venerdì 31 dicembre 2010

L'ultimo giorno dell'anno

L'ultimo giorno dell'anno me l'ero messo da parte per farmi i fatti miei, nello specifico andare in treno nel profondo nord, recuperare i figli e senza perdere una battuta risalire sul treno che mi ha portata e riportarli indietro, tornae a casa, cucinare e andare dall'amica Marta e famiglia con cui passeremo la serata.

Mi sono svegliata che c'era nebbia e c'è ancora. A me la nebbia piace perché dà l'idea di una coperta morbida che ti avvolge, attutisce i rumori, le luci troppo forti, i contrasti troppo netti.

Mi sono un po' scazzata con l'HEMA perché sembrano tanto avanti, questi olandesi, solo che poi la rivoluzione digitale spesso consiste nel digitalizzare la manovella. Mi riferisco a un biglietto del treno da 13 e rotti euro.

Su questo biglietto del treno posso solo dire che: ma voi ve li ricordate i biglietti aerei 1.0? Che andavi all'agenzia e prenotavi e pagavi previe lunghe attese al telefono dell'agenzia per sapere dall'Alitalia se c'era il posto richiesto. Tu pagavi, poi Roma metteva il biglietto in un plico che per posta, corriere a cavallo o piccione viaggiatore non è dato sapere, arrivava all'agenzia, uno lo ritirava, poi andava all'aeroporto, faceva la fila, faceva il check-in, prendeva la carta d'imbarco e via col vento. Provateci voi adesso che facciamo tutti il check-in su Internet e voliamo low-cost.

Questo per dire che chi possa avere nostalgia di quel sistema con il biglietto dell'HEMA se lo ritrova paro paro con in più il brivido della prenotazione su internet.

È andata così, che oggi sono andata ad Assen in treno per rirpendermi i pargoli, che nonnomuniti e armi a bagagli e pattini da ghiaccio mi aspettavano sulla banchina, quindi sono scesa da un treno, li ho baciati e 6 minuti dopo siamo saliti sull'altro. E tutto ciò mi sarebbe piaciuto farlo con il biglietto dell'HEMA che offre una giornata di viaggio in treno dove vuoi per tutti i bassi paesi Bassi per un adulto e un bambino. E l'altro bambino costa 2,50 con il railrunner che è il biglietto per bambini dai 4 agli 11 anni a seguito di un adulto bigliettomunito.

Ho dovuto pagare il doppio. Perché ieri sono andata un paio d'ore per saldi riportandone chili di t-shirt a maniche lunghe per le belve e camicie per il capo e un paio di collant per me presi per pura tigna (oltre alle bellissime tovaglie e tovaglioli di Natale a meta prezzo, vivaddio). E appena uscita dall'HEMA vedo sulla vetrina il posterone che annunciava il biglietto, ma chi si rimette a fare la fila? E manco so se è valido per il mio viaggione odierno o piuttosto non sia per quei periodi sfigati che non vado da nessuna parte? no, no, proseguo piuttosto per il Bijenkorf, tanto una HEMA sta alla stazione e vedrò domani.

A casa, dopo lo shopping selvaggio, un capo esausto che solo per entrare in centro in macchina a raggiungermi ci ha messo un'ora e una cena dal nostro indiano preferito che parla italiano e ha il Cynar, mi fiondo sul sito dell'HEMA e leggo che la manovella 2.0 funziona così: compri il biglietto che consiste in un codice, vai a casa, vai sul sito, inserisci il codice, trovi il biglietto te lo downloadi, stampi e poi vai alla stazione e parti. Un gioco da ragazzi. Ce la fara il nostro eroe per domattina? boh, tutto questo avanti e ndre' rischia di vedermi occupata fino ai botti.

Vado allora sul negozio online dell'HEMA e ordino il biglietto. Che bello il 2.0, penso, compro, pago con carta di credito, mi mandano il codice per e-mail, downloado, stampo e domattina esco con il biglietto in mano. Si, ecco, io credevo che l'unione di due aziende super mega ur-olandesi come HEMA e NS risultasse nella ryan air. Vattinne.

Vado sul sito, scelgo la filiale HEMA dentro la stazione, compro, non pago e appare un messaggio: potrà ritirare il suo acquisto nel punto vendita prescelto fra 5 giorni. Un momento, ma io parto domani. Vabbò, ci provo.

Stamattina mi presento all'HEMA:
"Il biglietto in offerta?"
"Sono finiti".
"Ma io l'ho ordinato su internet."
"Adesso guardo".

E si, la povera cerca tra una pila di plichi sigillati uguali identici a quelli che il corriere a cavallo o piccione viaggiatore una volta postavano in agenzia. A parte che il mio ci sarà solo fra 4 giorni e spero di avere da qui a marzo la scusa per usarlo, ma io mi dico, se dovevamo viaggiare con il metodo a manovella perché costringermi a procurarmi un computer per inserire il codice, downloadare, stampare e via dicendo? Ma non bastava che mi deste direttamente un pezzo di carta in mano valido come biglietto?

Non so voi, ma io sono andata alla macchinetta della stazione e mi sono comprata un'andata-ritorno + due Railrunner per il doppio della cifra, e per fortuna l'ultima volta che le ferrovie olandesi mi hanno fatto un servizio a manovella per scusarsi mi avevano mandato un biglietto gratis di upgrade dalla seconda classe alla prima.

Così la nebbia e il paesaggio ovattato ce li siamo guardati dal vagone di prima classe, che poi i miei figli siano riusciti a tutti i cambi di treno a ficcarsi nella vettura riservata ai silenziosi, dove ti pregano di spegnere il telefonino e far piano, e che io ogni volta prima scaricavo tre zaini e un borsone e poi me ne accorgevo e passavo il viaggio a tacitarli, cosa peraltro ottimamente riuscita e sono pure orgogliosa di loro, beh, tutto questo non è stato grazie al biglietto HEMA.

Per cui siete avvertiti, fino a marzo si paga poco per i grossi viaggi in treno, e vi cnviene prenotarveli su internet perché nei negozi sono finiti, però, signore iddio, quanto ti tocca faticare per quello sconto.

In tutto questo dovrei poter trarre una morale da lasciarvi come augurio di fine anno, ma posso solo dire: ridatemi la manovella, che si vive meglio. e così spero anche di voi.

Buone manovelle a tutti per tutto il 2011, che la rivoluzione digitale per me va bene così com'è, non me la incasinate.

mercoledì 29 dicembre 2010

Gli zii del clan: Citto

Una disgrazia i parenti e la famiglia, perché ti appioppano un soprannome quando sei piccolo e poi per loro, anche se cresci, diventi una persona seria, con dei titoli, non so, ingegnere per esempio, e una carriera tipo supermegamanager, resti sempre affettuosamente il piccolo. Giovannino, che è alto 1,90. Giannetta. Ughetta.

E Citto, per esempio. Citto che si chiama Giovanni, ma l'ho saputo da adulta. Che non so a lui da dove venga, ma da noi citele è quello che in Casentino chiamano giustamente citto, o altrovezito, un bambino, il piccolo di casa, insomma, e pare, se tirato abbastanza per i capelli, che ne vengano fuori anche pulcino e pulzella. Il piccolo per definizione. Perché viene da una radice germanica che è la stessa di zizze, tette, insomma, per contiguità, è il lattante.

Citto che ci ho ballato un twist scatenatissimo al matrimonio di mio cugino Stefano, un 7 anni fa circa, che ci siamo divertiti da pazzi ma ogni momento pensavo: dio, fa che non gli venga un infarto a questo mio zio troppo tondo, ed era una di quelle situazioni che vivi da bambina piccola quando i padri, e gli zii, perché sono sempre questi figuri qui a farlo, ti lanciano per aria e ti riacchiappano al volo e tu sei lì presa dall'esaltazione fisica e dal divertimento che vorresti gridare, mitigato dal terrore che forse, oddio, speriamo non ci scappi il morto. Ecco, avevo 37 anni, un figlio piccolo e mi stavo divertendo da pazzi con mio zio nelle stesse modalita dei piccoli.

Citto è lo zio allegro e divertente figlio della zia più integralista e arcigna, ma dal cuore d'oro pure lei, però, ecco, imponente, una che nessuno a memoria d'uomo ha mai contraddetto. Tranne Citto.

Citto che la madre la sabotava sfottendola, svicolando o rispondendole, ma aveva sempre detto che forse per il suo carattere come madre gli ci sarebbe voluto crescere con la zia Peppina, che era mia nonna, ed era un tipetto sociale, chiacchierone, vivace e allegro. Mentre mio padre sosteneva che a lui, avere una madre come zia Ida forse lo avrebbe inquadrato nella vita. Che il bello i avere cugini è che puoi immaginarti questi mondi paralleli in famiglie che conosci abbastanza bene da dentro per capire come sono davvero.

Citto che ho sempre visto troppo poco e spesso gli zii che vedi poco quando li vedi sono allegri, simpatici e divertenti. Poi si cresce e gli stessi zii cominciano a farsi chiamare per nome e li sfotti tu, dicendo che ovviamente non possono fare la figura dei vecchi con la nipote adulta, e che facendosi chiamare per nome sperano nell'effetto coetanità.

Perché per fortuna con i miei zii e le poche zie io queste battute le ho sempre potute fare. Siamo, o meglio, eravamo, una famiglia così. I miei infiniti zie e zii e cugini erano i cugini di mio padre e i loro figli. Una distanza che nelle migliori famiglie, specie se sparse ai 4 venti come noi, basterebbe per fare di noi degli estranei.

Ma la fortuna è che ci univano 9 sorelle, e le sorelle si sa, hanno un altro tipo di legame, ci tengono, si vedono, si sentono. Tengono la famiglia insieme. Poi, un po' bisogna pure crederci e da quando è morto mio padre, come dice sempre mia zia Ughetta, ci siamo un po' dispersi, ma questo nocciolo duro è sempre rimasto.

Quando li ho rivisti tutti quanti? Al funerale di papà, dove avevamo chiesto di non portare fiori ma fare una donazione a qualche istituzione che aiutasse i bambini, non sapevamo quale perché eravamo troppo frastornati, e in cucina, perché ai funerali è sempre in cucina che si prendono le decisoni di famiglia, zia Ida sosteneva a gran voce, che lei avrebbe preferito se tutti facessero ordinare le messe con il coro gregoriano per papà, e alle deboli proteste dei presenti, l'unico fu Citto: "Mamma, ti senti solo tu". Poi comunque furono messe gregoriane, mi dispiace per l'Unicef.

A noi le messe gregoriane, come dire, si, da un lato avrebbero soddisfatto lo spirito estetico dell'ex-seminarista scappato che era stato mio padre da bambino, perché il seminario era l'unico modo a disposizione di mia nonna di dargli un'istruzione. Dall'altro il suo motto era sempre stato: meglio un'opera buona che una messa cantata, ma già faglielo capire a una zia che sempre Citto, in un momento felice, aveva definito come il capo delle integraliste cattoliche Silvestrone, una definizione che ci era talmente piaciuta che ce la siamo tenuta tutta la famiglia allargata.

La famiglia allargata che per sopraggiunti limiti di età e malattia si sta restringendo, e mi restano sempre meno zii.

Citto che se ne è andato ieri. L'unica messa cantata in cui credo è ricordarlo.

lunedì 27 dicembre 2010

Post post-natalizio

Peccato non aver mangiato un po' di più lo spezzatinone di selvaggina di mia suocera, ma c'erano i consuoceri in visita per la prima volta. mi piacciono i consuoceri, hanno portato un metodo classico biologico italiano.

Che dopo la botta di testosterone della vigilia, quelle cose che non sai perché o percome ma ci siamo ritrovati a dissentire (ma stavate litigando? no. si dissentiva) su vini francesi e vini italiani con l'amico francofilo, fa bene sentirsi a casa, enologicamente parlando, visto che mio suocero compra da trentanni vini francesi.

Capo partito ieri sera, io oggi a dare una mano in fiera a un'amica (www.italiaviamaria.nl) stanotte ho dormito con Orso che è una stufetta, poi toccherà a Ennio che è un frullatore e domani rientro al lavoro.

Ma per ora sono sempre in campagna e il feeling bianco Natal c'è tutto. Speriamo domani i treni vadano.

venerdì 24 dicembre 2010

Video di Natale del coro degli Gnorpoli


Questo è il video del concerto Dickensiano di Ennio (visibile un attimo al 2:31). È quello che ci siamo goduti di più perché c'erano i ragazzi più grandi che a mio modesto parere erano molto bravi. Persino Orso (e persino l'indomabile fratellino di Maria seduo davanti a noi) quando hanno cominciato a cantare si sono azzittiti.

Solo quando ha sentito il Deo Gratia ha avuto un soprassalto:
"Ma questo lo dicono anche i romani in Astarix"
"Sshh, hai ragione te lo dico dopo".

Insomma, il coro dei grandi è veramente una meraviglia, Ennio è rimasto ancora più entusiasta dopo le prove generali e la rappresentazione, forse perché abbandonato a sé stesso con tutto il gruppo ha avuto modo di fare amicizia con gli altri. Ha persino stabilito la parola d'ordine dello spogliatoio dei maschi per le maestre e le femmine.

"E quale sarebbe questa parola d'ordine?"
"Pinguino nudo".

Poi mi ha vista perplessa e mi ha spiegato che il pinguino nudo sta davanti alla stufa a scaldarsi e appesa lì accanto ha la giacca bianca e nera.

Qui invece la Natività a cui aveva partecipato Orso himself come pecorella, per uqasi tutto il video non si capisce quale sia perché a scanso di danni lo hanno messo in fondo alla fila a destra, che è poco illuminata e secondo me era il terziltimo poi penultimo, comunque ha alzato la faccia al minuto 7:58 mi pare e lo si intravede.



Se non altro non si sono immediatamente scoraggiati dopo il saggio, come è successo con balletto, che immediatamente dopo hanno deciso che non ci volevano andare più.

Domani li raggiungiamo dai nonni, hanno provato a farsi fare un regalo, ma l'accordo era che i regali li faceva Sinterklaas e per natale ci saremmo solo voluti bene e ingozzati, però gli ho promesso un'agenda caruccia e colorata che mi hanno rifilato e io le agende cartacee non le uso, ma a Ennio farà senz'altro bene, che lui ha bisogno di punti fermi nella giornata e nella settimana.

Insomma, dopo tutta la fatica per le prove diciamo che noi è da un mese che siamo immersi in atmosfere natalizie e così spero anche di voi.

Buone feste.

giovedì 23 dicembre 2010

L'albero di Natale all'Aquila (che gente sono gli aquilani?)



No, io ve li devo spiegare gli aquilani di che pasta sono fatti, in caso non si fosse capito. Tutte le volte che subito dopo il terremoto sentivo o leggevo: eh, ma gli aquilani sono gente fiera, e intanto con questa scusa, passatemi il francesismo, se li sono inchiappettati singolarmente e come gruppo, ed era evidente pure quello, ecco, io mi incazzavo.

Il punto non è che gli aquilani siano più o meno fieri di altri. Ma sono montanari. Sono gente dei clan. Se sei di fuori sei di fuori. Sono loro che stanno dentro le mura della città che si portano in testa. E in fondo a che gli serviva il fuori?

L'Aquila è il quinto centro storico d'Italia, è un posto bellissimo e vivibilissimo. Io alla signora che alla fine della conferenza sugli scrittori del terremoto il 5 dicembre a Roma invece di fare una domanda sosteneva che lei tutta questa vita comunitaria prima del terremoto, tutta questa gente in piazza non la vedeva, non ho risposto perché non ha fatto una domanda, ma adesso le chiederei: Signora, ma lei che L'Aquila dice di averla frequentata tanto prima e di non vederle certe cose, lei era del gruppo o era fuori dal gruppo? Perché questa è la differenza fondamentale.

Io che ero metà, ero ai margini del gruppo per diritto di sangue, parentela e frequentazioni, e contemporaneamente ero fuori, perché agli occhi di chi è dentro non ci sono nata, cresciuta e fatto l'asilo, forse posso dirlo meglio.

Scusate la premessa lunga. Quello che voglio dire è che se volete uno studio di carattere degli aquilani, guardate le proteste civili che hanno fatto, inutilmente, in questi mesi, caricati e menati dalla polizia. E comunque alla prossima, sotto la pioggia a reggere un cartello che Silvio non vedrà mai perché all'Aquila adesso ci viene solo in elicottero (ma la polizia intanto li carica lo stesso, per punirli del dissenso). A fare le marce e le riunioni sotto la neve.

Guardate cosa si inventano per riappropriarsi della loro città. Guardate che parole usano, nei cartelli (il "senza carriola" è degno di Shakespeare). Guardateli, e ditemi voi che gente vi sembra.

Io, a parte amarli e rispettarli e ringraziarli per quello che stanno facendo, esigendo il centro dell'Aquila per sé ma anche per l'umanità, posso solo dire che mi si stringe il cuore.

Vedo nel video Anna, Peppe, altre visi che conosco, e mi si stringe il cuore nel vedere che occhi stanchi che hanno. Le rughe che anche solo quest'estate non avevano. Saranno i neuroni specchio che gli riproducono in faccia le crepe delle loro case.

E grazie a Luca che continua a documentare tutto questo. Cercatevi un po' su Google Luca Cococcetta e i suoi video.

Dell'aceto, del succo di limone e del bicarbonato

Accolgo volentieri la richiesta di Cristina al post precedente e vi spiego come sto passando ai tre ingredienti di cui sopra per sostituire progressivamente i detersivi. Si tratta di tentativi empirici in corso e tenete presente che predico bene e razzolo male, nel senso che saprei come ripulire un sacco di tipi di sporco, ma che per pigrizia e grazie a un'alta soglia di sopportazione (che è una cosa che in parte si può semplicemente coltivare, non è innata) mica sto sempre a eliminare tutti i microbi da casa. Però abbiamo un sistema immunitario che fa paura.

Alcune cose mi fanno compagnia, tipo le ragnatele nuove con i loro ragnetti che a loro volta mi fanno fuori altri insetti più molesti, per esempio. Inoltre pur avendo un'isola cucina in acciaio, a me non danno fastidio le macchie, i graffi e le punzonature sullo stesso. Le caccole da avanzo cibi si, e infatti quelle le faccio fuori. Ma diciamo che lo sprint con cui mia suocera i primi tempi mi procurava un prodotto magico dopo l'altro per rendere l'acciaio superbillante non fa parte di me.

Al massimo prima o poi mi procurerò una paglietta d'acciaio con cui rendere meno evidenti sia i graffi più grossi che il riflesso luccicante del piano cottura, strofinandocelo delicatamente fino a produrre un effetto mat con i minigraffietti della paglietta.

Ma si diceva dei tre ingredienti, a cui aggiungere acqua bollente e guanti spessi per non ustionarsi.

Intanto il bicarbonato in Olanda non ha il ruolo principe per la casalinga frustrata come ce l'ha in Italia, al massimo trovate dei barattolini micro di quello usato come lievito e quello costicchia se si pensa di usarlo per pulire. Io però ho il mio spacciatore di Fiesta, Chinotto e cedrata Tassoni e il sant'uomo, che importa quello che manca a lui, ha anche bicarbonato, idrolitina, sale grosso ed effervescente brioschi. Scrivetemi se vi mancano queste cose e ci mettiamo d'accordo su come trovarle.

Poi non tutto si lava con questi ingredienti, per i piatti e i panni uso semplicemente il detersivo ecologico che si vende in giro e mi trovo molto soddisfatta (prima o poi invece voglio provare quello per la lavastoviglie fai da te, ce ne sono versioni diverse sul net). Le palline magiche per la lavatrice invece ne ho un set qui e uno in Italia ma non mi convincono al 100% e secondo il capo che ha effettuato lunghe ed ampie ricerche sul net, son un po' un mito urbano.

Ricordiamoci che io ho i due figli pataccari e in questa casa gli aloni sui vestiti specie dei bambini ce li teniamo tutti, bisogna poterlo sopportare, per questo invidio che in Italia esiste per scuola il grembiule. Qui si trattano le macchie solo sulle camice del capo, che è così che paghiamo il mutuo (infatti un altro rito mio e dei bambini è quello di lavare la macchina quando ci sembra che abbiamo esagerato e tocca rifarla rappresentativa) e le macchie di vino rosso sulle tovaglie che uso per le degustazioni. E anche lì ci aggiungo un po' di bicarbonato al detersivo in lavatrice.

Ma procediamo con ordine. E ricordatevi che l'acqua bollente pulisce anche da sola un mucchio di cose.

Capelli
Premetto che da alcuni anni non mi sono più fatta tinte o riflessi, non so come reagirebbero queste a questo sistema. Il fatto di disabituare i capelli dall'uso dello shampoo che crea un circolo vizioso di untaggine me lo conferma Orso, che odia lo shampoo, da quando è nato se va bene accetta una volta al mese di usarlo con grandi urla, si lava quelle due-tre volte alla settimana solo con l'acqua ed ha dei capelli bellissimi e lucendo, specie ora che sono lunghetti si vede. Mi sono detta che magari poteva funzionare anche con me.

Di mio ho i capelli mossi alla cavolo (nel senso che se ci lavoro molto di spazzola e bigodino e phon ho una piega perfetta per 20 minuti, o dei riccioli perfetti, ma se tiro a campare i capelli mi sparano ovunque), fini, le pieghe le tengono come possono e non sia mai la permanente, mi si spezzano tutti, e a tendenza unta.

In un bicchiere di plastica metto 3 cucchiai (in realtà faccio bellamente a occhio) di bicarbonato, riempio di acqua calda e mischio col dito perché sono già sotto la doccia, poi me lo spargo sul cuoio capelluto, magari in due round, e strofino bene. A questo punto strofino anche il resto dei capelli. Se siete abituati allo sciampo in effetti vi resta una sensazione tattile molto strana e ruvida, e l'impressione che il capello sia ancora unto. Ignoratela, fa parte del gioco. Sciacquate bene, e quando avete finito di farvi la doccia a seconda della lunghezza dei capelli vi mettere in testa da mezzo a un bicchiere di aceto, stando attenti a non farvelo andare negli occhi (se ci va sciacquate). Poi vi asciugate i capelli come sempre.

Tenete comunque presente che:
1) lo shampoo comprato è fatto apposta per creare dipendenza: da un lato vi sgrassa bene i capelli, dall'altro per questo motivo le ghiandole sebacee producono con i turni straordinari e siamo sempre daccapo, tocca risgrassare, si rimettono a ingrassare ecc. Con il bicarbonato/aceto ci vogliono alcuni lavaggi per abituare le vostre ghiandole sebacee che non hanno più lo shampo a iperstimolarle, quindi per i primi 3-4 lavaggi vi troverete i capelli velocemente unti, se vi da fastidio lavateli tutti i giorni fino a che non passa questo momento di transizione. Io ci ho messo un mesetto semplicemente perhé era un periodo che lavoravo poco e potevo permettermi un capello unticcio senza stare a lavarli ogni due giorni, ma solo quando dovevo presentarmi al mondo in ordine impeccabile.

2) L'aceto sul momento puzza di aceto, forse dovrei passare al succo di limone, cosa che farò appena trovo una confezione pronta gigante, perché mettermi a spremere non è nei miei ritmi. Quando i capelli sono asciutti non si sente quasi più, a meno che qualcuno non si metta di buzzo buono ad annusarvi intimamente (che con la persona giusta avrebbe pure i suoi lati buoni di coccola).

Infatti il sito in inglese dove avevo trovato alcune info approssimative su questo sistema parlava di aceto di mele che forse puzza meno, che però non trovo, io ho preso semplicemente una lattina di aceto di vino bianco da 5 lt. che uso per tutto. Forse va bene anche l'aceto trasparente non di vino, che pare costi di meno. L'unica è che quando vi siete asciugare i capelli si sente appena appena (insomma, io manco me lo sento più). Oggi vado dal grossista a guardare che tipi di aceto ha e farò esperimenti.

3) Da quando uso questo sistema i capelli mi stanno benissimo in piega anche se non ci faccio niente (i miei sono mossi e hanno la tendenza a sparare le punte a meno che non stia lì con bigodini e spazzole). Cioè, mi lavo, mi pettino i capelli nella forma solita (riga da un lato e il resto dietro le orecchie), a volte gli dò una mezza asciugata, altre sfido la cervicale, però se esco mi metto il berretto di lana, fatto sta che li pettino una volta e nel momento in cui mi accorgo che si sono asciugati, trac, stanno perfettamente in piega, compresa la banana sulla fronte che resta bella gonfia.

4) Ho i capelli più lucidi, si pettinano meglio, tengono la piega anche quando mi sono appena alzata e prima di pettinarmi.

5) Elimino dalla doccia automaticamente un sacco di incrostazioni e macchie dei saponi e shampii che usano i maschi, visto che entrambi gli ingredienti sgrassano. Prima di uscire passo la spatola con la lama di gomma per pulire i vetri (ma come si chiama?) su pistrelle e pavimenti e se proprio voglio esagerare, uso per i capelli un asciugamano vecchio che poi riciclo per asciugare le ultime gocce, così si ottimizzano pure i tempi di pulizia. A questo punto suggerisco che chi usa questo metodo faccia la doccia per ultimo così rimane tutto pulito.

Maschera per capelli
Io e mia madre abbiamo i capelli grassi ma credo che ci si possa aggiungere un cucchiaino di olio di mandorle per chi ha i capelli secchi. Prendasi un tuorlo d'uovo, mescolarlo bene con un cucchiaino di olio di mandorle e uno di acqua di rose (ma anche solo il tuorlo con un goccio d'acqua qualsiasi per stemperarlo, se non avete tempo, fa), metterlo in testa e lasciarcelo 10 minuti. Poi sciacquarlo iniziando con acqua molto tiepida (altrimenti vi si cuoce il tuorlo in mezzo ai capelli, non so se vi va) e usarlo come uno shampoo, massaggiando bene capelli e cute fino a che non lo avete tolto tutto. Se volete a quel punto aggiungerci l'aceto, bene, altrimenti basta anche così.

Pasta lavante per superfici varie (legno, piani appoggio, ceramica ecc.)
Mescolate a del bicarbonato poca acqua (3:1) fino a formare una pasta (in genere mi limito a metterne su una spugnetta umida) e con la spugnetta puliteci taglieri, piani da lavoro, lavandini in ceramica e acciaio specie se unti e bisunti, sanitari e tutto quello che vi viene in mente, dove normalmente usereste le creme abrasive.

Piastrelle, pavimenti, specchi, vetriAcqua bollente e aceto, le quantità faccio a occhio, ma l'aceto aumenta in proporzione all'unto/sporco. I vetri ripassati con il giornale brillano (per via di sostanze nell'inchiostro) e si ricicla così anche quello.

Pentole attaccate e bruciacchiate
Riempirle fino al segno dello sporco/bruciacchiatura di acqua e bicarbonato, fatele bollire per alcuni minuti e tutte le incrostazioni si staccano da sole. Lavare normalmente.

Microonde
Mettere in una ciotola di materiale resistente al microonde acqua e limone (succo o mezzo limone spremuto), fate andare a tutta callara per uno o due minuti e poi togliete la ciotola e lavate immediatamente con un panno, magari in microfibra, l'interno del forno.

Bicchieri e cristalli
Se con le feste tendete a tirar fuori i grandi servizi di bicchieri (anche quelli dell'Ikea vanno benissimo) e non vi entrano in lavastoviglie o temete che lo stelo si rompa (e comunque in lavastovigli mi si accasciano e ci restano fondi d'acqua, aloni e macchie) fate con il sistema di mia madre, che li vendeva e li collezionava in proprio.

I vasi e i ninnoli in cristallo molato vanno spolverati con una spazzola per i vestiti che entra in tutti gli angolini (ci ho passato le migliori domeniche della mia infanzia a spolverare con mamma la sua collezione) e il panno in microfibra.

I bicchieri e i servizi vanno lavati o almeno sciacquati in acqua molto calda (pensate ai guanti spessi) e messi ad asciugare all'aria su panni puliti, prima a testa in giù per sgocciolarli bene, poi a testa in su.

Brocche, bottiglie e vasi che si incrostano dentro con il calcare dell'acqua ma magari sono troppo stretti per pulirli bene, vanno lasciati stare con acqua e una tavoletta per le dentiere e poi sciacquati con lo scovolino. I peggio, se proprio posso dirlo, sono i decanter, ma siccome io sono della scuola di sommelerie che li usa il meno possibile, basta riempirli immediatamente di acqua e bicarbonato così i pigmenti rossi non fanno a tempo a fare depositi e poi li lavate con lo scovolino e/o la tavoletta.

Tutti questi sistemi sono adatti alla sciagurata che sono io, che non sto a preparare in anticipo detersivi alternativi. Tenete presente che l'aceto neutralizza il detersivo quindi non usatelo come brillantante in lavastoviglie insieme al detersivo tradizionale. Ho semplicemente la boccia di aceto e il pacchetto di bicarbonato in bagno e in cucina e quando serve li prendo e li uso nature.

Non vi dimenticate neanche l'effetto acqua bollente. Più acqua calda usate, meno detersivo vi serve, per questo sarebbe meglio evitare le tavolette predosate, perché in realtà a parte i lavaggi veramente supersporchi la metà delle dosi consigliuate basta e avanza.

Non si tratta di coscienza ecologica, o perlomeno non solo quella. Io e Ennio soffriamo potentemente di eczema che ci torna nelle situazioni più insperate, e quindi preferisco soffrire un po' per la polvere, piuttosto che per prodotti sbagliati.

(E poi si, e pure coscienza ecologica. Io lo so benissimo che in tutta una vita in cui passo il tempo a riciclare, non sprecare, mettere quelle deprimentissime lampadine a risparmio che poi mi viene da suicidarmi per la mancanza di luce, riusare carta, stoffa e tutto quello che posso, nulla di tutto questo riuscirà mai a pareggiare, manco se vivo 80 anni, un solo minuto di scarichi di qualsiasi centrale elettrica o fabbrica. Noi a sbatterci e loro a prenderci per culo. Ma è per il principio che lo faccio, non perché penso che sia utile. E se continuo con convinzione, e il principio passa a grandi numeri, forse un giorno ci si riesce pure. In fondo dopo le epidemie di mucillagine nell'Adriatico hanno proibito i fosfati nbei detersivi e 'sta mucillagine in quelle quantità non si è più vista. Fidatevi, ho vissuto 23 anni a 20 mt. dal mare, la vedevo benissimo quando c'era).

E adesso tocca veramente smetterla di cincischiare e pulire finalmente casa che domani è la vigilia.

mercoledì 22 dicembre 2010

Buoni propositi 2010, consuntivo

Non ricordo neanche se li ho scritti da qualche parte, i buoni propositi del 2010, ma la raccomandazione fondamentale di mia madre prima di partire dopo Natale, lo scorso anno, era di volermi più bene, di curarmi di più di me, di lavarmi i capelli.

Di mio ci avrò messo di default che stessero bene i maschi, che fossero felici, che avrei fatto di più per renderceli e che avrei smesso di martellarmi i calli se non ci riuscivo.

Cosa ho fatto davvero?
Intanto ho cominciato a vedermi con Anna Calogero, la mia psicologa, ed è stata un'ottima decisione anche se ultimamente sto svicolando perché dopo aver lavorato sull'emergenza contingente si è andati a toccare dell'altro che evidentemente faccio ancora a fatica a gestire. Lo sposto come progetto per l'anno prossimo.

Anna mi ha consigliato la sua ottimississima collega Monique De Boer, terapeuta per bambini, che sta aiutando benissimo Ennio a gestirsi il mal di pancia per non andare a scuola. E le conversazioni con Monique per discutere dei nostri figli sono state un'occasione ottima per me e il capo di dirci cose che per proteggerci reciprocamente uno fa fatica a dirle e poi si incarta e non ci si spiega più. Ci siamo scartocciati.

I capelli non me li lavo più spesso, ma li lavo con bicarbonato e aceto, ci vuole un po' per ingranare, ma alla fine va benissimo, con la stessa frequenza i miei capelli si ungono meno e stanno meglio. Consiglio a tutti, l'ho trovato su un blog in inglese e mi sembrava sensato, perché Orso che odia lo shampo negli occhi ma ama le docce, si fa uno sciampo una volta al mese se va bene e il resto del tempo lava solo con acqua e ha sempre dei capelli bellissimi.

E a proposito di figli, da quando ha i capelli lunghi ogni mattina li torturo entrambi per pettinarli prima di uscire di casa e ho smesso di lasciar correre i capricci all'ora di punta.

Ho comprato il rossetto rossissimo mat consigliato da Spora e ha un effetto assolutamente strabiliante, costa un botto ma da solo sostituisce qualsiasi altro ammennicolo. Quando mi ricordo di metterlo, infatti sta nell'ingresso accanto alle chiavi.

Ho cominciato ad andare regolarmente dall'agopunturista che mi ha risolto una serie di cose, perché è inutile che una sta lì a farsi le pippe mentali sulla svogliatezza e la mancanza di energia se è anemica come un pesce rosso albino. (Per dimostrarmi che funziona, dico solo che in 3 mesi ho iniziato a consumare un terzo degli assorbenti che usavo prima).

E la cosa fondamentale, per finire l'anno, in 5 giorni sono andata due volte dal medico per il tagliando che non faccio mai. conbtrollare i doloretti che in genere ignoro perché non è un doloretto a farti fuori.

Innanzitutto l'impegnativa per gli esami alla tiroide, perché è inutile che sto qui a raccontare di quando ho i momenti no di no profondo, e che vado dallo psicologo se poi una parte del problema non ce l'ho tra le orecchie ma verso la gola.

E già che c'ero mi sono fatta fare un pap test, controllare l'idraulica, prescrivere i raggi all'anca che mi da fastidio e se non emerge niente faremo un'ecografia e l'ultima cosa che rimando da una vita (mi sono fatta rifare l'impegnativa 2 o 3 volte perdendola sempre) controllare il mio neo sotto all'occhio.

E per concludere, ho tutta l'amministrazione da catalogare in excel, ma intanto a manovella sono stata dietro a tutti quelli che nel 2010 non mi hanno pagato entro i termini e ho scoperto che certe volte è inutile lavorare tanto se poi non arrivi a intascare il cash. E forse questa per me è la conclusione migliore.

Vi lascio con una citazione di Marina Cvetaeva che ho letto nelle repliche della Pecorina: alla domanda, ma cosa voglio, quando l'opera è finita e devo decidere se lasciarla in queste o quelle mani?

soldi, amici e quanti più possibile

Se il mio programma inespresso era quello di imparare a dire più spesso di no senza starci male, ed evitare fregature e rogne, direi che in parte ci sono arrivata. che è un ottimo modo di volersi bene pure quello. Adesso tocca pensare a cosa voglio ottenere davvero nel 2011.

(Poi cosa credevate, che il calendario del rendimento di grazie avrebbe davvero funzionato? Manco per sogno, ma era una bella idea e intanto io ci ho pensato seriamente alle cose per cui sono grata. Anche quello fa).

domenica 19 dicembre 2010

Oggi giornata sulla cultura italiana a Utrecht

Il logo di Una domenica particolare l'ho messo qui accanto un mesetto fa, se ci cliccate sopra andate a finire sul sito con il programma.

Qui riassumo per i frettolosi: oggi a Utrecht la manifestazione delle Culturele zondagen cioè le domeniche culturali è tutta nel segno dell'Italia. Ci sarà Silvia Avallone, Geronimo Stolton nei panni del suo editore alla libreria per bambini, i documentari il Corpo delle donne con spero la Lorella soi meme e Colpa nostra di giuseppe Caporale che finalmente conoscerò, dopo aver letto con piacere il suo libro L'Aquila non è Kabul su segnalazione di un amico aquilano che mesi fa, una vita fa mi disse:
"Gli unici due libri scritti sull'Aquila dopo il terremoto che si salvano sono il tuo e L'Aquila non è Kabul" e allora l'ho letto e l'ho trovato un libro necessario.

Oggi vedrò il documentario e farò da interprete per la sessione domande con il pubblico, fatevi vedere e sentire.

Ci sarà il duo Gentile-Bocconi a cantare e suonare, meno male, perché a tutte le manifestazioni pseudoitaliote, che l'Italia da queste parti vende, ci sono sempre degli olandesi pseudoitalianizzati che fanno sempre i soliti repertori scontati in modo scontato, e scontato è la cosa meno appropriata a Stefano e Sebastiano.

Ci sono Silvia e Roberto a fare i reading nell'incontro con i traduttori, e per una volta sono completamente al servizio delle scelte dei traduttori (che significa che saranno bravissimi come sempre ma decliniamo qualsiasi responsabilità sulla scelta dei testi e sappiatevelo).

E ci satranno le solite cose e le meno solite e un sacco di gente che per mesi ha fatto una gran fatica per presentare l'Italia all'estero, un'Italia che a volte è scontatissima e strumentale come il piazzaiolo Carmine del Ristorante Lo Stivale (sto inventando) e a volte ha appunto la faccia di noi Astarottiani, degli AlterNative, dei 1001 Italiani della storia orale messa insieme da Daniela Tasca per raccontare come gli italiani hanno spianato la strada alla società olandese multiculturale che per anni le sinistre hanno annunciato come il Messia e adesso che le destre sono al governo e non ci vuole credere più nessuno, fateci caso che c'è.

Insomma, Italia nei paesi Bassi al meglio e scusate se è poco. che per tirar fuori i soldi per una manifestazione del genere e affidarla a chi le sa fare le cose, non so, vorrei vederceli Alemanno e la Moratti.

sabato 18 dicembre 2010

Dashing through the snow...



Oggi ci sarebbero -15 gradi, ma è fattibile, il vento on ti taglia la faccia, secondo me sono di meno di giorno.

I figli dai nonni a fare lezione di nuoto, stamattina una papera vicino ai cassonetti si contendeva del pane con i piccioni, gli alberi sembrano decorazioni natalizie di plastica, con tutti i rami bianchi e scheletrici contro il cielo, l'acqua vicino alle chiuse era ghiacciata.

Io di mio ho un'attacco spaventoso di pecondrìa, mi è arrivato un atto da un tribunale rumeno se voglio inserirmi in un fallimento con la mia fattura no saldata, ho 10 giorni per venirnefupri, vorrei fare del sushi, ma preferirei mangiarlo tout court, sono tornata dal mercato, e continuo a no aver voglia di niente, mentre in realtà dovrei e vorrei fare un mucchio di cose.

Ma va tutto bene, sempre meglio che a Cristina che ho incontrato ieri in un negozio, e mi ha riferito di poter avere la mattina libera per far shopping natalizio con la figlia solo perché le è andato a fuoco il negozio. Il figlio ha dovuto saltare la festa di compleanno un paio di giorni dopo, i regali di natale sono bruciati, gli scialli di feltro anche. Ma oggi riapriva e si va avanti, perché se non lavori sotto Natale, quando?

Cavolo, ecco dove dovrei prendere degli esempi. Mi sa che mi faccio un bel the allo zenzero e rileggo la ricetta del riso per il sushi, che e l'unico ingrediente che credevo di avere e mi manca, ma un carnarli del basso piave secondo me va bene uguale.

Ed è nata Lia tra il freddo e il gelo, auguroni a Carla e Bilal.

mercoledì 15 dicembre 2010

Lavoretti di Natale


Dovevano essere addobbi natalizi minimalisti quest'anno, perché ho appena dato una parvenza d'ordine al soggiorno e vorrei tenermela almeno fino alla vigilia, quando verranno gli amici, non posso manco pensarci a dover scopettare gli aghi da un abete in agonia e poi staccare le palle, rimetterle a posto, romperne quella decina nel processo e districare i fili delle lucette. A parte che non ritrovo la scatola di Natale e mi dispiace un sacco soprattutto per il Presepe. Ma i bambini saranno per tutte le vacanze dai nonni, quindi meglio semplificarsi la vita.

L'albero quindi bidimensionale, fatto con lo scotch a pizzo sul vetro della porta. Ho riciclato acune decorazioni in feltro dello scorso anno e quando avrò ulteriori resti ne farò altre. Forse.


Comunque domenica abbiamo afferrato l'uniposca e abbiamo decorato lo specchio della scarpiera e la finestra davanti con Orso in piedi sullo schienale del divano. e per aiutare Ennio a ricordarsi i testi del coro per sabato, e soprattutto perché è un canone che mi piace adesso che lo cantiamo in macchina, ci abbiamo scritto sopra il Puer nobis.

L' altroeri invece nel quarto d'ora di buco tra scuola e coro di Ennio ho fatto una deviazione per Vilta in Donker Curtiusstraat, che tanto era di strada. E così mi è anbdato in fumo il minimalismo. Vilta è un negozio pieno di rotoloni colorati di feltro e gomma in tutti gli spessori. Prima o poi attacco con la gomma.
"Ho bisogno di feltro per dei lavoretti di Natale".
"Se va sopra vicino alla finestra ci sono tutta una serie di scampoli che se le vanno bene diamo a poco".

Andavano più che bene. Poi io non sono mai stata tipo da lavoretti. La mia mamma si. La mia migliore amica si. Zia Filomena all'ennesima potenza. Io no. Mi ci ha ributtato dentro Roberta con un filmino su youtube su come fare un basco all'uncinetto. E da allora uncinetteggio baschi e berretti. Più l'idea per la ghirlanda di Natale, io semplifico per non cucitori le idee bellissime ch ha lei, sono una popolarizzatrice insomma.


E il feltro. allora diciamo che prima di Roberta c'è stata Cristina con il workshop sugli scialli di feltro. E insomma, ci sono dentro fino al collo. È che a me piacciono i colori, guardate che belli questi, che la foto non rende manco un decimo (quello scuro è un verdone). Come diceva la Corsi, Elvezia, mia prof di disegno al liceo: Summa, però lei ha un bel senso cromatico, perché era tutto quello che c'era da dire di positivo sui miei disegni artistici.

Il turchese poi mi ha colpito la fantasia e ho deciso di farmici una gonna. Io non so cucire (for the life of me), ma grazie a tutte le proiezioni ortogonali che Tanzi alle medie e la Corsi al biennio, mi hanno fatto fare, so tagliare. A mano libera, ca va sans dire. (E so anche fare i parcheggi complessi, quelli con tre cm. di spazio avanti e due dietro. Il potere delle proiezioni ortogonali).


Qui comincia il tutorial ghirlanda
Io da Vilta ci ero andata per cercare dei colori per la ghirlanda, quella in alto. su una ciambella di polistirolo ho avvolto un rettangolo di feltro rosso della stessa lunghezza della circonferenza esterna e larghezza abbondante. A intervalli ci ho cominciato a cucire dei bottoni colorati (quelli verdi erano di un'ex portapiumone a mele verdi, si, per essere una che non sa tagliare e non sa cucire colleziono bottoni invece).

Poi ho ritagliato delle foglie come capitava, gli ho tagliato un'asola, quando mi è venuta la fantasia di farci dei dettagli con il filo da ricamo era meglio lasciar perdere (tranne che un punto dietro per stringere il picciolo della foglia non è una cattiva idea), ho infilato le foglie nei bottoni, ci ho fatto un giro di filo bianco e rosso da arrosti intorno e l'ho appeso alla porta facendo passare il filo dalla buca delle lettere e fissandolo dietro.

Dove Ennio, appena rientrato da scuola, l'ha afferrato energicamente per paura che fosse un sistema per aiutare i ladri ad aprire la porta da fuori, e ha spaccato in più punto la ciambella di polistirolo. (Lo dicevo io che la dovevo fare di stoffa).

Nel frattempo Orso che era in casa il pomeriggio, all'ultimo momento ha deciso che invece di venire con me dal medico preferiva andare al corso di lavoretti davanti casa (perché a lui invece i lavoretti piacciono, e pure un sacco, sarà come certi tratti ereditari, il naso, la voglia, che saltano una generazione), e per fortuna c'era già la signora con la lista presenze anche se era un quarto d'ora prima, e l'ho lasciato a lei con in tasca i 50 centesimi per il corso e le chiavi di casa.

Che quando sono tornata e mi ha riaperto ho visto che le aveva persino rimesse al loro posto nel cassettino delle chiavi all'ingresso. (Adesso bisogna insistere sul rimettere le scarpe in scarpiera quando entriamo).


Ecco i fiocchi di neve che ha fatto lì, ma in realtà in questa foto storica si vede meglio quanto è bello il turchese e in un angolino la madre cucitrice, un'immagine da tramandare ai posteri.

Con il turchese, dicevo, mi sono fatta la gonna, copiando un modello ipermini di uno spettacolo teatrale e allungandolo e facendo l'orlo lungo disegnandolo vagamente a mano libera pure quello. (poib qualcuno mi spiega perché io su un turchese del genere disegno la forma con una penna blu, una fatica bestia per vedere il segno. ah, senso pratico, dove sarai mai?)

Il bello del feltro, per una che non sa cucire, è che non ha bisogno di orli, le asole basta tagliarle (anche se qui le fermerò con un paio di punti a contrasto in filo da ricamo) e visto che so solo attaccare bottoni, in tutti i sensi, terrò fermo il tutto con bottoni colorati.

Il tutorial gonna ve lo rimando alla prossima.

Però la conclusione è che a me forse leggermi il blog di Soulemama rischia di non farmi tanto bene.

Acquisti di Natale e i sacchetti di Marina



Marina e Jacopo colpiscono ancora e vi giro volentieri il loro invito.
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Sabato 18 dicembre si terrà nuovamente la vendita di specialità italiane da parte dell'importatore Jacopo Biadene. Un'occasione perfetta per fare le spese per le feste in arrivo.

Preparatevi la lista della spesa, perché ci saranno formaggi particolari, salumi di qualità e ottimi vini per allietare la vostra tavola delle feste.

Inoltre c'è la possibilità di acquistare deliziosi sacchettini con gli ingredienti per preparare per esempio una bella zuppa di legumi oppure un profumato risotto ai porcini, ideali da tenere in dispensa oppure da regalare ad amici e parenti.
Acquistando i sacchettini sostenete Radio Onda Italiana, l'unica radio italiana del Benelux.

Inviate questo messaggio a tutte le buone forchette che conoscete!

sabato 18 dicembre 2010
ore 10 - 15
Warmondstraat 180-182, Amsterdam
(Studio di cucina Oud Zuid de La Cucina del Sole)

Sabato ci sarà Marina pirsunalmente di pirsuna per consigli e suggerimenti culinari!
Avete già delle domande? Mandatemi una mail all'indirizzo info@nerodavola.nl

Nota bene: pagamento solo contanti, purtroppo non c'è la possibilità di pagare con il pinpas (a Hoofddorpplein c'è un bancomat)

martedì 14 dicembre 2010

Rivelazioni e accondiscendenza

E grazie a grandi rivelazioni di amichetti scelti, tah dah, gli Gnorpoli sanno che Babbo Natale non esiste. Vero è che la questione è confusa sul discorso dei rapporti tra Babbo Natale e il vero, unico, inossidabile, irriducibile Sinterklaas (orapronobis).

"Mamma, Z, dice che non è vero che Babbo Natale non esiste" (trattasi del famoso grande amore di Orso, una ragazzina che sa benissimo come prendersi il meglio dalla vita con il sorriso sulle labbra).
"Va bene, amore, ma lei è anche un pochino più piccola, che male c'è?"

"Mamma, anche Zeno dice che Babbo Natale esiste".
"Amore, e tu non gli rovinare la sorprea, in fondo anche Zeno è più piccolo di te".

Oggi però all'uscita del doposcuola era un po' perplesso.

"Mamma, Z. non voleva più essere mia amica se non credo a Babbo Natale alloora le ho detto che va bene e adesso è di nuovo mia amica".
"Bravo, Orso, sono orgogliosa di te che per far contenta un'amica le dai ragione, certe volte fa bene saperlo".

Incredibile, questa ragazzina qui sa esattamente come far fare a Orso quello che dice lei. L'ammiro immensamente e ho tutto da imparare.

Ma un po' mi preoccupo. perché Orso che fa concessioni sul suo diritto a pensare quello che vuole pensare, non so come dire, mi impensierisce. Cavolo, lo fa per una femmina. Speriamo non mi porti in casa qualche arpia da grande.

lunedì 13 dicembre 2010

Martedi 14 dicembre: intervista speciale all'autrice di "Silvio. Leadership moderna"

RADIO ONDA ITALIANA-TRASMISSIONI SPECIALI

Martedì 14 dicembre: RADIO ONDA ITALIANA - PITAGORA
presentato da Roberto Bacchilega e Nello Allocca
In italiano dalle 20:00 alle 21:00

Speciale
Un commento critico su 'Silvio. Modern Leiderschap'. L’ennesimo libro sul premier italiano.

Intervista alla giornalista Anne Branbergen sul suo lavoro scritto insieme a Martin Simek

Per ascoltarlo in streaming potete collegarvi su www.salto.nl, cliccare sul canale Wereld FM e poi sul pulsantone LIVE alle 20. Altrimenti appena è in archivio ve lo linko. Vale la pena di capire chi è e cosa ha da dire questa personaggia.


(N.B. anche in olandese dalle 21.00 alle 22.00)
http://ondaitaliana.org/Radioit.htm
www.ondaitaliana.org

domenica 12 dicembre 2010

Com'è andata la rapresentazione di Natale

Come sempre un roba benissimo organizzata e 90 bambini sul palco, che se permettete è un grosso tour de force.

All'inizio il coro, i più grandi, che erano bravissimi, il re Magio Melchiorre narratore, il programma che prende spunto da drammi litrgici del medioevo in arrangiamenti vari. Il pianista di rimpiazzo bravo anch'esso.

Io, non mi vergogno a dirlo, appena sono usciti in scena mi sono messa a piangere. ai saggi mi metto sempre a piangere da quando l'amica Franca con cui avevamo fatto pianoforte e le elementari e svariate altre cose insieme da piccole, mi ha invitata al primissimo saggiol dela sua scuola di musica e io mi immedesimavo e mi venivano le lacrime.

Poi è entrato l'angelo con la stella, poi tutti gli altri angeli, poi Giuseppe e Maria e i pastori. E dopo i pastori le pecorelle. lì un po' mi sono intenerita un po' ho tremato. Il reprobo ha cazzeggiato parecchio per mettersi in piedi su uno sgabellino di lato al palco (dove facevano dei tableaux vivant fino a che non ci salivano sopra, pure gli angeli). Poi ha cercato di sedersi sul cubo, poi ha infilato un piede nel buco per prendere lo sgabello, poi lo ha sollevato.

Poi sono saliti sul palco a 4 zampe e si sono messi in ginocchio. Lui si è seduto, poi si è girato, popi ha allungato le gambe, poi gli cadeva di continuo e si aggiustava altrettanto di continuo il cappuccio. poi il pastore lo ha rimesso in fila, ma nel frattempo mi sonon resa conto che non era l'unica pecora nera. Non è che si capisse veramente quali canzoni cantavano anche le pecore, ma di lui era certo che non cantava.

Poi la pecorella accanto a lui si è messa il viso tra le mani e non capivo se era il momento che le pecorelle dovevano addormentarsi.

No, piangeva sul serio, qualche altra pecora contigua le accarezzava il braccio.

"Oddio, fa che non sia stato lui" ho pensato.

Il coro in generale a quel punto si capiva che cominciava a essere un po' stanco. La maestra si è addossata al palco, ha preso in braccio la pecorella piangente e l'ha portata via. A quel punto mi veniva solo da ridere. Lui ci guardava e agitava la mano e noi subito a distogliere lo sguardo e fargli cenno di no.

Come dio vuole hanno finito, abbiamo applaudito, abbiamo aspettato bevendo caffé e fraternizzando pochissimo tra noi prenti (c'erano dei fan club che si erano portati tutto il clan e altra gente con lo sguardo un po'sperso). Poi ci siamo ripresi i rispettivi figli.

"Orso, sei stato davvero bravo a restare in ginocchio sulla linea, l'ho visto che non ti sei spostato neanche un po'", lo complimenta la maestra.
"Grazie" sussurro io.
"E auguri".

"Ma c'era una pecorella che si è messa a piangere?"
"Si, una bambina".
"Ma perché piangeva?"
"Le mancava la sua mamma".
"Ah".
"Si, perché in sala c'era suo papà, ma la mamma no".

i drammi, signore mio, di quest bambini.

Poi siamo andati a spararci una pizza, ma Orso ne ha mangiato mezzo spicchio. Si è bevuto un'Oransoda con 3 cubetti di ghiaccio. Poi mi è venuto in braccio.

Stanotte ha deciso che dorme vestito da pecorella, con la calzamaglia e la maglietta bianca.

Direi che è andata bene. Bello, è stato bello.

Adesso per martedì devo mettere insieme abiti dickensiani per Ennio, pr la prova. Marina, com'era la storia di quegli anfibi che mi volevi dare? slacciati e sotto i vestiti adatti, fanno un po' Dickens secondo te?

Rappresentazione di Natale


Oggi Orsetto mio bello farà la pecorella cantante nella rappresentazione di Natale del coro. Ovviamente Orso non sarebbe Orso se non ci tenesse in bilico tutti quanti fino all'ultimo momento. È stato infatti ammesso con riserva, perché alle ultime prove ha fatto troppo casino. Fa le boccacce, non sta fermo, distrae il pubblico e rovina tutto l'insieme accuratamente provato e curato, il che è un peccato.

Ma la direttrice Caro vuole dargli volentieri la possibilità di redimersi, per cui è ammesso alla prova generale e se fa lo scemo lì non partecipa. Stamattina il padre mi ha bisbigliato in inglese che non vede la cosa probabile, visto come stava facendo l'indisciplinato da quando si era alzato.

Allora l'ho staccato con il lanciafiamme dal computer, prontamente occupato dal fratello, me lo sono portata nel lettone, l'ho preso in braccio, gli ho chiesto se ha capito di cosa parla la storia (ha detto di si) e la cometa, e la stalla, e il bambino e sua madre Marina (l'ha detto lui, complimenti Marì, gli rimani più impressa della Santa Madre di Dio) e suo padre che non mi ricordo come si chiama.

E gli ho spiegato che in tutto questo le pecorelle sono importantissime e che lui ha una bella calzamaglia bianca e la maglietta bianca che l'aspettano, e ci prova a concentrarsi e fare il buono? Ha detto di si. Poi siamo andati sotto a fare le decorazioni di Natale (un albero disegnato con il nastro adesivo bianco a trina sul vetro della porta) e a guardare Simon's Cat (grazie a Zauberei e Comida che ce l'hanno fatto scoprire), che non so quanto ispiri a comportarsi bene e a non fare l'anarchico, ma così è.

Perché il punto è che negli anni io e il Capo come disinnescare Orso quando vuole a tutti i costi fare una cosa che sarebbe meglio non facesse, un po' il trucco l'abbiamo capito. Costa tempo, fatica e pazienza, ma lui è un bambino sensibile ai ragionamenti e persino al colpo basso: per favore fallo per me come piacere personale alla tua mamma che ti vuole tanto bene.

Come fargli fare qualcosa invece, che lui sia disposto o meno a farla, e soprattutto la raccomandazione tipregotiprego fai del tuo meglio, ecco, lì lui fa del suo peggio, non è colpa sua, povero, è la sua natura anarchica e individualista.

E a parte Orso ci sono anche i ragazzini del coro grande quelli bravissimi, che cantano all'opera e vincono premi, quindi se qualcuno ama i cori di Natale ci sono ancora pochi biglietti disponibili (€ 12 adulti, € 8 bambini).

Theater Zuideramstelkanaal, Fred. Roeskestraat Amsterdam, 16:00

Io tra l'altro fino a lunedi scorso credevo che anche Ennio avrebbe fatto la pecorella, infatti la calzamaglia e la maglietta l'ho presa pure per lui, poi ho scoperto che invece a lui tocca sabato prossimo con Angel Voices nell'Annakerk di Amstelveen, 20:00 .

Ecco, quello era un concerto che mi ero già segnata perché le Christmas Carrols inglesi mi piacciono da matti (altro che le zampogne, scusatemi, che lagna) ma adessso che ci canta mio figlio (e li ho sentiti alle prove dal corridoio, sono bellissimi) non so se me le riesco a godere spensieratamente, che si sa, le madri, ai saggi.

Poi in curatela anche Ennio, alla prova generale di venerdì si sarebbe deciso se aveva imparato bene tutti i testi (IO posso dirvi che nel frattempo li so, lui non si è capito).

Solo che la prova l'avrebbero fatta con Dennis, questo ragazzino, a me sembra un ragazzino, pensavo fosse uno dei cortisti più vecchi, invece insegna ed è il pianista bravissimo. Dennis, perché Caro era tutto il pomeriggio conn i grandi che avevano il primo dei concerti di Natale. Solo che il povero è scivolato, si è frantumato un femore che gli hanno operato venerdì stesso d'urgenza, e la prova è rimandata a martedi e spero li sappia i testi per allora.

Perché tutti questi patemi, compro i biglietti online, li compro per i nonni, i nonni non vengono, trovo qualcuno che se li ricompra, il capo li stampa e per sbaglio me li porto a Roma insieme ai biglietti d'aereo e li perdo, oggi li ristamperemo, ma i due da adulti li ho venduti e tocca comprarne uno da bambino per Ennio che alla fine non canta, ecc. Rifare tutto questo pure la settimana prossima, che le vacanze erano belle che cominciate e io speravo fossero già dai nonni e tirare il fiato, io ve lo dico snceramente, a me questo spirito natalizio tutti gli anni mi ammazza.

E la cena di Natale a scuola ci deve ancora essere, Ennio ha segnato lui sulla lista che avrei portato la pizza, poi gli ho spiegato che non era fattibile e abbiamo corretto in pasta. Porterò un pentolone di pasta per classe e si arrangino, mentre io mi sbronzo nell'atrio con gli altri genitori.

E da voi, i preparativi di Natale come vanno?

giovedì 9 dicembre 2010

Per la durata di un the alla menta

In Olanda si usa avere il caffè preferito, un po' il barmario della situazione. Io e tanti altri che bazzichiamo Noord abbiamo il baracchino preferito, quello di Silvia Salani alla fermata del traghetto di IJplein.
Stamattina esco col sole quasi splendente e le mani fredde e quando arrivo all'attracco mancano 11 minuti e decido di scaldarmi con un the alla menta e due chiacchiere con Silvia.
Nel frattempo il sole si appanna e guardando una barca sull'acqua vedo che la segue come una nebbiolina, anzi, una pioggerellina. Era il lato basso di una nuvola che in men che non si dica da ovest ci spruzza di neve.
Che mentre finisco il the sotto la pensilina ormai piena di gente si trasforma in pioggia. Poi sul traghetto ci siamo saliti con il sole che da allora tiene duro.

mercoledì 8 dicembre 2010

Riti d'Avvento

Ho appena deciso che al posto del calendario dell'Avvnto che non abbiamo mai fatto, e mi trastullavo quest'anno con l'idea di farne uno semplice, magari un semplice filo teso sulla libreria con una serie di bustine e bigliettini, a volte un dolcino, a volte un pensierino o una poesia, faremo invece un calendario della gratitudine.

L'ispirazione mi è venuta da questo post di Soulemama. In fondo abbiamo già alle spalle tutto il periodo pre-Sinterklaas con tutti i regali e regalini di prammatica.

E visto che abbiamo tutti questi alti bassi di sfiga, stanchezza, malumore e pecundrìa, e abbiamo anche già la nostra tradizione di dirci la sera la cosa più bella e la cosa più brutta della giornata, da adesso a fine mese ci scriveremo su un foglietto una cosa per cui dire Grazie.

E ogni sera lo appenderemo con delle belle mollette rosse a un filo. Vado a prendere quel bel filo per arrosti bianco e rosso.

Inizio d'inverno, sapori e colori


Se io di volta in volta mi ricordassi della sindrome premestruale prima che l'evidenza mi costringa, mi salverei da un sacco di patemi. Perché invece l'inverno me lo potrei pure godere se le paturnie di famiglia e le condizioni oggettive non interferissero.

In questo periodo vorrei godermi un po' di sana casalinghite con i bambini ma non si può: le prove del coro ci assediano, il lavoro e gli impegni pure e le vacanze le passeranno dai nonni.


Però ci proviamo: con Orso abbiamo passato un pomeriggio a dipingere piccoli oggetti, in bianco opaco e rame. Cose che uno direbbe: tanto poi devi levarli di torno, si, ma ci abbiamo provato e oggi attacchiamo con un minimo di decorazioni natalizie, il minimo sindacale.

E con Silviotta rientrata dall'Australia abbiamo passato una serata a confessarci e a mangiare i faciolini piatti, le taccole, affettate con il fantastico aggeggino che vedete tutto sopra, e che Francesca ha trovato a un mercatino e mi ha spedito. che anche veder arrivare un pacchetto per posta fa tanto Natale.


Inutile, per me l'inverno è chiudersi in casa a cucinare, mangiare, chiacchierare e leggere con le persone a cui vuoi bene. Abbiamo persino iniziato a comprare le noci da sgusciare, cosa che ha riempito Orso di entusiasmo, mentre Ennio ha aiutato con il tagliafagiolini, che poi scottati e ripassati in padella ci siamo goduti insieme.

Per cui persino la nevicatona di sabato mattina che mi ha costretta ad arrivare a piedi alla stazione, con armi e bagagli, e tutta bianca come un pupazzo di neve, mi ha resa felice perché nulla come una prima neve per fare inverno.

Che a me l'inverno piacerebbe ancora di più se potessi andare in letargo, invece mi appioppo da sola ogni sorta di impicci, come il mercatino di Natale di sabato, dalle 11 alle 16, in sint Jansstraat 37, insieme a Marina e ai suoi sacchetti. E a quel paio di panettoni e cotechini che potrebbero togliermi dagli impicci alla cena della Vigilia con gli amici, il nostro tradizionale appuntamento per prender fiato prima dei natali con i suoceri.

Se ci volete raggiungere, porto due noci anche per voi.

martedì 7 dicembre 2010

Le domande difficili dei bambini: sesso, droga ma non il rock'n roll.

Veramente prima o poi qualcuno dovrà scrivere un libro sulle domande difficili dei bambini. A parte che ultimamente Ennio nei momenti più strani vuole che gli racconti delle storie di droga dei miei ex-compagni di scuola (uno morto per overdose a meno di trentanni, un altro finito in comunità, suo padre, che era una persona molto semplice, ma gli ha veramente salvato tutto, si è venduto due pescherecci per stargli accanto quando stava male, asciugargli il sudore, abbracciarlo. L'ho incontrato anni fa era era felice, aveva appena avuto un bambino).

Non mi chiedete come ci siamo arrivati a quesi discorsi con Ennio, ma a qualche punto ci dobbiamo essere arrivati, e la cosa su cui insisto di più è che non bisogna fare le cose stupide che ti propongono gli amici solo per appartenere al gruppo, ma avere il coraggio di prendere le proprie decisione e sapere cosa può farti male. Sapendo che ci sono anche altre vie per risolvere un disagio o una sofferenza.

Questi miei due compagni di scuola erano ragazzi molto sensibili ed estremamente intelligenti, e forse anche molto buoni. Uno era cresciuto in quest'ambiente di pescatoracci machisti, e ricordo che fin da piccolo lo prendevano un sacco in giro.

L'altro ha passato 5 anni di liceo a picchiarmi e terrorizzarmi, lui si era scelto il ruolo opposto, quello del macho, ma si sentiva benissimo, in qualche modo sotterraneo, che lo faceva per difesa. Poi gli morì il padre e io che ci ero in rapporti pessimi, ricordo comunque che mi era venuta l'idea di chiedere a mio padre, che anche lui il padre l'ha perso da neonato, di parlarci lui, visto che io una cosa del genere mi rendevo conto di non poterla condividere con nessuno. Ma non c'erano proprio i rapporti reciproci per farlo, temevo che se glielo avessi proposto mi avrebbe presa ancora più in giro e ho difeso me stessa. Ragazzi fragili, e io che adesso ho dei figli mi chiedo sempre come possiamo evitarle o aiutarle queste fragilità.

Ma si diceva di sesso, percé adesso questo è un argomento interessante. Quelle cose da adulti che ai bambini sembrano vagamente disgustose e forse anche molto ridicole, ma se ne parla.

"Mamma, lo sai che oggi sul computer a scuola X e Y (due bimbe) hanno aperto il sito dei giochini sessuali e la maestra se ne è acorta? E si è arrabbiata tantissimo".

Mi sono chiesta a lungo come spiegare la differenza tra l'amore e il sesso, che io cerco di veicolare comunque come una cosa bella della vita, non sia mai mi vengano repressi come hano fatto con me, e il porno, specie su Internet, che per due bambini di quell'età trovo davvero riprovevole.

"Il punto tesoro mio, è che il sesso per i grandi è molto piacevole. È un po' come qando noi ci facciamo le coccole, ma anche diverso, e uno lo fa perché è belo e sta bene con la persona con cui lo fa, sono amici, si piacciono. Il porno invece è una cosa finta, lo mettono su Internet per gli sfigati che non sono capaci di sforzarsi un pochino e voler bene e fare le coccole a qualcuno, e allora possono solo guardare. Ma è finto ed è molto diverso dal sesso che si fa. Le persone che fanno sesso si divertono, le persone che recitano nel porno fanno finta perché le pagano, ma non si divertono. E poi è tutto esagerato, per esempio prendono apposta dei signori con un pisello molto grande o delle signore con il seno molto grande. così succede che tanti bambini un pochino piuù grandi di te, che già stanno crescendo e gli cresce il pisello o il seno, guardano quelle cose su Internet e pensano che sono loro a essere fatti male, e invece non è vero. Perché in molte famiglie le mamme e i papà no sono abituati a farsi vedere nudi in bgno, per esempio, e questi bambini non lo sanno come sono fatti davvero gli uomini e le donne adutle normali."

È difficile ogni volta, a me questa spiegazione convinceva fino a un certo punto. Poi come sempre sono gli amici che non hanno figli e non hanno la pressione della correttezza pedagogica a trovare le spiegazioni migliori.

Ne parlavo con l'antropologo bergamasco che mi ha dato una spiegazione ancora più geniale:

"Il porno lo vivi solo con un senso, la vista, il sesso lo fai con tuti i sensi".

Geniale. Ci voleva l'amico attore per spiegarmi certe cose.

"Mamma, ma i grandi che fanno sesso, sai che poi fanno i bambini, ma come fanno veramente?"

Ottima domanda, anzi, io non me la sono posta fino ai 14-15 anni. Respiro profondamente e riattacco:

"Ok, tu hai presente quando certe volte ai maschi il pisello diventa grande? Bene in questo modo possono infilarlo nella pisella delle femmine, perché è da lì che escono i semini (e lo sa gia) e bisogna mettere il semino vicino all'uovo, che nelle femmine sta circa qui" e gli tocco la pancia.

"Ah, si quello che un mese lavora una e un mese lavora l'altra". (Bravo, allora ascolti).

"Si, e quando poi un semino riesce a entrare dentro l'uovo lo feconda, ma ancora non è un bambino. Sono due cellule (breve excursus su cos'è la cellula) e ogni cellula per farne un altra si divide in due. Quindi prima sono due, poi due cellule si dividono in due e ne fanno quattro, poi quattro si dividono e ne fanno otto, poi se si dividono otto quanto fanno?"
"Sedici".
"E poi?"
"Trentadue".
"E poi?"
"Sessantaquattro e poi, aspetta centoventotto e poi duecento... cinquanta... sei".
"E poi vanno avanti, ma adesso tu ti devi vestire, io devo andare a prendere l'aereo e ne riparliamo un'altra volta".

Niente, i figli ti costringono a tenerti aggiornata. Prima o poi mi tocca ritrovare qualche mio libro della gravidanza e fargli vedere i disegnini.

Comunque per adesso il porno è scongiurato, vediamo quanto dura.

Io ve lo dico subito che se va avanti così e nessuno mi procura questo libro su come rispondere ai bambini, bisognerà che lo faccia io. Un manuale di sopravvivenza per le madri di figli maschi. Se sopravvivo, that's it.

lunedì 6 dicembre 2010

Aggiornamenti

Sono andata, sono tornata, ritardi all'andata e al ritorno, mal di schiena, sono sfinita ma vado a prendere i bambini e corro a Dordrecht per la mia conferenza sull'Abruzzo.

La fiera è stata magnifica (leggetevi il resoconto di Piattini Cinesi che finalmente ho conosciuta), ho sentito Wu Ming 2, un pezzetto di Margherita Hack, ascoltato Davide Riondino, conosciuto i 20 anni della Sinnos di cui poi ho svaligiato mezzo stand, rivisto l'antropologo bergamasco dopo 24 anni, riviste e conosciute tante bloger machifiche, Chiara di Yeni Belquis che ha vita avventurosa e la famiglia che avrei voluto io, Andreina di La vie Farouche che cerchiamo sempre di vederci nei vari passaggi.

Mi sono coccolata i miei editori e i loro cani e sparata a mezzanotte dopo 7 ore di bivacco in aeroporto una parmigiana di melanzane e i carciofi di Maura. Rivisto Paolo Merlini con i miei ringraziamenti alla santa donna di sua moglie che si è spupazzata i bambini di domenica.

Scappo a prendere i figli e poi a dordrecht, il resto lo racconto domani.

Stanca ma felice, come si suol dir e la giornata lavorativa deve ancora cominicare.

Se potete andateci alla Fiera Più Libri più Liberi, palazzo dei congressi all'EUR, roma.

sabato 4 dicembre 2010

Oggi lo scoop ce l'ho anch'io: chi ci guadagna a pubblicare la corrispondenza privata di una signora nessuno?

Comincia come un non-scoop del corriere, una notizia data in modo tale che a non saperne nulla già di tuo ti chiedi: ma a che serve dirmelo? Poi oggi ci si mette di mezzo il Giornalaccio con un titolo, che ve lo dico a fare? quanto meno fuorviante: Il nostro istituto di cultura fa propaganda anti premier e posso rassicurarli io, ma no che non la fa.

L'Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam fa quello che deve fare, promuovere la lingua e la cultura italiane con i mezzi che ha. Non sta a fare il servizio traduzioni gratis a una giornalista in cerca di promozione per il proprio libro su Silvietto, ci mancherebbe.

Perché è così che è andata, due scrittori olandesi Anne Branbergen e Martin Simek, che entrambi vivono in Italia e infatti è molto italiano il loro modo di comportarsi, scrivono un libro, super partes e senza pregiudizi, dicono loro, sulle ultime bravate al governo di Silvietto. Che ve lo dico affà, il libro è pieno delle solite banalità sull'Italia e gli italiani, come giornalismo investigativo c'è di meglio.

Però Silvietto vende, li invitano al massimo talk-show del paese (che vi dico solo, ci sono stata persino io, ho detto tutto) e si montano la testa.

Scrivono all'Istituto Italiano di cultura chiedendo che:
a) gli traducano aggratis un comunicato stampa
b) gli organizzino una presentazione del libro.

Ora, l'istituto non sta a fare l'agenzia di traduzione gratis e promuove la cultura italiana, non un libro olandese di due olandesi, e scritto pure male. Logicamente da un'addetta, che si è consultata con chi di dovere, ricevono un cordiale diniego. Scusate, ma non è roba nostra.

La disgrazia dell'addetta comincia qui: siccome nel tempo libero e da volontaria è una giornalista di Radio Onda Italiana, che peraltro si è pure sbattuta, in privato, mandando a noi suoi amici a suo tempo la notizia del libro, in cui si chiedeva pubblico italiano per fare da claque alla grande e splendida trasmissione televisiva, ci offrivano la cena in cambio, siccome il libro l'ha letto e ne pensa quello che ne pensa, chiede all'autrice di indole portoghese se può scriverle sulla mail privata.

Dalla mail privata quindi le chiede un'intervista per la radio, chiarendo però subito di non essere d'accordo con la sua interpretazione del ruolo di Berlusconi per il nostro paese e dicendole qual'è la propria. Mi sembra chiaro e limpido, almeno sai cosa aspettarti dall'intevista e dici si o no.

La Bram ha detto no e ha pensato bene di mandare la mail privata a tutti i suoi amichetti della stampa Italiana, che hanno fatto l'ennesimo silviopoveravittimascoop. Però nessuno ha detto che quella era una mail privata, scritta da un account privato e che esprimeva pareri privati. Si attaccano al ruolo lavorativo di un'impiegata.

Ora la povera, che io conosco, è persona integerrima e con un forte senso delle istituzioni per cui lavora, ha le sue idee che difende nel privato e lei si, a differenza di chi va con lo zoppo e impara a zoppicare, sa dividere ruolo pubblico da hobby privati. Si ritrova addosso questa montagna di merda, vuoi che non rischi di perdere il posto? Il tutto perché? Perché ad Annuccia ha dato fastidio che non le abbia fatto la traduzione gratis. Come dice Lucarelli, ricordiamoci di questo punto perché qui gira tutto.

Tigna. Pura, semplice, non adulterata.

Un altro giornalista olandese, Thomas Rus, oggi dal Volkskrant ha detto papale papale: a casa mia questo si chiama fare la spia. Che la Bram si sia accorta di aver fatto la cazzata lo si intuisce, sapendo i fatti, dalla versione superparziale che dà di come sono andate le cose.

Io ho un messaggio natalizio ed ecumenico per i protagonisti:

- Silvia, denunciala, fare la signora in questo momento non serve a niente e ti danneggia, dai límpressione che davvero tu sia colpevole di qualcosa. mentre a mio parere la libertà di pensiero, specie nella corrispondenza privata, è sancita dalla dichiarazione dei diritti dell'uomo e dalla nostra Costituzione.
- Anne, io lo so che tu punti a una traduzione del tuo libro in italiano: ci sono più abitanti, quindi più potenziali lettori, specialmente tra gli elettori di Silvio che di agiografie non he hanno mai abbastanza. Allora ti dico, gratis manco il necrologio, ma se hai bisogno di qualcuno veramente qualificato per farlo tradurre, mi propongo io. Non sono gratis, te lo dico subito, ma sono la migliore. E la qualità si paga. Ma forse a te quello che sfugge è il concetto di qualità.
- Martin, eri tanto bravo a giocare a tennis. Lo so che condividiamo un editore per il quale scrivi come è bello vivere in Calabria, ma io ti suggerisco: il tennis ti viene meglio, lascia perdere la scrittura. Non è vero che chiunque è capace, e un mestiere pure quello. Te lo dico io che manco so da che lato si afferra una racchetta da tennis.

E, molto in generale, a chi per motivi scooppistici fa scempio della corrispondenza privata altrui: ma vi volete vergognare?

Dixi. Adesso scappo a prendere l'aereo.

Domenica sono a Roma (Più libri, più liberi)

Sul programma c'è questo:

ore 17.00
Una cultura per rinascere - Focus Haiti Cile Abruzzo

Presentazione del libro
Haiti: Dodici racconti e un Paese
Intervengono Louis-Philippe Dalembert, Santiago Elordi, Giorgio Malfatti di Monte Tretto, Patricia Rivadeneira, Luis Sepúlveda, Barbara Summa e Carmen Yañez
A cura di Istituto Italo-Latino Americano IILA
Coordina Francesco Erbani

Sala Diamante

Non avrei mai sperato di vedere prima di morire il mio nome in programma insieme sicuramente a Luis Sepulveda (azz, e adesso dove li ritrovo la Gabbianella, il killer sentimentale e quell'altro paio di titoli che avrei potuto farmi autografare?) e gli altri scrittore.

Il che vuol dire che anche se me ne vado per la sua festa con tutta la famiglia a Roden, Sinterklaas quest'anno il regalo me l'ha fatto comunque.

Fra qualche ora parto e domenica mi troverete qui, in generale dalle parti dello stand di Exòrma.

Una gran bella cura contro la depressione, se riesco a lavarmi i capelli prima di partire.

giovedì 2 dicembre 2010

Sfoghi blog e scazzi propedeutici

Carissimississimi,

vi amo, che vi devo dire? Amo tutti quelli che ieri mi hanno coccolata con commenti, offerte di minestre e telefonate. E la donna scorpione che in questo momento si sta sciancquando la tinta e poi mi fa la minserta di zucca. Il capo, dio benedica il blog nella comunicazione matrimoniale, mi ha chiamata mentre ero davanti alla scuola per accertarsi che non stessi suicidandomi, si era preocupato un po' leggendo. L'ho tranquillizzato, perché niente come un panino tonno e maionese per far risorridere la vita, specie se sei a digiuno dalla mattina (si mette in un barattolo dall'imboccatura abbastanza larga per il minipimer un uovo, 3 pomodori secchi sott' olio, uno spicchio d'aglio, un goccio di aceto o succo di limone, 3 capperi sotto sale con tutto il sale e tonno a piacere, si gira e si spalma su 3 fette di pane).

Era evidentemente giornata perché girovagando per blog ho visto che non ero l'unica stonata e poi mi ha chiamato l'amica Stra che non sentivo da una vita, anche lei in crisi depressiva, e fa bene scambiarsi pareri. Che come mia madre fa da anni mi ha suggerito di farmi controllare la tiroide, che lei pure è stata in analisi per un bel po', ma hai voglia a fare le robe comportamentali, poi ha scoperto che una mano santa negli attacchi d'ansia ce li aveva pure la tiroide. Insomma, adesso chiamo il medico e le chiedo che ne pensa.

A me accettare ieri che ero giù ha fatto un gran bene, ma ancora meglio mi ha fatto lo scazzo propedeutico, perché ovviamente c'era un motivo scatenante della botta di sconforto ed è sempre collegato alla casa inagibile a Ofena. A ottobre si sarebbe dovuto fare l'aggregato, ovvero firmare per creare questa specie di condominio di proprietari per il progetto delle parti comuni (mura esterne e tetti condivisi).

A ottobre non si è fatto, come sempre si fa all'ultimo momento quando io non ho né tempo né modo di andarci. Dovrei fare una delega e spero di riuscirci, perché non è che il consolato di questi tempi sia vuoto e si annoiano, visto che da anni sono sotto organico e fanno quello che possono. Di sé è una buona notizia, non vuol dire che cominceranno dei lavori, ma qualcosa si è mosso. Ovviamente non vuol neanche dire che miracolosamente sono saltati fuori i soldi per i lavori. Magari qualcuno ci crede, io prima devo vedere il cammello.

Bene, questo è il momento buono per gente che non si è fatta vedere né sentire da decenni, che in quella casa non ci va da altrettanto tempo, che non ci ha mai trascorso una notte se nno forse la volta, 35 anni fa, che mia madre ci ha organizzato un Natale. Cha lascia i tetti che perdono alle cure della santa vicina che a ogni pioggia va a svuotare il secchio.

Ma questo è il momento per saltar fuori, per invitarmi ad andare al catasto a sistemare cose che quest'estate con un tecnico che mi è costato 1000 euro, il tempo e la voglia, non sono riuscita a risolvere.

Come se L'Aquila fosse dietro l'angolo, come se non stesse in questo momento in stato di catastrofe naturale con l'Aterno che esonda e l'invito a non uscire in macchina se si può farne a meno. Come se io non dovessi far altro che prendere un aereo per Roma, con una macchina che non ho arrivare a Ofena, trovarmi da dormire in albergo, cercare il tecnico e prenderci appuntamenti, andare al catasto che manco so più se sta ancora dove stava e probabilmente no. Come se ciò non costasse tempo e soldi. Che non ho entrambi.

Il tutto detto da gente che sta in pensione, abita a 40 minuti di distanza, non ha famiglia e mi chiedo se abbiano un cazzo da fare tutto il giorno a parte mandarmi copie su copie di documenti catastali con l'invito: controlla sulle tue carte. Si, solo che le mie carte stanno a Ofena, nello stipo a muro della stanza più danneggiata, quella che in qualsiasi momento (e magari con queste piogge è la volta buona), quella che quest'estate ho rinunciato a svuotare perché troppo rischioso. aspetto che il soffitto cada sul letto nuovo comprato due anni fa, sui comò della bisnonna, sulla cassapanca che per anni è stata in salotto dai miei. Sul mio lettino da bambina, troppo piccolo per un materasso normale.

Basta, io ho mandato una lettera a tutti i parenti di cui avevo la mail, anche quelli che non c'entrano, dicendo un po'quello che ho scritto sopra e invitando tutti, visto che a casa non ci sono mai andati, a cogliere l'occasione per riflettere serenamente su cosa ci vogliamo fare. E magari nella riflessione, se è vero che mi sta intestato quello che non è mio, cominciare a farsi il calcolo dell'iCI che ho pagato per tuttia fin dalla morte di zia Filomena buonanima, che è nata nel 1900 tondo ed è morta che era sulla settantina. Un bel pezzo d'ICI, direi.

Adesso attendo risposte. In compenso mi ha risposto la zia cugina ultrasettantenne ringraziandomi per la lezione di vita, che lei è sempre stata zitta e ha subito le peggio fregature dai parenti, anche se sua madre le diceva sempre che chi pecora si fa, il lupo se la mangia.

Insomma, come il tramezzino al tonno e lo scazzo propedeutico, nulla fa. Lo consiglio con affetto a tutti.

mercoledì 1 dicembre 2010

Chiuso per incapacità

Avevamo un appuntamento alle 12 per l'agopuntura e poi andare a pranzo, ti ho chiamata diverse volte ma non rispondi, stai bene? Va tutto bene?

Io non so bene cosa rispondere. Va bene? Si. L'influenza pare mi stia passando anche se oggi abbiamo meno 6 e mi tocca andare e venire tutto il pomeriggio e anche domani. Venerdì invece mi sto cancellando il cancellabile, se potessi sparire al mondo sarebbe bellissimo. Magari ce la faccio. Cioè, prima salto la psicologa mia, poi la terapeuta di Ennio, adesso l'agopuntura. Vorrà dire qualcosa?

Il capo è stressatissimo per il lavoro e io non posso aiutarlo.

La casa è un disastro. Noi siamo un disastro. Il lavoro c'è, non c'è chissà. Se c'è, pagheranno? boh.

Hanno fatto l'aggregato a Ofena, dovrei andare a firmare, dovrei cercare almeno di fare una delega, ci sono casini al catasto che non sono riuscita a risolvere quest'estate che ero sul posto e ne avevo voglia e adesso i parenti mi chiedono di sistemare tutto adesso che non ci sono, che non ho i soldi e il tempo per andarci. Ma io non ce la faccio.

Ho lavorato moltissimo il mese scorso, anche in orari faticosi come la sera e la domenica, poi mi sono ammalata e adesso sto pagando il conto all'inverno, alla stanchezza e al freddo. Passerà, l'inverno passa sempre.

Ma io sono preoccupata e stressata per il capo, per me, per mia madre, per la casa a Ofena che ormai non è più mia, per il buco nero che cerca di allargarsi ma non glielo permetto. Però costa fatica.

Ho bisogno di tempo mio, di spazi miei, di recuperare la botta di allegria.

Consigli? Purché non mi facciate uscire di casa.

PS però una cosa bella che mi dà serenità è il coro. Si è capito che nonostante la pigrizia al momento di uscire, i bambini ci vanno volentieri, gli piace, costa un botto ma ce lo regala mamma per Natale.

Questa settimana le ultime prove straordinarie per il concerto di Natale mi hanno un po' scombinata, ma trovo talmente rilassante e terapeutico stare in corridoio con gli altri genitori a sentirli, io con il berretto all'uncinetto per Ennio che i lavoretti rilassano, un figlio alla volta così non devo intrattenere l'altro. E poi andare dal fornaio francese che fa un pane favoloso e dal macellaio all'angolo che ha la salsiccia che piace a Orso.

Oh, sapete che vi dico, io adesso vado a comprare i biglietti per il concerto di Natale, che sarà bellissimo. Già sto meglio, guarda un po' quanto ci vuole poco.

martedì 30 novembre 2010

Obiezioni

Stamatina a colazione informo il capo del suicidio di Mario Monicelli, che peraltro lui non conosce affatto. Io stessa sono arrivata a leggere solo il titolo.
"Ma stava male?" fa.
Scorriamo insieme l'articolo: 95 anni, tumore alla prostata, ricoverato.

"Eccerto", fa lui, "in Italia non c'è l'eutanasia, che altro gli rimane da fare alla gente? Tanto", mi consola, "vedrai, ci sarano tanti buoni cattolici disposti a riordinare i pietosi resti".

Quello che amo di quest'uomo è che la sua innata pietas è sempre temprata da un giocoso cinismo. Le cose veramente serie in questa casa si buttano in vacca, salvo poi piangerle sinceramente e con convinzione come meritano.

Il che mi porta a una riflessione: ma tutta la disputa del movimento per la vita che esigendo diritto di replica a Vieni via con me si arrogava l'incarico di etichettare Mina Welby e Beppino Englaro come pro-morte, si rende conto che se uno può si suicida anche grazie alle loro intemperanze?

Mi sono ricordata la notizia sui farmacisti obiettori che ho commentato ieri su Facebook: a me qualcuno mi deve spiegare il senso logico di questa: "impedendo l’annidamento provoca la morte del concepito" cioè se ne impedisci l'annidamento ne impedisci il concepimento, allora di cosa stiamo parlando della morte di qualcosa che non è mai entratto in vita?

Insomma, alle 8 di mattina davanti ai pietosi resti della colazione si discute di obiezione. Il capo ancora ci arriva a capire che un medico ha diritto all'obiezione, finché non gli spiego che proporziioni ha preso in certe zone d'Italia, dove non puoi abortire perché non c'è mezza struttura pubblica che te lo permette e dove i pochi non obiettori chiudono con qualsiasi prospettiva di carriera visto che non gli fanno fare altro dalla mattina alla sera, e capisco il non essere obiettore, ma rischi di diventarlo se fai raschiamenti alla catena di montaggio.

Sui farmacisti lo capisco molto meno. Ci sono tanti di quei farmaci che fanno male a embrione, feto e partoriente che vengono venduti come le caramelle, e ci sono così tante cose che ti ammazzano se prese male, come talvolta accade, che mi viene da dire: se vuoi obiettare, fallo con completezza e coerenza e vai a vendere caramelle zigulì.

Anche perché tecnicamente c'è una differenza enorme tra un ginecologo che deve agire attivamente per interrompere una gravidanza e una pillola del giorno dopo che appunto, impedisce l'annidamento e la gravidanza proprio non c'è né ci sarà mai.

Guardate, è la stessa identica differenza, a parer mio, tra lo sventrare un nemico a baionetta sguainata con gli schizzi di sangue che ti arrivano addosso e vedere negli occhi un uomo che muore, e mandare avanti un drone telecomandato da 1000 km. di distanza, che magari sbaglia strada e fa fuori una scuola di bambini, ma la distanza è grande e chissenefrega. Stiamo rendendo asettica la guerra e la tortura, e ci stiamo a formalizzare per una pillola? Che poi in genere chi vota contro l'una vota a favore dell'altra, non so se ci abbiamo mai fatto caso, e questa è un'altra delle insanabili contraddizioni del'animo umano che ancora non mi spiego bene.

Ci sono in Olanda invece gli ufficiali di stato civile che rifiutano i matrimoni tra omosessuali e lì il capo trova che bisogna metterci un bel limite. Perché una volta erano pure proibiti i matrimoni tra bianchi e neri e il capo equipara una cosa del genere all'altra. E non so bene come abbiano risolto la questione nei comuni, perché è una di quelle discussioni che a volte saltano fuori e tutti gridano, ma poi non sai come va a finire (rifiutarsi di eseguire compiti inerenti al proprio contratto è motivo per il licenziamento sui due piedi nei Paesi Bassi, ma magari in questi tempi buonisti basta chiedere a un collega che ti sostituisca e tutti felici).

Insomma, la vita è bella e importante perché tutti, nei modi e condizioni adatti, abbiamo il diritto ad opporci. Poi che ci siano quelli che si oppongono per comodità e quelli che pagano con la vita e con il salto nel vuoto il diritto alla propria obiezione, ne converrete, c'è una differenza abissale.

lunedì 29 novembre 2010

Save the Date 11 dicembre (Mercatino di Natale, vini delle feste e robe varie)

Ieri abbiamo concluso anche il secondo gruppo che ha seguito Vini d'Italia, la parte sulla convivialità è sicuramente venuta benissimo, ci sono in ballo appuntamenti, degustazioni e robe varie, e ho promesso che estorcerò al mio spacciatore/importatore preferito di vini, cotechini e robine buone varie un mercatino di Natale ad uso privati.

Perché non so voi, ma a me andare nei negozi gioiellieri a fare la spesa da mangiare certe volte mi dispiace e cerco invece di arrangiarmi diversamente. E poi voglioamo mettere certi topoi della casalinghitudine italiana tipo il bicarbonato di soda, il sale grosso, i biscotti di quellì lì, i mugnai finti, la farina 0 macinata a pietra, la polenta bio istantanea perché al contrario dell'amica masochista ed impiegata io 40 minuti a rimestare non ho né il tempo né la vocazione. e del chinotto e della cedrata Tassoni ne vogliamo parlare? Questo quando l'importatore ordina quello che manca a lui personalmente nelle terre basse.

(E col gruppetto al mercoledì ho promesso una cena con degustazione a casa mia di quelle cose d cui ho voglia adesso, tipo bagna cauda, funghi, polenta e stufatino di cinghiale, chi vuole imparare a farlo viene a cucinare, gli altri si presentano a cena e ci beviamo sopra le cose che ci vanno bene sopra. Poi rotoleranno tutti via da casa mia ma chiederemo a quell'anima pietosa del capo che è astemio di portarli lui alla stazione in macchina.

Intanto vi comunico che lo spacciatore/importatore sarà presente al mercatino di Natale e che ci saranno anche i libri della borsa libri usati da scambiare e leggere e coccolare, e i sacchetti dei preparati per minestre di legumi, budino al cioccolato, cantuccini e altre robine da farsi da sé che è più facile se qualcuno te li ha già pesati, preparati e corredati di istruzioni facili facili.

Il tutto il
sabato 11 dicembre dalle 11 alle 14
sint Janstraat 37 (dietro il Dam)

Poi alle 16 butto fuori gli altri e preparo invece per le due lezioni di vini delle feste: Bollicine e Cioccolato e vino.

Qui sotto il programma:

Vi proponiamo con piacere Vini d’Italia, un corso con degustazione di vini italiani per imparare a conoscere meglio i tanti vini e vitigni italiani, accompagnati da assaggini e cenette appropriati e da tanta convivialità. Il corso base di dicembre prevede 2 lezioni che offrono un excursus del panorama vitivinicolo italiano, tecniche di degustazione e una conoscenza più approfondita delle due principali regioni vinicole: Piemonte e Toscana. E poiché chi beve bene magari ci vuole anche mangiar bene sopra nel corso delle nostre degustazioni verranno servite specialità italiane. I corsisti possono scegliere tra la formula cena + lezione il mercoledi sera e la formula aperitivo + lezione la domenica pomeriggio.

Date
- Ciclo breve del mercoledì nelle date: 8 e 15 dicembre, dalle 20.00 alle 22.30 uur: € 99 per due lezioni con cena, Ristorante da Paolo e Seba-Pizza Taxi, Ceintuurbaan 121
- Ciclo di 3 lezioni della domenica domenica pomeriggio il 16 e 30 gennaio e 13 febbraio: € 99 dalle 17 alle 19, con stuzzichini € 99 + € 15 di iscrizione.
- I Vini delle feste, Bollicine l’ 11 dicembre dalle 16 alle 17.30, € 30
- I Vini delle feste, Cioccolato e vino, sempre l’11 dicembre dalle 18 alle 19.30, € 35
- Le due lezioni dell’11 dicembre insieme: € 55
- Lezione tematica: i vini a base del vitigno Sangiovese tra Romagna, Umbria e Toscana, 9 gennaio 2011, € 45
- Corso base con cena il mercoledi sera 5, 12 e 26 gennaio: € 145
- Corso base con aperitivo la domenica pomeriggio il 16 e 30 gennaio e 13 febbraio: € 99

Descrizione del corso
Nel corso di ogni lezione, che consiste di una parte teorica e di una degustazione guidata, si assaggiano tre vini a tema e uno a sorpresa, accompagnati da stuzzichini o piatti adeguati per imparare i rudimenti degli abbinamenti cibo-vino

Condizioni generali per l’iscrizione
- L’iscrizione si ritiene confermata se la quota di iscrizione perviene all’organizzazione entro il termine di 8 giorni prima del corso.
- I corsisti per cui il pagamento del corso non è stato ricevuto in tempo verranno esclusi dalla lista iscritti in modo da lasciar libero il posto ad altri.
- Qualora non venga raggiunto il numero minimo di 10 corsisti per gruppo la docente si riserva il diritto di cancellare il corso, o aggiornarlo a data successiva, contro la sola restituzione della quota di iscrizione e partecipazione ricevuta. Il diritto di cancellazione si applica anche in caso di cause di forza maggiore o malattia/indisposizione grave della docente. In tal caso le lezioni perse verranno riprogrammate in altra data, d’accordo con i corsisti.
- La mancata presenza a una lezione del ciclo non comporta diritto a restituzioni al corsista inadempiente, che può però nominare un sostituto.

Per informazioni ed iscrizioni: 020 419 7484 o info(chiocciola)madrelingua.com