giovedì 25 ottobre 2007

ho degli amici meravigliosi

Che in questi giorni di impietosa e lucida autoanalisi, come l'ha chiamata don Stalin, io sia cresciuta, e tanto, non c'è dubbio. Ma è grazie a tutti i miei meravigliosi amici che ne vengo fuori più forte e serena di prima. Mi avete coccolata, consolata, consigliata, sofferto con me, aiutata a relativizzare e a ridere sopra le mie paturnie, e nessuno, dico nessuno, si è sottratto. Vi siete indignati, incazzati, avete reagito con un tempismo incredibile.

Vi amo, siete splendidi (ehi, mica è per caso che siete i miei amici) siete la prova che devo essere una persona fantastica anch'io per avere amici come voi. E le pompe e i pompini funebri di Corepeloso resteranno negli annali (o anali? Questo correttore ortografico delle volte....)

E nessuno neanche per un'attimo mi ha chiesto se non pensassi di stare esagerando. Sono la donna più fortunata del mondo. Tutto quello che dò lo ricevo decuplicato. Ho gli amici migliori del mondo. Per favore mettetelo nella mia orazione funebre (già che siamo in tema per via dei pompini).

mercoledì 24 ottobre 2007

Silvia santa subito

Abbiamo deciso di costituire il comitato Silvia santa subito per la betificazione di Silvia. Lei gradisce, vuole essere santificata come vergine e martire e non ho dubbi abbia in questo momento tutte le caratteristiche del caso.

Ma per ora ad agiografie sto messa bene, quindi penso a un martirologio. Devo pensarci bene. Una parodia di Jacopone. In fondo tra umbri si capiscono bene.

Per ora l'originale, di ispirazione a tutti i lettori
O Segnor, per cortesia,
manname la malsania,

A me la freve quartana,
la contina e la terzana,
la doppia cotidïana 5
co la granne etropesia.

A me venga mal de denti,
mal de capo e mal de ventre,
a lo stomaco dolor pognenti,
e 'n canna la squinziana. 10

Mal degli occhi e doglia de fianco
e l'apostema dal canto manco;
tiseco ma ionga en alco
e d'onne tempo la fernosia.

Aia 'l fecato rescaldato, 15
la milza grossa, el ventre enfiato,
lo polmone sia piagato
con gran tossa e parlasia.

A me vegna le fistelle
con migliaia de carvoncigli, 20
e li granchi siano quilli
che tutto repien ne sia.

A me vegna la podagra,
mal de ciglio sì m'agrava;
la disenteria sia piaga 25
e le morroite a me se dia.

A me venga el mal de l'asmo,
iongasece quel del pasmo,
como al can me venga el rasmo
ed en bocca la grancìa. 30

A me lo morbo caduco
de cadere en acqua e 'n fuoco,
e ià mai non trovi luoco
che io affritto non ce sia.

A me venga cechetate, 35
mutezza e sordetate,
la miseria e povertate,
e d'onne tempo en trapparia.

Tanto sia el fetor fetente,
che non sia null'om vivente 40
che non fugga da me dolente,
posto 'n tanta ipocondria.

En terrebele fossato,
ca Riguerci è nomenato,
loco sia abandonato 45
da onne bona compagnia.

Gelo, granden, tempestate,
fulgur, troni, oscuritate,
e non sia nulla avversitate
che me non aia en sua bailia. 50

La demonia enfernali
sì me sian dati a ministrali,
che m'essercitin li mali
c'aio guadagnati a mia follia.

Enfin del mondo a la finita 55
sì me duri questa vita,
e poi, a la scivirita,
dura morte me se dia.

Aleggome en sepoltura
un ventre de lupo en voratura, 60
e l'arliquie en cacatura
en espineta e rogaria.

Li miracul' po' la morte:
chi ce viene aia le scorte
e le vessazione forte 65
con terrebel fantasia.

Onn'om che m'ode mentovare
sì se deia stupefare
e co la croce signare,
che rio scuntro no i sia en via. 70

Signor mio, non è vendetta
tutta la pena c'ho ditta:
ché me creasti en tua diletta
e io t'ho morto a villania.

martedì 23 ottobre 2007

Minigonne

Le minigonne sono un mio trauma di gioventù. Cioè, più che mio, di mio padre, che era capace di farsi venire un attacco isterico se mi beccava con addosso quella che a suo parere fosse una minigonna. Indipendentemente dall'effettiva lunghezza della gonna in questione, il che era una cosa che mi confondeva molto le idee. Con i calzoncini corti non aveva invece nessun problema. Strana cosa, la psicologia paterna.

Quindi per me il primo atto di emancipazione è stato quello di comprarmi e mettermi minigonne alla faccia di mio padre. Peccato, perché io la minigonna la vedo come un capo tipicamente infantile e adolescenziale, nel senso che è a quell'età lì che sta benissimo a chiunque, ma proprio in quegli anni formativi lì non potevo metterla serenamente. In compenso una volta a 16 anni mi sono quasi rapata a zero, anche lì mio padre ha rischiato il coccolone, ma non poteva dirmi niente perché non c'erano potenziali allusioni sessuali. Perché diciamocelo pure, quello era il problema fondamentale di mio padre. Che mi violentassero perché portavo la minigonna, o cose del genere.

A 29 anni ne ho comprata una bellissima di Stefanel dicendomi che visto che stavo per arrivare ai trent'anni, forse sarebbe stata l'ultima e che ne dovevo approfittare. Si, perché a quell'età lì tentavo di darmi coraggio con il mito della "power suit", che assicuro, funziona benissimo. Mai avuto tanti tailleur severi come tra i 22 e i 30 anni. La mia amica Bowine uguale: una comincia a lavorare, cerca di farsi prendere sul serio e mette tailleur su tailleur.

Adesso invece che entrambe siamo femmine di gran carriera, mogli e madri esemplari e soprattutto non sentiamo di dover dimostrare niente a nessuno, tantomeno ai nostri padri, ce ne andiamo bellamente a culo al vento. Tanto sotto portiamo i fuseaux.

E dall'estate (subito dopo i miei 30 anni) in cui ho visto mia suocera in mini jeans, ho concluso che il mio prossimo limite lo sposto a 50 anni. Per ora.

- to be continued fra 10 anni -

lunedì 22 ottobre 2007

"La mia Olanda", aa.vv.

È uscita sabato scorso ad Amsterdam una raccolta bilingue di ritratti e ricordi di/sulla mia bellissima città da parte di diversi scrittori italiani. Si tratta di un libro commemorativo dei 30 anni di esisteza della Libreria Bonardi, l'unica, splendida inimitabile libreria italiana.

Bonardi e le sue signore sono un'istituzione. A parte che ci trovo tutti i titoli di cui ho bisogno, ma ho scoperto molti più autori interessanti nella mia vita nei relativamente pochi anni che la frequento, che non nelle più lunghe ed ampie frequentazioni di librerie e biblioteche in Italia.

Un nome per tutti, Paolo Nori. E poi Sandrone Dazieri, che adesso tutte le Feltrinelli te lo buttano dietro, ma quando e davvero uscito, chi se lo filava il Gorilla? Da Bonardi ho intervistato Sandro Veronesi appena uscito da un brutto periodo personale, ho letto i miei primi libelli e venduto ben una copia (o forse due) del mio manuale della perfetta fattucchiera. Che anche queste sono soddisfazioni.

Insomma, dipendesse da me Bonardi potrebbe festeggiare un trentennale l'anno, corredato di relativa pubblicazione. E ne "La mia Olanda" tutti i ritratti della città ne escono fuori leggeri e vaganti, come il riflesso delle nuvole sui canali.

domenica 21 ottobre 2007

L'amica immaginaria

Oggi ho perso un'amica. Fa la stessa sensazione di un buco da qualche parte. Un buco che sto riempiendo di lacrime. Perché non avrei voluto perderla, questa amica.

Avrei voluto divertirmici, giocarci, ascoltarla, raccontarle, esserci per lei quando è giù e poterla chiamare quando lo sono io. Avrei voluto continuare a costruirci i nostri favolosi castelli immaginari. Avrei voluto continuare a volerle bene. Così com'è, con tutto il suo libretto di istruzioni complicato, i suoi lati negativi, i suoi percorsi, le sue sovrastrutture tanto inutili e stancanti.

Perché la mia amica è bella, è generosa, è calda, è vorticosa, ha tante idee carine, è energica, è tenera ma non vuole lo si sappia in giro, è proprio una ragazzina commovente. Sa fare tante cose, chiacchiera tanto, è una diva. È ipocondriaca, somatizza. Riesce a convincere chiunque di qualunque cosa. La mia amica è una persona fantastica.

È autolesionista e non se ne accorge. È egocentrica, insopportabile, non ascolta nessuno, urla, ti aggredisce quando ti fa un torto (e te ne fa tanti, ma va bene anche così, non è che se ne accorga, è veramente una ragazzina commovente). È dominante, duplice, stronza, ti smerda convinta di aiutarti, non ti ascolta, ti mette continuamente sotto i piedi, non rispetta le tue scelte, il tuo tempo. È una manipolatrice. La mia amica sa tutto meglio di chiunque altro, per questo non ascolta nessuno. Non ne ha bisogno. C'è già lei.

Non telefona, convoca, manda mail dicendo: telefonami. Sparisce, latita, poi ritorna per convocarti di nuovo.

Se cominci ad ignorarla, si fa viva, circuisce, rientra a forza nel giro che ha appena snobbato. Si capisce, ha il terrore che il mondo possa fare a meno di lei. Le voglio tanto bene per questo. Perché voglio in qualche modo rassicurarla, che lei è importante per me, che vedo i suoi piccoli trucchi ingenui in trasparenza, ma che non importa, non ha bisogno di farne. La capisco lo stesso. La sento nelle sue fragilità, e sto sempre a attenta a girarci intorno.

Ogni tanto provo anche a dirlo. Sento che a volte si lascia ingoiare dai dettagli e perde di vista lo scopo primario delle cose e vorrei salvarla da se stessa, dirle, torna indietro, non serve, riposati, ci sono qui io. Ma lei tanto non ascolterebbe. Questo me lo dimostra sempre. È coerente, la mia amica, ma solo in questo. Non ascolta mai gli altri, solo sé stessa. E quello è il suo metro.

Adesso so esattamente come prenderla la mia amica. Da una settimana. Giuro che funziona. Ma mi costa un po' troppo. Non il tempo, che per lei l'ho sempre trovato. Non le frustrazioni, quelle ci sono abituata. Non le sfuriate, non mi piacciono ma avrei dovuto dirlo anch'io sempre, ogni volta e con coerenza. Non l'ho fatto, capita.

Quello che mi costa è un piccolo pezzo di dignità. Il dover fare il suo gioco, identico e speculare. Quello con lei funziona benissimo. Ma è un gioco che non mi piace, tutto qui il problema.

E poi mi ha rovinato un pezzetto di me, una cosa che avevo scritto con affetto e con piacere. L'ha appiattito. Banalizzato. Gli ha tolto la musicalità. Mi ha diseredata. Non capisce perché mi arrabbio per questo. Secondo lei il testo l'ha migliorato. Ma nessuno ha diritto a migliorare una cosa mia. Mi sfregia in una cosa importante a fin di bene, perché secondo lei io non sono capace. Lei si. Io non sto al gioco. non ci sto più a questo gioco.

E lei rifà la sua cosa prevedibile. Grida. Analizza le cose sbagliate. Dice: ma guardatele le due versioni, io ho solo migliorato. Invece lei delira. Lei sta facendo un linciaggio morale. Lei si rifiuta di stare al mio gioco. Allora non gioco più neanch'io.

Ho un figlio di 3 anni che queste cose le dice tutte le settimane: "Non gioco con te perchè non sei più mio amico". A me invece viene la nausea. Perchè 3 anni non li ho più da un pezzo.

Io oggi ho perso un'amica. Ma era un'amica immaginaria. Come Hobbes lo è per Calvin, secondo i genitori di Calvin. E i genitori ne sanno più dei bambini.

Ma io mi sento tanto piccola e mi viene da piangere. Perché l'ho persa davvero e nel mio cuore adesso non c'è più posto per lei, resta solo il buco.

venerdì 19 ottobre 2007

come srotolarsi le vertebre lombari

Non ci credo nemmeno io, ma ieri mi sono srotolata una ad una le vertebre lombari fino al coccige e me le sono sentite tutte. Ora, capisco che ad altra gente possa sembrare una stupidaggine, ma io le ho sempre avute formato obelisco di Trafalgar Square. Tutte d'un pezzo, per dire. E francamente, fin da quando ero giovane ed andavo regolarmente in palestra, era per me un mistero di come certa gente riuscisse a srotolarsi tutta, tipo pitone che fa i gargarismi. Io ho sempre avuto l'intima certezza che sarei andata a pezzi se ci avessi provato. Un po' come fare la spaccata, mai riuscita.

Le mie vertebre lombari e la loro mancanza di attività autonoma è il motivo fondamentale del perché non sia mai riuscita a ballare la Lambada, non perché zia Vittoria mi aveva fatto promettere di non farlo. Ora, cosa ne sapeva zia Vittoria della Lambada? Beh, che quando ero giovane il parroco una domenica dal pulpito ha fulminato contro certe pratiche e quindi lei si è tanto impressionata e mi ha fatto giurare che. Un giuramento che peraltro non mi era costato la minima fatica.

Invece adesso mi ha presa in mano Margherita, che mi fa fare tanti esercizi massacranti e carini. Ma oltre a quello, mi sono presa in mano io, che è ora che faccia qualcosa per la carrozzeria, rpima di ridurmi come mia madre. Vabbé, come mia madre non mi riduco, perché i genitori per certe cose sono i migliori deterrenti. Però bisogna tenersi su.

E devo dire, che se fare ginnastica è una cosa profondamente noiosa, avere un personal trainer è una figata. Non solo perchè ti monitora ogni millimetro del corpo che non sta in asse, "scoop your belly", mi rocorda di respirare, che è una cosa che delle volte mi sfugge, ecc. ma perché da una soddisfazione enorme. Il tono vittorioso con cui mi fa: "si, così", quando per un secondo tutto va, mi danno la sensazione di essere riuscita a scalare l'Everest senza bombole di ossigeno. Mentre magari mi sono solo riuscita a spingere l'ombelico verso le vertebre. Ma anche questa è un'impresa che va festeggiata.

In fondo è come la teoria dei baby steps. Fare le grandi rivoluzioni siamo capaci tutti, tanto poi torna tutto come prima per pura forza d'inerzia. Ma i veri cambiamenti uno riesce a farli se sa trionfare di ogni singolo piccolo passo che ce l'ha portato.

Allora, un peana alle mie vertebre lombari. Se poi qalcuno vuole invitarmi per una Lambada, riesumerò il mio carnet da ballo.

giovedì 18 ottobre 2007

La campagna di Russia (1)

Veni, vidi, vici. Il mio megarapido viaggetto di 2,5 gg. a Mosca è stato una grande soddisfazione. Innanzitutto, il mio russo, benché potentemente arrugginito e bisognoso di tanto lubrificante, non è del tutto defunto. E ho notato (ma questo praticamente sul piede di partenza, ovvero al caffé dell'aeroporto, dove ho pranzato) che se mi limito a parlare con il pilota automatico, ho persino un gran bell'accento convincente. Solo quello, ma è un inizio. Un te, una tartina e una zuppa posso ancora ordinarli (e ciò vuol dire che non morirò di fame).

Ho riscoperto il mito dei brindisi: quanti se ne riescono a fare in un'unica cena. Che si beva o no, l'importante è che i bicchierini di wodka trillino e che ci si bagnino le labbra. E non tutti i russi bevono ad fundum.

Sono entrata ai Magazzini GUM, grande mito della mia gioventù, e al Paradiso dei Bambini e ne sono uscita subito. Che dire, i danni che il capitalismo fa a certi miti storici.

Ho visto al volo la Piazza Rossa e il Cremlino, con la cattedrale dell'Assunzione. Ho ascoltato un'orchestra zigana e una folk (a tutte le cene c'era un ensemble che rallegrava l'ambiente e ammazzava la conversazione, meglio, che così apprezzavamo pienamente le pause). Cavolo, a colazione ci hanno dato un'arpista in abito da sera rosa che suonava moderni classici, come i Beatles.

E a tutte le cene (due, vabbé) mi presentavo barcollante in tacchi da 12, mai messi prima, perché vivaddio in Rome do like Romans do, in Russia mettiamoci i tacchi e le robine belline che si mettono le russe, non potendo in breve tempo farmi i capelli e le unghie (la manutenzione ordinaria non si improvvisa, quella straordinaria si).

Ho dormito nel mitico Hotel Metropol, ma non sono riuscita a farci la sauna (e cavolo, bisogn pur lavorare).

Ho comprato i biscottini di marca "Bolshevik" al supermercato SPAR e il caviale di salmone al duty free. E rimpango il latte che sa di vero latte e la meravigliosa panna acida che non troverò mai qui. Spero solo che la Ue ci metta tempo ad arrivare lì, almeno per quanto riguarda latte e affini.

Ho risentito quel mix di profumo di aneto, salamoia e carne affumicata che da solo mi porta ad Est, e il fanstastico pane di segale a lievitazione naturale, con quel fondino di acido dentro.

Mi sono ricordata che la sentimentale anima slava non è un cliché, ma mi appartiene. Come la nostalgia per un mondo fittizio in cui non ho mai vissuto, ma che mi sa tanto di casa.

Perché questo era il mio primo viaggio in Russia.

venerdì 12 ottobre 2007

fatemi mettere in moto

Stamattina ci siamo messi in moto tutti sul tardi ed Ennio andava ancora svegliato. Vado a fargli due coccole, e nel momento in cui gli scosto la coperta, lui se la ritira sulla testa dichiarando con voce perfettamente sveglia: devo un attimo mettermi in moto.

Oddio, adesso comincia anche lui.

Le mattine sono una cosa difficile. Il capo ha bisogno di un'oretta di rincoglionimento solitario davanti a computer e un caffé prima di arrivare a farsi la doccia, Orso è perennemente incazzato per le prime due ore, ma finora Ennio era la mia unica soddisfazione (perché anch'io avrei tanto bisogno di potermi mettere in moto con dolcezza, ma non mi si fila nessuno, però nel weekend mi lasciano in pace se dopo colazione mi rimetto a letto), perché con un po'di dolcezza e la promessa di qualcosa di interessante, dopo 10 minuti si sveglia come un grillo e salta su pieno di energia incontro alle promesse della giornata (di solito si comincia con quella di fargli il caffé d'orzo con il latte).

Adesso invece bisogna resettargli l'accensione. Mah. I bimbi crescono, le mamme invecchiano e nulla resta mai uguale.

giovedì 11 ottobre 2007

Caviale iraniano

Certe cose non succedono per caso: a giugno ho ordinato alla sorella di M. che sarebbe venuta in visita dall'Iran del caviale. Per motivi di visto arrivano solo adesso, proprio oggi che ho appena trovato il burro da latte non pastorizzato al negozio turco Genco.

Purtroppo una considerazione di ordine estetico mi blocca dal precipitarmi sull'ambito vasetto: è troppo carino, così impachettato in carta stampata a caratteri persiani e la cordicella fermata dal piombino. Devo prima fotografarlo, e prima o poi spero di riuscire a trovare il sistema per appiccicare foto su questi post, non ne vengo a capo.

E lunedi vado a Mosca, chissà non riesca a procurarmi il caviale di salmone, che mi piace tanto e quello dell'Ikea proprio non c'è paragone con i caviali clandestini che hanno nutrito la mia infanzia.

Ma adesso esco, e la foto deve aspettare. Chi ha una ricetta di blini o altri usi nobili del caviale? Anche se per me la cosa migliore è scucchiaiarmelo direttamente dal vasetto, e poi un giro di leccata sul fondo.

lunedì 8 ottobre 2007

la bakbicicletta

Tempo fa dicevo dell'importanza della bici per integrarsi come mamma olandese. Queste madri che col vento e la pioggia torrenziale si scarrozzano un tot di figli in giro, tutti con la loro cerata. È una cosa genetica, devo dirlo, che a me certe cose neanche vengono in mente. Anni fa mi sono comprata la supercerata con i pantaloni, gialla così mi vedono anche nella nebbia, ma chi la usa? Io mi sono creata apposta una ditta in casa proprio per poter fare a meno di uscire quando piove, se non è proprio necessario.

Poi sono arrivati i figli e ogni mattina a scuola di devo portare, che ci sia bel tempo o no (di solito no). Ed essendo i miei figli, refrattari all'umido meterologico (ma non a quelllo delle fontane, ieri Orso mi si è allagato due volte) devo anche avere l'asciugamano pronto per asciugare i sellini, che è vero che ci sono i fattapposta ma figurati se io li uso. L'altro giorno arrivo umida a scuola (e meno male che abito vicino, c'era una madre che sembrava la Medusa e ai suoi bambini hanno cercato dei vestiti di riserva che erano fradici fino alla vita) e mi vedo Anita, sempre elegante con i suoi tacchetti per andare in ufficio, con una doppia giacca e pantaloni cerati. Io i miei non so neanche dove sono, lei li tiene fissi nella borsa della bici. Le madri olandesi, pronte a tutto, beate loro. Io le borse non le ho, causa seggiolino posteriore del tipo che non le vuole.

Insomma, dopo un anno di ripensamenti (esclusivamente una questione di prezzo, e il capo vuole prima sapere il perché, il percome e l'assoluta necessità della cosa, ovviamente, ma lui va sempre in giro con il culo sulla macchina, questa è la differenza) abbiamo tagliato la testa al toro e ordinato una: Long Cargo bike (vedi foto se si vede). http://www.workcycles.com/bakfiets-verhuur/bakfiets-cargobike-lang.html

È il modello lungo di un biciclo che davanti si porta un cassone di legno, dotato di seggiolini e cinture di sicurezza, fino a 3 bambini ci trasporti (stringendoli un po'). E se piove ci monti la tenda trasparente, tu ti bagni, i bimbi no (e adesso aspetto che si inventino l'accessorio che ripari anche me, porca miseria).

C'è anche il triciclo, più stabile e capiente, ma molto più pesante. Quindi fra 10 giorni, non sarò solo una mammamsterdam perfettamente integrata nell'ambiente: sarò una mammamsterdam trendy. Meglio di un passaporto olandese, secondo me.

martedì 2 ottobre 2007

il Meetup di Beppe Grillo ad Amsterdam

Non solo notizia degna di nota, ma così faccio anche la prova su come inserire i link a questo blog. Perché sarà anche vero che è il primo progetto informatico tutto mio autonomamente dal capo, ma tecnicamente ho tanti di quei limiti.

Quindi, si annuncia (ta-tatataa-squilli di tromba e rullo di tamburi).

Niente.

Intanto il tag si è bello che capito che non me lo accettano, troppi codici HTML che non gli piacciono. Comincio a pensare che non posso davvero fare a meno del capo, che è un SGML-ista, così come altri sono grillisti. Alla faccia dell'emancipazione. Spero solo che anche lui non possa fare a meno di me, anche se è vero che da un po'di mesi il bucato di tutti lo fa lui. Che uomo, tuuttooo sa fare.