Visualizzazione post con etichetta Piezz' e core. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Piezz' e core. Mostra tutti i post

lunedì 30 gennaio 2012

Pensa se mi sposavo una stronza olandese


Questo mese abbiamo avuto visite, amici, sconosciuti, mia mamma, partiva uno e arrivava l' altro. la casa è un disastro e il maschio patisce una serie di stress suoi extramoenia, ma quando torna trova il casino e non riesce a rilassarsi (sapesse io che non lavoro fuori e corro tutto il giorno pensando: appena ho due minuti sgombro di qua, aggiusto di là, macchè).

Insomma tornavamo dal compleanno di famiglia a Rotterdam e mi chiede:
"Ma ti va di parlare con me?"
"Ma lo chiedi?"

E mi si sfoga un po' sul lavoro, che mi fa sempre bene sentire che si fida di me e di quello che li posso dire per relativizzare le cose. Poi ci diciamo che tocca volerci più bene e coccolarci di più e sistemar casa che così stiamo meglio.

"E adesso non viene più nessuno?"
"Non che io sappia".
"No, perché l' altra volta mi sono ritrovato nudo di sopra in bagno e loro sono rientrati e io non sapevo bene che fare, insomma a volte mi manca un po' di privacy, anche se poi mi è piaciuto molto conoscer gente, e ci hanno cucinato quelle cose buone e abbiamo chiacchierato. Ma va bene così, non credere che voglia dire che non, pensa se invece mi sposavo una stronza olandese, poi mi toccava stare in casa con lei'.
"Invece ti sei sposato questa stronza qui e ti tocca stare con lei".
'Si ma mi piace".

L' idillio viene interrotto sal sedile posteriore:
"Mamma, papà, io so per certo che voi due fate sesso qualche volta".
Risposte simultanee:
"Certo amore, ci mancherebbe altro, ci amiamo, ci piacciamo, perché non dovremmo?"
"Orso, che schifo, ma come ti viene in mente una roba del genere?"

Poi che una si chiede l' effetto che può fare ai figli vivere con noi due. Magari con la stronza olandese rischiavano di meno.

Keep calm e ricordatevi: i figli sentono tutto. Specie quello che non è rivolto a loro.

venerdì 27 gennaio 2012

10 (oddio dieci, ma quando è successo?)

Da due giorni gli abruzzesi di Amsterdam o mi fanno cazziatoni o mi offrono dei gran begli aiuti gratis, spesso entrambi e io sono di nuovo sotto raffreddore di testa, oh, yeah.

C' è che per una commistione astrale di cose che forse ho detto ma non mi ricordo perché avevo la testa ovattata, il naso che cola, la gola che brucia e gli abruzzesi incazzati alle costole, oh yeah.

E ieri avevamo iniziato a fare i sacchetti di popcorn da offrire a scuola, ma mi faceva incazzare solo vedere come li riempivano e il pop corn sparso a chili per casa, per cui mi sono scordata di finirli e stamattina di corsa fai 24 sacchetti e portali a scuola ed entra in extremis e litiga con il padre dei tuoi figli prima di uscire che ci si sta tra i piedi e il disordine, ma lo capisce lui che sto lavorando come una disperata, e ho il raffreddore di testa e devo organizzare una roba di abruzzesi che non me l'ha chiesta nessuno, l' ho decisa io e ben mi sta? (Il budget però, piccolo, ma lo hanno creato).

Volevo fare una torta, ma poi anche no, e domani una cena di pesce, ma non cucino io, e Ennio vuole smettere con il coro perché è stanco, ma io ancora non riesco a parlare con la direttrice e sono due settimane che ce lo trascino di peso, ma oggi anche no, oh yeah.

(E siete contenti che vi risparmio l' amarcord del parto? oh ariyeah).

Insomma eravamo tutti a casa presto, il maschio alfa che finita la faticosa gestione degli abruzzesi et dona ferentes, e li amo, 'sti stronzi col senso del clan, che bello il clan mi fa: ma non avevi detto che facevi la torta?

Eh, l' avrò detto. Dico tante cose.

E abbiamo letto tre cartoline bellissime

e detto alla nonna in Francia in visita ala sorella che Ennio ha detto che le manca,

e lei allora domani prende il treno e torna da noi, perché le manchiamo anche noi,

e ho apparecchiato la tavola con la tovaglia ricamata, i bicchieri di cristallo molato, le posate d'argento non lucidate e il servizio dei compleanni di mia mamma, ora nostro e usato per la prima volta, con la fascia d' argento intorno e pochi piatti rimasti (e ne ho pure spaccato in due uno da dessert, ma di quelli ne avevo di più)

e mangiato le penne al pesto

e due fettine di salmone affumicato io e il capo

e la crema pasticcera con i savoiardi dentro, con la roba che avevo comprato per la torta

(poi Ennio ha preteso e ottenuto anche tre mini-pizzette surgelate come ammazzacaffè)

e ha messo un dito nel soave di Battistella, lo ha leccato e ha detto: buono!

e detto noi: che bello, dieci anni, proprio una cifra tonda. Fra altri 10 anni ne avrai venti (and all that sort of things)

Ma glielo aveva già detto il programma del giardino dei numeri su Internet, a cui lo ha iscritto la scuola per giocare imparando e che nella finestrella dei suoi dati ci ha scritto il suo nome e 10 anni e ogni tanto sullo schermo del gioco passava un aereo con lo strisicone:
"Ennio, 10 anni, auguri, eh?"

Perché come dicevamo con Elena WorldWideMom in Carpe Diem, io mica me li ricordo granché i primi anni, c' era troppo da fare.

Ma ho la fermissima intenzione di ricordarmi quelli dopo.

martedì 17 gennaio 2012

Impagabile

Andare a scuola in macchina la mattina con la primaluce, ascoltando Albachiara e tenendo per mano Orso tutto il tempo, così che alla rotatoria sono entrata in terza facendo freno e frizione per rallentare senza dovermi staccare per scalare la marcia, tanto a quell' ora è deserta: impagabile.

Che Orso sarà cresciuto più spaventosamente di quanto ci accorgiamo noi che lo vediamo tutti i giorni, porta il 33 di piede, è secco secco, ma conserva ancora un residuo di manina paffutella e liscia che mi stronca (si, Bisca, lo so, è colpa mia, Ennio lo tratto più da pari mentre a Orso sto troppo addosso, oh, sono la mamma, mica il postino, ma come faccio a scordarmi che è il mio cucciolo quando comunica a bacetti e ha quelle manine lì, me lo spieghi? Te lo mando un mese ad aiutarti con l' orto, fagli venire i calli che risolviamo).

Tornare dal doposcuola in macchina con Ennio ascoltando Faccio il militare I e II facendone l' esegesi così capisce tutto.

"Ma questa è la traccia 5".
"Si".
"Ma che fa, la ricantano?"
"Si, ma la segnano come un' altra canzone".
"Comodo. Ma come è già finita?"
"Si".

E a cena:
"...e se ci portano via le armi? Come la facciamo la guerra, dimmi, con i bastoni?"
"... non lo so, io piango e basta".
(Le vocine nasali ce le mettete voi, OK?

Comunque, qui un passetto alla volta ci stiamo dando una calmata. Da un paio di giorni Orso è in uno stato di grazia, aiuta, ascolta, se si incazza si fa ricordare la proposizione del nuovo anno suggerita da suo padre di cercare di aspettare un pochino prima di incazzarsi e capire se serve. Mangia chili di spaghetti. Inizia ad addormentarsi la sera.

Ennio sta cominciando da oggi pomeriggio ad essere allegro, anche se ha le occhiaie fino ai premolari, anche se la sera non dorme, e ogni mattina ha una paturnia che bisogna massaggiargli l' anima, farlo ridere e farlo mangiare e cacciarlo a calci da casa per mandarlo a scuola che la pelandrite non è una ragione di assenza giustificabile, Adesso gli dico che se si è stufato del coro smettiamo, anche se lo trovo un peccato enorme, comincerò a guardarmi tutti gli allenamenti di calcio del mercoledi da bordo campo anche se rischio l' assiderazione e vediamo se si sente preso abbastanza sul serio sulla cosa che piace a lui da decidere di non smettere quall' altra che gli piace pure ma gliel' ho suggerita io.

Signore che disastro i quasi rpeadolescenti. E a me che sembrava di aver già donato con la prima infanzia.

Meno male che posso aggrapparmi al Vasco.

lunedì 9 gennaio 2012

Vanitas vanitatis




Giovedi, prima di ripartire dalla montagna per Cracovia, dopo una mattinata pigra in cui ho preso la macchina e me ne sono andata per i Tatra da Bialka a Zakopane, passando per Bukowina dove da ragazzina andavo in colonia estiva (senza fare nulla di che, guidare, guardare, cazzeggiare e non riconoscere una cippa per quanto sono cambiati questi posti negli ultimi 31 anni) e dopo una lezione di sci in notturna dalle 17 alle 19 (dei figli, non mia che alla fine ho deciso di volermi bene e rispettare la caviglia dolorante), siamo andati per la seconda volta alle piscine termali.

I maschi hanno deciso di prendersi il solo biglietto per la sezione rumorosa, con gli scivoli, la musicaccia e robe varie, ma io ho insistito per fare anche il supplemento per la zona silenziosa, che ce n' era tanto bisogno.

Me in piscina senza lenti a contatto mi frega che sono orba. ma andare nella vasca esterna della piscina silenziosa, che stai lì di notte con i vapori bianchi che aleggiano e non vedi quindi manco chi ti sta a un metro, la lunona sopra di te e le bollicine sotto di te, sdraiati in mezzo alle bollicine, appunto, secondo me va catalogata come extra-bodily experience. Ignorance is a blessing, si dice, ma per me lo è l' orbitudine, in queste condizioni. Poi vogliamo mettere la musichina rilassante newAge in sottofondo con arpe suadenti e un cembalino occasionale?

A questo giro, appiccicandomici sopra per leggere mi son pure informata sulle acque in cui mi immergo, apprendendo che sgorgano a 2500 mt. di profondità con una temperatura di 80 gradi ("Due chilometri e mezzo di tubo, ma come hanno fatto?", strabiliava il capo. "Ma no, sarà un pozzo artesiano e la pressione spinge su l' acqua, avranno dovuto solo trivellare" rispondo io con la nonchalance di chi le applicazioni tecniche le ha fatte seriamente alle medie).

Anche i bambini sono stati molto più gestibili e tranquilli, con tutti ci siamo fatti in formazioni alternate lo scivolo con il salvagentone doppio, e quando l' abbiamo fatto con il capo mi sono ricordata perché avevo giurato l' ultima volta di non farlo mai più: i nostri pesi insieme superano i 200 kg il che porta il salvagentone a fare il doppio giro della morte in curva.

"Ma mamma, in fondo la prima volta non lo conoscevamo e ci siamo dovuti scatenare, ma adesso che sapevamo cosa c' era abbiamo potuto fare con calma" mi ha spiegato Ennio. Esattamente quello che dice mia mamma, io li devo preparare il giorno prima e spiegargli cosa faremo. Se lo sapessi, il giorno prima, quello che voglio fare il giorno dopo.

La sera, dopo che siamo usciti dalla piscina e finalmente nevicava, ho fatto l' appello:
"Allora, per la prima volta da un mese ho le fosse nasali libere, non ho mal di gola, non ho mal di orecchio, non ho mal di testa, non mi fa male niente, e persino i crampi ai polpacci da sci non li sento più. Sto parlando troppo presto?"

E il giorno dopo a Cracovia, dopo grasso pisolo postprandiale e rassegnatami al fatto che causa Befana era tutto chiuso (dei festeggiamenti carini in piazza li hanno fatti mentre dormivo) e che quindi dovevo rinunciare allo shopping prepostomi, Ennio ha accettato di accompagnarmi alle bancarelle della Befana in piazza, se gli offrivo una cioccolata bianca da Wedel.

Ora, fare lo shopping regali per le amiche con tuo figlio che non aveva capito questa parte del programma è uno strazio che conosciamo tutti e che vi risparmio. Poi da Wedel c' era la fila. Allora propongo a mio figlio una visitina al volo alla chiesa di Santa Maria in piazza grande a Cracovia, dove accendiamo le candeline per i vari nonni e bisonni e da cui riesco e cerco una bancarella in cui ricomprare a Ennio la tazzona grande che ci si è rotta a casa.

Solo che lui inchioda e si mette a piangere. Perché la tazza che non ritroveremo mai più uguale, la chiesa con le tombe e i nostri cari defunti, concorrono a ricordargli la vanità della vita e lui non vuole che la gente muoia. Come non vuole che il fratello cambi scuola, che abbiamo traslocato e che il mondo non ti offra certezze immutabili anche se la varietà a noi ci piace assai.

"Ma non possiamo chiedere a zia Magda di rifarcela e disegnarcela uguale?" tanta è la fiducia nella zia artista, che anche se la sua specialità sono le miniature, i ritratti rivelatori della psiche del soggetto e la gioielleria, anche politica (poi ve la spiego).

No, non credo che zia Magda possa rifarcela proprio uguale, ma parliamone. Ci appropriamo del posto più sfigato di Wedel, un tavolinetto a due dietro la porta da cui entrano gli spifferi di chi entra ed esce, lo prendo in braccio, gli accarezzo la mano, parliamo, ordiniamo, la sua cioccolata bianca aromatizzata non gli piace e si finisce la mia, che seguiva al gelato alle noci e biscottini e robine buone e caloriche.

Lo trascino alle ultime bancarelle dove finalmente ritrovo quello che volevo, compriamo i regali per la befana sotto forma di tre magliette figo-gotiche su Cracovia, rientriamo a casa, chiudiamo le borse e le valigie, e sabato siamo partiti, ci siamo sbomballati 1200 e rotti chilometri con loro che giocavano a Piante contro Zombie sul telefonino del padre (e giochi con gli zombie come alternativa all' idea che la vita umana finisca? figlio mio, non sono molto d' accordo, il culto dei morti è una cosa seria).

Sarà una settimana incerta, non so quando ci risentiamo, ed è un peccato, perchè settimane fa, prima che mi ammalassi, c' è stata la mostra del corso di pittura di Orso dove mio figlio, a insaputa di tutti e con la collaborazione last-minute di una bimba, si è inventato un' istallazione-performance che manco Tracy Emin a sette anni. Ve la voglio raccontare con calma.

giovedì 15 dicembre 2011

Post compulsivo dedicato ai figli che ti vogliono proteggere: Ennio sabotatore

L' accordo tra loro e con noi era questo: Ennio smetteva di andare dalla terapeuta ma in qualsiasi momento gli fossero tornati i rimuginamenti, o voglia di farle un salutino, o checchessia, ce lo diceva e ci accordavamo. Idem Orso, che in terapia in fondo non c' era stato, semmai una sessione di traduzione per tirar fuori qualcosa che lui on esprime se non in modi ellittici perché quello è il suo modus comunicativo.
"E tenetemi aggiornata su come vi manda, cosa fanno i bambini, così, tanto per risentirci" disse la santa donna.

Ora, se qualcuno vuole sapere quanto sono stata insopportabile negli ultimi mesi e che liberazione è stata cambiare scuola a Orso, con tutto il casino logistico del primo paio di mesi fino a che non ci settiamo sui trasporti e i ritmi e l' eventuale doposcuola che adesso non c' è, lo sapete.

Che Ennio molto probabilmente avrebbe sofferto di abbandono, con tutto che gliene avevamo parlato da grande a grande, abbi pazienza, Orso ha un periodo difficile e dobbiamo aiutarlo, se certe volte a tavola si decide a parlare e vedi che ci interessa, per cortesia, anche se devi dire una cosa importantissima aspetta che finiamo, L' ha fatto ed è stato bravissimo. Ma diciamo che lo aspettavo al varco.

E il varco è arrivato in tanti modi. pianti alla notizia del cambio scuola: Orso mi mancherà moltissimo (commento di Orso: e poi il bello della nuova scuola è che non ho Ennio tra i piedi che mi da fastidio).

Insonnie ripetute, cambi di letto, io e il capo da un mese non ci facciamo una notte dico una di sonno insieme ininterrotto senza visite, traslochi o semplicemente uno di noi due che a metà della notte gli viene la frenesia di cose non finite, lavori da consegnare che abbandona il talamo e scappa con il laptop altrove. Bene, ci sta tutto. (E dico sempre un mese perchè è il massimo che la memoria mi concede, da una sindrome premestruale all' altra misa, ma so per certo che se dicessi due manco sbaglierei).

Poi saltano fuori molte altre cose: conflitto di lealtà con gli amici, visto che da un paio di mesi l' amico Tom Waits, bambino terribile della scuola che conosco da quando ha 5 anni, ha sviluppato un enorme amore reciproco per Ennio, e starebbero sempre insieme e dormirebbero sempre insieme e con sua madre non sono mai riuscita a scambiare due parole, non so se per sfiga o perchè delega al padre o che ne so, quando lo vado a prendere mi fa ciao con la manina dall' altro capo del soggiorno e riaffonda in quello che stava facendo.

Solo che con Tom Waits nei paraggi Ennio si instronzisce e in due mi riducono Orso sempre in lacrime. e io so benissimo cosa ci vorrebbe per Tom Waits, disciplina, confini chiari e una coerenza enorme nel farglieli tenere senza farsi distrarre dai suoi trucchi o dal fatto che ti prende per esaurimento. Ma se ne la scuola ne i suoi lo fanno, io le energie me le conservo per dargli ai miei figli quella coerenza e quei confini che già cos`^sono sfinita.

E poi quelle notizione sottobanco. Vado a portare Orso a scuola e scvambio due parole con la direttrice che ci ha reso a cuore fin dall' inizio e che ogni mattina sta fissa all' ingresso per salutare bambini e genitori (cosa che a scuola vecchia fa uno dei bidelli).
"Allora, mi sembra che sia felicissimo e che stia andando tutto bene" faccio io in preda al wishful thinking.
"Si, anche perchè ci ha detto che nell' altra scuola i bambini lo mobbizzavano".

A me non l' ha mai detto. Si, riferiva di liti o di quegli scazzi normali tra bambini che ogni 5 minuti sono i propri migliori amici o peggior nemici, ma mobbizzato? Costantemente? E non ci dice niente?

Anche Ennio ha i suoi prblemi con un paio di compagni di scuola, una volta sono amici, una volta no, comunque di un paio gli ho proprio dovuto dire di mettersi l' animo in pace, è uno stronzetto, le madri sono cortesi e distaccatissime - di loro, eh, lo sono con tutti - e ogni volta che provo a invitarlo a giocare da noi la cosa cade nel vuoto e io mi sono stufata.

"Mamma, mi hanno fatto entrare nel club".
Amichetto N che abita vicino casa e che io adoro, bofonchia. Ai. Io so per certo che il club tra le proprie vittime preferite ha anche N.

Ha dovuto fare non so che prova per essere ammesso. Con N ha litigato per un paio di giorni. Mi viene l' atroce sospetto che la prova implicasse qualche bacio di Giuda come spesso succede tra ragazzini. E la cosa non mi piace.

"Amore, sei felice che ti abbiano rpeso nel club? Ma come mai, cosa fate di bello?"
"Perchè se sono nel club non mi maltrattano".

Un' altra madre sul piazzale mi confida che finalmente hanno deciso di testare sua figlia per darle un programma adatto a lei, che è velocissima e bravissima e sta in una classe che più sotto la media non si può, metà dei bambini segue dopo la scuola un qualche programma di sostegno per i compiti.
"Finalmente, che bello e quando cominciano a testarla?"
"Ah, beh, questo non si sa, speriamo prima che vada alla superiori, anche se io sarei felice se almeno cominicassero a fare qualcosa contro quelli che la mobbizzano,. perchè ogni volta che lei si lamenta pare che sia colpa sua che non sta zitta e sopporta".

Bella roba. e poi la boimba stessa, che era a cena da noi un paio di giorni fa, chiede a Ennio di non dire assolutamente nulla di lei a Tom Waits, che si diverte troppo a farla diventare tutta rossa per la rabbia, con il risultato che lei esplode e viene messa in castigo. È subdolo Tom Waits, che non lo so? Uno che diventa rosso di rabbia e prende a martellate le porte l' ho già visto qui dentro.

Allora cominciamo a parlarne.
"Orso, ma quando i bambini ti dicevano cattiverie, non potevi dirlo alla maestra?"
"no, perchè lo fanno durante la pausa in cortile e lì ci sono le mamme".
"E lo dicevi a loro, no?"
"No, perchè sono proprio le mamme di quei bambini e allora non ci credono".

"Ennio, ma quando S ti picchia in classe e la mestra non vede perchè sta spiegando, non glielo puoi dire, invece di farti mettere in punizione perchè ti muovi e ti arrabbi?"
"No, perchè durante la spiegazione non la possiamo interrompere".
"Ma diglielo dopo".
"No, perchè mi sentono e dopo nella pausa mi piacchiano in gruppo".
"Allora scrivile una lettera. e se nn vuoi farti vedere, invece di mettergliela sulla scrivania, ti dico un segreto: tutte le maestre hanno un loro vassoio della posta nell' ufficio del bidello, dietro la fotocopiatrice. Mettiglielo lì, dal bidello i bambini entrano ed escono di continuo, non ci fa caso nessuno".
"Forse glielo puoi mettere tu".

Insomma, quando Ennio chiede di andate da Monique che forse può aiutarlo contro l' insonnia, detto fatto. E su suo suggerimento, io gli chiedo come va, cosa succede, che tipo di trucchi possiamo chiederle di insegnarci, cose del genere.

E, caso unico,quando ce lo porto prima parliamo brevemente tutti e tre di quello di cui si vogliono occupare a questo giro e siamo d' accordo che loro elaborano la questione e quando torno ne riparliamo insieme.

Il risultato è che io prima delle vacanze vado a parlare con la maestra visto che è un problema di tutta la classe. E di tutta la scuola, aggiungerei io. Adesso capisco perchè i bambini ci tenevano così tanto che io andassi a fare la sorveglianza a scuola a ricreazione.

Me lo aspettavo? Si e no, diciamo che adesso che è saltato fuori tutto non mi sorprende e mi spiego tante cose. No, perché se avessi immaginato il livello di tutta questa situazione avrei indagato di più, sarei già intervenuta con la scuola e soprattutto lo avrei fatto insieme ad altre madri, che evidentemente come me sono sempre a metà sul dubbio se siano le normali liti fra bambini che una volta giocano insieme e una volta si odiano o se sia una cosa più seria. E molto probabilmente la fregatura è che sono tutte e due.

Solo che non possiamo aspettarci dai bambini che tirino fuori tutti da soli il coraggio di parlarcene, perchè i nostri figli devono difendere due o persino tre parti: vogliono difendere noi, dicendoci il meno possibile, se stessi dalla paura che magari non li prendiamo sufficientemente sul serio, e gli altri bambini con cui a volte in fondo riescono anche a giocare bene.

Orso è riuscito a tirar fuori tutto solo dopo che gli abbiamo cambiato scuola.

E Ennio, Ennio è stato assolutamente un genio, perché i frammenti che avevo io sono andati a posto solo mentre ne parlavamo con la terapeuta:

"Il club è che se ne fai parte, devi anche andare a picchiare gli altri bambini. Io ero contento perché non se la prendevano più con me ma non volevo fare come loro. Allora l' ho fatto fallire, ci sono voluti due giorni. Adesso non sono più tutti e quattro insieme, ma hanno litigato e sono due contro due, quindi è vero che continuano a maltrattare gli altri, ma non lo fanno più insieme".
"Figlio mio, ma sei un genio".
"Ennio, e questa cosa di far fallire il club, l' avevi studiata tutta dall' inizio o è anche un po' successo da se?"
"Un pochino tutti e due, ci ho anche pensato sopra".
"Comunque la cosa in cui ti trovo bravissimo è stato quando hai chiesto a mamma che volevi venire qui. E adesso durante le vacanze fate come vi ho detto e a gennaio torni a dirmi come è andata." Mi guarda" io comunque parlerei con la maestra subito".
"Non solo, parlo anche con la direttrice, perché non è solo un problema di quella classe lì".

"A me manca Orso, ma io non voglio cambiare scuola".
"E questa in fondo è una scelta che hai fatto tu, vero? Ha le sue conseguenze, ma tu hai scelto quello che va meglio per te e sono molto orgogliosa di come l' hai fatto".

Ho in casa un genio del sabotaggio. cielo come sono contenta di venirne a capo.

E il consiglio per dormire meglio? Gli ha fatto un regalo: una scatolina indianeggiante con le pailette ecc. bellissima con dentro una pietra nera translucida. La mette sotto il cuscino e facciamo un rituale serale: doccia calda, pigiama a letto, gli leggo die racconti di un libro che ci ha prestato e che compreremo se funziona, piccoli racconti meditativi prima di dormire. E mentre io leggo lui deve fare quello che dico: choiudere gli occhi, visualizzare il racconto ecc. Cominciamo con le vacanze di Natale.

mercoledì 14 dicembre 2011

Calendario dell' Avvento de noantri (tutorial, volendo)



Ma io, che non ho mai vissuto la tradizione del calendario dell' avvento in proprio e ho deciso quest' anno di provarci a inculcare l' avvento ai figli, non mi potevo fare i fatti miei? O almeno comprare uno di quegli orendi calendari con i cioccolatini che sanno di sapone a € 1,99 e farla finita? Ennò, se non ci si complica non mi diverto.

Diciamo che un po' ci sono riuscita un po' ho fatto la solita peracottara, ma ecco cosa ho fatto e il risultato provvisorio.

Si comincia andandp una serie di volte all' Ikea con l' idea di montare definitivamente la parete che abbiamo concordato di fare in soggiorno, possibilmente prima di Natale (care illusioni). Oltre ad andare, tornare, misurare, scoprire che le misure non corrispondono e che il soffitto ha varie altezze in vari punti, sostituire parti rotte, fare pressioni insostenibili sul maschio alfa per fare dei buchi col trapano - ancora da fare -
cosa che pregiudica la santificazione del matrimonio per almeno un mese e mezzo, mestruazioni e influenza compresi, ci si procurano dei cartoni.

Quelli piccoli metteteli fuori per portarli al container carte, dimenticateli per tre giorni in cui ci piove e grandina, per poi raccogliere la poltiglia e depositarla nel cassonetto normale che si fa prima. Sul cartone grande che avete conservato apposta e che è stato tra i piedi in un soggiorno in corso di lavori (tutto fuori dalle vetrinette esistenti) disegnate, se dio vuole, un albero formato da tre triangoli. Poi piantatelo lì e andatevi a riprendere i figli da scuola, portateli tutto il pomeriggio in giro e rimandate il seguito a tempi migliori.



La mattina dopo, visto che all' Ikea c' eravate già state e avevato comprato carta da regalo, con la colla spray coprite la sagoma di cartone e cercate di incollarci la carta sopra. La colla spray spruzza come un geyser asmatico inondando il tavolo e la carta si appiccica a plissè, decidete di ritentare e tenervi il lato A come retro. Repetita juvant perchè il lato B funzia, e quindi ripiegherete e incollerete i lembi B sul retro, come da figura.



Potevate comprare un sacchetto di cioccolatini e spicciarvi, invece no, il calendario dell' avvento è alternativo o morte.

Ma nel frattempo avevate accumulato robine varie,

frasette edificanti,


bustine,
vi incasinate a ritagliare i numeri tondi che vengono poligonali ma che vuoi che sia.

Arrivate alle prime 9 bustine, mettete extra la 17, decidete che per il resto comprerete la bustona di dolci e basta diobò.

Comprate la busta di ghirlande di natale in cioccolato e gelatine e il contenuto sparisce mentre stavate svuotando la lavatrice. Rinunciate. I figli per l' 11, 12 e 13 ci provano a dire qualcosa sulle bustine mancanti, poi desistono. L' Albero spoglio fa schifo.

Stasera ci riprovo.

venerdì 9 dicembre 2011

Orso sa come (non) spezzarmi il cuore

Stamattina approfitto del capo ancora sotto la doccia per portare Orso nella nuova scuola con la nostra macchina, comodamente parcheggiata di fronte casa. Normalmente mi tocca farmi forza per portarlo in bici, come piacerebbe tanto a lui, o correre 3 vie più in là fino all' auto condivisa sotto la pioggia (mercoledi), la grandine (lunedi e martedi) e comunque al buio delle otto di mattina invernali a queste latitudini. Che lo so che stanno per arrivare le vacanze e verso febbraio la cosa lentamente migliora, ma per ora a me le mattine buie non fanno sangue. Specie con la grandine (ecco, la nebbia o la neve invece mi piacciono).

"Salutiamo papà, CIAO CAPO!!!!" ma il capo sta sotto la doccia e non ci sente.

Attraversiamo lo stradone tenendoci per mano.
"Sai mamma, ma papà quando esce presto io non riesco mai a salutarlo. E certe volte, quando torna dopo le 8, io neanche lo vedo". Ci sono dei giorni che non lo vedo mai".
"Amore, ma tu diglielo che ti manca, mi sembra una cosa tanto carina", e poi almeno lo sente dire da te, che magari lo sa benissimo che i figli li vede poco, come tutti i poveri genitori che si fanno un gran culo per il lavoro, ma almeno ne parlate ed esorcizzate la cosa.

Che il povero capo fa davvero del suo meglio e tra i due turni settimanali per portarli a scuola (Orso però con la scuola nuova ne è fuori, a parte ieri che io ho portato Ennio dal medico e loro sono andati in bicicletta) e in piscina la domenica. Ma Ennio ha in più il venir ripreso dal coro al giovedì sera e il calcio il sabato mattina. Che Orso aveva iniziato a dire che voleva fare calcio anche lui solo per questo motivo. Per cui sabato Ennio lo porto io così il capo per una volta poltrisce un po' e porta lui Orso a disegno.

Che questa è la cosa che davvero mi pesa più di tutte da quando abbiamo i bambini, soprattutto quando erano più piccoli e veramente non lo vedevano quasi mai e non cenavamo mai insieme come una famiglia, che a me, magari sbaglio, questa cosa del condividere il desco come espressione massima dell' armonia famigliare, lo so che è un pensiero limitante tutto mio, ma non mi piace che non lo possiamo fare, anche se adesso i figli crescono, mangiano sempre più tardi e ci riusciamo quindi abbastanza spesso.

Ma quando erano più piccoli, quanto mi sono sentita ragazza madre, proprio a me che la convivialità è tutto, ma convivia tu con due che litigano, non mangiano, mangiano la minestra con le mani, fanno cadere di tutto e io mica ho il tempo di cucinare prima e metterli a tavola dopo o dovrei iniziare a preparare la cena alle 16. E quando arrivi tu a mangiare la tavola è un casino e le cose buone che avevi fatto sono tutte fredde. Poi che una si da all' alcol. E alle pizze surgelate.

Adesso diciamo che va meglio, a parte che mangiano meno cose di prima e mica si può vivere di polpette, salsicce e pasta al pomodoro?

Insomma, tutto questo mi girava per la testa mentre attraversavamo lo stradone che è si larghino, ma neanche un' autostrada a 36 corsie. Chiedendomi cosa stavo sbagliando nella vita. Chiedendomi cosa voleva davvero dirmi mio figlio, che Orso è Orso e le sue richieste sono sempre molto ellittiche. Perché figlio mio mi stai dicendo questo?

Che mi si spezza il coredimamma?

"Perché quando torna alle 8 poi non abbiamo più il tempo di guardare i cartoni sul suo computer".

Giusto in tempo per non spezzarmi più il cuore.

È bello poter sempre contare su tuo figlio contro i sensi di colpa.

giovedì 8 dicembre 2011

Rituali, palle, festività e DIY (suspension of disbelief)






E siamo sopravvissuti a Sinterklaas con il suo carico di scarpe con carota per almeno due settimane (gli abbiamo permesso di farlo forse 3 volte, mettere la scarpa per il regalino piccolo e non tutte le sere come certi amichetti) e per fortuna Ennio da questo giro è al corrente del segreto e una mattina mi ha ricordato: chissà cosa ci ha portato Sinterklaas nella scarpa stanotte? E io ' azzo, grazie che me l' hai ricordato e mi sono precipitata di sotto a ficcare un regalino in ambo le scarpe (una gomma a forma di dado blu, che poi Orso ha sgamato quella fuchsia dello stesso pacchetto che avevo messo da parte per la compagna di scuola che era toccata a Ennio ed ha così sgamato Il Grande Segreto Segretissimo: si, i genitori a volte aiutano Sinteklaas per i regalini più piccoli a casa, visto che lui ha da fare con quelli grossi per il 5 dicembre).

Le palle che tocca raccontare ai bambini per mantenere certi misteri, non sarà poco educativo, sento dire spesso da quei genitori che come me della genitorialità vogliono fare un monumento alla trasparenza, alla coerenza e alla fiducia (e ditemi che, come me, anche voi non fallite miseramente certe volte).

Io su questo ho deciso di reggere il gioco finché non arriva l' età, e capiteci, con la multiculturalità che ci ritroviamo in casa, da San Martino fino alla Befana, sebbene che siam atei e i bambini non sono battezzati, alla voce: cultura popolare e tradizioni i miei figli non devono essere meno ferrati di nessuno. A costo di sentirti rifiutare un panino per scuola perché:
"Mamma, non era la salsiccia solita che piace a me, secondo me era halal", e spiegagli che no, non poteva essere halal in quanto puri scarti di maiale e additivi chimici vari, ma in fondo vero perché del supermercato e non quella del macellaio che se la fa da solo.

Il bello di Orso invece è che in questo momento sta in quella fase di passaggio che potrei definire come suspension of disbelief, che è una cosa diversa dalla paraculaggine di chi sa bene che Babbo Natale non esiste ma finge per avere i regali, ma proprio di chi nota delle incongruenze ma in parte ci crede ancora e l' uno annulla o si sincretizza nell' altro, in questa fase di passaggio dal moto di fede al moto di stizza.

Insomma, per dire che come mi sono voluta incasinare quest' anno con il calendario dell' Avvento a metà, poi diventato ricettacolo di cartoline ricevute, ma siamo già ben oltre la Befana al momento di chiudere questo post rimasto in bozza per settimane, e ho voluto condividere il tutto con voi.

martedì 6 dicembre 2011

Citazioni citabili, igiene e il senso del proprio corpo

Va bene l'anima, lo spirito, la comprensione, la creatività, parlare con i figli e rispondere a tutte le domande, ma ogni tanto tra i doveri di una madre ci sta anche la cura del corpo.

Anche se i figli ti rispondono cose che ti fanno ribaltare.

Routine serale, detta anche 'del domatore furioso'.
"Forza, avete lavato i denti, di chi sono queste mutande per il corridoio aaaarghhh! mi sentite? prima di mettervi il pigiama voglio che vi facciate un bidet per bene, mi sentite?"
"Io voglio un guantino di spugna, perché voi che fate sesso ci siete abituati, ma a me non mi va di toccarmi il sedere per lavarmelo".

La situazione, anche se appunto sto annaspando, richiede una risposta energica e decisa:
"Guarda che lavarsi non ha niente a che fare con il sesso, è il tuo corpo mannaggia, bisogna anche volergli un po' bene e mica andare in giro puzzando".

Gli porto il guantino. Lo metto a mani a terra come al nido e gli faccio io un ripasso per sicurezza. Due ripassi.

Noi che facciamo sesso, mi devo sentir dire, puzzoni preadolescenti e pigri, tipici questi maschi. Anche se detto dalla madre che si fa la doccia solo quando si deve lavare i capelli, forse non fa effetto (ma io apposta ho il bidet e i guantini di spugna in casa).

Cavolo, ci ho messo tanto ad emanciparmi dalla diffidenza verso il corpo inculcatami dal cotè Silvestrone, tutte sante donne che si facevano la doccia o il bagno in camicia da notte per modestia, e me lo ritrovo qui?

Sarà uno di quei tratti ereditari che come i capelli ricci, a volte saltano un paio di generazioni.

lunedì 5 dicembre 2011

Fine (prima) settimana

Si apre la porta della sala d' aspetto della guardia medica all' ospedale e dietro c' è un belloccio in giacca a quadrettini azzura.
"Tocca al bambino Diga"

"Buonasera, sono il dottor X"
"Buonasera, Summa, sono la madre. Orso?"
"Ciao Orso" e da la mano anche a lui.

Stasera abbiamo festeggiato Sinterklaas dai cuginetti piccoli fuori Amsterdam, tutta la sacra famiglia Diga con regali, ricchi premi e cotillon. La tecnica ci viene incontro con un sistema sofisticatissimo su Internet in cui basta inserire i partecipanti e le loro mail che il sistema estrae a sorte a chi bisogna fare il nostro regalo, e ce lo comunica per e-mail. Il sistema di quest' anno inseriva la possibilità di fare una lista di desiderata, mostrando anche dei suggerimenti per classe di prezzo e io ho scelto l'argilla Himalaya di Rituals, da spalmarsi addosso prima della doccia. Mi sa che l' ha presa mia suocera, mentre a me è toccato il capo e a lui mia cognata che ha chiesto dei limoni biologici e altre cose.

Come sempre, si crea un trucco per far suonare il campanello (di solito sono i vicini) e i bambini si sono precipitati a cercare chi era, dov' era, poi si sono ricordati che lo scorso anno i regali erano nella baracca dietro e infatti:
"Mamma, guarda i regali stanno in un sacco e nella nostra borsa dell' Ikea", urla Orso.

Ora, sappiamo che da un paio di settimane, grazie all' amichetto più grande (bastardo) Ennio sa che Sinterklaas non esiste. Orso tiene ancora duro, ma aveva sgamato un paio di giorni fa che i regali nelle scarpe le sere che le esponiamo ce li mettiamo noi (visto che ci aveva sgamati gliel' ho spiegato come Un Grandissimo Segreto, che siccome Sinterklaas già ha il suo daffare a consegnare il tutto la sera dei regali grandi, quelli piccoli lo aiutiamo noi genitori. Insomma, Orso ci è o ci fa? Non lo sapremo mai).

Come sempre la parte più bella, da quando sanno leggere, è che tirano loro i regali fuori dal sacco e leggono il nome del destinatario e poi cazzeggiano tra loro per chi deve consegnare il regalo successivo, mentre gli diciamo di aspettare che il donatario apra il regalo, legga la poesia (le ha scritte solo mia suocera e qualcuno a lei) prima di passare al successivo. Ovviamente aspettare è durissima, e a mia suocera era toccata una poesia lunga e complicata da leggere perchè scritta a mano, e a quel punto Ennio l' ha interrotta:
"Te la devo leggere io?" per spicciarsi e proseguire.

poi mentre loro provavano sul tavolo un nuovo gioco avuto in regalo, e io riferivo a mia cognata tutta la telenovela della scuola e dei figli, salta su Orso che si lamenta di un chicco di mais nell' orecchio (si era portato dietro i chicchi di mais da sgranocchiare ed evidentemente ha esperimentato).

Insomma, io resto sul divano con una vaga nausea, mia suocera con la lampadina da minatore che Sinterklaas ha portato a Ennio esamina l' orecchio, individua il chicco in profondità. chiede se qualcuno ha una di quelle ventosine per le lenti a contatto e rinunica a cercare di tirarglielo fuori con mezzi di fortuna per paura di far danno.

"Orso, non toccartelo più e domattina per prima cosa andate dal medico".

A quel punto mi alzo e decido io che sono la madre:
"No, lo portiamo al pronto soccorso" tanto un ospedale vicino c' è, l' ho visto mentre arrivavamo.
"Telefona prima per sentire se lo devi portare al pronto soccorso o magari direttamente in reparto dall' otorino".

Non so se sono io troppo presa dalla cosa, ma noto una calma enorme, nessuno che si agita o dice niente. Nessuno che mi dice si o no sulla decisione di portarlo subito a vedere. Mio cognato già ha trovato il numero dell' ospedale e mi chiede se ci voglio parlare io.
"No, fai tu, che sennò si ritrovano la madre straniera in preda al panico".

Parla, riattacca e fa: dai che ci aspettano alla guardia medica che sta presso l' ospedale.
Il capo manda me.

"Mamma, ma se un bambino resta in ospedale ci rimangono anche i genitori?"
"Certamente, ma secondo me non dovrai restarci".
'Se invece in ospedale ci devono andare i genitori, un bambino non ci deve stare per forza?"
"Beh, può andare a trovarli, ma siccome i bambini in ospedale possono prendere facilmente delle malatttie, preferiscono non farceli andare a meno che non stiano male loro".
"Se tu devi andare in ospedale io ti faccio un disegno tutti i giorni, uno al giorno".
"Sei molto carino, sono contenta e puoi anche scrivermi delle mail".
"Si, ma ti faccio anche il disegno".

Il medico guarda un orecchio, poi per sicurezza anche l'altro e sissignore, anche lì c' è un secondo chicco di mais e decide di andare a prendere degli strumenti.

"Mamma, ma lui allora non è un vero medico", fa Orso, molto tranquillo e controllato, ma stiamo a fare tutti i tranquilli e controllati, mi sa, da quando abbiamo sentito questa storia, che uno se lo aspetta da un bambino di tre o quattro anni, ma da questo qui? (Si, proprio lui, chi altri sennò?)
"Si è un vero medico di base, ma non di questo ospedale, lo hanno mandato da fuori ad aiutare e secondo me è perché stasera è festa e chi ha bambini ovviamente vuole stare a casa".
Il medico appena siamo entrati mi ha informato, come da protocollo, che lui è un medico di base ma non di pronto soccorso e che quindi se è il caso si consulterà con il suo supervisore, il dottor Y, che sta nell' ambulatorio accanto. Insomma, se ho capito bene sta facendo il tirocinio per la specializzazione. È giocane, vestito con cura e non porta il camice. Io invece mi sono strafocata della crema di pomodori secchi con enormi quantità di aglio di mia suocera e me la sento puzzare fin dentro le orecchie, mannaggia.

Mi piace molto come parla con Orso, gli spiega tutto quello che farà e come lo farà e con che strumento, tutto in modo molto rassicurante. Glielo insegnano apposta, per carità, ma a chi viene meglio e a chi peggio.

Con un piccolo uncino non riesce a tirarlo fuori.
"Non capisco", fa Orso, "perché io ci sento tutto bene".
"È perché il chicco fa sempre passare un pochino d' aria intorno".

Scopro che Orso sa perfettamente come funziona l' orecchio interno, sa che il tunnel diventa più piccolo e:
"mamma, in fondo c' è come un muretto su cui i suoni vibrano, non c' è un buco direttamente verso il mio cervello".
Gran cosa l' istruzione.

Il medico torna con una siringona e gli spiega che ci metterà dell' acqua tiepida e che cercheremo così di spingere in fuori il chicco e di non preoccuparsi se sente nell' orecchio il rumore dell' acqua, come sotto la doccia ma più forte ovviamente.

Io reggo la bacinella sulla sua spalla e gli spingo la mia testa contro la sua, un po' per evitare che magari faccia movimenti improvvisi, un po' per toccarlo se ha paura. E plik, il chicco salta fuori. Poi tocca all'altro orecchio ci vuole un po' di più ma è fatto.

"Promettimi che non lo farai mai più".
"Penso che ti sia servito per imparare qualcosa, vero Orso? In fondo sei un ragazzino curioso, ma bisogna stare attenti".

In macchina con lo zio.
"Sai mamma, mi è piaciuto un sacco l' acqua nell' orecchio". Per carità di dio.

A casa stavano già tutti a tavola, abbiamo riferito ma nessuno ha sprecato troppe parole al riguardo, solo che ormai sappiamo che se la porterà dietro questa storia almeno per i prossimi 60 anni a tutte le riunioni di famiglia.
"Ti ricordi quella volta che zio Orso si è messo due chicchi di mai nell' orecchio e due piselli secchi nel naso eccetera eccetera?"

Questa è la stoffa da cui nascono le leggende. Io e il capo eravamo stranamente sfiniti e dopo cena abbiamo tagliato corto per ripartire che domani c' è di nuovo scuola. I figli e le feste, come no, ti distruggono.

PS: venerdì quando l' ho ripreso da scuola la maestra mi ha detto che partecipa, fa tutto, non solo i compiti al computer ma anche gli altri, che gioca molto con gli altri bambini, che ha ispezionato tutto quello che hanno in classe e che è molto curioso, ma che lei è contenta di vederlo che si trova bene ed è felice. (Il fratello invece è stanco, isterico, non riesce ad addormentarsi per i pensieri e sono alcune sere che viene nel nostro lettone dove in 5 minuti casca come una pera. Manovre di assestamento, direi).

A casa ci ha raccontato che hanno lo stesso metodo di lettura della scuola vecchia, solo che lì stava ancora facendo il libro 1 e qui gli hanno dato direttamente il 3. Come volevasi dimostrare, ci sono scuole che fanno di tutto per tenere su il proprio sistema e scuole che guardano cosa serve al bambino singolo. Un piccolo incoraggiamento che forse andrà bene, che forse abbiamo fatto la cosa giusta.

Domani dobbiamo andare presto a scuola che arriva Sinterklaas pure lì e hanno un regalo anche per lui.

mercoledì 23 novembre 2011

Ma cos' è la destra, cos' è la sinistra

Stamattina mentre ci vestivamo per la giornata di prova a scuola nuova, le prime parole che dice Orso mentre si rotola dentro i pantaloni:

"Sai mamma, io uso sia la destra che la sinistra, perché mica posso starmelo a ricordare tutte le volte qual è quella che devo usare. Gli altri bambini invece o usano la destra o usano la sinistra".

Perchè domenica siamo stati all' IKEA per dare adenzia al povero padre morto ammalato e lavorante, per cambiare il 2, terzo e quarto pezzo di un mobiletto bellissimo ma sfortunato, in ogni scatola ci sono tre pezzi scheggiati, far stare zitti i bambini che alla parola IKEA cominciano con la lista delle pretese, e cercare di sopravvivere alla mia di influenza galoppante con il massimo rendimento (ho comprato altri due moduli del nostro futuro scaffalone a tutta parete) e il minimo sforzo (abbiamo pranzato all' Ikea e cenato alla pizzeria preferita), il tutto guidando in mezzo alla nebbia fitta, che se avessi potuto scegliere mi ficcavo a letto con il giornale e via.

E all' IKEA mentre facevamo una fila infinita, ho costretto i bambini a scriverselo da se il modulo di accettazione. E così facendo ho scoperto che Orso è ambidestro (il fratello è semplicemente mancino).

Dovrebbe esserci una morale in tutto questo, ma non la trovo.

Comunque oggi siamo andati insieme a scuola nuova in bicicletta con grande gioia di Orso, classe carinissima e bambini affettuosi (all' uscita: "Ho un sacco di amici, uno stava anche quest' estate al campo sulle dune", " e come si chiama?", "Non lo so"), maestra caruccia e comprensiva, che alla fine mi ha detto che è andata benissimo, che era curiosissimo e si è ispezionato tutto quello che hanno in classe e le ha detto che non somiglia per niente all' altra sua maestra, che adesso sta uscendo un po' fuori questa cosa, Orso e la sua vecchia maestra, con tutta la buona volontà, proprio non si prendono e non si capiscono come carattere, il che spiegherebbe tante cose.

Mentre me ne andavo ho attraversato il cortilone, sono andata all' asilo/doposcuola di fronte, ho aspettato una decina di minuti l' addetto all' ufficio che stava portando i bambini della pre-scuola (offrono questo servizio a genitori che devono uscire presto al mattino e consegnano i figli tra le 7.30 e le 8.30 alla pre-scuola, dove gli fanno fare colazione e li intrattengono con attività del mattino prima di portarli alle rispettive scuole) e mi sono goduta un nido di 2-3 enni che ballavano e facevano il trenino con le canzoni di Sinterklaa, come sono tipici a quell' età.

Il doposcuola è una sborata fotonica, direbbe il mio socio. Adesso, giusto per non lasciare nulla di intentato, mi informo a quegli altri due che ho più vicino casa, che mi semplificherebbe enormemente la logistica non tanto quel giorno fisso che ci andrà, quanto gli eventuali giorni extra in cui devo lavorare e recuperare due figli in due parti diverse della città.

Il primo passo è fatto. adesso devo piegare i 10 alberi di natale origami che Orso ha deciso di regalare per la sua festa di addio venerdì a scuola vecchia.

Ennio in tutto ciò sta cercando di superare il trauma del fratello che se ne va in autonomia, ci ha pianto alcune sere prima di dormire, ma stasera, a mobiletto IKEA montato, vecchio televisore della scuola di lingue con videocassette installato e una busta di videocassette di cartoni regalatami da Antonella (che oggi ha svuotato la baracca, mettendomi a montare lo scaffale nuovo (rientra suo marito che si affaccia in giardino e mi vede avvitare a mano una roba di metallo: che stai combinadno? Eh, sai, avevo delle cose da farmi perdonare da tua moglie, così mi ha messo al lavoro. Al che si è impietosito ed è andato a prendermi il giravite elettrico-fine della digressione), ci siamo messi dopo cena con una tazza di camomilla e un quadretto di cioccolata a guardare Chicken Run e così ci ha trovati il capo al rientro: sul divano con il timer perchè va bene che abbiamo montato la TV dopo 4 anni, ma sia chiaro che la somministriamo a quarti d' ora. Augh!

venerdì 11 novembre 2011

Mamma, ma come viene l' AIDS?

Detta domanda mi è stata fatta l' altra sera in pizzeria da figlio 1. Figlio 2 stava mettendo da parte le croste della sua pizza per chiedermene un' altra (vedi che se mi rifiuto di fargli bere checchessia che non sia acqua se non come dessert, la pizza la finiscono?) e non seguiva quindi il discorso.

Visto che io faccio bene a non avere la TV in casa? Perché in pizzeria invece del solito calcio sullo schermo c' era uno speciale su Freddy Mercury e quel paio paio di canzoni di cui hanno fatto vedere degli spezzoni di concerto e We will rock you la sanno, We are the champions pure, si fa presto a mettersi a seguire il tutto.

"Ma veramente Freddy Mercury è morto?"
"Si, l' hanno appena detto, un sacco di anni fa".
"Ma come è morto?"
"Di AIDS, che è una malattia".

Silenzio, mumble mumble, io mi sparo un morso di prosciutto crudo e ruchetta.

"Ma come si prende questa malattia?"
"Se ti va nel sangue il sangue di qualcuno che ce l' ha".

Il mio compare Seba lancia un' occhiata di sguincio, non so se significhi qualcosa. Tanto il resto ne parliamo in macchina.

"Ma come fai a farti venire nel sangue il sangue di qualcun altro?"
"Veramente non è solo il sangue, è anche il seme, lo sai no cos' è il seme (sempre rimandare lo studente ai capitoli già svolti) e in genere tutti i liquidi che produci con il corpo (semplificare, ha 9 anni, mica posso mettermi a fare l' analisi comparata dei fluidi corporei se sto guidando con l' obiettivo di averli a letto entro le 20, vero?).

A casa, al momento della favola della buonanotte mi fa la richiesta:
"No, parlami dell' AIDS".

Parlo di AIDS.

Parlando di AIDS parliamo di sesso. Del fatto che l' AIDS ci ha costretti a riconsiderare, se ce n' eravamo scordati, l' importanza di avere rapporti sicuri. Spiego cos' è un raporto sicuro (sempre con parole e parabole adatte all' età).

Faccio il discorso rapporti promiscui e non.

"Ma allora tu e papà, voi avete fatto sesso due volte per avere noi?"
"No, separiamo le due cose. Si fa sesso per avere dei bambini. Ma lo si fa anche perchè ti piace farlo, perchè ci si piace, perchè ci si vuole bene, lo fai sempre con la stessa persona o con tanti. Io e pap`a preferiamo farlo solo noi due, ma ci sono anche persone che hanno sesso con persone diverse e se sono tutti d' accordo va bene uguale. E comunque no, non lo abbiamo fatto solo due volte, ma più spesso".
"Tutti i giorni?"

Non esageriamo.

"Guarda che quando sei appena innamorato forse lo fai tutti i giorni, ma normalmente un po' di meno, e non ci dimentichiamo che chi ha certi bambini piccoli che gli si infilano continuamente nel lettone, forse lo fa meno di chi non ha nessuno che lo interrompe".

Ecco, l' ho detto. Chiamate il Telefono Azzurro.

martedì 8 novembre 2011

Progressi in tema orsesco

Ci siamo tolti il dente, signore onnipotente che parto che è stato. Cioè, dopo visite, telefonate, patemi, discussioni esterne per togliere pressione al vapore (mio), in modo da poter sostenere discussioni interne che non prevedessero subito l' intervento della neuro, e facciamo bene e facciamo male (grazie, dico solo grazie a tutti quelli che mi sono stati a leggere, a sentire, a darmi consigli o saggiamente astenersene, comunque darmi l' idea che prendermi sul serio ed ascoltarmi, cosa che da altre parti non avevo, e mi sarebbe servito invece). Oggi abbiamo parlato ai bambini del cambiamento di scuola di Orso.

Oggi non c' era scuola e i bambini avevano deciso ieri che si sarebbero alzati, preparato il caffè, spremuto le arance, e io mi ero svegliata forse alle 4 e alle 7, dopo aver parlato con il capo, averlo spinto a decidere, aver fatto del lavoro vario per distrarmi, alle 7 sono crollata a dormire, fino a che Orso non si è alzato ma ha deciso di venire a sdraiarsi con me per scaldarsi mentre Ennio faceva la spremuta, e il capo ha annunciato che va bene, visto che poteva lavorare da casa oggi, tanto valeva parlarne a colazione purchè facessi iniziare lui.

"Orso, ma tu che ne diresti se ti cercassimo un' altra scuola?"
"Quale, quella dove sono andato tanto tempo fa un giorno e che mi piaceva tanto, si, si, quella?"
"Quella dove avevano i tappetini per i bambini che si stancano e vogliono sdraiarsi un pochino?" si intromette Ennio.

OK, io sono quella che ieri mattina si è risvegliata alle 5 con una bruttissima sensazione nella pancia che le diceva: ma tu, cosa stai facendo a tuo figlio? Il dubbio del cornuto, lo chiamano, perchè ieri avevamo il colloquio finale con la potenziale nuova scuola.

"No, non è quella scuola che dici tu, perchè è troppo lontana, ma un' altra".
"Bambini è quella dove siamo stati quest' estate con le bimbe e mentre io e la loro mamma siamo andate dentro a vedere voi avete giocato fuori".
"Ah, quella".

No, perché sa solo il cielo quante mattine mi sono svegliata all'alba con il patema, aspettando il momento di parlarne con calma assieme al capo, ma parlarne con calma pare sia un ossimoro, e il poveruomo mica ha solo me e i miei patemi da gestire, ha anche un lavoro che nei momenti salienti della nostra vita gli riempie la testa e i momenti liberi e questo è uno di quei momenti. Anche a giugno lo era.

Insomma, stamattina mi sono svegliata non voglio neanche sapere a che ora, sfogandomi a leggere La Mennulara che ho iniziato ieri sera. che se vogliamo è pure confortante come letteratura. Il capo si è svegliato appresso a me, e a me dispiace fargli pressioni per decidere in questi rari momenti di silenzio, perchè le decisioni ponderate esistono, ma come mi ricorda la saggia Vic le decisioni perfette non esistono perchè oggi decidi in base a the best of your knowledge di quel momento e domani la vita ti cambia le carte in tavola senza che tu possa farci niente.

Poi ieri ci siamo andati e abbiamo visto un attimo la sua classe e la nuova maestra, ma erano impegnati in giardino con un progetto natura e orto, ci siamo fatti un giretto per la classe vuota, guardato il materiale, letta la guida scolastica (è la prima in cui c' è nello specifico una frasetta in cui dicono di voler prestare particolare attenzione anche a quelli che una signora, ex-insegnante e redattrice della rivista per gli insegnanti, incrociata per caso ai giardinetti all' inaugurazione della scuola di musica, quelli che la signora chiama whizz-kids, cioè bambini che invece di darti preoccupazioni perchè non ce la fanno e hanno bisogno di sostegno, danno preoccupazioni e hanno bisogno di sostegno perchè ce la farebbero un pochino troppo. E io lo so che insisto troppo su questo punto e ormai mi sono scocciata da sola, ma secondo me il problema è proprio quello e la signora in questione di tre nipoti ne ha due che hanno richiesto alla scuola un approccio specifico).

La classe, che dire: sono in 19 (meno che nella classe attuale quindi), 14 femmine e 5 maschi, tutti molto etnici compresa la maestra e mi sono ricordata del primo, catastrofico nido di Ennio nel quartiere popolare accanto al quartiere fighetto in cui abitavamo prima. Che con i genitori che incrociavo non sapevo mai di cosa parlare, ma che ero ogni volta colpita dalla socializzazione dei bambini, molto fisica, molto affettuoso, molto mirata al gruppo.

Che un giorno che Ennio di manco due anni aveva piantato una tragedia di pianti mentre lo stavo per lasciare, e io incintissima e disperata mi ero seduta per terra e l' avevo preso in braccio, così com' ero, senza una maestra che mi si filasse, 3 in una stanza di 20 m2 scarsi a chiacchierare per fatti loro, e una bambina più grande è venuta ad accarezzarselo e dargli i bacetti, un' altra ha trascinato sotto al suo naso una cassetta di costruzioni e si è messa a giocarci invitando altri due bambini a unirsi e a quel punto Ennio interessatissimo si è scordato di piangere e mi ha mollata per giocare con loro mentre una piccolissima già che ha visto che il posto si era liberato mi è venuta in braccio lei.

Ecco, io guardavo quel nido parcheggio con quelle maestre ignoranti, e come dicono gli olandesi, molto ordi, abbreviazione di ordinair, che sta per biondone con 3 cm. di ricrescita, lampadate, con la sigaretta pendula e l' accento burino, e i pantaloni stretch bianchi su un giroculo da 2 metri e i taccazzi in bilico sotto e le unghione smaltate. Che io come tutte le madri con la puzza sotto al naso ci guardo a queste cose, e sapevo che entro il mese saremmo passate all' asilo ariano a 2 minuti da casa, con la maestra eterea steineriana e laureata (l' ho scoperto solo due settimane fa, ma lo sospettavo), il piano pedagogico e i giocattoli di legno, e, ma allora non lo sapevo, una classe di 7 maschi ariani taciturni e sotto i due anni, che ci hanno messo un bel po' a mescolarsi e interagire e meno male che a un certo punto sono arrivate un mucchio di femmine più coccolone e interessate nel prossimo, ma questo è stato il vantaggio di Orso che ci è entrato dopo in quella classe lì, quando il ricambio naturale aveva fatto il suo corso.

Insomma, spero in una classe con una socializzazione più 'mediterranea' e colorata, una maestra capace di improvvisare quando nel mese più piovoso dell' anno hanno il programma in giardino in cui ogni bambino ha un barattolo per misurare la caduta della pioggia e proprio quel giorno lì non piove e hanno però la signora del progetto natura venuta apposta allora con lei si mettono a ripulire dalle erbacce le aiuole, e a me le maestre con capacità d' improvvisazione mi fanno allegria e danno fiducia, e lo so che mi sto arrampicando sugli specchi e cerco di razionalizzare le mie sensazioni di pancia che vi devo dire?

Tanto ne ho parlato già qui.

Tanto, con tutto il mio politically correct del cazzo la prima cosa che ho pensato quando ho visto quella classe, ma proprio la prima, è che non ce ne sembrava essere manco uno con gli occhi azzurri, il contrario esatto della classe attuale. Tanto non me ne sono neanche dovuta vergognare perchè mi sono appena letta Blink! The power of thinking without thinking e mi sono rassegnata al fatto che non ci posso fare niente se ho questi pensieri di primo acchitto, basta che so da dove vengono, che io delle mie reazioni di pancia su argomenti su cui ho studiato volendo mi posso pure fidare, che un mucchio di gente che non si è letta Blink! questa fiducia non ce l' ha e cerca fatti, dati e analisi che poi sonop manipolabili esattamente quanto le reazioni di pancia e del diman non v' è certezza, e che ttè faa na pooora mamme? e insomma, l' abbiamo fatto, non per la prima volta il maschio alfa ha la sensazione che decido io e lui non ha niente da dire, non per la prima volta io trovo che sia un' osservazione ingiusta e soffro in silenzio, visto che io su questa cosa di cambiagli la scuola ci sto studiando dal 2009 e non mi sembra di aver preso decisioni affrettate, e che magari le potessi decidere io le cose, lo avrei fatto a giugno questo passo, cos^`trasferivo anche Ennio senza colpo ferire e invece questa maledetta cosa che le cose vanno studiate e decise in due, anche quando un momento tranquillo resta un' ossimoro e la vita ci insegue, o, che vi devo dire, io specialmente dopo che ho scritto questo mi sento molto più sollevata e così spero anche di chi ha partecipato con affetto degli infiniti patemi e per semplicità fa prima a leggerselo qui come è andata a finire, vero mamma?

domenica 6 novembre 2011

La fata e il dente e la pasta zia

Stasera si è cenato metà di avanzi e metà no. Mentre per me e il capo facevo un curry thai di verdure avanzate (zucca di halloween, si ancora, cavolfiore posthalloween en 4 melanzanine thai comprate ancora prima del mio viaggio in Italia, facciamo 3 settimane di frigo? Buone come appena colte, signora mia), ai bambini ho fritto dei quadratini della polenta fatta ieri insieme alla prova tecnica di brasato, e intanto che si cuocevano le fettine ho deciso di friggergli con il resto di impasto di pasta zia dolce delle palline.

La pasta zia è un' idea di Lerinni, che mentre cresce un impasto con il lievito lei ci mette accanto una base di pasta madre senza lievito, che cresce con i rimasugli volatili del lievito dell' altra pasta e grazie a questo rinforzo, non è proprio una pasta madre ma una pasta zia, la chiama lei. Solo che io l' ho fatta diversamente. con un impasto messo a lievitare venerdi mattina sabato ho fatto la focaccia: bella, gonfia, con le bollicine, me l' hanno sbafata tutta tra pranzo e cena.

Sulla ciotola dell' impastatrice c' era però avanzato uno strato di pasta molle e appiccicosa, di quelli che da lavare sono rognosissimi e ti intasano pure lo scarico.

Ho riempito così con acqua tiepida un terzo della ciotola, l' ho rimessa a girare fino a che la pasta appiccicaticcia si è sciolta nell' acqua, ci ho aggiunto farina, e poi dell' olio, e poi del latte e altra farina, e il sale, insomma, ho rimesso a lievitare pure quello contando sui resti di lievito presenti nell' appiccicume avanzato. Ha funzionato.

Stamattina Orso ne ha voluto un pezzo tutto suo, che ho messo in un tupperware ed ha continuato a crescere anche lì, toccherà dargli della farina, stasera. Con il resto, non avevo davvero voglia di farci un' altra focaccia (basta, quanta focaccia si può mangiare in questa casa?), ci ho rotto dentro un uovo, ci ho messo dello zucchero di canna ad minchiam e 100 gr. di burro fuso e poi ci volevo fare dei paninetti dolci. Solo che era domenica, l' amichetto ADHD (non sul serio, ma è quello bastardino che ha portato Orso a prendere a martellate la porta del fratello) è rimasto a dormire, e io volevo togliermeli tutti di torno e andare in palestra) insomma, ai paninetti non ho dato il tempo di rilievitare nella forma dei muffin, ho infornato subito e sono venuti buoni, ma un po' mattonosi. Vanno ottimamente per il latte, ma stasera mentre cucinavo mi incombeva sul piano l' impastatrice con il resto appiccicoso dell' impasto dolce, e quello si che aveva rilievitato, ma non avevo tempo e palle di rimettermi a fare la manfrina panini. Così ho messo un pentolino di olio di semi e li ho fritti in palline, serviti spolverati di cannella come secondo (il primo era la fettina preceduta dalla polenta fritta).

"Ma loro, verdura niente?" fa il capo, igienista della domenica sera.
"Massì, gli avevo tirato fuori le carote, guarda lì sopra".

E gli abbiamo sciacquato una carota a testa, che in genere se la tirano fuori dal sacchetto e la sbafano senza manco lavarla.

Crack.
"Mamma, mi è caduto il dente mentre mordevo la carota".
"Ennio, ma veramente" si preoccupa il capo.
"Si, ma gli pendeva da qualche giorno".
"Fa vedere".

(A me sinceramente, così a cena, faceva un po schifo e non ho guardato).

Noi ci perdiamo regolarmente tutti i denti dei figli, e pensare che loro ci terrebbero, mesi fa finalmente ne ho messi alcuni at random in uno scatolino di legno delizioso (insieme al dente del giudizio estratto al capo 20 anni fa il mese dopo che io ero tornata in Italia e che lui mi aveva mandato come pegno d' amore, salvo che poi per telefono mi è toccato esaminarlo per capire se ci mancava un pezzo, visto che gli faceva male la gengiva e si cercava di capire se se ne fosse staccato un pezzetto durante l' estrazione, poi uno dice che mi fanno schifo i denti dei figli, ma ho anche tutta questa roba feticistica che si, è un pezzetto di chi amo, insomma, me li perdo per non fare la scelta di buttarli, evidentemente), con su "il mio primo dentino" che stava in un pacco di roba pubblicitaria che rifilano alle madri incinte, che stanno rincoglionite e si iscrivono a tutto, per fidelizzarle a prodotti come l' olio per neonati (quello giallo, buttato tutto perchè a Ennio peggiorava l' eczema), pannolini e salviettine di marca (mai adottati, noi eravamo per il marchio privato dell' etos che costava un terzo di meno), un CD sponsorizzato da un latte in polvere di canzoni per bambini, bellissimo, peccato ce lo siamo persi, è stata la cosa in assoluto più utile e gradita, e lo scatolino, inutilizzato per anni perchè io ad archiviare le cose proprio non ci sono portata.

"Ma gli date i soldi?" si informa Orso. (Contanti o assegno, mi chiedo oziosamente in silenzio). "Ennio, tu metti il dente in una scatolina, la metti sotto al cuscino e stanotte mamma e papà ti lasciano un soldo".

Ah, ecco, non ci credono più.

"Ma io il mio dente lo voglio".
"Allora ti diamo i soldi adesso e via".

Labbruccio tremulo:
"Ma... ma... la fata del dente?"

Oddio, lo sapevo che Orso sarebbe stato il primo a scoprirci su tutto e fra manco un mese è pure Sinterklaas e chissà che altre scoperte esistono.

"Mamma, ma la fata del dente esiste?"
"Ma no, sono loro", fa Orso.

Il resto si perde in una roba indefinita e vaga di latte tiepido prima di dormire, ripetute domande se hanno davvero mangiato e la cena si può considerare chiusa o vogliono qualcosa. Lasciamo cadere, ecco.

'Io voglio la pappa di cereali", fa Orso.
"No, Orso, quella no, o il latte all' anice o niente".
"Ma l' ho provato e non mi piace, bleah".

Poi a letto mi informo:
"Orso, ma la fata del dente esiste?"
"No".
"Perchè lo pensi?"
"Perchè gli elfi e le fate non esistono e neanche i topolini che portano la moneta e poi con quattro denti fanno un palo della luce, l' ho visto in un film ma non ricordo dove. Mi racconti una storia di Gesù?"

E allora visto l' andazzo, decido per una storia dai vengeli apocrifi, quella in cui Gesù da bambino fa degli uccellini di argilla, così belli, che un altro bambino si arrabbia perchè i suoi fanno schifo e glieli vuole schiacciare, ma Gesù batte le mani spaventato e fa: scappate e quelli diventano vivi e volano via.

Che con questo andazzo tra il reale e fantastico, l' apocrifo è l' unica via che mi dà un certo conforto.

giovedì 3 novembre 2011

Considerazioni orsesche sulla paternità

Stasera il capo alle 16 doveva tornare per far mettere le gomme invernali alla macchina e Ennio dalle 17.15 alle 18 aveva una lezione aperta a due genitori, ma no ai fratelli piccoli, al coro. Il coro sta esattamente dall' altro lato della città, quindi l; idea era di andare, ascoltare, andarcene a cenare da Antonio a Casa Di Maggio, la rosticceria più favolosa e nuova che ci sia in Surinamestraat 40 e andare a riprenderci Ennio alle 19.30 con una pizza appresso, che tanto solo quella si mangiano i miei figli lì.

E Orso ha spiato la lezione per i genitori dalla finestrina sul corridoio, accogliendomi piangendo per l' esclusione quando siamo usciti:
"e io non sapevo dove eravate e vi ho cercati dappertutto e poi non potevo entrare e mi avete lasciato solo" e io lo sapevo benissimo che la cosa per cui si è sentito escluso non eravamo noi che stavamo a sentire, ma erano quegli altri che stavano a cantare, e lui non più. It builds charachter, dicono gli americani.

Che poi Juf Emma mi ha fermata per le scale per dirmi che hanno avuto una qualche forma di miscomunicazione perchè lei aveva appena stabilito con Orso il codice segreto per farlo stare attento a lezione senza doverlo sempre richiamare e il giorno dopo le colleghe le comunicano: no, è fuori dal coro. Ho consolato anche lei.

Poi siamo andati da Antonio, abbiamo convinto Orso che se mangiava prima la pizza poi gli compravamo i bucaneve che gli prendo sempre lì, noi ci siamo mangiati due sfincioni favolosi e due arancini e ci siamo divisi questa delizia di tonno con crosta di semi di finocchio con insalata di arancia e olive nere e subito dopo di noi il negozio si è affollato con un signore con cucciolo nel marsupio e un figlio molto più grande, un ragazzone con la faccia da pischellone, che si sono presi la sedia avanzata nel nostro tavolo e mentre aspettavano l' ordinazione parlavano, il padre a momenti controllava il piccolo, e io lo controllavo anch' io chiedendomi se non avesse caldo e se non era il caso di togliergli un cappello col paraorecchie rivestito di pelo che per la giornata era francamente esagerato, figuriamoci poi dentro.

E Orso finisce la pizza e a voce altra, mentre se ne stanno andando si chiede:
"Ma anche i gay possono avere un bambino?"
"Ma certo", facciamo noi genitori progressisti.
"Si, ma non nel senso che gli esce dalla pancia?"
"No, quello no, quello devono trovare una donna che gli presta la sua di pancia. Però io conosco un signore che ha un blog e lui e suo marito l' hanno trovata in America una signora che gliel' ha prestata e adesso hanno un bambino".

Al capo però è venuto da ridere sotto ai baffi da quando ha detto la parola gay.

Orso, il mio figlio osservatore che tira le conclusioni di quello che vede. Mi chiedo se il signore con il marsupio ci ha sentiti, la mia di ipotesi era quella del secondo nido con serata dedicata ai figli di primo letto e conseguente giro in rosticceria. Ma le dinamiche gastronomiche dei genitori di figli quasi adulti separati mi sembra presto per condividerle con i figli.

sabato 29 ottobre 2011

Weekending


"Orso, Orso".
Mi fermano due sbarbini:
"C' è un bambino che si è perso che è andato dagli agenti".

Blocco i loro due colleghi a portata di mano, nel centro commerciale all' aperto che si va ormai svuotando nelle prime ore della sera. Perchè se i bambini escono da scuola alle tre, portanp a casa un amichetto, poi ne arrivano altri due per fare i biscotti, poi i biscotti finiscono tutti, cotti e mangiati, il capo ha fatto una ricerca sul sito dell' unione consumatori e tu armata di foglietto riporti a casa due amichetti e cerchi di comprare un ferro da stiro con serbatoio a parte entro le 18, è chiaro che tocca correre e un tiratardi come Orso mi si perde, a coronare il tutto.

Poi intanto che davo ai due agenti una descrizione della belva, io friggendo e lei, la surinamese, che si annotava tutto su un taccuino, aspetto, vestiti, quando l' hai visto per l' ultima volta, chiama il capo con cui avevo appena litigato al telefono sul modello di ferro da stiro e gli dico: si è perso Orso, sto con i poliziotti, ti dico dopo e riattacco e arriva una chiamata dal walkie-talkie:

"...craak, craak, bambino Orso Diga, indirizzo via, numero craakkk." e io che facevo si è lui, ma toccava aspettare finissero la descrizione completa e dicessero passo prima che l' altra potesse dire: dove siete, abbiamo qui la madre.

E poi dall' altro lato della stradina li ho visti arrivare, lui così piccolo lì in fondo che mica l' ho visto subito e gli vado incontro a passo controllato e poi chissenefrega, gli corro incontro a braccia aperte e lui corre anche e me lo prendo in braccio. che mica ci siamo guardate annate di CandyCandy per nulla.

"È stato bravissimo, ci ha detto subito dove abitava, vai da mamma e non riperderti".
"Hai avuto paura?"
"Si, ma due bambini mi hanno detto di andare dalla polizia, a me veniva un pochino da piangere, ma le lacrime non le avevo e non si vedeva e poi gli ho detto dove abitiamo perchè il tuo telefono non lo so".

Te lo tatuo sul cuore, figlio mio dispersivo.
Poi abbiamo comprato il ferro, poi siamo scappati dall' amica che abita accanto per un pit stop sanitario e io nel bel mezzo della descrizione ai poliziotti mi era venuta una pipì tremenda e a casa non ci sarei mai arrivata ma quel ferro ANDAVA comprato ieri per oggi che veniva la signora a stirare e già da due settimane mi dice che l' altro non scalda, mentre l' aspirapolvere da muratore monstre che abbiamo andrebbe pure sostituito con qualcosa di più leggero che non ti venga l' ernia a portarlo su e giu per tre piani, e Orso ha scelto il ferro su base estetica tra due modelli identici di Tefal in base al colore - stesso prezzo - e poi abbiamo trovato un aspirapolvere cordless della Dyson che ci fa tanto pendant e mi sa che vogliamo quello.

Stanotte botta da insonnia dovuta a crampi alla pianta del piede, non riuscivo a poggiare proprio nessun peso e già mi vedevo un weekend da invalida, invece oggi pomeriggio andava già meglio e siamo andati a comprare la zucca per fare una minestra Jack O' Lantern leftovers con lo zenzero e il coriandolo.

E l' ospite Insalatomistico ha fatto l' Insalata, cosa che gli ho imposto di fare finchè mi gravita per casa. Domattina cmpleanno di lily e cena sociale a sera con il gruppo. Il weekend che dovevamo dedicare alla dichiarazione redditi è saltato causa padre moribondo del commercialista che ha detto che chiede lui un rinvio e speriamo sia possibile, noi li avevamo esauriti i rinvii. Porello lui, che brutto weekend, ma il nostro è perfetto.

A patto che non si riperda nessuno e che il crampo passi, cosa che mi sta dicendo di non aver fatto.

giovedì 27 ottobre 2011

Nulla come il Moscato d' Asti per il risveglio mattutino

Che stamattina li avrei portati io gli Gnorpoli a scuola insieme alle bimbe e alle 8 meno tre ho messo a Orso lo zaino e la giacca e gli ho detto di andare a suonare da loro mentre io prendevo la macchina e che li avrei aspettati dall' altro lato della strada vicino alle strisce pedonali. Ed Ennio stava ancora con il naso nel libro per cui gli ho scaricato giacca e zaino sul tavolo ingiungendogli di farsi trovare anche lui.

Poi in quella luce blu delle albe d' autunno al mattino, mentre andavo verso casa delle bimbe e vedevo da dietro la loro finestra movimenti vari, me lo sono vista venire incontro e non ho capito subito cos' era quella macchia bianca sul giubbotto che quasi non me l' ha fatto riconoscere, ma era il pallone che ha deciso di portarsi a scuola "perchè dobbiamo portare tutti una palla mamma, e metterla con le altre sotto al tavolo della maestra", che mi veniva incontro con quel suo passo sciolto e lo zaino e la frangetta bionda, che io me lo coccolerei sempre questo mio figlio sul limitare d' età tra bambino grande e ragazzino piccolo.

E anche se ero distrutta e avvolta da quella specie di nebbia di quando ancora non ti sei svegliata del tutto e ti senti completamente rilassata, così rilassata che adesso vado a casa e mi rimetto al letto per smaltire questi ultimi giorni di lavoro, e il mio pensiero è andato al socio, il mio nuovo compagno di 1000 avventure, che invece mi ricorda tanto me prima che i figli mi ammorbidissero ed è uno che lavora fortemente, si agita intensamente e non pulisce il water. Perchè il socio tutto quello che noi abbiamo fatto ieri ad Amsterdam l' ha fatto l' altroieri a Berlino e poi alle 23 è tornato in ufficio, ha lavorato fino all' una, ha dormito lì, è andato alle 6 in palestra per farsi la doccia ha proseguito per l' aeroporto, recuperato il grupo, arrivato ad Amsterdam dove mi ha trovata fumante per tutte le cose che la sala NON aveva allestito come dicevamo noi, mentre aprivo scatole di vino per mettere il bianco nella cella frigo e il rosso che già ci stava tirarlo fuori per scaldarlo. E mancava il palco, mancava il microfono e una cosa che noi ci stavamo prevenendo da due settimane, lui ha chiamato me almeno 15 volte per raccomandarsi, io chiamavo l' hotel per dire: ditemi quando posso venire a controllare personalmente e al sento: ma no, ci pensiamo noi, ci mancherebbe, ecco, poi non l' hanno fatto e io mi incazzo, perchè l' avevo previsto. Ecco, ho pensato al socio che ha rifiutato di venire a dormire da me o dal fratello e ha deciso che si faceva un giro, si rilassava perchè l' idea di mettersi a letto all' una per poi essere in aeroporto alle 5 e in ufficio alle 9 gli toglieva il sonno, e quanto lo capisco, anche se io non ho più l' età. Allora alle 7 mentre spegnevo il telefonino gli ho mandato un messaggino di buon volo.

Mi è piaciuto lavorare con il socio, è un altro perfezionista dell' adrenalina come me ma sa un paio di trucchi che io nn so e che mi sta insegnando. E alla fine mi ha detto che sono geniale e che è contento di come è andata.
Poi chissenefrega, sono 25 anni che organizziamo fiere ed eventi, ci mettiamo sotto, e quel paio di amici e ospiti che sono anche amici e che per disgrazia loro sono arrivati in anticipo, li abbiamo messi al lavoro e via. Alle 16 la sala era come dicevamo noi, con tutti i produttori e i loro fantastici vini alla temperatura dovuta e gli ospiti sono arrivati, lentamente, inesorabilmente, e invece del solito 10% che conferma e non viene ne mancavano un paio per cause di forza maggiore e ne sono arrivati una ventina in più. Che per una manifestazione selezionatissima, senza VIP, senza tirapiedi, senza amici e solo professionisti, gli importatori c' erano tutti e anche alcuni ristoratori grossi.

"Mi hai mandato un messaggio così carino, che non ho potuto non venire", mi ha fatto uno mentre io mi chiedevo cosa cavolo gli avessi poi scritto.

Perchè ieri ho scritto personalmente di persona, uno a uno, senza fare nessun copiaincolla, a tutti quelli che non avevano risposto una roba del tipo:
Beh, allora ci vieni al Moscato o no? Sai, sono appena rientrata dall' Abruzzo e ho perso un po' il conto, ma sappi che siamo lì, dalle... alle..., se vuoi parcheggiare gratis lascia pure davanti casa mia che poi in 10 minuti col traghetto arrivi, e a proposito come è andata la tal cosa che mi dicevi?

Perchè io le lettere in serie proprio non ce la faccio a mandarle, anche se ci vuole più tempo, e tutti i miei inviti ci ho aggiunto una riga a mano. E anche se per un evento di questo tipo è follia, vedi che poi la gente viene. Per`ø non nego che sia stata una faticaccia.

Infatti stamattina alle 7, quando è suonato l' arpeggio del telefonino per ricordarmi che evviva, un nuovo giorno con tutto un mondo intorno era arrivato, mentre fuori è buio pesto, io ero completamente intontita. Vorrei vedere voi dopo corse in Abruzzo, corse a casa culminate nella serata del Consorzio Moscato d' Asti ad Amsterdam, e insomma, sono stata sob ria e parchissima e dopo tutte le corse mi sono arenata alla reception con occasionali sortite nella sala, per cui tutto quello che ho bevuto è stato in dosaggi omeopatici, ma l' omeopatia a oltranza ripetuta con piacere rischia anch' essa di intontirti la mattina dopo (o sono forse state le corse di carico, scarico e sgombro alla fine?)

L' unica cosa che mi era ben presente era che i bambini a scuola li avrei portati io, che il capo non era nel letto accanto a me e non era da nessuna parte, per cui alla fine gli ho telefonato ed era già al lavoro, ma guarda un po' le sorprese della vita.

E sono andata a svegliare Orso che di solito ha bisogno di 20 minuti per passare dallo stato di sonno a quelli di leggerissima veglia, quanto basta per (farsi) vestire e scendere le scale fino al tavolo della colazione dove si immerge in un giornalino e bisogna ricordargli di mangiare.

Stamattina invece al buio mi fa: sono sveglio da un sacco di tempo. (Devo ricordarmi di chiedere al capo se in effetti ce l' ha fatta ad inaugurare ieri il regime prestalletto di cui parlava ultimamente, visto che durante le vacanze dai nonni, vuoi la gara dei 4 giorni in piscina ("e poi ci mettevano la musica e bisognava ballare in acqua") in cui hanno vinto rispettivamente una medaglia di similoro e una di similbronzo) o l' aria buona di campagna, andavavo a dormire entro le 20 ed è una mano santa, signora mia, tocca mantenerle queste abitudini.

Che poi doveva ammortizzare secondo me la delusione di essere stato estromesso dal coro, ebbene si, ce l' ha fatta, e secondo me gli fa solo bene capire che ad azione corrisponde reazione. È vero che questo coro ha grandi ambizioni che riesce a realizzare ed è per bambini che si motivano da soli a stare attenti e concentrati a lezione, e a lui hanno dato tante opportunità di provarci, ma non esiste che per metà della lezione la maestra sta solo a riprendere lui.

"Orso, al coro hanno detto che è meglio se non ci vai più".
"Nooooo".
"Si, ma in fondo te l' avevano già detto alcune volte, comunque non fa niente, guarda, tu adesso puoi cominciare ad esercitarti a scuola su come stare attento senza disturbare (geniale questa mossa del capo, del maiale non si butta via mai niente), così poi riesci a farlo anche al coro e ti riprendono, se lo impari il prossimo anno ti rivogliono".
"Amore, ma tu lo sapevi, no? che eravate d' accordo così?"
"Ma l' anno prossimo sarò nel gruppo con gli altri bambini?"
"Dipende, il libro di solfeggio ce l' hai, possiamo andare avanti con il programma noi due così quando ricominci le cose che fanno gli altri già le sai".
"Ma poi tu non mi metti gli adesivi sulla pagina quando ho fatto bene".

Poi in confidenza gli ho spiegato che se per adesso lui si esercita a concentrarsi di più a lezione senza distrubare, magari quando andremo al concerto di natale di Ennio può chiedere lui alla Maestra Caro se può riprovarci e vedere se ha imparato.

Che un po' mi dispiace per lui, ma stamane sono così intontita che l' idea di due pomeriggi alla settimana senza corse dall' altro lato della città fa bene anche a me. Mi sa che vado a mettermi un rametto di menta in infusione nell' acqua bollente per svegliarmi sul serio.

sabato 15 ottobre 2011

E pensare che c' è gente che al sabato sera va a mangiare la pizza


Noi invece al sabato la mangiamo a pranzo. grazie alla congiunzione astrale che mi porta il sabato mattina alla Pakhuis Wilhelmina, un vecchio magazzino portuale in Veenkade trasformato in atelier, dove Marianne Wagemaker, che di suo crea tante cose bellissime, dà anche corsi per bambini, Un 3 anni fa ci è andato Ennio al corso del sabato, poi anche Orso, poi ci abbiamo festeggiato il compleanno di Ennio, poi abbiamo traslocato e Orso non faceva altro che chiedermi quando ci poteva tornare, bene ci è tornato. e Marianne con questi bambini è fantastica, oggi stavamo tutti i genitori fuori ad aspettare e li sentivi urlare di gioia dalle scale, sono usciti di corsa come una folata di vento quando alza via un mucchio di foglie secche.

E dietro l' angolo c' è la showroom di smeg dove il sabato mattina Antonella Barbella fa i corsi di pizza, e noi, con la scusa di aiutare a ripulire tutto, sono già due volte che ci andiamo a sbafare la qualunque. Anche se sul ripulire, non so con quanta attenzione lo facciamo (oggi siamo scappati via, ma Orso ha fatto una pizza anche per il suo amico Mattia, il figlio di Antonella, che così l' ha assaggiata pure lui).

Oggi quindi è andata così.








"Mamma, non sapevo di saper fare una pizza così buona".

Ma che voglio di più dalla vita? Poi, o è vero che i farinacei danno sonnolenza, o è il prezzo delle alzatacce delle ultime due settimane, ma io a casa mi sono abbioccata. Ho rifiutato di andare al supermercato a prendere il pane per i toast che Ennio voleva a pranzo (io gliel' avevo detto che se veniva con me a prendere il fratello passavamo da Antonella per la pizza), gli ho preso i bocconcini di merluzzo fritto dalla baracchetta qui di fronte e ho dormito, con tutta una serie di scocciatori, ma ho dormito fino a che il capo non è passato a dirmi che erano le 16.30, se volevo andare a comprare il ferro da stiro prima delle cinque, poi si è abbioccato 20 minuti pure lui, e poi basta, domani è un altro giorno.

Noi mica ci arriviamo svegli al sabato sera, ma scherziamo?