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lunedì 30 gennaio 2012

Pensa se mi sposavo una stronza olandese


Questo mese abbiamo avuto visite, amici, sconosciuti, mia mamma, partiva uno e arrivava l' altro. la casa è un disastro e il maschio patisce una serie di stress suoi extramoenia, ma quando torna trova il casino e non riesce a rilassarsi (sapesse io che non lavoro fuori e corro tutto il giorno pensando: appena ho due minuti sgombro di qua, aggiusto di là, macchè).

Insomma tornavamo dal compleanno di famiglia a Rotterdam e mi chiede:
"Ma ti va di parlare con me?"
"Ma lo chiedi?"

E mi si sfoga un po' sul lavoro, che mi fa sempre bene sentire che si fida di me e di quello che li posso dire per relativizzare le cose. Poi ci diciamo che tocca volerci più bene e coccolarci di più e sistemar casa che così stiamo meglio.

"E adesso non viene più nessuno?"
"Non che io sappia".
"No, perché l' altra volta mi sono ritrovato nudo di sopra in bagno e loro sono rientrati e io non sapevo bene che fare, insomma a volte mi manca un po' di privacy, anche se poi mi è piaciuto molto conoscer gente, e ci hanno cucinato quelle cose buone e abbiamo chiacchierato. Ma va bene così, non credere che voglia dire che non, pensa se invece mi sposavo una stronza olandese, poi mi toccava stare in casa con lei'.
"Invece ti sei sposato questa stronza qui e ti tocca stare con lei".
'Si ma mi piace".

L' idillio viene interrotto sal sedile posteriore:
"Mamma, papà, io so per certo che voi due fate sesso qualche volta".
Risposte simultanee:
"Certo amore, ci mancherebbe altro, ci amiamo, ci piacciamo, perché non dovremmo?"
"Orso, che schifo, ma come ti viene in mente una roba del genere?"

Poi che una si chiede l' effetto che può fare ai figli vivere con noi due. Magari con la stronza olandese rischiavano di meno.

Keep calm e ricordatevi: i figli sentono tutto. Specie quello che non è rivolto a loro.

giovedì 15 dicembre 2011

Post compulsivo dedicato ai figli che ti vogliono proteggere: Ennio sabotatore

L' accordo tra loro e con noi era questo: Ennio smetteva di andare dalla terapeuta ma in qualsiasi momento gli fossero tornati i rimuginamenti, o voglia di farle un salutino, o checchessia, ce lo diceva e ci accordavamo. Idem Orso, che in terapia in fondo non c' era stato, semmai una sessione di traduzione per tirar fuori qualcosa che lui on esprime se non in modi ellittici perché quello è il suo modus comunicativo.
"E tenetemi aggiornata su come vi manda, cosa fanno i bambini, così, tanto per risentirci" disse la santa donna.

Ora, se qualcuno vuole sapere quanto sono stata insopportabile negli ultimi mesi e che liberazione è stata cambiare scuola a Orso, con tutto il casino logistico del primo paio di mesi fino a che non ci settiamo sui trasporti e i ritmi e l' eventuale doposcuola che adesso non c' è, lo sapete.

Che Ennio molto probabilmente avrebbe sofferto di abbandono, con tutto che gliene avevamo parlato da grande a grande, abbi pazienza, Orso ha un periodo difficile e dobbiamo aiutarlo, se certe volte a tavola si decide a parlare e vedi che ci interessa, per cortesia, anche se devi dire una cosa importantissima aspetta che finiamo, L' ha fatto ed è stato bravissimo. Ma diciamo che lo aspettavo al varco.

E il varco è arrivato in tanti modi. pianti alla notizia del cambio scuola: Orso mi mancherà moltissimo (commento di Orso: e poi il bello della nuova scuola è che non ho Ennio tra i piedi che mi da fastidio).

Insonnie ripetute, cambi di letto, io e il capo da un mese non ci facciamo una notte dico una di sonno insieme ininterrotto senza visite, traslochi o semplicemente uno di noi due che a metà della notte gli viene la frenesia di cose non finite, lavori da consegnare che abbandona il talamo e scappa con il laptop altrove. Bene, ci sta tutto. (E dico sempre un mese perchè è il massimo che la memoria mi concede, da una sindrome premestruale all' altra misa, ma so per certo che se dicessi due manco sbaglierei).

Poi saltano fuori molte altre cose: conflitto di lealtà con gli amici, visto che da un paio di mesi l' amico Tom Waits, bambino terribile della scuola che conosco da quando ha 5 anni, ha sviluppato un enorme amore reciproco per Ennio, e starebbero sempre insieme e dormirebbero sempre insieme e con sua madre non sono mai riuscita a scambiare due parole, non so se per sfiga o perchè delega al padre o che ne so, quando lo vado a prendere mi fa ciao con la manina dall' altro capo del soggiorno e riaffonda in quello che stava facendo.

Solo che con Tom Waits nei paraggi Ennio si instronzisce e in due mi riducono Orso sempre in lacrime. e io so benissimo cosa ci vorrebbe per Tom Waits, disciplina, confini chiari e una coerenza enorme nel farglieli tenere senza farsi distrarre dai suoi trucchi o dal fatto che ti prende per esaurimento. Ma se ne la scuola ne i suoi lo fanno, io le energie me le conservo per dargli ai miei figli quella coerenza e quei confini che già cos`^sono sfinita.

E poi quelle notizione sottobanco. Vado a portare Orso a scuola e scvambio due parole con la direttrice che ci ha reso a cuore fin dall' inizio e che ogni mattina sta fissa all' ingresso per salutare bambini e genitori (cosa che a scuola vecchia fa uno dei bidelli).
"Allora, mi sembra che sia felicissimo e che stia andando tutto bene" faccio io in preda al wishful thinking.
"Si, anche perchè ci ha detto che nell' altra scuola i bambini lo mobbizzavano".

A me non l' ha mai detto. Si, riferiva di liti o di quegli scazzi normali tra bambini che ogni 5 minuti sono i propri migliori amici o peggior nemici, ma mobbizzato? Costantemente? E non ci dice niente?

Anche Ennio ha i suoi prblemi con un paio di compagni di scuola, una volta sono amici, una volta no, comunque di un paio gli ho proprio dovuto dire di mettersi l' animo in pace, è uno stronzetto, le madri sono cortesi e distaccatissime - di loro, eh, lo sono con tutti - e ogni volta che provo a invitarlo a giocare da noi la cosa cade nel vuoto e io mi sono stufata.

"Mamma, mi hanno fatto entrare nel club".
Amichetto N che abita vicino casa e che io adoro, bofonchia. Ai. Io so per certo che il club tra le proprie vittime preferite ha anche N.

Ha dovuto fare non so che prova per essere ammesso. Con N ha litigato per un paio di giorni. Mi viene l' atroce sospetto che la prova implicasse qualche bacio di Giuda come spesso succede tra ragazzini. E la cosa non mi piace.

"Amore, sei felice che ti abbiano rpeso nel club? Ma come mai, cosa fate di bello?"
"Perchè se sono nel club non mi maltrattano".

Un' altra madre sul piazzale mi confida che finalmente hanno deciso di testare sua figlia per darle un programma adatto a lei, che è velocissima e bravissima e sta in una classe che più sotto la media non si può, metà dei bambini segue dopo la scuola un qualche programma di sostegno per i compiti.
"Finalmente, che bello e quando cominciano a testarla?"
"Ah, beh, questo non si sa, speriamo prima che vada alla superiori, anche se io sarei felice se almeno cominicassero a fare qualcosa contro quelli che la mobbizzano,. perchè ogni volta che lei si lamenta pare che sia colpa sua che non sta zitta e sopporta".

Bella roba. e poi la boimba stessa, che era a cena da noi un paio di giorni fa, chiede a Ennio di non dire assolutamente nulla di lei a Tom Waits, che si diverte troppo a farla diventare tutta rossa per la rabbia, con il risultato che lei esplode e viene messa in castigo. È subdolo Tom Waits, che non lo so? Uno che diventa rosso di rabbia e prende a martellate le porte l' ho già visto qui dentro.

Allora cominciamo a parlarne.
"Orso, ma quando i bambini ti dicevano cattiverie, non potevi dirlo alla maestra?"
"no, perchè lo fanno durante la pausa in cortile e lì ci sono le mamme".
"E lo dicevi a loro, no?"
"No, perchè sono proprio le mamme di quei bambini e allora non ci credono".

"Ennio, ma quando S ti picchia in classe e la mestra non vede perchè sta spiegando, non glielo puoi dire, invece di farti mettere in punizione perchè ti muovi e ti arrabbi?"
"No, perchè durante la spiegazione non la possiamo interrompere".
"Ma diglielo dopo".
"No, perchè mi sentono e dopo nella pausa mi piacchiano in gruppo".
"Allora scrivile una lettera. e se nn vuoi farti vedere, invece di mettergliela sulla scrivania, ti dico un segreto: tutte le maestre hanno un loro vassoio della posta nell' ufficio del bidello, dietro la fotocopiatrice. Mettiglielo lì, dal bidello i bambini entrano ed escono di continuo, non ci fa caso nessuno".
"Forse glielo puoi mettere tu".

Insomma, quando Ennio chiede di andate da Monique che forse può aiutarlo contro l' insonnia, detto fatto. E su suo suggerimento, io gli chiedo come va, cosa succede, che tipo di trucchi possiamo chiederle di insegnarci, cose del genere.

E, caso unico,quando ce lo porto prima parliamo brevemente tutti e tre di quello di cui si vogliono occupare a questo giro e siamo d' accordo che loro elaborano la questione e quando torno ne riparliamo insieme.

Il risultato è che io prima delle vacanze vado a parlare con la maestra visto che è un problema di tutta la classe. E di tutta la scuola, aggiungerei io. Adesso capisco perchè i bambini ci tenevano così tanto che io andassi a fare la sorveglianza a scuola a ricreazione.

Me lo aspettavo? Si e no, diciamo che adesso che è saltato fuori tutto non mi sorprende e mi spiego tante cose. No, perché se avessi immaginato il livello di tutta questa situazione avrei indagato di più, sarei già intervenuta con la scuola e soprattutto lo avrei fatto insieme ad altre madri, che evidentemente come me sono sempre a metà sul dubbio se siano le normali liti fra bambini che una volta giocano insieme e una volta si odiano o se sia una cosa più seria. E molto probabilmente la fregatura è che sono tutte e due.

Solo che non possiamo aspettarci dai bambini che tirino fuori tutti da soli il coraggio di parlarcene, perchè i nostri figli devono difendere due o persino tre parti: vogliono difendere noi, dicendoci il meno possibile, se stessi dalla paura che magari non li prendiamo sufficientemente sul serio, e gli altri bambini con cui a volte in fondo riescono anche a giocare bene.

Orso è riuscito a tirar fuori tutto solo dopo che gli abbiamo cambiato scuola.

E Ennio, Ennio è stato assolutamente un genio, perché i frammenti che avevo io sono andati a posto solo mentre ne parlavamo con la terapeuta:

"Il club è che se ne fai parte, devi anche andare a picchiare gli altri bambini. Io ero contento perché non se la prendevano più con me ma non volevo fare come loro. Allora l' ho fatto fallire, ci sono voluti due giorni. Adesso non sono più tutti e quattro insieme, ma hanno litigato e sono due contro due, quindi è vero che continuano a maltrattare gli altri, ma non lo fanno più insieme".
"Figlio mio, ma sei un genio".
"Ennio, e questa cosa di far fallire il club, l' avevi studiata tutta dall' inizio o è anche un po' successo da se?"
"Un pochino tutti e due, ci ho anche pensato sopra".
"Comunque la cosa in cui ti trovo bravissimo è stato quando hai chiesto a mamma che volevi venire qui. E adesso durante le vacanze fate come vi ho detto e a gennaio torni a dirmi come è andata." Mi guarda" io comunque parlerei con la maestra subito".
"Non solo, parlo anche con la direttrice, perché non è solo un problema di quella classe lì".

"A me manca Orso, ma io non voglio cambiare scuola".
"E questa in fondo è una scelta che hai fatto tu, vero? Ha le sue conseguenze, ma tu hai scelto quello che va meglio per te e sono molto orgogliosa di come l' hai fatto".

Ho in casa un genio del sabotaggio. cielo come sono contenta di venirne a capo.

E il consiglio per dormire meglio? Gli ha fatto un regalo: una scatolina indianeggiante con le pailette ecc. bellissima con dentro una pietra nera translucida. La mette sotto il cuscino e facciamo un rituale serale: doccia calda, pigiama a letto, gli leggo die racconti di un libro che ci ha prestato e che compreremo se funziona, piccoli racconti meditativi prima di dormire. E mentre io leggo lui deve fare quello che dico: choiudere gli occhi, visualizzare il racconto ecc. Cominciamo con le vacanze di Natale.

giovedì 8 dicembre 2011

Rituali, palle, festività e DIY (suspension of disbelief)






E siamo sopravvissuti a Sinterklaas con il suo carico di scarpe con carota per almeno due settimane (gli abbiamo permesso di farlo forse 3 volte, mettere la scarpa per il regalino piccolo e non tutte le sere come certi amichetti) e per fortuna Ennio da questo giro è al corrente del segreto e una mattina mi ha ricordato: chissà cosa ci ha portato Sinterklaas nella scarpa stanotte? E io ' azzo, grazie che me l' hai ricordato e mi sono precipitata di sotto a ficcare un regalino in ambo le scarpe (una gomma a forma di dado blu, che poi Orso ha sgamato quella fuchsia dello stesso pacchetto che avevo messo da parte per la compagna di scuola che era toccata a Ennio ed ha così sgamato Il Grande Segreto Segretissimo: si, i genitori a volte aiutano Sinteklaas per i regalini più piccoli a casa, visto che lui ha da fare con quelli grossi per il 5 dicembre).

Le palle che tocca raccontare ai bambini per mantenere certi misteri, non sarà poco educativo, sento dire spesso da quei genitori che come me della genitorialità vogliono fare un monumento alla trasparenza, alla coerenza e alla fiducia (e ditemi che, come me, anche voi non fallite miseramente certe volte).

Io su questo ho deciso di reggere il gioco finché non arriva l' età, e capiteci, con la multiculturalità che ci ritroviamo in casa, da San Martino fino alla Befana, sebbene che siam atei e i bambini non sono battezzati, alla voce: cultura popolare e tradizioni i miei figli non devono essere meno ferrati di nessuno. A costo di sentirti rifiutare un panino per scuola perché:
"Mamma, non era la salsiccia solita che piace a me, secondo me era halal", e spiegagli che no, non poteva essere halal in quanto puri scarti di maiale e additivi chimici vari, ma in fondo vero perché del supermercato e non quella del macellaio che se la fa da solo.

Il bello di Orso invece è che in questo momento sta in quella fase di passaggio che potrei definire come suspension of disbelief, che è una cosa diversa dalla paraculaggine di chi sa bene che Babbo Natale non esiste ma finge per avere i regali, ma proprio di chi nota delle incongruenze ma in parte ci crede ancora e l' uno annulla o si sincretizza nell' altro, in questa fase di passaggio dal moto di fede al moto di stizza.

Insomma, per dire che come mi sono voluta incasinare quest' anno con il calendario dell' Avvento a metà, poi diventato ricettacolo di cartoline ricevute, ma siamo già ben oltre la Befana al momento di chiudere questo post rimasto in bozza per settimane, e ho voluto condividere il tutto con voi.

mercoledì 23 novembre 2011

Ma cos' è la destra, cos' è la sinistra

Stamattina mentre ci vestivamo per la giornata di prova a scuola nuova, le prime parole che dice Orso mentre si rotola dentro i pantaloni:

"Sai mamma, io uso sia la destra che la sinistra, perché mica posso starmelo a ricordare tutte le volte qual è quella che devo usare. Gli altri bambini invece o usano la destra o usano la sinistra".

Perchè domenica siamo stati all' IKEA per dare adenzia al povero padre morto ammalato e lavorante, per cambiare il 2, terzo e quarto pezzo di un mobiletto bellissimo ma sfortunato, in ogni scatola ci sono tre pezzi scheggiati, far stare zitti i bambini che alla parola IKEA cominciano con la lista delle pretese, e cercare di sopravvivere alla mia di influenza galoppante con il massimo rendimento (ho comprato altri due moduli del nostro futuro scaffalone a tutta parete) e il minimo sforzo (abbiamo pranzato all' Ikea e cenato alla pizzeria preferita), il tutto guidando in mezzo alla nebbia fitta, che se avessi potuto scegliere mi ficcavo a letto con il giornale e via.

E all' IKEA mentre facevamo una fila infinita, ho costretto i bambini a scriverselo da se il modulo di accettazione. E così facendo ho scoperto che Orso è ambidestro (il fratello è semplicemente mancino).

Dovrebbe esserci una morale in tutto questo, ma non la trovo.

Comunque oggi siamo andati insieme a scuola nuova in bicicletta con grande gioia di Orso, classe carinissima e bambini affettuosi (all' uscita: "Ho un sacco di amici, uno stava anche quest' estate al campo sulle dune", " e come si chiama?", "Non lo so"), maestra caruccia e comprensiva, che alla fine mi ha detto che è andata benissimo, che era curiosissimo e si è ispezionato tutto quello che hanno in classe e le ha detto che non somiglia per niente all' altra sua maestra, che adesso sta uscendo un po' fuori questa cosa, Orso e la sua vecchia maestra, con tutta la buona volontà, proprio non si prendono e non si capiscono come carattere, il che spiegherebbe tante cose.

Mentre me ne andavo ho attraversato il cortilone, sono andata all' asilo/doposcuola di fronte, ho aspettato una decina di minuti l' addetto all' ufficio che stava portando i bambini della pre-scuola (offrono questo servizio a genitori che devono uscire presto al mattino e consegnano i figli tra le 7.30 e le 8.30 alla pre-scuola, dove gli fanno fare colazione e li intrattengono con attività del mattino prima di portarli alle rispettive scuole) e mi sono goduta un nido di 2-3 enni che ballavano e facevano il trenino con le canzoni di Sinterklaa, come sono tipici a quell' età.

Il doposcuola è una sborata fotonica, direbbe il mio socio. Adesso, giusto per non lasciare nulla di intentato, mi informo a quegli altri due che ho più vicino casa, che mi semplificherebbe enormemente la logistica non tanto quel giorno fisso che ci andrà, quanto gli eventuali giorni extra in cui devo lavorare e recuperare due figli in due parti diverse della città.

Il primo passo è fatto. adesso devo piegare i 10 alberi di natale origami che Orso ha deciso di regalare per la sua festa di addio venerdì a scuola vecchia.

Ennio in tutto ciò sta cercando di superare il trauma del fratello che se ne va in autonomia, ci ha pianto alcune sere prima di dormire, ma stasera, a mobiletto IKEA montato, vecchio televisore della scuola di lingue con videocassette installato e una busta di videocassette di cartoni regalatami da Antonella (che oggi ha svuotato la baracca, mettendomi a montare lo scaffale nuovo (rientra suo marito che si affaccia in giardino e mi vede avvitare a mano una roba di metallo: che stai combinadno? Eh, sai, avevo delle cose da farmi perdonare da tua moglie, così mi ha messo al lavoro. Al che si è impietosito ed è andato a prendermi il giravite elettrico-fine della digressione), ci siamo messi dopo cena con una tazza di camomilla e un quadretto di cioccolata a guardare Chicken Run e così ci ha trovati il capo al rientro: sul divano con il timer perchè va bene che abbiamo montato la TV dopo 4 anni, ma sia chiaro che la somministriamo a quarti d' ora. Augh!

martedì 22 novembre 2011

Marea bassa

Come cavolo si fa, quando hai una carissima amica, ci si vuole, bene, ci si rispetta, non si può fare a meno l' una dell' altra, sai che unendo le rispettive competenze potresti volare davvero alto con il lavoro, ci si parla di continuo, ecco, come si fa ad incartarsi in una situazione di feudi e gelosie professionali, senza averlo mai voluto, senza averlo mai cercato, ma così, senti che sta arrivando qualcosa e poi ti ci trovi dentro fino al collo?

Si può, si può, quando metti insieme due donne emotive, entusiaste, che non vogliono farsi fermare da nulla e da nessuno. La cosa peggiore è che per una settimana siamo state malissimo, ognuna a rimuginare la sua parte, ci chiamavamo, ci davamo un feedback per capire che ognuna delle due si sentiva precisamente come l' altra, compatirci, dirci che ci dispiaceva, ma era una settimana di lavoro matto e disperatissimo e umanamente il tempo di sederci faccia a faccia una di fronte all'altra e parlarci quel quarto d' ora con calma non c' era? Oh. l' avessimo fatto per calcolo, per stronzaggine, per farci le scarpe, uno lo capisce ma così?

Poi ieri c' è nebbia fitta, lei sta inchiodata a casa con bimbo ammalato, io le porto la spesa e finalmente davanti a una focaccia con la mortadella, che le cose semplici sono le migliori, ci siamo abbracciate, baciate, chiarite.

"Io con te no ci lavoro mai, più, ci tengo troppo".
"Invece no, è come le malattie esantematiche, adesso che è sfogata e conosciamo i nostri limiti, possiamo farlo".
"Ho pianto tanto, te ne ho dette di tutti i colori, a un certo punto mio marito e amica comune hanno detto che ti dovevo parlare e farla finita che non mi reggevo più".
"Io invece a mio marito non glielo potevo dire che mi ero incartata proprio con te, stava già incasinato per conto suo e mi avrebbe fatto un cazziatone. Insomma, non lo potevo dire a nessuno".
"E io che facevo: ma lo vedo che sta facendo uno sbaglio grosso e non dovrei dirglielo?"

La cosa più bella di tutto ciò è che solo le vere amiche ti fanno stare così male e ti costringono così facendo a modificare delle tue idee preconcette, i famosi pensieri limitanti. Credo, spero, mi pare che ho deciso che posso anche fare a meno di fare 300.000 cose contemporaneamente. Che se definisco e limito le mie attività non vuol dire che magari le faccio meglio (io posso fare di tutto e di più, sia ben chiaro:-0) ma che i miei potenziali clienti fanno meno fatica a individuarmi e capire cosa ho da offrire.

"Ma siamo così brave, furbe e tutto, non ci potevamo stare attente prima, dovevamo proprio passare per tutto questo?"
"Si, così ce lo ricordiamo, abbiamo tirato tutto fuori dal profondo e adesso basta".

Insomma, io devo essere stata un po' insopportabile questa settimana. I bambini hanno avuto picchi di gnognosaggine e imboscamento nel lettone che levati, il capo era pieno di cose sue da fare con l' influenza a mille e quindi anche lui a tratti malmostoso. io mi incartavo con tutto e in più mi è capitata tra capo e collo una rogna di latifondi, non miei purtroppo, ma toccava risolvere pure questa e a distanza. Adesso spero sia finita.

Ieri mentre tentavo di farlo dormire, Orso abbracciati faccia a faccia mi fa:
"Sai che sei la mamma migliore di tutti i miei amici perchè non ti arrabbi mai o comunque meno di tutte".
"Ah, si, perchè le altre cosa fanno?"
"Urlano sempre".

Il meraviglioso dono della sublimazione che hanno i bambini.

Poi ci sono stati degli avanti e indrè di fratelli dal lettone, poi Orso alla fine mi si è addormentato di fianco e io mi dicevo:
"Finalmente, adesso posso accendere la luce e leggermi finalmente il giornal zzzzzzzzz....".

Poi mi ha svegliata Ennio in ambasce, che non riusciva a dormire, mi aveva appena comunicato che voleva smettere con il coro perchè 4 allenamenti di calcio alla settimana gli bastavano, ma si era pentito e non riusciva a dormire mentre le due alternative gli giravano nel cervello e io gli ho detto:

"Non svegliarmi sto dormendo, mettiti accanto a me e dormiamoci sopra" e ci siamo riaddormentati insieme.

All' una rientra il capo da un concerto e se ne va direttamente nel letto degli ospiti mentre io stretta tra i due dormo nel solco tra i materassi come Mosè nel Mar Rosso.

Solo per dire che se le ondate si sono abbassate tutte e io stamattina vado in consolato (un destino peggiore dell' influenza) a farmi timbrare la dichiarazione antilatifondo in cui dico che non c' entro niente e non ci voglio entrare, fino a dopo Natale voglio un periodo di bassa marea e calma piatta che veramente mi sono stufata.

Domani Orso va a fare la visita di prova alla nuova scuola, questo bambino ha già tutto il suo piano in mente sulla visita, la festa di addio, il nuovo inizio, mi sembra quel project manager di suo padre. Forse ha ragione lui che quando le cose le prendi in mano in prima persona invece di farti trasportare dalle varie ondate che ti mettono sotto, la vita è molto più facile.

Io intanto continuo a piegare gli alberi di Natale origami che lui vuole regalare venerdì alla classe vecchia. Ha fatto pure gli schemi di colore per tavolo.

martedì 25 ottobre 2011

Tornata-aggiornamento al volo


(Questi sono i fagioli di Onna che non mangiavo da quasi un paio di decenni e devo ringraziare Tiziana e Pasquale che li hanno coltivati, colti e cucinati, le ultime due apposta per me. Chi ha letto Statale 17 sa).

Sono tornata con mezzo pecorino in una tasca dell' impermeabile e svariate salsiccette nell' altra, più gli ultimi libri di Exorma che Maura mi ha messo in mano prima di uscire (bello un editore che ti ospita nelle trasferte romane e ti porta pure a Ciampino) con la borsa occupata da un' inutile zainetto del laptop, che alla fine mica l' ho usato, e due chili di torrone Nurzia nella borsa che se me l' avessero pesata avrei dovuto mettere in tasca anche loro, ma alla fine ci ho messo un panino e una bottiglia d' acqua che io lo so che la fame a tradimento in aereo mi prende immediatamente dopo il decollo e aspettare che passi il carrello non è fattibile.

Perchè noi emigranti ci portiamo veramente dietro la qualunque, come scoprono di volta in volta i poveri doganieri all' aeroporto, infatti stavolta di tre tra borsa e cestini strip tease dentro la macchinetta, erano due quelli con robe sospette, ma ci siamo distratti con il liquido potenziale poi non trovato nella borsa e ci siamo scordati dell' uncinetto di alluminio nella tascona dell' impermeabile, mentre cercavo di finire il basco in pura Lana d' Abruzzo di Roberta Castiglione, lana comprata in matasse bellissime e non voglio privarvi, se si caricasse, del filmino in cui suo marito me la arrotola in modo da impacchettarla per bene, e no, nella borsa non le avevo le altre otto matasse, almeno quelle no, perchè le ho caricate nel furgone di Monique e Dario insieme a 12 litri d'olio e un padio di cartoni di vino e svariati chiletti di fagioli di Paganica, lenticchie della montagna e ceci di Navelli, meno male che c' erano loro.

Che poi Ryan air mi ha punita lo stesso perchè da giorni cerco di fare il check-in e mi si bloccano tutti i computer da cui ho provato (3) nel momento in cui devo stampare, e mi hanno fatto pagare il supplemento, solo per scoprire che chissà come tra un blocco e l'altro il check-in l'avevo fatto e insomma, mi devo cercare l indirizzo e farmi rimborsare, oddio perchè questo calice mannaggiammè cioè mannaggiarraianer. (Se qualcuno l' indirizzo e una storia di reclamo riuscito ce l' ha, vi prego di passarmeli).

Vi lascio con questa trippa di rana pescatrice che in mezzo a varie cose favolose ho mangiato con Dario e Monique prima di lasciare Pescara quando ormai non ci speravo più di poter venire a Pescara e mangiarmi un po' di pesce buono e a questo giro speravo di farlo almeno per festeggiare il concomitante compleanno di Vic. Ma con lei non ci sono riuscita.


Il quale compleanno è comunque stato degnamente festeggiato, con Lucrezia che il pomeriggio prima ho beccato di nascosto a piegare origami con un manuale davanti per farle la scatolina e il bigliettino con il fermacapelli magnetico e che la mattina appena alzata e semicomatosa per prima cosa è venuta in cucina per appendere il festone e mettere il regalo sul tavolo, che mi ha confermato una cosa che diceva sempre mia madre, che avere una bambina per figlia è tutta un' altra cosa, è un po' come avere anche una mamma.


Vi lascio con la traccia di un' incomprensebile faida pescarese di cui non saprò mai nulla, ma mi piaceva troppo il manifesto.

E vi lascio con la promessa che, non appena sopravvivo alla Degustazione del Consorzio produttori del Moscato d'Asti che sto aiutando ad organizzare per domani ad Amsterdam (oggi sono a Berlino all' Adlon, beati loro) e alla dichiarazione dei redditi 2010 che se non la consegno entro il 1 novembre sono una donna finita, vi posto immantinente un dettagliatissimo reportage con foto e video e pop-up della Transumanza inversa per l' Aquila di questo weekend. Transumanza che diverse volte mi sono chuesta: ma chi me l' ha fatto fare, specialmente nei giorni precedenti in cui dopo essermi detta che vabbè, anche se non viene nessuno ci sono almeno tizio e caio a cui voglio bene e ce la facciamo tra di noi, e proprio invece Tizio e Caio hanno avuto sfighe, inciampi e scocciature inenarrabili last-minute e non sono venuti e io mi chiedevo chi me l' avesse fatto fare, e poi invece c' erano persone bellissime, ci siamo divertiti, abbiamo parlato e scambiato storie, rivisto amici e la rifacciamo. Cominciate a farvi benedire preventivamente perchè al prossimo giro le sfighe, gli inciampi e le scocciature le lasciamo fuori (senza voler male a nessuno, quanti femori può rompersi una mamma anziana?)

martedì 18 ottobre 2011

Lobotomizziamoci

Qualche giorno fa qualcuno, a ragione devo dire, si è arrabbiato. Si è arrabbiato molto per via di un fratello e di un amico difficilmente gestibile del fratello che gli hanno rovesciato una formazione di soldatini, gli hanno sfasciato un lego, giocavano per conto loro, insomma, i piccoli momenti in cui tutto sembra add insult to injury.

Vero che gli avevo detto: lasciali giocare per conto loro e tu vieni con me sul lettone a leggere un bel libro. Poi mi sono distratta al telefono con un cliente e ho dovuto interrompere la telefonata perchè sentivo dei colpi di sopra.

Lo trovo fumante davanti la porta del fratello, da dietro la quale senti i grandi ridacchiare e sfottere. La porta ha una serie di buchi (queste porte di plastica che come le sfiori si sfondano).

Lo prendo al volo, me lo porto nell' armadio a muro, ci sediamo, lo abbraccio e lo guardo negli occhi:
"Ho capito che sei molto arrabbiato, però senti, dobbiamo trovare un trucco. Pensiamo insieme a qualcosa che quando ti arrabbi così tanto ti può aiutare a non farti male tu e non far male agli altri e non sfondare le porte. E comunque quei due sopra sono due stronzi e lasciali perdere".

La porta sfondata in fondo è un dettaglio, ne abbiamo un altro paio inutilizzate nella baracca. Si cambia.

"Eh", fa la nonna, "Ma se vi mettete a cercare un trucco gli passa il messaggio che va bene arrabbiarsi".

E che devo fare secondo lei? La vita forse non ti mette in condizione di arrabbiarti a volte? L' importante è che non diventi un vizio e non ti metta nei guai, ma io imparare a lasciarla uscire la rabbia, controllandola e padroneggiandola senza inguaiarti questo si, la trovo un' enorme risorsa in tante situazioni. La chiamo la teoria dello scazzo propedeutico e funziona, signora mia, quanto funziona.

Ogni volta che ci ripenso mi incazzo.

No veramente, io sarei troppo creativa e caotica e magari rovino i figli, lui non si può arrabbiare perchè è sbagliato, il capo è musone e dovrebbe parlare e partecipare di più, figlio 1 al contrario è logorroico e bisognerebbe farlo stare zitto, lobotomizzateci, dai, che diventiamo buoni buoni e non diamo più fastidio a nessuno.

(Qualcuno mi deve spiegare perchè le persone più in gamba, ragionevoli, sensate, come diventano nonni o zii riescono a dire delle cazzate spaventose, che meno male che uno li conosce da tanto tempo e sa che non sono veramente così, ma certe volte ti viene il dubbio. Come mia madre che di figlio 2 neonato si preoccupava che crescesse con le gambe storte, e una volta i bambini li fasciavano per fargli venire le gambe dritte, non dovremmo forse fasciarlo anche lui? Che mi veniva da dire: guarda figlio uno che non l' abbiamo mai fasciato e ripetila questa stronzata. Ah, già, è vero, chissà perchè ho detto così. )

Ecco l' ho dovuto dire sennò continuavo ad incazzarmici. Gran cosa il blog.

mercoledì 5 ottobre 2011

Il metodo Peppina e i pomodori


È da quest' estate, da quel tocchetto di vacanze al mare che ci siamo fatti in Abruzzo che ho una serie di cose da raccontarvi e non ci sono riuscita. E stamattina, che mi sono alzata alle 4 per finire una lista di indirizzi per una cosina carina che sto facendo, e per scrivere una lettera in cui elenco alla scuola i punti discussi e il mio punto di vista sulla questione e che adesso sto aspettando ceh Zauberei scriva il post su Vasco che ci ha annunciato ieri, ecco, sarà il caso che vi racconti del metodo Peppina e come mi ha aiutato quest' estate per fare i pomodori, così mi rassereno.

Peppina è mia nonna Settimia Maria Giuseppa (quella nata dopo Quartina, Quintina e Sestina, e prima di Ottorina), le sue sorelle l' hanno sempre chiamata così. E nei momenti di tenerezza, mio padre che passava il resto del tempo a litigarci, legati a doppio filo questa madre e questo figlio che non so voi, ma io mi ci rivedo tel quel, con solo in più il senno di poi, quando guardo me e un figlio a caso, mio padre, dicevo, nei momenti di tenerezza e solo dopo gli 85compiuti, la chiamava " Peppì!".

E pure io allora ho iniziato a chiamarla Peppina, no perchè nonna non mi piacesse, che tanto Nonna Peppa ce la chiamavano tutti quelli che non ci erano parenti, i parenti la chiamavano zia Peppina, perchè la vita come fregatura ha questo, che quando ti fa il dono di una vita lunga e sana, ti fa anche il vuoto intorno di tutti quelli che hanno condiviso dei pezzi di infanzia e gioventù con te, e allora ri chiamano nonna, ti chiamano zia, ma nessuno che ti chiami come ti hanno sempre chiamata tua mamma e le tue sorelle. Così ce la chiamavamo noi ed era nelle intenzioni un gesto appena più tenero, più dolce, più nostro, più a cozza, di quanto potesse fare chiunque altro. Come mia madre, che per esempio l'ha accolta, amata e accudita fino alla fine senza mai cavarne una botta di tenerezza, quella che lei aveva per sua madre e le sue sorelle e l' avrebbe volentieri trasferito alla suocera, ma eh, le suocere abruzzesi, povere donne, quanto stanno messe male, mia madre in Peppina ha davvero avuto un rapposto difficile, ma mai come quello tra Peppina e Nonna Amalia sua suocera, che veramente è stata the mother-in-fucker-law-from-hell. e certi traumi una dopo se li tresferisce, senza avere gli strumenti per farci qualcosa, nei suoi rapporti successivi.

Però anche se per questa distanza forse mai veramente voluta da entrambe e che però c' era, mia madre si è sempre rivolta a lei come Mamma o Mà, ma in terza persona la chiamava pure lei Peppina. Non so se ho chiarito bene, finora.

Ora, Peppina è sempre stata un tipo girandolone, devo aver preso da lei, e la sua specialità era trovare passaggi e fare l' autostop. Uno dice vabbè, una signora anziana mica la lasci a piedi e che pericolo ci potrà mai essere, ma questo non rende giustizia alla sua abilità nel chiedere e ottenere informazioni, conoscere tutto di tutti, ed è inutile che mio padre le desse della pettegola, perchè non era così e soprattutto aveva una grande tolleranza per i casi della vita, purchè non riguardassero il buon nome e la vita sessuale dei parenti stretti, che lì avevamo dei codici e dei delitti d' onore specifici. Ma Peppina, e anche in questo forse ho ripreso da lei, aveva una grande capacità di ascoltare, di beccare tutti i casi umani del mondo che si vengono a sfogare con te ed avere una buona parola per ognumo. il che non è che sia una bella cosa proprio tutte le volte, c' è da dire e lo dico, ma come diceva sempre lei, ti guadagni tanto paradiso. (Lei almeno al paradiso ci credeva).

"La sua frase di apertura tipica, quando mi riferiva di qualche caso umano era sempre:
Sospiro
"Eh," pausa.

"Bisogna compatire". E noi compativamo perchè di compassione ne abbiamo le cantine piene.

Si diceva comunque del metodo Peppina. In genere tutte le volte che una situazione si risolve grazie a un comportamento, imitazione o stile tipico di come Peppina affronata la vita con i suoi piccoli e grandi intoppi, noi parlavamo del metodo peppina.

Vi faccio un esemoio, il massimo è stato quando è andata in Canadà. A oltre 75 anni decise di andare a Vancouver a trovare la sorella Mariannina, emigrata nel 1922 e mai più rivista di persona, anche se lettere e telefonate hanno mantenuto per anni i contatti. Senza sapere una parola di inglese parte e arriva. Però per casini di orari, fusi orari, che ci appuri, i nipoti che sarebbero dovuti andare a prenderla non c' erano perchè sapevano un altro orario. E lei si ritrova l`^, mai preso un aereo in vita sua. c' è da dire, altri tempi, arriva esattamente dall' altra parte dell' emisfero e si ritrova cos`^.

Recupera le valige, alza un pelo la voce e chiede:
"C' è per caso qualcuno che parla italiano?"
Ce n' erano parecchi, si sono precipitati a farsi raccontare il perchè e il percome e quello che abitava più vicino se l' è caricata in macchina e l' ha consegnata dai parenti increduli che stavano per uscire giusto giusto in quel momento per andarla a prendere.

Il metodo Peppina quindi si può fondamentalmente riassumere nella massima biblica: chiedete e vi sarà dato. (A parte che tutta la gente che ha letto Statale 17, storie minime transumanti , specialmente molti anziani, che si e mi chiedevano come è possibile che io così giovane (vabbè, comunque di un' altra generazione) abbia raccontato cose che erano antiche già quando le vivevano loro, io rispondo semplicemente: metodo Peppina.

Quest' estate io avevo due grossi progetti: spararmi più mare possibile a Casalbordino e fare i pomodori da riportarmi. Per i pomodori in genere ho i miei giri e i miei fornitori, ma siccome ci hanno fracassato un finestrino ed era agosto e mancava il pezzo e non si sa quando arrivava, vi dico solo che con la signorina della Crglass a Milano ci saremmo anche potute fidanzare da quante volte al giorno ci telefonavamo per riaggiornaric, e siccome con un vetro rotto io i 100 km. per andare dal mio contadno preferito a prendere i pomodori non li potevo fare e siccome stavamo lì inchiodati intorno a Casalbordino di cui conosco solo la stazione dei carabinieri per fare la denuncia del vetro e la panetteria dove prendevamo le pizzette da portarci al mare, ecco, io l' ultimo giorno di vacanza in cui bisognava davvero decidere qualcosa sui pomodori e non sapevo bene cosa, ho applicato il metodo Peppina.

Mentre andavo in panetteria dopo una notte insonne in cui mettevo in fila tutti i dati e tutto quello che c' era da fare per regolarmi (non ci dimentichiamo che mi stavano arrivando da Roma l' Artista borderline e Mente Miscellanea, che ancora non conoscevo di persona, per venire a fare i pomodori e rischiavano di ritrovarsi abbandonati al bivio di Ofena al calar della notte) mi tocca fermarmi perchè un' autogru sul quel viottolo stretto di campagn deve scaricare un pallet di mattoni per una villetta lì vicino. Per cui applico il metodo e chiedo al signore che mi fa cenno che posso ripartire:
" Scusi, ma lei non sa se da queste part c' è qualcuno che vende i pomodori per fare le bottiglie? perchè sa, vengo dall' Olanda, devo farli prima di ripartire ma abbiamo avuto un problema con il vetro e se non li compro qui non ce la farò mai, però no sono pratica e così e cosà" che secondo me è la cosa che avrebbe fatto chiunque nella mia situazione a parte gli olandesi.

Insomma, in men che non si dica mi ritrovo davanti al padrone di casa, che lui è di qui e conosce, che mi porta dentro, dove ci sono tre signore linde e pinte a prendersi il caffè (che mi offrono ma rifiuto er non disturbare, fate conto che l' abbia preso) a cui ripeto tutta la storia, che mi cercano il numero del loro fornitore che però non ne ha per questa sera perchè li ha tutti prenotati, ma se mi va bene domani me li porta
"Guardi, non si preoccupi se voi andate al mare, li facciamo lasciare qui" mi fa la padrona di casa e io mi sento anche un pelo pelino cretina e commossa da tanta disponibilità, anche se la riconosco benissimo.

Il problema è che non so se ci arrivamo, a sera. Allora ci mettiamo tutti a pensare e il marito fa:
"Il marocchino".

Salta fuori che appena entrati in Casalbordino, dopo il bivio dei carabinieri, proprio sulla strada c' è un marocchino che ha la frutta e verdura, ma lavora la sua di campagna e magari lui ce li ha.

Ringrazio, saluto e vado verso il paese e a un certo punto lo vedo il negozio, "Da Antonio il tunisino", che già solo l' insegna meriterebbe un' analisi degna di menti migliori della mia che mi chiedo come si chiami veramente Antonio, tipico nome tunisino, nevvero? Ahmet? Abdil? Boh.

Insomma, Antonio tr telefonate e gente che va e viene, in quei due mintui che gli ci vogliono per darmi retta, ho capito che è assalito da tutte le signore e i loro mariti di Casalbordino che si raccomandano per farsi mettere da parte i pomodori e lui calcola, smista, tiene conto di quelli che raccoglieranno stasera e quelli di domani e quelli di domenica, che manco il software logistico della TNT.Mi rendo conto che è una causa persa.

Insomma, ci provo e l' Olanda, eil vetro e i bambini che devo tirar su e senza passata della mamma come si fa, e se lei avesse, perchè sa. devo partire ma non so neanche bene quando e in quel momento mi ritelefona la signorina della Carglass ma anche lì mi deve richiamare che forse forse ci mettiamo d' accordo con il riparatore e torno da Antonio che forse si chiama Ahmet o Abdil eccetera, e lui chiama la moglie per chiederle se lì, in garage, non ci sono ancora quelle tre casse che ha visto stamattina. Ci sono.

Chiama, sposta, richiama, risposta e mi dice di dare a sua moglie mezz' ora intanto che io faccio la spesa e me li porta. E pensare che non ho neanche usato la mia arma segreta:
"Lei che come è me è un emigrante lo sa vero, cosa significa riportarsi le cose buone di casa all' estero". Non m,e la sono sentita.

E in questo ho deviato dal vero metodo Peppina che della compassione e delllimmedesimazione faceva il suo perno. Gliel' ho detto però quando sono andata a riprendermi quelle tre casse di pomodori, 75 kg., 100 vasetti bormioli piccoli e grandi e così anche per quest' inverno stiamo a posto.

Anche se il prossimo anno mi devo ricordare di dire agli aiutanti che il barattolo non va riempito fino all' orlo o si gonfia il coperchio, ci entra l' aria e siamo rovinati. Il che eprò mi ha liberato una ventina di barattoli che riciclerò per le cotogne che mi ha dato mia suocera.

Perchè dopo la stagione dei pomodori viene quella delle cotogne e mia suocera è un po' come Peppina in questo che ha tante amiche con alberi da frutto in giardino e una di quelle le ha procurato le cotogne per me. Perchè veramente, senza il metodo Peppina io come li farei crescere questi poveri bambini, che se potessero mangerebbero pizza surgelata e hamburger tutti i santi giorni, ma gli tocca la madre che gli tocca e bisogna compatirli, povere anime?

domenica 2 ottobre 2011

La sfortuna di essere intelligenti

Premessa: questo post contiene mie osservazioni personali che al lettore poco abituato potrebbero sembrare discriminatorie. Non lo sono e sappiatelo, quindi qualunque commento che decida di confutare quello che sta qui su tale base, verra' cancellato. Potete contestarmi e fare a pezzi una a una le mie affermazioni, ve ne posso solo essere grata se mi insegnerete qualcosa di nuovo. Gradirei pero' tenere la discussione a un livello pari a quello che io presuppongo in chi mi legge, ognuno si regoli per se.

2 mesi fa, in una lunga estate piovosa, aveva lanciato un call for papers che a casa nostra traduciamo come "colla per paperi" che si intitolava: Lo stupido e' la misura di tutte le cose. Mi hanno risposto un sacco di persone intelligenti, con commenti intelligenti e alcuni dicevano di trovare offensiva o seccante la definizione di stupido che toccava a qualcuno. Altri si sono dilungati sulle diverse modalita' e forme in cui si puo' manifestare l' intelligenza, per esempio gente assolutamente geniale in qualcosa che nelle faccende quotidiane sembra un minus habens o viceversa, altri mi hanno tirato fuori Mario Cipolla che davvero e' stato il mio guru in questioni di intelligenza e stupidita', eccetera. Oh, mi avesse risposto un solo stupido che si sentiva chiamato in causa. Peccato.

Potrei quasi dire che esser stupidi e' la nostra migliore protezione dai dubbi sull' intelligenza. Siccome nella vita pero' la maggior parte dei luoghi in cui ci si forma un' opinione pubblica sembrano pensati da gente che ritiene i propri interlocutori degli incapaci, penso alla TV che ci propinano, al tono della maggior parte dei mass-media che ci circondano, ai forum di discussione ecc. e che gli unici barlumi di speranza ci tocca cercarceli con il lumicino e condividerceli tra noi in contesti ristretti e quasi carbonari, metto a disposizione con piacere questo spazio per una discussione provocatoria e leggera sui pro e contro dell' essere intelligenti.

C 'e' un motivo perche' io spesso mi dibatto in queste cose, chi mi conosce o mi segue su diversi media sa che negli ultimi mesi ho delle situazioni che necessitano di soluzione e che mi costringono a dibattermi su questa domanda, che peraltro ha funestato la mia infanzia, adolescenza ed eta' adulta fino a un paio di anni fa. Ovvero il fatto che dio sia ringraziato per avermi fatto intelligente, ma che seccatura conviverci pero'. Specia quando si vive in un mondo di stupidi.

Insomma un paio di annetti fa, vuoi la maturita', vuoi l' introspezione, vuoi il lavoro su me stessa, vuoi l' analisi, vuoi il fatalismo che sopraggiunge quando ti rendi conto che e' inutile stressarsi per cose che non e' in te risolvere, io ho deciso due cose:
1) che io sono intelligente e su certe cose sfioro il geniale e non permettero' piu' a nessuno di farmi sentire a disagio per questo;
2) se questa cosa puo' dar fastidio agli stupidi che incrocio nella vita, cazzi loro. Basta con l' educazione, e l' understatment, e il minimizzare.

Il che mi puo' comportare qualche piccolo intoppo nel quotidiano, soprattutto perche' vivo in un paese che ha fatto della medieta' il suo valore fondante. In Olanda si dice che i fiori che spuntano piu' alto del resto vanno decapitati, e il guaio e' che lo credono veramente. E trattandosi di un paese civile, evoluto e ricco, ti rendi conto effettivamente che non e' indispensabile essere intelligente per fare tante cose buone nella vita. E viceversa.

Un esempio, mia suocera e' medico, ha 4 figli ognuno a modo suo estremamente intelligente, ha visitato centinaia di bambini dai 0 ai 4 anni misurandone lo sviluppo al consultorio pediatrico. Una sera che cazzeggiando sul web con il mio maschio alfa ci siamo fatti un test (e sappiamo che i test alla cazzo, specie su Internet, lasciano il tempo ch trovano) ed e' risultato che appunto il mio amore e gioia superava in160 punti, le ho telefonato trionfante per comunicarglielo. non che io abbia mai avuto dei dubbi in proposito, senno mica ci facevo 2 figli, che io vengo da una famiglia dig ente che allevava pastori abruzzesi e mio padre da bambina mi spiegava sempre molto seriamente l' importanza di arrazzare con gente di razza, la sua risposta e' stata:
"B. ha 164 di IQ. Non ci credo, e' impossibile". E lo diceva seriamente.

Ecco, per dire i complessi degli olandesi.

Essere estremamente intelligenti oin realta' non aiuta molto nella vita quotidiana e uno dei motivi e' che tendiamo tutti a presupporre negli altri il nostro stesso livello per scoprire ogni volta, con estrema meraviglia e forse disillusione che non e' cosi'. In questo siamo parecchio stupidi, c' e' da dire. Raramente teniamo conto del livello degli altri, perche' cerchiamo sempre di metterli al nostro. Il grosso vantaggio invece e' che facendo cosi' quando incorci qualcuno di veramente intelligente la cosa e' assolutamente naturale e scontata, ci si annusa, riconosce, ma come se fosse nell' ordine delle cose. Di questo mi sto convincendo sempre di pida quando bazzico blog e social media, che sono un enorme strumento di selezione. Se mese dopo mese continui a seguire e conversare con persone che no conosci, fino a che magari le conosci meglio di tua madre, qualcosa vorra' dire.

Io da piccola ero considerata la bambina intelligente, ed e' una fregatura. Alle elementari ero bravissima, alle medie lo ero nelle materie che mi interessavano, al liceo mi hanno iscritta allo scientifico, che e' un po' l' ultimo posto che mi era congeniale, con l' idea che per imparare a studiare e ad avere un metodo, bisognasse stimolrmi con cose che non mi venivano spontanee e per cui mi dovessi sforzare. Che non era sbagliato come ragionamento, ma non teneva conto del fatto che per 5 anni io mi sia sentita l' ultima dei cretini incapaci. Fino a che il mio amico Sabatino, altro geniaccio matematico, uno che per dire, quando si stendeva a letto quella mezz' oretta dopopranzo si risolveva a memoria le equazioni trigonometriche di secondo grando con tutto il grafico, mentre io cara grazia che abbia imparato a risolverle per quel breve tratto in cui ho dovuto prendere un voto e poi ho dimenticato tutto. L' unica cosa che so fare e' calcolare l' IVA, ma l' ho imparato dopo.

Insomma Sabatino era dio e meno male che era un ragazzo simpaticissimo con cui andavo e vado molto d' accordo, ma per me sul lato matematica e fisica stava su un piedistallo su cui sapevo di non poterlo mai raggiungere. Fino al giorno in cui, discutendo certi temi che ci facevano fare e uno mio che era stato pubblicamente letto, lui con l' aria di chi vede la madonna fa: Certo, ma il fatto che tu hai una gran testa. Pardon, chi io? E me lo dici tu? Ecco, ci ho messo 5 anni a convincermi che quel paio di cose che so fare e che mi piace fare, li' ho poc gente che mi segue.

Essere intelligente mi ha dato un' infanzia solitaria. Che ci posso fare se leggere un libro interessante mi da piu' soddisfazione di barcamenarmi nell' insicurezza dei miei social skills con i coetanei? I miei insegnanti lo sapevano da sempre che avevo problemi di socializzazione e timidizza enormi, i miei genitori che mi vedevano in moltissimi contesti, soprattutto popolati di adulti, facevano una fatica enorme a crederci e infatti non ci credevano. I miei primi amici a cuore aperto me li sono fatti all' universita', per dire.

Ora io ho due figli parecchio felici e spensierati, che ci vogliamo un gran bene, socializzano ognuno a modo suo, sono bilingue e vivono una situazione familiare che gli permette enormi stimoli, andiamo all' estero in posti che per loro sono casa, vediamo gente, facciamo cose, leggiamo libri interessanti. Ma sono bambini estremamente intelligenti e creativi, che comunque in qualsiasi contesto scolastico ed extrascolastico si notano perche' parlano italiano con me, e dotati di una grande capacita di fare 2 + 2, di esprimere i loro disagi con me e il padre e, e qui e' la combinazione che li frega, estremamente sensibili. Come lo ero io.

Per questo motivo ogni volta che percepiscono uno scollamento tra quello che sono e quello che li circonda, cercano di spiegarselo. E siccome sono bambini intelligenti e sensibili, con dei processi di causa ed effetto molto adulti, ma sempre bambini, la colpa la cercano in se stessi. Sono sbagliato, non sono capace. sono stupido.

I bambini si fa fatica a prenderli sul serio perche ognuno di noi ha in mente cosa debba essere un bambino e cerchiamo di adeguarci a questa idea quando trattiamo con loro. I bambini intelligenti si fa ancora piu' fatica, perche ragionano in maniera cosi soprendente che certe volte ci scordiamo che sono bambini e magari ci aspettiamo che prendano loro decisioni troppo adulte per quel loro momento di crescita.

Tutto questo per dire che Orso da un paio d' anni, con alti e bassi, impensierisce a scuola e a dicembre ha deciso che se nessuno lo prende sul serio lui se ne frega di collaborare. Consegna tutto in bianco e non fa NULLA. Avete presente cosa significhi per una maestra dover ammettere che uno di 7 anni non riesci ad interessarlo? A motivarlo? A raggiungerlo? A capirlo? La sua maestra ha tentato di tutto.

La sua terapeuta ci ha detto, dopo averlo esaminato ed essersi fatta un' idea di come ragiona, che non puo' aiutarlo, ma di farlo testare. Io lo so a cosa pensa a qualcosa nella direzione del deficit di attenzione, ma io continuo a pensare che lui a un certo punto si e' sentito preso poco sul serio e si e' chiuso a riccio. Ha abbandonato la partita, non ci prova neanche piu'. Una sera che gli raccontavo la favola della bambina intelligente a scuola e cercavo di spiegargli che ci sono tanti modi di fare, essere e reagire mi ha detto subito: si e io sono il bambino stupiodo. Ci crede sul serio. E mi ricorda qualcuno.

Suo fratello grazie alla terapeuta ha imparato a gestirsi. La sua strategia originaria era quella di fare il clown, il simpaticone, farsi accettare per questo, ma la cosa lo stancava enormemente. Adesso ha imparato che non ha bisogno di farlo, ma si ritrova contro tutta una serie di bambini che lo scorso anno erano suoi amici e ne patisce. Al contrario, l' altro amico con cui aveva fatto baruffa, ma che sta esattamente nella stessa barca, solo che e' a un passo piu' avanti perche' e' stato testato, trovato super-iper-extra e dotato di programma individuale a scuola (l' ho appena saputo in confidenza da sua madre, che non vuole si risappia in giro), ecco, con questo amico si sono ritrovati. Continuano a volta a baruffare perche' entrambi convinti di saperne di piu' ed avere ragione, ma si sono ritrovati.

Io insisto con la storia che so qual' e' il problema, ma siamo anche due genitori affaccendati, che le tentano tutte per il bene dei figli, e che vanno un po' a tentoni e sono costretti a fidarsi degli insegnanti e degli esperti che li circondano.

A un certo punto il capo mi ha chiesto per favore di piantarla con la storia dell' intelligenza come fonte di tutti i mali perche' secondo lui inquinavo la discussione e ho tentato di farlo. Ma la mia sensazione di pancia, da due anni, e' che dobbiamo cambiare scuola, a trovarne un' altra che sia meglio, come faccio a saperlo con due colloqui con la direttrice? Perche' la nostra scuola conta alcune maestre meravigliose, ma non c' e' nessuno che da 30 anni lavora con i bambini e ne ha visti passare di tutti i tipi. Parlando con direttrici di altre scuole ne ho trovate che mi davano questa fiducia, ma erano scuole che non avevano posto per entrambi i miei figli.

Insomma, forse adesso ci sono: venerdi ho avuto un appuntamento con una di queste direttrici, con cui a giugno avevo lasciato perdere perche' non volevamo prendere decisioni affrettate prima della conclusione del percorso con la terapeuta ecc. E perche' temi che cambiare ambiente ai bambini sia comunque una fatica per loro, che magari basta dargli il tempo e la fiducia di uscirne fuori da soli. Ma vedo che non e' cosi'. E mi avevano consigliato di non dire troppo a questa direttrice e vedere prima come reagiva lei. Non l' ho fatto del tutto.

Ci sediamo, veniamo interrotte un paio di volte da una bima che si era fatta male e aveva bisogno di essere spalmata di pomata, con un' altra che la accompagnava, la meta' di lei, che le accarezzava la schiena contro il male. Poi da un' altra che doveva fare le fotocopie. Ho visto come ha trattato i bambini.

Poi attacco: sa, Orso da dicembre non fa nulla, pero' nel frattempo ha un livello di lettura di due anni sopra la sua eta' e i test di fine anno sono andati benissimo, ma ci dispiace che non riusciamo a motivarlo e c' e' tutto questo tragitto in corso, e la sua scuola vuole far intervenire un esperto esterno che lo osservi in classe e mi rendo conto che voi siete una scuola appena aperta e magari non avete proprio la possibilita' di accollarvi una situazione complessa in questo momento.

mi ascolta e chiede:
"Ma da quello che lei mi dice mi sembra che si tratti di un bambino di intelligenza superiore alla orma".

Sospiro e mi sento sgonfiare dal sollievo. Mi sta prendendo sul serio.
"Si, e' quello che io dico fin dall' inizio, ma vengo da una famiglia di insegnanti e so come sono seccanti le madri che vanno a scuola a pretendere che il loro bambino sia piintelligente della media".

Mi spiega il loro metodo, so che la loro scuola e la nostra no, partecipa a un programma apposta per questo tipo di bambini, mi fa vedere il materiale. Mi dce che anche suo figlio ha fatto esattamente lo stesso eprcorso di Orso. Io sono conquistata.

"Insomma, lo volete?"
"Io ho una gran voglia di provarci, e ho chiesto alla maestra della classe del fratello, anche se ha gia' 24 bambini, se si sente di prendere il 25 esimo cosi potete portarli entrambi qui se e' piu' semplice. Va bene, ci prendiamo pure Ennio se volete. Pero' se cambiano scuola, va fatto al piu' presto o a gennaio entrerebbero in classi gia' formate e sarebbe piu' difficile per loro ambientarsi".

Sono uscita saltellando e preoccupata: e adesso al capo come lo dico senza che sembri che gliel' abbia fatta alle spalle?

Beh, glil' ho detta cosi' come e' andata e lui vuole venire a parlare con la nuova scuola e provarci.

L' ho detto che ho sposato un ragazzo intelligente.
Adesos incrociamo le dita pero'.

mercoledì 21 settembre 2011

Orso e le ragazze

Oggi tornavamo dal coro e abbiamo attraversato l' Amstel.
'Mamma, guarda, ci sono le canoe".
"Non sono le canoe, è il circolo canottieri cjhe si sta allenando, anzi, se ti piace quando sei grande puoi venire qui da solo e allenarti anche tu".
"Ma perchè lo fanno?"
"Per fare sport, perchè è divertente stare insieme, perchè gli piace remare, vedi il mondo dall' acqua, ti fai i muscoli e alle ragazze piacciono i muscoli".
"Alle ragazze piacciono i muscoli? Mhhmm".
"Come mai ti interessa questa cosa delle ragazze a cui piacciono i muscoli?"
Silenzio.

Intanto superiamo la stazione Amstel e al semaforo giro a destra.
"Ti ricordi quella cosa che ho detto l' anno scorso a te e a papà delle ragazze della mia classe?"

Mi sa che la so, ma cerco di capire se è come penso.
"Quale dici di preciso?"
"Ti dico l' iniziale, cominica per zeta".
"Cioè che sei sempre innamorato di Z?"
"Siamo amici, lei non è pi¨`innamorata di me, ma è mia amica".
"Orso, come mai e a te dispiace?"
Il discorso si perde.

No, cioè, veramente, questo bambino è anni luce troppo più avanti di noi. E manco posso dire anvedi la stronza, perchè oggettivamente a me Z. piace un sacco. E poi lo so che lei non ha mai smesso di essere innamorata di Ennio, ma era troppo amica di Orso e non voleva dispiacergli e ci ha provato ad innamorarsi anche di lui.

No, veramente questa bambina è ancora più avanti.

poi io che mi chiedo perchè nessuno mi chiede di scrivere le sceneggiature per le telenovele.

venerdì 9 settembre 2011

Sixteen years of bliss

Capo, fatti bello che ti porto a cena. I lilium rosa già stanno ammorbando casa. I figli, se Orso si spiccia a fare la cacca dopo che ha tirato tardi (e tirato scema me, ma avevo deciso di non arrabbiarmi) tutta la strada del ritorno dalla biblioteca alla stazione al traghetto ad Amsterdam nord, dopo che ho mandato da soli a piedi fratello e amico dal traghetto a casa dell' amico e se appunto esce vivo da quel bagno tocca portarlo dal suo amico, e siamo liberi dai figli.

Perchè capo, ma questo lo sai benissimo, me lo hai ricordato tu stamattina e io ho finto di essermelo dimenticata e cosa farei se non ci fossi tu a tenere le date, sono sedici anni che siamo uniti dal sacro vincolo del matrimonio, che è sacro di suo anche se tu sei ateo e per questo sono stata ben felice di sposarti in comune, anche se nonna che ci teneva ha fatto benedire le fedi da don Gaetano, che poi a te della benedizione delle fedi non importava niente perchè:
non ci credi, e uno;
era una fede di scorta, in attesa che arrivasse la tua uguale alla mia ma della tua misura, e quindi la benedizione se l' è presa qualcun altro, e io.

Che se vogliamo, potrebbe essere la similitudine del nostro matrimonio visto da una persona ordinata.

E adesso si può dire perchè non è più parroco ma il povero don Gaetano, che lo tenevano d' occhio e mandavano le lettere al vescovo se usciva dal seminato, è venuto a portarmele di nascosto a casa la mattina alle 7 per farmi gli auguri in quella stessa stanza dove tempo prima mi aveva battezzato, e scusandosi per non poter passare salutarmi, o al vescovo avrebbero scritto che il parroco approva le unioni civili e il cielo solo lo sa che sarebbe successo. Don Gaetano che era praticamente un parente ma per dovere d' ufficio non è potuto venirci a vedere mentre pomiciavamo nella sala consiliare intanto che scrivevano carte e verificavano documenti e io con il vestito a meringa e tu con il boccolo a banana che tua madre ti ha fatto la mattina con il ferro, e Silvia con la tastiera, che non sarà l' organo della chiesa a cui è abituata, ma il repertorio sacro-profano lo sta facendo tutto, e insomma, intanto che il comune scriveva, i testimoni testimoniavano, la gente entrava e noi ci annoiavamo abbiamo iniziato a baciarci e siamo andati avanti fino a notte inoltrata, che siamo l' unico matrimonio di cui ho memoria in cui nessuno si è azzardato a urlre: il bacio, il bacio! per paura che ricominciassimo. Ecco, questa forse è meglio sche don Gaetano non c' era.

Che poi per andare da casa a Tortoreto al ristorante, ti ho fatto la sorpresa dei risciò, il nostro quello a 4 che ha i pedali durissimo e noi dietro a salutare e sventolare il bouquet e i nostri testimoni cioè i tuoi pedalavano e bestemmiavano, e tutte le macchine ci seguivano, le bici scampanellavano e tutta la spiaggia di Tortoreto che rientrava per cena per ben 2,5 km. fino alla Rosa Nautica ci hanno applauditi. Oh, yeah.

Che mio padre non si è ubriacato, come gli avevo proibito, ma solo perchè ha avuto la bella idea di morire 6 mesi prima e il suo amico formale non so se me l' ha perdonata questa cosa di non aspettare un anno, ma io volevo una cosa bella e un giorno di festa per mamma e nonna e per noi, e poi diciamocelo, l' avevo organizzato con lui quella festa e l' abbiamo fatta così come sapeva lui.

E il suo amico Saverio che ci ha fatto il discorso augurante in comune, si è avvicinato, ha messo gli occhiali da sole, ha tirato un pizzino dal taschino e alla fine, hanno detto tutti, ha fatto praticamente un' orazione funebre a lui intrecciata al discorso benaugurante per noi e la cosa in cui è stato più bravo è che non si è messo a piangere e non gi ha tremato la voce, perchè stavano tutti lì lì tra riso e pianto, un equilibrio delicato, che ti credi, e se fosse successo finiva in lacrime. Insomma bravi.

Solo che una sposa a Ofena non c' era stata da parecchio al quell' epoca e in corridoio c' erano tutti, ma proprio tutti ,tra cui una signora che non conosco, in vestaglia da casa, venuta così come si trovava a vedere la sposa, coetanea di papà, e quella si che piangeva disperata con il viso tra le mani, e io ce l' avevo di sguincio nella linea di tiro delle porte aperte e mi dicevo, signora, la prego, non mi faccia questo, non mi faccia piangere mio padre il giorno del mio matrimonio, perchè lei non lo sa e non lo so neanch' io in questo momento, m ci metterò degli anni per piangerlo (infatti mi è successo anni dopo da un' omeopata che sapeva fare domande).

Insomma, capo ci pensi che se ci riproducevamo subito adesso il grande aveva 15 anni e ne avevamo almeno 5 se non 6? Proprio vero che dio vede e provvede.

Ehi capo 16 anni. Tu lo sai che con chiunque altro neanche 16 giorni reggevo. (E a dirla tutta i miei fidanzati più longevi facendo il totale stretto del tempo passato insieme, mi sa che solo uno ci arriva, forse, a 16 ore, il resto è ampiamento sotto).

Capo, tu lo sai vero, che anche se non avessimo insieme il mutuo più capestro del mondo di una casa fantastica, proprio quella dei miei sogni, ma comprata nel punto più alto del mercato che poi è crollato miseramente e dicono che non si rialzerà più, lo sai, vero che anche senza questa casa e questo mutuo io un altro paio di ottime ragioni per stare insieme a te ce le ho?

Massì che lo sai.

Senti, ho provato a mettere in ordine oggi pomeriggio. No dico sul serio, lo sai, il mio ordine che consiste nello spostare scatoloni, fare spazio, riordinare internamente e fuori non si vede un tubo perchè poi sono dovuta andare prendere i bambini e Orso, e la cacca e il conservatorio e l' amichetto, e a un certo punto mi ero cos`^stufata di aspettarlo e lui dietro a 100 metri si fermava che mi sono sdraiata per terra sul marciapiede davanti al selciato di quei palazzoni nuovi che stanno facendo a fianco della stazione e ho detto a Ennio: digli che mi sdraio per terra e mi lascio morire. E allora è venuto di corsa, mentre un paio di pendolari di corsa mi guardavano e l' amichetto mi sbirciava incerto dicendo: mi sa che mia madre non ci si metterebbe mai, lo trova sporco, con i cani e tutto e io l' ho rassicurato: si anch' io e a dirla tutta mi fa un po' schifo ma secondo me è l' unico sistema per farlo muovere, quod erat demonstrandum, con Orso non serve più arrabbiarsi.

E quello che non sai è che oggi pomeriggio c' è pure stato un crash del sistema dell' auto condivisa, ho dovuto prendere un taxi per recuperarli da scuola con mezz' ora di ritardo, perchè ovviamente anche l' help-desk era stracotto con il crash. Insomma, ho fatto ordine e magari non si vede troppo, ma il tavolo è sgombro ed esibisce il vasone di cristallo con i lilium, e quelle pietre bellissime che ho raccolto in spiaggia e devo capire dove metterle. E ho lavato pure i piatti che la lavastoviglie è rotta.

Insomma, capo, guarda, solo per te, intanto che tu arrivi e la santa amica mi ha mandato il suo di marito come radiotaxi a prendersi Orso e domani lo riportano alle sett' albe, ma sono grata anche di questo, guarda capo, ho aperto una bottiglia di sidro. Non me la sto scolando, solo un bicchiere, perchè io e te ci capiamo, meglio un bicchiere di sidro bevuta rilassata con la casa in silenzio che adesso cominciare a fare la manfrina di vestirmi figa, e truccarmi e forse pettinarmi. Saremo la coppia meno glamour del ristorante. Ma per, quello, come diceva Scarlet,

domani è un altro giorno.

Perchè noi oggi festeggiamo i 16 anni, e sinceramente non vorrei festeggiarli con nessun altro. Mi diverto abbastanza così con te, che mi fai ridere e mi fai incazzare come forse neanche mio padre ci riusciva.

Poi ditemi che non sono zen.

mercoledì 8 giugno 2011

44 in fila per 6 col resto di 2


Ieri per il mio compleanno abbiamo deciso di andare in un parco a tema, il Walibi-flevo. Ennio c' era già stato con la scuola e io e il capo erano anni che non andavamo sulle montagne russe. Orso ci ha provato a dire che secondo lui non c' erano tante cose per lui, e anche se era verissimo non gli abbiamo dato retta.

Di giochi per lui ce n' erano a sufficienza e che lui si sia rifiutato di provarne la maggior parte fino alle 14 ha solo a che fare col fatto che è un testone, perchè due giorni prima queste robe qui sopra le faceva eccome. Ma lo so che Orso è un diesel, ha il riscaldamento lento, per cui all' inizio ci siamo divisi col capo, comunicando per telefono.

Poi ci siamo scatenati:
"Dove siete?"
"Al Robin Hood a fare la fila".


Siamo andati a fare la fila anche noi a questa megamontagna russa di legno che, ha poi confessato il capo. era quella che gli faceva più paura, metti che il legno non regge? Che salta un palo?
"Ma vaaa, che come costruzione ha tanti di quei pali che è solidissima".

Mezz' ora di fila, poi il capo e Ennio hanno fatto il giro prima e quando sono scesi Orso si è rifatto la fila a ritroso e li ha raggiunti mentre io aspettavo il mio turno. La prima discesa, prima prima e quasi a stomaco vuoto, lo dico subito, l' ho fatta ad occhi chiusi. Poi li ho aperti e mi sono pentita. Poi guardavo quelli davanti a me che la facevano a braccia alzate e mi sono detta: sticazzi. Poi tanto era l' ultima e mi sono detta, massì, che sarà mai, ho alzato le braccia e flash, la foto e per una volta non sono venuta su una foto delle montagne russe come la partoriente che sta a spingere, come mi è capitato in passato a Canada Wonderland.

Poi siamo andati a mangiare schifezze, che avevamo fame. Vi dico subito che la cosa più commestibile di questo posto è il gelato Ben& Jerry's e magari il banchino della frutta e shakes all' inizio.

Poi siamo passati alle cose serie, ovvero al Goliath, un nome un programma, a turno con Ennio perchè la fila era molto più breve. Io mi ero appena fatta fuori, per disperazione, un panino ai gamberetti e maionese, visto che dell' happy meal che volevo il capo mi ha preso solo i nuggets, Orso me li ha mangiati e i bastardi hanno ordinato cola light che a me il light fa schifo. Toccava consolarsi con taaaaanta maionese.
"Sei sicura che non butti fuori i gamberetti?"
Li ho tenuti, ma la nausea l' avevo tutta, ma cosa vuoi che sia un po' di nausea dopo aver fatto due figli. (Decisamente, non so perchè, le montagne russe fanno tanta gravidanza/parto).

Il capo l' ho visto scendere un po' pallido dal Goliath. Poi io sola con Ennio siamo andati a quel tipo di montagna russe dove stai appeso ai seggiolini. Il capo ha passato perchè era l' unica attrazione con indicazione massima di altezza a 2 mt e lui è 1,98 e non ha voluto scoprire quanto fosse il margine.

Ancora meno fila, qualcosa vorrà dire. Infatti alla terza curva mi è tornato su di corsa il nugget di pollo, uno dei due che Orso mi ha concesso. Ci siamo fatti tre giri io e Ennio, mentre il capo portava Orso allo Splash, che aspettavamo che aprisse dalla mattina. Devo dire che c' è una svolta specifica dove regolarmente, a tutti i giri, cominciava a colarmi il naso. Sarà il liquido cerebrale che fuoriesce, mi consolavo io.

Poi siamo andati ai sombreri ruotanti e quelli mi hanno stroncata definitivamente. Per le cose che girano, mi dispiace doverlo ammettere, non ho più lo stomaco. Sarà per questo che le incazzature mi fanno più effetto adesso che da giovane.

"Ennio sto malissimo, fammi riprendere e soprattutto STAI ZITTO". Fatica sprecata, quello parla a macchinetta peggio di me. Telefono.
"Capo, non ce la farò mai a venire allo Splash, ma raggiungeteci al Rio Grande."

Il Rio Grande era un' imitazione di whitewater rafting ci si bagna un pochino, ma molto meno che allo Splash, ma a Orso è piaciuto da matti e mi ha fatto rifare un altro paio di giri con lui mentre il capo ed Ennio andavano a The Speed of Sound.

"Scusi, come si arriva a, come si chiama, the Wall of Sound? Abbia pazienza, so che non è quello il nome ma l' unica cosa che mi viene in mente è The sound of Music".
" Non si preoccupi, lo chiamano tutti così, di là".

Era il primissimo posto dove siamo arrivati al mattino, quando era ancora chiuso. Quello vicino a tutti i giochini per i piccoli.

"Orso, questo posto lo conosci, vai da solo allo Splash mentre io mi faccio un giretto qui e poi cerchiamo papà e Ennio.
Il Sound od Music era il migliore e mentre scendevo ho beccato il capo in fila che mi ha fatto cenno di raggiungerlo che mi aspettava. Solo che all' ingresso ho beccato Orso in lacrime disperate:
"Lo Spash è già chiusooooooooo".

Da vera madre degenere l' ho consolato, coccolato, promessogli un gelato enorme se solo mi faceva fare un giro col padre, gli ho messo in mano la borsa che comunque non mi potevo portare su e ho avuto l' idea geniale di incaricarlo di farci un filmino. Eccolo, ma non si carica.


Finalmente il capo e io ci siamo fatti un po' di montagne russe, a quell' ora praticamente senza fila, tenendoci romanticamente per mano. La parte peggiore era quando ci rifacevamo il tutto all' indietro. la nausea ormai era a manetta. Orso lo abbiamo parcheggiato davanti alla fontana parlante, mentre andavamo via la stava picchiando frustandola con la felpa, mentre stavamo facendo la fila la fontana si vendicava mandandogli dei mega spruzzi, a cui lui prudentemente si era tirato indietro.

"Delle due una, o ci si diverte come un pazzo, o si offende".

Poi di nuovo separati, capo e Ennio al Crazy River e io e Orso all' ultimissimo giro con la ruota panoramica, solo noi due. Poi megagelato che mi ha risistemato lo stomaco al volo e a casa. Distrutti, ma chissà perchè più noi adulti che i mostri, che ci hanno provato a fare casino fino a che no li ho messi a dormire in camere separate. Ennio è schiantato per primo.

E non appena Orso si decide a farsi piacere le montagne russe, non solo ci torniamo ma facciamo l' abbonamento famiglia per tutta la stagione che costa qualcosa in più del doppio di un ingresso. A 3/4 d' ora in macchina da casa si puo pure fare fra un paio d' anni. Se il rincoglionimento senile non mi stronca nel frattempo.

Un po' di nausea, cose volete che sia. Lo dicevo pure quando ero incinta.

INFORMAZIONI SU WALIBI FLEVO
Il parco si chiama Walibi Flevo, il navigatore dovete programmarvelo su Biddinghuizen e nei paraggi ci sta anche il Dolphinarium di Harderwijk a cui andremo al prossimo giro. L' ingresso costa € 30,50 per gli adulti, € 28 tra i 6 e gli 11 anni e sopra i 55 e per i portatori di handicap, il parcheggio € 7,50. La stagione chiude il 30 ottobre 2011. Con i trasporti pubblici si può andare in treno fino alla stazione di Harderwijk e poi comprare un biglietto per il Walibi Express. Attenzione, acquistando dall' autista del bus un biglietto bus+ingresso si paga lo stesso prezzo scontato del solo biglietto online, ovvero un euro in meno di quanto detto qui sopra.

mercoledì 27 aprile 2011

Lo zio ideale

Io spero che tutti i bambini abbiano lo zio ideale, o quanto meno lo zio preferito. Io ne ho avuti 3: zio Nino, il fratello di mio padre, che nelle cartoline che spediva da Piacenza a casa nella mia vita prenatale, mi chiamava R., che stava per Rossetto, visto che mia madre aveva questi bellissimi capelli rossi e tutti speravano li prendessi anch' io. Invece no, dei rossi ho tutti gli altri colori, ma non i capelli.

Poi zio Giovannino, che insieme a zio Mario sono stati per anni gli zii giovani e scapestrati, con macchine, moto e fidanzate interessanti. Gli zii professionisti che avevano i soldi per regali fantastici. Poi hanno messo famiglia in proprio e ci siamo visti molto poco, ma negli ultimi anni ci rivediamo un sacco e tutte le volte che scendo cerco almeno di farmici delle telefonate, più spesso un pranzo o una cena.

Anche i miei figli hanno uno zio scapestrato che non nomino, affettuosissimo e innamoratissimo, ma di cui io ho paura come modello maschile: sovrappeso, tatuato, 18 orecchini e piercing vari, tatuaggi fantasiosi e non, vive pericolosamente (fuma, beve e guida con disinvoltura, si è spaccato il crociato cadendo dalla moto, uno così) ed è di destra (negli ultimi anni si definisce finiano, da giovane tagliava corto e diceva fascista, uno così insomma).



I miei figli per fortuna hanno anche zio Arjan per compensare l' altro zio innominato:

Zio Arjan che non ha figli, al momento non ha fidanzate, ma ha una chitarra elettrica, una normale e un banjo, che si è autonominato zio preferito e bisogna dire che si è sempre sbattuto parecchio per esserlo e restarlo.

Zio Arjan con cui fare la lotta, che gli ha insegnato il sumo, con cui dare grandi calci al pallone, con cui si insultano affettuosamente (che tempi, guai a me se avessi mai osato insultare, a qualsiasi titolo, uno dei miei zii preferiti, però c' è da dire che da quando siamo tutti adulti si fanno sfottere, questo si). Zio Arjan che sta usando tutto il suo charme per indottrinare anche il mini nipote di due mesi, insegnandogli quegli skills utili nella vita che i genitori evitano, tipo le boccacce.


Zio Arjan che alla colazione di Pasqua ha creato il panino con tutto: salmone, mozzarella, uovo, maionese e gamberetti, per fortuna non c' era più spazio per la marmellata, ce l' avrebbe messa se l' avesi sfidato.

Un augurio di zio Arjan a tutti voi, se ce l' avete già tenetevelo a caro.

E il vostro zio preferito chi era?

mercoledì 30 marzo 2011

Numberuanitudini

Nr. one o Gnorpo grande sta crescendo un sacco. In una settimana è passato dalla 134 alla 140 e mi sa che non ha intenzione di fermarsi prima dell' estate. Le scarpe comprate quest' inverno ai saldi e in crescita sono le uniche gli gli entrano. E tutto il lavoro intensivissimo degli ultimi mesi, che non sembra, ma ci abbiamo lavorato come in miniera su questo bambino io e il capo e i nonni, si vedono tutti.

Luned`^, e sicuramente non per sua scelta, però si è rassegnato, ha smesso di andare dalla terapeuta, con la rassicurazione che se un giorno dovesse star di nuovo male o pensare di averne bisogno, pu`ø sempre tornarci.

Ora, io non so bene che tipo di cognizione abbia avuto lui sulla terapia, a parte che è talmente positiva che suo fratello ha fatto il diavolo a 4 quattro per riuscire ad andarci anche lui (comunque Orso non ci va per la terapia, ma per una pecetta veloce di controllo).

Di suo mi dice che giocano e mi racconta i giochi che fanno. Di lei so le cose che ci riferisce nei colloqui insieme al capo, a scuola e per e-mail. Ma lui capisce davvero che non è solo per giocare che lo portiamo da lei (e che paghiamo, sa anche questo, non so bene come)? Boh.

E l' ultima mail mi dice:
"Ennio mi ha spiegato che quando la mattina gli viene il mal di pancia non è che stia veramente male ma è che non si sente di andare a scuola perchè la trova noiosa. Vostro figlio è veramente un grande".

Anch' io lo trovo un grande, ma l' ho sempre saputo che con un po' di aiuto lui le cose che lo scocciano le sa dire. E questo era il nostro unico progetto educativo concreto quando con il capo abbiamo deciso di avere figli, lo aveva formulato lui. Arrivare a costruire un rapporto di fiducia con i tuoi figli in modo che sappiano sempre che ci sei per loro e che se c' è qualcosa che non va sei la prima persona a cui lo vengono a dire nella fiducia che troverete insieme una soluzione.

Io per esempio alcune delle cose veramente importanti della mia vita ai miei sul momento non sono mai riuscita a dirgliele, convinta che non mi avrebbero presa sul serio, o per non ferirli. ancora ci torno su queste questioni con mio padre e mi faccio delle grandi litigate. Se non chè mio padre è morto nel 1995 e direi che se mi decidevo prima magari era meglio. Con mia madre per fortuna le abbiamo sviscerate per dritto e per rovescio senza sensi di colpa e pippe. Si fa sempre a tempo a imparare.

Vista così direi che ci stiamo riuscendo benissimo, con tutti gli alti e bassi della nostra umanità e tirar su due figli che corrispondono un po' alla nostra idea di genitorialità e filialità. Non ci siamo mai aspettati che fosse facile ed in effetti è un gran lavoro che facciamo soprattutto su di noi.

Però il gran regalo sono due figli con cui mi diverto così tanto, ma così tanto.

martedì 4 gennaio 2011

Ignorance is a blessing

Il bello della vita è che incontrando altra gente e parlandoci uno può sempre cambiare idea. Io per esempio sono della scuola che le cattive notizie bisogna darmele sempre e comunque, così ho tempo di prepararmi.

La volta che zia Filomena è morta mentre ero in Polonia da mia nonna e intanto che aspettavano che rientrassi e cenassi e arrivasse il momento buono per dirmelo, che tanto qualcosa avevo annusato, e poi mio fratellino ha spifferato tutto senza neanche darmi il tempo di sedermi, ecco quella volta mi sono incazzata e ho imposto alla sacra famiglia di non tenermele più nascoste le cose. Devo dire che l'hanno sempre fatto.

Ci ho ripensato e mi ci ha fatto ripensare la mamma dell'amichetto davanti a scuola.

Che non so se ci avete fatto caso, noi madri ci affezioniamo di più agli amichetti le cui madri (o padri) ci stanno simpatici pure a noi e con questa mamma qui, anche se ci siamo viste giusto quel paio di volte e sempre a scuola, ci siamo simpatiche.

Per cui anche se di mio sono una cagona, avevo deciso di farmi insegnare a cateterizzare l'amichetto in questione, che per motivi a me ignoti va aiutato a far pipì ogni tre ore e questo limita molto gli appuntamenti e i pernottamenti.

Suo padre, separato ma abitano accanto con la madre, e che una volta mi ha organizzato un pernottamento nel giorno in cui era di turno la madre, me l'aveva anche spiegato:
"Guarda, lui non sente assolutamente niente, l'unica difficoltà è psicologica per noi, perché uno pensa che faccia chissà cosa, ma non è così, basta abituarsi".

Ieri quindi ci stavamo facendo gli auguri davanti alla scuola e le ho chiesto di farmi vedere alla prima occasione così mi impratichisco.

"Senti ma ti posso chiedere come mai lo dovete cateterizzare? È una cosa temporanea?'
"Ah pensavo lo sapessi, no, è nato con la spina bifida, per fortuna gli è venuta molto bassa quindi ha solo problemi per urinare, tutto il resto va benissimo".
"Mannaggia, chissà come ti sei sentita, appena partorita e ti danno una notizia del genere".
"Per fortuna me l'hanno detto solo otto ore dopo".

E lì ho ripensato alla mia regola di vita, e mi rendo conto che le brutte notizie, per carità, quasi sempre prima o poi ti toccano, ma che in certi momenti darti un po' di tempo per stare tranquilla non è poi quella cosa sbagliata.

"A lui l'abbiamo sempre detto molto apertamente, anche perché per via delle operazioni alla schiena ha un paio di cicatrici e quando fano la doccia a ginnastica si vede".
"Come li conosco quei ragazzini lì, sono sicura che le cicatrici gli sembrino una cosa eroica e da fighi".
Si mette a ridere:
"È esattamente così che gli ho detto di fare, se qualcuno gli dice qualcosa deve voltarsi e dire: ah, e io ho ho due cicatrici grandissime e tu no".

A proposito di lezioni di vita: indipendentemente da tutti i patemi che avrà avuto questa donna (mi sono appena letta su wikipedia cos'era esattamente la spina bifida e sto male io, figuriamoci) trovo bellissimo il modo che ha di tirare su questo bambino, che se non me lo diceva io mica me ne sarei mai accorta.

"In realtà con il fatto che è una vertebra bassa è andata fin troppo bene, ma con tutti gli ospedali che abbiamo visto e ti rendi conto davvero quanti bambini hanno dei problemi stigmatizzanti, impari a relativizzare".

Ecco, io pensavo di saper relativizzare, ma si può migliorare.

venerdì 19 novembre 2010

La mia amica Vic si lancia


Io per Natale ho deciso di regalarmi questa farfalla su mousepad. Perché la mia amica Vic ha aperto un negozio qui. E questo semplice fatto è la realizzazione del motto: invece di piangere il bruco lei ha accolto la farfalla. Ve lo segnalo perché magari anche voi come me state cominciando adesso a fare mente locale su cartoline e pensierini.

E a parte che a me piace un sacco quello che fa lei, se non ci credete quardatevi il suo blog la cosa per cui la ammiro tantissimo è che lei l'ha fatto davvero. Il blog, con tutto quello che comporta, e il negozio.

La mia amica Vic è la mia amica Vic. Se avete letto Statale 17 ho parlato anche di lei e di suo padre. Da quando la conosco fa cose. In genere adora gli origami, più sono piccoli meglio è. Non è di quei fanatici che fanno le miniature con le pinzette, lei è per le sole mani, ma a Ofena ho ancora la sua gru alta meno di 8 mm. E infatti fra un po' ricominciano i suoi corsi di origami di Natale, per bambini e grandi, alla biblioteca di Pescara.

Però quello che fa benissimo, a mio modesto parere, sono gli acquerelli. Cioè, siamo andati in barca a vela sull'Ijsselmeer e lei invece delle cartoline faceva acquerelli e li spediva. Il nostro primo anno da sposati mi ha regalato una replica dell'Amicizia, di Egon Schiele, che un'acquarellista in visita ha definito tecnicamente perfetta. Per me questo quadro riassume tutto. Ci siamo l'una per l'altra anche quando non ci vediamo, non ci parliamo, non ci sentiamo. ci siamo e lo sappiamo.


E guardatevi anche questo tutorial che bello (che secondo me è la fontanella della Villa all'Aquila, dove ci andavamo a bere lo sciroppo di menta al baracchino).

Non avevo ancora linkato il suo blog qui perché non sapevo se stavo offrendo munizioni al nemico. Ma non ci sono nemici e non ci sono guerre se decidi di vivere la tua vita e viverla bene, restano farfalle e amiche. E lei resta e resterà la mia grandissima, meravigliosa amica da cui imparo sempre tanto. Grazie Bà. Ma tanto lo sai.

giovedì 18 novembre 2010

Minorenni pixelati


Sono o non sono una meraviglia?

Grazie a tutti per il supporto tecnico.