giovedì 30 aprile 2009

Del matrimonio come periodo ipotetico

Oggi il capo si è alzato, è andato a fare la spesa ed ha preso i cornetti al cioccolato, mi ha preparato la colazione apparecchiando tutto e ricordandomi di non far fuori subito i cornetti senza aspettarlo e poi abbiamo mangiato. E parlato.

Mi ha parlato del suo lavoro. Del fatto che lui non crede di essere una persona molto creativa,anche se il suo ruolo un tot lo richiede. io non sono molto d'accordo e lui ha corretto il tiro dicendo che forse non è creativo nel senso di inventar cose, ma nel senso di migliorare processi esistenti.

E allora mi è venuto in mente che la differenza tra me e lui è che io sono come il congiuntivo: il congiuntivo ti permette di immaginare tutti i mondi possibili, che non esistono, ma potrebbero. Se non esiste, non fa niente, prima o poi mi viene in mente.

Lui invece è come il condizionale: data una situazione di partenza e determinate condizioni da rispettare, poi lui dà il meglio di sé.

Ecco, il nostro matrimonio allora è come il periodo ipotetico.

(E il giorno che ho 5 minuti per allargare la cosa, potrei aggiungere che Orso è nella fase imperativo, Ennio non so bene, forse indicativo).

Il giorno della regina



Il giorno della regina, in Olanda, cade di 30 aprile ed è una delle più grosse mistificazioni che vanno sotto il nome di festa nazionale, come sto per spiegarvi.

Innanzitutto non sai mai che tempo farà ma nell'immaginario collettivo il tempo che avremo in estate si capisce solo dopo la regina.

Perché Maart bijt in z'n staart, ovvero marzo si morde la coda, April doet wat hij wil , aprile fa quel che gli pare e a maggio in genere, con un po' di fortuna, viene una settimana di ondata di calore durante la quale gli improvvidi o si sono tenuti i sandali dell'anno prima o sudano, fanno il cambio di stagione per poi passare il resto del tempo fino all'autunno a bestemmiare ogni volta che gli serve un impermeabile o un maglione. Il che spiega perché in fondo il cambio di stagione qui lo fanno solo le casalinghe italiane.

Comunque festa della regina per modo di dire, nel senso che le fanno una festa come da noi si direbbe di un impiccato recente. Allora, sarà vero quello che dicono gli antimonarchici che la famiglia reale costa un mucchio di soldi, gode di tanti privilegi, mette bocca in cose ai limiti della legalità e a che serve poi veramente?

(A riempire di gossip quelle riviste specializzate all'acqua di rose che hanno qui, che per anni hanno speculato sulle fidanzate di tutti i principi, pure quelli secondari, ovvero i figli delle sorelle della regina, che a mio parere sono sempre stati più simpatici e terra terra dei cugini, poi hanno scialato sui matrimoni reali, poi sulle varie panze, che come un titolo per riprodursi, manco l'acqua di Lourdes signora mia, e poi tutte le feste e le vacanze sulla neve dei vari pargoli, anzi, a questo giro soprattutto pargole che c'è l'alternanza generazionale).

Però scusatemi, in questa festa qui tutti a raccolta i membri della famiglia reale a fare le visite di stato per 3 o 4 città e paesini, a sorridere, stringer mani, esibire cappelli impeccabili le signore, non importa se fuori piove e c'è la tramontana e io al posto loro me ne sarei bella che rimasta a letto con un libro una tazza di the, assisstere alla milionesima danza degli zoccoli e fare una carezza all'ennesima bimba portafiori.

E soprattutto a scendere dalla macchina senza che si veda un millimetro di muntande, che il coach che gli insegna a farlo andrebbe consigliato a tutte quelle dive e divette i cui filmini smutandati stanno su youtube con commenti del tipo "guarda al secondo 2.17 se non è vero che non le porta" e io una volta per puro dovere documentaristico e giornalismo partecipativo ci ho guardato bene, ma né al 2.17 né al 2.18 mi pareva, sarà che ci vedo poco.

Ecco, per dire, sottoporsi di buona grazia alle versioni soft della festa della regina è già di per sé un atto eroico se sei parente alla regina.

Sottoporsi in privato invece alla festa della regina ad Amsterdam, che domani prevedono 800.000 visitatori e chiunque abbia casa in centro è già partito per il weekend dopo aver messo le barricate, è una forma di masochismo che ancora non capisco, ma domani vado in centro anch'io.

Intendiamoci, ci vado perché ho la sede come rifugio bagnomunito, cercherò di arrivarci con qualche genere di conforto e perché ci è avanzata un sacco di roba dal mercatino di primavera, che se non ce lo vendiamo adesso, o lo buttiamo in strada per la nettezza urbana che lo ritiri a fine festa, quando lo facciamo?

Che se ti azzardi a mettere in strada un rifiuto un pelo più grosso del previsto, o mettercelo mezz'ora prima del buio, trovi subito un cartello che ti diffida dal farlo e i vicini chiamano la polizia per farti la spia. Domani invece pulizia grossa.

Il che vi spiega due cose: Attenti ad andare in centro, andateci a piedi, nascondetevi i soldi addosso e non portatevi troppe cose appresso, tranne forse un paio di borsoni dell'IKEA che occupano poco spazio e possono contenere tanto se per caso trovate l'affare della vostra vita.

Che la festa della regina è soprattutto la scusa per sbronzarsi persi, gli amanti del genere, e vendere e comprare roba usata, gli amanti del genere. Poi ti stufi, molli tutto per strada, con quelle due lire ti vai a bere una cosa e chi vuola può spigolare, il resto ci pensa la nettezza urbana.

Che sono tutti precettati il giorno della regina alle 17 precise cominicano a passare e spazzar via tutto e chi s'è visto s'è visto. Tutti gli altri danno l'assalto ai pochi ristoranti aperti e attendono pazientemente del cibo, altri tornano alla stazione e c'è sempre quello che ubriaco comincia ad incamminarsi sui binari bloccando il traffico ferroviario di mezzo paese per quel paio d'ore, mentre polizia e servizi vari devono tenere a bada la massa frustrata che adesso vorrebbe tornare a casa ma non può, e allora ce ne sono altri che cominciano ad incamminarsi sui binari e tutti allegramente passiamo la serata.

Nel frattempo dalle 13 circa di pomeriggio il centro è coperto da un tappeto di 20 cm. minimo di monnezza e bicchieri di plastica schiacciati, battelli ebbri addobbati di gran roba arancione ondeggiano tra i canali, sotto la pioggia dorata dei vari maschi che alla faccia delle infinite toilette portatili che oggi pomeriggio stavano distribuendo per tutto il centro, pisciano direttamente nelle acque chiare e fresche, che quando c'è lo stimolo, va sfogato.

La folla non cammina, procede schiacciata e se sei furbo e fatalista e pesi poco provi a tirarti su e farti trasportare, i piedi a 5 cm da terra.

Insomma, state attenti, siete grandi, divertitevi e se vi succede qualcosa, non lamentatevi. è una bolgia infernale e ci si va se si ama il genere, sennò basta evitare il centro di Amsterdam e tenersi in zone più tranquille.

Fate come gli amici di Pina che domani, guida alla mano, se ne andranno a visitare l'architettura moderna dei bacini portuali orientali, che ho appena scoperto che è così che nelle guide chiamano il mio ex quartiere. basta scendere dal retro della stazione, adare a destra seguendo l'acqua che vi lascerete alla vostra sinistra, prendere il primo ponte a sinistra che trovate e via di scarpe. Giuro che è una zona tranquillissima.

Insomma, non dite che non vi avevo avvertito. Per quanto mi riguarda mi troverete dalle 12 alle 15 in Sint Janstraat 37, il vicoletto a sinistra dell'hotel Kransapolski sul Dam, nel nostro studio con vista sul garage del Krasnapolki.

martedì 28 aprile 2009

Nun n' ja faccio

Ho deciso che in Abruzzo adesso non ci vado. Non ce la faccio proprio. E non sono indispensabile e starei semplicemente tra i piedi, visto che casa mia è inagibile.

In realtà seguo la pancia, anche se mi sento tanto vigliacca.

Rimestare tra le foto



A rimestare tra le foto di due anni fa, in cerca di un filo conduttore per il famoso libro sull'Abruzzo, trovo di tutto. eccoci qui a spasso per Teramo Marina, Daniela ed io.

Dani è megaincinta, e quello splendore di angelo con i cornetti che le circola intorno di questi tempi ancora non l'avevamo visto in faccia. Marina ha qui i capelli che insisteva a farsi tempo fa, quando invece quelli che ha adesso sono tanto più lei (Mari, fai un commento, così si vede il nuovo taglio nella foto). Io, io vabbé sono io, con lo scialle di mia madre, che un maggio freddo in Abruzzo come quell'anno lì non me lo ricordavo, noi eravamo andate belle primaverili.

Allora manco lo sapevamo come avremmo collaborato strette strette e continuamente in collegamento, come le due settimane scorse per mettere su lo spettacolo per l'Abruzzo. E invece abbiamo fatto anche questa.

La marcia da 4 giorni

Adesso che si avvicina l'estate ricomincia la stagione delle marce da quattro giorni, di giorno o di sera.

Ad Amsterdam dall'8 all'11 giugno si tiene quella serale, per essere precisi la 66esima edizione.

In pratica per quattro sere di seguito si fa un percorso di 5 km. e chi raggiunge il traguardo tutte e quattro le sere, non importa quanto tempo ci mette, riceve la medaglia. La partecipazione è aperta a partire dai 4 anni, i bambini vanno accompagnati da un adulto e si pagano € 3,50 a testa.

Il consiglio genitori della scuola (di cui ricorderò, il capo è tesoriere, quindi fosse la volta buona che smuove il culo anche lui) si fa carico delle iscrizioni e anche di piccoli generi di conforto e bevande per i podisti.

Si parte alle 18:15 senza attendere i ritardatari dlla sala sportiva Zeeburg, in Insulindeweg 1001, preticamente al confine estremo est di amsterdam, prima dei ponti che passano sulle chiuse e vicino al campeggio e al Flevopark.

Chi voglia maggiori informazioni deve cercare sotto Avondvierdaagse.

lunedì 27 aprile 2009

Hit parade da macchina

"Papà, papà, mi fai sentire quella musica che ti piaceva tanto a 16 anni? La numero sette".

L'ultima passione musicale delle belve sono Metallica. Il capo invece un po' alla volta sta ritirando fuori i suoi CD preferiti, e in mancanza di spazio in casa, se li mette in macchina.

Adesso è la volta della Nona, che lui è un Beethoveniano convinto, diretta da von Karajan.
"Ci pensi che questa registrazione ha quasi cinquant'anni?"

"Si, ma intanto che mi accompagni mi fai almeno sentire l'inno alla gioia?"

Che io avrò pure tra i piedi dei maschi dai raffinati gusti musicali, ma per me, se non l'hanno usato come jingle pubblicitario, qualsiasi cosa mi dice poco.

Meno male che quando guido da sola mi sfogo con gospel e Joan Osborne a palla.
Non se la meritano una barbara culturale come me, in famiglia.

Per fortuna due mattine alla settimana portiamo a scuola le bimbe della casa accanto, e così l'altra mattina mi sono aggiornata su Christina Aguilera. Che ci sono di questi nomi (Britney Spears è un'altra) che persino io conosco per sentito dire, ma il piacere di ascoltarmele consapevolmente finora mi era mancato.

non so, sarà una di quelle cose maschi/femmine? Metallica VS Christina Aguilera?

domenica 26 aprile 2009

Habent omnes uolucres nidos inceptos nisi ego et tu. Quid expectamus nunc.

Questa è la traduzione latina della più antica attestazione scritta di un dialetto germanico, un poema che risale alla fine dell'XI secolo e che nella versione originale fa:

Hebban olla uogala nestas
hagunnan hinase hi(c) (a)nda
thu uuat unbidan uue nu


barbaramente tradoto come:

Visto che tutti gli uccelli hanno cominciato a fare il nido tranne noi due, mi dici cosa stiamo aspettando?

Ci ho pensato gli ultimi due giorni ogni volta che prendo il traghetto da Ijplein verso la stazione e viceversa. Perché dalle parti dell'ingresso del porticciolo Sixhaven nuota un cigno.

Ora di cigni che nuotano in tutte le acque cignonatabili della zona ne vediamo tutto l'anno. Solo che in genere sono in due. Questo invece è da solo, e oggi l'ho pure visto sbattere le ali in maniera molto minacciosa.

Secondo me da quelle parti ci deve essere un nido. Un buon punto, direi.

Non come la giovane coppia imbranata di papere di qualche anno fa, che non aveva trovato di meglio che farsi un nido su una delle barchette ormeggiate in Majanggracht, che oltre ad aver fatto un nido ciofeca che si smontava da tutte le parti, le uova gli rotolavano ovunque e parecchie in acqua o si spiaccicavano.

Alla fine il primo anatroccolo che è uscito delle due o tre uova rimaste si aggirava per la barchetta, dall'orlo troppo alto perché potesse scendere in acqua, e poi lo abbiamo trovato morto spiaccicafo accanto al nido.

Un dramma, con tutti i bambini che mattino e sera passavano di lì, qualcuno ha chiamato l'ambulanza degli animali, un'anima pietosa lo ha coperto. poi un bel giorno sono scomparsi tutti i volatili di quella barchetta degli orrori ed sono rimaste due frasche in croce di nido, che alla fine il proprietario della barca ha buttato via quando si è deciso a venire a fare quel po' di manutenzione primaverile necessaria a salpare.

Per dire che insomma si è aperta la stagione dei nidi. E anche allo zoo hanno riaperto l'incubatrice, dove ogni volta andiamo subito a vedere se ci sono pulcini in procinto di uscire dall'uovo, e in genere c'è sempre un uovo che freme, che ha un buchino, a cui manca un pezzo, mentre due o tre pulcini bagnati lì accanto sotto la lampada cercano di mettersi su.

E prima di andare via torniamo a vedere se ci sono stati cambiamenti degni di rilievo.

Così ieri, dove in un attimo di disattenzione, Orso che doveva raggiungere con Isadora il fratello e gli amichetti in incubatrice, ne ha approfittato per darsi alla fuga.

Dopo una ventina di minuti di ricerche, quando stavo descrivendolo alla sicurezza vicino all'ingresso, un signore da fuori me lo ha riconsegnato. Pare lo abbia beccato al primo incrocio, avanti alle strisce pedonali e il semaforo, piangente, che diceva: la mia mamma ha attraversato e se n'è andata.

Bene, perlomeno dalla fuga e cazziata della volta scorsa una cosa l'ha capita. Non attraversare gli stradoni da solo e se necessario, farlo sulle strisce. Però continua ad andare quei 100 mt. oltre a dove lo cercherei io.

Stavolta gli ho spiegato che se si perde in un posto con un ingresso, non deve uscire ma aspettarmi lì e chiedere ai signori che ci lavorano di aiutarlo a trovarmi.

Ma sempre più sto considerando la chip sottocutanea. Magari in forma di targhetta dati da appendere al collare. Però magari è la stagione dei nidi e anche lui sta cercando di uscire con le proprie forze dal suo.

Il che, se penso che mia madre per anni mi usava la metafora della mamma uccello che quando è ora di imparare a volare i pulcini paurosi li deve buttare giù lei altrimenti non imparano mai a sopravvivere, e me l'ha comunicato proprio tanto bene questa funzione emancipatoria da sé delle madri di figli, direi che è solo il prodotto riuscito di un approccio pedagogico.

Un po' presto, però.
(Povero, stavolta si è messo tanta paura lui).

sabato 25 aprile 2009

L'ordine come igiene mentale

Il capo stamattina sta stanco (sono due o tre settimane che si alza alle 5 per mettersi a pari con il lavoro e va avanti fino alle 23, quando mi si addormenta sul laptop a letto), scazzato, demotivato e la sua soglia di sopportazione del disordine è stata superata eoni fa.

Avrebbe una riunione della società studentesca di cui è stato membro per un anno, e io gioisco sempre delle occasioni sociali che si procura senza che sia io ad organizzargliele. I figli partono stasera prima che lui rientri, e gli ha promesso di montare la pista delle macchinine con loro.

Ha sbuffato, bestemmiato e predicato per tutta la durata della colazione, in cui per motivi suoi ha deciso che la pappa ai cereali ai figli la faceva lui. Scocciandosi ogni volta che un cucchiaio non gli si materializzava tra le dita, il ltte gli si versava ecc.

Adesso sta sopra e ovviamente prima di montare la pista, bisogna trovare i pezzi, cosa che gli ha dato occasione per decidere di mettere a posto, archiviare e scremare i giocattoli dei bambini. Ogni tanto sento un urlaccio.

Perché i bambini vorrebbero giocare con lui, mentre lui vorrebbe solo che o lo aiutino, o si tolgano dai piedi metnre lui riordina.

Santo metodo, sante parole, santi propositi.

è una bella giornata di sole, potrei finalmente salvare le piante in attesa di interramento in giardino, strappare le erbacce, mettere in ordine, buttare la monnezza, piangere sulla bicicarro perduta.

Per cui: amore, perché non ti togli dai coglioni e vai a portare il tuo cattivo umore alla riunione, che almeno non rovini la giornata a noi?

No, dico, il talento che hanno certi uomini che a casa vedi poco (e che ti mancano immensamente tutto il tempo che non ci sono) per farti desiderare di non averli tra i piedi quei cinque minuti che a casa ci sono e hanno pure deciso di dedicarli ai figli.

Mi vesto e vado a estirpar erbacce, va.

venerdì 24 aprile 2009

Dopo il diluvio

Sono distrutta. Stamattina fuori casa non c'era la bicicarro. Non so se me l'hanno rubata, se nel vuoto di testa dei giorni scorsi l'ho lasciata legata altrove (non mi pare). Non so, non riesco a pensare, da stamattina rpesso oppressa dalla stanchezza lavoro ed appuntamenti non rimandabili.

Ho ripreso i bambini dal doposcuola dopo averli abbandonati ieri mattina a scuola ed affidati a genitori di amichetti. Uno che li ha presi alle 14:30 e li ha portati alle 15:45 a percussioni. Una, la moglie del maestro di percussioni che alle 16: 45 è passata a prendersi Orso che ha dormito da loro anche se lui era pienamente convinto che avrebbe dormito altrove. Il marito di lei, che dopo la lezione si è riportato a casa Ennio, che è riuscito a cadere e sfregiarsi un ginocchio, e comunque alle 18 lo è venuto a prendere la madre dell'altro amichetto da cui ha dormito.

Non sembravano neanche troppo traumatizzati. Forse si sono divertiti.

E io domani li devo chiamare ed almeno ringraziarli, che non li rivedo fin dopo le vacanze.


Non so neanche se da domenica sera l'ho poi più usata la bici mancante, il cui pensiero mi ha ossessionata tutto il giorno. Comunque: domani sera i nonni vengono a prendersi le belve per le due settimane di vacanza. In questo tempo devo decidermi a trovare un'impresa che metta il riscaldamento a opavimento, ordinare le piastrelle e dare una mossa alla ristrutturazione di questa casa.

Mettere in ordine, spalare il letame da camera mia (magari ritrovo la bici, che ne sai).

Adesso mi sa che vado a dormire.

Domani è un altro giorno, come diceva Scarlet o'Hara. Anche se io preferisco la battuta di Rhett Butler:

"Frankly, my dear, I don't give a damn".

Prima di dormire all'eventuale fregatore di bici, la famosa maledizione.

Ricapitoliamo (moi)

Allora mettiamola così, in dieci giorni molto scarsi e con l'aiuto di tutti i miei amici e compagni di mille avventure ho messo insieme un evento che a voler buttare, solo di spese vive poteva costare un 30.000 euro. E mi sto tenendo stretta. Noi l'abbiamo fatto a costo zero.

È venuto bene. Non mi sono stressata all'ultimo minuto, ho delegato quello che potevo delegare, mi sono incazzata a quattr'occhi con coloro con cui lo potevo fare per sfogarmi, mi sono presa un mare di soddisfazioni. È andato bene praticamente tutto.

Le persone che per me contano sono venute, hanno partecipato e aiutato. Ma già la sola presenza di quelli che c'erano per me vale milioni. Ho conosciuto in questa circostanza altre persone generose e spaventosamente in gamba. Ho imparato come si gestisce la Marghe (ovvero, affidandola a Ruvy), che non ha bisogno di essere gestita, ma assecondata, come tutti quelli che fanno cose bellissime.

Il capo è una meraviglia della natura. Proprio oggi ne ho tessuto un peana al mio bastardo preferito che stava impacchettando lampade e attrezzature che avrei dovuto portargli alla chiesa. Il bastardo mi ha assecondata di cuore, che anche lui pensa esattamente lo stesso di sua moglie.

E vedere come la fotografava dal balcone innamoratissimo (quanto possono raccontare gli scatti di una macchinetta), mentre lei con un repertorio di 4 canzoni gli ha suonato e cantato esattamente quello che pensa di lui, beh, sono cose belle.

Insomma, tutti loveandpeace, a parte l'incazzatura con il ristorante in cui siamo finiti, in cui ci hanno trattato a pesci in faccia, ci hanno rifiutato il dolce e fondamentalmente fatto capire che potevamo tranquillamente toglierci dai coglioni alla modica cifra di 211,50 euro.

(Si tratta, lo ricordo, di Casa di David, un posto che sono riuscita ad evitare per i 12 anni che sono vissuta ad Amsterdam e così spero anche di voi. Che se ci andate in comitiva vi spalmano su tre tavoli in tre punti diversi della sala e se ti sembra che si potrebbe fare una tavolata, ti dicono di far pure da te).

La cosa più bella sono state le benedizioni dei tre vigilantes surinamesi, che secondo me mi assolvono dai prossimi trent'anni di cattiveria. E come mi metto a piangere io mentre recito riducendo la sala in lacrime, forse dovrei brevettarlo.

Sono venute due radio a intervistarci durante la serata, le 2 TV hanno dovuto rimandare con dolore che è morto stasera Martin Bril, uno scrittore e giornalista che seguivo volentieri e mi dispiace pure che adesso la sua saga di Evelyne, un feuilleton non me la finisce nessuno.

In precedenza ne avevano parlato 2 o 3 riviste nazionali e un paio di radio e TV. persino l'ometto della copisteria, che quando ha letto il testo del cartellone che volevo stampare mi ha fatto: ma siete voi, l'avevo sentito in radio, e poi mi ha fatto lo sconto.

Una domanda sorge quindi spontanea: ma le istituzioni italiane dov'erano? Che l'istituto italiano di cultura il giorno dopo il nostro comunicato stampa battezza un concerto a fine maggio dei Solisti Veneti da tempo programmato come commemorativo per il terremoto, per poi, due giorni dopo, al volo, rimanda un mailing in cui oltre a ricordarlo di nuovo, annunciano per la stessa serata che da noi, una serata di film vecchi come il cucco raffazzonata da matti. Cosa che fanno sempre, ma plateale come stavolta mai.

Comunque il presidente dell'università c'era. Mezz'ora sola, che nessun olandese in quel tipo di funzioni ha un buco libero per i prossimi tre mesi, ma lui l'ha voluto trovare.

E quindi le soddisfazioni, anche finanziarie, ci sono tutte, il notaio ha vidimato e monitorato quello che doveva, il capo mi ha sorpreso con effetti speciali comprando all'asta un'opera di Roberto Caradonna, un artista che conosco e ammiro da tanto, e cosa posso mai voler di più?

Ha ragione Carla, qualcuno ci ha tenuto la mano sopra la testa. Praise the Lord. E io, se c'è crisi, posso sempre riciclarmi come organizzatrice di eventi. Che con le perle che mi ha prestato Marina, faccio un figurone.

martedì 21 aprile 2009

Artisti per l'Abruzzo: Gino Calenda di Tavani


Gino è uno degli Astaroth della prima ora, socio fondatore. Poi ha abbandonato il teatro per seguire la sua altra vocazione artistica.

Per l'asta in favore dell'Abruzzo ci regala tre opere grafiche, ispirate al nostro primo pezzo teatrale, che poi ha dato il nome alla fondazioen Quelli di Astaroth: Astaroth, di Stefano Benni.

Artisti per l'Abruzzo: Lidia Palumbi


È davvero confortante vedere come tanti artisti ci hanno offerto loro opere da mettere all'asta per l'Abruzzo. Siccome comincio sempre prima con le signore, e poi questa signora è anche abruzzese, ecco i due bellissimi pezzi messi a disposizione da Lidia Palumbi. qui sopra una Madonna, e sotto una Figura in bronzo.


Per chi volesse saperne di più su Lidia e il suo lavoro, o volesse contattarla, ecco qui il suo sito e e-mail.

www.palumbi.eu
info@palumbi.eu

Barzellette

Adesso Ennio ha scoperto le barzellette. E le racconta continuamente.
"Cos'è rosso e grigio e va su e giù?"
"?!"
"Un pomodoro dentro un ascensore grigio".

Oppure:

"Come si mette una giraffa nel frigo?"
"Dimmelo tu".
"Apri il frigorifero, togli la roba che c'è dentro, ci metti la giraffa e chiudi lo sportello".
"Ah, va bene, adesso lo so".

"E come si mette invece un elefante nel frigo?"
"La so, la so" urla il capo "Apri lo sportello, togli la giraffa che ci avevi messo prima e poi ci metti l'elefante".

Lui che li asseconda! Ma sono barzellette che conosce anche lui. E poi si scatenano e vanno avanti per ore.

Tipo:
"Ci sono un cavallo, una rana e un coniglio.... eccetera".

Sabato a colazione non la smettevano più. allora anche Orso ha voluto raccontare la sua:
"Ci sono... una pecora, un gallo, un falciaerba....una macchina verde, una casa, un treno... e basta".

Signore, dammi la pazienza.
"Perché non ridi?"

Spero solo il capo adesso non cominci a raccontare quelle sue terribili, tipo:
"È blu e sta in un angolo, cos'è?"
"Un bambino di tre anni con un sacchetto di plastica intorno alla testa".
"AAAAArrrgh, sei un mostro".
"No, aspetta aspetta, ne ho un'altra: è verde e sta in un angolo, cos'è?"
"Non lo voglio sapere, stai zitto".
"Lo stesso bambino di prima tre settimane dopo".

Queste me le raccontava prima che avessimo figli, e spero caldamente che se le sia dimenticate, nel frattempo.

I am soooooo relaxed


Non posso dire di non averlo saputo fin dall'inizio: quando mi sono buttata anema e core in questa avventura organizzativa dello spettacolo di beneficenza per l'Abruzzo sapevo solo due cose: sarebbe dovuta diventare una cosa grossa e sarebbe stata un massacro. Per me, intendo

Perché organizzare un evento di questa portata a costo zero e in 10 giorni, sfido chiunque, ma io non l'ho mai fatto prima. Il fatto è che ho gli amici che ho, e mi hanno dimostrato tutti in grande cosa sappiamo fare se ci crediamo veramente.

Il resto del mondo mi ha dimostrato invece che se c'è una buona causa, tutti si buttano volentieri.

Insomma, i rendiconti li farò alla fine, adesso mi consolo con una foto che Antonio di Maggio mi ha fatto durante il trucco dello scorso spettacolo, perché dimostra che io a volte, nelle circostanze giuste e nelle pause tra un grande sforzo, mi so anche rilassare. Quando mi viene male per un attimo, me la guardo e ricomincio.

L'ho spedita ieri all'amante virtuale, che quando non è di virtuale vorrei tanto mi massaggiasse le spalle, ma non lo fa praticamente mai, tranne una volta in cui non c'era altro da fare e infatti mi ha raddrizzata, dicendogli che guardasse che faccia ho, quando mi massaggia (nella segreta speranza si decida a farlo più spesso, visto che dice di volermi bene).

Ha risposto che lui, la faccia che ho io quando sto bene, la conosce benissimo, che non per niente mi fa i workshop di psicomotricità.

Insomma, adesso la conoscete anche voi. Vorrei solo sapere quando me la rivedrò io, semplicemente guardandomi allo specchio. O devo avere in casa solo gli specchi sbagliati in questi giorni.

Cavolo, ho persino il naso dritto, il relax mi elimina le asimmetrie. Ma cosa sarà mai.

sabato 18 aprile 2009

Gli amanti perfetti


Ieri si discuteva delle caratteristiche del perfetto amante e Ruv, che è un cultore della materia, ha esposto una serie di sue teorie, che poi ci impicciamo tutti, comopresa la sottoscritta che non coltiva, ma chissà, come dice sempre la mia mamma, non poniamo limiti alla divina provvidenza, e insomma, questo è il succo.

1) L'amante non interferisce in alcun modo con il funzionamento, più o meno perfetto, del tuo rapporto stabile.

2) È buona e santa cosa scegliersi un amante che abbia un matrimonio a sua volta felice.

3) L'amante va coltivato nei momenti liberi che la vita, il rapporto stabile, la famiglia, gli amici, il lavoro e gli hobby ti lasciano.

4) Non bisogna assolutamente farsi illusioni di innamoramento sull'amante.

5) Se queste, nonostante tutto, dovessero subentrare, troncare subito.

6) Tenere l'amante assolutamente separato dal resto della propria esistenza.

7) Mai e poi mai presentarlo agli amici.

8) Il rapporto con l'amante si basa su parità e reciprocità.



9) L'amante, vero, presunto o virtuale, non deve essere uno strumento per gestire i rapporti con il marito/moglie, e viceversa.

10) L'amante e il resto della tua vita sono due parallele che non si incontrano mai. O che si incontrano all'infinito, ma insomma, due cose separate.

Qui tre foto di Antonio di Maggio del nostro ultimo spettacolo, Venditori, altre ne trovate sulla pagina Facebook dedicata agli Amici di Astaroth. Ma queste mi sembravano belle sul tema amanti.

venerdì 17 aprile 2009

Prima serata di beneficenza in Olanda per le vittime del terremoto in Abruzzo

Comunicato stampa

La fondazione culturale con sede ad Amsterdam Quelli di Astaroth, in collaborazione con l’Università di Amsterdam, organizza uno spettacolo straordinario per raccogliere fondi in favore delle vittime del terremoto in Abruzzo. Si tratta della prima iniziativa pubblica organizzata nei Paesi Bassi.

Il mondo artistico e culturale olandese ha raccolto con entusiasmo questo invito a partecipare. La serata si terrà giovedi 23 aprile, dalle 18 alle 21, presso la Oude Lutherse Kerk/Aula Magna dell’Università di Amsterdam, Singel 411 in AmsterdamIl titolo dello spettacolo è “Een reis door Abruzzo – Viaggio in Abruzzo”.

Parteciperanno, oltre agli artisti di Quelli di Astaroth, la mezzosoprano Carla Regina, Toneelgroep Amsterdam, il cantante Tenedle, la coreografa Margherita Bencini e tanti altri esponenti delle arti e della cultura italo-olandese ad Amsterdam. Nel corso della serata verranno messe all’asta le foto abruzzesi di Antonio Di Maggio, gentilmente messe a disposizione. Altri artisti offriranno le proprie opere per la raccolta fondi.

I fondi raccolti tramite biglietti d’ingresso e donazioni saranno usati per la ricostruzione dell’Università de L’Aquila, permettendo una più rapida ripresa della vita accademica in Abruzzo. Si cercherà inoltre di rafforzare i legami tra l’Università di Amsterdam e quella dell’Aquila.

I fondi saranno monitorati dal kandidaat-notaris Jan Schouten di Amsterdam.

Per informazioni sulle attività della Fondazione Quelli di Astaroth si veda www.ondaitaliana.org

Per informazioni sull’Università di Amsterdam si veda www.uva.nl

giovedì 16 aprile 2009

Ci siamo: artisti e Università per l'Abruzzo



Oggi, facendo a meno del consueto tempo tecnico di 3 settimane ("Grazie per essere venuti con un preavviso così breve", ci hanno pure detto) l'Università di Amsterdam ci ha confermato di voler ospitare lo spettacolo di beneficenza sull'Abruzzo nella loro bellissima Aula Magna, ovvero la Lutherse Kerk, una chiesa sullo Spui, centralissima.

A loro sembra bello partecipare alla rinascita di una città universitaria, magari appunto con dei progetti mirati che verranno esaminati con cura in seguito, dopo la fase di emergenza. Per noi è anche un riconoscimento di quel lavoro di produzione e promozione della cultura italiana, che da sei anni portiamo avanti con mezzi finanziari vicini allo zero. Si fidano di noi, e manco ci conoscono.

Ora comincia la seconda corsa contro il tempo: la serata è giovedì sera, 23 aprile, dalle 18 alle 21.

Finalmente posso dire a tutti coloro che si sono spontaneamente offerti di fare insieme qualcosa per raccogliere fondi per il terremoto dove e quando agiremo. Adesso si lavorerà sul cosa. E promette di diventare uno spettacolo bellissimo, dato anche l'alto valore professionale dei partner coinvolti.

Insomma, vi terrò aggiornati anche su questa impresa, inaspettata, enorme, ma che parte dal cuore, e come tutte le cose che partono dal cuore può solo diventare bellissima.

La foto che vedete sopra (sempre di Antonio di Maggio) proviene dal nostro spettacolo di due anni fa, Anders, che era incentrato sulla diversità e l'alterità. Qualcosa di quel viaggio verso l'altro da noi tornerà anche in questo viaggio, che in spirito ci porterà verso l'Abruzzo, senza muoverci da Amsterdam.

Fuga

Ieri, approfittando del sole e perché proprio non potevo far altro in giro ce ne andammo per la città, a fare 1000 commissioni rimandate e mangiare un gelato al Landskroon, che, signore e signori, ha riaperto il banco frigo per la stagione.

E sul Keizersgracht, un po' prima del Rozengracht, ho sentito i rintocchi del campanile della Westerkerk (si, gli stessi che sentiva Anne Frank, per chi ha fatto del diario la propria Bibbia adolescenziale) ed Ennio ha sclerato.

Cioè, si è messo a piangere, che lui voleva andare al giardinetto dietro casa, che chiude alle cinque. Un dramma, perché non la finiva più e io ho cominicato a prendere tutte le stradine sbagliate nel Jordaan, e poi avevo la ferma intenzione di andare da Niemeijer a comprare il pane e chiedere di Alice, che poi ci sono rrivata e il pane l'ho comprato, con un Ennio ce piangeva in bici e un Orso che si ricordava benissimo che sopra c'era il cesto dei giochi e ci si è imboscato.

Alla fine arriviamo a Noord e li scarico direttamente al giardinetto, che come sospettavo, dal 1 aprile chiude alle 18.

"Quando chiude tornate insieme a casa. Capito? IN-SIE-ME".
"IN-SIE-ME"mi ripete un mostro novenne caraibico che sta uscendo in quel momento. Mhhhm.

Non ci posso credere. Siamo a casa armi e bagagli, sono solo le cinque ed ho un'intera ora di pace per cucinare, fare e disfare e piegare un paio di lavatrici e asciugatrici, quelle cose odiose che le madri però, basta che le possano fare senza interruzioni e senza deadline, manco un pomeriggio alla beauty farm, che noi madri è così che siamo, delle povere fesse.

Poi decido che posso anche fare pasta e broccoli e vado a comprare il broccolo. E rientro e vedo arrivare Ennio sul marciapiede, da solo.
"Dov'è Orso?"
"È andato al giardinetto della pizzeria di ieri, io gliel'ho detto".

Vorrei dire che sono balzata come una furia sulla bici per recuperarlo, che questa è una fuga vera e propria, stiamo parlando di un altro isolato, di uno stradone da attraversare, anche di un bel pezzo di strada da fare, insomma, se Ennio non me lo avesse detto lo avrei tranquillamente cercato un paio d'pore da tuttaltra parte.

Invece lui è lì. Lo chiamo, parcheggio la bici, mi tolgo le scarpe e gli vado incontro sulla sabbia con il passo e tutto il body-language della madre che non ti ammazza, ma solo perché ciai culo.

Con calma gli spiego che doveva tornare alle 18 insieme al fratello, che nessuno gli ha detto che poteva stare lì e che attraversare lo stradone è pericolosissimo. A letto subito e niente computer fino a domenica. Con altrettanta calma non si manco impressiona.

Pi a casa lo ignoro e mi metto a cucinare, lui decide di piangere e ci accordiamo che se va subito sopra a mettersi il pigiama può mangiare, prima di andare a letto.

Poi lui rivolta la situazione decidendo che deve mettersi il pigiama da Batman de fratello e si spoglia da solo (questo si) e me lo porta giù, e non riesce a metterlo e lo aiuto, e sta con me in corridoio mentre gli aprlo dalla cucina, purché non vada a vedere i cartoni di Tom 7 Jerry, perché è in castigo.

"E allora devono multati, mamma sai? Se fai così ti multano".

Poi gli spiego che davero quella strada è pericolosa, se ha attraversato sulle strisce (col cavolo e lo so, so che strada ha fatto e so che arrivare alle strisce è tutta una deviazione che ti eviti se puoi attraversare dritto).

"Ma io ho guardato bene e non c'era niente macchine".

Poi gli chiedo di aiutarmi ad apparecchiare, e comincio con le posate, e non lo rivedo più, ma si mette da tavola a guardare il csrtone sul computer, come se la dstanza annulli un attimo la trasgressione al castigo.

Poi mangiamo e mangia bene, nonostante insista che il verde nella pasta non gli piace. Ennio invece dichiara di amarlo moltissimo, ma mi lascia mezzo piatto, che comunque era un piattone.

Io non mi illudo neanche per un secondo che questa sia l'ultima fuga di Orso, tutt'altro. Mi ha appena rotto un dogma, con cui mi consolavo finora: che a lui piace andarsene per spirito di indipendenza, ma mai troppo lontano per prudenza. Adesso so che devo cominicare a cercarlo più in là.

Ma se almeno ci mettiamo d'accordo che la prossima volta prima passa da casa se vuole cambire giardino e poi ce lo porto e lo vado a riprendere io, questo secondo me è già un passo avanti.

D'altronde, mi sento più tranquilla qui con gli stradoni, le giornate lunghe che tutti sono in strada o in giardino, con tanti bambini che stanno da soli in strada e Ors che n fondo conosce queste due strade e a casa ci sa tornare, che sull'isola, con tutte le barche e i canali.

Perché una chip con GPS sottopelle non posso fargliela impiantare, anche se vorrei, ed è meglio allora che mi diventi lui un po' street-wise, che in fondo lo so da quando ha 7 mesi ed è andato al nido la prima volta, che questo mio figlio alla fine se la sa tanto cavare da sé. solo, ecco, preferirei mi avvertisse su quale parte di mondo intende andare ad esplorare di volta in volta.

mercoledì 15 aprile 2009

Domenica mercatino dell'usato: da non perdere

Questa domenica, alla Scuola d'Italia ad Amsterdam, in Sint Janstraat 37 (dietro il Dam, la stradina sulla sinistra dell'Hotel Krasnapolski), si terrà un mercatino dell'usato. Chi ha cose da regalare per il mercatino, o chi vuole venire ad annusare è il benvenuto dalle 14 alle 17:30, poi si sgombra che c'è una riunione.

L'idea è di combinare un pomeriggio in compagnia sgranocchiando biscottini, con una raccolta fondi informale per arredare meglio la scuola. chi trova qualcosa di suo gradimento la porta via, lasciando un' offerta a propria discrezione per la cassa della fondazione.

Abbiamo già una credenza vintage, due mute da sub, un carrellino da archivio e relative cartelline nuove, un casco da parrucchiera praticamente d'antiquariato perfettamente funzionante, libri di quelli che leggi con piacere ma non intendi lasciare alla posterità (o come me, avete traslocato e la nuova libreria è più piccola della vecchia), vestiti in ottimo stato (matrimoni e cerimonie di primavera in vista? fatevi un giro), scarpe di cui ci si è innamorati in un momento di folgorazione, ma l'amore non è stato ricambiato, ammennicoli vari, decori di scena a cui poi abbiamo rinunciato, o abbiamo rinunciato alle repliche, il tutto in buono stato.

E questa è fondamentalmente la differenza con il mercatino dell'usato generale che sta per arrivare da queste parti.

Ad Amsterdam per la festa della regina il 30 aprile si può fare il mercato libero. Cioè, chi vuole si mette per strada, in giardino, su una panchina o dove vuole e mette su un mercatino delle cose di cui si vuole liberare.

I bambini lo fanno con i giocattoli e i libri vecchi, i grandi con quello che è emerso dalle pulizie di primavera. L'idea è che i prezzi debbano essere molto bassi e tutti si divertono a comprare e vendere. L'unica cosa che nel tempo hanno regolamentato sono gli alimenti per chi lo fa commercialmente. Ma i figli della mia vicina americana, per esempio, mettevano su un banchetto di muffin e brownies, e la prima volta ci sono rimasti malissimo quando gliene ho preso subito la metà. Ecco, quello non c'è problema.

In realtà anche se il mito dell'affare a due centesimi persiste, si trovano poi alla fine o schifezze, o cose che costano più di quello che ti fidi a comprare per strada da uno sconosciuto. E alla fine lasciano tutto per strada, che tanto alle 17 passa la pulizia stradale e mette tutto a posto. Ecco, si fa prima a fingere di vendere sotto casa che a portare il pattume al secchio il giorno del ritiro rifiuti straordinari. Chiara la faccenda?

Per cui se avete case e librerie da arredare, curiosità da soddisfare, guardarobi sani di taglie ottimiste o disperate in cui non rientrerete mai più (guardiamo in faccia la realtà, invecchiando si ingrassa, chi dimagrisce drasticamente o ha una forza di volonta che manco l'Alfieri, o gli è capitato qualcosa di brutto di quello che non auguri a nessuno). e non tutti abbiamo la fortuna di avere amici di una taglia precisa sotto la nostra con cui fare scambi.

Per cui abbiamo deciso di farci gli scambi e rivedere o conoscere nuovi amici. Insoma, è primavera, una scusa per una domenica pomeriggio di cazzeggio ragionato ce la dovevamo pure inventare.

Le regole del gioco
1) se hai qualcosa che vuoi offrire gratuitamente per il mercatino, faccelo sapere: orsovolante(chiocciola)gmail.com o portalo direttamente domenica verso le 14 che lo esponiamo come merita
2) Se trovi qualcosa che ti piace, prendilo e lascia un'offerta nel salvadanaio, che questo lo facciamo per la Fondazione
3) I resi ognuno se li riporta e ne fa quello che vuole o li mette nel container della beneficenza. Se, come me, sei di quelli che non osano buttar via niente che non si sa mai, ci andiamo tutti insieme come rito catartico
4) Il caffé e i biscottini ce li mettiamo noi.

Tanto lo so che alla fine compro più di quello che riesco a dar via.

Natura Artis Magistra

"E chi sono quelli?" fa Ennio.
Sbircio la targhetta:
"Cani selvatici sudafricani".
"E ridono?"
"No, quella è la iena, che sta più avanti".

Siamo appena usciti dal padiglione delle farfalle deserto e un pochino buio per via che fuori ha attacato il crepuscolo. Passiamo esternamente per la vasca delle foche, che abbaiano e chiariscono perché in olandese le chiamino zeehonden ovvero cani di mare.

Poi per un'altra vasca, dove nuotano e si godono gli ultimi raggi di sole delle lontre.
"Mamma, come si chiamano quella specie di rattini piccolini che sono in acqua?"
"Lontre e si, assomigliano a dei grossi topi".

Ci siamo guardati nel planetarium un film sulla barriera corallina e uno sugli astronauti. abbiamo giocato in tuti gli scivoli possibili, mangiato schifezze e passati due volte dall'incubatrice, dove un uovo con crepa della prima volta si era trasformato in pulcino la seconda.

Perché avere il pass annuale dello zoo Artis, e usarlo così poco come facciamo noi è davvero un peccato. E non usarlo l'ultimo giorno delle vacanze di Pasqua, con un tempo bellissimo come ieri, un peccato ancora peggiore.

In chiusura, giochi al parchetto di fronte alla pizzeria Il parco, mentre ordinavo le pizze.

Che mi devo riscattare da un sacco di pomeriggi a piede libero davanti al computer mentre io avevo deadline da rispettare.

martedì 14 aprile 2009

La lepre Pasqualina e la caccia alle uova


Io ci ho messo degli anni, dico la verità, a capire che la grande tradizione di Pasqua in Olanda è la colazione pasquale. che ci si siede tutti a tavola, si dipingono le uova, si mangia abbondantemente e poi la lepre Pasqualina nasconde le uova e i bambini devono trovarle (una tradizione mutuata dall'Inghilterra, ma sono ormai alcune decine di anni che si fa anche qui).

Quest'anno la lepre Pasqualina è stata a scuola, l'abbiamo ritrovata persino in piscina e allora non si scappa, zio Arjan è stato investito del grande ruolo di lepre ed è andato a nascondere una ventina di uova di cioccolato in giardino. Alcune facili per Orso, alcune più complicate per Ennio. E la caccia è cominciata.

È cominciata male perché Orso si è fiondato nella sabbiera e ora che lo abbiamo convinto ad uscirne per cercare le uova, tutte quelle facili erano andate. e senza aver visto la dinamica di ricerca, lui proprio non era né convinto di cercarle, né motivato.

"Qui non ci sono", faceva. Poi ne ha trovata una.
Ennio intanto correva eccitato avanti e indietro che stava quasi scavando il solco sulvialetto del giardino, lui che all'inizio ha proposto di non prendersi ognuno una sua ciotola, ma di metterle tutte insieme, che non era una gara (questo dal bambino che riesce a trasformare in gara tutto, persino chi inghiotte prima un sorso d'acqua). Perché aveva paura di perdere, che così funziona il mio primogenito.

Poi però, avendone già trovate una dozzina lui, ci si è ripensato e se lo contava gelosamente. Orso intanto ne aveva trovate due, e mentre guardava l'aiuola ha trovato qualcosa degno della sua attenzione:
"Guarda, un maggiolino blu" e si è ovviamente precipitato a prenderlo e portarlo a spasso per il giardino dimentico delle uova, della lepre, del cioccolato, di tutto.

"Qui ce ne sono degli altri piccoli", ho buttato lì casualmente, sperando di distrarre Ennio dalla ricerca forsennata delle ultimissime uova, che per fortuna erano quelle nascoste bene.

"Ce ne sono uno due tre quattro cinque, ma che carini" faceva Ennio, che in effetti quei puntolini blu brillante ed iridescente per terra erano davvero bellissimi.

Poi siamo riusciti a fargli cercare le ultime uova. E poi siamo andati tutti in piscina, che a Pasquetta non solo era aperta per le famiglie ma la lepre Pasqualina era passata anche di là.

E il pomeriggio tardi, la pasquetta italiana, a mangiarci una cosa picnicosa alla casetta nel giardino di Lily, che ha un lotto in questo enorme parco, dove ognuno si coccola da pasqua ad ottobre il suo giardinetto, e abbiamo mangiato la colomba. Che anche le bestie Pasqualine differiscono al mondo ed è bene che i miei figli inizino ad apprezzare le differenze. (E gli è pure piaciuta).

venerdì 10 aprile 2009

Funerali, pompini e schedature

E meno male che non mi è venuto in mente di nominare la Carfagna, stasera in radio, sennò ero rovinata. Che i pompini politicizzati, anche gli olandesi sono capaci.

Insomma, cercavano qualcuno stasera per il programma radio Standpunt Café, una mezz'ora imperniata su due argomenti con tre ospiti, seduti a tavolino al baretto della radio. E gli amici hanno segnalato me, che ormai ci ho preso gusto e ci sono andata di corsa.

Cioè, era relativamente presto, dalle 18:30 alle 19. Mi potevo portare i bambini, che si sono poi divertiti tantissimo a guardarmi in tv (non ho idea di cosa gli abbiano propinato) e a giocare ad acchiapparella con Peter, un ragazzo carinissimo della redazione.

Eravamo comunque già vicino alla stazione, perché alle 15 eravamo alla via crucis nella chiesa di san Nicola, ma alla terza caduta dalla croce ci siamo eclissati discretamente, prima che me la realizzassero i miei figli, la via crucis, a me.

Siamo stati a mangiare il gelato, al luna park sul Dam e ci siamo fatti un giro di ruota panorami della la città da così in alto, poi in un pomeriggio di sole quasi estivo, che non so quanti sandali birkenstock non ho visto, in prevalenza argento.

Ma divago. Comunque dopo un paio di altri giri di giostra e prima dello zuccherone filato rosa e giallo ("Ma quello piccolo è questo?", "Si") che me ne hanno lasciato metà e potevano almeno offrirlo a tutti quei turisti che me li fotografavano o se li indicavano, due palle di zucchero filato con un bambino invisibile dietro, e Orso che annunciava, tenendo un'estremità del bastone per mano
"Mamma, guarda, lo mangio come un arrosticino" e chiudiamo la parentesi abruzzese, mi chiamano per confermare e via in stazione, che sono mesi che mi angosciano per farsi un viaggetto in treno, e quindi stavolta ce li ho portati. Con la scusa della radio, che noi m,adri multitasking, come riuniamo noi l'utile con il dilettevole.

Il programma aveva tre ospiti: Paul Depla, assessore laburista a Nimega, Anneke Verwijs, assessore a Rotterdam per la sinistra verde (il partito che voterei, se avessi diritto di voto, che amo la loro segretaria generale) e moi meme, più il presentatore.

Gli argomenti: la criminalità tra i giovani antilliani è un tale problema che alcune città avevano inserito la schedatura etnica. adesso, siccome è anticostituzionale ed illegale devono smettere, Rotterdam vorrebbe prosguire e il partito della signora Verwijs è prevedibilmente contro, a Nimega il Depla sosteneva che ha aiutato moltissimo perché a quel punto subentravano tutta una serie di iniziative per rimettere in formazione e al lavoro questa gioventù sbandata. Io sono contro per principio e visto che la prova l'hanno fatta, mi dimostrino prima che ha avuto effetti positivi.

Altro argomento: le note polarizzazioni in Italia riescono a tacere in questa giornata di lutto nazionale? Come vivono il lutto gli italiani? (o almeno credo fosse questo che volevano sapere, che io mica l'ho capita bene la domanda, infatti ho risposto meglio all'altra).

Hanno aperto con me: signora Summa, se cominciassero a schedare i suoi figli com mezzi italiani, cosa direbbe? A parte che si fa fatica, che hanno un cognome olandese e due facce da patatari, ma sono contro a prescindere, come lo sarei se in Italia me li schedassero come olandesi. E non ci scordiamo dove ci ha portati questa cosa durante la seconda guerra mondiale (che per via della registrazione della religione gli ebrei sono stati deportati con grande senso del dovere senza manco porsi un problema, il che è un po' la vergogna nazionale e punto debole dei batavi, e io che sono bastarda dentro lo so e l'ho detto apposta).

Poi la solita manfrina prevedibile, il Depla che chiedeva alla Verwijs allora perché la discriminazione positiva si e quella negativa no? e lei che diceva, perché in quella positiva non si applica l'Indice per ragazzi a rischio in cui li valutano per supposta pericolosità, e allora come si fa ad aiutarli se non li schediamo, aiutateli come persone e non come gruppo, che stigmatizzi un gruppo inutilmente, dicevo io.

In fondo qual'è il problema? Il comportamento criminale o l'etnicità? se è il primo, scheda il criminale, così lo segui anche se trasloca continuamente per tutta l'Olanda da un parente all'altro e vedi che lo ritrovi, e non schedare un gruppo di cui, il comico antilliano citato in apertura dice: il 13% criminale? E allora, che mi dite dell'onesto 77% che sta tranquillo a casa sul divano a non fare un cazzo grazie al sussidio di disoccupazione?.

Il Depla, poi mi sono ricordata che una volta ho fatto un programma radio con suo fratello, politico anche lui e che hanno lo stesso modo superassertivo e deciso di interrompere la gente e parlare solo loro ed esporre le loro teorie del cazzo (oooh, ma sarebbero di sinistra 'sti due) come se fosse la verità rivelata e chi non la capisce troppo stupido.

Comunque l'ho trovato stimolante e sono passata anch'io al mode "adesso testa di cavolo mi stai a sentire", che sarò fuori esercizio ma se mi ci metto viene bene pure a me.

Poi siamo passati alla questione come affrontiamo il lutto. Con la solidarietà, ho detto io, tutti gli italiani di riffa o di raffa un ricordo personale da terremoto lo hanno, la partecipazione è totale e sentita come ho avuto modo di constatare in questi giorno, l'ho detto e lo ripeto, grazie, già che ci sono.

Se trovo che anche gli olandesi stiano pian piano a diventare più emotivi negli ultimi anni? Se cominciano ad aggredire i poliziotti, sicuramente c'è dell'emotività in gioco, ma i funerali io non saprei, gli altri due giurano di si, che ci stiamo scaldando un pelino anche noi olandesi.

Comunque anni fa avevo fatto una ricerchina sui rituali funebri ed avevo trovato quest'articolo che diceva come nelle civiltà postmoderne il lutto avesse preso il posto del sesso come tabù sociale, quello che se entra nella conversazione imbarazza e la uccide. Invece mi tranquillizzano che sicuramente era così ma che è cambiato. Benone.

Ma la cosa interessante, ho detto, è come (a proposito del fatto che il lutto nazionale è stato molto collegato al discorso venerdì santo, giornata di passione e morte) questo funerale di stato sia stato tanto, ma tanto politico. Dio bonino, ma proprio il cardinal Bertone ci dovevano mandare? O che l'Aquila non ce l'ha un arcivescovo e un paio di monsignori vice, che intervistando uno di loro anni fa, sotto pasqua, ho iniziato la mia carriera di rompicoglioni radiofonico-religiosa?

No, ditemi se è una pippa mia, perché io quando hanno detto Bertone ho fatto questo cortocircuito qui.

Proprio ora che tanti italiani ne hanno un po' le scatole piene di come la religione faccia le politiche in casa nostra, e allora ribadiamolo, questo primato della chiesa, mandiamo Bertone a fare le PR alla caserma della guardia di finanza.

Poi è scaduto il tempo e siamo tornati a casa, per scoprire, una stazione prima della nostra, che il capo ci aspettava ad Hilversum per prelevarci dalla radio ma non si era capito.

E la Carfagna, mi direte? Beh, poi il capo a casa mi ha ricordato che il Depla è quello dello scandalo del pompino sotto la tettoia delle biciclette al termine di un combattuto consiglio comunale, ripreso a insaputa dei protagonisti dalle telecamere della sicurezza. Ecchessarà mai, mi direte voi. Beh, che glielo ha fatto la collega del partito liberale, avversaria politica.

"Ti sei persa un'occasione" mi fa il capo.

Che non solo le schedature e i funerali riuniscono gli opposti, ma gli olandesi ci comincio a credere che stanno diventandomi tutti emotivi e caldi: pure il sesso per le convergenze parallele.

Il merlot mediatico

Per Pasqua (meno male che andiamo dai suoceri e devo organizzare poco) farò bella figura con il pater familias grazie ai vini che mi hanno regalato TV e Radio.

Pauw & Witteman un San Huberto Crianza, Merlot argentino del 2007, in un elegante sacchettino di carta argento con lo sticker del logo sopra.

NCRV, al cui programma radio ho partecipato stasera, un Libertas 2008, merlot sudafricano Western Cape.

Ci faremo un analisi comparativa dei due al pranzo di Pasqua, và.

Comunque, lo dico ai produttori ed altri interessati, il merlot che costa poco evidentemente tira da queste parti.

Considerazioni sparse

Ma molto sparse

1) dopo attenta e matura riflessione, non me la sento di infierire ulteriormente sul povero Silvio Berlusconi per le famigerate espressioni vacanziere da lui rivolte alle vittime del terremoto. non basta un voto per fare uno statista. Non è colpa sua se è il tipo di persona completamente impreparata a gestire una catastrofe emotiva, prima che materiale, di questo tipo.

Mettiamoci la mano sul cuore: ma cosa gli dici a gente che ha perso tutto, che ha scavato con le mani nelle macerie per tirar fuori i parenti e i vicini, che si è ritrovata in mutande per strada dopo che tutto gli crollava intorno, che stanno lì e ancora non si capacitano.

Ci vuole un'empatia, una tempra umana e morale che pochi hanno, e che sicuramente ai nostri politici nessuno insegna a gestire. Bisogna aver sofferto nella vita. Inutile fare paragoni, le gaffe a sproposito chi è un personaggio pubblico ha infinite occasioni di farle. Ma pensiamo a un Pertini, che magari di papere ha pure fatto le sue. Però in queste occasioni era un grande.

Un sacerdote, un insegnante, una persona che non ha paura di guardarsi dentro e vedere che di fronte a certe situazioni le parole non ci sono, avrebbe fatto meglio.

Ma nessuno ha eletto Berlusconi per le sue capacità umane o morali, per la sua profondità umanistica e culturale: chi lo ha eletto lo ha fatto perché pensava che un manager, un imprenditore, se sa mandare avanti la sua azienda saprà pur mandare avanti una nazione.

Oggi ci rendiamo conto che una nazione non è fatta di processi economici o industriali, una nazione è fatta di gente e va portata avanti tenendo conto della gente. E la gente, è fatta anche di sudore, lacrime, sangue, sentimenti e dolore. E rispetto.

Rispetto vorrebbe che quando non sappiamo cosa dire, stiamo zitti. E un qualunque maestrino di retorica può insegnarti che in quel caso, puoi persino dirlo: questa cosa è più grande di noi, di me, non so cosa dire, ma stiamo lavorando e ci daremo tutti da fare per risolvere le necessità immediate. Facciamoci coraggio. (sparagn' e cumbarisc', come si dice dalle nostr parti, fai bella figura dando mostra di impotenza).

Insomma, le solite cose che si dicono ai funerali: mi dispiace, non posso cambiare la situazione perché non sono dio, ma se posso dare un aiuto ditemi come. (Dura da dire, se pensi di essere l'Unto del signore).

Oggi i funerali di stato all'Aquila.

2) E a proposito di funerali, il matrimonio civile ormai esiste, è cosa nota e ognuno se lo gestisce come vuole. Io per esempio per mancanza di riferimenti, e comunque considerato che mi sono sempre voluta sposare per il vestitone a meringa, anche se poi mi è toccato un ateo, la meringa me la sono messa pure, abbiamo avuto il discorso, gli applausi, i baci, le bomboniere, i confetti e tutto il paese sul terrazzo a smangiucchiare e farci gli auguri e chiacchierare e conoscersi e rivedersi.

E il funerale? a me per esempio un funerale civile piacerebbe tanto, no, non le bandiere rosse, semplicemente una veglia con gli amici, qualcuno che dica due parole per ricordare il bene e il male che ho fatto, spero qualcuno che dica che gli mancherò, e poi, mentre il forno fa il suo lavoro, a festeggiarmi. Tirate fuori del buon vino, dei dolcetti con il caffé e passate una bella serata a scambiarvi ricordi, se qualcuno porta una chitarra, un po' di musica, fate voi basta che sia una bella festa da ricordare. e per faore, meglio un barattolo vuoto di marmellata che un urna di quelle orende assiro-babilonesi con deviazione egizia.

Invece se mi toccano i funerali di stato collettivi, c'è già l'altare pronto e sicuramente come minimo un vescovo che invoca la benedizione di qualcuno che mi deve ancora dimostrare di essere tutto questa fonte di amore e bontà che mi cercano di dire. E a me mi toccherebbe rigirarmi nella tomba. Capisco che in circostanze tragiche non si può andare per il sottile ed apprezzo almeno l'intenzione, se non l'esecuzione.

Però, ecco, intanto io l'ho messo per iscritto qui, se si può senza disturbare troppo, non mi fate funerali religiosi che non ci tengo, se qualche religioso vuole intervenire a titolo personale come amico (ho amici che di mestiere fanno i religiosi? Non mi pare) meglio che venga in boghese e tenga un basso profilo, e quindi se qualcuno se lo vuole ricordare, quando sarà ora, a me fa piacere. Postumo, ma piacere. E altrimenti meglio la fossa comune, tanto se sono morta che mi frega.

Considerazioni post-terremoto

Ad Amsterdam gli Astarotti stanno scocciando mezzo mondo perché qualcuno ci dia un locale per fare il nostro lavoro di raccolta fondi per il terremoto. Se non abbiamo quello inutile pensare ad altro.

Il teatro Ostade, in amicizia e con molta generosità ha risposto subito all'appello, tutti i tecnici, il bigliettaio con tratti autistici e gli addetti al bar si sono detti disponibili e di corsa, anche nel loro giorno libero, a venire ad aprire.

C'è un ma, resta un locale piccolo, per cui ci diamo ancora un po' di giorni per vedere se uno dei grandi ci si fila. De balie non risponde ma so da fonti interne che sono strapieni per i prossimi mesi e non hanno un buco.

Il Toneelgroep Amsterdam, la maggiore compagnia teatrale del paese che noi ammiriamo moltissimo, si offre di portare dei brani di Rocco e i suoi fratelli, che stanno rappresentando in questi giorni.

Tutti i nostri amici artisti, si sono buttati avanti, offrendoci aiuto, foto, quadri da mettere all'asta. Le istituzioni tacciono, come da indicazioni ministeriali, è l'ultima spiegazione. Cioè, l'Istituto Italiano di cultura ha dichiarato che non faranno nulla per questo motivo. Ma se era per l'istituto di cultura non ci sarebbe stato bisogno che ci mettessimo noi a fare seriamente cultura italiana qui.

In tutto questo si pone la questione: ma concretamente, cosa vogliamo fare? Se lo chiedono tutti, anche lei.

Ieri tentavo di spiegarmi con Ruvy, che è pur sempre il presidente. Nessuno di noi si fa illusioni sulla bontà nostra o del prossimo. Queste situazioni fanno paura, proprio per la totale indifferenza. Potrebbe capitare a chiunque, perdere tutto quello che hai in pochi secondi. E questo ci fa scattare qualcosa dentro. Vogliamo tutti fare qualcosa di concreto per aiutare.

La mia idea è di fare qualcosa per la gente, dopo. Per restituire un minimo di prospettiva a chi ci dovrà tornare ad abitare. Perché parliamoci chiaro, non è questione di mesi. Ammesso che le scosse cessino, poi biognerà sgombrare, ricostruire, rimettere insieme una botta di vita, tessuto sociale.

In questo tempo la vita va avanti. E io temo che proprio le famiglie con bambini, quelle più necessarie alla vita e al rinnovo di una città, facciano più fatica a tornare. Perché nel frattempo i bambini vanno in un'altra scuola, si stanno ricostruendo un minimo di quotidianità, si stano ambientando altrove. E li devi riportare in un posto che conoscevano benissimo e in cui sono spariti tutti i punti di riferimento? Non so, come genitore a me sembra una decisione tanto difficile.

E allora io pensavo ad organizzare delle attività di terapia creativa. Mi hanno appena raccontato ieri che a Serravalle, dopo il terremoto in Umbria, un insegnante locale se lo è inventato insieme ai bambini un sistema così. Qui in Olanda esiste come specializzazione, l'ha presa la mia amica Lily che poi voleva partire con un'organizzazione umanitaria per formare i trainer in Africa.

Perché se non partiamo dalla gente, non ricostruiamo un bel nulla.

Pensateci bene, tutte quelle zone finora erano popolate perché storicamente sono cresciute così. Ma, specialmente i paesini, che un capoluogo si regge da sé, con l'università, le istituzioni, i vari giri su sé stessi che compongono l'attività di una comunità senza grosse realtà produttive, i paesini sono decine di anni che si vanno svuotando.

E adesso l'Università non c'è più, dove le faranno le lezioni, nel tendone della comunità montana?

Ultimamente arrivano gli stranieri che guardano in TV programmi su gente che realizza la casa dei suoi sogni in Toscana e in 45 minuti, superando tutti gli ostacoli umani, burocratici e divini, rimette su da un rudere un buen retiro che sta benissimo su Home and Garden o Elle.

E siccome in Toscana anche il rudere costa un botto, l'Umbria segue a ruota, nelle Marche ci sono più agriturismi che agrimonia, negli ultimi tempi arrivavano sempre più spesso in Abruzzo. Ma non trovo che diventare il parco vacanze del rudere ristrutturato occupato due settimane l'anno e affittato agli amici il resto del tempo, sia la soluzione ideale per rivitalizzare queste zone dopo il terremoto.

Un posto lo fa la gente. E gli abruzzesi di quelle zone, siamo gente un po' particolare. A me interessa la gente.

Per ora noi continuiamo a lavorare e a cercare un teatro.

Imparare dalle figlie (ma non dai figli)

Ada ha sei anni, 18.000 miliardi di capelli scuri a onde del mar, le ciglione flop flop, due fidanzati ed è una principessa.

"Adesso ti racconto come mi ha cucinato e servito uno dei due che era venuto a giocare qui l'altro giorno", mi fa sua madre.

Lui arriva con in mano un cavaliere e un drago di plastica, che le vere principesse hanno castelli pieni di queste robe al loro servizio.

"Chi è il più potente, il drago o il cavaliere?"
Lei lo guarda. Flop, flop.
"Sei tu, il cavaliere".
Flop, flop.
"E sei tanto più potente del drego, tu lo ammazzi subito, così".
Flop, flop.
"Non trovi anche tu?"

"Io mi chiedo", si interrogava criticamente sua madre, che a noi madri piace interrogarci criticamente su tutto quello che fanno i figli, per esempio adesso io mi preoccupo dell'avvertimento mafioso che Orso ha dato alla povera supplente giovanissima il primo giorno che era in classe, "mi chiedo se io sono mai stata in grado di fare robe del genere a un ragazzo e me ne sono dimenticata, o se proprio manco ci arrivavo".

Comunque si propone di osservarla attentamente e provare ad imparare, che sono social skills, questi, sempre utili nella vita.

Io invece se c'è una cosa che NON mi propongo di fare, è di dire al prossimo che mi contraddice perché vuole che faccia determinati lavori e non solo quello che mi pare:
"Io ti riempio di botte e poi chiamo mio padre e mio fratello e ti riempiono di botte pure loro".

La povera maestra è rimasta paralizzata, sto ancora facendola parlare per superare lo shock, anche perché, dice, quando è successo a me aveva già parlato e non le sembravamo quel tipo di famiglia lì. L'ho caldamente rassicurata in proposito.

Resta il fatto che, ad avere uno sguardo aperto, dai figli si imparano tante cose.

giovedì 9 aprile 2009

Venerdi santo

Domani alla Sint Nicholaaskerk alle 15 c'è la Via Crucis e alle 19 i vespri. Io porterò i bambini alle 15 per vedere la chiesa, che è bellissima ed aperta solo durante le funzioni.

La mia prima visita è stata proprio il venerdì santo del 1995 per i canti gregoriani. Poi se i bambini si comportano bene, un giro alle giostre sul Dam.

Che per me, posso dirlo, sono un obbrobrio. Il Dam, diviso in due piazzette da nulla dalla strada con i tram, non è posto da metterci la ruota panoramica e i giochetti voltastomaco. Ma chissà perché regolarmente li piazzano lì alla facci di chi non sopporta la musicaccia a tutto volume.

Davanti al palazzo reale. Poi dicono che gli olandesi hanno il culto della casa reale. A me sembra più un delitto di lesa maestà. Ma intanto domani ci vado.

God bless corporate communication

Bene, grazie al cielo anche grandi aziende decidono di profilarsi in positivo. Siccome ogni iniziativa è lodevole, segnalo anche questa.

Conteggi


In questi giorni ci siamo mandati intensivamente mail anche con il gruppo degli Ofenesi, la maggior parte oltreoceano ma con radici Ofenesi/Carrufesi. Per loro, che a volte faticano a leggere in italiano, ho ricominciato ad aggiornare il mio blog delle vacanze che poi in realtà non aggiorno mai, perché in vacanza l'attimo fugge mentre la connessione zoppica.

Questa foto di zia Vittoria sul suo terrazzo me l'ha mandata il mio cuginone canadese Dan Emanuele, nipote della sorella maggiore Mariannina, che molto presto
emigrò a Vancouver per raggiungere il marito emigrato lì.

Per il resto, buone (relativamente alla situazione) notizie: un sacco delle persone che tenevo in cuore hanno preso alla lettera le raccomandazioni del nostro presidente del consiglio e sono andati al mare (alla TV tedesca stanotte ho visto il video della signora anziana che gli spiegava come e qualmente se ne poteva fare di certi consigli). Vic e famiglia, Marianna Sansone, alessandro Ortenzi e i suoi. Vic ha anche rintracciato la famiglia di Maria Grazia Papola, che vivono ad Onna.

Dei nostri amici del gruppo Accademia Belle Arti e dintorni rimasti a vivere in zona, Silvia si è accertata che Massimo Piunti e Marcello Salvatore stanno bene, grazie Silvia, mi hai davvero tolto un peso.

La casa di Ofena invece con la seconda scossa è stata dichiarata inagibile, mi sono appena accorta che un altro mio cugino legge questo blog, quindi mi dispiace dirglielo così, che magari lo legge prima che riesca a telefonargli, ma oggi chiamo i vicini e il muratore che l'ha vista per saperne di più.

Che dire? Ieri parlavo con Claudia, una ragazza nata in Olanda ma originaria di Tornimparte, che è fuori di sé dall'ansia per quel testone del padre che rifiuta di andare altrove dai parenti, ma rimane al paese. Come non capirlo? E come non capire ancora di più lei?

"Venerdi mi sa tanto che prendo la macchina e scendo, mi ha detto".
"Ma no, aspetta, e poi non ti conviene andare in aereo? e stai tranquilla, ho letto da qualche parte che vogliono evacuare, e Tornimparte non è poi vicinissima all'epicentro e senti, se diventa davvero pericoloso mandano l'esercito a portarli via, fanno sempre così".
"Dici davvero che li evacuano?"
"L'ho letto sul web, ma non so dirti più dove, quindi prendila poer quello che è. e poi andar lì con le scosse ancora in atto, non è un'idea delle migliori".

Siamo d'accordo che aspettiamo fino a fine mese e poi forse andiamo insieme. Oggi sempre più forte mi viene la tentazione di scendere con un furgone carico e risalire con un carico opposto. Almeno riporto a mamma le sue tazzine sopravvissute, che magari si rasserena anche lei.

mercoledì 8 aprile 2009

Ordinaria amministrazione familiare

Il cerchio alla testa continua, oggi mi hanno telefonato da Radio Noord-Holland e poi nel pomeriggio sono venuti a filmare per il notiziario delle 18. volevano sapere della nostra azione di raccolta fondi, che ci stiamo sbattendo da paura, ma ancora nulla di fatto.

Manca una sala che ci ospiti e una data, per il resto si sono offerti in molti, anche il Toneelgroep Amsterdam, la migliore compagnia teatrale del paese verrebbe a recitare dei brani dal loro spettacolo Rocco e i suoi fratelli.

Ma con due bambini in casa continua anche la vita quotidiana. stamattina, all'ultimo momento salta fuori che dovervano portare a scuola due coperti sani per la colazione di Pasqua che fanno domani nelle classi.

A parte che noi stessi mangiamo in servizi arrabbattati, che per comodità ancora non apro le scatole che andranno in cucina. Ma lo scorso anno avevano fatto delle cose bellissime e decorative e mie ro vergognata e non avevo neanche un tovagliolino carino, mica potevo dare quello dei pirati?

Alla fine ho riesumato una tovaglia gialla che avevo comprato e l'ho ritagliata in due tovagliette e due tovaglioli che ho sfrangiato. on i timbri ho fatto scrivere a Ennio sul suo, orso ha rifiutato e suo padre ha completato l'opera aggiungendo gli adesivi in gommaschiuma.

Poi oggi, colloqui con la maestra interrotto 18 volte, non era giornata, ma ho visto le decorazione da tavolo pasquali che hanno fatto i bambini e se domani ritrovo una tovaglia gialla gliela faccio decorare da portare per la colazione pasquale domenica dai nonni, lo facciamo venerdi, che la scuola è chiusa e mi devo inventare qualcosa per la mattina. Pomeriggio, via crucis educativa alla chiesa di San Nicola.

Poi pomriggio dietro al computer mentre io rispondevo a telefonate e e-mail, mi facevo filmare. Alle 16 ho chiuso tutti i boccaporti, il cerchio alla testa era feroce, li ho mollati davanti ai cartoni e sono andata a dormire.

Alle 19, quando comunque avevano già sbafato tutti i ghiaccioli in frigo, lo yogurth da bere e non so cos'altro, li ho ingozzacchiati di minestra solida di cicerchie, orzo e pomodoro, siamo andati a letto, ci siamo guardati da youtube tre versioni del barbiere di Siviglia bravobravissimo, l'ouverture della gazza ladra diretta da Abbado e poi nanna, in ritardissimo.

Poi mi ha chiamato mia madre depressissima: con la seconda scossa la casa del vicino è scesa nella stanza dei miei zii, quella dove lei per comodità aveva messo gli archivi di famiglia e alcune cose a cui teneva e che voleva avere vicino all'ingresso. I vigili hanno dichiarato inagibile la casa.

"Per la seconda volta in vita mia ho perso tutto". Era depressissima, per fortuna ha parlato con le sorelle, ha potuto piangere, e si è un pelo rasserenata.

Io invece ancora non riesco a piangere, anche se c'ero molto vicina al telefono con Carla Regina.

Carla è stata la prima che in chat, in piena notte di lunedi mi ha chiesto di fare qualcosa. Da allora il paio di cose sporadiche che ci diciamo ci fanno rendere conto di essere in maniera spaventosa sulla stessa linea, è come se pensassimo contemporaneamente. Lei un terremoto lo ha già vissuto, e per questo la cosa la tocca.

E mentre pensavo che mi piacerebbe chiudere lo spettacolo, in qualsiasi modo lo struttureremo, con un girotondo di Rocca di Mezzo musicato dai Discanto, facendo fare il girotondo a pubblico, attori, musicisti e partecipanti vari, mi è venuto da piangere. Ma a metà.

Se fosse sesso, lo potrei chiamare coito interrotto.

Cercasi editore

Ho il titolo.

Ho le foto, bellissime, di Antonio Di Maggio.

Ho le storie.

Ho le ricette.

In 10 giorni la bozza è pronta. In altri 10 la versione in inglese pure.

Chi mi aiuta a cercare un editore per far vedere com'era e come può (in parte) ridiventare quella parte aquilana di Abruzzo che conosco così bene, che mi è nel cuore e che tutti adesso vedono solo distrutta in TV e su Internet?

Perché se questo libro che sto covando da tre anni riesco a farlo e venderlo, con il ricavato vorrei mettere su dei workshop di terapia creativa per i bambini (e magari anche gli adulti) che nel terremoto hanno perso tutto.

Non ci dimentichiamo che se fra due, tre anni, qualcuno andrà dal medico con mal di testa inspiegabili, insonnia, attacchi di panico, depressione ed altro, no bastano le analisi del sangue e le pillole. Bisogna andare oltre.

(Grazie, Pamela per aver condiviso con me quello che ti è successo e che hai visto quando vivevi ad Atene durante e dopo il terremoto. Hai ragione, viene troppo sottovalutata la ricostruzione umana che segue ai disastri naturali).

Intanto fra massimo 10 giorni cominciamo a mettere all'asta le foto di Antonio. Per non dimenticare com'era prima.

Anna ci racconta dall'Aquila

Anna è Miss Kappa, una donna intelligente, polemica, impegnata e che non si è mai tenuta dentro niente di quello che la indigna o la rallegra. Eccovi il suo grido di accusa dal campo sfollati dell'aquila.

Chi bada alle badanti?

Dopo la normale angoscia per la famiglia, quella sotto le macerie e quella sopra che guarda le macerie sapendo chi e cosa c'è sotto, mia madre si è chiesta cosa fosse stato della signora che aiutava mia zia, una ragazza ucraina che lei aveva conosciuto.

Ce l'ha fatta. Dormiva a un piano più bassa ed è fuggita. Senza contare che era nella parte di casa che è rimasta in piedi, il che suppongo aiuti. Anche i vicini a destra, ho saputo via via che se la sono cavata: nuora e bambini a Perugia, figlio sul posto ad aiutare e loro sulla costa da qualche parte.

Zia invece l'hanno poi tirata fuori. Non sappiamo quando ci sarà il funerale, ancora è molto difficile telefonare. Una morte, scusatemi il termine, proprio stupida per una persona della sua età e così malandata. Ma tant'è.

Con lei scompare l'ultima matriarca Silvestrone ancora in vita e oggi telefono a quel paio di editori olandesi che conosco con la proposta del mio libro su quella parte di Abruzzo, storia della mia famiglia in foto, ricette e racconti. Due anni fa con Antonio di Maggio eravamo stati a fare foto. Se ricordo bene, ce ne sono moltissime di posti che ho visto semicrollati in TV. E allora ricordiamoceli com'erano.

Rimane il dubbio di mia madre: ma le badanti? Quelli sono paesi con tante persone anziane la cui famiglia è emigrata altrove. Quanti di questi anziani venivano assistiti da persone dedite (sissignori, io ce li ho avuti gli anziani in casa e so io quanti altri mestieri disponibili avrei preferito fare)? Persone che magari non stanno in nessuna lista? Con un visto turistico scaduto? di cui nessuno conosce nome, indirizzo in patria?

Quante altre famiglie estere in questo momento guardano in TV quelle immagini di macerie e si chiedono con angoscia se e dove e perché non telefona?

Io so solo che ieri, quando mia madre ha chiamato per dire che zia era stata trovata, sono crollata, mi sono messa a dormire per 20 minuti e mi è pure passato per un attimo il cerchio alla testa che mi fa compagnia in questi giorni. Una certezza brutta è tanto meglio di qualsiasi incertezza.

Quante persone in questo momento hanno lo stesso cerchio alla testa? E chi bada alle badanti? (e, mi chiedo, la protezione civile e la croce rossa avranno anche loro l'obbligo di chiedere documenti a chi ha bisogno di essere curato)?

Tante domande, un solo cerchio alla testa. Meno male che non sono Cerbero.

martedì 7 aprile 2009

La casa di zia Vittoria


La casa di zia Vittoria ad Onna è proprio tutta sua, gliel'ha regalata sua suocera. Per diverso tempo lei e zio Ginetto continuavano a stare a metà tra la casa di famiglia di lui in un altro paese nella valle subequana, e l'appartamento all'Aquila.

Poi zio Ginetto ha avuto una paresi, lei in età di pensione ha preso la patente e sono andati a stare ad Onna, nella casa tramandata di donna in donna, che è sempre una cosa speciale, a mio avviso. Questa casa con un bel terrazzo enorme, coperto da una tettoia, pieno di piante e fiori, gerani, miseria, asparagine e la sposina, una piantina endula con fiorellini bianchi o viola dal cuoricino giallo. E il dondolo, con vista del tetto della chiesa.

Poi quando c'è rimasta da sola, ad Onna, per noi è sempre stato un pied-a-terre fuori L'Aquila. per me che a L'Aquila ci studiavo, ma da lei andavo sempre volentieri. Per i miei, che mio padre le faceva volentieri le improvvisate, che "L'acqua di Onna è proprio speciale, per questo da zia si mangia bene, che cucina con l'acqua di Onna" faceva mio padre.

Con la macchina, zia Vittoria fin oltre gli ottantanni, faceva grandi incursioni. L'anno che siamo vissuti a Pettino, e che nonna si è rotta il femore (una sta all'Aquila a studiare e divertirsi, poi ti capita la disgrazia del fratello che vuole venire a fare le superiori lì per divertirsi anche lui, poi si fa bocciare un anno, che il convitto nazionale è un carcere, poi mi mettono in culo al mondo pur di avere una casa in cui stare tutti e due, così i miei di passaggio vengono a dormire lì e ci si vede, un pochino. Poi nonna si rompe il femore e mi piazzano in casa anche lei). Un anno accademico, quello che non auguro a nessuno.

Qualcuno si stupisce che dall'anno dopo me ne sono andata all'estero e che all'Aquila ci tornavo solo per consegnare un nuovo capitolo della tesi e levarmi di torno? Comunque all'epoca del femore zia Vittoria veniva carica di provviste, aiutava nonna a lavarsi (che nonna di me aveva vergogna, le vecchie hanno questi pudori strani, pensa tu), portava le patate e i fagioli di Onna.

Con la macchina, una 127 rossa sostituita successivamente da un'altra 127 un pelino meno rossa, zia Vittoria faceva le spedizioni per il vicinato. Con le vicine si studiavano per dei pomeriggi i depliant delle offerte del supermercato, poi lei partiva con delle liste della spesa enormi per L'Aquila. e tornava stracarica, 30 bottiglie di gassosa e questo e quello. Poi si teneva i punti.

Un pomeriggio l'ho trovata che si studiava il libretto dei premi dei punti. Era indecisa tra una radiosveglia e un aspiratorino per pulirci la macchina.

"Senti, hai le campane della chiesa di fianco a che ti serve la radiosveglia?", le feci. Poi prese l'aspirapolvere, ma secondo me non era convintissima.

A volte con zia Argentina, la cognata, venivano a trovare nonna al mare ed erano pomeriggi di telenovele e ragionamenti. E rosari, che il rosario è una pratica ottima, anche per passare il tempo in treno, mi dicevano.

Se da ragazze dovevano andare da qualche parte, chiudevano gli occhi, tiravano fuori il rosario e nessuno osava molestarle (bei tempi).

"Tutto si è giocato, l'ha moglie, l'ha sfiatata, quella poveretta, e poi se ne va con quell'altra" ascoltavo e mi dicevo: ma guarda un po' le cose che succedono tra Ofena, Onna e Pedicciano, e aspettavo per capire se era qualcuno che conoscevo anch'io.

Poi un sospiro:
"Eh, certo, questo è il romanzo, ma nella vita queste cose succedono pure" e capivo che si erano riviste una qualche novela". Mia madre, quando eranop tutte e tre insieme, le chiamava le ragazze. Ultraottantenni, ma ragazze nell'animo.

A casa di zia Vittoria non solo si mangiava benissimo, si dormiva benissimo. nella sua stanza degli ospiti, vuoi gli scuri che facevano un buio pesto, vuoi i materassi e le coperte di lana, vuoi il silenzio di Onna a parte le campane, come si dormiva bene da zia Vittoria.

Insomma, di storie su zia Vittoria, anche carine, di quando era giovane ed appena sposata con quel pazzo di zio Ginetto, tanto caro ma un pazzo come erano pazzi tutti questi uomini di una volta, un po'come suo padre e mio bisnonno Nicola Silvestrone, ne avrei da raccontare.

Ma il capo ha trovato questa foto e me l'ha mandata chiedendomi se fosse proprio casa sua. Si, lo è. Non riesco solo a capire se è tutta o se è mezza. E doce stava di preciso camera sua.

La foto l'ho presa da lì, se il proprietario non gradisce, me lo dica e la tolgo. Però se me la lascia, preferirei.

Comincio a farmi un'idea

Io devo mancare di fantasia, o forse ci metto tempo a rendermi conto delle cose. Ma solo stasera, in redazione prima del programma di Pauw & Witteman, mentre stavano selezionando le immagini del telegiornale delle 20 da mandare in onda prima del mio intervento, mi sono cominciata davvero a fare un'idea di quello che è veramente successo in Abruzzo.

Il che dimostra, se ce ne fosse stato ancora bisogno, che la lente anestetizza. Mi sembra un po' la storia di Clara Malaussene, che fotografandole riusciva a rendersi accettabili, o quantomeno gestibili, anche le cose più terribili.

Allora, siccome non ho ancora perso nessuno in questa tragedia (per lo meno, non lo so ancora con certezza), mi concedo, finché dura il dono della distanza. Devo solo convincermi che l'Aquila, come la conosco, Onna ancora di più, Ofena un pochino, non saranno mai più come le ho viste l'ultima vlta. E non oso pensare a Fossa e a tutti gli altri posti.

Tutto il tempo mi chiedevo: Ok, gli serve qualcuno per commentare la notizia di attualità e grazie al marito di Antonella che lavora al programma e Dani che gli ha passato il mio contatto, adesso sono qui, in prima serata, sulla televisione nazionale. a parlare di cosa significhi esattamente questa cosa. A farmi compatire, io che proprio in questa circostanza e per quanto riguarda la compassione, mi sento un'usurpatrice.

Ma poi in macchina l'autista mi ha messo la CNN (che belle le macchine che trasportano i grandi manager e i divi) e ho cominicato a capire. a leggere nomi di paesi. Posti che conosco benissimo. Dio mi aiuti, non un volto che ho riconosciuto, per fortuna.

E in sala montaggio la mazzata di quel padre nel Tg delle 20 che con voce asciutta e faccia insepressiva dice "C'è mia figlia lì sotto, lasciami stare". Lì sono crollata, mi sono messa a piangere e il tecnico e la redattrice un po' facevano finta di niente, un po' mi dicevano tranquilla se piangi qui un po' poi sopra andrà benissimo.

Io che quella frase lì ("mio figlio è salvo?") non sono mai riuscita a pronunciarla in un pezzo teatrale.

Poi siamo saliti, abbiamo parlato un pelo con gli altri ospiti. Funziona così, a un tavolo ovale questi due presentatori accoglono 4 ospiti, ognuno con un suo argomento. Poi però si sta seduti a tavola e si parla e si può intervenire.

C'erano l'ex comandante delle forze armate Dick Berlijn, che avrebbe dovut spiegare perché la difesa insiste a comprare i Joint Strike Fighter per sostituire gli aerei F16, anche se ci sono alternative meno care. All'ultimo momento l'attualità scombina le carte in tavola e il programma apre con la notizia che in Uruzgan, a Camp Holland, un missile ha ucciso un giovane militare olandese.

Poi c'era Bernard Welten, il capo della polizia di Amsterdam che parlava dell'aumento dell'aggressività contro i pubblici ufficiali e i poliziotti.

Poi Gerard Cox, che dopo 17 edizioni comincia l'ultimissima serie di un famoso programma iniziato negli anni 70, Toen was geluk heel gewoon. Tanto per metterci un argomento più leggero, e infatti le prime domande del pubblico erano per lui.

Poi qualcuno mi ha chiesto come pensavo si sarebbe svolto il dopo-terremoto visto che ad Assisi la gente vive ancora nei container. Gli ho detto che anche i container del Belice sono ancora abitati. E che quindi non lo so, ma non la vedo bene. Anche perché secondo me solo per spostare le macerie ci vorranno anni, in certe zone.

Qualcubno diceva al capo della polizia, ma per forza, una volta si che il poliziotto incuteva rispetto, adesso li vedi andare in giro per il centro con quelle ridicole biciclette. E lui diceva, si, ma il fatto è che non solo la gente è più aggressiva, ma nessuno interviene, non esiste più il convoglimento civile della gente.

e lì gli ho dato ragione. Gli ho detto che in Italia la polizia col cavolo che se lo sogna di fare la campagna che hanno fatto qui anni fa per rendere la polizia più amichevole e vicina alla gente, la figura dello zio agente, per esempio. Che da noi c'è stato Bolzaneto e che quel giorno, per me e altri italiani all'estero c'è stato un momento topico: ci siamo detti, allora in un paese così dove non ti puoi fidare neanche della polizia, io non ci voglio tornare.

E sbaglio perché per me la polizia in Italia sono sempre stati quei carabinieri e agenti che per uno stipendio del cavolo stanno lì a fare il tirassegno della mala, con mezzi inadeguati, macchine senza benzina e senza vetri blindati ecc. Ecco, proprio non concepisco che possano essere gli stessi che trappano i piercing e torturano dei ragazzi che vogliono una società più giusta per tutti e che manifestano il proprio dissenso.

Ho raccontato della mia esperienza con i ragazzacci ad Amsterdam Noord e che li ho sgridati e che a volte penso che tutti potrebbero, anche se il dubbio lo capisco bene, dire qualcosa agli altri.

Il capo della polizia, quando ho detto all'inizio, spero di non mettermi a piangere, mi ha guardato con quello sguardo buono da zio agente, appunto, dicendomi: ti capisco benissimo.

Il generale delle forse armate, mentre scendevamo, abbiamo parlato degli alpini e di come l'esercito sia sempre pronto anche per questo tipo di missioni di soccorso, non solo in Uruzgan.

E poi mi è vnuta a stringere la mano una ragazza della mia età, con bambini dell'età dei miei, e lei è il capodistretto della polizia della nostra circoscrizione e le era piaciuto sentire quello che avevo detto, sulla differenza tra il mio quartiere vecchio e quello nuovo. Ci siamo dette che in fondo in una città non ci sono zone più o meno pericolose, e che l'importante è avere l'atteggiamento sicuro di sé.

Abbiamo parlato del diverso coinvolgimento dei genitori dei ragazzini sbandati che vedi per strada, anche di sera o di notte. Che uno li vede e si dice: ma questi domani non devono andare a scuola? Ma anche del coinvolgimento dei vecchi abitanti di questi nostri quartieri popolari.

Ho detto a lei e al suo capo che se intendono costituire un gruppo di madri del quartiere, io ci sto (in uno dei quartieri dove c'erano scontri tra polizia e ragazzi sbandati, un gruppo di padri si sono messi volontariamente la sera a farsi delle passeggiate, in gruppetti da quattro, e se vedevano i ragazzi fare cazzate, siccome li conoscevano da quando erano nati, li riprendevano e per un po' ha funzionato. Poi non so come sia andata a finire, ma sul momento ha avuto un enorme successo).

Io credo che anche le madri possano fare qualcosa. Come oggi pomeriggio, ai giardinetti, un gruppetto di ragazzi grandi predeva in giro un neretto che perdeva sangue dal naso o dalla bocca, pare stessero facendo dei giochi ruvidi ed ha sbatuto (o lo hanno sbattuto) contro un cancelletto, e lui incazzato nero, li insultava, poi si rimetteva sulla panchina a piangere e sanguinare, poi inforcava la bicicletta e la prendeva a calci e la sbatteva per terra.

Gli ho chiesto se voleva venire a lavarsi il viso prima di andare a casa, mi ha mandata affanculo con un gestaccio vicino alla faccia, ma ho capito che era soprattutto umiliato e incazzato.

Sulla panchina una madre cinese, con alcuni bambini piccoli intorno e un paio di ragazzine con il velo, mi ha confessato di essere proprio spaventata dai ragazzi grandi.

"Ma no, sono solo dei cazzoni e adesso gli sarà sfuggito di mano uno di quei soliti scherzi materiali che fanno". Ecco, potrei fare la madre che pattuglia i giardinetti.

Penso che fino ai 14 anni, con l'esperienza di street fighter che ho, posso tenerli a bada. Infatti quando gli ho detto di lasciarlo stare e smetterla di sfotterlo si sono dispersi. Poi a fatica ho recuperato i miei, Orso che si era fatto bellamente i fatti suoi, Ennio che mi ha chiesto cosa fosse successo, si deve essere impressionato, povero.

Per tutte queste belle cose, solo nella macchina verso lo studio televisivo ho cominicato a rendermi conto. E non ho ancora finito.

Chissà che i ragazzacci non riescano a distrarmi. Comunque domattina la mia mamma parte e torna in Polonia. Io non so se devo andare a Ofena a dare un'occhiata con il capo approfittando delle vacanze di maggio.

lunedì 6 aprile 2009

Grazie

Rientro ora dopo una giornata in cui tutti, compresi un paio di media olandesi, mi hanno chiamata. Radio 1 c'è rimasta un po' male di non avermi raggiunta sotto a un muro crollato con il cane dei soccorsi che abbaiava nella cornetta, ma per fortuna nel frattempo ho sentito un po' di amici che stanno bene, anche se evacuati.

La brutta notizia è un'altra. A Onna. Finché non ne so di piú aspetto, ma non credo ai miracoli e certi miracoli non possono accadere, date le foto che ho visto sul web. Da stamatina prego per una morte immediata e pietosa, ma non lo sapremo per un bel po'.

(Però se qualcuno per i miracoli si è attrezzato, mi faccia sapere.)

Vuol dire che comunque, in ogni caso, anche in caso di miracolo (ed era comunque così da un pezzo) adesso la memoria storica dei Silvestronidi sono io. E allora, non potendo sperare per le persone, spero almeno che l'archivio di famiglia ad Ofena sia un po'sano e salvo.

Vado ad avvertire gli ofenesi d'america, ma mi sa che sono più informati di me.