venerdì 2 gennaio 2009

Il quartiere a luci rosse: the Shelter

Da quando bazzico Amsterdam il quartiere a luci rosse lo frequento in modo marginale. Mi tengo, cioè, ai margini, tranne quando sono proprio costretta ad accompagnarci degli italiani (a partire dai miei genitori, alla loro prima visita qui).

Però siccome quest'anno ci ho passato Capodanno con marito, figli e compari (e i figli erano tra i pochissimi bambini che abbiamo incrociato), mi è venuto in mente di farne un excursus apuntate

La primissima volta ci sono venuta con l'amica Vic, che mi venne a trovare a Groningen (in tempi pre-internet e pre-bancomat) e decidemmo di farci un giro un paio di giorni da sole qui. Senza avere altre idee, chissà perché, ricordavo una pubblicità del Christian Youth Hostel the Shelter alla stazione. Cominiciammo a seguire le indicazioni, e com'è, come non è, ci addentravamo sempre più nel quartiere a luci rosse.

"Vic", mi preoccupai, "Ma secondo te è una buona idea? voglio dire, se poi la sera vogliamo uscire - che il giorno non mi preoccupava, c'ero appena stata con i miei genitori - magari potremmo avere problemi a rientrare?"
"Ma figurati se chi viene qui ha tempo da perdere a molestare due ragazze qualsisasi che passano per strada" che Vic è una donna pratica su certe cose.
E così fu. Non ci si filò assolutamente nessuno e se questo sia un bene o un male, lo lascio nel mezzo.

Alla fine trovammo lo Shelter in una stradina in cui l'altra insegna prominente era quella con su Thai Massage. ci sono ancora entrambe.

Lo Shelter, lo dice il nome, offre sì un rifugio a chi viene ad ammirare le bellezze artistiche di Amsterdam, ma consci che la retta via si smarrisce facilmente ha orari da caserma. Al mattino tutti fuori dal letto e fuori dai piedi in genere, e la sera se rientri troppo tardi fatti tuoi. Incontrammo una brasiliana completamente nel Signore ( in olandese si dice in de Heer per la gente chiesastica, appunto) che ci registrò un messaggio pieno di amore, pace e benedizioni.

Da lei scoprimmo appunto che se restavi a culo a terra, ti davano vitto e alloggio forse gratis in cambio della corvee di pulizia. Ma nienti soldi per shampoo, dentifricio ecc. che lo Shelter, saranno si nel signore, ma dopo tanti anni da quelle parti i vizi delle pecorelle smarrite li conoscono un po' tutti.

E infatti un par di pecorelle italiane le beccammo pure, italiane, e visto che né io né Vic che abbiamo avuto i fidanzati tossici nel periodo formativo della nostra adolescenza ci siamo fatte un paio di idee di tipo sociologico sul soggetto in questione. che viaggiare serve appunto a conoscere tipi di persone nuove, che nella vita quotidiana magari non ci vai a sbattere.

Cosa abbiamo fatto esattamente in quei giorni non lo so più, devo chiedere a Vic che per la prima volta decise di farsi il diario sonoro e registravamo appunto robe salienti, che saranno magari anche interessantissime, a risentirle ora.

Che andammo a mangiare da un indonesiano tanto conveniente in Warmoesstraat insieme alla pecorella che ci scroccò il pranzo, me lo ricordo. Che mi impedì di comprarmi un vestito lungo a cannottiera grigio perché era talmente stretch che mi si vedevano anche i pori, diceva lei, ma io lo volevo con l'idea degli strati. E poi che una sera abbiamo ballato davanti alla stazione centrale deserta insieme a un gruppo di percussionisti.

E che l'ultimo giorno ci accorgemmo di aver improvvisamente finito tutti i soldi, chissà come chissà quando, e che avevamo giusto i biglietti per tornare, lei in Italia e io a Groningen e che quell'ultimo giorno tanto economo mi diede per la prima volta nei miei viaggi il senso dell'insicurezza che mi viene quando non ho la serena consapevolezza del gruzzolo per le emergenze. Per fortuna c'era il sole e siamo andate a spasso.

E comunque allo Shelter non ho più avuto occasione di andarci, ma sta sempre lì. che ripensandoci, i cameroni degli ostelli in vita mia li ho quasi sempre fatti con Vic, nel nostro primo viaggio insieme in Grecia. Poi non c'è stata più occasione, che sono inciampata nel capo e con lui ho scoperto gli ostelli con camere doppie.

E poi, mi è passata anche la stagione degli ostelli. Che io non sarò il tipo di italiano che se non ha il bagno in camera riservato è convinto di prendersi tutte le malattie veneree possibili, ma già di mio, e poi con il tempo e le insonnie forzate da figli, ho il sonno fragile e preferisco coccolarmelo.

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