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martedì 31 gennaio 2012

Liberiamo una ricetta: zuppetta di savoiardi in crema chantilly perplessa


Per chi me l' ha chiesta ecco la foto della mancata torta del compleanno di Ennio. E poi una ricetta di Giulia per utilizzare alcuni scarti, tra cui quelli della zuppetta.

Per la crema
-6 tuorli d' uovo
-180 gr. di zucchero
-150 gr. di farina 00
-1 lt. di latte
-1 bacchello di vaniglia
-1 buccia di arancia bio
-(facoltativo) un cucchiaio di acqua di fiori d' arancio da pasticceria (nei negozi marocchini)

-1 confezione piccola di panna da montare
-savoiardi ad libitum

per decorare:
-fragole secche nella foto oppure:
-scorzetta di arancia candita e buccia di cedro candito a cubettini piccini

Chi sa fare i conti si accorgerà che questa è paro paro la ricetta della crema pasticcera del Talismano della felicità raddoppiando le dosi, mentre l' uso improprio è tutto mio.

Mettere a scaldare il latte con dentro un baccello di vaniglia tagliato in due. Sbattere in una ciotola con la frusta tuorli e zucchero, poi incorporare la farina e mentre continuate a sbattere, aggiungete un poco di latte caldissimo (anche di micoronde) purché togliate il baccello di vaniglia prima. Rimettete insieme in una caseruola, tegame a fondo doppio, quello che volete, io sono troppo impaziente per il bagnomaria, ma chi lo ama, ha pazienza e vuole stare sul sicuro perché no? Fatelo a bagnomaria nella ciotola.

Nel frattempo avrete unito la buccia di arancia o, come faceva mia nonna, di limone, fate voi, e continuate a sbattere con la frusta in modo che non faccia grumi. Chi da piccola mi costringeva a fare la besciamella a bagnomaria mescolando piano piano col cucchiaino, non ha capito che con la frusta si fa meglio e prima. Il minipimer poi, è l' ideale, infatti ce l' avevo a portata di mano per il primo sgrumamento grosso, poi sono andata avanti con la frusta in silicone che è più flessibile e stacca la crema dal fondo.

Un attimo prima che si attacchi tutto di brutto togliete il tegame dal fuoco, versate in ciotola e fate raffreddare. Lì ho commesso il mio errore, perché mi sono messa a montare la panna con il minipimer e siccome con quello non controllo bene la velocità ho forse smesso che era ancora un po' morbida, per evitare che mi finisse in burro. Poi l' ho aggiunta ala crema che era ancora troppo calda. voi se volete rifare la zuppetta fate uguale, se volete una crema chantilly come si deve fate raffreddare il tutto e poi con delicatezza incorporate (quindi la panna la montate solo a crema fredda). Da qui il nome crema chantilly perplessa, perché non ho capito bene come la voglio rifare la prossima volta.

A questo punto bagnato per bagnato ci ho aggiunto a occhio dell' acqua di fiori d' arancio che la userei pure per farmi la doccia se potessi. Poi ho versato nelle coppette la crema, ci ho infilato due savoiardi e una fragola secca e ho servito e ce lo siamo sbafati con enorme passione. Mi avanzava ad ogni buon conto mezza e più ciotola grande con la crema e allora ci ho messo dentro direttamente uno strato di savoiardi, ho coperto con la pellicola e l' ho lasciato una notte in frigo. Il giorno dopo alla festa del cognato mi sono sbarazzata dei pietosi resti versandoli a cucchiaiate in coppettine e decorandoli con una barretta di arancia candita arancione e dei cubettini verdi di cedro candito a cubettini appunto, entrambi offerte speciali di natale del supermercato che avevo comprato e non ci stavo facendo niente. Sono piaciuti moltissimo anch' essi.

Per dire che la crema chantilly è come il maiale, non si butta via niente, Tantevvero che con i bianchi avanzati e altri due tuorli ci ho fatto i pannenkoeken domenica sera, ovvero le crepe grasse e spesse che fanno gli olandesi.

Vi è piaciuta la storia di questa ricetta? perchè le storie sono per chi le ascolta, le ricette per chi le mangia. Questa ricetta la regalo agli amici. Non è di mia proprietà, è solo parte della mia quotidianità: per questo la lascio liberamente andare per il web, e infatti mi è rimbalzata dalla mia amica Giulia in questa forma, che andrebbe anche benissimo per far fuori gli albumi avanzati dalla chantilly:

Mini frittatine con quello che si ha in casa

Uova, formaggio (chiaramente va bene tutto quello che si ha in casa), erbette fresche o surgelate, bacon o salumi a scelta

Prendere uno stampo per muffin in silicone o metallo. Imburrarlo leggermente. Nel frattempo sbattere le uova in una ciotola aggiungere le erbe e il formaggio. Schiaffare il bacon in una padella antiaderente senza olio fino a che non diventa croccante (in alternativa prosciutto, pancetta o quello che si vuole). Prendere le fettine di bacon deporle negli stampini foderandoli e versare la miscela di uovo e formaggio. Infornare a 200 gradi per circa 25 minuti fino a che la superficie sarà bella dorata.. Estrarre, far raffreddare e servire su un bel piatto. Fanno la loro porca figura e non costano niente. Chi vuole far la preziosa le può rinominare mini quiches au fromage.

Categoria: finger food.

lunedì 30 gennaio 2012

domenica 15 gennaio 2012

Cooking from scratch: la verdura biologica a casa



Dalla mia amica Gina ho imparato a suo tempo l' espressione cooking from scratch, che vuol dire che compri solo gli ingredienti di base e tutto il resto te lo fai tu. Una specie di Kapla o Lego della cucina. Quindi una volta che ho in casa olio, conserve, uova, farine varie, legumi e verdure, il resto viene da sé.

C' è da dire che il mio background abruzzese montagnardo e marino aiuta. Sono cresciuta in un ambiente che più autarchico non si può, neanche un buon mercato per le verdure c' era perchè naturalmente, tranne noi, tutti avevano l'orto.

Mia nonna era il frate cercataro grazie alle sue infinite amiche, tutti i pomeriggi usciva di casa dopopranzo e o andava ad aiutare nonna Gisa e nonna Argentina al forno, che il pomeriggio facevano i biscotti e i pan di spagna, o andava dalla commare Laurina da cui tornava con qualche finocchio, che erano la nostra passione ma non avendoli mai comprati era una passione perennemente attizzata e mai interamente soddisfatta.

D' estate si facevano le bottiglie di pomodori, tutto il vicinato insieme e a turno, così la callara e le varie attrezzature passavano di casa in casa, di garage in garage e di aia in aia. Che poi l' unica aia che c' è rimasta era ed è quella dei Biancò, due fratelli che con mogli, figli miei coetanei e l' ultranovantenne zia Cannella, una vecchiettina tremolante sempre attaccata al termosifone o al camino, visto che in queste case di campagna ammodernate entrava il salone con pianoforte ma il camino in cucina restava, grande, d' angolo, in modo che ci si potevano far asciugare le salsicce appendendole nella cappa. Tutto intorno cresceva il boom edilizio degli anni '70 e '80 che ha reso irriconoscibili i nostri paesetti sulla costa, fatto sparire le vigne che arrivavano al mare e i gelsi, ormai ridotti a rarità e solo nelle campagne più interne, sulle colline.

I fratelli Biancò a un certo punto su alcune delle terre hanno costruito palazzine di appartamenti, le due famiglie separarono il quotidiano, ma visto che una delle caratteristiche generazionali è che si cresce e si figlia tutti insieme, alcuni anni fa con Ennio piccolissimo, andai a trovare Santina per rivedermi sul' aia un mucchio di ragazzini del vicinato a giocare a pallone, tutti in qualche modo imparentati fra loro e con me o per sangue o per battesimi atavici. A me comunque sono rimasti impressi quei pomeriggi passati a giocare su un carretto di quelli dipinti che chissà che brutta fine ha fatto quando si è ampliato il garage, sull' aia coperta di schiazze di pietra, liscia come il pavimento di una pista da ballo e dove in estate si spargeva ad asciugare granturco e dove al balcone si appendeva un setaccio su cui i chicchi venivano fatti saltare in modo da separarli dalle impurità.

E dove in occasione di battesimi, comunioni e cresime si affittava un tendone verde che ci si montava sopra, insieme a banconi e panche, le donne a cucinare per una settimana, e si facevano dei banchetti favolosi con specialità riservate esclusivamente ad essi, del genere tipica ospitalità abruzzese:
"Com' a shtate lu pranze?"
"Bell', bell', cià avanzate tande de quella robbe che la ggende se l' ha dovute ripurtà a la cas'."

Che poi per i Biancò il lato agricolo era un' occupazione prettamente femminile, con la commare che andava in motozappa perchè non aveva mai preso la patente, mentre i padri andavano a mare ed avevano pescherecci. Il compare Pietro a un certo punto mise su con dei soci un' importazione di mitili dalla Spagna e il fatto che io e Rossana siamo nate a due giorni di distanza pare fosse dovuto a una sbronza colossale di Pedro Jimenez per festeggiare il matrimonio dei miei che in viaggio di nozze poi sono scesi da Ofena a Tortoreto con la Giulietta Sprint.

Uno ci prova sempre ad affrancarsi dalle origini per carità, io infatti quei mesi che ho studiato in Canada ho deciso di farmi una cultura di junk food, tutto ho provato, e sono infatti rientrata talmente ingrassata che Gisa giovane, la fornaia nuora di nonna Gisa, con l' occhio di falco che la contraddistingue me lo chiese subito:
"O Bà, ma sono io o tu ti sei ingrassata?"
"Altroché, con tutte le schifezze che mi sono mangiata, 'mo non cominciare a dirlo a tutti che dal Canada sono tornata incinta, perché è tutta ciccia naturale", che il forno per le notizie è una stazione di posta ed è meglio specificare.

A ottobre vendemmiavamo e facevamo il vino fino a che abbiamo avuto la vigna di zia Filomena, a novembre coglievamo le olive e facevamo l' olio, a dicembre qualcuno, normalmente Ernesto, il padre di Paola, ammazzava il maiale e andavamo a vedere come si facevano le salsicce e la ventricina, mamma si riportava il sangue e faceva dei sanguinacci che a noi bambini faceva schifo solo l' idea e così finiva l' anno e si ricominciava da capo.

Ecco, a me tutto questo è rimasto, nonostante tutte le mie infinite esplorazioni culinarie e il periodo dei viaggi e del relativismo, per poi concludere che non c' è un tubo da relativizzare e una cucina come quella italiana, col cavolo, giusto in Asia quella cinese, thai, giapponese e indiana possono parlare.

Solo che vivo in Olanda, terra di serre, di pomodori che i tedeschi chiamano bombe ad acqua, e gente che in generale non ha la priorità del cibo genuino, tanto basta tirar fuori una salsina da un sacchetto o ammazzare un piatto di spezie, o lessare 3 tipi di verdura e gratinarle al forno con quel formaggio di fabbrica tutto uguale sempre e comunque, che hai passato la giornata.

E si fa davvero fatica a trovarli gli ingredienti, per questo io ho una dispensa esagerata, mi riporto dei carichi di cibo che poco poco devo fare un controllo del bagaglio a mano è davvero imbarazzante, ma tanto ormai ho la faccia come il culo con quei poveri doganieri (vi dico solo che il venerdì santo che sono scesa per l' intervista di Fahrenheit e sono ripartita il sabato, la trasferta italiana più breve della mia vita a memoria d' uomo, mi sono riempita la borsa di carciofi, agretti, cipollotti ben sigillati, asparagi e simili, perché la verdura qui è da piangere, a meno di non andare dai fruttaroli gioiellieri che hanno si cose meravigliose, ma è il mio budget che mi frega.

Fino a che, prima di Natale, Monique non mi passa la mail della sua unica scoperta:
"Un ometto delizioso, sempre caruccio e simpatico, che ti porta a casa la verdura biologica che ordini, direttamente dal Beemster, guarda, mi ha risolto la spesa".

Il Beemster è la regione agricola a nord di Amsterdam, un ex lago bonificato nel 16esimo secolo, quello dei mulini.

Funziona così, gli mandi una mail e il mercoledì o giovedì mattina ti arriva la lista di quello che è disponibile quella settimana, con il prezzo. Da gennaio la lista è in excel che ti calcola subito quanto gli devi. Tu decidi quello che vuoi di verdura, frutta, latticini, uova, anche alcuni prodotti pronti tipo insalate varie o marmellate o conserve e financo saponette. Tutto prodotto da vari agricoltori biologici. indichi se vuoi la consegna il venerdì pomeriggio o il sabato mattina (quelli sono i suoi giri per Amsterdam, altre zone le fa in altri giorni) e il tutto ti viene consegnato a casa, in sportone di carta e con un fiorellino. La prima volta che non ci avevo pensato e non avevo una lira, mi ha detto tranquillamente di fargli un bonifico.

E ogni volta dalla busta spunta un fiorellino, ieri addirittura una piantina di violette tricolori. Mi sono resa conto che in genere ordino 35 euro, cambiano solo i centesimi, manco a farlo apposta e l' unica cosa che non prendo sono l' insalata o gli agrumi.

I prezzi sono addirittura paragonabili al non-biologico del negozio o al biologico del supermercato e la cosa bellissima è che tutto è talmente fresco che mi dura anche due settimane se qualcosa non riesco a farla subito.

Se vi interessa li trovate su Facebook o all' indirizzo qui sotto. Io sono entusiasta non solo per la qualità dei prodotti e il prezzo, per la comodità di averli a casa e perchè sono quasi a km. zero, ma soprattutto per quanto sono carucci loro. (Non so se nella foto delle borsone vedete spuntare in alto il rametto di roselline di quella settimana).


Vriendelijke groet uit Noordbeemster,

Mickey en Jan
www.beemsterbezorgservice.nl
info@beemsterbezorgservice.nl
06 13477250

domenica 6 novembre 2011

La fata e il dente e la pasta zia

Stasera si è cenato metà di avanzi e metà no. Mentre per me e il capo facevo un curry thai di verdure avanzate (zucca di halloween, si ancora, cavolfiore posthalloween en 4 melanzanine thai comprate ancora prima del mio viaggio in Italia, facciamo 3 settimane di frigo? Buone come appena colte, signora mia), ai bambini ho fritto dei quadratini della polenta fatta ieri insieme alla prova tecnica di brasato, e intanto che si cuocevano le fettine ho deciso di friggergli con il resto di impasto di pasta zia dolce delle palline.

La pasta zia è un' idea di Lerinni, che mentre cresce un impasto con il lievito lei ci mette accanto una base di pasta madre senza lievito, che cresce con i rimasugli volatili del lievito dell' altra pasta e grazie a questo rinforzo, non è proprio una pasta madre ma una pasta zia, la chiama lei. Solo che io l' ho fatta diversamente. con un impasto messo a lievitare venerdi mattina sabato ho fatto la focaccia: bella, gonfia, con le bollicine, me l' hanno sbafata tutta tra pranzo e cena.

Sulla ciotola dell' impastatrice c' era però avanzato uno strato di pasta molle e appiccicosa, di quelli che da lavare sono rognosissimi e ti intasano pure lo scarico.

Ho riempito così con acqua tiepida un terzo della ciotola, l' ho rimessa a girare fino a che la pasta appiccicaticcia si è sciolta nell' acqua, ci ho aggiunto farina, e poi dell' olio, e poi del latte e altra farina, e il sale, insomma, ho rimesso a lievitare pure quello contando sui resti di lievito presenti nell' appiccicume avanzato. Ha funzionato.

Stamattina Orso ne ha voluto un pezzo tutto suo, che ho messo in un tupperware ed ha continuato a crescere anche lì, toccherà dargli della farina, stasera. Con il resto, non avevo davvero voglia di farci un' altra focaccia (basta, quanta focaccia si può mangiare in questa casa?), ci ho rotto dentro un uovo, ci ho messo dello zucchero di canna ad minchiam e 100 gr. di burro fuso e poi ci volevo fare dei paninetti dolci. Solo che era domenica, l' amichetto ADHD (non sul serio, ma è quello bastardino che ha portato Orso a prendere a martellate la porta del fratello) è rimasto a dormire, e io volevo togliermeli tutti di torno e andare in palestra) insomma, ai paninetti non ho dato il tempo di rilievitare nella forma dei muffin, ho infornato subito e sono venuti buoni, ma un po' mattonosi. Vanno ottimamente per il latte, ma stasera mentre cucinavo mi incombeva sul piano l' impastatrice con il resto appiccicoso dell' impasto dolce, e quello si che aveva rilievitato, ma non avevo tempo e palle di rimettermi a fare la manfrina panini. Così ho messo un pentolino di olio di semi e li ho fritti in palline, serviti spolverati di cannella come secondo (il primo era la fettina preceduta dalla polenta fritta).

"Ma loro, verdura niente?" fa il capo, igienista della domenica sera.
"Massì, gli avevo tirato fuori le carote, guarda lì sopra".

E gli abbiamo sciacquato una carota a testa, che in genere se la tirano fuori dal sacchetto e la sbafano senza manco lavarla.

Crack.
"Mamma, mi è caduto il dente mentre mordevo la carota".
"Ennio, ma veramente" si preoccupa il capo.
"Si, ma gli pendeva da qualche giorno".
"Fa vedere".

(A me sinceramente, così a cena, faceva un po schifo e non ho guardato).

Noi ci perdiamo regolarmente tutti i denti dei figli, e pensare che loro ci terrebbero, mesi fa finalmente ne ho messi alcuni at random in uno scatolino di legno delizioso (insieme al dente del giudizio estratto al capo 20 anni fa il mese dopo che io ero tornata in Italia e che lui mi aveva mandato come pegno d' amore, salvo che poi per telefono mi è toccato esaminarlo per capire se ci mancava un pezzo, visto che gli faceva male la gengiva e si cercava di capire se se ne fosse staccato un pezzetto durante l' estrazione, poi uno dice che mi fanno schifo i denti dei figli, ma ho anche tutta questa roba feticistica che si, è un pezzetto di chi amo, insomma, me li perdo per non fare la scelta di buttarli, evidentemente), con su "il mio primo dentino" che stava in un pacco di roba pubblicitaria che rifilano alle madri incinte, che stanno rincoglionite e si iscrivono a tutto, per fidelizzarle a prodotti come l' olio per neonati (quello giallo, buttato tutto perchè a Ennio peggiorava l' eczema), pannolini e salviettine di marca (mai adottati, noi eravamo per il marchio privato dell' etos che costava un terzo di meno), un CD sponsorizzato da un latte in polvere di canzoni per bambini, bellissimo, peccato ce lo siamo persi, è stata la cosa in assoluto più utile e gradita, e lo scatolino, inutilizzato per anni perchè io ad archiviare le cose proprio non ci sono portata.

"Ma gli date i soldi?" si informa Orso. (Contanti o assegno, mi chiedo oziosamente in silenzio). "Ennio, tu metti il dente in una scatolina, la metti sotto al cuscino e stanotte mamma e papà ti lasciano un soldo".

Ah, ecco, non ci credono più.

"Ma io il mio dente lo voglio".
"Allora ti diamo i soldi adesso e via".

Labbruccio tremulo:
"Ma... ma... la fata del dente?"

Oddio, lo sapevo che Orso sarebbe stato il primo a scoprirci su tutto e fra manco un mese è pure Sinterklaas e chissà che altre scoperte esistono.

"Mamma, ma la fata del dente esiste?"
"Ma no, sono loro", fa Orso.

Il resto si perde in una roba indefinita e vaga di latte tiepido prima di dormire, ripetute domande se hanno davvero mangiato e la cena si può considerare chiusa o vogliono qualcosa. Lasciamo cadere, ecco.

'Io voglio la pappa di cereali", fa Orso.
"No, Orso, quella no, o il latte all' anice o niente".
"Ma l' ho provato e non mi piace, bleah".

Poi a letto mi informo:
"Orso, ma la fata del dente esiste?"
"No".
"Perchè lo pensi?"
"Perchè gli elfi e le fate non esistono e neanche i topolini che portano la moneta e poi con quattro denti fanno un palo della luce, l' ho visto in un film ma non ricordo dove. Mi racconti una storia di Gesù?"

E allora visto l' andazzo, decido per una storia dai vengeli apocrifi, quella in cui Gesù da bambino fa degli uccellini di argilla, così belli, che un altro bambino si arrabbia perchè i suoi fanno schifo e glieli vuole schiacciare, ma Gesù batte le mani spaventato e fa: scappate e quelli diventano vivi e volano via.

Che con questo andazzo tra il reale e fantastico, l' apocrifo è l' unica via che mi dà un certo conforto.

giovedì 3 novembre 2011

I nuovi corsi di vino di novembre e dicembre


Io sto veramente bene quando mi si da o mi do qualcosa da fare. Ecco qui allora in breve l'agenda dei miei prossimi corsi sui vini italiani, partendo dalla mia regione preferita dal punto di vista eno-gastronomico, il Piemonte. Sono stati infatti i vini piemontesi a farmi capire, anni fa, cosa di buono ci possa essere in un vino e temo mi abbiano segnata per sempre, perché se è vero che esistono due scuole filosofiche in enologia, tra quelli che sono per il sangiovese e quelli che sono per il nebbiolo, io sono indiscutibilmente e perdutamente per il nebbiolo, comunque lo vogliano chiamare quelli che lo fanno *lo chiamano anche Spanna, Chiavennasca, Picultener o altro, contenti loro).

Per carità, i migliori corsi che ho fatto negli ultimi due anni, quelli proprio a furor di popolo, sono stati quelli sui vini a base di sangiovese, perché applico la tecnica di mia madre con il pesce. Mia madre odia l'odore del pesce e per farselo piacere da volerlo mangiare anche lei, ci cucina delle cose eccezionali. Ecco, io a furia di sviscerare in modo consequenziale ed analitico quello che ci si può fare con il sangiovese in lezioni da est a ovest (e finiamo con il Morellino di Scansano che io amo più di tutti) negli scorsi due anni sono riuscita a farmelo piacere. Ma a questo giro datemi il nebbiolo (me l' hanno dato, e qui ringrazio di cuore i produttori del Consorzio del Moscato d' Asti, persone deliziose una a una, che mi hanno fatto assaggiare e mi hanno raccontato tutti i vini che fanno, come vi riferirò a mia volta).

Che poi, nebbiolo, nebbiolo, ma mica c' è solo il nebbiolo in Piemonte. Che i bianchi del Piemonte, solo per i nomi che hanno (Erbaluce di Caluso, Arneis, Favorita, Cortese, mica come noi in Abruzzo Passerina, Pecorino, non c'è gioco) ma anche per il sapore sono la destinazione enologica in cui spendo più volentieri i miei soldi. Ma parliamo della Barbera, del Barbaresco, del Dolcetto, che non è per niente un vino dolce, se per caso stavate pensando al contrario. E se proprio vogliamo parlare di vini dolci, allora datemi un Brachetto, un Moscato che proprio non riesci ad ubriacartici neanche con molta buona volontà (specie se ci mangi quei pasticcini alla nocciola che sembrano amaretti morbidi, ma è proprio un' altra razza).

Ecco, tutto questo per dire che fra poco parto con le lezioni sui vini del Piemonte e due sono lezioni con cena perché è da quando i miei non hanno più l' albrgo che non ho più modo di cucinarmi un bel brasato come Cristo comanda e come dico io (e come me l'ha insegnato lo chef Giovanni, un caratteraccio quell' uomo, ma sapeva cucinare queste robe qui del nord ovest), ed è proprio ora di farlo.

E qui lo ripeto, ma basta andarsi a rivedere i miei post piemontesi dall' ottobre scorso all' indietro, se un giorno dovessi rifarmi una vita in Italia ecco, io e il capo il Piemonte ce l' abbiamo in cima alla lista.

Quindi, annotatevi:

- 18 novembre dalle 19.30 alle 22.30 I vini delle Langhe con cena



- 25 novembre dalle 18.30 alle 21 Masterclass I vini dell'Astigiano, cucina Antonella Barbella, presso l' Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam
- il 2 dicembre, sempre la lezione con cena sui Vini del Monferrato dalle 19.30 alle 22.30



- 18 dicembre Dolcezze d' inverno dalle 18 alle 20, che di domenica pomeriggio ci sta tutta una lezione su vini allegri e festevoli come il Brachetto, il passito di Erbaluce, e quelle belle bollicine allegre del Moscato, accompagnate da dolcetti e tortine (vi faccio la mia versione austroungarica con crema al burro di mia nonna Helena della torta alle nocciole, e pure per quest'anno abbiamo sfidato il diabete)

- e nel mentre, il 9 dicembre mi sposto dal Piemonte per passare ai Vini del Vulcano, una classe amatissima con i vini scelti da Peter Smit di Eck en Maurick e da Piet Dooijewaard della Dooijewaard in Wijnen, che me li fanno pagare, come no, ma anche loro li valgono tutti. E con le brevissime giornate che precedono il solstizio, il calore vulcanico ci vuole tutto anche lui. E a parte i vini, ci costruiamo intorno una signora cena.

A parte per la Masterclass, per le altre lezioni ho pochi posti, quindi se vi interessa, anche come regalo di Sinterklaas o di Natale, fatemelo sapere su barbara@madrelingua.com.

PS: ho cambiato le ultime due date perchè mi ero incartata, quelle qui sopra sono quelle giuste.

sabato 15 ottobre 2011

E pensare che c' è gente che al sabato sera va a mangiare la pizza


Noi invece al sabato la mangiamo a pranzo. grazie alla congiunzione astrale che mi porta il sabato mattina alla Pakhuis Wilhelmina, un vecchio magazzino portuale in Veenkade trasformato in atelier, dove Marianne Wagemaker, che di suo crea tante cose bellissime, dà anche corsi per bambini, Un 3 anni fa ci è andato Ennio al corso del sabato, poi anche Orso, poi ci abbiamo festeggiato il compleanno di Ennio, poi abbiamo traslocato e Orso non faceva altro che chiedermi quando ci poteva tornare, bene ci è tornato. e Marianne con questi bambini è fantastica, oggi stavamo tutti i genitori fuori ad aspettare e li sentivi urlare di gioia dalle scale, sono usciti di corsa come una folata di vento quando alza via un mucchio di foglie secche.

E dietro l' angolo c' è la showroom di smeg dove il sabato mattina Antonella Barbella fa i corsi di pizza, e noi, con la scusa di aiutare a ripulire tutto, sono già due volte che ci andiamo a sbafare la qualunque. Anche se sul ripulire, non so con quanta attenzione lo facciamo (oggi siamo scappati via, ma Orso ha fatto una pizza anche per il suo amico Mattia, il figlio di Antonella, che così l' ha assaggiata pure lui).

Oggi quindi è andata così.








"Mamma, non sapevo di saper fare una pizza così buona".

Ma che voglio di più dalla vita? Poi, o è vero che i farinacei danno sonnolenza, o è il prezzo delle alzatacce delle ultime due settimane, ma io a casa mi sono abbioccata. Ho rifiutato di andare al supermercato a prendere il pane per i toast che Ennio voleva a pranzo (io gliel' avevo detto che se veniva con me a prendere il fratello passavamo da Antonella per la pizza), gli ho preso i bocconcini di merluzzo fritto dalla baracchetta qui di fronte e ho dormito, con tutta una serie di scocciatori, ma ho dormito fino a che il capo non è passato a dirmi che erano le 16.30, se volevo andare a comprare il ferro da stiro prima delle cinque, poi si è abbioccato 20 minuti pure lui, e poi basta, domani è un altro giorno.

Noi mica ci arriviamo svegli al sabato sera, ma scherziamo?

domenica 4 settembre 2011

Tornati


La cosa più bella di queste vacanze probabilmente è stata che sono state unplugged. Niente Internet, poca connessione telefonica, molti amici sottomano con cui incontrarci e fare cene, troppi amici che non sono riuscita a vedere anche se avrei voluto (" Più gente?" strabilia il capo quando glielo dico " Tu avresti voluto vedere ancora più gente di quella che abbiamo visto?")

Eh, si, mi sarebbe piaciuto. Mi sarebbe piaciuto passare da Graz all' andata e da Emily al ritorno e magari da Panz a Zocca. E farmi un bagno con Mamikazen, ma così, giusto di passaggio. Il blogger di rito però anche a questo giro ce l' ho fatta a conoscerlo di persona perchè è venuto ;lui a stanarmi a Ofena e si è messo a fare pomodori senza discutere, visto che li ha sempre fatti. E insieme abbiamo insegnato a farli all' Artista Borderline, che non lo posso chiamare così in pubblico, ma per capirci, che di nome non lo conosce nessuno.

Mi sarebbe piaciuto restare almeno 5 giorni intorno all' Aquila, rivedermi un po' di amici e parenti, farmi i miei giri. L' ho dovuto fare di corsa e risicando, ma anche così è andata bene, perchè una deviazione inaspettata a Campo imperatore, dal macellaio, mi ci ha fatto incrociare Francesco Barbone idraulico, amico ed ex-scolaro alle medie di mio padre, praticamente l' abbiamo avuto in casa da una vita ("Ma ti ricordi che quando dormivo da voi alla mattina tuo fratello, ma cosa aveva, 5 anni? Veniva nel mio letto a tirarmi la barba, e a nascondersi per non andare a scuola"). Si, me lo ricordo benissimo e già che ci siamo, non è che la prima volta che passi giù ti fai dare le chiavi da Maria Teresa e mi vieni a vedere perchè ogni volta che facciamo la doccia ci prendiamo la scossa anche se lo scaldabagno è staccato?

Cose così. I maschi hanno letto, nuotato, giocato a Hacienda, fatto le barchette nella bagnarola.

Mi sono sparata una riunione fiume di 3 ore e mezzo con i membri e tecnici dell' aggregato. che ci hanno spiegato subito che la nostra pratica è rognosa perchè siamo il nucleo più grosso di case danneggiate, tutte classe E e in centro storico. In compenso abbiamo nominato un presidente e scelto la ditta che farà i lavori condominiali, ce ne vuole una grossa con esperienza in consolidamenti, le attrezzature, il personale, non troppi subappalti e con un respiro finanziario abbastanza ampio da poter anticipare le spese vive e farsi pagare alla fine. Non ci torno il prossimo anno a casa (bene, vuol dire che è la volta che forse andiamo in Sicilia) ma è già qualcosa.

Ho fatto 75 kg. di pomodori ma già si è detto (tutte le foto qui sono di Fausto Rapinesi, per quyelle del capo tocca aspettare che archiviamo).

Per strada il primo giorno ho dormito, il San Gottardo pare ci sia stata una coda dovuta ad auto in fiamme, di cui non c' era traccia quando siamo passati noi, a parte le due ore di fila. Siamo arrivati a Mulheim dal nostro alberghetto Engels, che però era pieno di famiglie olandesi che come noi tornavano dall' Italia e ce ne hanno consigliato uno nel paesello vicino. In questo tutto era più nuovo e spazioso, la cucina un pelino meno elaborata, ma quando hai figli che si mangiano cotoletta e salsiccia con patatine, francamente la differenza non la vedi. Il secondo giorno ho dormito di meno in macchina, ho guidato di più (quanto mi piace in Germania quando capiti su un' autostrada praticamente deserta e prima ancora di rendertene conto il contakilometri sale a 170 e allora ti ricordi di essere una madre al volante e rallenti, però bello era bello.

E a casa faceva caldo e c' era il sole, tutta la pioggia di questa fine estate l' ha fatta la settimana scorsa. Abbiamo fatto tutto il bucvato dele vacanze e degli ospiti che c' erano in nostra assenza. Ho dato il bidone a Don Stalin perchè tra un bucato e l' altro dormivo e il telefonino l' avevo dimenticato in macchina.

Da domani si ricomincia.

giovedì 11 agosto 2011

Blueberry fields forever


Sarò breve, con Antonella e i nostri tre figli siamo andati ad Ermelo a raccogliere mirtilli in una fattoria apposita. La giornata si annunciava piovosa, i figli si annunciavano noiosi, al campo estivo ce li ho mandati a calci ieri che dovevo prepararmi la lezione dei vini promettendogli che non ci sarebbero andati oggi se non volevano. E non vollero.



In macchina Antonella che conosce i suoi polli ha chiesto che non urlassero, sennò la distraevano dalla guida, di fare i bravi che poi i più buoni al ritorno avrebbero avuto una sorpresa. Bene, con Ennio non funziona. Ha passato la mattina a stressarsi e stressarci per sapere se andava bene così, se era al primo posto, o forse al secondo, e cos' era la sorpresa. Va bene che era stanco, va bene che si era svegliato inumanamente presto (nel senso che mi ha impedito di riappisolarmi nel momento in cui io, che mi ero svegliata ancora più disumanamente presto, avevo raggiunto il limite umano e divino delle mie capacità e volevo solo riabbioccarmi finoi almeno alle 7.30. No, quindi). Però che stress. E si lagnava, e piagnucolava, e piangeva che gli altri due urlavano e gli davano fastidio, e non era vero, non urlavano.

Ci siamo scambiati di posto e lui davanti con Antonella, rompeva sempre un pochino, ma aveva smesso di parlare e si esprimeva a gesti e si divertiva a fare enormi conversazioni, stancando me.

Entrati nelle strade di campagna annunciate dal navigatore all' inizio, abbiamo iniziato a fare soste a tutti i banchetti davanti alle case che vendevano frutta e verdura. Prima il rabarbaro.


Poi le rape rosse.


Poi siamo arrivati ai campi, e ci hanno assegnato dei secchielli e i due campi in cui potevamo cogliere.


Orso si è messo il secchio in assetto da battaglia ("sono un soldato con l' elmo"). I bambini si sono stufati subito, io e Antonella invece imperterrite e indefesse. Anche perchè i mirtilli più grandi stavano sotto, non si potevano mangiare e bisognava cogliere solo queli blu. All' inizio li coglieno uno a uno, poi ho cominicato a brucare con le dita, in fondo raccolgo o no le olive da quando ho l' età di arrampicarmi? E allora, basta farci la mano che la tecnica è quella.


Intorno a noi vecchietti attrezzatissimi con seggiolini e mgasecchi, un paio usavano come ausilio alla raccolta anche il deambulatore, ed erano attrezzatissimi con gli ombrelli. che la terza età si deve pure tenere in movimento e fanno benissimo.

Noi no, per la pioggia non eravamo nè predisposti nè attrezzati, e quando si è messo a piovere il secchio era pieno, abbiamo pesato, pagato, presi anche 4 barattoli di marmellata già pronta a 5 euro, e abbiamo proseguito.


Proprio di fronte alla stazione di Putten abbiamo pranzato in uno snackbar abbastanza terrificante, che aveva come unico punto positivo la cotolettona impanata fresca fresca che mi sono mangiata io. Ogni volta che vado a uno snackbar e so che tutto è congelato di fabbrica, mi scordo sempre che gli hamurger, che nel mio immaginario sono carne macinata alla piastra, anche qui invece sono artificiali con farina e altre robe nell' impasto, che poi viene fritto in friggitrice pure lui. Bleah, ma i bambini con quelli e le patatine erano felici. Abbiamo guardato i treni che passavano, che con i bambini è rilassante pure quello.


Poi siamo andati a visitare lì dietro la cantina di Piet Dooijewaard, un amico e collega sommelier che ieri è venuto alla mia lezione portando delle bollicine molto buone, e io ne ho approfittato per ricomprarmi il suo Nepente di Oliena buonissimo, un passito anche sardo che serve a riconciliarmi col mondo e un Fresia. I bambini invece si sono fatti dei giretti con il montapersone, che Piet usa per scendere i cartoni di vino. L' ho trovata una soluzione geniale, perchè montare uno di quelli sulla scala ripidissima sicuramente costa meno e ci vogliono meno lavori che a montare un montacarichi vero.



Siamo ripartite dopo aver lottato per rinfilare i miei figli sovreccitati in macchina. L' unica cosa che ci rodeva è che non avevamo comprato le uova e un po' più di verdura ci sarebbe pure piaciuta. Allora abbiamo fatto piccole deviazioni intorno all' ingresso dell' autostrada e da una casa abbiamo visto uscire una signora con un vassoio di uova e un pollo e siamo andati a bussare anche noi mentre i bambini fraternizzavano con i cani.


Rimango sempre colpita dalla delicatezza di Orso nel fraternizzare con gli animali, Ennio è più irruente e non so mai se li spaventa, Orso invece ci si mette buono buono e zitto zitto fino a che non gli si avvicinano e si fanno accarezzare. Noi non abbiamo bestie in casa e anche se io sono canara, ma mi rendo conto che finchè non rallento ritmi non potremo mai permettercene uno, povera bestia, e il capo è gattaro, ma è diventato allergico e sospetto lo sia pure Ennio, quindi il gatto, che piacerebbe a tutti noi e con il giardino sarebbe anche facile da tenere, proprio non possiamo. E Orso comunque sa trattare gli animali, avrà imparato dai cani dei nonni.

Alla fine il ritorno è stato un dramma di bambini ipereccitati che litigavano e si picchiavano e urlavano tutto il temo, persino pupetto angelico ogni due per tre mi afferrava Orso alla gola e lo strangolava. Abbiamo minacciato la qualunque, che li avremmo fatti scendere e abbiamo deciso di farlo all' inizio dello stradone di casa mia per rimanere credibili. apriti cielo, Ennio è diventato isterico, era tutto rosso e cercava di strangolarsi, una cosa stranissima. È vero che già in macchina ci era rimasto troppo male per l' annunciata punizione, loro tirano sempre la corda e poi si pentono, ma una scena così non l' abbiamo mai vista.

Siamo arrivati a casa, io esausta, figlio angelico di Antonella che alle 17 è schiantato sul divano e si è addormentato, i miei che si sono litigati il numero di Topolino nuovo che avevamo trovato tra la posta (mannaggia) e poi li ho abbandonati e mi sono addormentata, svegliata però a tratti da annunci di Orso che si sarebbe fatto un uovo, rumori strani che dopo si sono rivelati l' aspirapolverino a mano, e quando è arrivato il capo io stavo tutta intontita a controllare il pollo nel forno.

Cenato a base di pollo e cuoricini di polenta al tartufo gratinata al Taleggio avanzati dalla lezione di ieri, e poi gelato fiordilatte con marmellata e mirtilli freschi. Fatica per metterli a letto e farli dormire e domani non si discute, fuori dai piedi e al campo scuola che la settimana prossima Orso sta con me tutto il giorno (e un figlio alla volta è godibilissimo) e Ennio alle prove e amici e conoscenti di blog che arrivano da ogni dove per sentire Ennio cantare domenica 19 al concerto dei canali.

Però l' ultimo bacio che gli ho dato da addormentati dopo che sono stata a pattugliare seduta in corridoio che si decidessero a dormire, e mi sono di nuovo commossa. Come sono teneri quando dormono. Le mie pulci dolci.


mercoledì 10 agosto 2011

Focaccia


Quest' estate di degustazioni di vini per l' Istituto italiano di cuktura hanno dato al mio inizio di settimana un ritmo. Il venerd`^mi arrivano o vado a prendere i vini. Lunedi penso al menu e metto tutto sull' altro blog in olandese, e mando una mail ai corsisti perchè si possano preparare spiritualmente. Quelli già dotati di un brevetto olandese di vinologo ripassano gli appunti ("Quando hai scritto che ci facevi la pasta con il finocchietto e i carciofi, che sono impossibili da abbinare non sapevamo che pensare, ma ci sta benissimo" e sono grandi soddisfazioni pure queste).

Si tratta di un esperimento e come tutti gli esperimenti io esagero sempre, mi sdo, come dice Cinzia. A un gruppo avevo fatto l' insalata di polpo e patate e le cozze. A un altro lo stifatino di agnello, ad altri la pasta con le sarde. Una cosa è interessante, op per anni ho cercato di organizzare corsi di cucina e anche se l' interesse in teoria c' è, in pratica gli olandesi per mangiare non sono preparati a spendere. Per bere invece si, il prezzo è lo stesso, ma li faccio anche mangiare. Misteri dell' alcol.

Comunque il martedi mattina mi metto ad impastare per pani e focacce da servire al corso e li faccio lievitare 24 ore o più. Ieri è partita male ma è finita bene.

Ingredienti

1 kg. di farina 0
600 ml di acqua tiepida
1 gr. di lievito di birra secco sciolto prima nell' acqua
i cucchiaio grande raso (e scarso) di sale
6 cucchiai di olio di oliva extravergine, quello più vecchio

Ho impastato tutto con la funzione pulse della macchinetta. Poi mi sono messa a disegnare il nuovo scaffale che dobbiamo costruire in soggiorno cercando di riciclare lo scaffale Molteni comprato di seconda mano un paio di anni fa, facendo un ponte sopra la porta ecc. ecc. Ho esposto al capo il progetto scaffale compresa risistemazione mobili e divano, e gli è piaciuta un sacco, io che temevo resistenze e storie, che gli uomini sono abitudinari e il mio qualsiasi cosa io proponga vede subito raddoppiata la quantità di lavoro che c' è per lui nella cosa. Io la vedo dimezzata e non so cosa sia peggio ai fini dei processi decisionali e operativi.

Insomma, mi sono ricordata forse più di un' ora dopo che la macchinetta continuava a impastare. L' impasto era caldo, ahi, mi muore il lievito e non cresce più

Divido l' impasto su una placca da forno ricoperta di foderina al silicone e in una casseruolina ammaccata rivestita in tefal, unta precedentemente. Metto tutto in forno spento coperto da telo bagnato. Dopo tre ore vedo che sta crescendo e ce la lascio piena di fiducia tutta la notte.

Stamane tiro fuori e metto il forno a scaldare con la funzione ricircolo aria a 175 gradi.

Copro di olio la focaccia e con la punta delle dita ci faccio i buchi. Ahi di nuovo, è molto soffice ma non è che sia cresciuta moltissimo.

Inforno per 50 mintui più un extra dopo aver controllato ed è venuta benissimo. Quella piccola è finita nel pranzo dei bambini, una al salame e una al formaggio. I ritagli meno altti me li sono mangiati io.

Adesso gli preparo una millefoglie di polenta alla fontina da infornare stasera, dei tramezzini con crema di ricotta perchè una dei partecipanti non può mangiare uovo crudo neanche nella mayonese, ho affettati affettabili e farò una cremina con il pesto che ha fatto l' altroieri Orso da spalmare sulla focaccia e stapperò un sacco di bollicine.

Come dice sempre la mia amica Paoletta: ma che ci vuoi di più, un panino con la porchetta? per indicare le pretese esose dela gente. Secondo me si riferisce al fatto che in certe zone dell' Abruzzo, dopo quei megapranzi di nozze che la gente sta a tavola 6-7 ore, si va tutti insieme a visitare la casa nuova e lì ti offrono ancora la porchetta. Ecco, io vengo da quella scuola l`^, non sopporto di far bere la gente senza darglici un sacco da mangiare.

lunedì 18 luglio 2011

Piove

No, io lo so che ce ne sono di problemi seri al mondo, ma qui piove, non vuole smettere, è buio come a ottobre e giovedì è l' ultimo giorno di scuola.

E noi andiamo in vacanza solo dal 20 agosto.

Mi sono attaccata ai fiori di Bach, il Rescue Remedy (tanto per dirvi come sto messa male), che tanto per ho preso in quelli che credevo fossero confetti, e invece hanno proprio la forma di caramella, tant' evvero che un certo figuro, nonostante lo abbia nascosto in 3 posti diversi, che dire, è scomparso. Spero gli abbia fatto bene.

Per me ho preso l' Impatiens che ce n' è un gran bisogno.

Però i corsi di vino e il workshop sui pomodori e le verdure in vasetto del 13 agosto continua a riempirsi sempre più.

E quasi quasi rifaccio una cena di pesce con deguistazione di vini. Il 30 luglio.

Se vi interessa stay tuned, oppure scrivetemi a barbara(chiocciola)madrelingua.com, io la vado ad annunciare su facebook.

Eadesso vado a fare le crepes che doveva fare Ennio e inventarmi qualcosa con il rabararo di santasuocera, mi sa che mi tengo una gelatina, la torta proprio non ce la posso fare.

lunedì 4 luglio 2011

Le foto della famosa cena di pesce

Bella la cena di pesce per amici ed ex-corsisti (ma esiste ancora un confine tra le due categorie? Mi sa di no).


Intanto è stata l' occasione d'oro per sistemare come si deve il giardino davanti, costruire alcune fioriere con le tavole storte e avanzate del pavimento in merbau, che dopo 11 anni sono ancora splendide. Per scavare uno strato di terra (con cui ho riempito le fioriere) da quello che diventerà il vialetto tra casa e baracca nel giardino di dietro, vialetto per il quale utilizzerò tutti i mattoncini avanzati dalla fioriera davanti, che veramente, ci rinuncio, la fioriera in mattoncini non è stata questo enorme successo e intendo fra un paio d' anni cambiarla in baracchibna biciclette con tetto che fungerà da casa accanto all' albero, perchè l' albero è dei vicini, tanto si è bello che capito che sotto quell' albero non può fiorire nulla, tranne le clematidi che ci si sono arrampicate sopra.



Anche l' occasione per svuotare il divano, risistemare la cucina - soggiorno e sgombrare l' eternamente ingombro piano d' appoggio del retrocucina e fare un altro paio di lavoretti.


Il capo, sempre santo e benedetto, ha accettato questa invasione di casa, portandosi i figli a mangiare la pizza altrove e mettendoli a letto al rientro, mentre noi mangiavamo e sbevazzavamo. Mi chiedo se, continuando a ogni attività a mettere tutto in perfetto ordine, se possa essere un metodo per rifargli trasformare casa in scuola.


Anche i vini sono stati molto riusciti, tranne per l' involtino di zucchina grigliata con ripieno di ricotta e salmone al profumo d' aneto, in un piatto solo, peraltro ottimo e buonissimo pure il giorno dopo da freddo, un po' tutti gli ingredienti ' difficili' da abbinare con un vino, figuriamoci se tutti insieme. Il Pinot Grigio in realtà ce la poteva fare, ma era per oltre nel menu, e quindi dopo gli aperitivi in giardino, ho semplicemente detto al gruppone che con il primo piatto si dovevano accontentare di acqua fresca e che il verdicchio di Matelica lo avremmo aperto con gli scampi e mazzancolle (dio ce ne scampi e gamberetti, diceva mio fratello). Hanno recalcitrato un po', ma poi accettato.


Si sono sacrificati sospirando, poi per rifarsi hanno spazzolato alla fine grappa, nocino e tarallucci, all' anice e ripieni e stamattina abbiamo iniziato all' alba a postare le foto su Facebook, anzi, io ho cominciato ieri mentre Antonella tirava su la pasta ai moscardini affogati nel trebbiano d' Abruzzo con crema di peperoni gialli, rosmarino e pecorino a scaglie.

Insomma, abbiamo deciso di rifarlo per chi non c' era, nello specifico quei due senza babysitter ma con nonni in arrivo e gli altri due che adesso sono a Santa Fe a spassarsela.


L' unica cosa su cui dubito è il menu: facciamo di carne, o ripetiamo il pesce e mi cimento io in un brodetto, che è cosa mia visto che sono cresciuta a Tortoreto dietro la zona pescatori e Antonella mi lascia volentieri le pentole? Ecco, per esempio un brodetto di pesce in bianco profumato allo zafferano, che ne dite? E una pasta al battuto di pesce?

O in alternativa, porchetta con tutte le verdure dell' estate. Ditemi che ve ne sembra.