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martedì 24 gennaio 2012

Manuale di gestione dei neononni olandesi

Ultimamente si è parlato di prima nonnitudine batava sia con la mia amica Rita (auguri, futura nonna) che si chiedeva perplessa di certi atteggiamenti dei consuoceri, sia con i consuoceri di mia suocera che stanno per diventare nonni per la prima volta (dall' altro lato).

E parlandone mi sono ricordata di altre prime nonnitudini interculturali, per esempio annissimi fa, prima dei miei figli, di quella di V, ma anche la mia, che i Santisuoceri santi subito, ma sempre olandesi sono, ci abbiamo messo del tempo per assestarci su svariate posizioni, e poi come sapete io ho questa immunodeficenza da confessionale, nel senso che chiunque sia iniettato del virus dello scaricarsi la coscienza, adesso, subito, con la prima arrivata, becca sempre me, che quindi sono perfettamente aggiornata sui fatti di semisconosciuti che poi non vedrò mai più, perché confessarsi nell' attimo dell' attacco è una cosa, ma che non si presupponga sia l' inizio di una frequentazione, o dioneliberi amicizia, che già è abbastanza imbarazzante sapere che qui fuori c' è qualcuno che non hai pagato che sa dei fatti tuoi intimi innominabili (e mi pagassero, almeno, se serve a togliergli il patema, non diventeremo amici, ma almeno ho emesso fattura).

Ora, non è che i nonni olandesi siano queste creature angelicate, discrete, magari un po' distanti, si, però almeno dei modelli di discrezione e facciamoci i fatti nostri. Magari. La distanza emotiva o formale non ha mai impedito nessuno a venirti a dire nel momento meno adatto dove sbagli e cosa dovresti fare secondo loro. Il nonno e meglio ancora la nonna, si impiccia per definizione, cambiamo i modi e le aspettative, ma quello è. E non ci scordiamo che per gli olandesi il massimo dell' amicizia e dell' affetto consiste nel ventilare le proprie opinioni (in questo paese DEVI avere un' opinione su tutto, in genere infondata) e dirtelo però che proprio sbagli e che te lo spiegano loro come si sta al mondo.

Qui però vorrei parlare di quel caso di nonnitudine interculturale specifica di madre straniera e padre e nonni olandesi. Perché non crediate che le commari non abbiamo ragione quando dicono: si però quando il/la nipotino/a è figlio di tua figlia è tutta un' altra cosa, è quasi un po' di più il tuo bambino. È perfettamente vero e nonostante che l' esperienza della maternità vissuta con la propria madre vicino è anche l' occasione d' oro per regolamenti di conti madre-figlia rimandati da decenni, è spesso anche l' occasione per riavvicinarsi o capirsi meglio in nome della condivisione del ruolo. Il tutto in un mondo ideale.

Ora, tanto per darci come pietra di paragone la situazione piana, limpida e recoaro, vi cito due nonnitudini tutte olandesi opposte.

1) La prima è quella di Cugino preferito e la sua compagna, che hanno insieme due bimbe deliziose di 2,5 e 4 anni (la seconda ci è un po' uscita per caso prima del previsto) e un mutuo elevato, ma non si sono sposati. Entrambi lavorano e sono carrieristi, ma lei ha un part-time da 4 giorni e lui il lunedì lavora da casa e si gestisce bene la piccola tra sonnellini, pranzetti e passeggiate per prendere e riportare la grande da scuola, e poi recuperando la mattina presto e la sera dopocena, quel po' di ore di lavoro ci stanno. Da quando è nata la grande i nonni tutti, a turno ogni due settimane, guardano le bimbe per un giorno.

Quindi i nostri zii, di cui lei è infermiera e lavora ancora mentre lui è in pensione e vivono a 160 km. di distanza, da 4 anni, ogni due settimane si prendono il mercoledi libero, anzi, partono il martedì sera, vanno da amici a una trentina di km. da Amsterdam che altrimenti non vedrebbero mai, cenano e si divertono, pernottano e la mattina alle 8 sono sulla soglia per prendere le consegne. Il pomeriggio alle 18 risalgono sul treno e tornano a casa. La settimana dopo viene la nonna materna. Per loro è una gioia e un' occasione per vederle crescere queste bambine, e la fatica e lo strapazzo lo hanno trasformato in positivo. Tutti gli anni le sacre famiglie, ovvero genitori, bimbe, suoceri, consuoceri e cognati si imbarcano e vanno insieme a sciare.

Siccome sono tutti olandesi ognuno conosce perfettamente le distanze di sicurezza che l' affetto, la buona educazione e le convenzioni consentono e in caso di dubbio sonda il terreno con i propri figli/genitori per capire se è il caso o no.

2) La mia amica M invece ha una suocera anziana, del tipo calvinisto-rigido-si vive secondo le regole, e con un figlio fortemente autistico che vive con lei, quindi tempo, disponibilità e voglia non ci sono. Vengono da mondi completamente diversi e la suocera in svariate occasioni le ha proprio detto in faccia: "eh, si, ma se lui è felice con te ci dobbiamo rassegnare, e ti sopportiamo per questo".

Il marito ci tiene giustamente a mantenere i contatti e le feste comandate anche se sa che sua madre è una stronza inacidita. Proprio perché è il figlio eternamente trascurato in favore del fratello bisognoso, e di conseguenza fa più del suo meglio per far vedere che anche lui, tutto sommato, un briciolo di bene se lo è meritato.

M con il tempo si è rassegnata, a volte va a trovarla, a volte si prende un weekend per fatti suoi mentre i maschi stanno da sua suocera in visita. Hanno preso atto, neanche troppo serenamente ma il tempo fa molto, di non avere niente di buono da dirsi e che l' energia che costa mantenere le apparenze non vale lo sforzo. Quindi M si sente liberissima di partecipare o declinare, ma fondamentalmente ha lasciato la gestione di sua madre al marito che è giusto, essendo il figlio, che se la spupazzi lei, anche se poi le scorie se le becca tutte la moglie, ma succede nelle migliori famiglie e le amiche ci sono per riscaricare in modo indolore le scorie scaricabarile.

In mezzo a questi due esempi tutto è possibile, ma in genere è opinione accettata che uno finché non ti chiede dei soldi, anche se è tuo figlio e tu sei il nonno dei suoi nipoti è libero di farsi la sua vita e non sta bene che tu interferisci o commenti o ti impicci più di tanto. Almeno con il diretto interessato.

Questo nel bene e nel male, ovvero anche in situazioni in cui un genitore si preoccupa da morire, si tiene alla larga e parla solo se interpellato, per discrezione.

Per esempio altri conoscenti con un figlio che una volta uscito di casa per andare all' univarsità si è stranito e poi è risultato aver avuto una brutta depressione. Grandi patemi, grandi sensi di colpa, grandi interrogazioni sul che faccio o non faccio, posso aiutarlo o la vive come un' interferenza inaccettabile? Quello che avrei fatto io, ovvero un pronto intervento che gli piombi in casa per parlarci, vedere come puoi aiutare e fare/imporre un piano di battaglia per aiutare, che ti piaccia o meno tu adesso non sei in grado di valutare serenamente le cose e io sono tua madre e ho dei doveri nei tuoi confronti, tipo prenderti a calci in culo se è quello che ti aiuta, qui ha tempi decisionali molto lunghi e forse non avverrà mai.

Non ci scordiamo poi che il concetto di privacy e fammi tanto fare i fatti miei che sto meglio è reciproco: certi nonni olandesi, attivi, in gamba e con una gran voglia di godersi la pensione per caricare il camper e togliersi di torno per sei mesi l' anno potrebbero non aver affatto voglia di spupazzarsi i nipoti solo perché i genitori hanno deciso di avere così tante necessità materiali da dover lavorare entrambi. Hai voluto la carrozzina? (per citare un gran bel libro che andrebbe regalato a tutti i neogenitori). Pedala. O magari i nonni lavorano e se devono prendersi un part time lo fanno per dedicarsi ai propri hobby, visto che la parte loro l' hanno fatta con i figli, ma se mi inviti al compleanno del bambino vengo e gli faccio un bel regalo.

Alle nuore straniere ed alle eventuali consuocere certe derive di questo tipo creano perplessità. Insomma, ti impicci o non ti impicci, come devo valutare questo tuo intervento? Te ne frega qualcosa di questo nipote o mi stai dicendo: crepa? So di una ragazza perfettamente realizzata nella professione, che è andata col marito dallo psicologo per capire come gestirsi la suocera, peraltro santa donna, persino discreta e ragionevole a modo suo, e che non sa nulla di tutto ciò.

La loro soluzione è stata quella di non accettare nessun tipo di aiuto ma dichiaratamente ("la casa è troppo piccola ma va bene, non voglio che ci prestiate dei soldi o altrimenti mi sento ricattato"), non dargli mai i bambini - vero è che l' unica volta che l' hanno fatto la suocera ha pestato con i piedi il loro desiderio di non dargli dolci spiattellandogli davanti un gelato per dessert con la scusa che stavano tutti insieme a mangiare e non potevi fare questo al bambino, fargli vedere gli altri che lo mangiano e lui no. A parte che gli altri erano tutti adulti e potevano aspettare per il dessert visto che il pupo cascava dal sonno e dopo il gelato è andato di corsa a dormire, a me è sembrata una scusa smaccata, loro hanno accettato tranquillamente la spiegazione e col cavolo che gliel' hanno mai più lasciato. Lei non l' ha capita, e manco capisce bene sua nuora e si è rassegnata, se la fanno andar bene e pace.

Però in genere la cosa che salta all' occhio è che al primo nipote i nonni olandesi almeno di facciata si tengono. Poi si fanno tutte le pippe degli altri, ma provano a mantenere un contegno, tipo si, normale, diventiamo nonni, ah, è la vita naturalmente, niente di speciale, si, siamo felici, che bello. Il tutto detto con la solita espressione facciale impassibile con cui direbbero: si vede che sta arrivando la primavera, già spuntano i crochi. Cresce la panza, oh, magari divento nonno.

Insomma, alla cena di Natale io che non posso farmi i fatti miei ho chiesto alla consuocera che vedevo per la seconda volta in vita mia: ma che bello un bambino e che effetto le fa diventare nonna? Ah, si niente di che, i crochi.

Poi è saltato fuori che aveva già lavato e inamidato generazioni di vestitini di famiglia, compresa la vestina del battesimo che è vero che non battezza più nessuno ma hai visto mai? messo la foto dell' ecografia nell' album di famiglia e programmato le future vacanze intorno alle date salienti del pupo, insomma, niente di che, le solite cose da nonni che fanno tutti, spuntano i crochi che ci vuoi fare? Sarà primavera. Il fatto che passavano almeno due giorni alla settimana al superoutlet neonati dall' altra parte dell' Olanda a studiarsi camerette e carrozzine era anch'esso un dettaglio.

I suoceri di V, peggio. Al lieto annuncio, tanto per far vedere che non perdiamo mai la testa né il controllo (c' è da dire che V che è una donna organizzatissima aveva deciso che doveva avere un figlio al più presto, che delle volte alle donne viene così, quella fame viscerale di figlio hic et nunc ecchissenefrega se ci vogliono nove mesi operativi. E per tre mesi ha praticamente abusato del marito di notte e di giorno, purchè in zona ovulazione, fino a che l' inseminatore ha fatto il proprio dovere ed ovviamente erano fuori di testa dalla gioia).

"Bello, però pensate subito a prenotare il nido perché noi, qualche sera che volete andare al cinema si, ma mica pretenderete che ci mettiamo a fare i babysitter fissi perché non ne abbiamo il tempo".

Lei, da brava napoletana, ci è rimasta di merda (lui da bravo olandese pure). Ma chi c**** vi chiede niente, per forza che abbiamo già un posto al nido, non si dimentichi che io sono la donna organizzatissima, ma un pelo più di entusiasmo no? Ma vuoi vedere che se ti da così fastidio nella pianificazione questo nipote non lo vedrai mai e pace?

Insomma, ci sono voluti tutti gli ormoni della gravidanza per appianare le cose e ovviamente alla nascita tutto era seppellito. Non per i nonni, che mentre io e mamma, non annunciate, il giorno che V è rientrata dall' ospedale già eravamo lì a far salotto con i nonni napoletani e rallegramenti e le foto del parto e tutto l' ambaradan e io sentivo il neopadre al telefono con i suoi:
"Mamma, guarda che è tuo nipote, ma venite quando vi pare, mica mi dovete chiamare per chiederci il permesso di far visita? Tanto stiamo a casa, vieni e basta quando ti si crea".

La vendetta per i nonni troppo distaccati ed educati. Poi di nipoti se ne sono ritrovati 5, io credo che dopo la prima si siano un po' sciolti. E comunque ogni volta che i miei altri due carrierissimi avevano viaggi di lavoro, fiere e cose varie ci pensavano i nonni napoletani, con o senza invito, a piazzarsi in casa a tenere il forte così che i genitori potessero lavorare, ma i nonni olandesi nel paesino accanto non sono mai venuti meno alla promessa delle serate cinema, questo a onor del vero va detto. Poi quando è nato il maschio e l' hanno chiamato come il nonno si sono completamente rincoglioniti anche loro, ma è normale.

Insomma, già il nonno olandese tipico di suo ha tanto bisogno di abituarsi all' idea e di sciogliersi, e se qualcuno gli da una spintarella affettuosa alla schiena gli viene meglio. Già qui hanno il complesso che è brutto spendere soldi e fare regali costosi, quindi quando poi ci fai caso che i nonni stranieri rinunciano a 6 mesi di pensione per comprare il passeggino figo superattrezzato, allora si lanciano e comprano le camerette più belle che il reddito e i figli gli permettono, sempre dopo essersi consultati. E se trovano un modo, qualsiasi, per comunicare con la nuora, forse riescono anche a godersi profondamente i nipoti.

Io vengo da una famiglia in cui le nuore si sono sopportate ottimamente suocere stronze ed impiccione, in cui ci si urla contro ma ci si vuole tanto bene e in cui ci si può permettere di chiedere aiuto. Se ho avuto bisogno a mia madre ho chiesto di venire in un paese di cui non parla la lingua, mettendo da parte i suoi eventuali progetti, per stare ad aiutarmi con i neonati per quei 4-5 mesi di emergenza. Sempre rendendomi conto del gran culo di venire da una famiglia in cui queste richieste si possono fare (mia nonna polacca non solo è stata un anno in Francia per aiutare mia zia che studiava e lavorava, ma per un altro anno si è portata mio cugino in Polonia, per questo il disgraziato era quello di noi che parlava meglio polacco).

Mia suocera da un lato era abbastanza inorridita dai cazziatoni che facevo a mia madre quando questa si allargava, tutto ciò prima di mettermi a lavorare sul perché certi consigli saggi di mia madre mi scatenavano reazioni inconsulte. Quando ne sono uscita fuori ho potuto parlare con lei da donna a donna sul nostro modo di gestire figli e nipoti e ancora adesso mi ringrazia per averla aiutata a capire dove sbaglia(va) con me e mio fratello. Ma per mia suocera è impensabile la comunicazione costruttiva a urlacci.

Dall' altro visto che non conosco altra maniera anche lei l' ho sempre coinvolta fin dall' inizio in tutte le grandi decisioni o patemi dei bambini, ho accolto più facilmente che con mia madre i suoi suggerimenti, mediando con il capo che invece essendo suo figlio reagiva da figlio, e trovo che in genere, essendo sia mia madre che mia suocera due ragazze intelligenti, disponibili e di buona volontà, abbiamo trovato un nostri modo. Grazie anche alla mia fantastica psicologa, c' è da dire anche questo, nulla è gratis nella vita.

Questo coinvolgerla in modo meno olandese di quanto sia abituata lei ha portavo a derive per cui i miei amici olandesi veramente reagivano inorriditi: ma come si permette tua suocera di dirvi o farvi queto? boh, che ne so, a me sembra tanto normale. Ma magari è normale per me. poi è vero che anche se non condividiamo tutto sui bambini, anche se certe cose trovo sia tempo sprecato a spiegarglielo e magari sbaglio, parto dal presupposto che se a me fa comodo che mi tenga i bambini nella settimana di vacanze non posso imporle il mio modo di gestirseli, fa lei a modo suo, vuol dire che quando rientrano ci mettiamo quel paio di giorni a capire che: il burro d; arachidi a colazione pranzo e cena MAI. Il dessert non è un diritto ma un privilegio occasionale (a casa di tua nonna, per esempio). Tanto i bambini mica sono scemi, al massimo ci provano.

Quello che voglio dire è che nella vita, con un po' di buona volontà, affetto e rispetto dei confini altrui, e se serve anche un buon consulente per l' anima o per l' educazione dei bambini, che qui ci sono questi ambulatori pediatrici che insegnano ai genitori a gestire le piccole e grandi fasi della crescita dei figli (ma io per quello ho già mia suocera che lo fa di mestiere e a cui spesso e volentieri telefono prima ancora di chiamare il medico di famiglia) i nonni si possono imparare a gestire al meglio. Persino quelli olandesi

(E pure le nuore, straniere e non. Che poi lo so che mia suocera, adesso che anche la piccola di casa le si è accoppiata, non vede l' ora che pure sua figlia decida di riprodursi. Ma da brava suocera olandese sta zitta, non si impiccia, la dovessero prendere male, e così al suo ragazzo gliel' ho dovuto chiedere io se hanno intenzione a breve di metter su casa insieme. Pare di si, prima di quanto pensiamo. Adesso che lo dico a mia suocera chissà com' è contenta).

domenica 18 aprile 2010

Neomamme e neopapà che si perdono la coppia per strada

Disclaimer: prima che qualcuno si preoccupi, voglio dire che quanto segue è una riflessione generale, proprio perché noi la fase bambini piccoli/genitori-coppia alla ricerca del proprio ruolo l'abbiamo fortunatamente superata anche guardando cosa funzionava e cosa no agli amici e conoscenti. ogni tanto la vedo risaltar fuori da altri e davvero mi viene l'idea che ci sia anche qualcosa di fisiologico, poi i figli crescono e i genitori pure e magari ci dimentichiamo.

Tanto tempo fa qualcuno mi scrisse per avere consigli sull'argomento di cui si parla da Silvia-Mammamfelicemente imperfetta. Andatevi a leggere la discussione da lei perché la trovo interessante.

La domanda era, semplicemente: esiste una vita di coppia dopo i figli? e se uno se la perde per strada, cosa fare, come fare? ecco, a quell' epoca, pur avendo io stessa riflettuto molte volte sull'argomento, non mi sentivo in grado di rispondere.

Lo faccio adesso, in modo limitato, ma il fatto è che mi sono venute in mente un paio di cose che è meglio che mi segno.

Il punto è questo: quando noi siamo diventati genitori una coppia che conoscevamo si era appena lasciata, ed erano entrambi originari di due paesi agli antipodi l'uno dell'altro. Mio marito aveva vissuto in modo molto viscerale la situazione di quel padre che improvvisamente aveva perso la quotidianità con i figli.

Lasciamo perdere che quel padre lì specifico meglio perderlo che trovarlo, se mi posso permettere, il punto era che noi da esterni tutto quello che stava andando male in quella coppia lì ce lo siamo visti in diretta, ma non puoi intervenire perché sembra brutto, e perché pensi sempre che una coppia sappia meglio di chiunque altro perché si sono messi insieme e perché è meglio che ci restino se vogliono o si lascino se questo per loro è meglio.

Quali erano i segnali d'allarme?
1) fanno un figlio e due anni dopo l'altro, che lei voleva fortemente, lui molto meno
2) tra il primo e il secondo lei si rimette a lavorare parte time, con situazione ideale: lui da lunedi a venerdì, lei sabato, domenica e lunedì. Ideale per stare al massimo con i figli e pagare un solo giorno di nido. E noi ci chiedevamo: ma quando si vedono?
3) Comprano l'appartamento sopra casa loro per avere più spazio e ci si mettono di mezzo anche i lavori, un mutuo ecc.
4) Lui passa il tempo libero dietro al computer, quando lei è al lavoro parcheggia i bambini davanti al televisore. A volte il grande si fa male, sciocchezze, ma lei sta in ansia che lui non li guardi.
5) Lei ha il mito della casalinga perfetta, lava stira anche le mutande, cucina. A un certo punto le faccio notare che essendo le tutine della pupa elastiche se nn le stira non cambia molto: rivelazione. Lui in casa non fa nulla
6) Non escono, non frequentano amici, non si parlano.
7) Lei si convince di essere frigida e si rassegna.

Devo continuare o è riconoscibile? Bene, andiamo avanti, poi ci torno.

Poi un altro discorso a questo correlato, ma sempre tabù, è anche quello della vita sessuale dopo i figli. Io devo ancora incrociare chi ne parli con serenità, ringrazio da matti un paio di anonimi che l'hanno fatto per e-mail, mi guardo bene dal chiederlo ai mariti delle mie amiche perche non voglio saperlo, ed è un problema parlarne con maschi estranei perché a volte fraintendono e ci provano con me, ma per voi, miei lettori, questo ed altro e adesso posso dire che con sudore, lacrime e sangue almeo un punto me lo sono chiarito.

Uno dei miei informatori anonimi dio lo benedica mi ha chiesto: ma vi rendete conto cosa faccia un no a un uomo? No, in effetti detto così ha ragione: una dice di no per tanti motivi ma magari non si rende davvero conto dell'effetto che faccia al marito.

Il quale prima di sentirsi ferito, rifiutato, incazzato, frustrato, esautorato dal quel bambino del cazzo che ama alla folia ma che gli ha portato via sua madre e vaffanculo tutti e due, comincia a tornare sempre più tardi dal lavoro e a uscire sempre più presto, farebbe bene a chiedersi: ma mia moglie da me cosa vuole?

E lo stesso potremmo fare noi neomadri: insomma ci facciamo un gran culo e l'insonnia, le preoccupazioni, le paranoie, la vita che ci sfugge davanti mentre noi siamo inchiodate a questo bambino, il tempo che nn basta mai e le cose ancora da fare che ci sommergono e noi che ci sogniamo soltanto un sogno animale e senza sogni per, non dico tanto, cinque ore non interrotte. Non basta? Devo uscire di testa, buttarmi nel fiume con il bambino perché il mondo e mio marito si accorgano che ho bisogno di aiuto e non di critiche, e che ne ho bisogno adesso? Mio marito che pretende di non cambiare affatto i suoi ritmi e la sua vita, mentre la mia è comletamente sottosopra e chissà quando me la riprendo, ma già, lui è nel giusto, lui porta i soldi a casa, lui ha una vita lontano dal fasciatoio.

No, per dire come nascono gli equivoci.

Allora torniamo alla domanda: perché dopo i figli alla neomamma cala di botto la libido? Ma anche al neopadre se improvvisamente non vede più la donna che ama ma solo la madre di suo figlio. Però di questo parlerei a parte.

Ci possono essere tanti motivi. La stanchezza fisica quando dormi e vivi ad intervalli di 2-3 ore per parecchi mesi di seguito. L'ormone sballato. Le cicatrici che fanno male o comunque che restano sensibili. Il tuo corpo che è cambiato, ti fa schifo, l'autostima a zero.

Il terrore di rimanere di nuovo incinta mentre magari stai ancora allattando e quindi i contraccettivi 'comodi' (quelli che non ci devi pensare, perché con tutto quello che c' è da fare uno se li scorderebbe) forse non li puoi prendere (l'ultimo paio di mesi di allattamento di Orso mi sono fatta mettere la spirale associata a un rilascio di ormoni, in quantità minime e locali, mi giuravano, per cui che parte degli ormoni finisse nel latte era quasi trascurable e io ci ho voluto credere).

Però un motivo che nessuno dice, ammette o si ricorda e che invece a me sembra tanto plausibile è quando il neopadre delude la madre come padre e non come marito.

Come dice la mail mandata a Silvia:
"Sono in un periodo di forte crisi con mio marito. Ci siamo sposati dopo 7 anni di fidanzamento, dopo 6 anni è arrivata la prima figlia e dopo altri due il secondo pargolo. In casa nostra ci sono sempre state tante discussioni, per sciocchezze quando eravamo solo coppia, adesso ci scontriamo spesso sull’educazione dei figli. Lui è un papà molto severo, che si occupa poco dei figli, alla sera è difficile che giochi con loro. Spesso mi arrabbio con lui, ho provato anche a non dirgli più niente (così almeno lui non è arrabbiato con me)."

A me sembra tanto un classico: si diventa insieme genitori perché lo si è voluto insieme, insieme si è andati al corso di preparazione, insieme si era in sala parto e poi? E poi la madre si ritrova da sola e sono tanto fatti suoi se non ce la fa ad arrangiarsi.

La solitudine delle madri non a caso è il titolo sia del libro che del blog di Mrilde Trinchero, è un'esperienza comune e sottovalutata.

In genere e sempre parlando per generalizzazioni, poi mi direte voi le vostre storie, il nepadre in genere associa la responsabilità per la famiglia, che in genere sente molto forte e come suo compito storico, al successo nel lavoro. Lavoro, guadagno e posso provvedere al benessere di chi amo, è l'idea. E si butta anima e core in questo compito, magari facendo straordinari, prendendosi incarichi impegnativi, dedicandosi alla carriera come misura del suo successo di padre.

Con il risultato che la neomadre proprio nel momento in cui invece per lei è più importante avere qualcuno materialmente a fianco, si ritrova più sola di prima e lo percepisce come un abbandono da parte della persona con cui INSIEME era partito il progetto di genitorialità.

Ce li vogliamo ricordare tutti quei cliché, scoperte scientifiche ecc. che ci dicono che noi ci innamoriamo in base alle promesse di buona riproduzione che più o meno incosciamente ci fa la controparte? Che a noi ci arrapa quello che promette un bel patrimonio genetico da tramandare ai nostri figli? Ve li ricordate i rituali di corteggiamento degli uccelli, delle tartarughe e financo dei lombrichi? Tutti dediti al miglioramento della razza nei secoli futuri? Siamo uguali, non crediamoci diversi.

E allora uno che viene meno al patto inespresso di tirar su dei figli insieme così come ce l'eravamo immaginato, magari scordandoci di dircelo per bene e nei dettagli prima di farli questi figli il come in questione, tanto eravamo convinti che la nostra comunione di anime e core implicasse che pure sul tipo di giocattoli per la cordinazione occhio mano saremmo stati d'accordo naturalmente e sponaneamente così come è naturale e spontaneo respirare, ecco, uno che viene meno a questo patto implicito, come fa umanamente a sperare di poterci far sangue?

Comincia tu a dedicare il sabato alla spesa al mercatino biologico nonché produzione e somministrazione serale di monodosi surgelabili di pappe per lo svezzamento della settimana successiva. Comincia tu a cercare, trovare e selezionare la babysitter perfetta, o quantomeno a conoscere ed avere in tasca il numero di quella selezionata dalla neomadre in modo che puoi anche gestirla tu la logistica dei momenti scoperti. Comincia tu a portare il bambino ai giardinetti stimolandolo e facendolo giocare senza portarti dietro il giornale, ma tornando a casa sfinito. Comincia tu a sostenere con coerenza almeno nei weekend e nelle vacanze l'azione di spannolinamento mentre al sabato mattina la madre se ne va in palestra e simili?

Cavolo, quanto è improvvisamente sexy un uomo che - a ragione o a torto - ti dà la stessa affidabilità di te stessa. E ti solleva praticamente da alcune responsabilità senza recriminare, ma addirittura mettendoti a credere che lo sta facendo nelle stesse modalita i cui lo faresti tu.

Maschio neopadre, ci avevi pensato che quello che ti rende improvvisamente un bonazzo in questo momento delicato della vostra vita di famiglia fossero i soft skills? mi dispiace per te, tocca fare pure questo. Ma magari ci prendi gusto.

Questo, care signore neomadri, non è gratis, ma bisogna lavorarci. Bisogna imparare a delegare e fidarci dei risultati - migliorabili - senza stare a guardare il pelo nell'uovo. Significa imparare a tenere sotto controllo le nostre ansie e il nostro perfezionismo. non solo imparare ad essere madri abbastanza buone invece di madri perfette, ma anche ad accettare di avere un padre abbastanza buono pure lui, purché faccia del suo meglio sinceramente ed onestamente.

E bisogna fare qualcosa per sentirsi un team: sapere che non è facile, ma farlo in due è meglio, farsi dei piccoli complimenti di volta in volta, e agire onestamente. Chiaro che ad non aver voglia di fare le cose noiose, sporche e ripetitive siamo capaci tutti, ma non è giusto che il più menefreghista, il più prepotente, il più ricattatorio o quello che urla di più l'abbia sempre vinta. A volte bisogna mettersi d'accordo che certe cose vanno fatte anche quando uno non ne vede la necessità urgente, per amore dell'altro.

Gli esempi pratici non mancano: ovviamente io avrei preferito che mio marito rientrasse alle 18, andasse lui a riprendere i bambini al nido mentre io cucinavo e alle 18.30 mangiassimo felici insieme come the Happy Family per poi fare il bagnetto ai mostri, leggergli la storia e metterli a letto in due, per poi alle 20 ritrovarci insieme e fare ognuno quello che preferiva o cose carine insieme.

Di fatto la mia giornata doveva interrompersi alle 16 se volevo fare la spesa e cucinare prima di andare a riprendere i bambini, dove arrivavo in ritardo e stranita ed ero stanca morta prima ancora che il tour de force di convincerli a rivestirsi e mettersi le scarpe, riportarli a casa, spogliarli, cambiare il pannolino, trascinarli tavola e cercare di farli mangiare mentre io spignattavo e andavo avanti e indietro dalla cucina al tavolo mentre loro rompevano cose e si menavano, infilare un mostro isterico nel seggiolone perché lui voleva giocare con le macchinine, cercare di farli mangiare come dio vuole, impigiamarli (il bagnetto lo facevano una volta e mezzo alla settimana), riportarli a letto e convincerli a lasciarmi perdere, il tutto salendo e scendendo per tre piani diversi di scale sempre con qualcuno in braccio e qualcuno che si impuntava per non salire o scendere spontaneamente, cercare di addormentarli senza ricorrere alle martellate in testa e in quel momento:

SENTO L'amore della mia vita salire le scale, e il mio cuore esulta, un po' perché davvero mi è mancato, un po' perché spero che il capriccio finale della giornata se lo spupazzi lui mentre io metto quel paio di lavatrici di urgenza, raccolgo le pappe rovesciate dal pavimento prima che solidifichino, riesca a fare la pipì urgente già due ore fa, e poi felici, cenare insieme e dirci cose carine, e invece:

URLO ai bambini: "piantatela e dormite" e mi sento una merda, ma avrei già voluto urlare tutta l'ora precedente e forse l'ho anche fatto e adesso inoltre mi serve come segnale subliminale per dire al padre: "lo capisci che davvero non ce la faccio più?"

e lui:

entra e guarda schifato il pavimento, sospira, chiede: "perché questo pannolino sporco sta sulle scale?" (La risposta: "perché il secchio in bagno è superstrapieno, già che ci sei vuotalo e vallo a buttare" capisci che non vale), dichiara "Io ho mangiato e devo assolutamente finire un lavoro" e tu sai che in macchina ci sono due involucri di Mars infilati sotto al sedile e sul tavolo la sua cena si raffredda e ti tocca pure sparecchiarla tu

ECCO

quello è lo stesso uomo che dopo due ore dietro al computer (e tu ti auguri per lui che si sia fatto almeno qualche giro per siti porno, perché qui non ce n'è più per nessuno) arriva a letto dove tu in qualche modo sei appena schiantata dopo l'ultima poppata della serata e speri che nessuno ti svegli per le prossime due ore, e senti un piede che si allunga e ti viene da pensare: piuttosto me la cucio, stronzo che no sei altro.

Ecco, caro commentatore anonimo, quando una moglie dice di no forse non si rende conto dell'effetto che fa al marito, ma si rende benissimo conto perché non può fare diversamente.

Ecco, a parte gli ormoni, la stanchezza, le incomprensioni, l'essere concentrate con tutti i propri pensieri sulle esigenze dei pupi, il pensiero che toccherà rimettersi a lavorare così il poveruomo non deve fare tutti quegli straordinari e magari ha più tempo per farlo lui il bagnetto ai bambini, e però non vedi l'ora di lavorare tu, così un'ora di break tra il casino del mattino e quello della notte guidando in autostrada ce l'hai anche tu per riordinare i tuoi pensieri prima di affrontare le gioie della famiglia, l'abbiamo capito che anche il giramento di palle reciproco è un ostacolo a una serena vita di coppia post partum? Altro che prolattina.

Che la donna che si lamenta e l'uomo che si rifugia dietro lo schermo del computer o negli straordinari sono si due segnali di richiesta di aiuto e impotenza nel gestire la situazione, ma che oltre a questo sono il peggior afrodisiaco del mondo?

Poi l'ennesimo manuale cretino mi suggerisce: l'uomo deve sentirsi utile, ha questo istinto primordiale di ritornare a casa con il bisonte pronto da infornare, dagli delle cose da fare, mandalo a fare la spesa. È vero, a lui, con la macchina, fare una parte di spesa subito di fronte al lavoro, prima di infilarsi nelle code in autostrada che così poi il traffico è più scorrevole ha dato modo di:

a) aiutarmi
b) sentirsi oggettivamente utile senza lo stress di fare le cose che voglio io quando lo dico io, come voglio io
c) comprarsi un'alternativa più sana del Mars comprato alla stazione di servizio per chiudere il buco nello stomaco della prima serata passata in coda, così anche se non cena comunque ha mangiato delle mele
d) decidere cosa gli va di mangiare domani che io proprio non ho idea e se me lo dice mi fa un favore.

A me la spesa dettata al telefonino mentre è al super permette di:
a) non scapicollarmi in bici sotto la pioggia a fare la spesa con un bambino davanti e uno dietro sul seggiolino e le buste appese al manubrio che poi una che si strappa c'è sempre. Tocca pianificare il giorno prima per il giorno dopo, ma sul lungo termine va bene
b) lavorare in santa pace quell'oretta in più, arrivare al nido meno scapicollata e magare riuscire a buttare l'immondizia per strada
c) arrivare all'ora di cena e letto dei bambini meno sfinita, incazzata e rancorosa e, miracolo, i bambini lo percepiscono e rompono di meno. O se rompono uguale io riesco a non urlare
d) quando lui torna portando doni in forma di spesa, e magari persino con il lampo di genio di un cioccolatino tutto per me per tirarmi su, io lo amo come il primo giorno. di più anzi, perché prima era il mio maschio arrapante, adesso lo è sempre, ma è pure il padre dei miei figli, quindi prima di lasciarlo mi tocca pensarci molto, ma molto bene.

Deogratias. Continua dopo che adesso stanno rientrando dalla piscina e forse dovrei cucinargli qualcosa.

PS: no, hanno mangiato patatine e toast in piscina. Ho tempo di lavarmi i capelli fantastico. Che uomo meraviglioso che ho, gli perdono tutti i sorci verdi che mi ha fatto vedere quando stavamo svezzando i figli.

mercoledì 27 gennaio 2010

E com'è il dopoparto per i padri? Il coté fisico e non solo

Un commento di Dude (e altre) al post precedente, un commento per scherzo di Josif Brodskij nello Zauberfumoir, il fatto che io ho ereditato da mio padre manco una lira ma il dono di attirarmi le confidenze di chiunque si (anche quelle di cui faresti a meno) mi hanno catalizzato ultimamente tutta una serie di riflessioni, nanetti e fatti vari che vorrei mettere insieme in qualche modo per rispondere alla domanda:

Esiste una vita sessuale sdopo il parto? e, corollario, come vivono i neopadri il dopoparto, che noi madri stiamo lì a raccontarcela da sempre in tutti i dettagli, anche quelli di bassa macelleria, ma sti maschi che non parlano dei fatti intimi con gli amici, che vita fanno?

La mia prima considerazione è che pare che un sacco di padri coetanei abbiano interiorizzato a tal punto la propria presenza in sala parto che proprio non si pongono più il problema: vado o non vado, ma piuttosto quello: come reagirò, che effetto mi farà, rischierò di svenire?

Il che se per certi aspetti è un notevole passo avanti, a me sembra che proprio su questo punto ci sia poca discussione tra maschi e che quindi il neopadre si trova un po' buttato agli squali senza salvagente, fatto salvo il sostegno o il dialogo con la propria compagna, che però è femmina, è parte interessata, ha anche un certo diritto di prelazione sulla faccenda e quindi, come la mettiamo?

A me sembra che un primo dubbio inespresso sia quello: come sarà dopo? Mi ci perdo dentro, avrò bisogno della mappa, dei maniglioni antipanico, del salvagente? Fateci caso, è su questa paura atavica che si aggrappano come le sanguisughe tutte quelle mail che ti arrivano con Enlarge your penis. Il maschio si adatta a quelle che lui prevede circostamze cambiate con i mezzi che può (magari da piccolo ha comprato pure gli occhiali a raggi X per vedere le donne nude).

Sfatiamo un mito: anche se dalla vagina esce un bambino intero e questo fenomeno come padre presente in salaparto te lo segui in technicolor, a 3 D e pure con tutti gli odori e sapori e un paio di altri sensi che al momento ignoravi di avere, questa non è una condizione permanente. Lo so da me che è impressionante ed emotivamente un ottovolante, però tranquilli, ricordatevi che è assolutamente vero quello che dicono: dopo il parto ti scordi tutto.

Cioè, noi madri in genere perdiamo la memoria fisica del dolore provato ed è questo che ci permette di rifare altri figli. La paura invece forse ci vuole più tempo a perderla: una mia amica che per una serie di sfighe e comunicazioni sbagliate per i primi 10 minuti dopo la nascita ha creduto seriamente che la bambina fosse morta, ha detto subito che la prossima volta avrebbe adottato, e solo adesso, 6 anni dopo, sta pensando di rifarne un altro.

Però la paura, o comunque almeno il pensiero del neopadre è un altro: tonrerà il corpo di mia moglie quello che ra prima? E non si riferisce alle smagliature, al blubber di pancia, alla megatetta che prima o poi si sgonfia dal latte, ai venti chilinpiù da perdere, all'instabilità dell'anca. No, lui pensa alla passera.

Lo vogliamo tranquillizzare?

Cavolo, se persino l'utero che di solito ha le dimensioni di un mandarino piccolo, e poi cresce e poi se tutto va bene entro una settimana torna alle condizioni originarie riesce a restringersi in fretta, vuoi che il resto non segua? Il fatto che il canale possa allargarsi da far passare il bambino è un fenomeno assolutamente temporaneo, creato da una congiunzione astrale spaventosamente complicata di ormoni, doglie, contrazioni, articolazioni che in gravidanza si allentano ed è per questo che prendiamo delle distorsioni spaventose, perché coinvolge tutte le articolazioni e non solo quelle del bacino, tranquilli che non è una condizione permanente (Dude, sei più tranquillo adesso?).

Con grande delusione del futuro padre che mi confessava di sperare di poter soddisfare dopo la nascita la sua fantasia più segreta nel favoloso sesso dopoparto che si immaginava, ovvero quella pratica universalmente nota con il suo nome inglese composto da due parole che iniziano per effe e la seconda finisce al gerundio.

Io, lo ammetto, quando sento certe cose mi scende un po' il latte alle caviglie, poi il maschio in questione mi è parente e sono l'unica femmina a cui a volte confessa certe cose inconfessabili e io con tutta la delicatezza di cui sono capace ho risposto sghignazzando: eccerto, e il piede no? Il ragazzo è intelligente, ci sarà forse rimasto male ma ha capito di aver forse detto una cosa che non andava e si è andato a documentare. Ecco, documentatevi anche voi, mica posso dirvi tutto?

Però una cosa posso dirla: mentirei se dicessi che torna tutto identico a prima. Ci sono lacerazioni, ci sono tagli, ci sono punti, tessuti che cicatrizzano più o meno bene. è un problema? Dipende, dal lato estetico qualcosina cambia ma uno può prenderla come una nuova entusiasmante aventura, il nuovo look della donna che ami e che d'improvviso sembra un'altra. ci si possono fare delle gran belle fantasie, volendo, altro che scambi di coppia.

Sono un problema per riprendere a fare l'amore? Oh, sentite, io so per certo di coppie che quando è arrivata l'ostetrica per rimuovere i punti ha scoperto che ci avevano pensato benissimo da soli, nell'urgenza di riabbracciarsi, che insomma, sono casi documentati.

Ma non succede sempre: sicuramente spesso c'è un disagio fisico della madre, dolori, ferite, cicatrici, ragadi, stanchezza.

Più spesso c'è un lato mentale, senso di inadeguatezza, rifiuto del proprio corpo così com'è cambiato, il pensiero fisso al bambino, le montate lattee che uno direbbe sono un problema fisico ed è vero, ma anche mentale, se ti senti ridotta a mucca e non ti piaci, o comunque ti devi abituare.La depressione postnatale, la mancanza di voglia per via degli ormoni. Gi odori, anche questi gli ormoni.

Una mia amica non si è più riabituata all'odore del marito, le puzzava, non ce la faceva a baciarlo, alla fine si sono lasciati (per tutta una serie di altre cose, ma alla fine il suo motivo di pancia è stato questo e se ne è accorta anni dopo, quando ha ritrovato un uomo che a pelle le faceva un gran sangue, proprio lei che credeva di essere diventata frigida dopo i figli).

C'è anche un lato mentale del padre: dopo aver visto cosa ha passato la madre, forse fai fatica a rivederla come amante, come oggetto, nel senso più bello, del tuo desiderio, come la donna con cui ami fare l'amore. Forse fai fatica a penetrarla 'dopo' e ti immagini un sacco di cose che oggettivamente non sono, ma la fantasia in fondo è tutto.

Il padre, pover'uomo, spesso non è che stia meglio: anche lui deve riadeguarsi al proprio ruolo, ricrearselo, anche lui deve essere la roccia di sostegno della mogli stanca, debole e rincoglionita, anche lui avrebbe bisogno di qualcuno con cui parlare dei suoi dubbi e paure, ma non ce l'ha.

Esiste, lo dice Desian, anche una depressione postnatale dei padri alle prese con il proprio cambiamento di ruolo.

Però che un figlio ti cambi la vita in tanti sensi in qualche modo lo sappiamo tutti prima di cominicare a farlo, il punto è che a vlte te la cambia in mdoi che mai ti saresti immaginato.

E ricordiamoci che per un sacco delle paturnie che tolgono voglia al sesso alla neomadre, si, il neopadre può fare un sacco, ma deve farlo con coerenza, affidabilità e su cose che con il sesso non hanno niente a che vedere.

Io non sono un'esperta in materia, un paio di cose le so perché le abbiamo imparate con sudore, lacrime, sangue e sperma (e rigurgitini dei figli, per completare la lista). Altre le so perché me le hanno raccontate o le ho intuite da quello che non ti raccontano.

Ma sono convinta che il neopadre abbia molte cose da dire. Intanto cominci con il regalare ala madre le palline con la scusa del pavimento pelvico e l'incontinenza, poi se due si piacciono, si vogliono bene e hanno ancora qualcosa da dire, basta rimettersi a giocare. che la leggerezza e le risate a mio avviso rimangono sempre il miglior ingrediente dell'amore, e, vivaddio, anche del sesso.

E dopo essere passati per tante pippe mentali con la leggerezza forse ci si rimette a sperimentare, e scorpire cose, che voi umani, veramente, non ci sareste mai arrivati.

Per cortesia neopadri, aspiranti, maschi in genere e donne che amano gli uomini, mi dite la vostra in proposito? Che la maggior parte dei problemi è perché se ne parla troppo poco.

martedì 26 gennaio 2010

Il regalo per la neomamma


Premesso: le smart-balls che vedete in foto avrebbero dovuto regalarmele il giorno che mi hanno dimessa dal reparto maternità. Dovrebbero consigliartele di default in farmacia il giorno che vai a comprare la prima pastina senza glutine. Dovrebbero parlarne in tutti i manuali.

Invece col cavolo. Per puro culo qualcuno (anzi qualcuna, anzi Betta, che all'epoca era il mio coach di respirazione, mai soldi per me sono stati spesi meglio) me le ha suggerite per caso. E così sono entrata tutta tremebonda nel primo sex-shop della mia vita, con l'amica Cinzia che invece di sostenermi spirtulmente si è messa a guardare certi completini maliziosi a rete per il marito, che la cannottiera a rete nera con il bordino rosso fa sicuramente tanto per un matrimonio affettuoso, ma non era quello al momento il mio punto urgente.

"Ehm, sto cercando, come dire, quelle palline dopoparto?"

che uno potrebbe dire, si, ciao, gli eufemismi, ma era proprio così, sulla scatola c'era scritto in quattro lingue: consigliato dall'associazione di categoria delle ostetriche, solo in francese c'era una cosa che sembrava più fisioterapisti, fisiatri, vallo a sapere che rapporto hanno i francesi con le palline.

Ora, uno dice le palline, la libido del dopoparto, il pavimento pelvico sminchiato, la ginnastica postnatale che io ci ho provato, ma quando mai sono riuscita non dico ad andarci, ma a iscrivermi? Perché un corso di ginnastica postnatale al mattino con la possibilità di portarsi il neonato mentre gli altri frutti della passione sono a scuola voi l'avete mai visto? Io nemmeno.

Le palline risolvono.

Ma mi sono consolata con la reazione dell'amica Anna a cui ad acquisto effettuato ho telefonato con la lieta novella. Ha avuto un attimo di silenzio poi ha chiesto:
"Ma possibile che siamo solo noi le deficienti?"

Ecco, possibile che siamo solo noi che dopo i figli tutto il discorso sesso si scinde improvvisamente dalla procreazione, anzi, diciamoci la verità, è la procreazione che ci frega, ci toglie il sonno, ci distrugge, occupa la nostra mente 24 ore su 24 e i neopadri, porelli, quelli che riescono a riprendersi in breve dal trauma del loro oggetto del desiderio in fase parto, perché noi stiamo lì a urlare e a spingere, ma loro sono fuori e vedono tutto e poi devono fare i conti con un prima e un dopo che ha anche tutto un altro aspetto e i punti e la cicatrice eccheppalle, la pianto qui sennò rischiamo di morire tutti vergini.

I primi tentativi cauti, tanto per capire se ci ricordiamo ancora come si fa. Che magari con tutta la buona volontà uno se lo vorrebbe pure ricordare, ma la tetta comincia a schizzare latte, il pargolo si sveglia, tu schianteresti addormentata ogni due per tre, il neopadre partecipa ma l'uomo è sempre l'uomo, e anche se ci prova a non fare il troglodita insensibile la carne è debole e il malumore striscia.

E alla fine di tutto ciò, perché qui è il punto fondamentale della pallina, teniamolo bene a mente, ogni mattina alle 4, che tu di sonno ne avresti e anche il pargolo magari è in coma latteo cosa succede? Devi fare pipì. Ci provi a trattenerla e riaddormentarti, ma niente, lo stimolo ti tiene sveglia.

Ecco, io adesso lo dico e ci metto pure la faccia: ma dell'incontinenza del dopoparto parla mai nessuno? No, dico. Che ti fai una risata o un colpo di tosse e ti senti immediatamente reparto geriatrico? Altro che storie, secondo me la depressione postnatale tutta lì sta.

Io queste palline, dico la verità, mi faceva impressione usarle, già non uso i tamponi, e infatti le ho usate pochissimo e molto meno di quello che mi avrebbe fatto bene. Quindi non vi parlo delle mie esperienze personali, vi riferisco le istruzioni della signora del negozio nella mia traduzione.

Usa del lubrificante, su ENTRAMBE le palline (scordatelo una volta e capirai perché). Olio di mandorle, gel K-Y, quello che ti pare. Olio di oliva extravergine spremuto a freddo esclusivamente con procedimenti meccanici, aggiungo io, che quello mi sa che in casa ce l'abbiamo un po' tutti.

Belle sdraiate e rilassate inserite le palline. Ora, all'inizio e dopo il parto una può stare messa male, in teoria ci si può camminare e muovercisi in casa, ma non è detto che all'inizio funzioni. Non scoraggiamoci, cominciamo da sdraiate e se abbiamo voglia proviamo a fare gli esercizi di contrazione che ci hanno insegnato (ma ce li hanno poi mai insegnati?) al corso di preparazione al parto.

Ma se non hai tempo e voglia puoi anche dormirci e basta, qualcosa fa comunque, perché ci sono dentro i contrappesini che si muovo e credo sian quelli che ti mettono in moto la muscolatura involontaria, che la muscolatura involontaria è tutto nella vita. Ma a risultati pratici, cosa fa esattamente?

Beh, intanto ti cominci a svegliare alle cinque con lo stimolo di andare al bagno. Poi alle sei. Alla fine, con un po' di culo persino alle sette, se nel frattempo non insorgono altri fattori sveglianti. Ma facciamo finta che viviamo in un mondo perfetto.

E per quanto mi riguarda già questo basta, avanza e ce ne ricorderemo con gratitudine quando entreremo in menopausa. Meglio una pallina oggi che un pannolone domani. Ecco, l'ho detto.

Ma c'è anche la fase advanced, anche se per quanto mi riguarda, con i cinque anni di insonnia che mi hanno regalato i figli forse solo ora potrei cominciare a pensarci (infatti ci penso e mi sono ricordata delle palline e le ho regalate alla neomamma, sperando non mi si stranisca).

La fase advanced vuol dire che come ci rimettiamo in piedi quel tanto da trattenercele, le palline, cominciamo a camminarci per casa. Non dico sia l'ideale avere anche 22 chili di bambino che ti si precipitano in braccio proprio mentre ti sei seduta un attimo, ma approfittiamo magari delle ore di sonno dei pupi (che questa storia di approfittare delle ore di sonno dei pupi, non so, pare che una ci possa ricostruire il colosso di Rodi, se penso a tutte le cose che una rimanda a quei magici momenti lì). Ecco, teniamole quando siamo dietro al computer.

Ora, io non credo che arriverò mai al punto cui arrivò l'amica dell'amica di cui mi hanno detto che ci è andata a fare persino equitazione divertendosi molto. A me solo l'immagine mi ha fatto contrarre di tutto per l'impressione, ma magari sono io. E poi preferisco divertirmi con il neopadre dei miei figli.

Il quale neopadre adesso è avvertito, ed invece di spazientirsi e sentirsi frustrato e isolarsi dietro ai siti porno su internet, che saranno pure una panacea ma meglio non diventino il motivo per evitare di andare a letto presto quando finalmente si approda a quella fase meravigliosa di rimettersi a dormire, non sempre e non tantissimo, ma un pochino.

Venga invece a fare le misurazioni del caso. No, ma quale sesso, solo ossevazioni impersonali e scientifiche sui progressi della muscolatura.

Che io lo so che insistendo un pochino una può anche arrivare a schiacciarci le noci con il pavimento pelvico, ma noi non siamo fenomeni da baraccone. Siamo madri e siamo compagne e mogli e francamente ci sta benissimo così.

With a little help from my friends, naturalmente.

E dopo tutto questo outing pubblico voglio sapere da voi tutti, e potete anche dirmelo anonimamente, come è stato il dopoparto per voi, neomadri e neopadri. Da tutti i punti di vista. Non per curiosità morbosa, a puro scopo scientifico.

giovedì 19 novembre 2009

Che Croce!

Sinterklaaas santo e pure vescovo. Con la Croce sulla mitria, almeno fino allo scorso anno. Quest'anno invece aveva tre croci di santandrea, il simbolo cittadino. Ragione sufficiente per l'onorevole Koppejan del Cda, I democristiani che qui erano originariamente Protestanti, poi hanno aperto anche a noi papisti, per chiedere un'interrogazione parlamentare.
Poche idee e ben confuse, direi, su tradizioni e cultura.

Come dire, nulla di nuovo sotto il sole.

domenica 28 giugno 2009

Ricetta estiva: il tabouleh (dritta per i neopadri)

Prima delle vacanze sgombrare casa e frigo e io ho un mazzone di prezzemolo in giro e mezza scatola di cous-cous aperta (notato che ad Amsterdam il cous-cous più venduto è prodotto in Italia).

Vada per il tabouleh finto, che andrebbe fatto con il boulgour, ma ci teniamo il cous-cous.

Giro questa ricetta ai neopadri, perché io in quei divini primi tre mesi di gravidanza che mi dava fastidio tutto, avevo notato che il couscous invece mi bloccava le nausee, ne ho mangiato a chili e tutto il peso che mi sono tenuta dopo i vari parti, non vorrei dire, ma al 60% sarà stato quel cous-cous lì. Eliminare solo quel paio di ingredienti tipo i cipollotti che la neomamma potrebbe non gradire.

Ingredienti:
1/2 scatola di cous-cous
1 mazzo di prezzemolo
alcune foglie di menta (facoltative)
succo di 1 limetta e 1/2 limone (sto o non sto svuotando il frigo?)
2 cipollotti

Poi i cipollotti, che da me erano tre, risultavano un po' troppo presenti e li ho anestetizzati con un cetriolo a cubetti, che ci stava da dio.

1/2 barattolo di tonno (tonno ad libitum, infatti dopo ho aperto un'altra confezione piccola e ce l'ho aggiunta
Olio di oliva buono a piacere
sale q.b.
Facoltativo (piace solo a me):
Yougurth greco 10% di grassi
Ceci lessi (me li sono scordati, ma la prossima volta li aggiungo)

In una ciotola ho messo il cous cous, il sale e ci ho versato a culo (o a occhio, se preferite) dell'acqua bollente dal bollitore, mescolando con una forchetta. Il livello dell'acqua era circa un cm. sopra quello del cous-cous. Ho mescolato con la forchetta, ho aggiunto l'olio di oliva e ho aspettato che si ammorbidisse.

Nel frattempo ho tritato il prezzemolo a cui avevo eliminato la maggior parte dei gambi, le foglie di menta e il cipollotto. Siccome io ero caduta in coma da sonno nel primo pomeriggio e il capo invece verso le 17:30, volevo spicciarmi a far mangiare tutti ed andare a letto presto, ed ho ficcato tutto insieme nel robottino. Ma se c'è gente che preferisce tagliare a mano, o con la mezzaluna, e magari lavando o cambiando tagliere per ogni ingrediente, io nelle nevrosi altrui non mi impiccio, fate come vi è più congeniale.

Tenete presente che usando il robot con la porta della camera aperta si sveglia il pater familias a distanza e senza fatica extra, il che ha sempre la sua comodità.

Alla fine per puro culo il cous-cous aveva la consistenza che piace a me e non si era né ammollato troppo (ah, la nevrosi dei carboidrati al dente, quella ce l'ho tutta), ho aggiunto gli altri ingredienti e via.

Al capo è piaciuto, io mi ci sono aggiunta dei gran cucchiai di yogurth greco, che secondo me sostituisce ottimamente la maionese in tutte le insalate di pasta, riso o altro estive, e alla fine ci siamo spazzolati pure quel paio di cucchiai di versione alternativa dei figli.

La prossima volta ci aggiungo pure i ceci lessi scolati.

Variante bambini
Visto che tutte le mie energie sono finalizzate alla vacanza e ad arrivarci viva, non ho manco provato a fare della versione sopra un momento pedagogico per insegnare ai bambini ad assaggiare tutto. Ho semplicemente messo da parte un paio di porzioni di couscous in bianco e gliel'ho spiattellato insieme a un barattolo di fagioli al pomodoro già pronto e che non ho manco scaldato, direttamente dalla lattina in una coppetta da portata. Di fianco il solito peperone rosso e mezzo cetriolo a fettine e via, hanno spazzolato tutto.

Non so se c'entrava la promessa gelato che li aspettava nel frigo, un clone del mottarello, ma mangiare hanno mangiato e che vuole di più una povera mamma?

domenica 14 giugno 2009

Neopadre 7 o dell'allattamento

Alors, alors, uno può anche chiedersi a questo punto: che ci ho a che fare io, padre con l'allattamento che insieme a un altro paio di dettagli tecnici su cui ora è inutile soffermarsi, è proprio una di quelle cose che nessuno mi richiede? eee, beato te.

Innanzitutto serve come cultura generale. Poi serve se ti sta a cuore la salute fisica e psichica di madre e figlio. Poi perché tutto quello che fai in questo senso ti vale tanti di quei punti di bonus che alla fine non sai neanche cosa farci. E poi, e poi, leggi e impara, va.

Non sottovalutare mai, neopadre, quanto nell'immaginario collettivo la madre venga vista in funzione di nutrice. Pensa alla frase: il bambino non MI mangia. Tu diresti una cosa sana del tipo; se non mangia ha mangiato o mangerà, qual'è il problema.

La madre invece va in crisi esistenziale, il bambino non mangia per fare dispetto a lei, per mettere in discussione il suo ruolo nell'universo e com'è, come non è, la chiamano self-fulfilling prophecy, ci riesce pure a farle venire il dubbio di essere una cattiva madre, cosa dico cattiva madre, no, peggio della matrigna di Biancaneve ecc. ecc.

A quel punto a me è servita moltissmo mia suocera che i giorni che arrivavo dicendo: non ha mangiato, mi imponeva di farle l'elenco di cosa avesse mandato giù. E allora, la poppata del mattno, una mezza mela, tre cucchiaini di yogurth, una galletta di riso, mi dimostrava che mangiare aveva mangiato e che se per una volta non aveva mangiato cucinato, l'importante è che beva, acqua e latte preferibilmente, e riempia tanti pannolini e finché c'è piscio c'è speranza. Ecco, fate anche voi così.

Però si diceva l'allattamento, allo svezzamento ancora non ci arriviamo e finora lo spartiacque è semplice: allattamento al seno o in biberon?

Io sono una stakanovista della tetta, lo dico subito. Manco mi è servita la Leche League, io da prima ancora di avere figli avevo deciso che li avrei allattati esclusivamente al seno e fino a un anno, un anno e mezzo, se ci riuscivo. E stronza come sono, ho fatto di tutto per arrivarci, a costo di schiantarmi. Il che non ha fato bene a me, non ha fatto bene al capo, e di riflesso, ha messo in crisi un po' tutta la famiglia.

Con il senno di poi ho imparato due cose: la primA È CHE DECIDERE SE ALLATTARE AL SENO O MENO È UNA DECISIONE PERSONALISSIMA DELLA MADRE. Sempre che sia una decisione meditata, cioè, non basata su palle e pipe mentali. Quindi il secondo punto è di aiutare la madre materialmente a portare avanti la propria decisione, e se del caso, cambiarla, senza sfinirsi per strada.

Allattare è una fatica fisica enorme, peggio che la miniera. Non ce lo scordiamo mai.

Quindi sfatiamo una serie di false motivazioni:

1) non è vero che se hai il seno piccolo avrai poco latte. Palle. Ho sentito di una ginecologa che diceva una cosa del genere e francamente, l'avesse detto a me la denunciavo all'ordine. Le dimensioni del seno prima del parto non hanno la benché minima influenza sulla quantità di latte prodotta.

2) lo stress e le pippe mentali si, invece e c'è una correlazione diretta e immediata tra questi e la stanchezza e il calo di produzione.

3) non è vero che allattare rovina il seno. Chi si ritrova dopo un figlio le classiche bustine del te ci era predisposta, che abbia o meno allattato. Io ho una coppa E, ho allattato due volte ad oltranza due autentiche idrovore e giuro sulla santa del Topless che non è stato quello il risultato (tanto la foto non la pubblico e mi dovete credere sulla parola, o chiedere a mio marito che è altro 1,98 e pesa oltre i 120 kg, il peso preciso non me lo vuole dire)).

Altre amiche che si sono rifiutate di allattare con questa motivazione si sono comunque ritrovate le bustine da te penzolanti, a riprova che dio esiste e punisce la stupidità.

Però, ripeto, se una donna non si sente di allattare perché:

1) le fa senso (e qui direi: rispettiamolo, ma sarebbe anche sano chiedersi da dove le viene, e lavorarci sopra, perché non per allattare, ma almeno per migliorare il tuo rapporto con il tuo corpo e quello che rappresenta per te, fa sempre bene anche a 80 anni)

2) perché ha avuto un avvio sbagliato e le sono venute le ragadi (dio, le ragadi) e le fa un male bestia (quando le ho avute ogni volta che allattavo capivo perfettamente la gente torturata con le scariche elettriche e non esagero neanche per un grammo)

3) è stanca, depressa, non le prende bene, fa fatica ad adattarsi al ruolo di nutrice

È UN SUO SACROSANTO DIRITTO SCEGLIERE DI NON ALLATTARE E PACE.

Cero, per il bambino l'allattamento al seno è comunque la cosa migliore, e per la madre anche, perché aiuta all'utero a riprendere le dimensioni originarie, aiuta spesso a perdere i chili di troppo messi su in gravidanza, soddisfa tutta una serie di compensazioni psicologiche, quando è così. di motivi a favore dell'allattamento al seno ne trovate quanto ne volete e sono tutti ottimi e validi.

Io ci metto quelli logistici: se anche con un bambino piccolo al seguito vuoi andare, venire, fare e brigare, una riserva di tetta, anche fino a 2 anni, fa sempre comodo. Mica serve chissà che: basta la ciucciatina del buongiorno e quella della buonanotte, che così ci spicciamo meglio anche questi due momenti fondamentali della giornata.

Con Orso di 2 mesi e mezzo ho fatto con la massima comodità un press tour 3 mesi dopo e la presentazione di un libro con pernottamento non pianificato. Lisci come l'olio (ma era il secondo e avevo imparato un paio di trucchi).

Ma la salute della madre ha il sopravvento e come padre tu ti tanto devi fare i fatti tuoi. Non dimenticare quelo che dicevo: alla donna incinta e alla puerpera, che sono tanto fragili in questi periodi, anche una parola sbagliata scatena paure, sensi di colpa e pippe mentali varie. Bisogna quindi essere estremamente cauti nel dire checchessia. e il padre, non essendo lui quello che allatta, deve sostenerla ed aiutarla in questo senza però dire la sua troppo direttamente.

E bisogna uscire dal binarismo: tetta/latte artificiale, perché la vita propone tante soluzioni intermedie.

A posteriori, questo è quello che io avrei fatto di diverso: Ennio è nato di 4750 gr ed affamatissimo, e tutti subito a controllargli gli zuccheri e prevedere che avremmo per definizione dovuto dargli del latte in aggiunta al mio, che mai ne avrei prodotto abbastanza.

A parte che dal momento che l'allattamento è avviato (e ci vuole poco a farlo partire bene o male) è la domanda del bambino a stimolare l'offerta. Se mi avessero lasciata in pace senza prescrivermi il latte artificiale probabilmente avremmo trovato prima i nostri ritmi.

In realtà ero sommersa di consigli, a volte anche contraddittori tra di loro e il fatto di scollare i ritmi di Ennio da quelli del mio corpo, con l'intervento delle poppate extra di latte artificiale, non aiutava a trovare un ritmo nostro.

Grazie alla mia cocciutaggine e al mito dell'allattamento che avevo, alla fine sono andata da un'esperta della lattazione e ho deciso di seguire solo quelo che mi consigliava lei, ignorando ostetrica, puericultrice, nonna medico ed altri esperti, perché una linea devi seguire, e cercare di farlo con coerenza.

Lì ci siamo messi a posto. Ma chiunque altro entro la nostra prima settimana avrebbe rinunciato ad alattare, avevo le ragadi alla seconda poppata, per dire, prima ancora della montata lattea.

A posteriori, visto che comunque gli davamo il 'dessert' di latte artificiale, sarebbe stato più furbo risparmiare a me una poppata notturna in favore del sonno, e far allattare Ennio con il biberon a qualcun altro. Mia madre non mi ha detto altro, ma non le davo retta.

Un'altra cosa era che data la stanchezza enorme, la depressione ecc. a volte nei momenti di maggior stress mi calava la produzione. Quello che qui mi ha aiutata è stato il tiralatte. Anzi, nei momenti di calo mi affittavo per un paio di giorni quello elettrico, e con quel minimo di stimolazione extra rimettevo in carreggiata la produzione.

Quando invece la bestia mi teneva un'ora e mezzo ad allattarlo, per poi allo scadere della terza ora richiedere a gran voce l'inizio della poppata prevista, e io con i patemi, usare il tiralatte mi ha dimostrato che in 5 minuti usciva la quantità di cui aveva bisogno per mangiare e tutto il resto erano ciucciatine di coccola, che però otevo anche dargli un ciuccio e dormire quell'oretta in più. Una pippa mentale in meno.

La produzione, notate il termine che uso: questa è stata, psicologicamente, la cosa che mi ha fatto patire di più. Non ero più una persona completa, ero ridotta a una mucca. Esistevo in quanto produttrice di latte.

Madonna, quanto ci ho patito, non lo sopportavo proprio. Per dire, bastava una montatina lattea quelle che ti fanno bagnare la maglietta, per sentire ondate di disgusto enormi, verso di me, il mio corpo, il latte. Probabilmente, anche se non l'ho mai ammesso, verso la causa principale di tutto ciò.

Eppure a me i miei figli hanno migliorato la vita, fin dal primo secondo in cui ero consapevolmente incinta. Però questa cosa della fabbrica di latte, la prima volta ho fatto una gran fatica, la seconda volta uscivo allora allora da una lunga depressione post-natale, avevo due anni di sonno arretrato, avevo un bambino che aveva appena iniziato a camminare da seguire, francamente ci sono passata sopra più facilmente, solo perché avevo priorità di sopravvivenza più urgenti.

Un altro punto di disagio era la sensazione di essere in trappola. La mia vita e la mia giornata erano spezzettate in intervalli di tre ore. Non potevo muovermi, non potevo allontanarmi, avevo il panico (ed abitavo nella zona meno servita della città, per qualsiasi cosa dovevo allontanarmi di almeno 2 km. senza macchina e con una linea autobus perennemente in ritardo) del rientro.

Non ho mai chiesto aiuto, ero fatta così. Anzi, se me ne offrivano, lo rifiutavo per principio. Mio marito da questo periodo ha imparato a prendere anche delle decisioni per mio conto ed è quello forse che ti tocca fare come padre: da un lato non puoi intervenire nelle decisioni sull'allattamento della neomadre, per non scatenarle tutto il casino di sensi di colpa e "sono una cattiva madre perché non nutro mio figlio come si deve a costo di rimanerci secca".

Dall'altro sei quello che pensa lucidamente e devi aiutare lei a farlo. Il mio consiglio è di offrirle il tuo sostegno incondizionato, farle capire per bene che quel figlio l'avete fatto in due e tu sei lì per farle da sparring parnter, riconoscere che a livello emotivo e fisico lei si sta facendo un culo a capanna, che allattare`comporta una fatica fisica peggio che stare in miniera.

Per i primi mesi almeno, entra nell'ordine delle idee che il semplice fatto di allattare a richiesta un bambino è il triplo di fatica fisica di tutto il resto che puoi fare tu: lavorare, mandare avanti la casa e accudire la madre permettendole di riposarsi o rilassarsi a modo suo.

Siici e convincila che ci sei per lei. Coraggio, hai nove mesi per farlo, non dicendoglielo, ma facendolo. Facilitandola fin da ora nella fatica fisica extra che fa per il semplice fatto di portare avanti la circolazione di due organismi.

Insomma, questa cosa che la madre ha fatto il figlio e se lo deve gestire da sola è un concetto non solo sbagliato, ma pure recente. Una volta le madri tornavano a partorire a casa dei genitori, e pure al paese natio se si sposavano fuori, proprio per avere tutto il sostegno della famiglia allargata e non dedicarsi ad altro che allattare. Il resto lo facevano la madre, le zie le sorelle, le cugine.

Ricordiamoci che un bambino è patrimonio collettivo, quindi tutti possono fare la propria parte, fermo restando che le decisioni fondamentali spettano ai genitori. Se solo tornassimo a questo, quanto sarebbe meglio per tutti.

domenica 24 maggio 2009

Neopadre 6: i momenti supremi


Faccia del neopadre, rincoglionito dalla fatica e dalla gioia, con erede

Dai, ci arrivo adesso, perché lo so che è il momento più temuto: ma quando, dopo tutti questi mesi di attesa, patemi, pippe mentali, sindrome del nido e attacchi di gioia fortissimi, arriva il momento supremo, che cavolo bisogna fare?

Beh, la valigia ce l'avete bella che pronta, ve lo stanno dicendo da mesi, quindi una cosa è fatta. Qui in Olanda ho anche imparato una espressione nuova, ovvero un reisverbod, che vuol dire: il divieto al viaggio. di solito sono le ostetriche che dall'alto della propria autorità indiscussa, a un certo punto lo impongono: 'steteve a la casa, si direbbe da noi.

E se in effetti anche il padre può evitare di allontanarsi troppo in quei giorni (ma quali giorni? due settimane prima e due settimane dopo la data presunta fanno un mese di vita in stand-by, questo è il difficile), stiamo tutti più tranquilli.

Il parto, è bene ricordarlo, è soprattutto un momento di attesa. È vero che ai giorni nostri, con la mania delle induzioni (che per carità, certe volte ci vogliono e poche storie), della pianificazione ecc. cerchiamo di bypassare questo limite della natura.

È bello e rassicurante sapere che sappiamo il come, dove, quando. Perché è una delle pochissime certezze che possiamo influenzare. purtroppo in natura non è così.

Nessuno sa dirti il momento preciso in cui si partorisce, e anche il fatidico termine, lo saprete nel frattempo, è calcolato sulla data dell'ultima mestruazione, non quella del concepimento. Quindi è puramente indicativa, mi dispiace per chi, come Zauberei, si sta affezionando alla cifra bellissima 03-06-09 del suo termine, ma così è.

E negli ultimi giorni la neomadre, che non vede l'ora di liberarsi del peso pachidermico che ormai si porta addosso (e che solidarietà con le povere che ci arrivano in mezzo al caldo), che ha le botte di insonnia, l'acidità di stomaco, i crampi e parecchie altre spiacevolezze, eh, povere madri, come le tengo nel cuore, veramente non ce la fa più.

Le mie ostetriche hanno sempre preso molto sul serio gli umori materni, nell'ultimo periodo: come ti senti, fai brutti sogni, hai presentimenti. Bastava persino un momento di depressione dovuto agli ormoni o qualche sintomo strano che mi rssicuravano: stai lì, passo a vedere come va. Io in realtà stavo benissimo, ero felicissima, sprizzavo soddisfazione e impazienza da tutti i pori e non vedevo l'ora che il cucciolo saltasse fuori e si facesse conoscere.

Loro mi spedivano a fare monitoraggi di emergenza alle tre di notte (Non è sicuramente niente, ma tanto per dormire tutti tranquilli, ho appena chiamato l'ospedale, ti aspettano, sali direttamente a Ostetricia) e io e il capo ne approfittavamo per annusare l'ambiente.

Con Orso in realtà ci siamo appunto trovati un paio di notti prima in quella sala vuota, con un sensore attaccato alla pancia, in attesa che una delle ostetriche potesse lasciare un parto in corso per staccarci ed emettere vaticini, stanchi morti tutti e due. ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: oddio, pensa se è davvero l'inizio e ci fanno stare qui, ma noi non ce la faremo mai, abbiamo troppo sonno. Per fortuna non era.

Poi due mattine dopo, alle 8 mi veglio con un clic buffo che mi fa la pancia, capisco che è la prima doglia leggerissima e avverto tutti: adesso mi fate dormire più che posso finché ce la faccio, che ci siamo e devo arrivarci riposata. Eeeh, ma quello era il secondo figlio, ormai un paio di trucchi li avevo capiti.

Eppure, anche così nessun parto assomiglia all'altro. Sappiate anche questo e pace. Non o sapete voi, non lo sanno le ostetriche e se il ginecologo cerca di convincervi che è diversamente, sta mentendo per rassicurarvi. Un parto è fondamentalmente un aspettare e vedere cosa succede.

Qui la neomadre, nel momento di consapevolezza di ciò che le potrebbe avvenire, di solito ha l'attacco di panico. Può scordarsi come si respira, e qui ci vuole il neopadre che l'abbraccia o l'afferra alle spalle e glielo fa sentire come si fa.

Può venirle l'attacco di insulti, del genere brutto stronzo, è tutta colpa tua e del tuo uccello che adesso sono qui, fatemi scendereeeee e anche quello è dovere del neopadre farselo scivolare addosso sapendo che è un momento e non lo pensa sul serio.

Quasi sempre la neomadre, in un raro momento di lucidità pensa, sapendo che quel momento sarebbe arrivato, quindi se ce la fa le viene anche un po' da ridere: mannaggia a me e a quando ho voluto metter mano a tutto questo, se lo sapevo non lo facevo. Lo sappiamo.

il momento in cui mi sono detta: ma perché cavolo mi ci sono messa?

Ma tutto questo è dopo, quando ormai hai la precisa certezza che le cose si sono messe in moto, siamo in balo e dobbiamo ballare e per fortuna abbiamo un'assistenza di prim'ordine (tranne la mia amica Gaia che ha partorito la prima così in fretta che suo marito, seguendo al telefono le istruzioni dell'ostetrica mentre si stava precipitando da loro con l'assistente che faceva gli slalom nel traffico, l'ha fatta partorire lei e ancora lo ricordano come il momento più bello della propria vita.

La fregatura è il periodo indefinito prima: è una contrazione di prova o le doglie che iniziano (tranquille, se avete il dubbio, dice il manuale, non è ancora the real thing , quando arriva quella è una certezza assoluta. Doglia in fondo, lo sappiamo, è la stessa parola di dolore: quindi ad avere e la contrazione e la sensazione di dolore, già è più la cosa giusta.

Oppure: mi si sono rotte le acque o è una botta di incontinenza? Le acque non sempre si rompono con l'effetto splash, a volte gocciolano via e a volte non si rompono affatto, cosa che a me ha sempre fatto mlto piacere perché mi permettevano di seguire il trucco dell'ostetrica mio preferito: infilarmi nella vasca da bagno calda e farmi rilassare dal calore dell'acqua. Senti meno le doglie e in più ne acceleri la frequenza.

Il bello in Olanda è che se decidi di partorire in ospedale piuttosto che in casa, non ti ci fanno andare prima di una certa dilatazione. L'idea è che te la prendi bella comoda a casa, con i tuoi ritmi, le tue cose, cammini se vuoi camminare, stai seduta o sdraiata come ti pare. A me questa autonomia di scelta ha fatto tanto, tutte le volte che entravo in ospedale e mi attaccavano al monitor o mi mettevano a letto mi sentivo ingabbiata e mi venivano gli attacchi di panico che bene non fanno.

Quindi me ne stavo tranquilla a casa, immersa nella vasca, o facndo piano le scale su e giù se mi andava, un po'camminavo, un po` mi sdraiavo per terra con le gambe sollevate a 90 gradi contro la parete, roba del genere. Poi con le contrazioni a tre minuti chiamavo l'ostetrica, che questa è la prassi, lei veniva, mi esaminava, se ero dilatata in maniera ragionevole andavamo in ospedale, e senò mi teneva ancora un po' lì.

La madre della mia amica Pina ha partorito i primi tre figli in casa, camminando tutto il tempo su e giù sostenuta da madre e suocera.L'ultimo, che glielo hanno fatto fare in ospedale, è stato per lei una sofferenza enorme proprio per il non poter camminare. Che gli ospedali hanno le loro prassi e gli frega poco, certe volte, delle tue preferenze, se queste interferiscono con il modo in cui sono abituati a lavorare.

E la sala travaglio, dio benedetto, solo il nome, ne vogliamo parlare? No, no, piuttosto partorisco in macchina. Tutto questo, lo ribadisco, ha funzionato per me, con grvidanze normalissime, niente sintomi strani, rischi o altre cose, è chiaro che nonsempre (ma comunque la maggior parte delle volte) è così. Voi fate come vi pare, purché vi sentiate in buone mani e rassicurate, l'importante è essere informati.

In tutto questo periodo di transizione, considerato che le doglie possono durare anche parecchio senza che questo si accompagni a dilatazione, ovvero urgenza di precipitarsi in ospedale, le funzioni vitali proseguono. E quindi bisogna bere, mangiucchiare qualcosa, sonnecchiare nelle pause. Qui serve il neopadre e qui serve un prontuario preciso. Perché facile dire: la madre mangi solo cose leggere, voi lo sapete cosa sono le cose leggere?

- un brodino leggero di pollo o verdure(fatevelo fare dalle nonne e tenetelo in frigo in comode monodosi, male che va vi ci fate un risotto a cose fatte, se avanza)
- un cracker
- o gallette di riso
- due cucchiai di riso scondito con un filo d'olio

cose del genere insomma, anche facili da tenere in casa, quindi premunitevi e prendete un riso di quelli a cottura rapida.

Fatela bere, acqua, tisane tiepide. Massaggiatele la schiena e coccolatela, o al contrario, statele alla larga se `di umore furastico.

mantenete la calma, ve lo ricordate? Voi in questo momento siete la roccia della situazione, però potete sempre abracciarvi e coccolarvi insieme.

La cosa fondamentale è: durante la gravidanza o il travaglio MAI e POI MAI fate battute del tipo: vedrai che svengo, io non reggo ecc.

Per carità di dio, la povera donna vi prende alla lettera, sono gli ormoni, e le date un pensiero in più.

La moglie del mio amico Vincenzo, un buontempone che faceva sempre battute del genere (ma prima ancora di conoscerla la moglie, eh?) ha terrorizzato la povera ragazza, al punto che lei si è organizzata con me e l'altro testimone di nozze a stare in ospedale con lui in corridoio e stare attenti che non uscisse di testa.

Non l'ha mai fatto entrare in camera, anche se lui ci teneva tanto e ogni tanto sgattaiolava di nascosto e sbirciava da dietro la tenda. La nascita della figlia l'ha vissuta di straforo per questo.

Quindi stateci attenti, perché non è giusto mettere dei pensieri extra alla neomamma. Se poi avete un calo di pressione e svenite, non sarete né i primi né gli ultimi e tutti sarannno in grado di accudire entrambi, ma insomma, non glielo mettete come pensiero da prima.

Ci sono anche un sacco di persone che davvero si preoccupano delle proprie reazioni in sala parto. Tutto bene, ma stateci attenti, soprattutto a quello che dite dopo, che noi neomadri siamo così fragili e ce la leghiamo al dito. No, lo dico a voi, se per caso avete intenzione di eventualmente, in un futuro, fare di nuovo l'amore con vostra moglie, che i piccoli rancori inespressi fanno subito a scaricarsi nel talamo.

Per esempio, la mia amica M. ha davvero avuto un parto da tregenda, soprattutto perché a causa di un colpo di frusta subito anni prima aveva davvero avuto problemi molto seri di gestione del dolore prima di restare incinta, anzi, ha dovuto romandare per anni la gravidanza proprio perché dipendeva da antidolorifici fortissimi.

Vai a sapere perché, durante un parto di per sé normale, le si sono ripresentati tutti. Dai dolori intensi (non del parto, ribadisco) è svenuta tre volte. Suo marito, medico, le è stato accanto piangendo tutto il tempo per come la vedeva soffrire, ma, dovendo specificare (mannaggia a 'sti uomini razionali e precisini) che soffriva con lei, ma tutto il tempo avendo la serena certezza di non saperla in pericolo di vita.

Come medico riusciva a scindere e capire che il parto in sé stava andando bene. Solo che lei impazziva dal dolore, ma questo era il colpo di frusta. Lei gliene ha voluto per dei mesi, se non un paio d'anni, per questa frase. Pur sapendo di essere lei un filo irragionevole. Per piacere, statevi tanto, ma tanto zitti e dite solo cose carine e rassicuranti o rischiate di fare danno.


Due ore e mezzo dopo la nascita di rso siamo già a casa per presentarlo a fratellino. Quella seduta a terra con le gamb incorciate sono io mentre mia suocera mi chiede: ma non ti hanno messo i punti? Si, ma con il secondo è tutto più facile.
Il capo con Orso ha rischiato una cosa del genere: dopo un parto rapidissimo siamo tornati a casa un paio di ore dopo, in tempo per presentare a Ennio appena sveglio il fratellino, e per poi mettermi io a dormire con Orso accanto, mentre padre e nonno montavano la culla. Il capo ha la faccia di venire a disturbare la mia estatica contemplazione del bambino per emettere un suo giudizio razionale:

Peccato che sarà meno bello di Ennio.
Io internamente furibonda:
Chi cazzo sei tu per permetterti di dire che mio figlio non è bellissimo e già pensavo mentalmente come fare a togliergli la patria potestà. Poi sono momenti che passano, ma per dire, le madri hanno reazioni inconsulte.

E oggettivamente ieri guardavo le foto e un pelo ragione glielo dovevo dare: ma Ennio è nato ben 9 (se non 17, abbiamo il dubbio che fin dall'inizio abbiano sbagliato a calcolarci il termine) dopo il termine, Orso una settimana prima: chiaro che fosse più lividino, itterico e acciaccato sul momento, ma è pur sempre un bambino bellissimo. può essere che questi uomini razionali non sappiano vedere al di là della cosa in sé, non abbiano un minimo di fantasia sul potenziale delle cose?

E comunque tutto quello che vi ho descritto sopra, passa nel momento preciso in cui un salsiccio insanguinato e unticcio esce fuori, lo vedete, lo toccate e siete suoi prigionieri per sempre. E solo per questo sapete entrambi che ne è valsa tutta la pena. Poi ricordatevelo, alle madri la memoria fisica del dolore del parto sparisce di botto. Sarà che siamo strafatte di endorfine.

I postumi dell'epidurale delle volte invece durano di più, ma vi risparmio gli aneddoti delle amiche sfigate. Parti naturali e facili e piacevoli per tutti e buon weekend!

venerdì 22 maggio 2009

Neopadre 5 (è poi il 5?): a tentoni

Inizio dicendo una cosa che avrei dovuto dire subito (ma magari l'ho già detta). A diventare genitori si impara ed è un processo di continous education, non basano un paio di vite per arrivarci.

Ecco, adesso che l'ho detto vi siete rilassati? Che tanto la lezione più valida per i neogenitori è quella che ripeteva sempre mio padre: comunque fai, quello che fai sbagli.

I figli ti possono rinfacciare di tutto, a posteriori: o l'hai fatta una cosa, o non l'hai fatta. E quello l'hai detto o non l'hai detto. Ed eri troppo presente e soffocante, o al contrario i tuoi tentativi di rispettare l'autonomia del figlio erano interpretati come disinteresse.

Insomma, se stai lì ad aspettarti che tu figlio un giorno ti dica grazie, si, mi sembra umano e ragionevole, ma sta pur sicuro che l'occasione di dirti cosa hai sbagliato non te la negherà nemmeno. Ed è giusto così.

Cioè, augurati di aver instaurato un clima familiare tale che tuoi figlio non abbia problemi a venirti a dire: caro papà, ti voglio bene ma sei un coglione.

Questo però potrebbe essere un mio punto di vista personale, non farci caso se non ti si addice, che a fare figli frustrati, dissociati e sminchiati siamo capaci tutti.

Il punto è che a fare il genitore non solo non è in grado di prepararti nessuno, ma poi che qualunque idea che tu ti sia fatto, viene superata dalla realtà dei fatti. Quindi è bello, giusto e sano interrogarsi in proposito, parlare con la neomadre di come vi volete regolare su quel paio di cose fondamentali (farlo venire nel lettone o no? E se sta male o ha fatto un brutto sogno?) ed immediate, ma tanto ci penserà il bambino a rivoltarti come un guanto.

Anche se il bambino lo hai voluto, desiderato, sai già che tipo di trenino gli comprerai per giocarci insieme (il mio consiglio è di non comprarglielo prima che abbia l'età adatta, sennò ti mastica qualche pezzo essenziale e rischi di dover correre al pronto soccorso) in realtà siamo sempre impreparati a fare i genitori.

E lo siamo perché è una cosa che fondamentalmente ce la insegnano i nostri figli.

Quindi l'unico consiglio che mi sento di darti è: ascolta sempre il bambino, anche se è piccolo, anzi, proprio per questo è in grado di dirti esattamente cosa vuole e cosa no.

Certo, fino a un certo punto è anche il bambino che ti chiede di dargli i limiti entro cui muoversi, adattio alla sua età.

Però come trovo poco sano tenere i figli al guinzaglio corto e non permettergli mai di fare i propri sbagli per conto loro (senza ammazzarsi) trovo altrettanto poco sano dargli troppo spazio semplicemente perché ci viene più facile e comodo non dirgli di no, non fare sempre il baubau.

Chiaro? Si capisce bene? Certo che no, la strada te la devi fare tutta tu adess, e non c'è nessuno che la possa fare per te. La buona notizia invece è che ci sono infinite persone che ci sono già passate e che possono fare un pezzetto di strada con te o farti apppoggiare quando sei stanco.

A partire dalla neomadre, che non a caso è un elemento indispensabile della tua paternità. Non per niente lo avete fatto in due.

(E non sottovaluterei mai e poi mai il nefsto influsso esterno: tutti che con le migliori intenzioni del mondo intendono aiutarti e dirti dove sbagli, ma non necessariamente ti tocca prendere per buono quello che ti dicono. Sui nonni, una parola: si rincoglioniscono peggio dei genitori, quindi incapaci di intendere e di volere (mia madre, per dire mia madre che sembra tanto una persona ragionevole e di buone letture, a un certo punto si chiedeva seriamente se non fosse il caso di mettere le fasce a Ennio che aveva le gambette tanto storte, e ci ha quasi riprovato con orso, solo che lì ho fatto subito a tacitarla facendole notare che Ennio nel frattempo gli erano venute dritte. Cioè non è andata proprio così, entrambe le volte prima le ho sibilato di non dire cazzate (excuse my French)). La più grossa fatica la farete con loro. Però visto che un paio di figli all'età adulta hanno più o meno dimostrato di essere riusciti a portarceli, a volte potrebbero dare consigli utili. Regolatevi voi a seconda delle situazioni e dei nonni che vi ritrovate).

Aneddoto: a casa nostra io sono talmente fissata con l'autonomia dei figli che delle volte gli faccio fare cose che il capo considera pericolose. Tipo correre sul muretto dei giardinetti, lui arrivava tre mesi dopo e gli veniva un coccolone (e mi diceva che ero pazza), io per i tre mesi precedenti ce li facevo camminare a quattro zampe e poi in piedi tenendoli per mano e sapevo che erano in grado di farcela.

Tipo, con l'aria di chi ha visto la madonna:
"Ma lo sai che Orso ha camminato benissimo sul ponte di corda orizzontale?"
"Amore, se è per questo allo zoo sa fare benissimo anche quello verticale alto due metri e mezzo" che lo so che poi minaccia di togliermi la patria potestà, ma se i miei figli sono motoricamente parlando due bestie, un po'sarà pure merito mio che non li ho tenuti legati e nimbavagliati fino alla maggiore età no? (No, dico rassicuratemi in proposito che questa è una battaglia solitaria).

L'ultima discussione in proposito è stata l'altro giorno: pioveva a catinelle e come faccio spesso, li ho fatti scendere davanti casa dando a Ennio le chiavi per aprire la porta.

Poi ho parcheggiato la macchina un paio di isolati più in là e già che c'ero ed ero bagnata fradicia, ho deciso di andare subito al supermercato a prendere le due cose che mi servivano per poi rientrare a casa, mettermi un pigiama asciutto e non uscire più.

Fatto tutto ciò arrivo a casa e mi ritrovo due bambini neanche troppo piangenti che non erano riusciti a girare la chiave. Mi sono sembrati i due orfanelli sotto la pioggia, ma 10 minuti di acqua in primavera cosa saranno mai?

Beh, il capo a momenti mi mangiava, lui trova inammissibile che io dia la chiave ai bambini per aprire la porta perché è potenzialmente pericoloso e cosa sarebbe mai successo se rompevano la chiave nella porta? Secondo lui io dovevo scendere dalla macchina (parcheggaita sulla fermata del bus) e aprirgli la porta io, cosa sana ed utile e ho deciso di dargli retta, ma resta un'opzione poco pratica e io preferisco che a 7 anni mio figlio impari ad usare la chiave di casa.

Però già che c'ero ho lubrificato la serratura, sennò quanto prima la chiave dentro ci si rompe a noi.

Su queste cose non basta una vita per scornarsi, ma saperlo fin dall'inizio aiuta a non farsi illusioni in proposito.

Che poi magari c'e gente che ci riesce benissimo a tirar su un figlio o due, perfettamente sintonizzati e complici, ma il resto di noi deve far finta al momento davanti ai figli di essere d'accordo, per poi discuterne nei tempi e nei modi peculiari a ogni coppia, in pri=vato mentre i bambini dormono.

E manco stavolta ci sono arrivata, all'haptonomia, ma mi sembrava doveroso chiarire questo punto.

Per la serie: arrangiati e spera.

giovedì 14 maggio 2009

Neopadre 4: quando nasce un padre?

Quella che vorrei condividere stavolta è una cosa bellissima, quando gliela raccontavo neopadre 3 si è tutto entusiasmato. Si tratta dell'Haptonomia, che per noi ha rappresentato un modo eccezionale per accogliere i bambini e insegnargli a riconoscere il padre ben da prima che venissero fuori, e per Berend un modo tangibile, fisico e terra terra per entrare nel ruolo di padre così come ne avevo bisogno io.

Ma siccome è un discorso che necessità di un paio di premesse, per ora faccio queste e l'haptonomia ve la scodello in una puntata a parte. Ricordate il nome, come direbbe Lucarelli, che poi ce lo ritroviamo.

E in un certo senso, vorrei rispondere con questo, e inglobare nel discorso, anche le considerazioni che fanno a proposito della loro paternità Desian e Impromptu.

Desian parla molto giustamente e rivendica per i padri la dimensione emotiva e affettiva, che l'educazione di un paio di generazioni fa negava ai maschi, specialmente in materia di bambini.

Allora, noi femmine che ci stressano per l'invidia del pene, abbiamo una contropartita quando restiamo incinte: l'invidia della pancia. Che la pancia come simbolo, icona e monumento alla maternità ci sta tutta e chi lo nega me la deve spiegare molto bene.

Il padre no. Non ha un simbolo, monumento o icona della paternità e quindi se la deve costruire tutta. E mancando il coté fisico, se la fa tutta mentalmente. Ovvero, siamo al capitolo delle pippe mentali del neopadre.

Cioè, il neopadre si fa tutte le pippe mentali (e forse anche di più) della neomadre, non avendo neanche all'inizio la distrazione delle nausee che poi ci tornerò sopra una volta. Il neopadre comincia ad avere una spada di Damocle molto specifica sulla testa: è un padre e come tale deve provvedere alla famiglia. Che è a volte anche una scorciatoia molto comoda e umana per non interrogarsi troppo, in questa fase, su come riempire materialmente il proprio ruolo di padre.

Lo dico sempre che questa cosa non va sottovalutata, perché il neopadre futurizza e quantifica tutto, quindi sente di assolvere al proprio dovere umano, familiare e sociale solo se è in grado di sopperire ai bisogni materiali della famiglia. In tempi di crisi e precariato può anche diventare un train of thoughts pericoloso.

È inoltre una strada pericolosa, perché da un lato nasce dall'invidia della panza, ovvero oggettivare la propria nuova situazione di neopadre. Dall'altro è un bisogno, che, sembra strano, alla neomadre fa un baffo.

La neomadre in questo momento e nel prossimo paio d'anni almeno ha bisogno di qualcuno accanto con cui condividere le proprie pippe mentali ed esserne rassicurata.

Oltre a qualcuno che le sappia massaggiar via i crampi al polpaccio, che la rassicuri che non sarà l'unica ad alzarsi di notte per i prossimi tre anni, che potrà anche delegare la ricerca di babysitter (no, scusate com'è che quando è un impegno lavorativo mio, la babysitter la cerco io, e quando lo è del capo, sempre io la cerco, che lui non sa manco come si potrebbe chiamare?) e altre cosette, che poi è vero che le madri a volte sono loro che non mollano la presa su queste cose, ma solo perché 9 mesi di gravidanza le hanno convinte che fanno bene a non fidarsi.

E che il neopadre è affidabile e sarà lì (possibilmente senza svenire e tirar su di sé tutta l'attenzione sanitaria) al momento supremo, per tenerla per mano e passarci in due per questa esperienza, che le ricordi com'è che si respira quando nel momento di panico si scorda come si fa e sa che sta facendo la cosa sbagliata e peggiora tutti, ma da sola non ne esce e il padre deve prenderla per le spalle e farle " Fai come me: ff ff ff ff ff ff ff" (dicono di trovarsi una rima che ti ricordi per forza con cui darti il ritmo, suggerisco "tan-to-va-la-gat-tal-la-rdo" che secondo me ce la ricordiamo tutti, specie se pensiamo alla circostanza) per ricordarle come respirare.

E deve dirle che è bravissima, e che va tutto bene, e di non preoccuparsi che lì c'è anche lui, e che se fanno qualcosa che non le va chiama il 112 - mettetevi d'accordo prima of course su cosa.

Il marito della mia amica, in uno di quei travagli lunghissimi sui cui particolari di bassa macelleria la vulgata ama diffondersi, a un certo punto si è imposto: piantiamola col mito del parto naturale, fate qualcosa o chiamo la polizia, che lui conosce la sua polla e sa che per sé nn chiede mai niente, ma a quel punto il suo occhio esercitato aveva capito che era ora di parlare lui per lei. E hanno tirato fuori la ventosa e cacciato fuori la belvetta. Solo per quello nei successivi 10 anni la moglie gli ha perdonato cose per cui io lo avrei messo alla porta, ma questo è un altro discorso.

durante il parto sarete lì, nell'altro momento topico, quello in cui la neomadre nei modi e nelle formulazioni che le sono più congeniali si chiede chi mai glieloha fatto fare e mai più e voglio tornare indietro, e sa che non si può e che è il momento di bere l'amaro calice fino in fondo. È un momento della verità tremendo ed è bene esser lì a sostenerla, e se del caso, farsi insultare anche pesantemente come causa prima dell'inguacchio.

Altro che conteggiare BOT, CCT ed altri asset per capire se io, uomo e padre, sono in grado di provvedere alla mia famiglia. Massaggi ed autocontrollo,questo ci richiede la neomadre.

Però intendiamoci, avete anche voi neopadri un tot di mesi per creare nella madre la certezza che sarete li nel momento del bisogno e ci sarete secondo i suoi bisogni, non i vostri.

Poi nei momenti morti contattate tranquillamente tutti i cacciatori di teste che volete, il vostro private banker, fate business plan, organizzatevi la carriera, quello che vi pare, ma non fatelo capire a lei.

Ieri notte, che abbiamo fatto le 3, l'ho spiegato a neopadre 3 con cuistiamo mettendo in piedi il progetto finora più bello della nostra carriere, e dobbiamo assentarci preferibilmente per due settimane, sapendo che non ci sono, e mentre contavano e conteggiavamo e facevamo piani B e guardavamo i siti di Ryanair e Transavia, lui ha provato a dire alla neomamma, sul divano con il gatto:

Senti amore, ma se all'ecografia ci vai con tua madre?

L'ho recuperato al volo per la collottola, dicendo che era assolutamente fuori discussione, che saremmo partiti dopo l'ecografia a rischio di divorzio con il capo a cui scodello i figli in giorate impossibili e che se si azzardava a farlo avrebbe ricominicato a far sesso dopo tre svezzamenti, senza che né lui né lei capissero che sarebbe dipeso da questo. Che nel frattempo, come canterebbe Madonna (ai miei tempi)

...I've learned my lesson well,
so I live to tell
the secrets I have learnt...


E non venite a dirmi che non vi avevo avvertito.

AVVERTENZA: LA LETTURA DI QUANTO SEGUE È VIETATA A DONNE INCINTE FINO ALL'INGRESSO A SCUOLA DELL'ULTIMO FIGLIO CHE INTENDONO FARE. LEGGERLO PRIMA PUÒ CAUSARE GRAVI DANNI ALLE VOSTRE INTENZIONI DI RIPRODURVI, MA POI PASSA TUTTO.

Non per fare del terrorismo, ma solo perché è una cosa che sappiamo benissimo ma preferiamo talmente non pensarci, che ce la scordiamo: di parto si può ancora morire. Non molto, ma è una statistica reale e presente, fortunatamente ai giorni nostri molto bassa.

Consoliamoci, è molto più vero il contrario: il parto va quasi sempre bene, se non benissimo. Se ne esce più forti, più consapevoli, più ricchi come esseri umani e come coppia, basta non raccontarsi cazzate in proposito. E la natura vede e provvede ed è molto più furba di noi, altrimenti da un pezzo che ci eravamo estinti.

È un evento naturale, non va medicalizzato se non è necessario ecc. ecc, ma in ogni gravidanza, anche la migliore, quel pensiero della signora con la falce appostata dietro l'angolo c'è in ogni momento, o proiettato sul bambino o su di noi, ed è talmente spaventoso che non osiamo manco formularlo. Preferiamo le villocentesi, le ecografie, le epidurali, il cesareo, pur di non pensarci.

Un padre lo deve sapere, che la nostra ossessione impronunciabile è questa e fare da barriera. Siete voi quelli logici e razionali quando dovete convincerci di cazzate che vanno contro ogni nostra premonizione viscerale? Bene, è il momento di farlo, i razionali. Adesso. E solo adesso e in poche altre eccezioni.

Anche se sa benissimo anche lui che c'è, deve questa volta fare l'uomo: logico, rassicurante, prendere sul serio le paturnie dela neomadre allo scopo di fugarle, anche se a volte è costretto a mentire.

Questa è la cosa fondamentale di cui la neomadre ha bisogno, per lei cose triviali come avrò un lavoro l'anno prossimo, come darò da mangiare ai miei figli, sono domande teoriche ed inutili in questo momento. E pensateci da quest'ottica, se la controparte è la morte, hanno pure ragione.

Adesso l'ho detto, dimenticatevelo e soprattutto non parlatene mai alla mamma. Però tenetene conto.

Ora, se tanto mi dà tanto, cominicare fin dall'inzio della gravidanza a capire un pelo come funzionano i processi logici di una neomadre secondo me è un passo bellissimo per immedesimarvi, ma non a chiacchiere, proprio anima e corpo, in quella che è la gravidanza. La vostra.

Appena vi parlerò dell'Haptonomia, capirete meglio anche come metterla in pratica questa cosa, ma siccome viene meglio dal quinto mese in su, fra un po' parlo anche di altre cose. Che a noi l'invidia della pancia ci fa un baffo. Quasi come quella del pene. Perché se le cose si vivono insieme, cosa ci sarà mai da invidiare all'altro/a?