giovedì 29 maggio 2008

Cosa fare questo venerdì sera ad Amsterdam

Quelli di Astaroth e Libreria Bonardi

presentano:

Un Ululato Italiëno

Venerdì 30 maggio 2008 Ore 20

Libreria Italiana Bonardi
Entrepotdok 26 1018 AD Amsterdam Tel.
020-6239844
www.bonardi.nl
Venerdì 30 maggio 2008
Ore 20

...Dove durante una mite serata primaverile si può trovare il conforto di un intrattenimento che infiamma lo spirito.
Una serata varia ed eventuale per chi è assetato di proposte culturali a un buon livello: letture di poesia e prosa, musica, canzoni e chissà che altro!

VENITE DUNQUE SCONSOLATI E ALIENATI
NE USCIRETE APPAGATI E RINCUORATI!

Ingresso: Offerta Libera

Tenedle il 5 /6 alla Feltrinelli di Firenze

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Se potete andatevelo a vedere. È bravissimo, ci ho lavorato, e da luglio si trasferisce in Olanda con moglie e figli. Insomma, ora, o mai più.

La maestra si sposa (dei matrimoni olandesi)

A Orso è arrivata la sua prima partecipazione di matrimonio, bella, quadrata, in cartoncino testurato. La sua maestra si sposa. Un tot di genitori (leggi: madri) alcune settimane fa aveva proposto di organizzarci per farle un bell'album ricordo, con i disegni e le foto dei bambini. Le foto le faremo fra una settimana, davanti alla scuola, con tutti i bambini in tenuta "sposalizio" con bouquet, cappelli a cilindro, cravattini ecc. Gli ammennicoli li stanno fabbricando con la maestra Anne.

Quello che mi ha sorpreso è che Lizette e il suo futuro davvero invitano i bambini: un pullman verrà a prelevarli sabato alle 13:45 davanti alla scuola, insieme alle altre maestre, e li riconsegnerà verso le 17:30. Ci saranno sorprese, giochi e roba che noi genitori non ce ne deve importare, ce la racconteranno dopo (mi sa che metterò un microfono nascosto, perché se devo contare sulla loquacità e affidabilità di Orso, sto fresca. Al massimo mi racconterà del pullman).

La maestra di Ennio farà da maestra delle cerimonie. Quella del "cerimoniemeester" è una figura tipica dei matrimoni olandesi. Nella partecipazione vengono indicati i suoi dati, perché chiunque abbia domande, sorprese, cosine da organizzare si rivolge al maestro delle cerimonie, non agli sposi. Costui o costei coordina gli eventuali contributi degli ospiti all'intrattenimento e la lista nozze, dirige i regali degli indecisi in una direzione collettiva gradita dagli sposi, accompagna a tavola le vecchie zie confuse, cerca vasi per i fiori, ecc.

Perché i matrimoni olandesi non sono quella maratona chiesastico/mangereccia come da noi. A parte che non essendoci concordato, il matrimonio legale è quello in comune, e poi, chi ha voglia, si fa pure benedire dal prelato di sua scelta. Una volta si faceva un matrimonio in comune in tono minore, in un giorno lavoratvo, tanto per adempiere alle formalità di legge. Poi gli sposi tornavano ognuno dalla rispettiva mamma, per poi ri-sposarsi sul serio coram populo religiosamente, a cui finalmente seguiva festona. Adesso si sposa religiosamente solo chi ci crede tanto, in genere i protestanti, e i membri della famiglia reale (protestanti anche loro, in fondo). il resto si sposa dove gli pare e fa venire ufficiale e cancelliere per la parte burocratica.

In genere il pranzo o cena si fa con i parenti stretti e gli amici/testimoni più vicini. Per gli altri c'è una cerimonia, magari un po' più curata, seguita da torta e champagne, o daun giretto in barca (questo ad Amsterdam è un classico) o da un sito speciale per la celebrazione del matrimonio. Infatti ognuno può scegliere dove e come dirsi di si legalmente.

Il comune di Amsterdam ha addirittura una serie di ufficiali dello stato civile part-time che fanno solo matrimoni, o quasi, e se tu decidi di volerti sposare sull'obelisco del Dam (quello magari no), arrivano l'ufficiale dello stato civile e il cancelliere in uniforme e ti sposano dove vuoi. Le possibilità sono infinite, mi pare che il comune una volta abbia messo un limite solo per chi si vuole dire di si saltando in due da un bungee jumping, perché la cosa non poteva garantire al 100% una situazione lavorativa comoda per l'ufficiale. Ma mi pare ci sia stato qualcuno che si è sposato sott'acqua, avendo trovato un ufficiale munito di brevetto e disposto.

Mettendo da parte la scenografia del matrimonio in cattedrale, è chiaro che la festa si fa in location che possano compensare. Io finito ho partecipato a matrimoni presso:

A) Una chiesetta sconsacrata in legno bianco, su una diga ad Amsterdam West, di fronte al palazzone del servizio imposte, chiesetta che affittano come sala. La passatoia rosso fuoco stonava con i vestiti bianchi degli sposi (anche lui, con qualche ascendenza coloniale e abbronzata, in doppiopetto bianco).

La mamma della sposa aveva allora preso al mercato dei panni un rotolone di raso da 20 mt, che ci ha messo due giorni a stirare, per corpirci la passatoia, cosparso di petali di rose. che agli olandesi si possono rimproverare tante cose, ma il senso della decorazione d'interni ce l'hanno buono.

Sui vestiti è tutto un altro discorso: la mia amica Anna, veneziana e curatissima, si è ritrovata al matrimonio amici dello sposo in bermuda e ciabatte di plastica. Se li è tenuti.

B) Un altro matrimonio di amici è stato celebrato e festeggiato alla West-Indisch huis, una palazzina antica con cortile, che in effetti affittano per matrimoni, simposi, presentazioni e congressi. Il catering interno, lo so da un paio di altre occasioni in cui ci ho fatto da interprete, lasciatelo perdere, ma la cornice è bella.

A quel matrimonio lì, sposo italiano e sposa russa, ho fatto da Maestra delle cerimonie. Durante la celebrazione avevo messo insieme le quattro voci del coro slavo dell'università di mio cognato, di cui avevo fatto parte per qualche mese. La sposa, e la sua durissima madre, si sono commosse. che la madre sembra tanto una di quelle direttrici d'acciaio, ma sotto sotto è un tesoro. Solo che intimidisce.

Era quindi un matrimonio enormemente multiculturale, con tanti amici, facoltosi e modesti. Gli amici olandesi giovani, hanno fatto un regalo spiritosissimo, con un pallone trasparente pieno di coriandoli a forma di cuore e decorazioni varie, in cui era contenuto il vero regalo, che non ricordo più coa fosse, ma con cartoline affettuose, foto, una meraviglia, ci sono stati dei giorni a lavorarci.

Poi è passato anche un collega di lavoro con la moglie, due tipi sciccosissimi, tanto per capirci, lui lavora in finanza e ogni anno prenderà dei bonus con cui potrei pagare mezzo mutuo. Quesato ospite, secondo l'ottima tradizione olandese, ha consegnato una busta con dentro 10 euro.

Cosa che ha sconvolto la sposa, proprio un clash culturale di quelli clamorosi, ma ho scoperto io a suo tempo che in effetti si usa così. Gli amici e i parenti possono anche farti regali più importanti, ma chi ti conosce poco, proprio perché c'è la divisione tra festa informale per tutti e cena con il gruppo ristretto, si regola così.

C) Un altro matrimonio bellissimo è stato celebrato nella sala matrimoni dell'hotel The Grand, il posto più chic di amsterdam. questa sala è tuutta affrescata e arredata in stile Art Nouveau. Poi siamo andati in battello, e poi siamo stati caricati su pullman che ci hanno portato in un alberghetto tra le dune, in cui Sissy (si, propri quella con la faccia di romy Schneider) veniva a respirare iodio con i figli. Lì abbiamo pranzato e cenato enormemente, ma che dire, gli sposi erano anche loro italiani.

D) Altri nostri amici hanno fatto questa bellissima festa all'Orto Botanico, che dopo l'orario di chiusura mette a disposizione i giardini (era estate) e abbiamo passeggiato tra le varie serre. Ennio era piccolissimo e piagnoso, quindi siamo rimasti relativamente poco. La sposa aveva questo meraviglioso vestito rosso, che le stava benissimo.

E) Ho persino partecipato a un matrimonio in comune, nella relativa sala matrimoni. c'è un giorno la settimana, mi pare il lunedi, in cui ci si sposa gratis in comune. tutti gli altri giorni si paga, a seconda della desiderabilità del giorno. Venerdi e sabato sono i più richiesti. Questo perché molti palazzi comunali sono davvero bellissimi, che siano classici o moderni, e quello di Amsterdam, ovviamente è richiestissimo. Poi ti mettono a disposizione uscieri e cancellieri in uniforme e un sacco di altre cose.

Questi amici italiani dovevano sposarsi velocemente per risolvere delle questioni burocratiche e mi hanno chiesto di fargli da traduttrice, in una minicerimonoi con noi e la sorella di lei arrivata da Londra. Così un tot di altri amici si sono presi la mattina libera per fargli la sorpresa, e alla fine, inaspettatamente, siamo andati tutti al caffé a fianco a festeggiare con caffé e torta di mele. Per poi tornare tutti al lavoro. (Tanto poi il matrimonione lo hanno fatto più tardi in Sardegna).

F) ancora più informale l'amica Astrid. Aveva da un paio d'anni questo fidanzato americano, avevano tentato di vedere se poteva venire lui qui, o lei lì, e intanto che non aveva un lavoro fisso, lei ogni tanto se ne andava un paio di mesi in America.

Così, come ci ha riferito il padre, nel suo discorso: "Astrid ha questo vizio, che intorno a fine novembre, quando le giornate si fanno corte e scure, comincia ad accendere candele colorate, mette fiori in giro per casa, tira fuori le decorazioni di Natale. Per cui, quando mi ha annunciato che sarebbe andata un mesetto da Mike, ma che tornava ai primi di dicembre, già sapevo che l'avrebbe fatto appositamente per venire a decorare casa ed accendere candele. E ha detto anche che se ce la facevano con le carte, si sarebbero sposati, ma che era una cosa molto incerta e il biglietto di ritorno ce l'aveva già, per cui siamo rimasti d'accordo che se ce la faceva a darmi una settimana di prevviso saremmo andati anche io e sua madre".

Invece poi si sono sposati il giorno prima che lei ripartisse. Abbiamo fatto questo pranzo carinissimo in Olanda, il fratello ha riesumato la sua band per l'intrattenimento musicale, tutti in vestito bianco stile anni 50, anche se di loro sono dei metallari (così si sono conosciuti con il capo, a un concerto, e poi per anni hanno fatto una fanzine in inglese) Astrid si è presentata in gonna lunga antracite e maglietta nera (ah, si, anche un bouquet che poi ha lanciato, ma dato l'ambiente e il tipo la mattina sua madre le ha chiesto perché si stava portando dietro quel mazzo di fiorni, avrà pensato che faceva parte delle decorazioni del ristorante o delle candele).

Sua madre, una persona semplice ed adorabile che negli anni di università ha fatto da madre putativa al capo, memore dei propri trascorsi di Rotary-wife, ha dichiarato che è stata la festa più comoda e semplice che le sia mai capitato di organizzare e che Astrid doveva solo fare lo sforzo di procurarsi un fermacapelli (da quando la conosco, Astrid ha questa massa di capelli biondi lisci che porta legati in una coda arrotolata), ma che alla fine non ha fatto manco questo e ha tirato fuori un elastico qualunque.

Ci siamo divertiti da matti e suo padre, a introduzione del discorso, ha fatto ascoltare la canzone "Op een mooie pinksterdag", in cui si parla di un padre che in una bella giornata di Pentecoste (vacanza!) va a spasso con la figlia piccola, che ancora lo vede adorante come una via di mezzo tra dio e babbo Natale, comincia a farsi il film di lei che cresce e si innamora di un imbecille e poi magari anche se lo sposa, gli viene un coccolone, e ritorna immediatamente al qui ed ora di padre e figlia piccola a spasso in primavera.

A quel punto, io, unica tra gli invitati al matrimonio, ho pianto. Che a me i matrimoni fanno sempre piangere di gioia e consolazione, e i padri ai matrimoni doppiamente, che mi fanno tenerezza e il mio è morto sei mesi prima che mi sposassi e allora la cosa si complica, ma la gioia è predominante, lo dico in caso qualcuno stia pensando di non invitarmi più al proprio matrimonio.

Insomma, queste le mie esperienze di matrimoni in Olanda, se si esclude la festa per i parenti fatta per il nostro. Ma gli elementi fondamentali:

- canzoncina ad hoc (di solito a sfottò) composta e cantata con alterne fortune dagli invitati
- intrattenimento teatral-musicale da parte degli ospiti che ci tengono
- lancio del bouquet
- torta e brindisi

ci sono sempre. Tutto il resto, a parte gli sposi e il celebrante, è facoltativo.

martedì 27 maggio 2008

Reazioni olfattive

Fare il corso da sommelier mi sta insegnando tante cose, ma mi sento sempre molto indeguata quando facciamo gli assaggi, perché mi sembra di riconoscere meno cose degli altri. Devo esercitarmi, ovvio, il che fuori dal corso non è semplice con un marito astemio ed essendo quasi astemia io stessa. Conto sulla fiera di questo weekend per assaggiare tante cose.

Ieri Manuela Cornelii ci ha fatto una lezione bellissima poprio su come funziona l'olfatto, parlando soprattutto del forte legame che c'è tra emozioni e odori.

E allora mi sono ricordata di una cosa accaduta un annetto e mezzo fa quando i cuccioli erano ancora piccoli.

L'amichetto J. che stava giocando da noi, era caduto e come faccio sempre co bambini e i grandi che me lo permetto, l'ho abracciato e me lo sono messa sulle ginocchia per farlo piangere un pochino in santa pace, che poi il dolore passa prima e possiamo controllare i danni.

Me lo prendo in braccio e fortissima la sensazione istintiva di respingerlo. Per un attimo non mi è per niente piaciuto quel bambino. Aveva un cattivo odore.

Mi sono sentita tanto stronza, anche perché a me J. piace tanto, è un bambino dolce, deciso e intraprendente, e mi piacciono anche i suoi genitori.Ma in quel momento aveva l'odore sbagliato, non era l'odore dei miei bambini. e la cosa mi ha fatto riflettere.

Ecco, io i miei bambini e l'orso padre mi piace tanto annusarmeli. L'orso padre ci ha messo tanto a capirlo che non lo insultavo, anzi che era un complimento, ma a volte c'è un punto tra i suoi capelli che mi sa di pecorino semistagionato. E per un'abruzzese dei monti cosa c'è di più erotizzante? Che discendiamo direttamente dalle pecore e ci piace l'odore del montone, evidentemente?

Invece non credo riuscirei ad innamorarmi, peggio ancor vivere, con un fumatore. Il capo idem. Insomma, ci dovevamo proprio trovare.

Con la scusa di baciarli, o coccolarli, a me piace invece tanto stargli vicino ai miei maschi e respirarmeli. Forse per questo, quando sono malaticcia, funziona bene con me il potere taumaturgico del cucciolo che mi dorme accanto.

Ricordo molto bene, anche adesso che per ovvi motivi non me li posso annusare tutti i giorni, l'odore dei miei genitori. (Mio fratello no, ha iniziato a fumare a 13 anni e non ha mai smesso).

Allora, mi ha commossa enormemente, e fino alle lacrime anche pubbliche, la descrizione che Andrea ha fatto dell'odore da neonato del suo secondo bambino. Eccola, per chi vuole leggerla, mi sembra una dichiarazione bellissima che un padre possa fare al proprio bambino. Un padre sommelier, poi....

Eccolo qui:
http://vinodaburde.simplicissimus.it/2007/07/12/lineffabile_aroma_di_vita_dei_neonati/

Magari non bevo molti vini, però se continuo ad annusare i miei cuccioli, chissà, forse c'è ancora speranza per me e il mio futuro da sommelier.

lunedì 26 maggio 2008

Stasera: Beppe Severgnini a Liberalaradio

Bene, questa è Silvia che è riuscita a intervistare Severgnini, peccato che non possa ascoltarla live, ma mi rifarò in differita. Spera che piaccia a tutti.

Lunedì 26 maggio 2008 a Radio Onda Italiana dalle 20 alle 21

Silvia Terribili incontra lo scrittore Beppe Severgnini

Lunedì 19 maggio 2008, Oude Lutherse Kerk, Amsterdam.

Lo scrittore Beppe Severgnini incontra il pubblico e presenta la traduzione olandese del suo libro, La testa degli italiani : una visita guidata (Italianen voor gevorderden edito da Nieuw Amsterdam)

Per il foltissimo pubblico presente in sala è l’occasione per ragionare sull’Italia e sugli italiani e soprattutto sull’attualità e sui suoi nodi più inquietanti, la criminalità, la camorra, i rifiuti.

E allora è impossibile evitare le domande spinose sul perché gli italiani abbiano votato Berlusconi che più che politico è un uomo d’affari superdisinvolto che possiede 3 TV nazionali e che durante i suoi passati governi ha principalmente curato gli interessi suoi e delle sue aziende televisive, quintuplicando il proprio imponibile mentre il potere d’acquisto dei cittadini calava e il lavoro precario cresceva.

Radio Onda Italiana era presente al dibattito e abbiamo il piacere di presentarvi il frutto di questo incontro con lo scrittore e successivamente con il pubblico italiano presente in sala.

Le riprese TV e radio sono state effettuate da Francesco Cavaliere che ringraziamo per il suo entusiasmo e competenza.

Il programma trasmesso in diretta streaming sarà successivamente disponibile on demand sul sito www.salto.nl

Radio Onda Italiana, tutti i lunedì e martedì dalle 20 alle.00 21.00, ascoltateci in diretta streaming su www.salto.nl

Cliccate su “Wereld FM” e poi su “Luister Live” durante l'orario delle nostre trasmissioni in italiano.

Radio Onda Italiana dal 1993 offre un settimanale di informazione, musica e cultura italiana con interviste esclusive e reportage su importanti eventi culturali.

domenica 25 maggio 2008

È nato il cuginetto


"Allora è uscito fuori?"

Si Ennio. Con un tempismo perfetto, 10 giorni dopo il trasloco nella nuova casa e un paio di settimane in anticipo sulle previsioni è nato Jilt Junior (questo è il working title, come si chiamerà davvero ce lo faranno sapere a tempo debito, spero).

Il terzo nipote Diga, metà olandese e metà ungherese, ha approfittato di una visita estemporanea di oma e opa per nascere in casa, e oma, che è medico, ha potuto fare da assistente all'ostetrica. Adesso i freschi nonni stanno arrivando da noi per la prevista concertazione dei lavori da fare nella nostra casa nuova, e riferiranno nei dettagli.

Di questo passo, mi sono convinta, se mai ci sarà uno Gnorpo 3 in questo ramo dei Diga, partorirò in casa, se ci riesco, e chiederò a oma di assistermi. Che avrei voluto farlo fin dal primo parto, ma erano entrambi policlinici e com'è, come non è, non ci ho mai pensato. Che sono un po' distratta, specialmente in certe situazioni.

Comunque adesso i miei due Gnorpoli, sono davvero ufficialmente i cuginoni, e mi dispiace per voi ragazzi, questa posizione implica doveri e privilegi. Tra i privilegi quello di poter forse vedere per primi le nuove foto del cucciolo.

Grazie (e non cito Pennac)

"Papà? Grazie che ho mangiato l'uovo e grazie che siamo andati nel negozio" attacca Orso mentre il capo lo attacca al seggiolino.

Ci siamo guardati straniti.

"E grazie anche per la pallina".
"Chi sei?" chiede il capo "cosa ne hai fatto di Orso?"

Ci siamo commossi. Grazie a te Orso, che stai diventando un bambino grande e responsabile e sei anche una meraviglia. E pure educato, mi impressiona questa cosa (ma perché, poi?)

Siamo stati una mattinata con Orso figlio unico per commissioni. Il capo ha avuto l'idea geniale di portarsi un barattolone di lego. Mentre noi discutevamo della cucina nuova lui ha costruiti aerei e motoscafi supersonici con tante lucine colorate, e mangiato due banane.

In macchina si è addormentato, poi al negozio delle piastrelle portoghesi si è svegliato ed è di nuovo stato angelico per tutta la faticosa discussione su colori, modelli e abbinamenti. Solo un paio di volte ci ha detto che aveva fame.

Siamo arrivati a Loenen, ridente paesino del Gooi attraversato dal fiume Vecht (quello delle ville sul Vecht) e in mancanza di altro siamo approdati al caffé De Heren.

Abbiamo pranzato (ottima la zuppa di cipolle, che è vero che è stata una calda giornata, ma sotto l'ombrellone e con la brezza freschettina ci stava proprio bene) e l'insalata di patate, acciughe, pomodorini e salmone, che quest'ultimo mi chiedevo: ma che ce l'hanno messo a fare, però me lo sono mangiata sul pane e burro salatino della zuppa di cipolle e sono stata felice.

Orso ha insistito fino allo sfinimento per avere una coca, ma alla fine si è rassegnato al chocomel. Poi ha ordinato un uovo con sopra il pane e gli abbiamo preso un uitsmijter senza formaggio e prosciutto. Si tratta di una fetta di pane sottile, tostato o meno, su cui in genere mettono due uova all'occhio di bue e l'eventuale prosciutto, formaggio o altro sulle uova, bello fuso. Gli è arrivata una cosa enorme con 4 uova, lui si è lamentato che il pane fosse sotto e non sopra e ne ha lasciate, per fortuna, due, e poi come promesso siamo andati io e lui a fare una spesina al volo e a mettere 20 centesimi nel distributore delle palline di gomma.

Poi siamo tornati in macchina e ci ha ringraziati. Ci ha detto che Ennio è carino, ma dov'è? (era al mare con gli amici, la cui madre mi ha chiamato usciti dalle cucine, che mentre loro uscivano, la porta per disabili ad apertura automatica del loro palazzo gli è sbattuta contro la testa, gli ha causato un bernoccolo a forma di uovo enorme sulla fronte e lei voleva sapere come regolarsi. Era vivo e sono andati al mare e si è divertito).

Insomma, a Orso ha fatto un gran bene la giornata da figlio unico ed è stato esemplare, a Ennio ha fatto bene la giornata al mare ("Se lo merita proprio il suo cognome, ha detto l'amica G. riportandomelo, non hanno fatto altro che costruire dighe e mi spiegava mano a mano tutta la relativa gestione delle acque").

Anche l'amica G. ha un figlio con l'animo da ingegnere e ogni volta i due stanno interi pomeriggi a costruire basi spaziali, svincoli ferroviari, ponti. Oggi erano al mare, e da bravi bambini olandesi (uno in due, ma vabbé) invece di fare castelli hanno fatto dighe.

Allora dico grazie anch'io: all'amica G. che mi ha davvero tolta da un impiccio (col cavolo che avremmo risolto tutte queste cose se fossero stati in due) e ai miei figli che sono meravigliosi. E anche al capo, che sta reggendo abbastanza bene lo stress da ristrutturazione, un po' meno a quello da iperlavoro, e a parte uno scazzetto di pragmatica ci stiamo tanto divertendo a metter su casa. Domani andiamo a tirar fuori le ortiche dal giardino, e forse ne tengo un po' per la frittata e la minestra.

E faremo un Wigwam di cannucce per piantarci e farci arrampicare i piselli.

Le grandi domande esistenziali

Giornata proficua oggi: per la cucina abbiamo deciso di andare avanti con la Bontempi e se diovuole possiamo ordinarla e sperare che ci arrivi prima che l'Italia vada in vacanza.

Poi siamo andati a decidere dei pavimenti. Il tutto fuori Amsterdam, nel Gooi, una zona che devo parlarne un po' meglio appena ho un attimo, a 30 minuti in macchina e dvevamo esserci per le 9. Con due bambini sembrava un'impresa impossibile. Ho mandato un minimailing a amici e vicini per chiedere chi se ne prendeva uno, e data la partenza alle 8:15 eventualmente se lo teneva a dormire.

Tutti erano via per il weekend, dato il tempo splendido, ma ho trovato due amiche che avrebbero volentieri tenuto Ennio dalla mattina presto. Per Orso non si è offerto nessuno, ma è vero che delle sue amichette, di una madre non avevo mail e l'altra erano via. Abbiamo consegnato Ennio per andare al mare in treno con gli amici in questione, tutto attrezzato per la grande avventura.

In cambio promettevo una cena in giardino a tutti i destinatari del mailing, anche chi non ce li avrebbe tenuti. Che il tempo è bello e fra poco, se traslochiamo, queste cose improvvisate in giardino sarà più difficile farle, che venire ad Amsterdam Noord è sempre una barriera psicologia per chi non ci abita.

Ci siamo trovati così a cena stasera l'amichetta tedesca di Orso che sarebbe rimasta lei a dormire da noi, che lo vuole da tanto e volevamo provare + genitori e fratellino, e un'altra mia amica tedesca ma con 20 anni di Firenze alle spalle, anche lei con figlia coetanea di Orso e Lotte a seguito.

Metti tre coppie di genitori a tavola e gli aneddoti sui figli si sprecano. Qui ne cito tre, che hanno a che fare con le grandi domande esistenziali:

Le differenze tra i sessi
Yasmine a 7 anni torna a cas da scuola.

"Mamma, devo farti una domanda molto importante".
"Dimmi, amore".
"Ma i maschi, sono veramente più stupidi?"

(Ah, Yasmine, adesso hai 16 anni e forse te la poni di nuovo questa domanda, e comunuqe sapessi quanto a lungo potremmo parlartene tua madre, io e in genere tutte le femmine che conosco, ognuna con la sua opinione personale).

"Amore, ma cosa te lo fa mai pensare?"
"Perché giocano sempre con il Power Ranger e i dinosauri e si divertono così".

Dio
"Ma dio sta veramente in cielo?"
"Si amore"(detto da genitore forse ateo, ma che comunuqe non ha battezzato i figli e non frequenta chiese).
"E non cade?"
"(gngn mumble mumble}"
"E come ci arrivato?"
"(Ri-gngn mumble mumble}"
"Secondo me ha fatto un salto grande grande".

La morte
"Ma adesso che nonna è morta e sta in cielo, per il suo compleanno sarà da sola, con chi lo festeggia?"
"Eeh... con gli angeli, per esempio".
"Si, e con Superman".

Ennio inoltre ieri sera ci ha informati che quando morirà si trasformerà in un uccello per seguirci sempre da vicino. Ecco, proprio la mia ossessione da bambina, quando mi parlavano dell'angelo custode e di dio che vede tutto, e io avevo le paranoie di sentirmi osservata, ci ho messo anni prima che mi passassero.

I figli, sono proprio uno specchio.

venerdì 23 maggio 2008

Il gelato più buono di Amsterdam



Adoro Amsterdam quando esce il caldino, fioriscono i tigli e me ne posso andare in bicicletta lungo i canali del centro. Non so, mi sembra un grosso privilegio vivere qui, specialmente in queste circostanze.

E oggi, che tutto sommato è stata una giornata molto spezzettata, in cui ho fatto un mucchio di cose e persino l'impegnativa per una mammografia (il capo si è spaventato, io no perché la faccio proprio per non avere i patemi), mi sono ritrovata con un'ora buco tra il medico e l'atelier dove ritirare i capolavori dei mostri realizzati al corso di pittura.

E invece di tornare a casa a finire le beghe amministrative, mi sono diretta verso il centro (visitando al volo tre negozi di cucine e uno di sanitari fighetti, che domani credo che si debba decidere definitivamente su cucina e pavimenti e mi devo togliere il patema di aver visto tutte le possibili alternative) e ho deciso di andarmi a comprare il miglior gelato di Amsterdam, che Ruvy mi aveva detto che lo hanno rimesso.

Il miglior gelato di Amsterdam lo fanno dove fanno anche le torte tra le migliori di Amsterdam: alla pasticceria Lanskroon, un buchino microscopico sul Singel all'altezza dello Spui (che gli sta alle spalle), dove in inverno ci entra appena una vetrinona enorme per le torte e 3-4 microtavolinetti.

In estate invece ci entra una ancora più grossa vetrina gelati, di fianco a una piccina per le torte, ma mettono una panca fuori per starsene seduti al sole.

Al volo un cono con Ab's choice e cioccolato nero e morbido. Ab's choice è una cosa cremosa con dei globi biscottosi e cioccolatosi dentro, che per me il gelato è gelato se ha tanti grassi e calorie. I sorbetti alla frutta, non so, mi sembrano troppo "sani".

Per i maschi, visto che dopo l'atelier dovevo ritirare le belve, cucinare e mangiare in fretta e alle 18:30 andare a vedere la casa dei nostri futuri vicini e compagne di scuola per farci spiegare come hanno risolto un paio di problemi di tubature e bagni, ho pensato bene di prendere una vaschetta di gelato. Male che andava avremmo potuto cenarci, che con questo bel tempo non è neanche un'idea sballata.

Quindi per loro: fragola che sa di fragola e ha persino i semini (cioè i fruttini) che si sentono, arancio mix con cioccolato bianco (sapeva appena appena di arancio, fantastica persino per me) e cioccolato, che anch'io devo pur cenare, il cono al massimo mi fa da aperitivo. E già che c'ero 4 cornetti al cioccolato per domattina, un po' passé, ma anche così ne vale la pena. E una barra di marzapane allo zenzero per tenerci su che sarà una giornata duretta, domani.

In atelier abbiamo deciso che Ennio continuerà a farsi le ultime quattro lezioni di coda con il suo gruppo, ma che a Orso farebbe meglio essere seguito individualmente.

Ora uno può chiedersi: ma quanto indispensabili sono le lezioni private di pittura per un bambino di 4 anni? Lo so, è un lusso che voglio regalargli. Perché lui viene sempre dopo in quanto secondogenito, e per una volta voglio dedicarmi completamente a lui.

Perché Marianne, che è una persona fantastica e fa dei corsi meravigliosi a questi bambini, mi raccontava quasi commossa come sia stato felice le ultime due lezioni che lei gli si è messa vicino per occuparsi più di lui e di come lui l'abbia ringraziata prima di andarsene via a fine lezione.

Perché ha fatto dei disegni bellissimi e io a casa con loro non disegno mai, che non ho tempo (e quel paio di volte che l'abbiamo fatto ho passato ore a spatolare 3 cm di colori a dita dal pavimento, tavolo, muri ecc.). E invece adesso che va a scuola secondo me lo aiuta a imparare a scrivere meglio.

E perché si ricomincerebbe la vigilia del mio compleanno e allora ho deciso che mi regalo delle lezioni madre-figlio, per dedicargli un'ora tutta per noi (e andiamo a pranzo prima) adesso che posso ancora ritirarlo un'oretta prima da scuola il venerdi, che ci sono comunque per fare la sorveglianza a pranzo.

Perché credo che con una spintarella professionale di Marianne, impareremo a disegnare insieme e nella mia nuova futura cucinona voglio un gran tavolo per fare tutte queste cose con loro. E magari possiamo cominciare ad esercitarci a fare i pesci arancione con le bolle bianche che lui vuole tanto sui muri e sui mobili della sua futura camera.

Che adesso con la ristrutturazione, che abbiamo deciso di fare noi tutto il possibile o non ci bastano i soldi, il lavoro del capo che lo stressa, le vacanze che salteremo per via della casa, finché posso ritagliarmi questi pochi momenti con lui, ecco, secondo me ce lo meritiamo tutti e due.

A cena, a velocità supersonica abbiamo mangiato: cetrioli crudi come antipasto, conchiglie de Cecco alla ricotta e zafferano (mischiati, sale, un po' d'acqua di cottura e via), siamo andati a chiarirci le idee dai futuri vicini, che sono un pelo tiratini e sulle loro da bravi olandesi, ma adesso che so leggere tra le righe secondo me gli stiamo simpatici e sono contenti che andiamo a vivere lì vicino.

Lo noto da quanto sono contente le loro bimbe di questa cosa: oggi a scuola Anna mi ha fatto le feste che sapeva che saremmo venuti stasera, mi ha detto che le sono morti due pesci e gliene hanno regalati altri due, e che i due morti sono in freezer in attesa di adeguato funerale e sepoltura. E Orso non si poteva staccare dall'acquario.

Il fatto che il loro vicino del piano di sotto abbiamo occupato tutto un giardinetto per una vasca enorme sopraelevata con pesci dentro, fontana con due delfini e fresche varie tutte intorno, non ha aiutato a dirigere i bambini in macchina. Per fortuna avevo la promessa di gelato che ci aspettava come arma segreta, e in dolcezza (e con due film de dr. Seuss su youtube) abbiamo concluso pure questa giornata.

Café Lanskroon, Singel 385, Amsterdam
Cose buone in tutte le stagioni, torte, dolci, cioccolatini, marzapane, cornetti, biscotti e adesso finché dura il caldo, pure i gelati.

giovedì 22 maggio 2008

Sessismo: si, arrivano i sommelier donna (e ve le tenete)

Avvertenza: non era mia intenzione ferire nessuno con questo pezzo, ma solo mettere in evidenza delle differenze a livello di discorso pubblico e giornalismo tra Italia e Olanda. Per questo ho eliminato di mia iniziativa il nome dell'autrice del pezzo che cito e che mi è servito da spunto. Alcune cose riesco a chiarirle nelle risposte ai commenti, ma il fatto resta: le differenze IT-NL esistono e si vedono ovunque. A me il piacere di annotarle a mio esclusivo uso e consumo e futura memoria in questo mio giardinetto privato di blog.

Ecco, una delle bellissime cose dell'Olanda è che certe cose proprio nessuno si sogna di dirle in pubblico. No, non sto parlando della tolleranza di nome nei confronti degli stranieri, quella da Fortuyn in poi ce la siamo scordati e adesso tutti si sentono in diritto di dire le peggio cose razziste in nome della libertà di pensiero. Miserie umane.

No, io mi riferivo al sessismo. Al fatto che nessuno se, putacaso fai un colloquio di lavoro, può pensare di chiederti se sei sposata, se hai in mente di fare figli. Sono cazzi tuoi e agli uomini non glielo chiedono vero?

Poi di fatto è vero che le donne guadagnano di meno e stanno di più a casa con i figli, fanno meno carriera, tutto il mondo è paese purtroppo.

Ma io trovo che, anche se sono allegica al politically correct, anche se sono una che guarda ai fatti prima che alle parole, trovo comunque che quello che sia socialmente accettabile riflette o provoca il rispetto che hai delle cose.

Quindi un giornalista che, come succede allegramente nella newsletter Identità di Vino diretta da Paolo Marchi, parlando di una giovane sommelier ne dice: "26 anni di vena frizzantina e bouquet accattivante in una bottiglia ben tornita." E poi oltre "è un bicchiere che seduce senza spocchie in sospensione, ancheggiando bruna fra i tavoli", qui non esisterebbe. O perché il direttore e il comitato di redazione intervengono prima, o perhé se ci provi i lettori ti fanno il culo con lettere e e-mail. Garantito.

Parliamo di contenuti: cosa me ne importa a me di sapere che questa tipa è tornita o ancheggia tra i tavoli? Se stiamo parlando dei giovani sommelier di talento (e sui maschi infatti non si dice manco se hanno gli occhi belli o il capello riccio, se ne parla esclusivamente in termini professionali) non sbrodoliamo sul privato per favore, o se questo è il taglio che vuoi dare all'articolo, mi dici anche per favore se Alberto Piras ha un bel culo, così decido se andare al Sadler a guardarglielo. (O, se vogliamo scadere nel pecoreccio vinaiolo, che son capace anch'io, mi puoi dire di un qualche sommelier se metaforicamente parlando è una bottiglia bordolese o un'albeisa, così mi immagino come abbia l'uccello). Insomma, o tutti o nessuno e se invece è solo qualcuno, anzi qualcuna, a me questo dà l'idea del sessismo.

E non venite a giustificarmi dicendo che l'articolo l'ha scritto una donna: appunto, peggio. È come dire che le barzellette antisemite le possono raccontare solo gli ebrei (mmh, no, esempio sbagliato, lo diceva anche Moni Ovadia che una storiella ebraica in fondo null'altro è che una storiella antisemita raccontata dagli ebrei).

Se stiamo a fare un discorso pubblico, per cortesia, ci sono delle regole di buon gusto e di buona scrittura, se non altro. Già abbiamo la disgrazia di uno che fa politica e riesce a farsi eleggere con i discorsi sessisti. Ma il giornalismo è un mestiere e il generale decadimento del rispetto nei confronti delle donne come esseri umani, o la situzione in Italia, non forniscono un lasciapassare per parlare in questo modo.

Si fa la figura del dilettante, non del giornalista serio.

I sommelier donna sono sempre di più, e ve li tenete tutti. (Fra un po' pure io mi ci aggiungo). E anche se non è mia intenzione andare a lavorare in un ristorante, preferisco sempre e comunque essere presa sul serio per i contenuti del mio lavoro, non per le mie forme. E con venti anni di carriera alle spalle posso pure dire che paga.

Allora, ribadisco, io non so come si pongano le giornaliste in Italia nei confronti del proprio lavoro e della propria carriera, ma il mio consiglio è di non cedere alle tentazioni titillatorie dei maschi. Di non stare al gioco. È un ambiente fortemente competitivo, di parrocchia e mascolino, il giornalismo in Italia e in questo ambientino si rischia che anche di chi scrive si dicano cose che potrebbero non far piacere come professionista.

Che poi possano farci piacere come donne è un altro discorso, ma quello o ce lo sfoghiamo nel privato, o cambiamo mestiere e ce ne andiamo tutte a fare le veline.

mercoledì 21 maggio 2008

Sportivi: la sera leoni...


... la mattina dormiglioni. È il mio mantra per gli gnorpoli, quando la mattina non vogliono svegliarsi. Specie che stamattina hanno la giornata sportiva con tutta la scuola all'Oosterpark. Li accompagna il capo, che ha deciso di combattere lo stress al lavoro e per la missione casa facendo il padre attivo a scuola. Ha fatto benissimo, si divertirà. Già che c'era si è pure iscritto per acompagnare la gita scolastica, il tutto alle mie spalle che non ne sapevo mezza (però ha detto che alla gita posso prendere il suo posto, se voglio).

Ma il risveglio, che fatica: cercano di infilare la testa sotto il cuscino, di nascondersi sotto il piumino (che dopo un po' gli tolgo).

"Nooo", miagola Orso, che è quello che ha le mattine difficili.

Ennio per fortuna, se si scopre la parola magica che lo riesce ad interessare e motivare, in frazioni di secondo, come l'orso polare, passa dallo stato di catalessi a quello di azione. Salta dal letto e va a vedere il computer, o la vasca da bagno, o si dirige verso la cucina per il caffé d'orzo con il latte che gli ho promesso o verso qualsiasi sia la cosa che gli ha schiacciato il pulsante sveglia.

Intanto Orso protesta: "Io non voglio bacetti. Gnnngn!".

Che da quando io e il capo ci siamo risicati un weekend di workshop di yoga demenziale ad Alcatraz un paio di anni fa, io faccio tesoro di quello che ci diceva Jacopo Fo: il modo con cui ti poni davanti alla vita la mattina appena sveglio ha a che fare con il modo in cui ti svegliavano da piccolo.

E allora io opto per le coccole, le promesse di una splendida giornata che ti si sta per spalancare davanti, con il suo carico di bellissime sorprese ed esperienze, la colazione che ti aspetta, il sole che splende, gli uccellini che cantano (quest'ultima era di mia madre, mica ci sono arrivata solo con Jacopo a queste conclusioni).

Irritante, lo ammetto, quando hai solo voglia di dormire e che non ti scoccino. Fare la Madre è fare cose irritanti. Però una promessa di caffé per bambini, di pappa di cereali, di cornetti al forno, le volte che ci sono e la vita ci sorride.

Quando sono contenta quando li porta a scuola il padre. E sarei ancora più contenta se riuscissero a fare a meno di me, in quelle mattine. Perché anch'io a volte, mi piacerebbe svegliarmi con calma e senza alzatacce. Che io invece lo sprint sonno-allerta dell'orso polare non ce l'ho, tutt'altro. A meno che non sia costretta.



PS: comunque l'Oosterpark, vicino al Tropenmuseum che vedete sopra, è un bel posto per andarci, ad Amsterdam, specie con i bambini. Il museo dei tropici ha un sacco di mostre e iniziative interessanti per i bambini e i grandi, incentrati sulle popolazioni he vivono ai tropici. Era nato come museo etnografico, ma ha anche un cinema in cui fanno cose interessanti, organizza la festa del fuoco a cui sono andata con la mia amica iraniana, zoroastriana in fondo anche lei, a saltare su delle fiamme per propiziarci l'anno nuovo, e cose del genere. E nella sala dei Marmi, che è splendida, si fanno concerti, feste, matrimoni, ricevimenti, insomma si può affittare.

Il parco invece è relativamente piccino, ha una bella area giochi attrezzata all'estremità opposta alla Linneusstraat, proprio dal lato dell'ospedale, just in case. Di notte non andateci con i bambini, ma andateci da soli se siete maschi omofili in cerca di compagnia. Tanto, le cose fatte con discrezione, a chi vuoi che diano fastidio?

martedì 20 maggio 2008

Sommeliers, radio e tenere a bada i batavi

Dove sono stata l'ultimo paio di giorni, lo spiega molto meglio lui, Andrea Gori, il sommelier informatico che ieri e oggi ci ha tenuto le prime lezioni del corso di secondo livello per diventare sommelier dell'AIS (www.sommelier.it).

Potete leggervelo sul suo blog di oggi:
http://vinodaburde.simplicissimus.it/2008/05/20/amsterdam_per_lavoro5_mosche_nuove_frontiere_trappiste_olandesi_locali_20_e_schiopetto/

che a parte le cene nei locali di lusso, c'ero anch'io. Nei ritagli di tempo mandavo avanti famiglia e ufficio.

Insomma, ho cominciato il corso di secondo livello del corso da sommelier, per il quale interpreto pure, una combinazione mai provata precedentemente, e noto che i neuroni perdono i colpi (e no, non è l'alcol ingurgitato, che noi sommelier sputiamo elegantemente nel secchio). Poi il penultimo vino di oggi puzzava e mi ha veramente disgustata (no, non sono neanche incinta).

Il corso è interessantissimo, magari ci si può chiedere come mai una che è rimasta astemia fino a oltre i trent'anni e con marito completamente astemio a partire dai venti, ecco, come mai a una così diversamente beona, per non dire handicappata nel coté alcolico, le viene in mente di fare il corso da sommelier.

Appunto. Io di vino arrivo massimo a capire se sono molto buoni o molto cattivi, ma tutte le sfumature intermedie me le debbono spiegare. E per essere una che scrive professionalmente di cucina, mi sembrava un buco un po' troppo grosso. Una lacuna che ho deciso di colmare, nel momento in cui mi hanno chiesto di fare da interprete per il corso.

Stasera in più avevo radio, e la mia commare di malefatte, Marina, aveva un'intervista con, guarda caso, un produttore di Barolo che lei è andata a stanare nel suo territorio la settimana scorsa. La cosa di cui mi sento più orgogliosa di questa trasmissione è che Gilberto, il nostro tecnico, stasera ci ha dato buca (e il suo numero non è raggiungibile, non so se preoccuparm, è così poco da lui). Insomma, mi sono messa alla bruttodio dietro la consolle, a pigiar tastini e tirare su e giù cursori, e, miracolo, siamo andati in onda. Il corso di tencica di tanti anni fa, mai messo in pratica, evidentemente mi è restato impresso. Spero avvenga lo stesso all'esame da sommelier.

Questo corso da sommelier, metà dei partecipanti italiani e metà olandesi, è una gran scuola di interculturalità. Mi conferma che i Batavi vanno frustati. Con gli italiani invece ancora non so, uno mi sfotte per partito preso dal primo giorno, e io che oltre a essere ingenua come la Vispa Teresa pratico il dubbio metodologico, ogni volta ci casco, penso dica sul serio e cerco di argomentare le mie ragioni. Faccia di tolla.

Oggi ho dovute mettere in riga i Batavi un paio di volte. Premesso che dal livello uno li ho informati che per ragioni di tempo e condizioni difficili di lavoro era meglio se
1) tutti i batavohablantes mi si sedevano vicino
2) tutti, nessuno escluso, prima di fare domande dovevano aspettare di farmi tradurre, sennò mi scordo
3) nella seconda metà della lezione mi devono svegliare se mi appisolo invece di tradurre
4) tengano presente che io pratico le ossidoriduzioni: ripeto in modo conciso quello che ha detto l'insegnante, senza ripetere alla lettere le circolarità, ripetizioni, scambi con gli italohablantes che non aggiungono informazioni extra e quant'altro io reputi inutile. Invece aggiungo e ripeto tutto quello che mi sembra vada ampliato ad uso degli olandesi, in caso gli italici parlino di cose che per loro sono scontate, ma non necessariamente lo sono per la controparte.

Succede che al questionario del livello 1 qualcuno si lamenti per la traduzione, dicendo che non traducevo tutto e che facevo troppo in fretta. Guarda caso, detto da quelli che mi si sedevano il più lontano possibile e passavano il tempo a raccontarsi i fatti loro.

Ho ribadito prima della lezione i punti da 1 a 4. Poi oggi mi sono beccata un applauso, quando verso la fine, tutti erano cotti, parlavano dei fatti loro e non ascoltavano né me né Andrea. Normalmente smetterei di parlare in attesa che qualcuno lo noti (ma de ché, lo so, però mi riposo), stavolta invece li ho ripresi:

"Cocchi belli, io e Andrea ci stiamo sgolando a parlare, ma se nessuno ci si fila sono poi fatti vostri. Io non ripeto".

Sono tornati attenti e si sono scusati.

Poi a un certo punto, mi ero saltata qualcosa che un altro tizio invece aveva capito, e visto che era tardi gli ho chiesto se non facevamo prima se lo diceva lui in olandese, invece di perder tempo a farmelo rispiegare io da Andrea e poi tradurlo.

"No, non sono io che sono pagato per tradurre". Sono fatti così. Io anni fa ci avrei patito.

A quel punto qualcun altro ha fatto la battuta per cui io non pagherei il corso.

"Sentite, chiariamo una cosa, io il corso lo sto pagando come tutti, in più non ho tempo di fare le mie domande e il test di primo livello l'ho fatto peggio di tutti che non riesco a concentrarmi se traduco. Quindi a conti fatti ci sto rimettendo, quindi non mi scocciate".

A quel punto si sono sentiti una serie di commenti imbarazzati diretti al nulla:

"Si, ma ha ragione, no è davvero ridicolo, ma come si fa..."

Anche qui, anni fa non avrei risposto e mi sarei magari offesa, adesso mi rendo conto che rispondere a muso duro e non farne cadere neanche una è il modo per farsi rispettare dai batavi. E riuscirci al termine di una duegiorni di traduzioni etiliche, vuol dire che questi meccanismi ormai li ho interiorizzati al punto di farmeli diventare automatici.

Aiuto, forse mi sono batavizzata anch'io.

domenica 18 maggio 2008

Excursus intercultural-antropologico tra cucine, bagni e pavimenti

Si imparano sempre le cose più inaspettate. Per esempio, il mio tour de force tra cucine e pavimenti mi ha fatto scoprire tante differenze che non voglio tenermi per me.

Cominciamo da quella fondamentale per gli italiani che vengono a vivere in NL: chi affitta casa da una corporazione, con un contratto a suo nome e il diritto ad iscriversi in comune a quell'indirizzo, la maggior parte delle volte affitta un'abitazione senza pavimento. A meno che l'inquilino precedente non decida di lasciarcelo e lì bisogna mettersi d'accordo su qualche forma di compenso.

Anni fa il rivestimento tipo erano moquette, linoleum o il finto linoleum di vinile che imitava i materiali più disparati. Il vantaggio di questi, soprattutto la moquette, era che attutivano i rumori.

Il linoleum merita un discorso a parte: una delle più grandi fabbriche di linoleum d'Europa, la Forbo, è propio olandese. È un materiale naurale, più caldo al tatto di una piastrella, anche se nell'aspetto può facilmente imitarla (hanno brvettato p.e. il Marmoleum, il nome parla da solo).

Poi data la grande standarizzazione delle case olandesi, larghezza media 4 mt., niente niente, traslocando, il pavimento uno se lo arrotolava e lo riciclava nella casa successiva. La conseguenza era che esistvano vari tipi di moquette a prezzo bassissimo per le case temporanee.

Poi 10 anni fa hanno cominciato a venire fuori i pavimenti lamellari finto legno, con il sistema a click che permette di traslocarseli, poi i tavelloni, i parquet, le piastrelle che si scaldano tanto bene con il riscaldamento a pavimento. Una rivoluzione di portata epocale. Le corporazioni hanno deciso di eliminare la regola che stabiliva che l'abitazione andava restituita nello stesso identico stato in cui era stata consegnata.

Cosa che comportava lavoro extra e sprechi, come i miei vicini, che avevano comprato una casa dopo un anno, e quando se ne sono andati ancora non si era presentato nessuno a riaffittare la casa, e quindi non ci si sono potuti mettere d'accordo sul passaggio di pavimenti. Alle 10 di sera li ho visti buttare giù dalla finestra del terzo piano dei tavelloni di legno che andavano eliminati dalla casa prima della riconsegna delle chiavi la mattina dopo. Un peccato, tavoloni usati un anno, andavano ancora benissimo.

Oppure come qualcuno che aveva messo in strada una patita di pavimenti di legno con l'indicazione: "Potete prenderli gratis, 35 m2 di abete, altrimenti domani li porta via la NU". In 20 minuti era scomparsi.

Poi appunto hanno cambiato legge e i pavimenti seminuovi restano dove sono.

Cercando cucine ho scoperto che in Germania succede lo stesso con le cucine. Ti affittano casa senza cucina e così ci sono tantissime marche di cucine che costano pochissimo, anche molto moderne e belle, ma da poco. Un settore merceologico che qui manca, e infatti un sacco di olandesi si comprano la cucina in Germania, anche in virtù del fatto che fino a pochi anni fa l'IVA lì era più bassa e quindi conveniva anche per quello.

Che la cucina da poco qui basta e avanza e dura 30 anni, un po' che in Olanda si cucina poco e sempre meno, e le cucine sono sempre dei corridoi cubicolari che è un peccato sprecare spazio per una cosa così marginale, un po' l'olandese ha questo imprinting da casalinga frustrata che sta sempre ad asciugare e lucidare, mai una tazzina non lavata sul piano, e in 20 minuti si è cenato e lavato i piatti ci si accomoda in salotto sul divano e la vita vera può cominciare.

Visto che io invece sembro avere grandi progetti per la mia futura cucina, tutti mi chiedono se voglio anche il forno a vapore, che adesso fa furore, vedasi mia suocera. No, non lo voglio. Innanzitutto io sono del parere che il sapore agli alimenti gli va dato in cottura, e non mettendoci una salsa sopra alla fine. Tutto quello che cucini a vapore non sa di niente. Poi non lesso patate 6 giorni su 7, per cui avrebbe senso ridurne i tempi di cottura grazie al vapore. Semmai uso la pentola a pressione, questa sconosiuta in Batavia, usata da pochissime persone e tutte anziane.

Quello che invece mi tornerebbe comodo è il Qooker, il serbatoio che scalda l'acqua, in modo che ho un rubinetto che mi procura con grande efficienza energetica acqua bollente se ho fretta di fare una pasta o una tazza di te. Che collegato al lavandino, miscela anche l'acqua calda rapidamente, senza aspettare che arrivi dalla caldaia al terzo piano ed evitando gli sprechi.

Un altra cosa dove le differenze culturali Italia-Batavia si fanno sentire sono i bagni.

Innanzitutto qui c'è la mania della toilette separata dal bagno. In sé neanche sbagliata come idea, così tieni pulita la toilette e fai bella figura con gli ospiti, che non vedranno mai il ciclone di asciugamani fradici in terra, mutande usate sparse ovunque, pannolini puzzolenti che infestano tanti bagni di mia conoscenza.

La toilette diventa così una specie di salotto, decorata con poster, gingilli, il calendario dei compleanni su cui segnarsi i compleanni di parenti e amici, in modo che mentre sei lì seduta a meditare ti ricordi: acc. devo mandare una cartolina di buon compleanno a Tizio che domani fa la festa.

Una mia amica ha messo in toilette uno scaffale con tutti i libri d'arte, quelle cose che non leggi ma guardi, in modo da usare efficacemente lo spazio vuoto alle spalle del vaso, sopra lo scarico. Peccato che la bellissima lampada araba di metallo traforato andasse bene per tutto, tranne che per produrre luce adatta alla lettura.

Un'altra, invece, una vetrinetta con la collezione di giocattolini di latta smaltata vintage. Mia suocera, foto plastificate di tutti i figli e tutti i nipoti, che ogni volta che vado in bagno da lei mi rivedo le prime due foto di Orso, con gli occhietti chiusi, i pugni stretti, che si ciuccia il pollice, e mi intenerisco. Noi, niente, che per fortuna il bagno sopra ha tutto insieme e la toilette a piano tera la usano solo i visitatori ed è quanto di più anonimo esista.

Poi il vaso ha la cosiddetta piastrella, invece di scendere verticalmente verso lo scarico ha questo tavoliere che permette di esaminare il prodotto interno lordo prima di abbandonarlo per sempre allo scarico. Poi non c'è il bidet e questa a nord non è una novità, lentamente sta cambiando qualcosina, ma sempre nel segmento medio-alto.

Sul tavoliere riporto l'esperienza della figlia di amici toscani emigrati qui, studentessa di antropologia. Prima di andarsene in terre lontane a fare ricerche per la tesi, l'università li manda in massa ad esercitarsi a fare ricerche antropologiche piazzandoli per una settimana in un paesino del'Olanda. In questa settimana si guardano intorno, decidono un tema di ricerca, cercano informatori, li intervistano, insomma affilano gli strumenti di ricerca. E vivono ospitati da famiglie locali, con tutte le loro idiosincrasie private sui bagni.

Insomma, la bimba futura antropologa, nata e cresciuta qui, visse una settimana di grandi ambasce, in quanto in quella famiglia non esisteva lo scopino del bagno. La povera ha rischiato la stitichezza e un crollo nervoso, indagava di nascosto alla ricerca del trucco degli abitantio della casa, che con una sola botta di sciacquone, voilà, pulivano il tavoliere. Persino i bambini. Lei no. Stava delle mezz'ore in bagno a svuotare lo sciacquone, arrampicandosi sugli specchi, ma non ne veniva a capo.

L'ultimo giorno gliel'ha chiesto. Doveva risolvere il mistero, ne andava del suo orgoglio di antropologa. Si è scoperto così che in quella famiglia si praticava il metodo "surf". Cioè, prima di accomodarsi foderavano di carta igienica il fondo della mattonella del water. Poi producevano e poi bastava sciacquare, che tutto il deposito slittava via in modo semplice e pulito grazie al fondino di carta igienica. L'uovo di Colombo.

Con grande ilarità reciproca si è scoperto che basta andare a 50 km. da casa per trovare culture completamente diverse dalla propria, figurati quando vai in terre lontane. E la famiglia ha anche avuto un coccolone retrospettivo scoprendo che il resto del mondo in bagno si aspetta lo scopino. Che in quel paesino c'è una rassegna annuale di cori internazionali, e ogni anno loro hanno ospitato un sacco di gente, tutti probbilmente alla ricerca frenetica dello scopino. Ecco, questi sono gli scambi culturali che arricchiscono la vita di una persona.

Che hai voglia a dire che siccome gli esseri umani in fondo condividono le funzioni fisiologiche di base, il minimo è che cucine, bagni, dispositivi igienici e pavimenti vadano alla fin fine bene per tutti. Non è così, e adesso ne ho le prove.

sabato 17 maggio 2008

Genio e giardinaggio


Sono un po' tritata oggi, dopo 3 giorni di cabina (con un collega caruccio da cui ho imparato un paio di cose, che fa sempre bene) e una seratina per la Dante Alighieri di Den Haag, in cui abbiamo recitato, letto, cantato, intrattenuto e io ho invitato il presidente a ballare un lento (e poi comunque hanno ballato anche loro tutti), che io adoro i presidenti ultrasettantenni che nel tempo libero si impegnano per la cultura italiana.

Però o sto invecchiando, o il pensiero della casa mi rimbecillisce, ma sono davvero deconcentrata e lenta. Ho un gran sonno. Oggi pomeriggio mi sono trascinata fuori dal pisolino ristoratore solo perché avevamo urgenza di fare la spesa per il weekend, ma davvero avrei solo voluto dormire un po' di più.

Però ho Ennio che mi dà soddisfazioni: stasera stavo tentando di rilassarmi con una rivista di giardinaggio che gli è piaciuta moltissimo, e ho scoperto che questo mio figlio a 6 anni sa leggere le piantine. Mi mostrava un punto del progettino e poi mi indicava le foto corrispondenti.

Il capo dice che non devo indottrinarlo.

Ma che ci posso fare se a tutti e due piacciono le fontane da giardino, le vasche con ninfee, carpe e la possibilità di farci un bagnetto, e le case sull'albero? E le pergole?

Domani ci andiamo io e lui a strappare le erbacce, piantare la lavanda che da una settimana mi profuma l' ingresso, e se domattina li trovo, a piantar piselli. Spero di coltivargli il pollice verde che manca a me. Che io i giardini li adoro, ma il giardinaggio un po' meno.

Credits foto: www.boomhut.nl, che progettano e realizzano favolose case sugli alberi (e anche gallinai e altre costruzioni)

mercoledì 14 maggio 2008

Assertività e seconde occasioni


"There is no such a thing like a second chance", mi scrisse anni fa il capo dal Canada, che il nostro per un po' di anni è stato un amour de loin.

Erano gli albori di Internet, quindi lui era aggiornatissimo e mail me ne avrebbe potuto mandare, ma io dall'Abruzzo un po' di meno e ci scrivevamo quindi tante lettere lunghissime,da 4 a 8 alla settimana, che il mio postino ancora se lo ricorda, me le portava e gli consegnavo direttamente le mie e il giorno dopo mi diceva quant'era costato affrancarle.

Questa frase non so più a che proposito me la scrisse o se era una citazione da qualche canzone, so che mi mise tanta tristezza, che gli amori epistolari da lontano si prestano a misletture, equivoci e quant'altro e si soffre e bisogna poi spiegarsi.

A parte le mancate seconde occasioni, non so se nel frattempo si era capito, ma Mammamsterdam è sempre stata una bimba timida, timidissima, fino alle lacrime e col tempo la cosa non è migliorata affatto, ho solo imparato a conviverci.

Quante volte, in situazioni che mi ferivano o facevano incazzare, mi venivano in mente risposte feroci, ad hoc, argute, solo non le dicevo subito, il momento passava, io ci perdevo settimane a macerarmi sul perché non l'ho poi detto, ma la vita non offre una seconda occasione.

("Voce dal sen fuggita, poi riparar non vale, non si trattien lo strale, quando dall'arco usci'"). In compenso quante volte per amore della battuta o per distrazione ho detto cose che poi, porca miseria, stavo lì le settimane a macerarmi sul perché non sono stata zitta, indipendentemente dal fatto se il destinatario ci si fosse incazzato, mi avesse tolto il saluto, o manco se ne fosse accorto, e questa la dedico a Mamikazen.

Oggi, con una botta sola, ho messo tutto a posto.

Che stavo in ufficio in attesa di scaricare mail, che il mio provider da due giorni ha problemi e mezza Amsterdam ne soffre, io sto da stamattina a tirr giù mail a manovella dalla linea analogica del fax e per distrarmi dallo stress mi sono messa a fare il feltrino con lo chiffon, che in calce te lo spiego, Elena.

Sul tavolone dell'aula da basso, senza neanche potermi godere un po' di sole che da stamani c'è un furgoncino della manutenzione parcheggiato anche se non si può, china sulle lane e le sete, a un certo punto sento al di là dal vetro fischi, commenti e insomma, sembrava di stare allo stadio. Alzo gli occhi e i due ometti della manutenzione, due stronzetti giovani, dall'alto del loro furgone, che supera quindi la barriera di poster e puttanate attaccate al vetro che mi coprono dal semplice passante, pare si siano accorti che fa caldo e che ho una cannottiera scollata.

Ma porca miseria, proprio in Olanda mi capitano i pappagalli? Che poi così appiccicati al mio vetro è come averli in casa e ciò disturba il mio senso della privacy (che è vero che gli olandesi hanno finestroni enormi senza tende, ma l'accordo sottinteso è che il passante, se proprio ha voglia di sbirciare, lo fa con discrezione.) Insomma, non posso stare scollata e china in avanti manco in casa mia. Mi incazzo, ma faccio finta di niente, che la mia mamma mi ha insegnato che una vera signora finge di non vedere e non capire (ed è un altro di quegli insegnamenti poco utili nella vita).

Poi se ne vanno e io mi ripeto tutto quello che avrei potuto dirgli e non ho fatto. Lo racconto al capo, che avevo al telefono per chiedergli di scaricarmi alcune delle mail e stamparmele.

Poi i due tornano. E ricominciano. E lì mi sono detta che la vita non ti mette davanto una seconda occasione per nulla.

Spalanco la porta e chiedo:

"Signori, questa cosa la trovo particolarmente seccante, oltre che infantile, che modi sono?"

"Ma noi le abbiamo appena aggiustato la strada".

Brutto stronzo, risponde pure. Che poi anche gli stradini li si guardano, in virtù della "bilspleet", che quando sono inginocchiati a metter giù mattoncini gli si scopre la scollatura della chiappa, diventata appunto proverbiale. Ma io mica gli fischio, quando capita.

"La strada non c'entra e poi anch'io sto lavorando e magari è un lavoro che potrebbe servire a voi, quindi piantatela, e vi ricordo pure che siete parcheggiati in un posto proibito, anche se avete l'esenzione dal pagamento".

Che oltre a sfancularli, prima mi ero pure gingillata con l'idea di telefonare al controllo parcheggi e farli multare. E non l'ho fatto perché non sono vendicativa. e sono una signora.

Chiudo la porta. Poi la riapro:

"E che cavolo, pare che non abbiate mai visto una tetta in vita vostra".

"La vediamo adesso".

Vabbé, questa forse me la sono cercata. Gli volto le spalle e continuo. Poi però dopo 10 secondi mi stufo, afferro le chiavi di casa ed esco decisissima ad attraversare la strada e chiedere all'ufficio che mi affitta casa (e altre 6000 abitazioni in questo quartiere) se li hanno chiamati loro e se gentilmente mi mandano il signore grande e grosso a dirgli di togliersi dai coglioni.

Non faccio mano a tempo ad arrivare alla porta principale, che hanno messo in moto e se ne vanno.

Funziona. Funziona sul serio. 'Azzo, come sono assertiva. Allora lo faccio più spesso.

Chiamo il capo e riferisco. Mi ridacchia al telefono.

"Brava".

PS uno, della reciproca discrezione: siccome viviamo in case piene di vetri, non sempre apribili, l'ufficio che ci affitta casa due volte l'anno manda un'impresa a pulirli a tutto il quartiere da fuori, con scalette, ascensori ed altro. A volte succede che d'improvviso apro una teda e mi trovo un uomo ragno a pulirmi il vetro.

Per esempio, proprio la settimana scorsa, scendo rincoglionita in cucina a farmi un caffé e mente bevo l'acqua alzo gli occhi e mi trovo a un metro, fuori, due tizi con le scalette. Meno male che avevo una camicia da notte decente, che non sempre capita. Fingiamo di non vederci, loro continuano a spostar scalette, io faccio dietrofront e avverto il capo, prima di vestirmi, che il sant'uomo talvolta la mattina gira nudo per casa. Specie ora che non ci sono stati i figli.

I lavavetri in privato si fanno tutti i film che vogliono sugli spezzoni di vita che vedono quotidianamente, ma io non sono tenuta a saperlo. Ci vediamo, ma non ci guardiamo. È un accordo non scritto. (Ok, un paio di volte, se stanno montando impalcature o comunque non rischio di ammazzarli aprendo la finestra, mi affaccio e dico che sto facendo il caffé e se ne gradiscono un po'. Di solito rifiutano, una volta hanno accettato e lo hanno bevuto dall'impalcatura).

PS 2 del far feltro, per Elena: in genere il feltro si fa partendo da lana non filata a sfilacci, tipo bambagia. In genere si usa un fondo in chiffon per creare le composizioni con sfilacci di diversi colori, prima di passare a infeltrire con acqua caldissima e sapone. Il fondo o lo lasci come fodera, se ci si infeltrisce insieme, oppure lo togli, se non ce lo vuoi, a uno stadio iniziale, prima che si infeltrisca con il resto.

Quello che sto facendo oggi diventerà uno sciallino in chiffon a cui io faccio in feltro solo un orlo colorato intorno. Appena è pronto cerco di fotografarlo e postarlo.

Credits foto: Wikipedia olandese alla voce "bilspleet"

Uncinetto rivisitato: beyond the presina

Ieri mi sono ritrovata tra la posta un volantino per una serie di corsi di uncinetto durante un picnic al parco. Titolo (tradotto): Beyond la presina. Ovvero, le madri FDT moderne, possono andare molto oltre le tipiche presine, se decidono di mettersi a lavorare all'uncinetto.

Per la modica cifra di € 37,50 si passa una mattina o pomeriggio al Vondelpark, a uncinettare e fare un picnic preparato dalle organizzatrici. C'è anche una sessione con madre-figli, ci si può portare un bambino che viene anch'esso intrattenuto con lavoretti fai-da-te a tema maglia e uncinetto (per esempio fare i tubolari con l'aggeggino fattapposta che non so come si chiama in italiano, quel cilindretto di legno con 4 gancetti (come si chiama, appunto?).

Bellissimo, specialmente per me che alla presina manco ci sono mai arrivata e talvolta me ne dolgo. So solo fare la catenella, non so se come livello di ingresso al corso basti.

La giro così com'è alla metà femminile dei Roberti e a Roberta filava, sperando che riescano a trarne più profitto di me (non so, un equivalente in spiaggia, magari alla torre di Cerrano o alla pineta dannunziana?)

e resto con il dubbio: ma chiamarsi Roberta è un prerequisito per amare il fai-da-te? No, che così cambio nome (e se trovassi il tempo per farmi lo sciallino in chiffon e feltro che mi attende dalla primavera scorsa....)

lunedì 12 maggio 2008

Corticircuiti linguistici

Prima di partire da casa di oma e opa sabato sera, dopo cena, abbiamo fatto fare il bagno agli gnorpoli, li abbiamo impigiamati e messi in macchina. Così facendo ci siamo scordati le scarpe dai nonni.

Un bel casino con due giorni di vacanze e negozi chiusi davanti al naso. Mi sono messa perciò a rovistare fra le scarpe vecchie alla ricerca di sandali indossabili. C'erano.

"Bambini, venite, ho trovato i sandali".

"Mamma, io voglio le bloedschoenen" fa Orso.

EEEH? Come, le scarpe col sangue?

Poi ho capito che lui ha confuso 'sangue' con 'sandali'. E nel dubbio me lo ha tradotto. Bloed = sangue, schoenen = scarpe.

(E rovistando sono giunta alla conclusione che quest'anno, fatte salve le solite crescite improvvise da vacanze, a sandali stiamo a posto).

Al mare, al mare (versione famiglie)

(Vi avverto che questo è un post davvero lungo, però ci sono diverse foto e secondo me comunque è interessante per chi si vuole fare con il bel tempo anche un po'di mare e di dune e riserve naturali vicino Amsterdam. E poi è uno spaccato socio-antropologico sugli olandesi, che non guasta manco quello).


Supero faticosamente la terza e ultima duna, quella tutta di sabbia che è meglio camminarci senza scarpe, se la sabbia non scottasse, trascinandomi avanti un Orso esausto dalla camminatona. Gli altri sono andati tutti avanti, che Orso per l'ennesima volta mi ha chiesto di togliersi i sandali per spazzolar via tutti i sassolini e stecchi che ci si sono infilati.

Improvvisamente, alzo la testa stracca e vedo un sacco di mare blu tutto intorno davanti a me. E dietro, tutte le dune della riserva ricoperte di erba dura a ciuffi e mirti.

"Orso", faccio, "guarda c'è il mare"

Alza la testa, sbalordisce e si avvia per la discesa cantando:
"C'è il mare. Mare. Mare. Mare."

Ecco, solo per quello la scarpinata la rifarei (mi tocca comunque al ritorno).

Perché è così, uno fa figli e la vita cambia. Dovendo prenotare la babysitter, col cavolo che uno dopo il lavoro fa la botta di vita di andarsene al mare. Però ci sono altri vantaggi. al mare ci vai con i bambini.

Il cuginopreferito, dopo essersi lasciato con l'ex-fidanzata fatua, ha sofferto un paio d'anni e poi ha conosciuto Ilse, che è una santissima donna e un tipo completamente diverso dalla ex. Fanno sempre la coppia dorata che se la spassa, escono spessissimo, fanno sport, non c'è mai un weeekend in cui siano reperibili, vanno tutti gli inverni a sciare e in estate da qualche altra parte, in zaino e sacco a pelo, ma vanno in luoghi lontani.

Abbiamo tentato di vederci per fare giochi da tavolo insieme, lo scorso annno, contando sul fatto che erano incinti e forse un pelo più stanziali, macché. Il primo buco era dopo settimane, e lo abbiamo acchiappato al volo. Poi all'ultimo momento ci veniva pure male, ma non abbiamo osato disdire. che gli appuntamenti, anche tra amici carissimi, qui vanno così e bisogna abituarsi (sarà per questo che a un certo punto mi ero coltivata un gruppetto di amici italiani simpatici con cui improvvisare cene last-minute almeno 3 volte alla settimana. Poi dicono che gli stranieri non sono capaci di integrarsi).

E così quest'anno, che c'è anche la gnoccola di 8 mesi, vediamo che nonostante tutto sono bravissimi a mantenere il lifestyle di sempre. La gnoccola va al nido un paio di giorni alla settimana, un giorno papà lavora da casa (e diventa sempre più difficile lavorare, adesso che dorme di meno e interagisce di più) un giorno ce l'ha libero mamma con il part-time e gli altri due giorni ci pensano i vari nonni e la zia a turno. Grazie alla grande consuetudine con i nonni, i disgraziati quest'anno sono di nuovo andati a farsi la settimana bianca da soli, affidando la gnoccola alla nonna materna.

Pare che la gnoccola sia stata benissimo, la mamma ha patito molto più di quanto pensasse (meno male, ero divisa tra invidia e critica costruttiva non richiesta a tale notizia). Però ci sono andati e a differenza mia che affido da sempre i figli ad altri per poter lavorare, loro lo fanno anche per divertirsi, e alla lunga secondo me premia di più. Sono meno stanchi e sempre entusiasti di stare con lei e farci cose carine.

Comunque quest'anno, anche da parte loro è saltato fuori il nome magico: Bakkum. Hanno ottenuto una piazzola a Bakkum, il campeggio al mare di mezza Amsterdam.



Ora, c'è da dire che io sono due anni che sento parlare di Bakkum. Bakkum non è semplicemente un posto, è un luogo dello spirito. Nato dietro le dune della riserva naturale del Noord Holland, era inizialmente un luogo per far respirare aria buona ai poveri, poi è cambiato diventando il campeggio dei poveri e poi è cambiato ancora diventando il campeggio misto, di chi va lì che altre vacanze non se le può permettere, e di tutti i fighetti che prima andavano in sacco a pelo a farsi la Ruta Maya in America centrale, poi fanno figli e scoprono il piacere del campeggio a tutta stagione.

Ci sta persino Femke Halsema con i gemelli, la segretaria del partito che il capo vota da sempre (Femke ha la nostra età ed ha avuto questi due gemelli che avranno l'età di Orso o giù di lì, ed è stata la prima parlamentare a non fare mistero di quanto fosse stroncante coniugare due bambini piccoli che non dormono e stanno spesso male, con un lavoro pesante come quello del politico. Per fortuna il marito ha un lavoro che può gestirsi meglio e la vita quotidiana dei gemelli la organizza lui, li porta all'asilo e sta a casa i giorni che non ci vanno. Solo per questo la amo e la voterei, se potessi, perché ha una famiglia da gestire insieme al lavoro, come tutti, e sa quindi benissimo come vive il resto del paese figliomunito).

L'anno scorso poi sono state contagiate dal virus Bakkum anche Elly e Monique, che avevano superato varie liste d'attesa e ottenuto una piazzola su cui mettere un caravan. Come molte cose in Olanda, non basta avere la possibilità di pagarsele, devi anche superare la lista d'attesa. Perché poi, chi una volta ha passato un'estate a Bakkum con i bambini non si schioda più.

Funziona così: verso Pasqua il campeggio apre: ci sono un tot di giorni per piazzare il proprio alloggio: chi pianta una tendona militare del negozio di residuati bellici e poi se la decora, chi compra uno chalet in legno da giardino e ci piazza un rinfozo in telo impermeabile sul tetto, chi parcheggia un caravan o una roulotte, magari con annessa tenda davanti. A fine stagione si sgombra tutto e chi intende tornare affitta un rimessaggio dal contadino nei paraggi che, compreso nel prezzo, ti viene a tirare il caravan o roulotte con il trattore e te lo riporta la primavera dopo, prima di mandare le mucche al pascolo.

Allora è dall'anno scorso che si parla di andare una settimana o anche un paio di weekend a Bakkum a trovare Elly e Monique, i bambini giocano insieme, le madri arrivano il venerdì sera e passano tutta la notte a giocare ai Colonisti di Catan, i padri arrivano il sabato mattina con la prole e si va al mare, si cazzeggia e si fanno barbecue. Mai fatto.

Poi nel corso dell'anno scolastico si scopre che metà scuola ha una piazzola a Bakkum, magari in società con degli amici e si va a turno. Ora, la nostra è una scuola piccola, ma rende l'idea. Poi appare, sempre la scorsa primavera, un articolo su un paio di campeggi storici in vari punti di Olanda, quelli frequentati dai burini che stanno giorno e notte con lo stereo a palla e che ci vanno da generazioni e si seccano se arrivano persone diverse, e quelli frequentato dagli intellettuali che siccome approfittano delle vacanze per leggere, sono un po' più silenziosi e quelli misti dove gli intellettuali cercano di creare comitati autogestiti che stabiliscano regole contro i decibel dei burini. E alla voce Bakkum c'è la foto del caravan decoratissimo di una che abita nel nostro quartiere, e che a figli nel nostro asilo e scuola.

Poi quest'anno salta fuori che anche cuginopreferito e Ilse hanno conquistato una piazzola e ci hanno messo un rimorchietto con tenda dei genitori di lei. Non si scappa, ieri ci siamo andati nel pomeriggio.

La mattina io e i mostri allo zoo, che è il penultimo giorno di vacanza e manco li ho visti. Allo zoo spuntino di patatine fritte e Chocomel (Orso insiste per una Pepsi, va bene, cedo per la prima volta, altrimenti si frega la mia).

Papà ci preleva e senza code, che ci sono già state la mattina, verso le 2 andiamo a Bakkum. Il parcheggio visitatori del campeggio è stracolmo, attendamo pazienti mentre papà va a percheggiare altrove. La strada per arrivare era piena di alberi e circondata dal verde. Anche il campeggio è così. Poi con zio andiamo verso la tenda e incontriamo per caso Monique.

Ennio si guarda intorno per vedere se c'è qualche suo amico e comincia a fare la lista: c'è Anna, c'è Ella, c'è Yael, c'è Tjeerd. Anche Ramses e Ismael, gli ricordo io. Ah già, è vero.

La tenda degli zii sta sotto un alberone, davanti un plaid coloratissimo con cuscinoni per la gnoccola che ci gattona sopra. Di fronte il caravan di 2 o 3 bimbe, con tanti giocattoli carini che gli gnorpi si precipitano ad esaminare, mentre il padre delle bimbe tenta di avvitare un tavolino.

I vicini a fianco hanno messo fuori un tavolone gigantesco con ombrellone e ci stanno seduti in 7-8. Un po' più in là, e si ripete ad intervalli regolari, il rubinetto dell'acqua.


Ci carichiamo delle cose essenziali a andiamo in spiaggia. Per arrivarci sono un kilometro abbondante di strada trafficatissima da pedoni e ciclisti con carrettino a rimorchio e di boldercar, ovvero i carrettini di legno a quattro ruote con una stanga per tirarlo, usato per trasportare bambini e roba varia da spiaggia o da picnic. Alcuni pischelloni hanno anche uno skelter, macchinone a pedali a uno o due posti formato formula 1.



Insomma, prima siamo saliti sulla piattaforma rialzata del baretto per bere una cosa, e visto che non avevamo pranzato, per farci un paio di frittellone (pannekoek naturel con zucchero a velo e sciroppo per i mostri) panino al salmone e cozze con patatine fritte. I bambini hanno scoperto di essere capaci di saltara dalla piattaforma a oltre un metro di altezza, noi abbiamo guardato con il patema, io segretamente orgogliosa, il capo con disapprovazione che lui già prevede in quanti modi possono farsi male.

Poi abbiamo montato la tenda da spiaggia, che causa vento qui si usa al posto dell'ombrellone e pesa nulla (costa dai € 5 ai € 10 in posti tipo blokker, Xenos ecc). Ha la forma di mezzo igloo.

Siamo stati al sole, i bambini sono corsi avanti e indietro nell'acqua gelida e mucillaginosa (mai visto prima, ma quest'anno la trovo più pesante e verdastra) e hanno cstruito castelli e forti. Orso ha trovato una pozza un po' indietro di acqua poltigliosa di alghe marce e si è coperto mostruosamente di verde, per poi urlare dal freddo mentre cercavo di ripulirlo in mare.

Verso le sette di sera siamo tornati indietro, mentre proprietari di cani e alcune famiglie con adolescenti stavano giusto andando. Abbimo superato tutti i cancelli che separano i vari sentieri per escursionisti dal sentierone per la spiaggia. abbiamo scoperto che il povero Orso aveva una vescicona mostruosa sul piede e i sandali non li poteva portare, l'erba gli faceva male, l'ho portato un po' in braccio e mi ha ingiunto di camminare piano che gli veniva la nausea.

L'ho mollato al padre che se lo è preso sulle spalle fino alla stradina pavimentata dove poteva camminare.

Poi abbiamo cenato al ristorantino della piazzetta dei negozi, di fronte a un bellissimo galeone di legno munito di scivoli, palo dei pompieri e sabbia tutto intorno, pieno di bambini. ecco, i ristoranti con vista sulla piazzetta giochi, non ce ne sono mai abbastanza secondo me. Motivo in più per andare a Bakkum. E c'erano anche la pescheria in cui prendere pesce fritto, la gelateria e una serie di altre botteghine.

Poi, a buio fatto, abbiamo camminato per un sentierino tra gli alberi fino al parcheggio e per la strada il capo si è chiesto ad alta voce se una piazzola a Bakkum non fosse qualcosa per noi.

No, ho detto, perché la prendi per tutta la stagione e io in estate voglio andare in Italia. Ma quest'anno che stiamo traslocando, in Ityalia non ci andiamo e possiamo andarci una settimana o due. O possiamo fare a scambio i prossimi anni con qualcuno dei nostri amici, gli prestiamo la casa in Italia per due settimane e noi andiamo nel loro caravan. Ma ad agosto posiamo andare una settimana o un paio di weekend semplicemente in tenda e stare con i vari amici.

Che il virus di Bsakkum adesso ha preso anche me, dopo ieri, ma per me le vacanze al mare sono l'adriatico. Preferisco la mia mucillagine verdastra e calda, a quella gelida e sabbiosa del mare del nord. e c'è un limite alle patatine, pannenkoeken e pesce fritto che posso ingurgitare in una vacanza.

Al mare, al mare (versione fighetti)

Dove va Amsterdam al mare credevo di saperlo alcuni anni fa, ma ieri ho corretto il tiro. All'epoca dell'ex-fidanzata fatua del cugino preferito uscivamo parecchio insieme e grazie appunto a lei finivamo per fare tutte quelle cose da fighetti che se era per noi avremmo bellamente ignorato.

Così un tot di volte, verso le cinque di pomeriggio, dopo il lavoro se in settimana e altrimenti dopo la spesa e i bucati e l'ordinaria manutenzione se festa, ci dirigevamo in direzione overst, verso Bloemendaal o Zandvoort. In genere basta il primo giorno di sole perché il traffico in direzione della costa si intasi per intere mattinate. il bollettino code non fa altro che ripetere: se potete evitate le uscite (e giù una tiritera di località balneari). Insomma, si passano ore in coda a sudare e bestemmiare, un'esperienza finora bellamente evitata.

A Zandvoort se non altro ci si arriva anche in treno (stracolmo pure lui).

Invece i fighetti alle cinque di pomeriggio (di venerdì, spero) escono dall'ufficio, saltano in macchina e si dirigono ai vari chalet alla moda dei centri balneari, che col calare della sera si trasformano in ristorantini/discoteche. Tutte le grandi innovazioni aperitivistiche in questo paese cominicano nei locali da spiaggia, come per esempio un tot di anni fa l'introduzione del vino rosé come vino alla moda. Io lo ripeto sempre alle aziende eno-gastronimiche in cerca di clientela nuova qui, ma pochi mi danno retta.

Ti sparapanzi agli ultimi raggi del tramonto sul mare con la tua birretta o rosé in mano, se proprio sei un tipo sportivo ti vai a fare una passeggiata sulla battigia o sulle dune, se necessario ceni o continui a ingozzarti di bitterballen e patatine tra un drink e l'altro e vedi come butta. Tutto il senso dell'essere in vacanza in un normale giorno lavorativo, se non è efficienza questa.

Intanto il popolo bambinomunito ha già svuotato il parcheggio, piano piano si toglie di torno, e la spiaggia diventa il dominio di tutti coloro che di giorno ne sono interdetti: proprietari di cani, pischelloni e gioventù brada che si attarda, a volte un kite-surfer.

Ecco, non lo direi di molte altre cose, ma sono molto grata all'ex-fidanzata fatua per averci fatto scoprire questo passatempo dei giovani e belli e in carriera di Amsterdam (che senza macchina, scordatelo di andare e tornare in serata in tempi umani).

Pentecoste

Oggi nei paesi Bassi si festeggia il lunedi di Pentecoste, 50 giorni dopo Pasqua. Ebraismo e Cristianesimo (e i cristiani delle varie sottospecie tra di loro) danno interpretazioni diverse del significato della festa.

Io mi ricordo solo i fatto che sugli apostoli e Maria riuniti in casa della mamma di Marco evangelista, discese lo Spirito Santo in fporma di lingue di fuoco (san Giovanni parla invece di un soffio di vento) e che loro, ripieni dell'energia dello spirito Santo ricevettero il dono delle lingue.

In Italia non si festeggia se non in alcune regioni. Sarà per questo che gli olandesi in genere parlano tanto bene le lingue straniere?

Comunque c'è speranza, nell'aprile di quest'anno è stata presentata in Parlamento una proposta per ripristinare il lunedi di Pentecoste come giorno di vacanza.

In mancanza di una politica di investimenti seria per la scuola e la ricerca in Italia, affidiamoci ai doni dello spirito Santo. E teniamoci in Olanda e all'estero tutti i vari ricercatori, dottorandi e cervelli vari espatriati per poter lavorare grazie al proprio talento. Non ai santi patroni.

domenica 11 maggio 2008

Primizie


Come giustamente mi ricorda Roberta nel commento al post precedente, in Italia è arrivata la stagione delle ciliegie (e anche quella delle fragole, che da noi arriva tutto dopo).

È frutta che adoro fin da piccola, anche se ai bei tempi, in effetti, erano un lusso. Se ne compravano poche e le consumavamo con dedita attenzione. E con due compleanni a maggio e giugno la torta alle fragole era per la festa mia e di mio fratello.

Ultimamente mia madre mi diceva che solo da quando è in pensione e deve occuparsi solo di sé stessa, comincia a concedersi il lusso di mangiar ciliege, comprarle per sé stessa. Prima le prendeva solo per noi.

È verissimo. I miei figli, specie Orso, adorano le ciliegie e tutta la frutta molle in genere (lamponi, more, mirtilli) e guai a me se andiamo al mercano e le bancarelle ne sono piene. Urlano che vogliono le fragole finché non gliele compro.

Il mio problema è che in genere tutte le fragole in offerta sanno di poco. Sono acquose, e quelle enormi (di cui diffido, che mi sembrano tanto una cosa innaturale) pure spugnose dentro. Invece ogni tanto si trovano delle fragole meno rosse, meno grandi, costosissime e meravigliose. Che sanno davvero di fragola.

Non come tutto il cibo da fabbrica al sapore di fragola, che è rosa, ma da dove gli venga lo pseudosapore di fragola resta un mistero (Beppe Grillo lo spiegava una volta, ma devo aver rimosso).

Si tratta solo di superare la barriera mentale del prezzo, perché chiaramente siamo tutti così abituati alle fragole in offerta neanche tanto buone, (non sempre perlomeno) che correre il rischio facciano schifo anche quelle care è dura.

Così anche il capo in una delle nostre esplorazioni nei negozietti vicino casa nuova:

"Ma costano € 4,95, sei pazza. Sono quasi 11.000 lire".
"Si, ma se ci compriamo un barattolo di gelato Ben & Jerry's costa di più ed è meno sano. Queste almeno ce le godiamo".

Mi ha dato ragione. Ce le siamo godute fino all'ultima. Poi il giorno dopo, quelle rosse e grosse da supermercato, sono state un paio di giorni in frigo, che non ci davano più soddisfazione.

I piccoli piaceri della vita sono una grande cosa. ti tolgono al volo le brutte abitudini (che costano anche loro) e ti riconciliano con il mondo.

Adesso aspetto che arrivino le ciliegie. Quelle buone.

venerdì 9 maggio 2008

Benvenuto Laurens


Il 27 aprile è nato Laurens, 3280 grammi e una marea di capelli neri. Mirjam, non per fare torto a Ingemar, ma è tutto te. Auguroni, è bellissimo con quegli occhioni spalancati sul mondo (e grazie per le foto).




Un bacio,

Ba

giovedì 8 maggio 2008

Amsterdam e gli aspiranti suicidi (stetev' a la cas')

È arrivata la bella stagione, i bulbi è un bel po' che sbocciano e una nuova categoria di aspiranti suicidi comincia a diffondersi per Amsterdam.

Ora, Amsterdam è un bella città, la si visita bene a piedi, il turista si guarda intorno naso all'aria provvisto di informazioni di tutti i tipi e nessuno pensa di dirgli come non farsi male.

Lo faccio io per puro dovere civico.

No, non vi dico di stare attenti ai coffee-shop e a quello che ci fumate, perché la nederwiet prodotta localmente a dosi di principio attivo da 5 a 20 volte di più dal fumo che si trova altrove. Sono botte in testa chi non lo sa.

Non vi dico neanche di stare attenti a non cadere nei canali se vi siete fatti una birra di troppo.

Né vi proibisco di mangiare le crocchette o le patatine del Febo, anche se sono convinta che portino alla morte in tempi brevissimi.

Ma alle biciclette, porca puttana, ci volete stare attenti?

Che ad Amsterdam ci sono tante biciclette. Questo si è capito, spero. Non ci sono per caso: la gente ci va pure a spasso, ma soprattutto gli serve come mezzo di trasporto essenziale. Ci va cioè al lavoro, magari in ritardo per via del vento contro o del traffico. Ci deve andare a riprendere i figli dal doposcuola, prima che li consegnino all'assistente sociale. Deve andare alla stazione, prima che parta il treno. Deve precipitarsi a fare la spesa prima che il supermercato chiuda.

Poi nel tempo libero ci va anche in giro a cazzeggiare, ma le ore di punta ci sono anche e soprattutto per le bici.

Non per niente abbiamo queste bellissime piste ciclabili, che si distinguono da un semplice marciapiede perché:
1) hanno una pavimentazione rossa;
2) ogni tot di metri hanno uno stencil che rappresenta una bicicletta;
3) ci vanno sopra le biciclette;
4) hanno i semafori con la lucina a forma di bicicletta;
5) sono percorse da gente che ha due o più ruote sotto al culo e parecchia fretta.

Allora, puramente per la vostra incolumità personale, che qui in Olanda ci assicuriamo contro tutto e tutti, quindi pagarvi i danni per un incidente non è un problema, ma l'osso rotto fa male a chi è finito sotto, mi permetto affettuosamente di suggerirvi:

1) prendete le bici sul serio quanto un TIR che va a 130;
2) non camminate sulle piste ciclabili;
3) non vi mettete sulla pista ciclabile a fotografare quella bici personalizzata in modo così originale;
4) non comprate bici a 15 euro da tipi sospetti, vi rendete colpevoli di ricettazione;
5) se prendete in affitto una bici, ricordate che state pedalando in una città con un sacco di traffico, che dovete andare sulle piste ciclabili quando ci sono (e non contromano, possibilmente), dovete fermarvi ai semafori, e se se non siete capaci di andrci con sicureza, ma vi a tanto provare, andateci in un parco. E soprattutto non andateci in zona pedonale, che vi multano. E la bici in affitto, vedete di non farvela fregare, o almeno fate anche l'assicurazione insieme all'affitto. E soprattutto non fate quello che fanno i locali, che ci sono abituati. Di notte accertatevi di avere le luci accese, specie se siete vestiti di scuro. Se poi piove, siete praticamente invisibili per un'automobilista. E la polizia multa chi non ha le luci. e ricordatevi che qui si frena all'indietro con il pedale, la cosa meno istintiva quando dovete frenare di botto, se non ci siete abotuati.
5) state particolarmente alla larga dalle bici da carico con cassone, soprattutto se cariche di bambini: non sono manovrabili e con tutta la buona volontà del mondo, una madre tra il fare una schivata pericolosa per i bambini che le schizzano fuori e si tuffano di testa e mettere sotto il turista che non si sposta per tempo, sceglie la seconda opzione;
6) non passeggiate naso all'aria sulla pista ciclabile; e attenti quando le attraversate.
7) quel campanello insistente ce l'ha proprio con te.

Insomma, non mi fate come quei turisti americani che ad Eindhoven attraversavano in gruppo alla cazzo di cane una pista ciclabile che aveva il verde, per poi spaventarsi e dire: "Ma non si fermano proprio per nessuno".

L'unica è stata rispondergli:

"Scusi, ma lei a casa sua si mette ad attraversare lemme lemme un'autostrada scavalcando il guard-rail?"

"Ah, già, è vero, no, non lo faccio"

(Allora, lo dico per te, vai a 5 metri più in là dove ci sono le strisce pedonali, aspetta il verde, guarda a destra e a sinistra e poi attraversi. Ma a scuola, l'educazione stradale, non la insegnano? Non dico quella sessuale, dico come attraversare senza danni alla propria incolumità.

Insomma, io l'ho detto, voi fate come vi pare. Però il prossimo che mi sta tra i piedi quando ho fretta lo metto sotto, intesi? Poi non dite che non vi ho avvertiti.

PS: ma la vera maledizione biblica sono i gruppi turistici in bicicletta. Specie quelli senza guida. Madé, preferirei un branco di pecore in mezzo alla strada, fa meno impressione. Comunque un santo protettore l'avranno anche loro, spero.

Epiteti locali

Oggi ho tirato fuori la giacca di lino dalla bustona della tintoria che è ora (si, ad anni alterni mi ricordo persino di portare le cose in tintoria). Mi sono messa il collierino, gli orecchini e la fedina di diamanti (nessuno saprà mai che diamanti di scarto ho rimediato una volta, il capo, chiamato ad esaminarli con me, non faceva che dire: "Ma questo ha un punto nero enorme", "Si chiama inclusione amore e nella montatura non si vede più". che avevo chiuso per sempre cpon il vendere diamanti e volevo un souvenir di quel periodo).

Questo perché andiamo in esplorazione nella campagna ricca dell'Olanda, il Gooi. Dove i campi da golf superano i campi di luppolo, dove le villotte affondano nel verde, dove la concentrazione di SUV che ti frenano a due secondi dagli alluci mentre cerchi di attraversare è la maggiore del paese, dove genitori e figli giocano a hockey di default, dove tutto il complesso radio-televisivo del Paese è concentrato nel Media Park (dove fecero fuori Fortuyn, per capirci), ecc. ecc. Vado nel territorio delle mie lettrici, insomma. Quelle che leggono Seasons.

Quelle signore con giardino che leggono i miei resoconti culinari dall'Abruzzo, che bisognava nascondere la scollatura della mia vicina mentre facevamo in pomodori in bottiglia a Ofena per il reportage, anche se la vicina è nonna e portava un normalissimo zinale da lavoro, ma si, secondo la fotografa carampana, queste qui, abituate ai twin-set, minimo minimo gli pigliava uno sturbo. Da allora non ci ho scritto più per Seasons.

Queste signore che se gli racconto dei pranzoni di matrimonio sull'aia nella mia infanzia campagnola, con le ricette dei piatti che nonne, zie e vicine cucinavano per tre giorni di seguito, esclamano "Oh, bimba, che delizia" (Ach, kind, wat eeeenig!)

Ecco, è dagli epiteti che si riconosce la razza. A me sentirmi chiamare "kind" mi intenerisce solo se lo fa la nonna, qualcuno che conosco. Come epiteto generalizzato non mi dice niente, anzi, un filino mi secca. Paternalistico. Io sto ad Amsterdam, porca puttana, mica come voi affondata in campagna.

Ad Amsterdam, invece gli Amsterdamoni popolani ruspanti e doc ti chiamano tesoro. L'idraulico simpatico, la signora sessantenne sbiondita, cotonata ed abbronzata che mi passa il cartoccione di patatine fritte ("hier schat"), i muratori dalle impalcature, ma anche tutti i maschi gay e fatui di cui questa città abbonda, e che abbondano loro in tutte le professioni di servizio al pubblico, nei caffé, nei negozi, sul tram a timbrarti biglietti.

Ecco, a me sentirmi dire "schat" invece mi piace, indipendentemente da chi me lo dica. Un po' come in Canada, un'amica d'infanzia di mia nonna mai vista mi abbracciò dicendomi "Core me" e commuovendomi fino alle lacrime. Un po' come quei negozianti simpatici che ti dicono "stella". O che ti chiamano "bella" a ogni piè sospinto (ecco, questa è mia, io do'del bello/bella a chiunque mi capiti a tiro).

Questa cosa che anni fa scoprii che le ragazze olandesi che bazzicavano l'Italia (studentesse di italiano all'Università, in genere) le irritava da morire. Il sentirsi chiamare indiscriminatamente "bella". Per loro era un approccio indesiderato (e sono fatti così, che ti devo dire. Per approcciarli un minimo rilassati bisogna berci insieme, e capisci che se uno è astemio qui rischia di morire vergine. Nano, mi senti? PNV? Dico a te, non verresti quassù?)

Erano talmente rigide nei confronti del supposto macho nostrano, che magari gli sfuggiva che "bella" te lo dicono davvero tutti e che non significa niente. O significa tutto, perché a livello subliminale ti fa illudere di essere amato e coccolato, e ciò è sempre una soddisfazione.

Un po' come un conoscente polacco dei miei complimentoso al limite, che senza averla ancora conosciuta di persona esordiva al telefono con mia madre "Signora Margheritina buongiorno, ma la vedo davvero splendida oggi". La vedeva. (in Africa, mi dicono, la formula di saluto in certe zone è "Ti vedo". Brik, confermi?)

Insomma, visto che amarci non ci costa niente, amiamoci, amici miei, come diceva Hoffman ai discorsi commemorativi degli ex-soldati polacchi arenatisi in Italia dopo la guerra. Belli miei tutti quanto, vi auguro una bellissima giornata, io vado a perdermi tra i campi da golf e le villone nel verde in cerca di cucine e pavimenti.