Io intanto mi trasferisco di là, la conversione ha i suoi tempi e poi dovrò risistemare tante cose, che sto imparandolo dal reale al virtuale, che quando traslochi meglio buttar via roba che non serve, riordinare, ridipingere.
Se intanto vi volete cambiare l' indirizzo nei feed, e volete passare a darmi un bacino virtuale di là, a me fa sempre piacere, lo sapete.
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lunedì 6 febbraio 2012
venerdì 22 luglio 2011
Fai-da-te estivo con ricette

È un' estate un pochino autunnale ma per fortuna da qualche giorno non ci sono più quegli scrosci continui e deprimenti e si può rimettere mano a tante cose. Intanto mi sono data alle marmellate.

Marmellata di Rabarbaro
Quelle che vedete sopra sono le coste di rabarbaro di mia suocera, quelle del negozio sono molto più rosse. Per un kg. di rabarbaro lavato ho aggiunto un 500 gr di zucchero di canna demerara, una pera che stava per dirmi che se non mi spicciavo era ora di buttarla, due mele bio, sbucciate, e mezzo limone bio con buccia e tutto.
Ho portato a ebollizione, ci ho girato dentro il minipimer e hoi fatto 5 barattoli. Eccoli.

Gelatina e confettura di Lavanda
Ho riempito un bicchiere di fiorellini di lavandula e l' ho messa a bollire in acqua. L' ho filtrata e metà ne ho fatta con il solito zucchero di canna e il succo di un' arancia, fatto addensare e imbarattolato così com' è.
L' altra metà ho commesso il grave errore di usarla con lo zucchero da marmellate, che ha un saporino limonoso di suo che da solo non mi piace. Allora ho preso quelle 5-6 pesche piatte che mi stavano appassendo sulla fruttiera, solo lavate e snocciolate, la buccia l' ho lasciata, ci ho aggiunto una mela, ho passato tutto al solito minipimer e via.
I barattoli li sterilizzo nel forno prima e gli faccio fare un giretto a meno di 100 gradi anche dopo.
Della panchina ricavata da un pallet e delle fioriere ricavate dai resti del pavimento dei bambini in jatoba e dal tavolato del balcone che santisuoceri hanno rinnovato con il capo, ve ne parlo un' altra volta.
E le cicliege? aspettate a rifarle, ne ho comprato una cassetta al prezzo di un chilo due settimane fa, lavate con un po di bicarbonato, fatte asciugare sul panno, inutile esporle al sole che non c' è e ne ho riempito un barattolone da conserva insieme al solito zucchero di canna, rotolando il barattolo per coprire tutte le ciliegie e adesso sta su un davanzale rivolto a sud, se il tempo decide di migliorare. Vi dirò come è andata a finire.
martedì 5 luglio 2011
Occhiali nuovi
Ieri per puro caso, una delle amiche che vedi quasi quotidianamente, si ferma, mi guarda e fa:
"Ma hai gli occhiali nuovi?"
Ce li ho da due settimane, ma giusto gli amici quotidiani, quelli che ti vedono di continuo, non ci hanno mai fatto caso fino a che non gliel' ho detto io. E trattandosi di una montaturina discreta, nevvero, trasparente, praticamente invisibile, di quelle che manco ti accorgi che hai un paio di occhiali, direi che può voler dire una sola cosa: che questo modello mi sta così bene che sembra faccia parte della mia faccia da sempre.
Adesso tocca dirlo al contattologo.
"Ma hai gli occhiali nuovi?"
Ce li ho da due settimane, ma giusto gli amici quotidiani, quelli che ti vedono di continuo, non ci hanno mai fatto caso fino a che non gliel' ho detto io. E trattandosi di una montaturina discreta, nevvero, trasparente, praticamente invisibile, di quelle che manco ti accorgi che hai un paio di occhiali, direi che può voler dire una sola cosa: che questo modello mi sta così bene che sembra faccia parte della mia faccia da sempre.
Adesso tocca dirlo al contattologo.
mercoledì 22 giugno 2011
Far fare i bagagli ai bambini
Oggi un post dedicato a Nonsolomamma che fa i bagagli agli hobbit, perchè tempo fa ho avuto un' idea geniale che ho intenzione di applicare il più spesso possibile. Ho fatto preparare ai bambini i loro vestiti per un breve viaggio.
In pratica ho disegnato su un foglio di carta una lista di capi di abbigliamento che volevo portassero: mutande, canottiere e calzette in abbondanza (7), t-shirt divise tra quelle a maniche corte e quelle a maniche lunghe (5 +2), pigiama (1 + un sotto extra), pantaloni corti e lunghi (3 + 1) e un paio di golf. E il costume da bagno. Il tutto tarato sul fatto che avevo intenzione di fare un unico bucato intermedio e che Ryanair ci costringe, per fortuna, a tenerci leggeri.
Si possono aggiungere da soli spazzolino da denti e asciugamano, se serve, Un paio di libri o giochini da leggere per le strada e uno o due giochi da tavolo piccoli da scegliere democraticamente, e qualora finisse a mazzate, scelgo io.
Hanno reagito con entusiasmo enorme, si sono scelti da loro i vestiti. Ennio è sceso sotto con una bracciata di cose e tutta la biancheria pressata nel cappuccio della felpa. Orso non ha pianto, non si è lamentato, ci ha provato a dire: ma perchè devo fare sempre tutto io, ma ha capito che gli conveniva e l' ha piantata subito.
Io ho fatto il controllo finale, ma c' era poco da controllare. Hanno scelto benissimo ed essendo una vacanza, chissenefrega se non tutti i colori sono abbinatissimi e se la maglietta preferita è talmente lisa da essere quasi inguardabile.
Le premesse sono che quasi tutto il bucato sparso sia stato fatto e riposto, e questo lo faccio comunque quando partiamo così non mi scordo niente che possa ammuffire nel cesto in nostra assenza. E anche - l' unica cosa sempre perfettamente organizzata e coerente a casa nostra - che i vestiti nell' armadio siano riposti secondo un ordine fisso che da quasi 7 anni è il loro:
-primo cestone in altro biancheria, mutande a sinistra, canottiere e calzette al centro, pigiami straripanti a destra, accessori sparsi dietro le mutande.
- secondo cestone magliette, ,maniche corte a sinistra e maniche lunghe a destra.
- terzo cestone pantaloni, i corti e i lunghi sono l' unico cambio stagionale che faccio, con queli non usati sulla mensola in cima all' armadio, insieme alle cose un pelo troppo grandi per poter essere già indossate (frutto di scambi tr amici e saldi pensati in crescita).
- cestone in basso, felpe e maglioni sparsi.
- Sbarra in alto: le occasionali camice che no mettono quasi mai ma quanno ce vò ce vò, e i blazer che gli ho comprato una volta per natale e che usano di tanto in tanto, Orso con maggior entusiasmo del fratello, perchè lui è anche una fashion victim come lo zio preferito (certe volte, Orso, non mio cognato, quando stiamo per uscire mi apre il comodino per scegliere uno o più anelli che secondo lui devo indossare, e mi riporta sempre tutte le mollette per capelli perdute per strada). Ennio purtroppo, mi rendo sempre più conto, ha i gusti nel vestire del mio secondo cognato, che è un ragazzo d' oro, ma predilige la comodità ad ogni costo senza mai porsi il problema che comodità ed estetica possono benissimo andare insieme. Inevitabile credo, visto che il padre è il bipolarismo assoluto di ciò.
Devo cominciare ad applicarlo più spesso questo sistema, anche per altre cose. Secondo voi a quali attività/compiti/lavori si può applicare la lista dettagliata per permettere ai bambini di aiutare scegliendo però in autonomia e attivamente? sto pensando alle borse della ginnastica, visto che in cucina, a una porta di distanza dalla lavatrice, hanno entrambi un cassetto proprio per le cose da ginnastica e calcio, che io lavo, asciugo e ripongo senza dover fare più di due passi.
In pratica ho disegnato su un foglio di carta una lista di capi di abbigliamento che volevo portassero: mutande, canottiere e calzette in abbondanza (7), t-shirt divise tra quelle a maniche corte e quelle a maniche lunghe (5 +2), pigiama (1 + un sotto extra), pantaloni corti e lunghi (3 + 1) e un paio di golf. E il costume da bagno. Il tutto tarato sul fatto che avevo intenzione di fare un unico bucato intermedio e che Ryanair ci costringe, per fortuna, a tenerci leggeri.
Si possono aggiungere da soli spazzolino da denti e asciugamano, se serve, Un paio di libri o giochini da leggere per le strada e uno o due giochi da tavolo piccoli da scegliere democraticamente, e qualora finisse a mazzate, scelgo io.
Hanno reagito con entusiasmo enorme, si sono scelti da loro i vestiti. Ennio è sceso sotto con una bracciata di cose e tutta la biancheria pressata nel cappuccio della felpa. Orso non ha pianto, non si è lamentato, ci ha provato a dire: ma perchè devo fare sempre tutto io, ma ha capito che gli conveniva e l' ha piantata subito.
Io ho fatto il controllo finale, ma c' era poco da controllare. Hanno scelto benissimo ed essendo una vacanza, chissenefrega se non tutti i colori sono abbinatissimi e se la maglietta preferita è talmente lisa da essere quasi inguardabile.
Le premesse sono che quasi tutto il bucato sparso sia stato fatto e riposto, e questo lo faccio comunque quando partiamo così non mi scordo niente che possa ammuffire nel cesto in nostra assenza. E anche - l' unica cosa sempre perfettamente organizzata e coerente a casa nostra - che i vestiti nell' armadio siano riposti secondo un ordine fisso che da quasi 7 anni è il loro:
-primo cestone in altro biancheria, mutande a sinistra, canottiere e calzette al centro, pigiami straripanti a destra, accessori sparsi dietro le mutande.
- secondo cestone magliette, ,maniche corte a sinistra e maniche lunghe a destra.
- terzo cestone pantaloni, i corti e i lunghi sono l' unico cambio stagionale che faccio, con queli non usati sulla mensola in cima all' armadio, insieme alle cose un pelo troppo grandi per poter essere già indossate (frutto di scambi tr amici e saldi pensati in crescita).
- cestone in basso, felpe e maglioni sparsi.
- Sbarra in alto: le occasionali camice che no mettono quasi mai ma quanno ce vò ce vò, e i blazer che gli ho comprato una volta per natale e che usano di tanto in tanto, Orso con maggior entusiasmo del fratello, perchè lui è anche una fashion victim come lo zio preferito (certe volte, Orso, non mio cognato, quando stiamo per uscire mi apre il comodino per scegliere uno o più anelli che secondo lui devo indossare, e mi riporta sempre tutte le mollette per capelli perdute per strada). Ennio purtroppo, mi rendo sempre più conto, ha i gusti nel vestire del mio secondo cognato, che è un ragazzo d' oro, ma predilige la comodità ad ogni costo senza mai porsi il problema che comodità ed estetica possono benissimo andare insieme. Inevitabile credo, visto che il padre è il bipolarismo assoluto di ciò.
Devo cominciare ad applicarlo più spesso questo sistema, anche per altre cose. Secondo voi a quali attività/compiti/lavori si può applicare la lista dettagliata per permettere ai bambini di aiutare scegliendo però in autonomia e attivamente? sto pensando alle borse della ginnastica, visto che in cucina, a una porta di distanza dalla lavatrice, hanno entrambi un cassetto proprio per le cose da ginnastica e calcio, che io lavo, asciugo e ripongo senza dover fare più di due passi.
martedì 29 marzo 2011
Primo giorno al parco e nonnità di Orso

Il martedi ormai è il mio unico giorno lungo in cui combinare qualcosa al pomeriggio con i bambini al doposcuola. C' era una volta anche il lunedi, ma il lunedì era diventato il giorno della terapeuta con mansarda piena di giochi bellissimi.
Insomma, oggi c' era da fare parecchio, il sole, ma la mattina mi sono trascinata tra un dovere e l' altro con la pecundrìa, tanto ho tutto il pomeriggio, mi dico. E alle 15, con la maschera di semi di lino all' anice che mi stava parcheggiata in frigo da due mesi spalmata in testa, mi stavo facendo un aggiornamento veloce con Graz prima della doccia quando chiama la scuola.
"Sono la maestra di Ennio, lui ancora non è stato ripreso" .
"Come, dove quando" la maschera mi sgocciola sul collo " ma è martedì, hanno il doposcuola".
' Si ma oggi è chiuso per il corso di formazione" .
Cavolo, è vero, avevo vagamente visto-sentito qualcosa, ma perchè non mi mandano una mail, mannaggialloro, che le bacheche sono talmente 1.0.
" Arrivo subito, ma allora anche Orso sta da qualche parte in giro?"
" Avverto io anche per lui" .

Poi arrivo ed entrambe le maestre stanno al sole con i miei abbandonati, che si precipitano a giocare, mentre io cerco di riportarmeli. Vogliamo andare da Nemo a comprare il robottino a molla promesso a Orso, e allora perchè non andare allo zoo che abbiamo la carta ma negli ultimi due anni ci siamo andati pochissimo. Poi guardo l' ora e decidiamo di andare al parco che almeno non chiude fra mezz' ora.

Andandoci in bici e skelter, che vanno fatte girare queste ruote.
A confrontarci con dei ragazzetti di cui Ennio è diffidentissimo, Orso si mette a piangere perchè uno comincia a pompare acqua mentre lui aveva deciso che sulla sua diga non ci va l' acqua e mi tocca chiedergli se per favore vuole giocare senza far scorrere l' acqua e poi Ennio mi dice che erano i ragazzi che mesi fa, sotto casa, gli avevano chiesto di riportarsi lo skelter a casa loro in prestito, che lui si è rifiutato e se l' è data a gambe.
Primavera, dolce stagione. E abbiamo persino scoperto dei pescetti baby inaspettati nell' acquario di Orso, regalo di compleanno.
" Ma dobbiamo dare un nome ai pesci" dicevo io.
: Ce l' hanno già".
" E come si chiamano?"
"Pesce uno, pesce due e pesce tre" .
Da tre settimane quell' acquario sta un po' provvisorio, ho cambiato una volta l' acqua e ogni volta che ritrovo in giro una di quelle bellissime pietre che io e Orso raccogliamo con passione, ce la ficco dentro almeno mi tolgo il pensiero di dove metterla e se buttarla. Il sasso arreda tanto in un acquario, ma volevo informarmi su qualche alghetta, quelle robe che ne fanno un ecosistema autopulente, invece nulla, acqua, due sassi e un po' di mangime quando ci ricordiamo e anche in questo lager la natura segue il suo corso e ci nascono i pescetti.
Non c' è dubbio, è primavera.
Il mio secondogenito è diventato nonno putativo. non so se preferivo la crisi di mezza età.
venerdì 18 febbraio 2011
Torno, ma riparto
Ve ne sarete accorti dal silenzio è stata una settimana un po' così.
Avrei voluto mettervi la recensione di un'ottimo nuovo ristorante appena aperto da amici, La Vina (la tilde spagnola non so come farla) in Maasstraat 72, che vi consiglio per qualsiasi grade occasione o anche piccola, a pranzo o a cena (menu diversi e cuochi diversi, io comunque ho assaggiato la cena della cuochetta giovane e bravissima, canadese di Vancouver che come tutti quelli che fanno cucina seria ha lavorato già in diversi paesi e posti. Le ostriche favolose. I vini, lasciamo eprdere, ci ho lasciato un patrimonio perché in compagnia di 6 sommelier beoni che hano scolato fiaschi come se piovesse, ma quanto erano buoni quei fiaschi pure loro 9io dovevo anche giudare, infatti ne ho portati a casa 3, di beoni, non di fiaschi).
Jacqueline, la proprietaria è dolcissima e competentissima, Antonino, il braccio destro, vale quanto un ambidestro. Entrambi colleghi sommelier AIS, e che voglia hanno di questa avventura. Antonino che per 23 anni ha lavorato presso un grande albergo, giungendo ala fine a dirigere il ristorante, sembrava felicissimo di ritrovarsi con dei vassoi in mano, anche se l'ho dovuto sfottere chiedendogli se si ricordava come si fa a sparecchiare. Andateci per fatti vostri che merita, e salutatemeli. Io ci porto la mia mamma e l'amica agopunturista che ha lo studio dietro l'angolo a pranzo appena rientro.
A proposito di agopuntura, ho finalmente capito che una delle cosette che da mesi mi da fastdio è sciatica. E ieri alla fine della settimana di corsa e con poco sonno, che ero proprio al limite e con la prospettiva di un giorno intero di viaggio in macchina ho chiamato in aiuto l'amica agopunturista che mi ha trovato un buco libero stamattina. Io odio gli aghi ve l'ho mai detto? Mi faceva più paura l'idea di un'eventuale epidurale che non un parto naturel. ma con lei mi trovo benissimo, anche perché apposta per me prende gli aghi giapponesi che sono invisibili. Ma funzionano, eccome se funzionano. Oggi al momento della chiappa mi sono detta: azzo adesso ricordo quelle penicilline dolorosissime che mi iniettavano da piccola. Ma niente di che, un pizzichino.
Poi alla fine la disgraziata mi fa: ti faccio vedere uno degli aghi che ho usato. E mi tira fuori una bestia di 10 cm. Io meno male che ero sdraiata di pancia o svenivo.
"Quello che hai sentito era l'ultimo pezzetto, e mi indica a mezzo cm. dall'impugnatura".
Adesso ci credo che il nervo sciatico sta molto in profondità. Però non ho più male quando salgo le scale e rispetto a ieri sera è un miracolo dell'agopuntrice. Se aveste bisogno in mia assenza, anche lei la trovate qui: http://www.bayat-acupunctuur.nl/. Parla inglese, francese e farsi, oltre all'olandese.
Infine vi avrei voluto dire della serata in cui abbiamo recitato per la Dante di Amsterdam (mercoledì sera) e in particolare del Caronte che mi viene tanto bene, tutti impressionati che lo sapessi a memoria, ma l'ho imparato in prima media e ancora ce l'ho messo bene. Del Signor G di Gaber che ho fatto con Silvia.
Di quanto mi faccia bene recitare e di quanto sia troppo stanca in questo momento, mi volevo prendere un sabbatico fino a giugno, poi quando l'ho annunciato abbiamo fatto una scaletta in cui mi ritrovavo e ci ho ripensato, ma dopo ieri, e con un po' di sofferenze reciproche, ho detto che il 19 marzo dovranno fare a meno di me, perché ho la fiera e c'è un limite alle cazzate che una donna può fare con la propria agenda.
Già, la fiera, che è questa: www.italia-al-dente.nl, quest'anno ho deciso di mettere insieme uno stand abruzzese e la cosa mi ha preso la mano, ma continua ad interessarsi gente, e non solo gli abruzzesi e i depliant vanno chiusi, il blog aggiornato, l'organizzatrice gestita, perché gli ultimi tavoli ce li ho io in opzione, e ogni volta per pura prudenza mi dico e le dico: senti, mi sa che chiudiamo qui e invece proprio stamattina le ho chiesto di aggiungerne uno e alla fine lo so come va, che l'altro interessato lascia perdere e i 10 tavoli li riempio io, però, ecco, se a qualcuno interessasse, a saperlo subito vorrei mettere ancora qualcuno.
Chi ci sarà e come e con che cosa sta già un po' qui: www.ambasciatricedabruzzo.blogspot.com.
Però tutto questo per un po' dovrà aspettare, perché doveva essere oggi ma abbiamo deciso che sarà domani perché mica uno si può massacrare a tutti i costi, insomma, partiamo per la Polonia dove ci aspetta la mia mamma (che devo chiamare perché stiamo mangiando e leggendo e qualcuno bloggando e ci siamo appena appena adesso detti: partiamo domattina presto che è meglio).
Perché oltre a dover fare una traduzione urgente di un'estratto di iscrizione alla camera di commercio avevo in un pentolone, avviata, la marmellata di peperoncino che stavo per consegnare armi, bagagli, barattoli e traduzioe da far timbrare in consolato e raccomandare ad Antonella, mio sostegno in quasi tutto quello che ho raccontato sopra, tranne l'agopuntura. Ma già che stavo cucinando un pranzo con tutti gli avanzi da finire prima della partenza ho passato, setacciato, imbarattolato e sterilizzato pure questa.
E avrei voluto dirvi della sentimentale anima slava che mi prende sempre a trabocchetto, e nello specifico ieri al Concertgebouw che è una enorme sala concerti meravigliosa (anche la sala piccola, su cui ho fatto una volta la performance futurista, non è male) dove ho accompagnato la classe di Ennio a vedere le Fiabe Russe, ed ho capito perché ultimamente a scuola stavano studiando melodie russe, è stato uno spettacolo interattivo, ma ve lo posterò a parte.
Insomma, ci sono state un sacco di cose che non ho raccontato nei giorni scorsi perché sono stata presissima, ma che dico presissima, ho superato me stessa, e mi pare di aver detto tutto.
E adesso che so che partiamo domani, che Ennio con un fogliettino disegnato in mano si è andato a prendere i vestiti da mettere in valigia, ed è sceso orgogliosissimo con una bracciata di roba, perfetta e dal cappuccio del maglione e dalle tasche si tirava fuori tutta la biancheria, e abbiamo riso tanto e l'ho complimentato, che forse, ma non ci credo, spedisco orso a fare lo stesso e vediamo cosa ne esce, che dobbiamo passare in biblioteca a restituire tre libri e prenderne altri per orso che deve far pratica di lettura non sillabata e lo faremo in vacanza, che ho appena cominciato a fare le valige, ma questo a casa mia presuppone almeno 6 bucati che sono già stati fatti.
Che in mia assenza l'Artista Borderline che mi voleva fare una visita a sopresa si dovrà accontentare di casa nostra, perché, porca miseria maschio, capisco la primavera e lórmone e l'ansia di vedermi, ma dirmelo uns econdo prima di prenotare il biglietto no? E comunque verrà qui e si divertirà anche senza di me, ma un minimo di casa in ordine gliela devo far trovare.
Ecco, dopo tutto questo io mi sa che mi vado a fare un pisolo e al resto ci si pensa dopo. Ma ci risentiremo, anche se per un po'sto via. Vi aggiorneremo sull'anima slava in loco. (Marò, quanti paczki e kremowki ho intenzione di mangiarmi).
Avrei voluto mettervi la recensione di un'ottimo nuovo ristorante appena aperto da amici, La Vina (la tilde spagnola non so come farla) in Maasstraat 72, che vi consiglio per qualsiasi grade occasione o anche piccola, a pranzo o a cena (menu diversi e cuochi diversi, io comunque ho assaggiato la cena della cuochetta giovane e bravissima, canadese di Vancouver che come tutti quelli che fanno cucina seria ha lavorato già in diversi paesi e posti. Le ostriche favolose. I vini, lasciamo eprdere, ci ho lasciato un patrimonio perché in compagnia di 6 sommelier beoni che hano scolato fiaschi come se piovesse, ma quanto erano buoni quei fiaschi pure loro 9io dovevo anche giudare, infatti ne ho portati a casa 3, di beoni, non di fiaschi).
Jacqueline, la proprietaria è dolcissima e competentissima, Antonino, il braccio destro, vale quanto un ambidestro. Entrambi colleghi sommelier AIS, e che voglia hanno di questa avventura. Antonino che per 23 anni ha lavorato presso un grande albergo, giungendo ala fine a dirigere il ristorante, sembrava felicissimo di ritrovarsi con dei vassoi in mano, anche se l'ho dovuto sfottere chiedendogli se si ricordava come si fa a sparecchiare. Andateci per fatti vostri che merita, e salutatemeli. Io ci porto la mia mamma e l'amica agopunturista che ha lo studio dietro l'angolo a pranzo appena rientro.
A proposito di agopuntura, ho finalmente capito che una delle cosette che da mesi mi da fastdio è sciatica. E ieri alla fine della settimana di corsa e con poco sonno, che ero proprio al limite e con la prospettiva di un giorno intero di viaggio in macchina ho chiamato in aiuto l'amica agopunturista che mi ha trovato un buco libero stamattina. Io odio gli aghi ve l'ho mai detto? Mi faceva più paura l'idea di un'eventuale epidurale che non un parto naturel. ma con lei mi trovo benissimo, anche perché apposta per me prende gli aghi giapponesi che sono invisibili. Ma funzionano, eccome se funzionano. Oggi al momento della chiappa mi sono detta: azzo adesso ricordo quelle penicilline dolorosissime che mi iniettavano da piccola. Ma niente di che, un pizzichino.
Poi alla fine la disgraziata mi fa: ti faccio vedere uno degli aghi che ho usato. E mi tira fuori una bestia di 10 cm. Io meno male che ero sdraiata di pancia o svenivo.
"Quello che hai sentito era l'ultimo pezzetto, e mi indica a mezzo cm. dall'impugnatura".
Adesso ci credo che il nervo sciatico sta molto in profondità. Però non ho più male quando salgo le scale e rispetto a ieri sera è un miracolo dell'agopuntrice. Se aveste bisogno in mia assenza, anche lei la trovate qui: http://www.bayat-acupunctuur.nl/. Parla inglese, francese e farsi, oltre all'olandese.
Infine vi avrei voluto dire della serata in cui abbiamo recitato per la Dante di Amsterdam (mercoledì sera) e in particolare del Caronte che mi viene tanto bene, tutti impressionati che lo sapessi a memoria, ma l'ho imparato in prima media e ancora ce l'ho messo bene. Del Signor G di Gaber che ho fatto con Silvia.
Di quanto mi faccia bene recitare e di quanto sia troppo stanca in questo momento, mi volevo prendere un sabbatico fino a giugno, poi quando l'ho annunciato abbiamo fatto una scaletta in cui mi ritrovavo e ci ho ripensato, ma dopo ieri, e con un po' di sofferenze reciproche, ho detto che il 19 marzo dovranno fare a meno di me, perché ho la fiera e c'è un limite alle cazzate che una donna può fare con la propria agenda.
Già, la fiera, che è questa: www.italia-al-dente.nl, quest'anno ho deciso di mettere insieme uno stand abruzzese e la cosa mi ha preso la mano, ma continua ad interessarsi gente, e non solo gli abruzzesi e i depliant vanno chiusi, il blog aggiornato, l'organizzatrice gestita, perché gli ultimi tavoli ce li ho io in opzione, e ogni volta per pura prudenza mi dico e le dico: senti, mi sa che chiudiamo qui e invece proprio stamattina le ho chiesto di aggiungerne uno e alla fine lo so come va, che l'altro interessato lascia perdere e i 10 tavoli li riempio io, però, ecco, se a qualcuno interessasse, a saperlo subito vorrei mettere ancora qualcuno.
Chi ci sarà e come e con che cosa sta già un po' qui: www.ambasciatricedabruzzo.blogspot.com.
Però tutto questo per un po' dovrà aspettare, perché doveva essere oggi ma abbiamo deciso che sarà domani perché mica uno si può massacrare a tutti i costi, insomma, partiamo per la Polonia dove ci aspetta la mia mamma (che devo chiamare perché stiamo mangiando e leggendo e qualcuno bloggando e ci siamo appena appena adesso detti: partiamo domattina presto che è meglio).
Perché oltre a dover fare una traduzione urgente di un'estratto di iscrizione alla camera di commercio avevo in un pentolone, avviata, la marmellata di peperoncino che stavo per consegnare armi, bagagli, barattoli e traduzioe da far timbrare in consolato e raccomandare ad Antonella, mio sostegno in quasi tutto quello che ho raccontato sopra, tranne l'agopuntura. Ma già che stavo cucinando un pranzo con tutti gli avanzi da finire prima della partenza ho passato, setacciato, imbarattolato e sterilizzato pure questa.
E avrei voluto dirvi della sentimentale anima slava che mi prende sempre a trabocchetto, e nello specifico ieri al Concertgebouw che è una enorme sala concerti meravigliosa (anche la sala piccola, su cui ho fatto una volta la performance futurista, non è male) dove ho accompagnato la classe di Ennio a vedere le Fiabe Russe, ed ho capito perché ultimamente a scuola stavano studiando melodie russe, è stato uno spettacolo interattivo, ma ve lo posterò a parte.
Insomma, ci sono state un sacco di cose che non ho raccontato nei giorni scorsi perché sono stata presissima, ma che dico presissima, ho superato me stessa, e mi pare di aver detto tutto.
E adesso che so che partiamo domani, che Ennio con un fogliettino disegnato in mano si è andato a prendere i vestiti da mettere in valigia, ed è sceso orgogliosissimo con una bracciata di roba, perfetta e dal cappuccio del maglione e dalle tasche si tirava fuori tutta la biancheria, e abbiamo riso tanto e l'ho complimentato, che forse, ma non ci credo, spedisco orso a fare lo stesso e vediamo cosa ne esce, che dobbiamo passare in biblioteca a restituire tre libri e prenderne altri per orso che deve far pratica di lettura non sillabata e lo faremo in vacanza, che ho appena cominciato a fare le valige, ma questo a casa mia presuppone almeno 6 bucati che sono già stati fatti.
Che in mia assenza l'Artista Borderline che mi voleva fare una visita a sopresa si dovrà accontentare di casa nostra, perché, porca miseria maschio, capisco la primavera e lórmone e l'ansia di vedermi, ma dirmelo uns econdo prima di prenotare il biglietto no? E comunque verrà qui e si divertirà anche senza di me, ma un minimo di casa in ordine gliela devo far trovare.
Ecco, dopo tutto questo io mi sa che mi vado a fare un pisolo e al resto ci si pensa dopo. Ma ci risentiremo, anche se per un po'sto via. Vi aggiorneremo sull'anima slava in loco. (Marò, quanti paczki e kremowki ho intenzione di mangiarmi).
venerdì 21 gennaio 2011
Miscellanea del venerdì
a) la foto senza parole
Ieri rientriamo tardi dal coro e mentre scarico davanti casa (precaria sulla striscia della fermata del bus che potrebbe arrivare) e Ennio si incolla il borsone con 4 litri di latte del contadino, pane, macellaio, varie ed eventuali, e Orso le borse della scuola, quelle della musica, passa nella tranquillità dell'ora di cena un gruppetto di 5 anziani che chiacchierano.
Tutti in djellaba scura o marrone più chiaro con il cappuccio a punta tirato su. Che quel cappuccio me li fa così simpatici e fiabeschi.
Faccio, il giro, parcheggio la macchina rientro a piedi sul marciapiede e li incrocio. L'ultimo ha un djellaba di un bellisimo color bordò, persino nella luce dei lampioni si vedeva quanto era bello quel colore lì.
Questi gruppi di vecchi emigranti, che siano i wop di casa nostra con la giacchetta e il berretto delle foto del lavoro di Daniela Tasca sull'emigrazione italiana in Olanda o questi anziani marocchini, che si incontrano prima o dopo cena per farsi due chiacchiere tra di loro che si capiscono e condividono una serie di riferimenti, a me fanno sempre simpatia. Ma questi non avrei potuto fotografarli.
(didascalia: sulla nostra strada, più avanti, c'è una moschea e a volte ne incontri di uomini isolati, specie anziani, in abito tradizionale, ma con il cappuccio sulla schiena. Ieri faceva invece proprio freddo).
b) Ricetta
Ieri Orso dal fornaio francese da cui andiamo in giorno di lezione di muscia mi ha estorto una tartelette al limone. e se la gustava e se la leccava e a ogni leccata non faceva che dire ma quanto è buona questa crema di limone. Allora gli ho promesso che l'avremmo fatta anche noi, ed eccola.
Con la ricetta di Marina via Comida in cui di diverso ho solo usato succo e scorza di un limone e mezzo e di un'arancia.

È il dessert ideale, buonissimo, si seve in piccole quantità e dopo due cucchiaiate gli altri, due tazzine io capisci che proprio e troppo concentrato. Allora ci abbiamo aggiunto i mirtilli e domani col il resto provo a fare la tartelette con la pasta del Cavoletto.
Buon weekend e divertitevi.
Ieri rientriamo tardi dal coro e mentre scarico davanti casa (precaria sulla striscia della fermata del bus che potrebbe arrivare) e Ennio si incolla il borsone con 4 litri di latte del contadino, pane, macellaio, varie ed eventuali, e Orso le borse della scuola, quelle della musica, passa nella tranquillità dell'ora di cena un gruppetto di 5 anziani che chiacchierano.
Tutti in djellaba scura o marrone più chiaro con il cappuccio a punta tirato su. Che quel cappuccio me li fa così simpatici e fiabeschi.
Faccio, il giro, parcheggio la macchina rientro a piedi sul marciapiede e li incrocio. L'ultimo ha un djellaba di un bellisimo color bordò, persino nella luce dei lampioni si vedeva quanto era bello quel colore lì.
Questi gruppi di vecchi emigranti, che siano i wop di casa nostra con la giacchetta e il berretto delle foto del lavoro di Daniela Tasca sull'emigrazione italiana in Olanda o questi anziani marocchini, che si incontrano prima o dopo cena per farsi due chiacchiere tra di loro che si capiscono e condividono una serie di riferimenti, a me fanno sempre simpatia. Ma questi non avrei potuto fotografarli.
(didascalia: sulla nostra strada, più avanti, c'è una moschea e a volte ne incontri di uomini isolati, specie anziani, in abito tradizionale, ma con il cappuccio sulla schiena. Ieri faceva invece proprio freddo).
b) Ricetta
Ieri Orso dal fornaio francese da cui andiamo in giorno di lezione di muscia mi ha estorto una tartelette al limone. e se la gustava e se la leccava e a ogni leccata non faceva che dire ma quanto è buona questa crema di limone. Allora gli ho promesso che l'avremmo fatta anche noi, ed eccola.
Con la ricetta di Marina via Comida in cui di diverso ho solo usato succo e scorza di un limone e mezzo e di un'arancia.
È il dessert ideale, buonissimo, si seve in piccole quantità e dopo due cucchiaiate gli altri, due tazzine io capisci che proprio e troppo concentrato. Allora ci abbiamo aggiunto i mirtilli e domani col il resto provo a fare la tartelette con la pasta del Cavoletto.
Buon weekend e divertitevi.
giovedì 28 ottobre 2010
Grandi manovre
Basta, ce la posso fare e speriamo che duri. Ieri ho rimesso a posto 2/3 della soffitaa, portato giù, aperto e in parte organizzato delle cose di cucina che ancora non ritrovavo (anche se il mio bellissimo servizio di bicchieri Le forme del bere di cui mi sono innamorata a 17 anni e che alla fine mamma mi ha regalato per il matrimonio - grazie mamma -latita sempre).
Quando alle 16.30 sono uscita per riprendere i bambini dai vari amichetti con cui hanno passato la giornata (questa settimana abbiamo le vacanze d'autunno da queste parti, visto che in estate ci toccano 6 settimane e basta) avevo l'ingresso pieno di carte e cartoni da buttare.
Ho appeso lampade in tutti i bagni, che le perette attaccate con lo sputo e i blocchetti mi fanno tristezza. Ho cominciato a brigare per finire di appendere tutti i quadri che ancora o a terra e che regolarmente si rompe qualche vetro della cornice. Ho buttato cumuli di carte, sistemnato biglietti da visita, finito di organizzare il corso Vini d'Italia che parte mercoledi e domenica prossimi.
Ho tolto scatoloni (perché li ho aperti e smistati) dal sottoscala in camera nostra e dal futuro bagno delle femmine per ora ridotto a ripostiglio scatoloni. Ho messo la scrivania e appeso la lavagna in camera di Ennio (i lego sparsi, no, no ce l'ho fatta, li ho arrotolati nel tappeto e cercherò oggi di convincerli che tocca a loro).
Ritrovo cose, vedo gente. Forse prima o poi avrò una casa grossomodo definitiva pure io.
Quando alle 16.30 sono uscita per riprendere i bambini dai vari amichetti con cui hanno passato la giornata (questa settimana abbiamo le vacanze d'autunno da queste parti, visto che in estate ci toccano 6 settimane e basta) avevo l'ingresso pieno di carte e cartoni da buttare.
Ho appeso lampade in tutti i bagni, che le perette attaccate con lo sputo e i blocchetti mi fanno tristezza. Ho cominciato a brigare per finire di appendere tutti i quadri che ancora o a terra e che regolarmente si rompe qualche vetro della cornice. Ho buttato cumuli di carte, sistemnato biglietti da visita, finito di organizzare il corso Vini d'Italia che parte mercoledi e domenica prossimi.
Ho tolto scatoloni (perché li ho aperti e smistati) dal sottoscala in camera nostra e dal futuro bagno delle femmine per ora ridotto a ripostiglio scatoloni. Ho messo la scrivania e appeso la lavagna in camera di Ennio (i lego sparsi, no, no ce l'ho fatta, li ho arrotolati nel tappeto e cercherò oggi di convincerli che tocca a loro).
Ritrovo cose, vedo gente. Forse prima o poi avrò una casa grossomodo definitiva pure io.
martedì 23 marzo 2010
Perché faccio tutto ciò?
Oggi giornata di sole splendente anche se arietta frescolina, e quindi al lavoro. Abbiamo smontato mobili, spostato mobili, rotti i mobili nel tentativo di smontarli e spostarli e rimontati come si può. mica lavati i vetri o altro, che a me certi lavori non danno soddisfazione come un completo makeover della casa.
Staccato sportelli e frontalini, datagli la mano di fondo, poi si ripittureranno di rosso color piastrelle bagno. Il tavolo verniciato ieri in giardino si è riempito di gocce di rugiada che praticamente tocca aspettare che si asciuga, scartarlo e ricominicare. Al che l'altro tavolo l'ho verniciato dentro casa anche se tocca farci dei minuetti intorno ogni volta che passo.
Andata tre volte al ferramenta a cambiare angoli, scordarmi viti essenziali che poi abbiamo recuperato dalla scatola dei pezzi avanzati dell'Ikea, non sono tornata al ferramenta perché non pensino che gli sto facendo il filo. Compiaciutami del catalogo attrezzi dal ferramenta corredato di bionda in copertina, ma vestita da lavoro e non in bikini. del tipo: abbiamo tutti gli ormoni e le nostr cosine a posto noi rudi bricoleur, ma non siamo sessisti come quelli che guidano ferrari. Apprezzo.
Trovati gli stivali della mia vita nel negozio chiccosissimo a fianco del ferramenta, mai entrataci ma non potevo perdere l'occasione, che ci faccio adesso con degli stivali belli e antineve, antipioggia, antitutto a 99 euro invece di 249, se a me servono le viti e una casa agibile?
"Li provi, è un attimo".
"No, guardi, davvero non sono presentabile" come facevo a togliermi le ciabatte sformate indossate senza calzette, ma dentro c'è dal concime, al terricio, ai lombrichi del mio giardino? Capisco entrare nel negozio chic così come sei giusto per capire se ci si può tornare (si potrebbe, se non mi rovino finendo la casa), am mettersi a provare scarpe no.
Torna il capo che io preferirei avere fuori dai piedi, per fortuna si chiude in studio (unica stanza agibile di casa).
Però vuoi mettere lo sfizio di mangiarti le orecchiette alle verdure nel giardino davanti sparapanzati al sole?
L'unica fregatura sarà convincere i bambini stasera che il letto ha cambiato camera, che i maschi, si sa, sono riottosi ai cambiamenti.
Staccato sportelli e frontalini, datagli la mano di fondo, poi si ripittureranno di rosso color piastrelle bagno. Il tavolo verniciato ieri in giardino si è riempito di gocce di rugiada che praticamente tocca aspettare che si asciuga, scartarlo e ricominicare. Al che l'altro tavolo l'ho verniciato dentro casa anche se tocca farci dei minuetti intorno ogni volta che passo.
Andata tre volte al ferramenta a cambiare angoli, scordarmi viti essenziali che poi abbiamo recuperato dalla scatola dei pezzi avanzati dell'Ikea, non sono tornata al ferramenta perché non pensino che gli sto facendo il filo. Compiaciutami del catalogo attrezzi dal ferramenta corredato di bionda in copertina, ma vestita da lavoro e non in bikini. del tipo: abbiamo tutti gli ormoni e le nostr cosine a posto noi rudi bricoleur, ma non siamo sessisti come quelli che guidano ferrari. Apprezzo.
Trovati gli stivali della mia vita nel negozio chiccosissimo a fianco del ferramenta, mai entrataci ma non potevo perdere l'occasione, che ci faccio adesso con degli stivali belli e antineve, antipioggia, antitutto a 99 euro invece di 249, se a me servono le viti e una casa agibile?
"Li provi, è un attimo".
"No, guardi, davvero non sono presentabile" come facevo a togliermi le ciabatte sformate indossate senza calzette, ma dentro c'è dal concime, al terricio, ai lombrichi del mio giardino? Capisco entrare nel negozio chic così come sei giusto per capire se ci si può tornare (si potrebbe, se non mi rovino finendo la casa), am mettersi a provare scarpe no.
Torna il capo che io preferirei avere fuori dai piedi, per fortuna si chiude in studio (unica stanza agibile di casa).
Però vuoi mettere lo sfizio di mangiarti le orecchiette alle verdure nel giardino davanti sparapanzati al sole?
L'unica fregatura sarà convincere i bambini stasera che il letto ha cambiato camera, che i maschi, si sa, sono riottosi ai cambiamenti.
domenica 21 marzo 2010
Controllo sociale e giardinaggio
In Olanda si dice: meglio un buon vicino che un amico lontano. Poi il vicino meglio praticarlo poco che si sta tutti meglio. C'è solo una circostanza in cui il vicino si presenta spontaneamente ed è per romperti le scatole.
Perché in questo paese c'è una roba che si chiama controllo sociale e ha aspetti positivi e negativi: quelli positivi è che se vedono robe sospette intorno casa tua, magari sapendo che sei in vacanza, chiamano subito la polizia o vengono a vedere, perché ovviamente il buon vicino oltre a romperti poco le scatole ha sempre di default una chiave di scorta di casa tua appesa nell'armadietto del contatore.
E così vieni a sapere giusto in tempo che è saltata la corrente e tutto il contenuto del tuo congelatore rischiava lentamente ma inesorabilmente di vcenirti incontro a braccia aperte quando rientravi. Per fortuna il vicino ha notato che la lampada antiladro con il timer che avevi messo in corridoio si era spenta, è venuto a controllare, ti ha fatto un collegamento volante dal giardino con una prolunga e il congelatore per il momento è salvo.
Il controllo sociale e la coesione idem sfociano però spesso nei vicini che tra di loro si fanno i fatti tuoi fino a che un'anima pia magari ti dice cosa bolle in pentola e tu ti sai regolare.
Io, che dire, i miei vicini li conosco troppo poco. So che a pianoterra a destra c'è una coppia che ha traslocato all'inizio dell'inverno e ci siamo visti poco. Sopra di loro abita un numero a me imprecisato di gente giovane tra cui una polacca.
A fianco a loro in alto una famiglia con figli quasi coevi ai miei, lei sudafricana e caruccissima. Lui serbo o croato, non so bene e sono quelli con cui vorrei cercare il tempo e le occasioni, vorrei investire di più nella reciproca conoscenza. Ma siamo, appunto straniere.
Dall'altro lato, quella con cui ho più a che fare perché condividiamo il vialetto d'ingresso è la ragazza madre (oddio, ragazza, ha la ma età, appunto, ragazza) di pupo adorabile sui 2 anni, che si è aperta a pianoterra uno studio per attività fisiche varie dallo yoga, al fitness alla zumba e l'altra vicina mi aveva quasi convinta ad andare insieme il venerdì pomeriggio a fare una roba di quelle che volendo dimagrisci e sudi, che anche come orario è precisa che finisco e mi precipito a riprendermi i figli.
Mi ero quasi convinta dicevo, poi mi sono detta che a me in fondo fare esercizi annoia da pazzi e non riesce a motivarmi neanche la scusa che ce l'ho a 20 cm. dalla porta di casa, e che se mi avanza tempo preferirei riprendere la bici, trovarmi un maestro/a di arti marziali come si deve, kung fu, per esempio, che è la cosa che mi piaceva di più in vita mia, o che se proprio devo soffrire e sudare tanto vale riandare da Marghe che mi risistema schiena e articolazioni con il Pilates estremo che mi fa lei.
Mi sono anche detta che dai, forza, un po' di sforzo e anche con la casa se mi dò da fare sono in dirittura di arrivo, che potrei dedicarmi al giardino, che quello davanti da ottobre quando non sta coperto di neve sembra una dependance della discarica comunale rifiuti tossici, per di più con le foglie dall'albero (dei vicini, che per quanto al confine sta dal lato loro e non posso abbatterlo, le foglie del vicino che ti costingono a rastrellarti il giardino, altra causa storica delle faide tra vicini) tutte sparse e marcescenti in giro.
Insomma, se devo spendere tempo e soldi vado a teatro, per esempio, come giovedì scorso, che avevo chiesto a Karolina di venire quelle due ore tra le 19 e le 21 che il capo rientrava tardi. Santa Karolina che non si fa mai intimidire dal mio caos ma con mano sicura lo riporta a proporzioni vivibili, a cui i miei figli, specie Orso quando va a darle i bacetti, le tiran su voglie di maternità in proprio.
Che però si è trovata di mattina anche un lavoro fisso in un locale e mi manda un sms dicendo che non ce la fa ma mi manda Lucas per i bambini. Lucas che è il suo ex, ragazzo dolcissimo, silenzioso e preciso che da un po' di tempo mi mette su portatende e lampade, vernicia dove mi assale lo sconforto, aiuta a rifoderare il divano.
Lucas che ho conosciuto la prima volta una mattina in cui ero disperata che non sapevo a chi lasciare Orso duenne ammalato, e Karolina non poteva, sua sorella neanche, la loro amica neppure e alla fine mi ha proposto Lucas, che manco conoscevo, gli ho mollato al mattino Orso, le istruzioni per la cucina e le chiavi di casa e loro due, che manco avevano una lingua in comune, se la sono spassata da matti.
Ecco, da allora anche Lucas fa parte del nostro menage sotto l'egida di santa Karolina, ci ha sistemato il palco e altre cose dell'Astarotheatro e persino la mia vicina si è fatta aiutare a metter su robe in casa.
Per cui l'altra sera mentre io cucinavo di corsa prima di uscire e mentre poi lui controllava i bambini che alle 20 bisognava portargli via il mio laptop su cui guardavano cartoni a letto, Lucas mi ha rimesso in ordine tutto il giardino davanti, che ormai spuntavano i crochi ed era un peccato non goderseli. E il giorno dopo passava la nettezza grandi carichi e mi ha messo sul marciapiede tutti i rommici da buttar via.
Che la vicina sudafricana su facebook mi ha fatto i complimenti e l'altra incrociata al supermercato mi ha detto che mezzo vicinato le ha detto "che bello era ora". Che un giardino disastrato, bisogna dirlo, è lo scandalo di tutta la strada e se io finora volevo ignorarlo, adesso lo so che il controllo sociale in Olanda esiste, funziona e mi fa girare spaventosamente le palle.
Che dirvi, io quelle due ore lì a Lucas avrei di gran lunga preferito fargli verniciar i due tavoli che attendono e che uno finirà per marcirmi in giardino se non gli dò la mao protettiva. Che poteva montarmi le porte all'armadio. Appendermi dei lampadari. Rimettere insieme la cassettiera che mi serve con urgenza in cucina e sta smontata nella baracca. Che poteva fissarmi al muro la vetrina che non posso rimetterci dentro niente di quello che ho sparso su pavimento e in scatoloni vari per tutta la cucina. Potevo rendermi la casa più vivibile e la vita più facile.
Invece toccava sistemare il giardino, perché le lettere minatorie ancora nn mi arrivano ma i commentini en passant e le occhiate le avevo recepite tutte.
Il giardino me lo sarei voluto fare io con calma alla prima giornata di sole, adesso che la temperatura si è alzata, alla prima giornata di sole che ho liera, avrei voluto. Ma ero consapevolissima del fatto che ciò mi avrebbe allontanato di ulteriori 20 anni le probabilità di contatto con i vicini, che inutile che li invito a prendersi un caffé per conoscerci, con un giardino così non sarebbero venuti perché chissà che gente siamo.
"Si", tentava di spiegarmi la cara amica in visita, "ma in fondo il giardino è tuo e ci fai quello che ti pare, nel giardino di dietro intendo. Quello davanti ce l'hai sulla strada e in fondo sei contenta anche tu che adesso è così bello".
Ecco, io non sono d accordo. Ma se io nel giardino davanti intendo farci stabilmente il deposito rottami di casa mia, perché mai non posso? Perché qui l'ostracismo è una cosa seria. Sti cazzi, posso dirlo? Ho un bel giardino in ordine ma sono incazzata uguale.
Perché in questo paese c'è una roba che si chiama controllo sociale e ha aspetti positivi e negativi: quelli positivi è che se vedono robe sospette intorno casa tua, magari sapendo che sei in vacanza, chiamano subito la polizia o vengono a vedere, perché ovviamente il buon vicino oltre a romperti poco le scatole ha sempre di default una chiave di scorta di casa tua appesa nell'armadietto del contatore.
E così vieni a sapere giusto in tempo che è saltata la corrente e tutto il contenuto del tuo congelatore rischiava lentamente ma inesorabilmente di vcenirti incontro a braccia aperte quando rientravi. Per fortuna il vicino ha notato che la lampada antiladro con il timer che avevi messo in corridoio si era spenta, è venuto a controllare, ti ha fatto un collegamento volante dal giardino con una prolunga e il congelatore per il momento è salvo.
Il controllo sociale e la coesione idem sfociano però spesso nei vicini che tra di loro si fanno i fatti tuoi fino a che un'anima pia magari ti dice cosa bolle in pentola e tu ti sai regolare.
Io, che dire, i miei vicini li conosco troppo poco. So che a pianoterra a destra c'è una coppia che ha traslocato all'inizio dell'inverno e ci siamo visti poco. Sopra di loro abita un numero a me imprecisato di gente giovane tra cui una polacca.
A fianco a loro in alto una famiglia con figli quasi coevi ai miei, lei sudafricana e caruccissima. Lui serbo o croato, non so bene e sono quelli con cui vorrei cercare il tempo e le occasioni, vorrei investire di più nella reciproca conoscenza. Ma siamo, appunto straniere.
Dall'altro lato, quella con cui ho più a che fare perché condividiamo il vialetto d'ingresso è la ragazza madre (oddio, ragazza, ha la ma età, appunto, ragazza) di pupo adorabile sui 2 anni, che si è aperta a pianoterra uno studio per attività fisiche varie dallo yoga, al fitness alla zumba e l'altra vicina mi aveva quasi convinta ad andare insieme il venerdì pomeriggio a fare una roba di quelle che volendo dimagrisci e sudi, che anche come orario è precisa che finisco e mi precipito a riprendermi i figli.
Mi ero quasi convinta dicevo, poi mi sono detta che a me in fondo fare esercizi annoia da pazzi e non riesce a motivarmi neanche la scusa che ce l'ho a 20 cm. dalla porta di casa, e che se mi avanza tempo preferirei riprendere la bici, trovarmi un maestro/a di arti marziali come si deve, kung fu, per esempio, che è la cosa che mi piaceva di più in vita mia, o che se proprio devo soffrire e sudare tanto vale riandare da Marghe che mi risistema schiena e articolazioni con il Pilates estremo che mi fa lei.
Mi sono anche detta che dai, forza, un po' di sforzo e anche con la casa se mi dò da fare sono in dirittura di arrivo, che potrei dedicarmi al giardino, che quello davanti da ottobre quando non sta coperto di neve sembra una dependance della discarica comunale rifiuti tossici, per di più con le foglie dall'albero (dei vicini, che per quanto al confine sta dal lato loro e non posso abbatterlo, le foglie del vicino che ti costingono a rastrellarti il giardino, altra causa storica delle faide tra vicini) tutte sparse e marcescenti in giro.
Insomma, se devo spendere tempo e soldi vado a teatro, per esempio, come giovedì scorso, che avevo chiesto a Karolina di venire quelle due ore tra le 19 e le 21 che il capo rientrava tardi. Santa Karolina che non si fa mai intimidire dal mio caos ma con mano sicura lo riporta a proporzioni vivibili, a cui i miei figli, specie Orso quando va a darle i bacetti, le tiran su voglie di maternità in proprio.
Che però si è trovata di mattina anche un lavoro fisso in un locale e mi manda un sms dicendo che non ce la fa ma mi manda Lucas per i bambini. Lucas che è il suo ex, ragazzo dolcissimo, silenzioso e preciso che da un po' di tempo mi mette su portatende e lampade, vernicia dove mi assale lo sconforto, aiuta a rifoderare il divano.
Lucas che ho conosciuto la prima volta una mattina in cui ero disperata che non sapevo a chi lasciare Orso duenne ammalato, e Karolina non poteva, sua sorella neanche, la loro amica neppure e alla fine mi ha proposto Lucas, che manco conoscevo, gli ho mollato al mattino Orso, le istruzioni per la cucina e le chiavi di casa e loro due, che manco avevano una lingua in comune, se la sono spassata da matti.
Ecco, da allora anche Lucas fa parte del nostro menage sotto l'egida di santa Karolina, ci ha sistemato il palco e altre cose dell'Astarotheatro e persino la mia vicina si è fatta aiutare a metter su robe in casa.
Per cui l'altra sera mentre io cucinavo di corsa prima di uscire e mentre poi lui controllava i bambini che alle 20 bisognava portargli via il mio laptop su cui guardavano cartoni a letto, Lucas mi ha rimesso in ordine tutto il giardino davanti, che ormai spuntavano i crochi ed era un peccato non goderseli. E il giorno dopo passava la nettezza grandi carichi e mi ha messo sul marciapiede tutti i rommici da buttar via.
Che la vicina sudafricana su facebook mi ha fatto i complimenti e l'altra incrociata al supermercato mi ha detto che mezzo vicinato le ha detto "che bello era ora". Che un giardino disastrato, bisogna dirlo, è lo scandalo di tutta la strada e se io finora volevo ignorarlo, adesso lo so che il controllo sociale in Olanda esiste, funziona e mi fa girare spaventosamente le palle.
Che dirvi, io quelle due ore lì a Lucas avrei di gran lunga preferito fargli verniciar i due tavoli che attendono e che uno finirà per marcirmi in giardino se non gli dò la mao protettiva. Che poteva montarmi le porte all'armadio. Appendermi dei lampadari. Rimettere insieme la cassettiera che mi serve con urgenza in cucina e sta smontata nella baracca. Che poteva fissarmi al muro la vetrina che non posso rimetterci dentro niente di quello che ho sparso su pavimento e in scatoloni vari per tutta la cucina. Potevo rendermi la casa più vivibile e la vita più facile.
Invece toccava sistemare il giardino, perché le lettere minatorie ancora nn mi arrivano ma i commentini en passant e le occhiate le avevo recepite tutte.
Il giardino me lo sarei voluto fare io con calma alla prima giornata di sole, adesso che la temperatura si è alzata, alla prima giornata di sole che ho liera, avrei voluto. Ma ero consapevolissima del fatto che ciò mi avrebbe allontanato di ulteriori 20 anni le probabilità di contatto con i vicini, che inutile che li invito a prendersi un caffé per conoscerci, con un giardino così non sarebbero venuti perché chissà che gente siamo.
"Si", tentava di spiegarmi la cara amica in visita, "ma in fondo il giardino è tuo e ci fai quello che ti pare, nel giardino di dietro intendo. Quello davanti ce l'hai sulla strada e in fondo sei contenta anche tu che adesso è così bello".
Ecco, io non sono d accordo. Ma se io nel giardino davanti intendo farci stabilmente il deposito rottami di casa mia, perché mai non posso? Perché qui l'ostracismo è una cosa seria. Sti cazzi, posso dirlo? Ho un bel giardino in ordine ma sono incazzata uguale.
lunedì 15 febbraio 2010
Pelandrite prima della tempesta (e ricettina d'emergenza)
Da domani sono in giro per lavoro e Ennio ha avuto l'intuizione geniale di farselo venire stamattina l'attacco di pelandrite. Per cui sta a casa, mi aiuta a riordinare (sto spalando letame), spalando abbiamo ritrovato la spina del Bontempi e sta suonacchiandoselo (voglio un piano che almeno non ha le funzioni pelandro, ovvero Jingle bells e il Valzer delle candele di default che non lo posso sentire più).
Fra un po' lo porto giù a riverniciare il tavolo, che stavolta l'attacco di pelanrite coincide con un giorno, non dico di sole, ma di luce più allegra del solito. si stanno allungando le giornate: un po' già si vedeva al mattino, che prima uscivano alle 8 al buio e adesso escono sempre alle 8 con una luce sempre più blu.
Ma la vera differenza si è vista giovedì pomeriggio nell'andare in piscina alle 17. La settimana prima era buio, stavolta c'è stata luce per una grassa mezz'ora in più. I miei crochi stanno spuntando timidamente.
Insomma, mi viene un attacco di pulizie di primavera finché c'è un pochino di voglia.
Sabato i santi suoceri sono venuti a darci una mano approfittando dell'ultimo giorno libero per le prossime 5 settimane: il capo e pater hanno finalmente montato l'armadione nella nicchia del corridoio sopra, prima o poi ci metteremo anche le porte scorrevoli. E quindi posso aprire scatoloni.
Spero che anche la consegna di piastrelle della vicina al lavoro, che ha ricevuto come istruzioni dal fornitore quello di guardarli in modo un po' sexy i trasportatori, che sono proprio del tipo omaccione rude, arrivi un po' in orario. Eseguirò. Così gli apro la porta, li faccio scaricare e poi siamo liberi. E giovedì così apre lei al riparalavatrici che mi arriva mentre io vado per porcilaie con un cliente.
E Santasuocera mi ha pulito varie cosette in cucina istigandomi a pulirne altre io e soprattutto ha stirato. E alla fine mi sono anche preparata il 'dado' granulato di verdure fresche, mia estrema ratio nelle settimane di lavoro matto e disperatissimo.
Dado d'emergenza per casalinghe occupate
Ingredienti (quantità rigorosamente ad occhio)
4 porri
7 carote
1 sedano rapa
(va bene anche un cespo di sedano intero)
sale
Facoltativo:
prezzemolo
aglio
tutte le erbette e gli odori che avete in casa (mano leggera con timo, rosmarino e salvia che tendono a fare un po' la parte del leone), un paio di coste di bieta, mezzo peperone avanzato (o anche intero comprato apposta)
Lavate le verdure e gli odori, spezzettateli e fategli fare un gran bel giro di valzer nel robot da cucina, insieme a del sale (deve essere un pelino più salato di quanto gradiate in una pietanza normale) che così si mischia bene da se. io ci ho messo il sale grosso, ma così, per sfizio.
Mettete a scolare in un passino messo sul lavandino o sopra un contenitore per raccogliere il liquido, e dopo svariate ore o una notte intera, vi svegliate con questo profumo da mastro verduraio per tutta la casa, che più salite ai piani alti più predomina il porro, ma in modo piacevole.
Se vi manca un passino di dimensioni adatte, il che può succedere di accorgersene quando tutte le verdure sono già sminuzzate, basta tirar fuori il solito strofinaccio lavato ma non candeggiato (che tanto le macchie di verdura ce le ritrovate tutte, quindi cui prodest?), sciacquarlo e strizzarlo bene che non resti la puzza di ammorbidente, avvolgerci tutto dentro e se proprio volete fare le cose bene, persino metterci un peso sopra.
Dopo le svariate ore mettete il tutto in barattoli, tupperware e altro e conservate in frigo fino a un mese (ma anche due). Perde un po'di colore e con il tempo potreste sentire un odorino di crauto che altro non è che cavolo in salamoia e quindi stiamo parlando della stessa cosa usata prima, ma va bene sempre (sto ancora qui a raccontarvelo, no?)
Lo uso in tutti i soffritti, le minestre, i sughi, i ripieni in particolare le polpette (quantità uguale a o poco meno della carne, così si imboscano verdure negli stomachini capricciosi delle belve senza colpo ferire, che l'avete notato che proprio quelle volte che una non sa dove sbattere la testa per la fretta tutte le paturnie alimentari dei figli saltano fuori?) e delle volte, in preda a disperazione, ne butto svariate cucchiaiate nell'acqua della pastina, ci aggiungo un cucchiaio d'olio crudo e formaggio e voilà, minestrone formato brunoise e passa la paura. E se siete della scuola passato di verdure, prima di metterci la pastina a cuocere, un giro di minipimer e passa la paura.
Che con questo trucco cucinare un pasto quasi equilibrato ci vuole davvero giusto il tempo di bollire l'acqua della pasta.
Inoltre fra poco faccio lo stesso lavoro con il mezzo cavolo rosso che mi è avanzato ieri, hai visto mai che torni utile?
Altre scorte viveri della settimana: due broccoli del contadino e orecchiette pronti all'appello e gnocchi nel surgelatore. Per il resto, pizza del supermercato se proprio stiamo messi tanto male.
Fra un po' lo porto giù a riverniciare il tavolo, che stavolta l'attacco di pelanrite coincide con un giorno, non dico di sole, ma di luce più allegra del solito. si stanno allungando le giornate: un po' già si vedeva al mattino, che prima uscivano alle 8 al buio e adesso escono sempre alle 8 con una luce sempre più blu.
Ma la vera differenza si è vista giovedì pomeriggio nell'andare in piscina alle 17. La settimana prima era buio, stavolta c'è stata luce per una grassa mezz'ora in più. I miei crochi stanno spuntando timidamente.
Insomma, mi viene un attacco di pulizie di primavera finché c'è un pochino di voglia.
Sabato i santi suoceri sono venuti a darci una mano approfittando dell'ultimo giorno libero per le prossime 5 settimane: il capo e pater hanno finalmente montato l'armadione nella nicchia del corridoio sopra, prima o poi ci metteremo anche le porte scorrevoli. E quindi posso aprire scatoloni.
Spero che anche la consegna di piastrelle della vicina al lavoro, che ha ricevuto come istruzioni dal fornitore quello di guardarli in modo un po' sexy i trasportatori, che sono proprio del tipo omaccione rude, arrivi un po' in orario. Eseguirò. Così gli apro la porta, li faccio scaricare e poi siamo liberi. E giovedì così apre lei al riparalavatrici che mi arriva mentre io vado per porcilaie con un cliente.
E Santasuocera mi ha pulito varie cosette in cucina istigandomi a pulirne altre io e soprattutto ha stirato. E alla fine mi sono anche preparata il 'dado' granulato di verdure fresche, mia estrema ratio nelle settimane di lavoro matto e disperatissimo.
Dado d'emergenza per casalinghe occupate
Ingredienti (quantità rigorosamente ad occhio)
4 porri
7 carote
1 sedano rapa
(va bene anche un cespo di sedano intero)
sale
Facoltativo:
prezzemolo
aglio
tutte le erbette e gli odori che avete in casa (mano leggera con timo, rosmarino e salvia che tendono a fare un po' la parte del leone), un paio di coste di bieta, mezzo peperone avanzato (o anche intero comprato apposta)
Lavate le verdure e gli odori, spezzettateli e fategli fare un gran bel giro di valzer nel robot da cucina, insieme a del sale (deve essere un pelino più salato di quanto gradiate in una pietanza normale) che così si mischia bene da se. io ci ho messo il sale grosso, ma così, per sfizio.
Mettete a scolare in un passino messo sul lavandino o sopra un contenitore per raccogliere il liquido, e dopo svariate ore o una notte intera, vi svegliate con questo profumo da mastro verduraio per tutta la casa, che più salite ai piani alti più predomina il porro, ma in modo piacevole.
Se vi manca un passino di dimensioni adatte, il che può succedere di accorgersene quando tutte le verdure sono già sminuzzate, basta tirar fuori il solito strofinaccio lavato ma non candeggiato (che tanto le macchie di verdura ce le ritrovate tutte, quindi cui prodest?), sciacquarlo e strizzarlo bene che non resti la puzza di ammorbidente, avvolgerci tutto dentro e se proprio volete fare le cose bene, persino metterci un peso sopra.
Dopo le svariate ore mettete il tutto in barattoli, tupperware e altro e conservate in frigo fino a un mese (ma anche due). Perde un po'di colore e con il tempo potreste sentire un odorino di crauto che altro non è che cavolo in salamoia e quindi stiamo parlando della stessa cosa usata prima, ma va bene sempre (sto ancora qui a raccontarvelo, no?)
Lo uso in tutti i soffritti, le minestre, i sughi, i ripieni in particolare le polpette (quantità uguale a o poco meno della carne, così si imboscano verdure negli stomachini capricciosi delle belve senza colpo ferire, che l'avete notato che proprio quelle volte che una non sa dove sbattere la testa per la fretta tutte le paturnie alimentari dei figli saltano fuori?) e delle volte, in preda a disperazione, ne butto svariate cucchiaiate nell'acqua della pastina, ci aggiungo un cucchiaio d'olio crudo e formaggio e voilà, minestrone formato brunoise e passa la paura. E se siete della scuola passato di verdure, prima di metterci la pastina a cuocere, un giro di minipimer e passa la paura.
Che con questo trucco cucinare un pasto quasi equilibrato ci vuole davvero giusto il tempo di bollire l'acqua della pasta.
Inoltre fra poco faccio lo stesso lavoro con il mezzo cavolo rosso che mi è avanzato ieri, hai visto mai che torni utile?
Altre scorte viveri della settimana: due broccoli del contadino e orecchiette pronti all'appello e gnocchi nel surgelatore. Per il resto, pizza del supermercato se proprio stiamo messi tanto male.
domenica 27 dicembre 2009
Le sane guancette rosee
Ah, che belle queste sane facciotte nordiche, bianche e rosse, che splendono nel gelo dicembrino. Non so se avete presente, i pattinatori con le guanciotte al vento e le guance incandescenti che ti viene il dubbio che brillino al buio, come lo schermo del cellulare.
Ecco, gli olandesi ce l'hanno forte, il mito delle belle guaciotte rosee e sane. E l'hanno attaccato ai miei figli.
Arriviamo dai nonni il pomeriggio del 25, ritardati da maltempo e ghiaccio e la prima cosa che noto dei miei figli sono le macchie incandescenti sulla faccia. no, ma proprio quelle guancione purpuree dei poveri contadinelli con le mani piene di geloni.
Vabbè, hanno anche trascorso una settimana a giocare nella neve e a fare il mega pupazzo di neve davanti casa, che si è nel frattempo miseramente sciolto. Passo un dito affettuoso e investigativo sulla guanciotta del mio primogenito, e sento un raspare sospetto. Sospiro e taccio.
Ieri, Santo Stefano, la famiglia Diga è andata in piscina ad ammirare i progressi della prole che grazie agli investimenti della santa oma che da quasi due anni gli paga le lezioni private di nuoto durante le vacanze che passano da olei.
"Siete ancora voi?" fa la signora alla cassa.
Li conoscono bene, infatti ogni volta che tentiamo di togliere i braccioli obbligatori ad Orso, che deve farci vedere come fa il morto e come fa il crawl, arriva un bagnino":
"Di chi sono quei braccioli lì?" che sanno benissimo che il diploma A ancora nn ce l'ha. in un'altra piscina potevamo mentire e dire che ce l'aveva, e allora avrebbe potuto fare qualche bracciata senza.
Ma si diceva delle sane guanciotte rosse, che la mamma premurosa con figlio ex-exematico non va in piscina in mezzo alla neve senza tubi di crema e barattolini di unguenti.
"Nooo,"protesta Ennio divincolandosi "così mi rovini le mie belle guancette sane".
Tu quoque, figlio mi.
LE
SANE
GUANCETTE
ROSEE
Tutta couperose. Basta passarci il dito sopra e senti la consistenza della cartavetrata 120. A Ennio, la grana 90.
Certi miti sono duri a morire.
E la povera mamma italiana le tocca armarsi di formati gigante di unguentum, lanoline, vaseline e olio di mandorle per ristabilire il sano equilibrio cutaneo.
Perché io ho un segnale inquivocabile che mi dice quando è ora di andarsene dalla piscina, nonostante il grado di divertimento. è quando il cloro comincia a sgretolarmi le guancette. E anche la fronte.
Sarà per questo che non ho mai imparato a nuotare.
Ecco, gli olandesi ce l'hanno forte, il mito delle belle guaciotte rosee e sane. E l'hanno attaccato ai miei figli.
Arriviamo dai nonni il pomeriggio del 25, ritardati da maltempo e ghiaccio e la prima cosa che noto dei miei figli sono le macchie incandescenti sulla faccia. no, ma proprio quelle guancione purpuree dei poveri contadinelli con le mani piene di geloni.
Vabbè, hanno anche trascorso una settimana a giocare nella neve e a fare il mega pupazzo di neve davanti casa, che si è nel frattempo miseramente sciolto. Passo un dito affettuoso e investigativo sulla guanciotta del mio primogenito, e sento un raspare sospetto. Sospiro e taccio.
Ieri, Santo Stefano, la famiglia Diga è andata in piscina ad ammirare i progressi della prole che grazie agli investimenti della santa oma che da quasi due anni gli paga le lezioni private di nuoto durante le vacanze che passano da olei.
"Siete ancora voi?" fa la signora alla cassa.
Li conoscono bene, infatti ogni volta che tentiamo di togliere i braccioli obbligatori ad Orso, che deve farci vedere come fa il morto e come fa il crawl, arriva un bagnino":
"Di chi sono quei braccioli lì?" che sanno benissimo che il diploma A ancora nn ce l'ha. in un'altra piscina potevamo mentire e dire che ce l'aveva, e allora avrebbe potuto fare qualche bracciata senza.
Ma si diceva delle sane guanciotte rosse, che la mamma premurosa con figlio ex-exematico non va in piscina in mezzo alla neve senza tubi di crema e barattolini di unguenti.
"Nooo,"protesta Ennio divincolandosi "così mi rovini le mie belle guancette sane".
Tu quoque, figlio mi.
LE
SANE
GUANCETTE
ROSEE
Tutta couperose. Basta passarci il dito sopra e senti la consistenza della cartavetrata 120. A Ennio, la grana 90.
Certi miti sono duri a morire.
E la povera mamma italiana le tocca armarsi di formati gigante di unguentum, lanoline, vaseline e olio di mandorle per ristabilire il sano equilibrio cutaneo.
Perché io ho un segnale inquivocabile che mi dice quando è ora di andarsene dalla piscina, nonostante il grado di divertimento. è quando il cloro comincia a sgretolarmi le guancette. E anche la fronte.
Sarà per questo che non ho mai imparato a nuotare.
giovedì 24 settembre 2009
Mi sono arrivate le piastrellllllllleeeee!

No, il blog è una cosa santa per archiviare i fatti tuoi nulla da fare. Vi ricordate quanto tempo fa ho iniziato a cercare piastrelle? Ecco, prima di questo che è pur sempre datato aprile 2008.
Ma a casa nostra le decisioni importanti si prendono così: io sono per gli impulsi documentati e ragionati (cioè ragiono, mi documento e scelgo poi d'impulso una cosa diversa). Il capo è per i ragionamenti documentati e perfezionisti, meglio se ci si prende tutto il tempo per il resto nel frattempo.
Adesso però abbiamo le nostre piastrelle bellissime e carinissime e con un po'di culo gli slovacchetti vengono lunedi o martedi a mettercele. E alla fine seguirà, si spera la cucina arrivata a dicembre e da allora in paziente attesa di pavimento.
E poi forse cominceremo ad avere una vita normale: aprire le scatole, arredare la cucina, arredare tutte le stanze che finora sono prese dalle scatole e i mobili ammucchiati.
Cominciare a mangiare normalmente.
E finalmente per me la parte più bella, giocare con i colori della cucina.
Diventa una cosa così come nella foto, ma di questo colore:

Un pavimento grigio in casa mia, chi lo avrebbe mai detto.
Crediti foto: www.refin.it
mercoledì 23 settembre 2009
Pulizie d'autunno
Cosa mi piace di più dell'autunno? La luce, quando c'è quel sole un po' più tiepido e pallido e debole di quello estivo, ma c'è e ancora non cede il passo alle nebbie e alla pioggia e al buio (aiuto, il cambio dell'orario incombe) Che da un pò di giorni alle 7, la nostra ora solita di risveglio, è buio e ci vogliono quei 15 minuti perché venga luce al mattino.
Ma la luce di giorno con il sole! Un tipo di luce che con il colore delle foglie che stanno seccando ci sta di un bene.
Ecco, a me il sole d'autunno mi fa come i temporali estivi, mi rende felice e mi carica di energie e voglia di fare e poi riposare.
E visto che ho deciso di uscire, tirandomene fuori con la gru, da tutto il periodo di paturnie varie, niente di meglio di una giornata di sole come quella di oggi per affrontare troppe cose rimandate.
E visto che quando una comincia le cose le vanno bene per forza, a un certo punto mi ha richiamata l'ometto che doveva venire a farmi dei lavoretti ieri ma che ci eravamo persi, è poi arrivato verso le 13 e mi ha cominciato a dipingere le porte di ingresso che ormai si trascinavano peggio della Fabbrica di san Pietro.
A quel punto, visto che gli scaffali per i libri sono pronti e mezzi pieni mezzi no, mentre quello dei fumetti non lo è ed ho la nostra unica stanza vivibile ingombra di scatoloni, ho cacciato tutta la letteratura dal sottoscala in camera nostra, l'ho sistemata in ordine alfabetico, spolverando già che c'ero gli scaffali, e risistemando nel sottoscala quello che mi stava tra i piedi.
Ho fatto un altro minestrone con tantissimo sedano, che prende subito un meraviglioso profumo di brodo, anche se era tanto vegan. E ho fatto il pane con la macchina, che nel frattempo non impasta più perché c'è qualcosa di bloccato, allora ho impastato in una ciotola e via. E avendo impastato ad occhio come faccio normalmente, con una pasta compatta e liscia, ho aggiunto nella forma anche dell'acqua, che secondo me la macchina del pane ha bisogno di più acqua. Quindi la pasta si è rifatta tutta la lievitazione con quell'acqua e poi è venuto benissimo, riempiendo la casa di profumi di casa.
E negli intervalli ho fatto 4 lavatici, che quando una prende il ritmo poi va.
Ed avendo svuotato una serie di scatoloni, ho deciso di portarli all'amica in fase di trasloco, e visto che avevo fretta e non mi andava di cercare una borsa ho preso in mano il portafoglio dicendo all'ometto pittore: le chiavi le lascio, tanto ci sei tu in casa.
Ed essendo l'ometto uscito per aiutarmi a caricare gli scatoloni in macchina, la porta si è chiusa e siamo rimasti senza chiavi. Fuori. Con le due case a pianoterra accanto che non sono ancora abitate. Altri vicini che non conosco un po' più in là assenti. La macchina a nolo che scadeva. La vicina simpatica che conosciamo, che speravo il capo le avesse lasciato una chiave di scorta, che non l'aveva ma mi ha seguita con una vecchia carta di credito e un appendino, nella speranza di infilarlo nella buca delle lettere e cercare di tirar giù la maniglia.
E la terza delle figli eccitatissima che chiedva: cosa sta succedendo, cosa state facendo? Ed era felicissima dei calzettoni nuovi grigi a stelle verdi.
E ho così scoperto che i profili antieffrazione che abbiamo fungono benissimo, con la carta di credito non ci arrivi ad aprire. e neanche con l'appendino.
Siamo allora andati in due con l'ometto a scaricare gli scatoloni e riprendere i bambini, qualche anima geniale ha deciso di chiudere una delle corsie del tunnel all'ora di punta e in concomitanza con un ingorgo straordinario e spaventoso sulla tangenziale est mentre la tangenziale ovest, oltre ad avere un tunnel sfigato di suo (ci convergono due autostrade e quindi c'è il semaforo, a turni ci si entra dall'una o dal'altra) attualmente pare abbia una perdita da qualche parte e non ho capito se l'hanno chiuso o no.
Siamo arrivati facendo il km. lanciato a cinque minuti dalla chiusura del doposcuola, sono stati così carini da riaccendermi il computer per farmi prolungare il noleggio, che poi alla fine sono pure arrivata precisa al minuto dell'orario vecchio, ma senza stress, vuoi mettere.
Al ritorno trovo un vicino tante porte più in là che mi fa entrare in giardino e mi trova una scaletta per salire sul tetto delle baracche. Che adesso abbiamo tutte le impalcature per ripitturare gli infissi dell'intero blocco tranne casa nostra, e i giardini posteriori sono stati resi comunicanti da una serie di passarelle tra una baracca e l'altra, che di giorno dal primo piano ti guardi sempre negli occhi con quache bonazzo in tuta che ci cammina sopra e il capo ha infilato un asciugamano nella finestra del bagno per fare da tenda, che io ce la volevo mettere una tenda e mia suocera che diceva: ma no, chi vuoi che ti ci guardi al secondo piano?
E siccome nella casa accanto ala nostra non ci abitano, i pittori avevano lasciato due scalette in giardino, le ho viste mentre stendevo i panni, una comodamente appoggiata alle baracche, da cui quindi non mi sono dovuta spenzolare per scendere. E così anch'io mi sono trovata per un attimo faccia a faccia con una quasi dirimpettaia basita a cui ho spiegato: ci siamo chiusi fuori, e lei ha annuito, comprensiva.
Poi ho allungato la scaletta, che menomale che ne abbiamo una uguale, l'ho poggiata al balcone, fortunatamente aperto che oggi c'era il sole, appunto e sono salita entrando nella cucina da campo in concomitanza con Ennio, che avendo il braccino piccolo e con qualche attrezzo, che abbiamo il giardino davanti pieno di attrezzi, è riuscito ad aprire la porta e rientrare.
Pero vuoi mettere il gusto della passeggiata a mezz'aria tra i giardini e il contatto con vicini sconosciuti?
Che le pulizie d'autunno servono a tante cose, oltre che a ritemprare il corpo e lo spirito.
Ma la luce di giorno con il sole! Un tipo di luce che con il colore delle foglie che stanno seccando ci sta di un bene.
Ecco, a me il sole d'autunno mi fa come i temporali estivi, mi rende felice e mi carica di energie e voglia di fare e poi riposare.
E visto che ho deciso di uscire, tirandomene fuori con la gru, da tutto il periodo di paturnie varie, niente di meglio di una giornata di sole come quella di oggi per affrontare troppe cose rimandate.
E visto che quando una comincia le cose le vanno bene per forza, a un certo punto mi ha richiamata l'ometto che doveva venire a farmi dei lavoretti ieri ma che ci eravamo persi, è poi arrivato verso le 13 e mi ha cominciato a dipingere le porte di ingresso che ormai si trascinavano peggio della Fabbrica di san Pietro.
A quel punto, visto che gli scaffali per i libri sono pronti e mezzi pieni mezzi no, mentre quello dei fumetti non lo è ed ho la nostra unica stanza vivibile ingombra di scatoloni, ho cacciato tutta la letteratura dal sottoscala in camera nostra, l'ho sistemata in ordine alfabetico, spolverando già che c'ero gli scaffali, e risistemando nel sottoscala quello che mi stava tra i piedi.
Ho fatto un altro minestrone con tantissimo sedano, che prende subito un meraviglioso profumo di brodo, anche se era tanto vegan. E ho fatto il pane con la macchina, che nel frattempo non impasta più perché c'è qualcosa di bloccato, allora ho impastato in una ciotola e via. E avendo impastato ad occhio come faccio normalmente, con una pasta compatta e liscia, ho aggiunto nella forma anche dell'acqua, che secondo me la macchina del pane ha bisogno di più acqua. Quindi la pasta si è rifatta tutta la lievitazione con quell'acqua e poi è venuto benissimo, riempiendo la casa di profumi di casa.
E negli intervalli ho fatto 4 lavatici, che quando una prende il ritmo poi va.
Ed avendo svuotato una serie di scatoloni, ho deciso di portarli all'amica in fase di trasloco, e visto che avevo fretta e non mi andava di cercare una borsa ho preso in mano il portafoglio dicendo all'ometto pittore: le chiavi le lascio, tanto ci sei tu in casa.
Ed essendo l'ometto uscito per aiutarmi a caricare gli scatoloni in macchina, la porta si è chiusa e siamo rimasti senza chiavi. Fuori. Con le due case a pianoterra accanto che non sono ancora abitate. Altri vicini che non conosco un po' più in là assenti. La macchina a nolo che scadeva. La vicina simpatica che conosciamo, che speravo il capo le avesse lasciato una chiave di scorta, che non l'aveva ma mi ha seguita con una vecchia carta di credito e un appendino, nella speranza di infilarlo nella buca delle lettere e cercare di tirar giù la maniglia.
E la terza delle figli eccitatissima che chiedva: cosa sta succedendo, cosa state facendo? Ed era felicissima dei calzettoni nuovi grigi a stelle verdi.
E ho così scoperto che i profili antieffrazione che abbiamo fungono benissimo, con la carta di credito non ci arrivi ad aprire. e neanche con l'appendino.
Siamo allora andati in due con l'ometto a scaricare gli scatoloni e riprendere i bambini, qualche anima geniale ha deciso di chiudere una delle corsie del tunnel all'ora di punta e in concomitanza con un ingorgo straordinario e spaventoso sulla tangenziale est mentre la tangenziale ovest, oltre ad avere un tunnel sfigato di suo (ci convergono due autostrade e quindi c'è il semaforo, a turni ci si entra dall'una o dal'altra) attualmente pare abbia una perdita da qualche parte e non ho capito se l'hanno chiuso o no.
Siamo arrivati facendo il km. lanciato a cinque minuti dalla chiusura del doposcuola, sono stati così carini da riaccendermi il computer per farmi prolungare il noleggio, che poi alla fine sono pure arrivata precisa al minuto dell'orario vecchio, ma senza stress, vuoi mettere.
Al ritorno trovo un vicino tante porte più in là che mi fa entrare in giardino e mi trova una scaletta per salire sul tetto delle baracche. Che adesso abbiamo tutte le impalcature per ripitturare gli infissi dell'intero blocco tranne casa nostra, e i giardini posteriori sono stati resi comunicanti da una serie di passarelle tra una baracca e l'altra, che di giorno dal primo piano ti guardi sempre negli occhi con quache bonazzo in tuta che ci cammina sopra e il capo ha infilato un asciugamano nella finestra del bagno per fare da tenda, che io ce la volevo mettere una tenda e mia suocera che diceva: ma no, chi vuoi che ti ci guardi al secondo piano?
E siccome nella casa accanto ala nostra non ci abitano, i pittori avevano lasciato due scalette in giardino, le ho viste mentre stendevo i panni, una comodamente appoggiata alle baracche, da cui quindi non mi sono dovuta spenzolare per scendere. E così anch'io mi sono trovata per un attimo faccia a faccia con una quasi dirimpettaia basita a cui ho spiegato: ci siamo chiusi fuori, e lei ha annuito, comprensiva.
Poi ho allungato la scaletta, che menomale che ne abbiamo una uguale, l'ho poggiata al balcone, fortunatamente aperto che oggi c'era il sole, appunto e sono salita entrando nella cucina da campo in concomitanza con Ennio, che avendo il braccino piccolo e con qualche attrezzo, che abbiamo il giardino davanti pieno di attrezzi, è riuscito ad aprire la porta e rientrare.
Pero vuoi mettere il gusto della passeggiata a mezz'aria tra i giardini e il contatto con vicini sconosciuti?
Che le pulizie d'autunno servono a tante cose, oltre che a ritemprare il corpo e lo spirito.
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