij (che è il braccio d'acqua che separa Amsterdam centro da Amsterdam Nord), basta che cammini tenendosi sempre l'acqua sulla destra.

Si supera la camera di commercio, poi tutto il quartierone nuovo e ancora in contruzione dietro a Prinseneiland, poi sulla destra c'è tutto l'argine del Silodam con i palazzoni bellissimi. Di questi, il primo era il Graansilo, un deposito di granaglie abbandonato e poi occupato tra anni '80 e '90, dove facevano feste, concerti e c'era questo baretto autogestito. Poi sono arrivata io e l'hanno trasformato in appartamenti, poi ci hanno cosatruito dietro un'altro palazzone tutto colorato e quel palazzone lì, se ci arrivate, salite le scale e cercate di ndare dietro, vi ritrovate su una bellissim terrazza sull'acqua, aperta fino alle 23 con porte di vetro scorrevoli, che a mio avviso è il posto ideale per una dichiarazione romantica, poi voi fate come vi pare.

Non mi è molto chiaro se sia uno spazio pubblico o no, quindi se ci andate comportatevi da ospiti e con discrezione, e siate grati per potervene stare su un posto così bello che se non ve lo dico io, come fate a sapere dov'è?

Però se l'idea è di andare al caffè Aan 't ij, io proseguirei sullo stradone, sempre tenendomi l'acqua a destra, poi c'è un ponte che si alza da superare e all'incrocio successivo andate dritto, tenendovi lo Spaarndammerbuurt a sinistra e una ex zona artigianale a destra, che era il vecchio porto del legno. La prima a destra, che scende un pelo, è la Stavangerweg (cercatela sulla cartina).

Se la prendete, sulla destra vi trovate una serie di studentati bianchi in container da uno o due piani con dei bei dettagli in plexiglas colorato, e a sinistra i capannoni industriali dei trucidoni di Cinzia (Neef Louis e van Dijk 7 Ko), di cui ho parlato in precedenza, se vi interessano gli interni vintage.

Addentrandovi sulla destra tra gli studentati, dovete tornare verso l'acqua e lo vedete perchè c'è attraccata la Rochdale di Limassol che appunto è stata trasformata in studentato (Alice, ma due foto ce le mendi, tu che ci hai vissuto?).

E lì, sulla riva quasi di fronte alla nave Rochdale c'è il caffé, con tutti i suoi interni minimal-recupero molto bellini, il biliardo, i giochi da tavolo e un menù per pranzo e uno per cena semplici e buonini.


Lì siamo approdati ieri per la nostra riunione informale di prima delle vacanze e li siamo rimasti fino alle 23:30, intanto che dalle vetrate il giorno sembrava non aver proprio voglia di finire, che alle 22 c'è ancora luce da leggere fuori, che a una cert'ora il DJ ha iniziato a mettere tutti pezzi che ascoltavo in gioventù, che poi hanno fatto calare uno schermo su cui proiettare un camino acceso, che sono di quelle cose che vorrei sapere chi se le inventa, mentre intorno a noi gli studenti giocavano a carte, a biliardo, cenavano, internettavano la prossima tappa con accanto il mattone della Lonely Planet Europe on a shoestring , mentre fuori, sullo stradone, i visitatori del festival al vicino Westerpark parcheggiavano le macchine, che c'è tanto spazio per parcheggiare, ma a pagamento.

Se invece volete cenare a un livello (anche di prezzo) più elevato, poco più avanti c'è la nave Pont 13, e dietro alla Pont 13 c'è un altro caffé fighetto di cui non ricordo bene il nome che non ci sono mai stata (forse Strand West?), oltre gli studentati dietro alla costruzione provvisioria del 4to ginnasio che stanno tirando su adesso con i listelli di legno all'esterno, e dietro un circo felliniano, dove siamo andati una volta a partecipare alla performance teatrale Body Lounge.

Insomma, le ex zone industriali riservano più sorprese di quell che sembra e se ci andate, fatelo al crepuscolo, che è una zona assolutamente sicura, nonostante il carattere postindustriale in costruzione, e soprattutto fatelo adesso. che entro pochi anni, appena liberano gli ultimi capannoni, ci tireranno su l'ennesimo quartiere di design con vista sull'acqua.

Credits foto e info sul caffé: www.aantij.nl

giovedì 3 luglio 2008

Post post-afa

Sarà che il tempo è tornato autunnale, sarà che sono metereopatica, ma a me mancano un sacco gli Gnorpoli.

E parlarci al telefono, con Ennio che si scrda l'italiano dopo 30 secodni da oma e Orso che è convinto che basti mostrare qualcosa al telefono e dire "Mamma, vedi?" nn aiuta molto.

Ma adesso che mia nipote mi ha installato Skype, forse è ora di farmi anche una webcam, chissà che non aiuti.

(PS: adesso vado con Ruvy a visionare uno studio del teatro pick-up che vorrebbero affittarci, e poi in un baretto carino di cui parlerò domani).

Mangiare italiano ad Amsterdam

Io nei 10 anni che cercavo casa ad Amsterdam mi dicevo che in fondo per vivere bene mi bastavano tre cose: un posto sotto casa dove fare colazione con caffé e cornetto, un mercato non troppo lontano e una panetteria. Li ho tutti e anche di più.

Ieri finalmente mi sono andata a prendere un caffé al chioschetto di Silvia, Il Ponte. Il ponte sta in un posto ideale: alla fermata del traghetto tra Amsterdam Ijplein e la stazione centrale.

Il nome mi aveva lasciata perplessa: Pont in olandese è un traghetto, non un ponte (che infatti non si vede) e a me le commistioni linguistiche danno sempre da pensare.

Però mi sono presa un caffé, ho scambiato due parloe con la Silvia torinese prima che arrivasse il traghetto, ho visto che ha la torta della nonna e le polpette al sugo e che sotto la tettoia ci sono un paio di tavoloni, l'ideale per pranzare con vista sul waterfront bello di Amsterdam e stare riparati dal sole e dalla pioggia. E il caffé è buonissimo.

Ecco, io ve l'ho detto, adesso non me ne fate pentire. Fra poco ci porto il capo.

(E per via delle polpette al sugo, mi sa che piacerà un sacco anche agli Gnorpoli. dramma, che da lì ci passerò mattina e pomeriggio andando e tornando da scuola.)

In fondo, sono una ragazza che si accontenta di poco, nella vita.

mercoledì 2 luglio 2008

Afa

Oggi la prima giornata afosa. Poi pioggia. Poi afa umida. Poi stasera freschino e umido.

Pare proprio che sia arrivata l'estate pure ad Amsterdam.