martedì 31 maggio 2011

Florealità


Allora, è vero, da un po' di anni le femmine frivole si fanno delle grandi courbeille di fiori finti sul manubrio della bici, secondo me ha cominciato qualcuno che è rientrato sbronzo dopo l' ennesima festa hawaiana, ha parcheggiato la bici e già che si stava intortando con ghirlande, chiavi e lucchetti ha poggiato la ghirlanda sul manubrio, e poi ce l' ha lasciata.

Il giorno dopo non l' ha tolta perchè ancora in preda ai postumi della sbronza. Poi qualcuno gli avrà detto, ma che idea carina e ha deciso di lasciarcela, anche perchè le puttanate che ti metti sulla bici fai prima a lasciarcele che a toglierle, chissà come mai. Poi la sua vicina l' ha vista e le è piaciuta la cosa. Insomma, se vi dico che i magazzini HEMA che sanno sempre tutto quello che piace al pubblico nel settore accessori per bici tra una borsa, un sellino, un set per riparare i buchi e una pompa di hanno messo delle decorazioni floreali da manubrio, ci siamo capiti, no, le dimensioni che ha assunto il fenomeno.

Però questo signore distinto con delle scarpe bellissime che mi sono ritrovata davanti di prima mattina sulla ciclabile verso il traghetto, secondo me le supera tutte. Ma si è fatto prestare la bici dalla moglie o cosa?

PS: mi sa che sto invecchiando, comincia a pesarmi fare 1000mila cose nel più breve tempo possibile, che poi insisto pure per farle tutte e no mi faccio mancare niente, ma cominica a venirmi il fiatone. Meno male che giovedì arriviamo tutti e 4 in Abruzzo.

lunedì 30 maggio 2011

Yugoslavia


Questo che vedete è il tribunale per la Yugoslavia all' Aja. Quello dove Milosevic è riuscito a tirarla talmente tanto per le lunghe che alla fine gli è venuto un infarto un paio di mesi prima della sentenza. Quello dove fra poco verrà giudicato Ratko Mladic per genocidio, crimini contro l' umanità e varie altre cose. E dove si parla di voler mettere insieme i processi di Karadzic e Mladic per evitare di tirarla per le lunghe come con Milosevicz. In questo caso si può perchè Karadzic e Mladic sono sempre andati a doppio filo e anche le prove a carico sono le stesse, le fosse comuni finalmente le stanno aprendo e identificando i corpi, ma ci sono voluti 10 anni.

Ora, se inizio così uno pensa che chissà come sono informata bene sulla storia della Yugoslavia prima e dopo e invece no, so poco e niente. Sono passati in fondo 16 anni dalla caduta di Srebrenica, la città d' argento e dai massacri dei musulmani a opera di Mladic e dei suoi. Mladic che tuttore ha lo status di eroe nazionale e padre della patria per un mucchio di gente.

Io invece non so niente, conosco solo dei nomi e delle persone, ma sono storie e non Storia.

So che pochi anni prima dell' inguacchio, io ero forse al secondo anno di università, siamo approdati in Yogoslavia con i miei per un viaggio di affari. Che a un certo punto ci siamo persi e in un baretto di paese che sembrava tanto uno chalet di montagna fuori stagione, mentre col mio esperanto slavo di polacco e 4 parole russe chiedevo informazioni, saltò su una signora anziana, bassottina, con i capelli neri, che si scoprì parlava un italiano perfetto, ci portò a casa sua, altro chalet di caccia sparso nel nulla e da suo marito Tone, un signore forse ottantenne, alto e un po' curvo, con tutti i capelli bianchi, dolcissimo, che faceva il baciamano amia madre e per quel paio di volte che l'ho visto a me ventenne in cerca di identità fece proprio venire in mente, chiarissimo, il ritratto del gentiluomo decaduto. Quello che era.

Basta, quella sera Gianna, che così si è presentata e così l' abbiamo sempre chiamata per gli anni che è durata questa strana amicizia, dopo averci offerto di stare da lei e mia madre, che in fondo casa sua agli estranei l' ha sempre aperta sui due piedi, ma poi quando toccava a lei accettare faceva storie e cerimonie, ci ha trovato un alberghetto, siamo andati a cena in un altro ristorante dall' aria dello chalet con quantitativi mostruosi di carne grigliata (ma quanto era buona la carne in Yugoslavia? Nenad, altro serbo fuoruscito con cui ho lavorato anni dopo mi presentò una volta il suo macellaio slavo in Alber Cuyp ad Amsterdam e l' unica cosa che io vidi era una mensola colma di sacchetti blu in fila, con la faccia del cuoco gioviale e l' unica cosa che mi uscì di bocca fu: guarda, hanno pure la Vegeta con il tono di chi ammira un Eden perduto e la madeleine di Proust a noi ci fa un baffo, per sentirmi rispondere: ma sei proprio come tutti i polacchi, perchè, scoprii in quell' occasione, i polacchi hanno questo feticcio per la Vegeta, un dado da brodo in polvere con le verdure liofilizzate dentro che per questo sembra una roba tanto sana e naturale).

E nel ristorante, torno indietro alla Yugoslavia, c' era questa orchestra che era la versione genuina e autentica di paese di quella che qui si chiama A Caspian Hat, un gruppo di fuorusciti di varie provenienze tra cui un paio di iraniani che fanno musica balcanica dal matrimonio al funerale e invece noi eravamo lì the real thing, a parte che io e mamma ci facevamo i patemi che papà si ubriacasse smodatamente, ma anche noi ci siamo divertite, abbiamo cantato e parlato.

Io non so perchè, cioè si, lo so benissimo, sono la lingua che non conosci ma capisci, e certi paesaggi e l' arretratezza come in certi posti sperduti da noi in Abruzzo, mi sono sempre sentita a casa in Yugoslavia. È che abbiamo lo stesso mare e per me l' adriatico così verde e opaco fa l' effetto cullante del liquido amniotico.

Ma dicevo di Gianna. Gianna che era nata, come diceva lei, nell' isola di Vejo, che era in realtà Veglia ovvero Krk. Che era stata campionessa olimpica di equitazione ai tempi, e che a un certo punto da giovane l' avevano arrestata per attività politica. E sua mamma le mandava da mangiare in prigione, e i suoi erano di buona famiglia e quindi dovevano mandare cibo per tutta la cella o non passava niente e allora sua mamma faceva questi pentoloni di zuppa per la prigione perchè ne mangiasse un po' anche lei, noblesse oblige.

Poi è uscita e ha sposato Tone, che era anche lui un nobile di campagna, solo che a un certo punto ai nobili hanno tolto tutto, ma lui è potuto rimanere a vivere in quello che appunto era il capanno di caccia della tenuta di famiglia nel frattempo sequestrata e che era la casetta dove siamo andati anche noi. Che poi hai voglia a dire il socialismo e gli aristocratici, in campagna se vieni da certe famiglie un minimo cercano tutti di attaccarti al suo carretto, e Tone era una persona troppo buona per dire di no a chicchessia. figli non ne hanno avuti, ma sono rimasti insieme una vita, lei questa piccoletta bruna che era un vulcano di energia, e lui così alto, buono e dolce.

E lei ogni tanto e avrà avuto sicuramente quella sessantina abbondante verso i settanta anni, prendeva il traghetto da Spalato e veniva a trovarci, come una qualsiasi massaia con le borse della spesa piene di conserve di verdure e funghi e sempre una tanichetta di plastica da 5 litri con la Slivovitz fatta in casa. Veniva in italia, andava a trovare i vari amici italiani che aveva e poi tornava a casa.

Un' estate mi ha invitata a Szibenik da una sua cugina e così ho conosciuto Nikitsa. Nikitsa che aveva forse 13 anni e io magari 19 o 20, che abbiamo dormito insieme e giravamo per le stradine di Szibenik, scendendo giù attraverso scorciatoie per gli orti di qualcuno che lei conosceva, che mi presentava a tutti quei ragazzini in strada dicendo con orgoglio che io non parlavo solo italiano ma anche polacco e russo e così prese l' uso da parte mia dell' esperanto slavo che tanto avrebbe fatto quando lavoravo per i diamantari con colleghi di tutta la slavilandia e gli occasionali ugro-finnici.

Una vacanza, per me ventenne che all' epoca in estate lavoravo 16 ore al giorno in albergo e per una volta che avevo una settimana libera in estate avrei tanto voluto spassarmela, invece ero lì, in famiglia che non era la mia, in un posto noioso peggio di Ofena, con il mare bellissimo ma non ci andavamo quasi mai, la nonna di Nikitsa che era il prototipo della strega di paese, un mare di differenza tra lei e la cugina, e anche un po' approfittatrice nei suoi confronti.

Però Gianna organizzò questa gita bellissima in un parco nazionale, con le cascate, i boschi e un monastero su un isolotto in mezzo al lago, portati in macchina dal vicino e io la Yugoslavia me la ricordo così, tutta verde e con quell' acqua minerale quasi salata che mi piaceva tantissimo, ne bevevo a litri, e poi boschi, montagne, valloni, dirupi, anche tutta la costa dove avevamo guidato di notte e fuori stagione con i miei ed era tutto buio, pochi posti aperti, nei tornanti lungo il mare a volta una macchina arrugginita abbandonata nell' acqua dove era cascata, e i migliori calamari ripieni della mia vita fatti in un baretto sulla strada alla griglia, uno di quei posti improbabili di cui scrivono le guide.

Di quei due viaggi mi sono rimasti gli sguardi estatici quando si nominava Tito buonanima, ah, Tito, quanto ha fatto di buono per questo paese, dicevano, poi però alle feste nazionali serbe o croate o albanesi meglio stare in casa che fuori si prendevano a mazzate. Perchè questo scoprii allora in quel prima viaggio lungo la costa e poco nell' interno con i miei, le scritte sulle strade erano in lingue diverse, mentre io allora come tutti avevo quest' idea di un paese unico, vallo a sapere che non nera così.

Mi è rimasto quel tono normale con cui mi dicevano, noo, non comprarlo qui il gelato, sono albanesi, sono sporchi. O quando dicevano: perchè loro sono stati sotto i turchi, per questo sono grezzi e cafoni, mentre noi stavamo sotto l' Austria-Ungheria.

E poi? E poi in autunno dopo quell' etsate e io ero già in Olanda e Hariklia, la mia compagna di casa greca che doveva tornare a casa in aereo con una linea aerea yugoslava che in tempi di non low-cost si volava con quello che si poteva, nulla, non arrivò mai in aereo perchè chiusero lo spazio aereo, e atterrò non so più dove se a Sarjaevo o altrove e se la fece tutta in treno fino a Salonicco, che adesso sembra quasi un racconto di spie dell' orient-express, attraverso un paese che si stava cominciando a sfasciare.

E i miei che sarebbero tornati da Gianna finalmente per prendere questi contatti con la fabbrica di cristalli a Maribor e già che c' erano si sono fermati da certe suore su uno dei laghi in Nord Italia, che all' epoca mia madre aveva tutti questi contatti con le suore polacche e non che accoglievano ospiti, e improvvisamente successe il patatrac, le suore si sentivano telefonicamente con le consorelle di là dal confine e queste dicevano delle sirene che suonavano giorno e notte, che non smettevano mai di suonare.

Non so voi, ma a me le sirene mi fanno questo effetto di bombardamenti e rifugi antiaerei.

I miei comunque restarono sul lago di Garda.

E poi tutte quelle notizie che non ci si capiva niente, chi fossero i buoni, chi fossero i cattivi, i profughi, gli stupri come arma di guerra, La NATO, i bombardamenti, i cecchini, la sniper avenue, le storie tremende di eccidi di massa e fosse comuni e io pensavo tutto il tempo a Nikitsa, quando sentivi queste storie tremende degli stupri di massa su donne e bambine e Emma Bonino, all' epoca alto commissario ai Rifugiati, che in TV in inglese diceva che non so più dive, non so più quando, tra le colonne di profughi che stavano accogliendo mancavano le donne giovani e le ragazze e quella volta mi sono sentita tremendamente orgogliosa di un politico italiano (per la prima e forse ultima volta), perchè chiaramente su questa storia degli stupri degli alti comandi militari dei paesi coinvolti e della Nato non poteva fregare di meno, quando mai, gli stupri fanno parte del bottino di guerra dalla notte dei tempi. E invece quella volta lì venne proprio nominato come crimine di guerra e mi sembra che sia anche stato merito di Emma e di donne come lei.

Insomma, io in Yugoslavia non ci sono poi mai più ritornata, non ce l' ho mai fatta, anche se una mezza idea me l' ha fatta venire Vera, che ho conosciuto l' ottobre scorso a Carignano, dicendomi perchè non andavo a trovarli in Montenegro per portare i bambini al mare?

Vera che sarà pure sposata in Italia da anni, ma che è una serba del Kossovo e la pulizia etnica l' hanno fatta di brutto anche lì, lo dicevo che non ci si capisce niente su chi fossero i buoni e chi fossero i cattivi, e i suoi con troppi altri stanno in Montenegro appunto.

Vera che grazie agli amici militari italiani di stanza lì e con il suo passaporto italiano è riuscita a tornare un giorno al suo paese, rivedere casa sua e persino andare a prendersi il caffè a casa dei vecchi vicini. Ma quando ha voluto fare una foto alla casa, per ricordo, le sono saltati addossi in tanti per impedirglielo, gli amici italiani l' hanno immediatamente caricata e portata via prima che succedessero casini e ormai non ci può tornare più. Ovvio, una foto di casa tua è una terstimonianza tangibile che quella casa prima era davvero tua e adesso non lo è più e questo guasta la vulgata degli usurpatori scacciati per far posto ai legittimi autoctoni. Leggetevi L' Urlo del Kossovo di Alessandro di Meo, edizioni Exorma, se volete capire un po' di più come che la guerra in Yugoslavia è stata fatta finire e a che prezzo, e vi spiegherete anche perchè Mladic viene ancora considerato un eroe invece del criminale che è.

Per questo sono contenta che sia stato trovato, dicono, per caso durante un controllo di routine (ok, allora stiamo parlando di un paese dove la polizia fa i controlli di routine nelle case, bene, benvenuti in Europa). Per questo deve essere processato e giudicato, non solo per tutti quelli che sono scomparsi nelle fosse comuni e spostati pure da una fossa all' altra, quelle fosse che solo 10 anni dopo si è cominciato a riaprirle e cercare di identificare i morti e dire a donne e ragazzi che si, mettetevi l' animo in pace, è veramente morto.

Per questo in una scuola superiore questa settimana alla festa per la maturità il direttore ha deciso di non invitare i genitori: si sarebbe trovato una sala praticamente vuota, visto che a quasi tutti i ragazzi manca il padre e anche molte madri nel tempo non ce l' hanno fatta.

La politica internazionale è un grosso gioco di ipocrisia, lo prova il fatto che non abbiamo neanche iniziato a capire i danni e gli errori enormi fatti in Yugoslavia che si è ricominciato paro paro con l' Irak e adesso tutto il resto.

Pensate a questa sfilza: Demjanjuk condannato, Osama ammazzato e Mladic arrestato. Tutti i criminali di guerra con il tempo diventano degli innocui vecchietti malaticci, ed è giusto, utile e incoraggiante che debbano comunque venire condannati per quello che hanno fatto. Basta con la certezza dell' impunità.

Lo dobbiamo alle vittime e a noi stessi e la Yugoslavia e l' arresto di Mladic ci ricordano quante schifezze ci sono successe davanti casa neanche troppo tempo fa, che le abbiamo fatte succedere, che siamo in parte conniventi e che è inutile che adesso gli xenofobi di casa nostra stiano a piangere e far crescere la paura dello straniero, del profugo e del mafioso albanese, perchè sono sempre gli xenofobi ad avviare queste cose, poi ci vanno di mezzo tutti.

Un ragazzino albanese ventenne che fece con me gli esami per il diploma di olandese, mi diceva: sai che non ci ho mai capito nulla, vivevamo insieme tutti, non succedeva mai niente e poi di colpo hanno iniziato ad ammazzarsi e per fortuna che mi hanno fatto venire in Olanda. E io dentro di me mi dicevo: perchè tu forse eri troppo giovane per sentirti dire che i gelatai albanesi sono sporchi o per fare a mazzate in strada alle feste.

Poi vi volevo raccontare di Vilma che è nata a Novi Sad nel secolo scorso da famiglia ungherese, ma non ricordo se l' ho fatto qui o altrove. Ci ritornerò.

venerdì 27 maggio 2011

Guerra alle droghe e la tolleranza olandese

Mi sono ritrovata in mano questo appello di Avaaz su una petizione per porre fine alla guerra alla droga e favorire un regime di depenalizzazione e regolamentazione.

Per quanto mi ritrovi in tutte le argomentazioni poste, mi resta il grosso dubbio: ma se depenalizziamo le droghe, che pure sono un mercato grossissimo, chi ci guadagna poi sopra? Se in questo momento tutto il traffico, dalla produzione al mercato, è sotto il controllo della criminalità organizzata che ci guadagna talmente tanto da reinvestire poi gli utili in imprese perfettamente legali e chi li tocca più, poi continuo a finanziarli semplicemente perchè devo fare la spesa o vivere normalmente (da Gomorra in poi, per esempio, io non ho toccato più una mozzarella di bufala tranne un paio di casi isolati) ma secondo voi nel momento in cui si dice: bene, basta, chi vuole drogarsi è liberissimo di farlo, poi chi continua a rifornire? E secondo voi chi detiene il mercato bello bello si fa da parte e dice, massì, prego, tanto adesso che non c' è il brivido del proibito non ci divertiamo più?

Insomma, prima di dire basta alla guerra alle droghe, mi spiegate come facciamo a decriminalizzare il settore? Non ci vorrà una guerra ancora più grossa?

Il dubbio me lo fa venire l' esempio che fanno di stati come anche l' Olanda:
Nel frattempo i paesi che non usano il pugno duro, come la Svizzera, il Portogallo, l'Olanda e l'Australia, non hanno registrato l'esplosione nell'uso di droghe che i promotori della guerra alle stesse avevano predetto. Al contrario, hanno visto un declino significativo dei crimini legati alla droga, delle dipendenze e delle morti, e sono in grado di focalizzarsi esclusivamente sulla lotta contro gli imperi del crimine.

A parte che pur focalizzandosi a me non sembra che tutta questa lotta al crimine abbia successo. Ma poi sfatiamo anche il mito della famosa tolleranza olandese nei confronti delle droghe. Le droghe leggere nei Paesi Bassi non sono legali, sono tollerate. Possono cioè essere consumate nei luoghi appositi- vedasi coffee shop - ma se al poliziotto non piace la tua faccia, ti perquisisce e ti trova addosso qualcosa, non è che ti da una stretta di mano e ti fa andare, è a sua discrezione agire contro di te o no.

Poi parliamo dei famosi coffee shop. mito di tutti gli scoppiatoni che vengono in vacanza in Olanda. Perchè secondo voi non vendono alcol? Perchè stanno appesi a un filo, basta mezza lite tra ubriachi e li fanno chiudere. Perchè la legge ha regolamentato perfettamente perchè e percome possono vendere, ma ha volutamente (e colpevolmente, dico io) lasciato nel vago la questione del rifornimento.

E secondo voi, nei paesi Bassi, paese che sull' innovazione agricola e delle biotecnologie ha basato mezza economia se non di più, un coltivatore di tulipani che si vuole riconvertire, può togliere i bulbi e mettersi un paio di serre piene di piantine di mariuana? Certo che no. Ma allora, le gare mondiali che fanno sulla qualità migliore di fumo? I negozi che vendono apertamente semi e attrezzature per crescersi in casa il necessario? Le retate di cui si legge continuamente sul giornale, in cui la polizia scopre, sequestra e distrugge piantagioni clandestine di canapa indiana? Come la mettiamo con la tolleranza olandese?

Funziona così, è permesso crescersi massimo 5 piantine per uso proprio. Se ti viene un controllo, e in genere ti viene perchè se i vicini hanno fastidio per via dell' odore ti denunciano, tutto quello che hai di troppo lo devi eliminare, non so se ci sono automaticamente multe. Ora succede così, che per avere 5 piante produttive in realtà te ne occorrono 10, quelle maschio e quelle femmina (prego gli agrari che passino da queste parti di chiarire in modo più tecnico il concetto, io sono un po' terra terra sull' agricolo).

Allora, tu hai dieci piante in casa perchè vuoi produrre con le cinque che la legge ti consente. Il poliziotto che ti viene a controllare può a sua discrezione accettare o meno il ragionamento delle 10 piante e eliminarti quelle in eccesso. A questo punto tu hai due piante che producono e se ti basta per te grasso che cola. Intendiamoci, c' è un sacco di gente che fa così per motivi medici, mi sembra alcuni pazienti di sclerosi multipla o chi soffre di dolori cronici e preferisce farsi una canna autoprodotta che imbottirsi di antidolorifici, un po' come quelli che si comprano la macchina per il pane, azzeccano la ricetta giusta e non li vedi mai più in panetteria.

Quindi, il mito del privato che per hobby si coltiva piantine per uso proprio e il surplus lo rivende ai coffeeshop, che in genere però ci tengono a mantenere una qualità costante del prodotto e se compri da 100 hobbysti diversi te lo scordi, e che quindi il coffeshop si approvvigiona così lo andate a raccontare alle anime belle. L' approvvigionamente resta sempre e comunque in mano alla criminalità organizzata. Anche in Olanda.

Ora, io non giudico male chi fa uso di droghe perchè ognuno è libero di distruggersi la salute come vuole e se volessimo cominciare da qui allora senza neanche scomodare il discorso dell' alcol (e ricordiamoci che ho speso migliaia di euro per diventare sommelier e ho avuto nella vita più seccature da alcolisti che da tossicodipendenti) che ce ne sarebbe tanto da dire ma è e resta legale e fornisce introiti allo stato, dico, se volessimo cominciare a sindacare su quello che la gente fa per illudersi di star bene, allora dovrei dire qualcosa pure per quelli come me che compensano le frustrazioni mangiando eccessivamente e facendo shopping compulsivo, sull' industria alimentare che ci rimbambisce di glucosio e sale e un sacco di roba che fa malissimo.

Il che ti dimostra che sui disagi della gente ci si guadagna troppo per mettersi veramente e con convinzione a fare qualcosa per togliergleli. Cioè, se io divento tutto zen, mangio vegano e mi coltivo in casa i germogli, passo il tempo libero a meditare, e riesco a fare tutto questo mantenendo un lavoro normale, beati i miei eredi. Ma non contribuisco granchè all' economia.

Se proibiamo le droghe per questioni di salute pubblica, allora dovremmo cominciare pure con la nutella e fare un processo a Nanni Moretti per come l' ha idealizzata nel suo lavoro, istigando tanti innocenti che magari la nutella manco gli piaceva, a diventarne schiavi. (Il paradosso, che grande strumento retorico).

Però a tutti quei miei amici - italiani, guarda un po' -che per motivi ludici o quant' altro a volte si fanno un giro di giostra tossico, dico che stanno solo arricchendo gente molto brutta, che con quei soldi fa cose ancora più brutte causando danni enormi che si ripercuotono nella vita quotidiana, benessere, tranquillità di milioni di persone che non c' entrano niente, creando costi agli stati che comunque, tolleranti o meno, i trafficanti li devono fermare anche per questioni di ordine pubblico.

Che l' indotto di tutto questo purtroppo influisce sulla vita quotidiana di un sacco di gente, a partire da me che vivo ad Amsterdam e mi trovo continuamente rtra i piedi gente il cui concetto di divertimento e ciondolare in giro rendendo una parte della mia città e dei sergizi che pago con le mie tasse inaccessibili a me e ad altri. Che la prossima volta che mi tocca aspettare per delle ore al pronto soccorso dell' Onze Lieve Vrouw Gasthuis che è pieno di gente in preda a deliri, che è cascata nel canale, che si è ritrovata in risse e va rappezzata mentre io sto lì con un bambino sanguinante con la testa spaccaya, guardate, ve lo dico dal profondo del mio cuore reazionario: non vi fate trovare sulla pista ciclabile a bloccarmi la strada all' ora di punta o vi passo sopra.

Il traffico di esseri umani, che secondo me ha tutto a che fare con lo spin-off da droghe di cui si diceva, manco lo cito o poi mi dite che divago, ma un sacco di gente e bambini soprattutto fa una vita di merda perch`e c' è chi che con la droga ci si deve per forza arricchire, ce lo facevano scrivere già nei temi di terza media quindi non sto dicendo nulla di originale.

Tutto questo quindi mi impedisce di firmare a cuor leggero la petizione di Avaaz, ci devo pernsare un po'. Però intanto voi andatevene a leggere il testo, perch`e come ho già detto, ci sono un mucchio di cose sensate.

giovedì 26 maggio 2011

Il triangolo no

"Sai mamma, io cammino durante la marcia con Y e Z, Che sono due bambine. À Y piaccio e lei ha sempre le caramelle, di Z sono innamorato."

Ce n'eravamo accorti da come si passavano a turno la Mezza arancia per leccarla e da come si tenevano per mano.

martedì 24 maggio 2011

Uomini che scopano le donne

A me hanno fregato le letture di evasione. Ma quanti fantathriller reli-politico-social-ambientali mi sarò letta in questa vita? e non ci sta sempre il tipo assetato di potere talmente abituato a comandare che si incastra con le mani sue, o il servizio segreto-gruppo occulto di potere-CIA-servizisegreti-SAS eccetera che incastrano la gente, gli mandano gli amanti per incastrarli, ricattarli, toglierseli di torno.

Sanno tutto, indagano tutto, hanno informazioni e raggi fotonici poi basta lo sfigato outsider con per caso in tasca un tubetto di colla a presa rapida per salvare il mondo e non lo sapremo mai che dobbiamo tutto a questo oscuro eroe.

Insomma, se un futuro presidente della repubblica viene trovato con l' uccello fuori dalle mutande nel posto sbagliato, con la persona sbagliata e finalmente lo beccano e gli fanno il culo, io vado in corto circuito per le seguenti ragioni:

- perchè faccio il tifo per la povera signora nessuno molestata ma che è riuscita a denunciare e a farlo per tempo
- perchè tutti facciamo il tifo per l' underdog, come ci insegnano la letteratura e il cinema di evasione
- perchè il potente è per definizione brutto e cattivo, se non lo è ce lo disegnano
- e il potente brutto e cattivo che cade ci esilara, perchè l' umorismo è il sentimento del contrario
- la moglie devota che dopo aver investito la propria eredità per portare il marito al potere adesso le tocca spenderla per tirarlo fuori dal carcere
- la figlia stranita che deve confermare o smentire in corte che si, aveva un pranzo con il papà (o forse anche no, ma le tocca dirlo lo stesso o la matrigna che la tiene saldamente sottobraccio nel tratto verso il tribunale la scortica viva).
- la tesi del complotto politico

A parte poi tutti questi elementi romanzeschi che, per dire una banalità spesso ripetuta, se stavano tutti insieme in un thriller l' editore l' avrebbe rifiutato per non cadere nel ridicolo, ma, signori, la vita è tutto un mistero, come diceva sempre mia nonna, ci sono un paio di considerazioni terra terra che uno, nel tentativo di appellarsi al buonsenso, cerca pure di farsi.

Tipo, ma se sei chi sei e ti tira l' uccello, non fai prima a farti venire una escort in camera? Non una di quelle caserecce che ci hanno insegnato a tutti quanti cos' è una escort e che ci troviamo in parlamento, in TV, ecc, perchè non smentiamoci, siamo dei provinciali che ci provano a fare i fighi, ma ci riescono con i fichi secchi a nozze, mica altro. No, una di quelle che vengono, tiu alleggeriscono la carta di credito, eseguono, e no parleranno mai con un giornalista, non fingeranno mai di riconoscerti, semmai il contrario e poi rientrano alla base.

Oppure, sul sequestro di persona da parte del tipo che si precipita fuori dalla docci e va a chiudere la porta a chiave. Ora, mi faceva osservare qualcuno, ma gli hotel opggigiorno non hanno tutti la carta per aprire la porta? E come fai allora a chiudere a chiave? Sono dettagli, ma il diavolo si annida nei dettagli.

OIppure, ti vogliono incastrare, va bene, ne sei consapevole, va bene, hai detto tu stesso che magari lo faranno con le donne, va bene. Ti entra una nella doccia che non conosci e non hai invitato e ti metti a spargerle tracce di DNA sui vestiti e sul tappeto? Io avrei chiamato la sicurezza chiedendo di allontanarla e avrei fatto un casino in direzione per capire come è possibile che una persona ti entri così in camera.

A me mi frega, oltre alle letture, il fatto che io in albergo di ho lavorato e so che quello di cameriera ai piani è un lavoro di merda e sottopagato, non solo perchè è pesante, ingrato, becchi tante schifezze di tanta gente che magari faresti a meno di sapere e vedere e annusare, ma anche perchè ti tocca entrare in camera di gente che non conosci e che non sai mai se sono pazzi o meno. Per una paga da miseria. E quindi le mie simpatie vanno di default alla cameriera.

Vanno di default a tutte quelle donne che magari hanno lavori del cavolo ma di cui non possono fare a meno, e che gli tocca ingoiare tanti rospi, comprese le molestie sul lavoro che una fa semopre fatica a denunciare, vuoi perchè c' è un ambiente intimidatorio, vuoi perchè è stigmatizzante, vuoi perchè tanto non ti prenderebbero sul serio, vuoi perchè temi che alla fine licenziano te e cornuta e mazziata.

Anche perchè, ma è una cosa che mi sono chiesta anche all' epoca di Clinton con Levinsky, andiamo, sei una delle poche persone che al mondo fanno il bello e il cattivo tempo per tutti, hai lavorato una vita per arrivare fin qui, e non sei capace di controllare la libido? Ti devi inguaiare per una scopata? Ma non è possibile, non ha nessun senso, facile credere al complotto.

E invece se andiamo a guardare le cronache, succede molto più spesso tra gente di questo tipo che tra gli idraulici, o i carpentieri, o gli impiegati del catasto.

Potrei, per esempio raccontarvi come Ruud Lubbers si è sputtanato da un alto incarico come commissario ai rifugiati alle nazioni unite perchè non ce l' ha proprio fatta a non strofinarsi sulle chiappe della collaboratrice, americaana, che lo ha denunciato. E si che all' epoca della nomina lo sapevano tutti nell' ambiente che ci aveva quel vizietto lì e glielo avevano pure detto, Ruud, stacci attento ragazzo mio, è un ambiente internazionale quello, non farci fre brutte figure. Niente, ha visto il culo della Cinthia e non ce l ha fatta a tenersi.

"Ma è stato un malinteso, era inteso come gesto affettuoso, ma si sa, l' interculturalità, lei ha frainteso" .
"Mi è arrivato da dietro, tenuta ferma per i fianchi e ha cominicato a strofinarsi e pare avesse un' erezione" dichiara lei.

Le coccole interculturali, che ci appuri. Alla faccia del gesto affettuoso. Ruud non è che abbia smesso poi di prendersi stipendioni pagati con le nostre tasse, eh.

Insomma, in certe posizioni evidentemente sventolare il pitone al vento quando parte l' ormone non solo non ha conseguenze di rilievo per il tuo stipendio, ma anzi, ti guardano pure ammirati.

Sarà per questo che adesso stiamo tutti lì a voler vedere come andrà a finire?

Anche se, come in ogni thriller che si rispetti, alla fine non puoi far altro che dirti che si, si capiva benissimo dall' inizio come stavano le cose.

Intanto le stime sugli stupri non denunciati in Francia le hanno pubblicate in tutto il mondo e mi sembra un' ottima occasione, come paese, di riflettere su cose del genere e sul tipo di cultura in cui fai vivere le donne. Se un giorno ci arriviamo pure noi, senza soffrire troppo, sarà sempre troppo tardi. Consoliamoci con la letteratura di evasione.

lunedì 23 maggio 2011

Oggetti misteriosi


Cosa fa la madre di famiglia olandese oggi pomeriggio, dopo aver smesso prima con il lavoro? Prepara questo oggetto misterioso.

Chi indovina di cosa si tratti e a che serva da stasera a giovedì sera vince un rotolo di Wilhelmina Pepermuntjes.

domenica 22 maggio 2011

Cugini e clan

Oggi siamo andati in piscina con le cuginette. A me questa cosa di vivere in un paese dove tutti erano cugini tra di loro e io ero l' unica ad averli lontani mi ha segnata evidentemente, ma data la potenza dei clan in Abruzzo, si capisce anche perchè.

Comunque la cosa che mi ha sempore fatto un piacere enorme è uscire con il cugino del capo, al quale voglio un gran bene, persino più che ai cognati, e con cui ci siamo sempre divertiti un sacco. Adesso hanno persino comprato casa dal lato opposto del nostro quartiere e l' unico ostacolo per ve3derci negli ultimi anni è stato il vortice case, traslochi e figli piccoli di età temporaneamente incompatibili. Loro hanno due bimbe di due e quasi quattro anni, lavorano entrambi a tempo quasi pieno e sono organizzatissimi con una gran vita sociale che noi ce la scordiamo.

Insomma, oggi siamo andati tutti in piscina, mi sono convinta persino io anche se nell' aiutarle a vestirsi tra calzamaglie e vestitini mi ricapavo poco, perchè non ci sono abituata. Poi siamo andati a casa loro a giocare, far dormire la piccola e mangiare avanzi del giorno prima.

Yfke, la grande, dopo aver guardato a lungo i cugini che le hanno ricostruito e sistemato il trenino duplo (" Sai, mamma, aspetto che abbiano finito di giocare loro") si è lanciata a giocare con Orso, che lo noto sempre di più, con i bambini piccoli ci sa fare ed è anche attento a prevenirne le esigenze (mica come con il fratello che si scannano se possono).

Poi abbiamo giocato tutti ai lombrichi, un giochino da tavolo ai dati con un po' di fortuna e un po' di strategia che al momento è il nostro preferito e alle piccole piace lanciare i dadi. Poi siamo andati al giardinetto estremamente chic che gli hanno costruito tra i palazzi sotto casa, mentre il cugino padre ha preferito restare a casa a spazzare e mettere in ordine.

E siamo tutti giunti a una conclusione: io che per quanto trovi i bambini piccoli una delizia e me li goda da morire quando saltano fuori tutte quelle cose carine e tenere in come parlano, come si muovono, come affrontano il mondo, che riconosco tanto bene nei miei a quell' età, ecco, sto in pace e parecchio con l' idea che questa per noi è una fase superata. Nel momento in cui i miei figli hanno acquisito certe autonomie che mi permettono di rilassarmi e farli fare, tornare indietro ale notti insonni, gli orari, la casa e le attività a misura di bambino, la logistica, no, non ce la potrei mai fare.

Mi sono resa conto che a suo tempo una osservazione della mia amica Anna ha influito molto sulle nostre scelte: lei, madre di figlia insonne, nel momento in cui ha iniziato a recuperare un po' di sonno notturno non troppo interrotto non se l' è sentita più di ricominicare da capo con un secondo bambino, e siccome io ho ereditato il trauma di mio padre che sognava la famiglia numerosa, e quello del capo che è primo di quattro figli, sapevo che non mi sarei mai rassegnata a un bambino solo. E l' ho fatto subito il secondo, mentre ero ancora sfinita dal primo e contro i consigli di chi si stava occupando della mia salute all' epoca, e non me ne sono mai pentita.

Orso anche è giunto a una conclusione, quando mi ha raggiunta nella piscinetta calda dei piccoli, che a me concilia spaventosamente il sonno, e mi si è messo in braccio per un supplemento coccole:
"Sai mamma, io sono il cugino secondomaggiore".

Che per lui così vittima della sua posizione di piccolo di casa (l' ho sempre detto che il terzo lo avrei voluto tanto anche per lui, che so che per il carattere che ha in questa posizione delle volte non si trova benissimo) secondo me è una grande soddisfazione avere in famiglia i più piccoli con cui giocare il ruolo del cugino o dell' amico grande.

Datemi tranquillamente un clan e se non c' è, me lo invento.

venerdì 20 maggio 2011

I bambini sensibili e le foto scabrose

Ok, ai figli ho spiegato appena potevo, in nome della par condicio, che non necessariamente i maschi si innamorano delle femmine e le femmine dei maschi, dicendogli anche chi dei nostri amici aveva fatto scelte contrarie.

I figli che ci vedono girare nudi per casa dai vestiti alla doccia, i figli che se serve dormono o girano nudi anche loro. I figli che mi hanno portato a spiegargli, su domande precise, cos' è una prostituta, cos' è un transessuale, perchè il Berl e la sua figlia primogenita si sono rifatti capelli, rughe e tette (non guardatemi così, è lui che fa domande che mi contringono ad entrare in argomenti che mai mi sarei sognata).

Gli ho spiegato che mi incazzo se si insultano dandosi della femminuccia o del frocio, anche se a scuola qualcuno lo fa. La storia del semino e dell' ovetto in tutte le sue varie forme minerali, vegetali e animali? Checked pure questo, no sia mai ci esce il discorso fanno subito la faccia scocciata da mass`i che ormai lo sappiamo.

Ma i bambini sono selettivi, ascoltano di tutto, si scordano di tutto, fanno collegamenti o non li fanno. così lunedi mentre sto a scatenare la bici davanti alla scuola d' Italia, dove abbiamo festeggiato tanti compleanni, Ennio si ferma a guardare la vetrina del fotografo accanto. Fotografo che, data la vicinanza al quartiere a luci rosse, ha arredato due vetrine ed è specializzato in foto ludiche a tema puttanone in vetrina per feste, compleanni, addii al nubilato e celibato, turisti sparsi, cose del genere. niente di che parrucche, aggeggi, minigonne, un carnevale innocuo per quelli che amano il genere.

E mi torna con un faccino:
"Mamma, ma perchè in quella vetrina ci sono delle foto così schifi?"
Oddio, non ci avevo fatto mai caso.

"Schifo? Che cosa amore?"
"Che stanno nudi".

Nudi, e cosa vuoi che sia, noi ci stiamo sempre nudi a casa.
"Vieni e fammi vedere quali dici".

Fondamentalmente era una foto di gruppo con una decina di uomini (capace fosse una di quelle serate di team-building pagate dall' azienda) di cui uno in parrucca e con due tette di plastica appese avanti. E capisco che la cosa impressionante per lui era una donna nuda in mezzo a dei maschi vestiti che ridono.

"Guarda che anche quello è un uomo e quello che ha appeso è un seno di plastica, lo vedi che sotto ha tutta una pancia pelosa?"
Guarda diversamente.
"E perchè fa così?"
"Per mascherarsi, certe volte alle feste lo fanno, vedi, ha anche una parrucca rosa, lo fanno per ridere".

Mascherarsi, quella è una cosa che capisce bene anche lui, lo fanno di continuo.

Poi ci ho pensato, io non voglio assillare i miei figli con l' educazione vittoriana con cui hanno afflitto me e neanche con quella sessantottina flower-power ed emancipata dei miei suoceri, tipo che circolo in topless per la spiaggia in cui sto con i bambini. Pensavo di aver trovato una via di mezzo.

Ma questo mio figlio percepisce le stesse cose che, mi ricordo benissimo, imbarazzavano anche me da piccola - e spesso da grande.

"Sai una cosa, Ennio, in fondo sono contenta che quella foto non ti sia piaciuta, perchè è vero che non c' è niente di male ed è solo un gioco, ma in effetti nè io nè papà siamo i tipi che si travestono così alle feste, alcuni ci si divertono ma noi non ci sentiremmo a nostro agio".

Eccerto, io non vado in topless in spiaggia (ma nuda alle saune si), non mi sono mai ubriacata in pubblico perchè veramente quanto mi imbarazzano quelle donne che da sbronze si mettono a fare gli strip tease alle feste (una volta a una festa di un mio lavoro una si è fatta riprendere culo all' aria e per una settimana nelle pause quel paio di maschi etero che pure avevamo di colleghi facevano le battute e se lo guardavano, ma come si fa, com' ero contenta di non esserci andata a quella festa), insomma, altro che via di mezzo, all' educazione vittoriana non si sfugge.

Poi che io reciti in una compagnia in cui se serve mi mettono regolarmente in mutande sul palco, che c' entra, per l' arte tutto. Ma è un' altra cosa.

Poveri figli miei e povera me, quanta fatica sprecata.

giovedì 19 maggio 2011

Wikilove

Si torna nei teatri. Sabato il try-out del nostro nuovo spettacolo in inglese e olandese, con la traduzione de Il marito ideale di Fo e Rame, Interview with mr. Giuliano Assangio di Roberto Bacchilega e Tante Pos en Ome Net ovvero come sopravvivo a me stessa dopo il webshopping di myself sottoscritta.



Sabato 21 maggio, ore 20,30, Astarotheatr in Sint Janstraat 37 ad Amsterdam, dietro piazza Dam.
(Prenotazione obbligatori perchè ci sono rimasti pochissimi posti: info@ondaitaliana.org)

Da ottobre in vari teatri dei Paesi Bassi.

martedì 17 maggio 2011

Bloody things#@!

C' è che ho appena consegnato il nuovo articolo a Paul e guarda caso è sui pomodori, ho vissuto di pomodori, ho passato del tempo a spiegare in olandese in modo logico, conseguente ed organizzato come si fanno i pomodori in bottiglia fatti in casa, poi era la parte sparita in fase di revisione perchè lo so da me che era troppo lungo ma ci ho provato, insomma, ho vissuto e respirato e pensato pomodori per un bel po'.

C'è che sabato ci siamo improvvisate una cena con le mie due commariitaliane di Amsterdam Nord con mariti e figli al completo e che io la rezdora delle due ci siamo sparate un pomerigigo all' ingrosso per la ristorazione da cui siamo uscite cariche di ostriche, cozze, un vermentino di Sardegna eccezionale, passito di Pantelleria e altre cosette. che io a furia di vivere con tre maschi astemi, che non mangiano cozze e uno pure vegetariano delle volte mi devo appellare agli amici per mangiare un po' di robe che piacciono a me (in caso stiate chiedendo, ai bambini abbiamo comprato un paccone di bradworst che sarebero quelle salsicce che ci mettono 3/4 d' ora in padella a cuocersi, e poi abbiamo mandato i padri allo snack-bar sotto casa a comprare le patatine fritte di fresco).

C' è che in una settimana giovedì sera c' è stata l' inaugurazione dell' evento promozionale Magic Italy Tour sulla piazza dei musei e mi sono sbafata due tiramisù bellissimi, che ieri promuoveva invece la Romagna e vuoi tirarti indietro anche lì (qualcosa mi dice che come lo scorso è stato il mio anno torinese a questo giro si comincia con la Romagna, anche se sono appena stata invitata a cena da un canellese che dice di avere ancora del Nebbiolo in giro e si sa che io preferisco il Nebbiolo al Sangiovese). Il Canellese che questa settimana fa delle robe con la Taranta, tanto per dire il sincretismo.

C' è che la sera dopo avevo una lezione sui vini del vulcano (che è andata benissimo e la ripeto a fine giugno all' Istituto Italiano di Cultura) e che la sera rientro e chiedo al maschio come se la sia cavata per cena, che il maschio tende, come me, a tirar fuori dal freezer le pizze surgelate e pace, che uno si sbatte per cucinare ai figli robe che rifiutano e allora vai di pizza. E il maschio fa:

"Gli ho fatto la pasta al sugo" e io mi rallegro, perchè mi sembra in effetti poco educativo che in questa casa cucini sempre la mamma e le volte che tocca al padre questo mi va di pizza surgelata, che poi sa cucinare benissimo è che io e la vita non gli diamo troppe occasioni di farlo.
"Buono".
"Si, ho usato quel sugo che avevi lasciato sul fornello nella ciotol, anche se era strano. Ma ci hai messo dell' agar-agar"?

Quello signori era il mio tentativo due volte fallito di fare un antipastino di Bloody Mary in gelatina, la prima volta per la cena del sabato e non mi ha gelificato, la seconda ci ho rimesso un secondo sacchetto di agar-agar per sorprendere i miei enocorsisti della domenica e anche lì alla fine ho lasciato perdere.

Ai bambini è piaciuto da matti, io meno male che non ci avevo messo la wodka.

Ricetta:
-250 gr di passata di pomodoro, meglio se fatta in casa, come me che non faccio sughi pronti in estate ma mi limito al succo di pomodoro con la scusa che se mi viene voglia di un bloody Maru posso sempre ancora farmelo, mai fatto.
-un foglietto di gelatina, alla faccia dei veganisti e dell' agar-agar
- alcune gocce di tabasco, non l' avevo e ci ho messo il peperoncino in bottiglietta fatto eoni fa
- sale, worcestershire saus e un paio di capperi a piacere
- se volete una robina masticabile del cuore di sedano tritato a pezzettini ma ce lo aggiungete dopo.
- due cucchiai di wodka, sostituibili da succo di limone se invece preferite la versione Virgin Mary.

Scaldate la passata in un pentolino, scioglieteci la gelatina, quando è sciolta ci aggiungete tutti gli altri ingredienti e fate solidificare come segue:
o nelle formine da muffin in silicone, poi le spadellate sul piatto da antipasti e ci aggiungete quello che vi pare
o in delle coppette in cui lo servirete
o in una ciotola qualsiasi dalla quale, una volta solidificato, lo fate in pezzettini tipo caviale e quello potete usarlo su una fettina di melanzana grigliata e condita, su un cucchiaio di quelli da amuse-bouche per un aperitivo, da riempirci un uovo sodo tagliato in due. Fateci quello che vi pare e se avete anche voi ospiti astemi e timorati di dio, prima di vederli sbronzi sotto al tavolo prima ancora del primo, magari avvertiteli, che fa sempre piacere sapere se stanno tentando di sbronzarti prima ancora che tu ti sieda.

Enjoy.

lunedì 16 maggio 2011

Comunicazione di servizio: fatevi vivi

Sto cercando a tempo perso di risistemare il blog, perchè il blogroll che c' era andava aggiornato (quanti ci stanno ancora con una vecchia piattaforma?), perchè la vita corre più veloce e i blogger si conoscono di persona più velocemente di quanto si aggiornino i miei siti, insomma, perchè i miei blogger preferiti faccio prima ad andarmeli a vedere dal blogroll di qualcuno più ordinato e preciso di me, se ci conosciamo, ci leggiamo, ci vogliamo bene, ci apprezziamo, non vogliatemene se ci metto tempo ad aggiornare ma datemi una mano rimettendomi qui sotto il vostro indirizzo, così piano piano vado avanti nei ritagli di tempo.

Si accettano suggerimenti per le categorie, che inizialmente vanno per via geografica. Ho in ballo un gruppo da intitolare La mi porti un bacione a Firenze (ma quanto sono originale, io non lo so) per tutti i toscanacci che mi ritrovo tra i piedi, un' altra Milan l' è un gran Milan (ma come mi vengono, santo cielo, sono un genio), una Regnicoli così i marchigiani sanno che sto parlando degli abruzzesi, un' altra di utilità varie, di giramondi, di anglofoni e dio mi assista.

Pliiiiiiis, se mi mandate dati e aggiornamenti faccio molto prima, che qui siamo in preda al delirio da pulizia di primavera, cambio armadio ecc. in senso figurato, e queste sono attività che anche in senso letterale non è che mi vengano spontanee.

domenica 15 maggio 2011

Wikilove


Non è bellissima questa clessidra che Marina si è inventata per il flyerino del nostro prossimo spettacolo?
Cos' è leggetevelo con calma qui.

Non è in italiano, a parte le canzoni, ma parte in inglese e parte in olandese dovrebbe essere comprensibile per la maggior parte delle persone che vivono da un po' in Olanda. Sabato prossimo alle 20.30, solo su prenotazione:
info@ondaitaliana.org o 0647 254 144.

Io ci sarò con un monologo su come sopravvivere al webshopping, Ruvy con un' intervista a Giuliano Assangio, tycoon del Wiki-love, speed dating online, mentre il piatto forte della serata sarà la traduzione da noi molto rivisitata di Un marito ideale di Dario Fo e Franca Rame proposta da Silvia e Sebastiano.

Insomma, come va a finire con amore, relazioni, sesso e comoulsioni varie in era 2.0? Venite che ve lo facciamo vedere.

sabato 14 maggio 2011

Epifania (provaci ancora Sam)

Lo so che sembrano i tre pastorelli di Lourdes durante l' apparizione. Ma stanno semplicemente giocando con la Playstation dell' IKEA>

Non c' è più religione, veramente.

(Riposto questo e anche i commenti che avevp ricevuto, visto che per lavori di manutenzione di blogger per un paio di giorni era sparito tutto).

giovedì 12 maggio 2011

Epifania


Lo so che sembrano i tre pastorelli di Lourdes durante l' apparizione. Ma stanno semplicemente giocando con la Playstation dell' IKEA>

Non c' è più religione, veramente.

martedì 10 maggio 2011

All' ovile





Sono rientrata dai miei agnellini carica di fumetti, salsicce, zucchine col fiore e il libro delle puzze e degli odori di Geronimo Stilton.

Vi lascio alcune immagini sparse degli scorsi giorni.

sabato 7 maggio 2011

Anteprima di Musica nelle Aie a Castel Raniero di Faenza (continua stasera e domani)


Solo foto e piccoli video per darvi un assaggio di questa mia seconda visita a Castel Raniero, dopo la toccata e fuga dello scorso anno, ospite di Silvia Mogliedaunavita, qui sopra ripresa alla traditora nel suo habitat naturale.





Qui un' anteprima di Paolo Lizzardo, migrante, e del suo tammorrista davanti a caffé libreria Nove100 a Faenza.






L' uomo che permette tuttociò, ovvero Pietro Bandini della fattoria didattica nonché azienda vitivinicola biologica Quinzan. insomma, lo sponsor.


I sacchetti regalo per i bambini del coro che sono nell' altra foto (a proposito di sponsor, a Castel Raniero ci sono tanti frutteti per la collina, che servono a produrne il contenuto).

Informazione pubblicitaria, questo bell' uomo che per fortuna alla mia età una può guardare con l' occhio affettuoso e disincantato della zia, anch' esso rirpeso alla traditora, non solo è il figlio di Silvia e sa cucinare, fare video e grafiche bellissime (sua la felpa ufficiale che i volontari si sono dovuti pagare da sé, visto che questo ferstival si basa sugli sforzi generosi e il lavoro di tanti volontari), insomma, proprio da sposarselo, ma al momento è pure single e di queste finestre del miracolo tocca approfittare al volo. (Io a mia nipote l' avevo proposto di venire con me ventilandole la prospettiva dell' ospite bonazzo, ma la povera fra due settimane ha gli esami).

Adesso scappo al convegno in collaborazione con Slow Food, "Con lo zufolo dalla zappa alla zuppa" dove spero di parlare con Alessandro Molinari Pradelli, di cui conservo gelosamente alcuni ricettari di cucina regionale italiana.

Ieri ho intervistato un gruppo folk moderno ("Il problema delle origini è che ti fregano sempre") Romagna Nostra, ho visto il concerto fi folk rndagio dei Marcabru, i vincitori dello scorso anno e stasera e domani ce ne sono di cose interessanti.

Cercatevi i dettagli su: www.musicanelleaie.it e speriamo di incontrarci.

venerdì 6 maggio 2011

Case in cui ho dormito da giovane


A maggio sono stata in Abruzzo per svuotare casa e aiutare mia madre a traslocare. A Ofena ho dormito come un sasso, poi ho aiutato mamma ad impacchettare le sue cose. Quando abbiamo finito pioveva, sentivamo le gocce rimbalzare sulla tettoia del cortile. Allora sono andata all' Aquila per sentire cosa stava succedendo all' assemblea cittadina, adesso che gli hanno restituito il tendone in Piazza Duomo per riunirsi.


Ogni volta che parcheggio alla Villa mi dimentico che adesso non si paga più il parcheggio. le macchinette stanno tutte al loro posto, ma non funzionano. Vorrei vedere il comune di Amsterdam quanto tempo ci metterebbe a fallire se d' improvviso non si pagasse più il parcheggio in centro. Ne ho approfittato per farmi un giretto a piedipiazza e ho visto che via dell' Arcivescovado era aperta e l' ho seguita. E poi ho visto che anche via delle Bone Novelle era aperta, e sono scesa.


Ora su via delle Bone Novella devo spiegare una cosa, ci sono passata infinite volte, tutti i giorni perchè dal mio secondo anno di università un gruppo di mie amiche ci trovò casa. Era qui, al 17.


Da quella casa un pomeriggio io e Massimo Piunti, che dovevamo rientrare prima per cucinare, restammo chiusi fuori e allora io gli feci da scaletta, lui mi salì sulla schiena e entrò da questa finestra sulla strada che dietro le persiane accostate era stata lasciata aperta apposta. E pare lo sia anche adesso, ma chi chiedo se ci entrerei.



L' anno dopo le mie amiche presero l' appartamento a fianco, che non solo aveva una camera in più e comunque erano camere molto più spaziose, ma era persino munito di corridoio. Perchè questa case aquilane antiche per studenti erano spesso tutta un' infilata di stanze una dietro l' altra e la privacy te la raccomando.


Il numero 13

e il numero 11 davano e danno entrambi sul cortile di Palazzo Zuzi, che adesso è completamente puntellato, sembra un bosco di pali, ma prima c' era il pub.


E dietro l' angolo, in via di Piscignola, ci abitavano già altri miei amici.


Qui il primo anno ci abitavano due miei amici di kung-fu che erano venuti a fare l' ISEF per diventare insegnanti di ginnastica ed è il motivo per cui per i primi sei mesi di università uscivo sempre con quelli dell' ISEF, che si divertivano assai e infatti andavamo a ballare. Poi un po' è successo che c' era tra loro un veterano della missione di guerra in Libano con i postumi da SSPT che aveva deciso di innamorarsi di me in modo pesante e mi sono tolta di torno (che poi era della Val Peligna mi pare, gente da evitare a prescindere, so quello che dico, ho i cugini lì), un po' io non facevo l' ISEF e a me toccava studiare, un po' avevo finalmente conosciuto un po' di gente, tra cui Antonio e Giuseppe che abitavano allo stesso portone, accanto ai nostri e che sono rimasti insieme a Carla i miei amici dell' università, insomma, ho smesso di uscire con quelli dell' ISEF.

Comunque il portoncino è sempre quello, anche se l' attico adesso prende il fresco dal tetto che non c' è più.


L' anno dopo conobbi anche un gruppo di studenti del Conservatorio che abitavano qui, al 25, e anche lì abbiamo fatto alcune belle feste, fino a che al termine di una di queste, la mia saggia amica Caterina, che aveva qualche annetto più di me, mi chiese perchè li frequentassi, visto che erano tipi di tutta un' altra pasta. E aveva tanta ragione. I musicisti hanno delle dinamiche sociali tutte loro, che non sono le mie.


Se tante volte vi ci trovaste, e volete farvi anche voi un giro per via delle Buone Novelle, tenete presente che dovete cercare questo cartello qui. A suo tempo ci passavo così spesso, oltre che per via degli amici, anche perchè era il percorso migliore per andare a mensa. Ma è inutile che cerchiate la mensa adesso, che stava sotto Casa dello Studente, quella che è venuta giù perchè i pilastri erano di sabbia invece che di cemento.

Insomma, con Caterina che era la mia compagna di casa e lavorava all' ospedale, la facemmo un sacco di volte quella via, e si parlava della vita, del mondo, degli uomini, delle sòle che detti uomini ti appioppano e signora mia che valle di lacrime. Fino a che lei disse: "Ma hai notato che ogni volta che passiamo per via delle Bone Novelle qui è tutto un miserere?"

E ci venne tanto da ridere che cambiammo argomento di conversazione per derive più ottimistiche, che si faceva prima che a ribattezzare la via Via delle Male Novelle. Per quanto adesso, la bona novella è ancora tutta da cercare....


Il secondo palazzo a destra qui di via Celestino V invece è stato il mio primissimo indirizzo aquilano, affittavo una stanza con pianoforte antico e scordato in casa di Mario Signora, all' ultimo piano abitava una signorina Mucci di Castel del Monte che si scoprì compagna di gioventù di mia nonna, nell' appartamentino a fianco dei ragazzi che nel tempo divennero uno mio padre putativo, poi ci andò ad abitare mio cugino che l' anno prima stava anche lui in via delle Bone Novelle, poi c' era Daniele, a volte, che era musicista e quando non suonava altrove passava per l' Aquila, poi Fabrizio che si era innamorato di Maria Paola del piano di sopra e mollò ingegneria per restare all' Aquila con lei, ed erano gli unici di questa casa che in qualche ritorno sporadico vedevo, perchè avevano dei negozi in cui a volte passavo a salutarli. Adesso non so dove siano.

Insomma, ogni volta che torno all' Aquila da un lato non cambia niente, dall' altro con la velocità della deriva dei continenti, ogni tanto riaprono 50 centimetri di strada alla volta. Con quali criteri non si sa, visto che sono strade che lo scorso anno stavano esattamente così come adesso e non è che sia cambiato nulla.

In compenso:
1) se vi serve uno zerbino quasi nuovo, andatevi a fare un giro che ce ne sono infiniti, dappertutto, anche nuovi
2) ho scoperto un posto che mi dà l' idea che se dovessi trovarmi in panne all' Aquila, basterebbe essere muniti di sacco a pelo per andarci a dormire tranquilli e all' asciutto.
3) se fate il corso da sommelier e fate fatica a distinguere i famosi aromi di pietra o polvere, fatevi un giretto all' Aquila che lo capirete benissimo.
4) in via del Guastatore hanno aperto una pizzeria.
5) Al bar Nurzia a Capopiazza comprare sempre dei torroni, anche se hanno pure miele, dolci, liquori alla genziana, salamini e altre cosette, che la vita è una valle di lacrime ma mangiare consola.

Ho salutato Anna al volo che l' assemblea cittadina era ancora in corso, sono una vigliacca perchè in pubblico mi vergogno a fare foto alla città, ma quando mi sono imboscata nei vicoli in cui il silenzio era pesante come le pietre e la mia voce nel rispondere a una telefonata rimbombava con l' eco non ho potuto fare a meno di cedere a questo mio personalissimo pellegrinaggio.

Altre case in cui ho dormito seguiranno quando mi riaprono pure quei vicoli lì.

Poi sono andata alla pizzeria Vesuvio con zio Giovannino e Titti, che meno male che i parenti all' Aquila ancora ce l' ho. Che per fortuna gli aquilani sono testardi, come tutti i montanari e col cavolo che li schiodi. Titti è la mia cuginetta che alcuni mesi dopo il terremoto ha mollato il lavoro sicuro in banca a Milano (tra le incomprensioni dei fratelli, quello che sta a Milano e quello che stava all' Aquila e voleva andarsene da lì) per tornare all' Aquila a fare la volontaria della Croce Rossa e mi diceva: " Loro non lo sanno che ho più bisogno io di loro che loro di me".


A cena Titti ci aggiorna:
"Mio fratello mi ha mandato il bando del concordo alla Banca d' Italia, ancora non si rassegna a cercare di pilotare la mia carriera".
"Tuo fratello non l' ha ancora capito che da qui non ti schioda nessuno".
"Ecco, l' hai capito meglio tu che stai in Olanda".

Aquilani, che vi dicevo.

(Io Intanto stasera vado dalla Lanconelli a Faenza per due giorni di Festival di Musica nelle Aie, che è sempre meglio che sbronzarsi e basta per dimenticare).

lunedì 2 maggio 2011

Vivere di scrittura.

Sul blog di Loredana Lipperini c' è questa interessante discussione sull' apprendistato giornalistico sul web. Ovviamente questo era lo spunto, poi la questione si è allargata.

Volevo aggiungere un commento ragionato a tutti gli spunti che la discussione nel commentario mi ha suscitata, ma è davvero troppo lunga per le regole di buona creanza. Ho pensato quindi di sportare qui le mie riflessioni, ma vi invito ad andarvi a leggere tutto il resto, perchè trovo importanti tutti i punti. E visto che siamo nel mezzo di cui discutiamo, mi farebbe un gran piacere sentire anche le vostre opinioni.

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Mi sembra molto interessante questo scambiarsi e intrecciarsi di elementi, perchè ogni reazione ne tira fuori una sfaccettatura. Vediamo se mi ricapo.

Leggendo il vademecum in questione quello che mi colpisce è il tono paternalistico. Hai voglia a dire che la rivista non è una scuola elementare ma un liceo, il tono è quello di chi insegna ai bambini del nido la differenza tra pannolino e continenza (a parte che quest' ultimo insegnamento è notevolmente più importante e rilevante nella nostra vita). Il che mi fa credere che ci siano tra gli aspiranti redattori parecchi di quelli che da noi si chiamano acchiappagalline.

Questo ci porta al discorso professionista verso dilettante: a un professionista non hai bisogno di dire i 3/4 di quello che sta nel vademecum, e soprattutto un professionista serio lo decide da se se è in grado di scrivere o meno 2, 3, 4 pezzi sullo stesso argomento senza ripetersi. A me alcune volte è riuscito benissimo.

Certo, e qui si arriva a chi lavora gratis e/o per imparare, uno che lavora in questi termini ti procura comunque un sacco di lavoro extra di editing per rendere pubblicabile un articolo (ammesso che poi la qualità di certe pubblicazioni sia davvero a questi livelli eccelsi). Non conveniva pagare, anche poco, una persona di cui sai che ti consegna i pezzi in tempo, della lunghezza concordata e non una battuta di meno o di più, usa le convenzioni della rivista ecc. ecc.? Sarebbe questo il messaggio da far passare e su cui concentrare gli sforzi.

Zauberei invita a valutare il contesto, se chiedi soldi rischi di sembrare talmente professionale, forse troppo, e allora prendono un altro. Zau, ti do tanta ragione, ma se il contesto non cominciamo a cambiarlo noi in prima persona rifiutandoci semplicemente di lavorare gratis, che ne parliamo a fare? (E noto con piacere che anche tu, come me, hai uno stile totalmente diverso rispetto a quello del blog, quando scrivi i commenti nei blog altrui).

Il che ci porta all' imprescindibilità del lavoro pagnotta, che però appunto mi rifiuto di vedere come vita vera VS hobbismo. Io sono una libera professionista il che significa che affitto il mio tempo qualificato a chi mi paga. Che in questo tempo io organizzi una fiera, faccia l' interprete a un congresso, traduca le istruzioni di un asciugacapelli, mi inventi un corso di scrittura, scriva un ricettario, corregga testi altrui o tenga degustazioni guidate di vini, mi dovete pagare e io vi emetto fattura.

Come ci sono arrivata alla committenza: ci ho messo 20 anni, agli inizi come tutti ho fatto gratis cose che non sapevo fare benissimo, con l' accordo esplicito che in caso di soddisfazione la terza cominciavano a pagarmi.

La rivista olandese per cui scrivo da 8 anni di cucina italiana l' ho contattata il giorno che è stata rilevata da un gruppo editoriale di cui ero nella mailing list e che mi aveva mandato un comunicato dicendo che una rubrica di cucina era il mio sogno da una vita, non è che nella nuova versione volete farne una? Si, mi dicono, ma abbiamo già qualcuno. Esce il primo numero, la prima rubrica scritta in modo platealmente incompetente - bene, se questo è il nuovo andazzo editoriale fatti loro, mi dico - due giorni dopo mi chiama il direttore per chiedermi se può venire e parlarne con me perchè non è venuta come volevano loro.

Il mio editore, anche lì, avevamo avuto un contatto e-mail per una cosa diversa, gli chiedo se visto che lui ha giornalmente sotto mano i costi, quanto costa materialmente produrre un libro che avevo in mente per la fondazione con cui collaboro, mi dice: mandami 5 pagine, una sinossi e una lunghezza prevista così posso dirtelo con precisione, e poi risponde che me lo pubblicano loro, anticipando 3500 euro di spese per me, fotografo e assistente per la fase di ricerca.

Cosa suggerisco a un giovane che vuole cominciare? Leggi tanto, scrivi tanto, fai tutti i mestieri della scrittura, gira, vedi gente, fai cose e non avere mai paura di proporre un tuo progetto. Impara a fare un business plan delle cose che vuoi proporre, vai alle fiere dell' editoria e chiacchiera con la gente, informati con chi ha già lavorato per questo o per quell' editore. E se ti scegli un editore fai prima i compiti, guarda cosa pubblica, che collane ha, se ha già titoli attinenti alla tua idea, in che modo il tuo progetto completa la sua offerta. Ci vuole un sacco di tempo, come no, ma sparare a zero all' impazzata non serve (signore, dammi la costanza di fare le cose che so benissimo che dovrei fare, ma poi per me no le faccio, però mi viene cos`^bene consigliarle agli altri).

Segui dei corsi solo se pensi che ti insegnino qualcosa che ancora non sai. Altrimenti vai in biblioteca, ti prendi 10 titoli del genere che ti interessa, li leggi e li sezioni per capire di quali elementi sono messi insieme. Leggi manuali che ce ne sono tanti. Leggiti Propp se ancora non l' hai fatto.

E non credere subito che sei un genio incompreso. Dopo 10 anni magari hai imparato qualcosa e sei comunque più sicuro di te stesso. E magari fatti un blog tanto per prendere la mano a scrivere qualcosa tutti i giorni, perchè l' assiduità è tutto.

Non cedere alle sirene del lavoro gratis e degli editori a pagamento. Si, D' Annunzio liceale si è pubblicato le prime cose in proprio, ma aveva il papà ricco ed erano altri tempi. Non fa uin bell' effetto, ecco.

Se per lavoro ti dedichi all' artigianato della scrittura in campi che ritieni al di sotto delle tue ambizioni, prendi in considerazione uno pseudonimo.

Se vuoi scrivere testi teatrali comincia a seguire le prove di una buona compagnia. Lì si che serve fare il galoppino, e magari anche l' attore.

Prova a partecipare a qualche concorso letterario scremando quelli che non ti danno affidamento (e soprattutto non farlo in modo compulsivo) tanto per vedere come va, se ti riesce mantenere il ritmo, tenerti entro la scadenza, darti un pochino di disciplina.

Ecco, meno male che le ho scritte tutte queste belle cose, magari uno di questi giorni mi ricordo pure di farle alla lettera, invece di cedere alle tentazioni centrifughe del mio carattere eclettico.

Orso per le feste

Giovedi dopo il coro Orso può giocare 15 minuti nel giardinetto fuori dalla scuola che va a sbattere contro un palo e in men che non si dica ha un bozzo grosso come un uovo d' oca sulla tempia, tutto blu. Mi precipito nella scuola di teatro al pianoterra (per non farmi due piani di scale fino al bagno del coro) in cerca di acqua, bende e altro e mi trovano una bottiglia da un litro e mezzo di vino bianco fresca di frigo per tentare di sgonfiargli l' uovo. O quanto meno anestetizzarlo. Entrambe falliscono, decido di portarlo a casa anche se ci incastriamo per 3/4 d' ora nel traffico (casa è dal lato opposto della città, ma preciso, nel senso che posso scegliere di prendere la tangenziale est o quella ovest e non fa differenza, anche se tagliare per il centro forse a quell' ora è stata la soluzione migliore).

Si addormenta in macchina e la cosa mi impensierisce. Lo tiro fuori e mentre camminiamo verso la porta la prima cosa che dice, incazzatissimo:
"Ma perchè in questa strada non ci sono antenne?"
"Scusa amore, ma che antenne dici?"
"Ma le antenne del telefono, non ce n' è neanche una, perchè?"
È la botta in testa, mi consolo.

Parcheggio al volo, lo ritrovo sul divano, provo a fargli un impacco che rifiuta, vado a fare di corsa la spesa e incrocio sulla soglia la vicina che mi fa: ma è tremendo quel bozzo di Orso, guarda che ho in casa gli inmpacchi freddi, te lo porto? No grazie, tanto rifiuta di farcisi mettere qualsiasi cosa, ma mi chiedo, ma come l' ha visto?

L' ha visto perchè il grande invalido di Francia era uscito in giardino "ma solo a guardare le piantine, mamma".

A cena MAQ e figlia grande, di passaggio per Amsterdam, grande amore reciproco tra questa quindicenne e i miei figli che per lei si esibiscono, si travestono, cantano e rifiutano di andare a letto.

Poi sveglia ogni ora per vedere se reagisce, come consigliano per le botte in testa. Solo che quest' uomo già ogni mattina ci vogliono 20 minuti di coccole prima di avere cenni di vita e una parola coerente, secondo voi in piena notte reagisce? macchè, sta lì tutto abbandonato anche quando cerco di metterlo in piedi, un bambolotto di pezza, e io con il patema: starà benissimo perchè questa è la sua normale reazione ai tentativi di risveglio o tocca correre al pronto soccorso.

Al mattino decidiamo con il capo di tenerlo a casa a prescindere e farlo riposare, lui prova comunque a salutarlo, lo prende in breccio sempre abbandonato e addormentato come suo solito e gli chiede:
" Orso, amore mi senti? Che giorno è oggi?"
"Venerdì" mugugna a occhi chiusi, e io che mi stavo chiedendo seriamente di mio, ma che domande, non lo so io che cavolo di giorno sarà oggi, strabilio e mi dico: OK, è la botta in testa.

Poi andiamo comunque a scuola, perchè il colloquio messo insieme a fatica con maestra e terapeuta per tirare le fila di questo bambino c' è e ci devo andare, l' altra sua maestra del venerdì ha detto che è il benvenuto in classe mentre io sto a colloquio e che può decidere lui se restarci o no, visto che è l' ultimo giorno prima delle vacanza. Va, si fa il giro d' onore, esibisce il bozzo, fa un disegno del Titanic su 6 fogli legati con il nastro adesivo e poi se lo riporta a casa.

"Posso giocare con Lorenzo?"

Già, Lorenzo oggi è già in vacanza, andiamo a recuperarlo con la sua sorellina e vengono tutti e tre a fare casino quel paio d' ore, e di nascosto io e Rebecca ci guardiamo un paio di foto del Royal Wedding che sua madre aborrisce, ma a noi una principessa in vestito da sposa ci incuriosisce sempre.

Poi a sera si parte e si arriva dai nonni, sabato è la festa della regina e dopo essere stati a lezione di nuoto io e lui prestissimo, entrando dalla porta del personale perchè la piscina era ancora chiusa, e camminando per un pezzettino di bosco per arrivarci perchè la strada che porta in piscina è sventrata per lavori, e lui si innamora die questa " stradina segreta" che abbiamo conosciuto, andiamo tutti al mercato in strada delle cose di seconda mano e gli compriamo un sacco di libri per esercitarsi a leggere, che questo è il punto che impensierisce la maestra, che non rimanga indietro, nella lettura.

Poi ne legge uno e ci strabilia, improvvisamente ha smesso di leggere compitando e pronuncia svelto intere frasette, rallentando solo sulle parole veramente lunghe.

Poi per il resto del weekend hanno corso, urlato, fatto a mazzate come se gli avessero tolto un tappo.

Domenica lezione di nuoto alle 7:45, ripartiamo per Norg passando per stradone di campagna con la galleria di alberi, per prati con mucche, pecore, cavalli e persino due cerbiatti, camminando per la pista ciclabile nel bosco e "tooot toot", un signore in velocipede, quelle bici con tre ruote che si pedalano da sdraiati, tutta rivestita in lamierino e questo pilota con un caschetto che sembrava Joe Falchetto asso della seconda guerra mondiale che ci guarda male perchè camminiamo sulla ciclabile, ma quella c' è di percorribile.

Che poi ci riavviamo verso casa e alla rotatoria un paio di km. dopo
"Guarda mamma, il signore di prima" ed è lui, che gira anche a destra prima di noi e per un po' penso che lo possiamo seguire e guardarcelo, ma lui si fa da parte per farci passare e di nuovo una tranquilla strada di campagna, con case e fattorie, molte con la bandiera esposta perchè era la festa della regina e ci sono molte persone che questa cosa di alzare la bandiera per le feste o i lutti nazionali molti lo fanno.

A casa festeggiamo il compleanno di Oma con torta alle fragole e panna.

E dopo esserci combinati per le feste, con un programma di lezioni di nuoto, abbonamento al parco giochi, eventuali lezioni di tennis con Opa e forse disegnare con la vicina pittrice, abbandoniamo la prole per la settimana di vacanze di maggio e con il capo rientriamo all' ovile, che domani parto pure io per farmi la mia vacanza in Abruzzo con la mamma e festeggiare i compleanni suo e di mio fratello. Anche se in realtà vado ad aiutarla a traslocare, perchè venerdì viene l' ometto che le porterà le cose che vuole avere vicino in Polonia, tanto se a due anni dal terremoto non succede ancora niente, quella casa meglio svuotarla il più possibile.