domenica 11 gennaio 2009

Testo e contesto in pubblicità

Oggi ho visto una bellissima pubblicità della UNOX per quanto riguarda il discorso testo e contesto. E siccome bisogna presupporne di cose, per capirla, ho deciso di parlarne e spiegarla al popolo non batavo.

La pubblicità è semplicissima. Si vede un canale ghiacciato, con le cannuccie rinsecchite sulle rive e i campi freddi dietro. Sotto, un incoraggiamento: forza Bonke, ancora un paio di centimetri! Sotto il logo Unox.

Cosa stiamo pubblicizzando? una minestra e il salsicciotto che ci va sopra. salsicciottone sugoso quanto pochi altri mai, avvolto nella sua bella pellicina di collagene, che ormai la pelle delle salsicce fatta di intestini non esiste più, inutile illudersi.

Come lo so? Perché la Unox, che è un marchio dell'Unilever, produce fondamentalmente tre cose: minestre in busta, il salsicciottone affumicato, e il paté di fegato spalmabile in lattina.

Come gli si crea una pubblicità del genere? perché ora? chi è Bonke?

Cominciando dall'ultima domanda, Bonke, lo spiega una didascalia minuscola sotto la foto, è il Bonkevaart, un naviglio della Frisia. Specifica, la didascalia, che è il finish dell'Elfstedentocht, il Giro delle 11 città di pattinaggio, mito del'inverno olandese con i pattini d'argento e il pattinatore libero e felice, che senza i confini della pista, parte, con le guance rosse e lo sguardo rivolto all'infinito (e si schianta contro il primo ponticello, se non sta attento).

Come lo stiamo pubblicizzando? facendo appello alla migliore immagine che giustifica l'inverno ghiacciato, gli incidenti per le strade e la Russia che taglia il gas all'Ukraina mettendo a secco mezza Europa, alla quale sono gli altri paesi adesso che devono fornire gas.

Che qui siamo in fibrillazione, per la prima volta da 12 anni forse abbiamo un inverno freddo abbastanza da rifarlo, forse, questo benedetto giro, e tutti i giri fringe collaterali per consolare tutti quelli (e sono 16 milioni di persone meno i 16.000 fortunati partecipanti) che non partecipano ma lo guardano da casa, o stanno sulle rive alle varie tappe ad incoraggiare i partecipanti, bloccare il traffico di tre province a nord e ingozzarsi di Jenever e zuppa di piselli per scaldarsi.

Che come spiegavo nel post apposito, il giro si fa solo se la maggior parte del percorso è coperta da uno strato di ghiaccio spessa almeno 15 cm. e ci siamo quasi, ne mancano giusto quel paio, che la Unox sta incoraggiando Bonke a farsi al più presto.

E qui arriviamo al clou: nell'immaginario romantico sull'Elfstedentocht la zuppa di piselli con il salsicciottone della Unox è come capodanno e lo zampone, ferragosto e il cocomero, la fiera della befana all'Aquila e il torrone nurzia.

E la Unox, la conosciamo? No, perché per quanto l'Unilever sia spaventosamente internazionale e presente su tutti i mercati, le specialità della Unox sono tipicamente olandesi; lo stampot, che è un puré di patate sfrantecato con il cavolo riccio verde crudo che si cuoce con il calore dele patate, condito unicamente dal salsicciottone sugoso, e la zuppa di piselli sempre con il salsicciottone facoltativo, e quel paio di altre zuppine tipo la zuppa italiana al pomodoro e quelle altre tre cose che piacciono giusto agli olandesi, che ci ritrovano tutto il gusto romantico degli inverni ghiacciati con i canali chiusi e i bambini che appoggiati alla sedia facevano i primi passi sul ghiaccio.

Un inverno che con il riscaldamento globale non esiste più. E che nessuno vorrebbe esistessse più. Anche perché il jenever ha perso tanto di quel terreno a favore dei breezer, e diciamocelo pure, quando fuori fa così freddo da ghiacciare, il Breezer al pattinatore stanco gli fa un baffo. E allora gli resta giusto la zuppa di piselli bollente, con le fettine di pane di segala.

PS: che la Unox giochi tanto sul sentimento primordiale di batavità lo prova la loro presenza assiduissima al tuffo in mare di Capodanno, che se ve lo volete vedere, sta qui, sul loro sito.

Per dire, se non siete olandesi, non vi piace il salsiccione e la zuppa di piselli, il pattinaggio, la Frisia, questa pubblicità non fa per voi. Ma alla Unox a questo punto gli fate un baffo.

6 commenti:

Anna ha detto...

Ciao, grazie per il passaggio da me.
Il post non mi è chiarissimo, mi è chiaro, invece, che la zuppa di piselli non mi piace. E neanche quel salsicciotto lì. Se la foto è quella che riporti, converrai con me che l'aspetto è davvero inquietante. Per te poi che, abruzzese come me, sei abituata ai nostri insaccati, ancora nel budello dell'animale stesso, deve essere una bella tortura.Sul patè di fegato spalmabile in lattina stendo un velo pietoso. Il pattinaggio, invece, mi piace.

P.S. Il torrone Nurzia è diventato una vera ciofeca, ormai lo comprano solamente i turisti. Che tristezza le tradizioni che si perdono. Alla fiera della befana ho fatto il mio dovere: comprato due bei padelloni, come sempre. Fra poco in casa ci saranno solo padelle :-)

Anna ha detto...

Eccomi di ritorno. Sto zompettando fra i vari post del tuo blog e mi piacciono molto. Ne approfondirò la lettura. Permettimi di dissentire su una cosa, però. Ho letto il post sulla pasta e lenticchie, che anche io amo come te e la faccio proprio come la faceva tua nonna. Post che mi ha commossa. Ma quando parli di S.Stefano mi sono arrabbiata, scusa. Ho una casa lì, ancora per poco, ché me ne andrò, perché vedere come Daniel ed i suoi accoliti hanno distrutto il paese della mia vita mi fa solo ribollire il sangue. Lo hanno snaturato, hanno rincretinito quei poveri quatto abitanti con miraggi di non so cosa e ne hanno fatto un luogo di turismo becero del mordi e fuggi. Il caro Daniel aveva sogni più ambiziosi, ma ha rotto le uova e non ha fatto neanche la frittata. Un paese fantasma, finto, tipo quelle tristissime farse americane: ecco cosa è oggi S.Stefano. Spero che i borghi limitrofi non facciano la stessa fine. Tieniti stretta la tua Ofena così come è. Non abbiamo bisogno di Olandesi volanti per i nostri luoghi. La nostra dignità è intoccabile. Ciao, scusa per lo sfogo e non pubblicare questo intervento se non vuoi, capirò. A presto.

Anonimo ha detto...

ho dovuto prendere appunti e farmi uno schemino... ma trovo che siano dei grandi!! ;)

Mammamsterdam ha detto...

Anna, sul discorso Santo Stefano e borghi abbandonati ci sarebbe così tanto da dire. Diciamo che tra la disneyzzazione e il mandare in malora le case perché i proprietari vivono tutti altrove, non si mettono d'accordo e basta una nevicata forta per buttare giù un tetto che poi resta lì, se non altro Daniele si è dato una mossa e ha fatto qualcosa che da fuori mi sembra una dignitosa via di mezzo.

Come, perché e in che modo lo ha fatto, non lo so, che non ci sto dentro. Però anch'io a Santo Stefano ci vengo da una vita e tra il passarci senza neanche potersi fermare a prendere una cosa e adesso venirci apposta che c'è l'unica gelateria decente dei dintorni, comunque lo trovo un minimo di progresso.

Lì è chiaro, si può dissentire. Ma se l'alternativa è che queste case abbandonate se le comprino degli stranieri in cerca di buen retiro, facendosi fregare a raffica da agenzie, mediatori e muratori, per poi venirci due settimane l'anno, preferisco la Santostefanizzazione, almeno chi ci abita ha approfittato del giro e messo su attività, invece di andarsene come tutti gli altri abitanti che lo hanno preceduto.

Poi, ripeto, io a Santo Stefano non ci abito e quindi giudico da vicina che ci viene regolarmente. Lo capisco che tu hai un'altra visione, ma non ho dettagli per parlarne più di tanto.

Quello che so, dei nostri abruzzesi dell'entroterra, è che quelli che rimangono sono diffidenti, chiusi, e preferiscono parlar male degli altri piuttosto che muovere il culo e fare loro qualcosa. E di come si fregano su larga scala le proprietà degli emigrati, ci sarebbe ancora tanto da dire, per fortuna va sul penale, quando si scopre.

Anonimo ha detto...

bello, bello, bello! che a me gli inverni olandesi piacciono da morire, più degli inverni italiani, tantevvero che due Natali fa (l'ultima volta che siamo venuti d'inverno) me ne scorrazzavo sotto la neve a capo scoperto, col berrettone di lana della Unox (che è il più morbido e caldo che ho) in tasca malgrado i -4°, mentre a Roma m'intabarro e m'imbacucco già a +10°.

e poi a me il salsiccione piace, con la zuppa di piselli poi è la morte sua, anche se quello dei grandi magazzini Hema è migliore. fra l'altro ho notato che perfino sui menù di vari posti per mangiare più o meno nobilitati (per dire: non lo snack bar all'angolo) viene specificato che la zuppa di piselli o lo stamppot è accompagnato dal salsiccione "dell'Hema", quindi una sua dignità deve avercela.

che poi, vivendo con un olandese nostalgico, il salsiccione Unox è tra i primi generi di conforto per emigranti di cui inzeppiamo la scatola che puntualmente ci spediamo a Roma prima di partire, insieme al caffè, alle patatine, al paracetamolo e ai dropjes di liquirizia. anche se qui manca il cavolo riccio e lo stamppot viene imitato malamente con gli spinaci o la bieta.

(definizione di "stamppot" da parte di Don Tone: metti tutto in un "pot" e poi ci fai "stamp-stamp-stamp" sopra. e mi sa che l'etimologia è corretta.)

Giuliana ha detto...

ma che meraviglia! voglio provare la zuppa di piselli e anche il salsicciotto! e soprattutto, forza bonke!!!