domenica 27 febbraio 2011

Siamo tornati/come ti proteggo il pupo dai media

Siamo tornati, casa pulita, artista borderline in visita che oggi ho ancora fatto a tempo a portarmi a spasso o fare pisoli, tanti bucati fatti e piegati tanto sonno arretrato.

Sistemo gli arretrati e torno, intanto oggi mi trovate qui, perché questa storia del filtro ad Internet ci ha sfiniti ed è solo l'inizio.

mercoledì 23 febbraio 2011

One horse open sleigh


Prima esperienza sciistica della famiglia Diga, e ci è venuta voglia a tutti di ripeterla seriamente il prossimo anno. pure il capo, che non ha mai sciato, e io che ho preso un paio di lezionib 28 ani fa.

Ieri abbiamo fatto la gitona in slitta a cavallo, the one horse open sleigh con il capo che reggeva le torce.

Il cavallaro mi ha raccontato di aver fatto per quattro anni la stagione in Italia, tanto tempo fa, con un tale Marini che reclutava tagliaboschi, li faceva arrivare a Civitvecchia e poi sulle montagne
" Erano monti vulcanici" mi raccontava lui.

E poi? Mah, poi Marini che era vecchio è morto e uno giovane che a volte an=dava da lui, non gli dava affidamento e non sono pi`¨tornati. Quello giovane era avvocato ma pensava pi`¨alle ragazze che al lavoro.

Arrivati a destinazione, dopo esserci fatti la pista p[arallela al fiume e tra gli alberi, c' erano due fuochi accesi e i bambini se ne sono presi manu militari uno. Su quello poi abbiamo arrostito le fette di pane, mentre sull' altro arrostivano salsicce e li di pollo. Il padrone ha tirato fuori una bottigliona di wodka aromatica fatta in casa e ci passavamo il bicchierino come dei cospiratori(tanto l' alcol disinfetta).

Il nostro slittarolo si è messo a cantare accompagnato da una signora, e poi a raccontare storielle che magari non sono granchè come umorismo, ma il dialetto fa tanto, sempre, per queste storielle. Qualche canzone la sapevano anche i bambini. Gli ho chiesto di cantare l' unica canzone gorala che mi veniva in mente, " Montanaro, finchè la nostalgia", che insieme ai suoi racconti mi ha fatto capire meglio quanto anche queste zone fossero estremamente povere fino a poco tempo fa. Va bene la roba, va bene la terra, va bene le bestie, ma questi contadini polacchim, specie quelli che non stanno in montagna e non hanno 3/4 dei paesani in america, sono davvero arretrati, ignoranti, manipolati dai preti e fanno un figlio dopo l' altro.

Mi raccontava un' amica che anni fa, ala fermata dell' autobus, ha visto la vecchietta che gestiva il chiosco accanto forare con l' agop tutti i pacchetti di profilattici che aveva in bottega perchè il parroco aveva detto che `e peccato.

In quest' ottica, anche se adesso con gli impianti da sci tutti lavorano e bene con l' indotto turistico in estate e in inverno, con le colonie di bambini e tutto il resto, la base è sempre quella. Lo dimostra la figlia dei miei padroni di casa, una ragazza intelligente, laureata, che avora bene e da matti, ma no trova un cencio di uomo da sposarsi perch`' nessuno è al suo livello e non sa assolutamente di cosa parlare con i ragazzi di qui che si ubriacano come i loro nonni e bisnonni e questa è tutta la grande soddisfazione che hanno dalla vita. Non hanno di pi`¨perch`' no lo cercano.

Ora senza fare della sociologia da mercatino dell' usato, so che questo non `e solo un problema polacco o dei montanari. Solo che mi piace sapere sempre chi siamo e da dove veniamo e anche se adesso qui c' è un gran benessere e grande imprenditorialità, se i ragazzi semplicemente non danno retta al prete e scopano e fanno i figli che vogliono loro (quante coppie della nostra età vedo a colazione con dei ragazzoni di figli e figlie, perchè contrariamente a noi li hanno fatti a vent' anni, grazie a certe vercchiette del chiosco, magari) nonn camboiano le finalità e kle esigenze che hai dalla vita. E questo mi sembra un grosso spreco umano.

comunque ieri poi al ritorno il nostro lanciava proposte ai compari perchè cantassero Sokoly e questa la so anch' io e persino il capo sa il ritornello e faceva ' hej, hej' al momento giusto come un vero montanaro, e pi¨`intonato del nostro.

Allora ho proposto io Sla dzieweczka do laseczka, il cavallaro mi ha seguirta e questa la sapevano anche i bambini.

Mi mancavano solo le cantate intorno al fuoco? Le ho avute in slitaa.

Adesso aspettiamo l' ultima lezione dei bambini, Bogdan si ricordava benissimo orso e gli ha detto immediatamente: se a me no mi ascolti come facevi con Ewa, col cavolo che andiamo col la seggiovia.

Dopo ci ha aggiunto una botta di learning by challenging: sulla risalita lo sfidava a fare tutte le cretinate e [eggio che `orso faceva di suo invece di guardare in alto e andar dritto: lo chiamava e alzava unio sci per fargli vedere che si poteva fare anche cos`^. Orso l' ha imitato con entusiasmo, si è schiantato quel paio di volte, si è divertito e ha capito quando è meglio dar retta al maestro e quando no.


Decisamente c' è della pedagogia anche dietro i maschi cazzoni, quando si ritrovano tra di loro e si riconoscono.

lunedì 21 febbraio 2011

Antropologia goraslka 1



I montanari degli altipiani dei Tatra, i cosiddetti gòraly, dove la o accentata si legge come " u" sono una razza a sè. A parte che parlano un dialetto che ha più in comune con il ceco che con il polacco standard, io dico sempre che sono come i siciliani (o forse semplicemente come tutti i montanari del mondo). Il clan e l' onore dello stesso, la terra, le bestie, le tradizioni. Ora, la famiglia di mia madre sono polacchetti di città orgogliosi di esserlo, ma mio zio Kris è sempre stato appassionato di montagna, e alla fine si è innamorato di una ragazza di queste parti, Helcia.

" Sta sempre con quei montanari ubriaconi" si lamentava mia nonna, ed era pure vero, i montanari hanno questo di tratto distintivo, che comunque vada si ubriacano spaventosamente e, se necessario, finisce a botte".

La famiglia di Helcia era emigrata Chicago da quando lei aveva 12 anni, e occorre sapere che i Gòraly a Chicago sono un po' come gli italiani a Toronto, ce ne stanno più che in patria a momenti. mio zio e miei cugini sono stati quindi immediatamente inglobati nel clan, dialetto compreso. Tantevvero che quando sono andata quel paio di volte a trovarli quando studiavo in Canada tutti mi facevano i complimenti per come parlavo bene polacco e ci ho messo un po' a capire che era perchè non parlavo dialetto come tutti.

Comunque sul' interculturalità polacchi di città e di montagna ha fatto scuola a casa nostra il primo incontro tra i futuri suoceri.
"E cosa gli lasciate quando si sposa?" si informò subito la consuocera.
"Come cosa gli lasciamo? L' abbiamo fatto studiare, ha una laurea, adesso la sua vita se la deve costruire lui come abbiamo fatto noi", rispose mia suocera, la dama di città con la puzza sotto il naso che non esce mai di casa senza rossetto e guanti.
"Bene sentite, noi ci sposiamo comunque quindi non serve continuare a discutere" rispose Helcia alzandosi con Kris e a quel punto i genitori tutti si rassegnarono e Kris, con enorme dolore di mammà sua se ne andò a Chicago.

"Quei bambini, hanno proprio due facce da gòraly e parlano solo in dialetto" si lamentava per anni mia nonna. Poi quando tornarono tutti, non so se per il funerale di mio nonno o altro, la sentii dire al piccolo, Andzrej:
" Amore della nonna, tu non farci caso se ti parlo così e se vuoi rispondimi tranquillamente in gòrale che la nonna tanto ti capisce lo stesso", perchè le nemesi storiche dei figli passano attraverso i nipoti.

Dove stanno ancora, dove la suocera non gli ha mai reso la vita facile ma adesso ha l' Alzheimer e
lui, che nel frattempo è diventato sindaco del piccolo comune fuori Chicago in cui vive, a mezzogiorno torna a casa per imboccarla perchè Helcia ha sempre lavorato full-time.

Noi a Bialka e a Bukowina ci siamo venuti un paio di volte, io e mio fratello da piccoli in colonia estiva per imparare il polacco, un inverno con tutta la famiglia afare Capodanno ed è stata la volta delle mie prime e uniche lezioni di sci. Mia madre ci sta tornando da quando vive di nuovo a Cracovia, e in genere viene in questa guest-house.

In questo momento sto scrivendo dalla sala comune di quella che era la casa di famiglia di Hlecia, che sua madre ha lasciato apposta al fratello per paura che altrimenti ci venissero i parenti di Cracovia della figlia. Il fratello un mese dopo l' ha venduta alle persone che adesso in queste tre casone contigue, tutte ridecorate con capolavori di artigianato locale del legno e della lana, e con un bel terreno intorno che scende fino al fiume, hanno messo su questo posto carinissimo.

Ti affittano camere con bagno e a ogni piano ci sono salette comuni e un cucinino con il frigo per farsi un te e dei panini. Loro ti servono un' ottima e abbondante colazione con anche piatti caldi (sui pasti qui mi dilungherò un' altra volta per la gioia di Marina).

Ci siamo interrogati sulla logica di questi orari, ma siccome qui vengono sciatori in inverno ed escursionisti nelle altyre stagioni, magari tra le 15 e le 17 rientrano stanchi e affamati all' ovile, mangiano e dalle 18 alle 21 si accende la sauna e sauniamo. Nella casa di famiglia al pianoterra ci sono appunto sauna, sala attrezzi per chi fa fitness, una saletta con biliardo e biliardino per la gioia di bambini e ragazzi, e la grotta del sale.

La grotta del sale è una stanza di un 4x3 con 6 sdraio con copertine, completamente rivestita, pavimento, pareti e soffitto di cristalloni di sale, luci soffuse, fontanella gorgogliante nell' angolo e luci soffuse. Accendi l' interruttorone, entri ti drai ti avvogli e per 45 minuti ti rilassi con una voce suadente che all' inizio spiega gli infiniti benefici per le vie respiratorie, il cuore e quant' altro, e poi tra musichine new-age e cinguetti di ' celletti uno si rilassa, dopodichè alla fine ti avvertono e poi si spengono le luci soffuse, restano due lampade e uno può rientrare in sè e nel mondo.

"Cos' è questo" fa ieri Orso mentre li porto dentro e già sono avvolta e sdraiata e lui raccatta un sassone da terra.
" Leccalo".
" Papà, ma è salato" si meraviglia lui.

Il nostro ritmo sta diventando questo: al mattino usciamo, passeggiamo al fiume e tiriamo sassi. Oggi abbiamo rotto la crosta di ghiaccio che si era formata sulla riva stanotte e guardavamo le schiazze, alcune con ancora sopra dei sassi più piccoli che non erano affondati.

Passiamo davanti questa vecchia casa in stile montanaro, costruite con tronchi interi o mezzi disposti orizzontalmente e gli intercapedini tappati da trecce di paglia, a volte intonacate a volte no. Casa di un nostro zio in campagna era anche fatta così, sono tutte case in legno.
Poi andiamo a fare merenda in pasticceria o in questo ristorante:


Oggi siamo andati a ioscrivere i bambini ai corsi di sci, abbiamo deciso, per il poco tempo che abbiamo, di fargli fare lezioni individuali. Mi dispiace solo aver scoperto che l' i-phone dopo un toto ore all' aperto si blocca e non fa foto. E mi preoccupavo un pochino che Orso si facesse prendere uno dei suoi infiniti attacchi di testardaggine come stamattina che si è impuntato su tutto.

A colazione ha rifiutato di mangiare e previdentemente gli abbiamo fatto dei panini, poi con enormi drammi perchè la pasticceria dove volevamo andare era chiusa, il capo se lo è portato verso la macchina.
" Ma che stannnpo facendo," chiedo a mia madre in piedi mentre io sono crollata su una panchina.
" Lo sta coccolando, adesso gli scalda le mani e gli ha messo i guanti e lo sta rivestendo e stanno arrivando.

Mi si sono presentati così, Orso imbacuccatissimo, guantio cappuccio del meglione di lana, cappuccio della giacca, baschetto sopra e occhiali da sci, voilà. A quel punto si è sbafato tre panini e abbiamo potuto ricominciare a ragionarci.

Poi il pomeriggio se lo è preso in consegna il maestro, si è fatto tradurre due istruzioni e li vedevo salire e scendere, lui tutto felice, gli sci a spazzaneve e le braccia allrgate ad angelo con la faccia più contenta della sua vita.

Il fratello, uguale. I maestri di sci in coda alla risalita, ognuno con qualche bambino a carico, in men che non si dica hanno cominciato a scambiarsi tutte le 4 parole di italiano che sapevano. Io e mia mamma, in prima fila, abbiamo fatto un casino, e incoraggia quello che è partito senza scapicollarsi sulla risalita, e ' oddio, non lo vedo, fa mia madre che è un' ansiosa storica, ma mn scendono, ma sarà caudto, ma si sarà rotto qualcosa" mentre erano già scesi e stavano di nuovo in fila e manco ce ne siamo accorte.

Ho avuto un lampo di genio a comprare a tutti e tre i pantaloni giallo fluorescente perchè si vedono a distanza. Alla fine della lezione, vedendolo così pieno di entusiasmo ho chiesto all' istruttore se era il caso di prendergli delle altre ore di lezione, perchè che ne so io che no scio, se ce la fa a fare due ore al giorno invece di una.
" Questo qui? Ma è un vulcano, certo che ce la fa" e allora domani andremo a vedere se ci si riesce.

Il capo, come è bello il capo nella neve, mi ricorda il nostro secondo inverno insieme in Canada, e poi fa bene vederlo con la faccia rilassata ogni tanto, anche se ha detto che deve ignorare me e mia madre che in effetti i primi giorni gli diciamo un po' troppe cose, mentre dovremmo limitarci a: vai a destra, vai a sinistra, stop. che abbiamo risolto lasciandolo a riposarsi mentre andavamo a portare i bambini a sciare.

Io invece mi faccio dei pisoli spaventosi il pomeriggio, e la notte dormo benissimo e la mattina mi sveglio bene perchè qui fa giorno prima che in Olanda, stamattina alle 6.50 era già pieno di luce.

E uno di questi giorni andiamo alle piscine termali dove ce n' è una che sfocia all' aperto e non vedo l' ora di provarla, mentre mercoledi la padrona di casa ci organizza a tutti un mega giro in slitta a cavallo con falò finale.

Non so voi, ma noi abbiamo deciso che ci torniamo quest' estate. Stay tuned

Aggiornamento nr. 1 dai monti Tatra

Volevo cominicare con anima slava nr. 1, ma toccherà aspettare. Ho appena scoperto la connessione wi-fi del bellissimo posto in cui siamo, appena fuori Bukowina Tatrtczanska, che il secondo sembra brutto e cattivo ma vuol dire semplicemente Bukowina nei Tatra, visto che di bukowine nel mondo slavo ce ne sono assai (e buk, significa quercia, ecco qui).

Viaggio comodissimo, bellissimo e praticamente senza traffico, di Krakow bella mia ho visto solo un attimo il Wawel e la chiesa dei Paolini mentre andavamo a casa di mamma, uno schizzo di studentati e il Jubilat, il mio grande magazzino preferito, l' unico che è rimasto un po' autentico e polacco in mezzo a tutti questi fighettissimi centri commerciali sorti come funghi e pieni d Zare e H&M.

Poi la mattina partiti per i monti, con sosta acquisto giubbotto invernale per il capo che non ne ha uno decente da quando è toprnato dal Canada 15 anni fa, ma tanto lui normalmente fa tutto in macchina e finora non gli è mancato troppo. E doposci e i famosi, desideratissimi occhiali da sci di orso che ieri ]è stato di cattivo umore perchè non si ritrovavano e stamattina li porta a spasso tutto orgoglioso. Nel frattempo, tutto in una notte, la temperatura è calada da - 2 a -11 e me ne sono accorta stamattina, prima di risalire in camera di corsa ad aggiungere un paio di mutandoni di lana e un maglione extra che male nonn fa. In casa muoio (dopo la colazione mi sono chiesta seriamente se non mi stessero venendo le caldane, ma forse errano solo le mervigliose salsicce e il burro di fattoria.

(il capo è finalmente uscito dalla doccia, andiamo a cercare un maestro di sci per gli gnorpoli, altri aggiornamenti seguono).

venerdì 18 febbraio 2011

Torno, ma riparto

Ve ne sarete accorti dal silenzio è stata una settimana un po' così.

Avrei voluto mettervi la recensione di un'ottimo nuovo ristorante appena aperto da amici, La Vina (la tilde spagnola non so come farla) in Maasstraat 72, che vi consiglio per qualsiasi grade occasione o anche piccola, a pranzo o a cena (menu diversi e cuochi diversi, io comunque ho assaggiato la cena della cuochetta giovane e bravissima, canadese di Vancouver che come tutti quelli che fanno cucina seria ha lavorato già in diversi paesi e posti. Le ostriche favolose. I vini, lasciamo eprdere, ci ho lasciato un patrimonio perché in compagnia di 6 sommelier beoni che hano scolato fiaschi come se piovesse, ma quanto erano buoni quei fiaschi pure loro 9io dovevo anche giudare, infatti ne ho portati a casa 3, di beoni, non di fiaschi).

Jacqueline, la proprietaria è dolcissima e competentissima, Antonino, il braccio destro, vale quanto un ambidestro. Entrambi colleghi sommelier AIS, e che voglia hanno di questa avventura. Antonino che per 23 anni ha lavorato presso un grande albergo, giungendo ala fine a dirigere il ristorante, sembrava felicissimo di ritrovarsi con dei vassoi in mano, anche se l'ho dovuto sfottere chiedendogli se si ricordava come si fa a sparecchiare. Andateci per fatti vostri che merita, e salutatemeli. Io ci porto la mia mamma e l'amica agopunturista che ha lo studio dietro l'angolo a pranzo appena rientro.

A proposito di agopuntura, ho finalmente capito che una delle cosette che da mesi mi da fastdio è sciatica. E ieri alla fine della settimana di corsa e con poco sonno, che ero proprio al limite e con la prospettiva di un giorno intero di viaggio in macchina ho chiamato in aiuto l'amica agopunturista che mi ha trovato un buco libero stamattina. Io odio gli aghi ve l'ho mai detto? Mi faceva più paura l'idea di un'eventuale epidurale che non un parto naturel. ma con lei mi trovo benissimo, anche perché apposta per me prende gli aghi giapponesi che sono invisibili. Ma funzionano, eccome se funzionano. Oggi al momento della chiappa mi sono detta: azzo adesso ricordo quelle penicilline dolorosissime che mi iniettavano da piccola. Ma niente di che, un pizzichino.

Poi alla fine la disgraziata mi fa: ti faccio vedere uno degli aghi che ho usato. E mi tira fuori una bestia di 10 cm. Io meno male che ero sdraiata di pancia o svenivo.

"Quello che hai sentito era l'ultimo pezzetto, e mi indica a mezzo cm. dall'impugnatura".

Adesso ci credo che il nervo sciatico sta molto in profondità. Però non ho più male quando salgo le scale e rispetto a ieri sera è un miracolo dell'agopuntrice. Se aveste bisogno in mia assenza, anche lei la trovate qui: http://www.bayat-acupunctuur.nl/. Parla inglese, francese e farsi, oltre all'olandese.

Infine vi avrei voluto dire della serata in cui abbiamo recitato per la Dante di Amsterdam (mercoledì sera) e in particolare del Caronte che mi viene tanto bene, tutti impressionati che lo sapessi a memoria, ma l'ho imparato in prima media e ancora ce l'ho messo bene. Del Signor G di Gaber che ho fatto con Silvia.

Di quanto mi faccia bene recitare e di quanto sia troppo stanca in questo momento, mi volevo prendere un sabbatico fino a giugno, poi quando l'ho annunciato abbiamo fatto una scaletta in cui mi ritrovavo e ci ho ripensato, ma dopo ieri, e con un po' di sofferenze reciproche, ho detto che il 19 marzo dovranno fare a meno di me, perché ho la fiera e c'è un limite alle cazzate che una donna può fare con la propria agenda.

Già, la fiera, che è questa: www.italia-al-dente.nl, quest'anno ho deciso di mettere insieme uno stand abruzzese e la cosa mi ha preso la mano, ma continua ad interessarsi gente, e non solo gli abruzzesi e i depliant vanno chiusi, il blog aggiornato, l'organizzatrice gestita, perché gli ultimi tavoli ce li ho io in opzione, e ogni volta per pura prudenza mi dico e le dico: senti, mi sa che chiudiamo qui e invece proprio stamattina le ho chiesto di aggiungerne uno e alla fine lo so come va, che l'altro interessato lascia perdere e i 10 tavoli li riempio io, però, ecco, se a qualcuno interessasse, a saperlo subito vorrei mettere ancora qualcuno.

Chi ci sarà e come e con che cosa sta già un po' qui: www.ambasciatricedabruzzo.blogspot.com.

Però tutto questo per un po' dovrà aspettare, perché doveva essere oggi ma abbiamo deciso che sarà domani perché mica uno si può massacrare a tutti i costi, insomma, partiamo per la Polonia dove ci aspetta la mia mamma (che devo chiamare perché stiamo mangiando e leggendo e qualcuno bloggando e ci siamo appena appena adesso detti: partiamo domattina presto che è meglio).

Perché oltre a dover fare una traduzione urgente di un'estratto di iscrizione alla camera di commercio avevo in un pentolone, avviata, la marmellata di peperoncino che stavo per consegnare armi, bagagli, barattoli e traduzioe da far timbrare in consolato e raccomandare ad Antonella, mio sostegno in quasi tutto quello che ho raccontato sopra, tranne l'agopuntura. Ma già che stavo cucinando un pranzo con tutti gli avanzi da finire prima della partenza ho passato, setacciato, imbarattolato e sterilizzato pure questa.

E avrei voluto dirvi della sentimentale anima slava che mi prende sempre a trabocchetto, e nello specifico ieri al Concertgebouw che è una enorme sala concerti meravigliosa (anche la sala piccola, su cui ho fatto una volta la performance futurista, non è male) dove ho accompagnato la classe di Ennio a vedere le Fiabe Russe, ed ho capito perché ultimamente a scuola stavano studiando melodie russe, è stato uno spettacolo interattivo, ma ve lo posterò a parte.

Insomma, ci sono state un sacco di cose che non ho raccontato nei giorni scorsi perché sono stata presissima, ma che dico presissima, ho superato me stessa, e mi pare di aver detto tutto.

E adesso che so che partiamo domani, che Ennio con un fogliettino disegnato in mano si è andato a prendere i vestiti da mettere in valigia, ed è sceso orgogliosissimo con una bracciata di roba, perfetta e dal cappuccio del maglione e dalle tasche si tirava fuori tutta la biancheria, e abbiamo riso tanto e l'ho complimentato, che forse, ma non ci credo, spedisco orso a fare lo stesso e vediamo cosa ne esce, che dobbiamo passare in biblioteca a restituire tre libri e prenderne altri per orso che deve far pratica di lettura non sillabata e lo faremo in vacanza, che ho appena cominciato a fare le valige, ma questo a casa mia presuppone almeno 6 bucati che sono già stati fatti.

Che in mia assenza l'Artista Borderline che mi voleva fare una visita a sopresa si dovrà accontentare di casa nostra, perché, porca miseria maschio, capisco la primavera e lórmone e l'ansia di vedermi, ma dirmelo uns econdo prima di prenotare il biglietto no? E comunque verrà qui e si divertirà anche senza di me, ma un minimo di casa in ordine gliela devo far trovare.


Ecco, dopo tutto questo io mi sa che mi vado a fare un pisolo e al resto ci si pensa dopo. Ma ci risentiremo, anche se per un po'sto via. Vi aggiorneremo sull'anima slava in loco. (Marò, quanti paczki e kremowki ho intenzione di mangiarmi).

domenica 13 febbraio 2011

Delizie domenicali

Arrivare in ritardo a una prova senza starci con la testa, però ci sono arrivata con i capelli lavati, che non tutte le domeniche riesco.

Scoprire che un mucchio di gente è venuta alla manifestazione che abbiamo indetto, a vedere insieme a noi Il Corpo delle donne e poi con lo striscione viola (ma chi l' ha portato? Boh) andare a gridare basta in Piazza Dam.

Se ci fosse stata la Questura avrebbe detto che eravamo in 25, quindi sapete che era il doppio. Tutta gente nuova che ci ha trovati tramite il sito di Repubblica, molti ricercatori, laureati Dams, che ve lo dico a fare. A parte che ieri pare ci sia stata in Museumplein la manifestazione con un mucchio di altra gente che oggi poi non c' era. E una può anche chiedersi il senso di sdoppiarle, ma siamo italiani e non lo saremmo se non ci facessimo i feudi.

Bella la discussione, belli gli interventi, belli i partecipanti, anche quelli che non hanno parlato. Tanti maschi, alcuni con figli appresso (ai miei ho rinunciato, causa prova antecedente, non potevo andare anche a riprendermeli).

Poi a casa, riempire la lista di domande per la terapeuta di Ennio che domani viene per l' intake di Orso, che non ha problemi ma si comporta strano a scuola ultimamente e la maestra ha dato l' allarme. Ci darà, spero, consigli su come prenderlo quando si mette a fare l' incazzato autolesionista con botte di resistenza passiva.

Ricordo questa cosa che avevo scritto almeno 3 anni fa:
"Me l'ha insegnato Orso, il mio secondo cucciolo che fra un po' fa quattro anni. Orso è una roccia. A volte sta li e pensa e io a un certo punto, in primavera, mi chiedevo: ma io lo so cosa pensa quel bambino, che sta sempre zitto e pensa? L’ho chiesto a suo padre: Ma tu lo capisci Orso, lo sai cosa pensa? (che anche Orso padre è un gran taciturno, però nella vita sembra cavarsela in qualche modo, voglio dire, a me c'è riuscito a convinceri a venire quassù per lui, e allora ho pensato che forse tra laconici si capivano a modo loro). Lui riflette e mi fa: un po’ si. Beato te, io no. Poi invece ho capito che forse non saprò cosa pensa ma so molto bene, e a un livello puramente fisico e istintivo, quello che prova. E allora non me ne importa affatto di sapere a cosa pensi, basta che io percepisca se sta bene o male e che riesca ad intervenire in modo adeguato. Cosa che finora mi riesce.


Ma Orso si sta aprendo molto anche lui crescendo, ha smesso di farsi venire le crisi di rabbia, che si butta per terra e non riponde, e adesso parla un sacco. Però mi ha insegnato una cosa fondamentale che mi sta aiutando un sacco nella vita, checché ne pensi Don Stalin, che non deve arrabbiarsi se non lo ascolto, perché io sono e resto distratta."

Insomma, lui è cresciuto e cambiato tanto da allora, ma io resto col mio limite di capire in modo indefinito cosa sente ma non sapere cosa pensi, e lì una professionista può aiutarmi, specie una che già ci conosce tutti perchè segue Ennio.

E poi cena e gioco dopo cena:
lenticchie,

pastinaca stufata brevemente con olio e acqua e il coperchio sopra,

e frittelline col miele che Orso mi ha aiutato a fare e rivoltare.


Ho vinto io.

sabato 12 febbraio 2011

Il senso dell'olfatto applicato ai bambini

Da piccoli i bambini hanno quell'odore tenero di formaggetta fresca, poi evidentemente crescono e si stagionano pure le formaggette (scusatemi il margara-tour, stasera ho rimesso sotto pressa il secondo formaggio della mia vita, e il primo già non era affatto male).

Tornando ai bambini, come diceva l'amica Pina, quando sono piccoli pure la pipì è acqua santa.

Poi un sabato mattina, mentre tutti e quattro vi fate le coccole nel lettone capisci che si è passato un punto di non ritorno, perché chiunque ha il fiato del caimano di prima mattina e io avevo accanto due cuccioli di caimano.

Che tenerezza quando crescono. E fra qualche anno gli arriveranno pure gli spaventosi piedi puzzolenti dell'adolescente che sparge ormoni.

Oh, sono pietre miliari queste.

giovedì 10 febbraio 2011

Donne, guerriere e il pozzo

Da qualche giorno ho letto questo pezzo bellissimo di Natalia Ginzburg e la risposta ancora più bella che ne dà Alba de Cespedes. Se avete tempo leggetevelo tutto, perché è illuminante.

Poi stamattina mi sono fatta un pranzetto con le amiche italiane de quartiere che volevo far conoscere tra loro.

Ma prima, prima mi ha chiamata l'altra amica per una questione di lavoro rimasta in sospeso, mi ha svegliata perché avevo deciso di farmi un pisolo e dal discorso di lavoro mi ha fatto il predicozzo, dal predicozzo siamo passate ad altro e io dentro di me pensavo: le voglio bene a questa mia amica ma è sempre così mi fa telefonate lunghissime e mi critica, e mi dice come fa lei e io in teoria lo so che ha ragione e in pratica lo so che predica bene ma razzola peggio di me per le cose pratiche. Poi a un certo punto sembrava quasi incazzata.

"Non voglio che ti adagi, che ti arrendi, tu sei una guerriera, hai uno scudo bellissimo. Non puoi buttare a mare tutto quello che hai costruito in tutti questi anni, a cosa ti serve andare dalla psicologa se non capisci questo, butti via tempo, invece devi combattere".

Che me la sono un pochino presa, ma le voglio bene lo stesso, perché a me sembra che andare dalla psicologa sia la cosa migliore che abbia fatto.

"Senti, sarò pure una guerriera, ma mica vuol dire che devo combattere giorno e notte, o finisco come quei giapponesi nelle isole del Pacifico che non sapevano che c'erano state Hiroshima e Nagasaki e l'armistizio e continuavano ad assaltare tutto e tutti finché non li facevano secchi, porca padella".

Pensava che parlassi di lei e si è un po' incazzata anche lei. Però gliel'ho detto, che mi ha fatto un gran favore a farmi così. Sul momento ci dovevo rimuginare un po' e non ho avuto tempo tutta oggi di farlo, ma so che ne tirerò del buono. Le amiche servono anche per darti un calcio in culo, certe volte e mi sa che questa era una di quelle.

Poi sono arrivate le altre due amiche con una torta bellissima e buonissima, un rotolo al cioccolato dalla grande pasticcera, e un budino turco di farina di riso con le rose (ed è da ieri che con Orso ci siamo fatti fuori in due una scatola di Lokoum, per fortuna oltre al budino me ne ha portato un'altra scatola Giulia).

E ci siamo godute, piaciute, annusate e fatto progetti, prima di scappare a riprenderci i figli da scuola. E abbiamo concluso che viviamo così vicine che è una vergogna che non ci vediamo più spesso e deciso che da oggi il giovedì diventa il nostro giorno per cucinare e mangiare insieme.

Perché saremo guerriere, ma dopo il riposo del guerriero io credo che ci voglia pure quello della guerriera, perché si riprendono forze e si combatte meglio di prima e combattere comincia per con- perché non a caso si fa insieme.

E allora noi domenica alle 14.30, in Sint Jansstraat 37, dietro il Dam, ci guardiamo insieme il Corpo delle donne, poi lo commentiamo che le chiacchierate su un tema che ci prende tutti sono meravigliose, impari sempre dagli altri. E poi se ne abbiamo voglia ci andiamo a fare un flash mob in piazza Dam.

"Non è giusto, mamma ha mangiato tante torte oggi" fa Orso rientrando (perché già che venivano le amiche a pranzo ho fatto un pandolce al cioccolato pure io e i cadavero tortiferi giacevano a tavola).

È giustissimo, invece, figlio mio. Torte e scudi, di questo sono fatte le bambine*

* Che è una citazione di:
What are little girls made of?
Sugar and spice and all that's nice.
That are little girls made of.


Spice. Not just sugar. Remember that, girl.

mercoledì 9 febbraio 2011

Ho promesso a mio figlio la foto di Luxuria

"Mamma, allora gli uomini hanno solo 11 malattie, le donne invece ne hanno 12".
Io speravo di stendermi a fianco a lui, che si addormentasse presto e mi potessi rilassare, invece con mio figlio non ci si annoia mai.
"Come mai dici così?"
" Perchè alle donne può venire anche il cancro al seno, agli uomini no" .
" Agli uomini può sempre venire il cancro al pisello".

Mannaggia a me e la mania delle risposte complete, che mi frega sempre.

Non voglio neanche sapere chi troverà questo blog in base a una chiave di ricerca come da titolo. Ma non lo cambio perchè questo è. E pensare che era iniziata bene. Come tutti i mercoledi che siamo a casa relativamente presto dalle varie attività (siamo persino andati a trovare Dafna e Noam, che questo bambino altrimenti faceva a tempo ad arrivare al bar mitzvà prima che riuscissi a fare una visita alla puerpera come si deve, ma o avevo i microbi e non era il caso, o avevo da lavorare e non c' ero a prescindere).

Il capo torna a casa malaticcio e comunica che va subito a letto e non cena. Noi ceniamo con pasta e lenticchie e lokoum di dessert (ho fatto la spesa dal negozio turco), guardiamo una ire de Dieu di cartoni di Simon's Cat, andiamo a letto e ci spogliamo e coccolo un po' Orso e poi vado da Ennio e lì è iniziata la sfilza delle domande difficili. anche se all' inizio tentavo di anestetizzarlo recitasndogli " tu sei la nuvoletta e io sono il vento

Ma siamo arrivati in men che non si dica ai venti di guerra. Ricordo solo - non so come, io cercavo di abbioccarmi, ricordate? - di aver iniziato con il referendum monarchia o repubblica dopo la guerra, che visto che Mussolini nel discorso lo ha tirato lui, di Hitler avevamo già parlato a suo tempo, e gli ho detto già che c' ero di Franco in Spagna, di gente da tutta Europa che andava a combattere il franchismo (dell' ultimo olandese ho letto il necrologio la settimana scorsa, mi sa che se ne sono andati piu o meno tutti nel frattempo) e che dopo hanno reinsediato il re.

Poi ho un black out, come spesso accade nei discorsi profondi con mio figlio. Si parlava di seni rifatti e direi che ci siamo arrivati partendo dalla domanda della povera anima innocente 'Ma perchè c' è tanta gente che ancora crede a B.' e vai a spiegargli e il monopolio mediatico, e sua figlia che si è rifatta pure le tette. A quello ci siamo arrivati perchè mi sono lasciata sfuggire che è più vecchio del nonno e si è stupito moltissimo e mi è toccato arrivare al concetto di chirurgia plastica.

Che una povera donna semiaddormentata pensa: adesso mi sdraio cinque minuti con lui, gli faccio due coccole e spero si addormenti e sai invece che ti abbioccherai tu per prima, però con Ennio non ci si annoia mai e la tensione resta sempre alta.

Insomma, come diovuole siamo arrivati al concetto di tette rifatte, ci siete ancora tutti? Perchè da lì non siamo saltati direttamente a Luxuria, siamo passati invece al cancro.

Il cancro, ricorderete, è stato un topos delle domande di Ennio per tutto l' inverno, per colpa del maledetto mese della prevenzione e dei cartelloni pubblicità e progresso dedicati. Ma evidentemente o non sono stata esaustiva io, o era rimasto qualche dubbio a lui, stasera ci siamo tornati

La faccio breve, dalle tette rifatte di Marina ho spiegato che in realtà il sistema lo avevano inventato per le amputazioni di un seno delle malate di cancro, da lì ai rifacimenti in generale e la gente che ritiene erroneamente di non essere amata e si rif à tette e altro. E che è sbagliato secondo me.

Poi deve aver fatto una battuta e da lì sempre per l' esigenza di completezza nelle risposte al bambino ho introdotto il concetto di transgender con tutta una serie di esempi. Che un uomo che vuole esser donna basta che si faccia fare il seno
" E poi il dottore gli toglie il pipitto e con il coltello gli fa un buco"
e la cosa mi ha causato un capogiro per la crudezza con cui l' ho recepita io, e beata innocenza, ma il concetto di buco gliel' ho davvero spiegato io o `e frutto di un processo deduttivo dopo tutti i discorsi sulle nascite? No, mi sa che a un certo punto forse gliel' abbiamo detto noi, perdo un po' il filo con questo figlio inquisitore e le sue infinite domande a cui io, sempre la nevrosi della risposta esatta ed esaustiva e semplice ed adatta alla sua età, ma non banalizzatrice per rispetto alla sua intelligenza, eccheppalle, ma non si potrebbe andare tutti a dormire a questo punto che ne ho tanto bisogno?

No, perchè il concetto di donna che vuole diventare uomo è più difficile. Il seno se lo fa togliere, va bene, ma il pisello come glielo fanno?

Ho un' illuminazione, gli ormoni.

Nel frattempo Orso a cui avevo dedicato la coccola da un minuto è alla porta per la quarta o quinta volta a chiedere con tono inquisitorio come mai da Ennio ci sto così tanto tempo?

Colgo la palla al balzo, prometto a Ennio che domani gli faccio vedere sul computer le foto di Luxuria, magari anche il documentario su di lui già che ci siamo così me lo rivedo con calma.

Poi vado da Orso, ci spupazziamo per tempo debito, poi torno giù per mettere a ricrescere la pasta lievitata che domani ho delle signore a pranzo.

Poi saltellando tra Manager di Me Stessa e Lorenza scopro che i figli che fanno domande difficili non ce li ho solo io e sai cos' è? la storia delle 11 malattie contro le 12 mi è sembrata troppo carina per non annotarla, ma quando ho cercato di ricordarmi come ci fossimo arrivati mi sono davvero ricordata come è successo.

Non so voi ma io sono esausta mi sa che stavolta ci vado davvero a letto.

I soliti italiani

È da un sacco di tempo, almeno un paio, che mi circola in testa un post sulla comunità italiana in Olanda, le sue mappe, le sue logiche interne, le sue camarille, le sue briciole da gettare ai cani. Ovviamente mi riferisco a quei circoli italiani autoreferenziali che la parola integrazione non sanno bene come si scriva.

Mi riferisco alle dinamiche e non alle persone, perché le persone sono gente per bene nella maggior parte dei casi. Da precisare che in genere io e i miei amici italiani più cari, quelli con cui a un certo punto si è creata un'affinità di pelle e di finalità che ci consentiva di sorvolare sulla reciproca italianità, anche se era importante pure quella, siamo appunto quei tipici italiani che quando vanno all'estero per i primi 10 anni in genere evitano di incontrare altri italiani in nome dell'italianità, ma mettono la parte migliore delle proprie energie nel ricavarsi un posto proprio nella nuova società in cui vivono.
E in genere ci riescono e lo fanno da soli, al massimo grazie agli olandesi, non grazie agli italiani.

Lo dico per quelli che il percorso di espatrio non l'hanno mai fatto, spezzando una lancia a favore di chi emigra in Italia: ragazzi, la vita dell'emigrante è sempre dura, tocca sempre fare il doppio di fatica anche solo a respirare, lo è anche per quelli che la gente ama vedere come expat privilegiati, che sanno le lingue, che vengono per lavori belli e incarichi prestigiosi, figuriamoci i poveracci, quelli che in Italia fanno le badanti e qui lavorano nei call-center e nelle pizzerie. Spostarsi è faticoso a prescindere, se non vuoi vivere a metà.

In quest'ottica di fatica extra, è normale ed umano semplificarsi la vita, almeno per la gestione quotidiana, cercando sostegno, dritte, una rete di supporto sociale tra altri stranieri o tra connazionali. Fa parte delle cose della vita ed è per questo che succede e ha persino i suoi lati buoni, anche se non è per tutti. Per esempio io che in questa catena sono la parte che dà e mai quella che prende, comincio ad accusare segni di fatica e cedimento delle volte.

Ma alla fine mi viene anche da dire: se uno, per amore o per forza, a un certo punto della sua vita decide di andarsene dall'Italietta delle mafie, degli amici, dei compari per farsi un buco in una società non dico apertissima, ma magari che si muove in logiche diverse e fa fatica capirle queste logiche altre.

Se dopo vent'anni questo buco è una voragine nel senso che tra lavoro, famiglia, vita sociale è da un pezzo che non sono io che ho bisogno dei circoli, sono loro che hanno bisogno di me e non si sono mai fatti scrupolo di approfittare e sfruttare il mio entusiasmo e la mia voglia di fare, pur tenendomi a debita distanza, perché si sa che se uno decide che si vive meglio a schiena dritta e non solo a 90 gradi con il barattolo di vaselina in mano, difficilmente è manipolabile, non crederà mica la gente che io ho comprensione o accettazione per un tentativo di rimettermi al patrio guinzaglio?

Così capita che ieri sento quello che sento: e per non dirvi i dettagli veri vi racconto il nanetto con un peresempio che prende dati completamente diversi dal vero.

Facciamo finta che io prenda un master (organizzato dagli amici degli amici) pagandolo profumatamente, ma che in virtù della mia esperienza pregressa venga contemporaneamente assunta dall'organizzazione del master stesso come interprete. E finisce che gli divento, involontariamente, il contatto con tutti gli studenti delle varie annate dei master perché sono l'unica che li conosce, li pratica dopo gli studi, ci va a cena, si coccola i docenti che arrivano dall'Italia e che magari anche loro come quelli appena arrivati gradiscono una guida locale, ci organizza cose che magari non hanno nulla a che vedere più con il master, che per me era comunque un hobby e non una necessità di lavoro come per gli altri.

Facciamo che per questo lavoro specifico un'altra persona con le mie specifiche competenze (per tacer del titolo, che in Italia va sempre bene un titolo, specie se non è gratis) non esiste. Che le poche volte che mi sono dovuta far sostituire ho fatto una fatica bestia a trovare chi prendesse il mio posto a quel prezzo (perché in tutto ciò per amore della materia l'interprete lo faccio a prezzo di favore e le mie fatture vengono pagate dopo un anno, mentre le mie sostitute le pago io sull'unghia quando serve) e sempre le sostitute sono state crititcate sulle competenze.

Facciamo che in virtù di quel titolo e forse, ho la presunzione di credere, della mia fama di persona competente, un'altra istituzione italiana mi chieda di svolgere incarichi in base a questa competenza ma a un livello completamente diverso dal master per una cosa completamente diversa, pagandomi. Diciamo che mi chiedono di dare ripetizioni ai bambini, non di insegnare a un master analogo. Questa cosa però è una promozone per il master stesso per il quale trovo nuovi clienti e chiedo un mandato per informarli e mandarglieli.

Succede che il gran capo onorario di questa cosa (quello che da anni mi dice: se ci trovi altri studenti ti diamo la pencentuale, ma non me lo mette mai per iscritto e la percentuale quindi non ce l'ho), non istituzionale, uno dei tanti bottegari di cui il mondo è pieno, si offenda en plein public con il rappresentante dell'istituzione italiana (pagata con le vostre tasse, vi ricordo) perché come osano prender me per far quel lavoro, bisognerebbe fare a rotazione tra tutti i laureati di quel master.

I quali laureati, si sappia, sono manager, imprenditori, o gente con tuttaltro mestiere e non è detto che abbiano il tempo e la voglia di mettersi a fare, sottopagati e a padrone, il lavoro che faccio io meglio di tanti.

Per ora il mio incarico è sospeso in attesa di chiarimenti e decisioni.

A me non è che le istituzioni italiane come clienti o procacciatori degli stessi in questi vent'anni mi abbiamo mai aiutata a pagare il mutuo. Al massimo le cene fuori necessarie alle PR, che sono pure poche e sempre nei locali della cricca. E quel lavoro lì, pietra dello scandalo, lo faccio da prima di prendere il master, ma diventa un problema per certi italiani se me lo chiedono gli altri italiani senza prima passare per loro. Da dire che anche chi me l'ha detto era abbastaza strabiliato e credo pure seccato che qualcuno gli venga a dire come fare il suo lavoro, con chi e a che titolo. Ma non ci si mette contro la cricca e non avverrà, quindi.

Io ufficialmente non so nulla, quindi chissenefrega. So adesso di essere padrona del mio tempo per organizzarmi quel lavoro lì in proprio esattamente come facevo prima che mi chiedessero gli italiani, i soliti italiani, di farglielo.

Ma vedermi ritrascinare per i capelli e alle mie spalle in quelle logiche clientelistiche per sfuggire alle quali io me ne sono andata e mi sto facendo il culo da immigrata da un paese neanche troppo sexy (se ogni volta tocca spiegare all'Olanda intera che no, non voto e non sostengo questo governo che purtroppo mi rappresenta - al contrario degli altri protagonisti di questa vicenda, sarà quello?), ecco, dopo ventanni fa un effetto straniante.

Ed è da ieri che sto cercando di capire se mi viene più da ridere o da incazzarmi. Così l'ho scritto sperando di chiarirmi le idee.

Il post sugli expat mi sa che dovrà ancora aspettare. La vaselina pure.

lunedì 7 febbraio 2011

La poesia delle piccole cose


Il primo croco del mio giardino.

La prima crostata di primavera
(si fa così, la base della crostata d' autunno del cavoletto, uno strato di cotognata dolce, uno strato di cranberry freschi acidissimi, una spolverata di zucchero per mitigare i cranberry, un' ora e dieci in forno, sono uscita e il capo l' ha tirata fuori un po' flambè ma è buonissima uguale.

La prima cena programmata, poi sprogrammata, poi improvvisata, da Antonella con i maschi junior che si divertono, i maschi senior che si annusano e si piacciono e il suo di maschio che passa un pomeriggio con i bambini dicendo che lui ci sa fare. In effetti oltre a cose da maschio tipo suonare la chitarra elettrica e guardare Discovery channel, ha la moto, cosa vuole un bambino più di tanto?

Le gioie più grandi della vita stanno nelle piccole cose.

domenica 6 febbraio 2011

Fatiche compleannizie


La settimana scorsa mi lamentavo di tutto il lavoro per i festeggiamenti di Ennio, e ieri per rilassarci abbiamo festeggiato in famiglia il capo che mi diventa coetaneo. A parte le varie cartoline e telefonate, visto che in Olanda i compleanni sono una cosa seria, e a parte la consegna fiori da parte del lavoro del capo, altra prassi lavorativa in Olanda, ti mandano i fiori a casa per le ricorrenze, mi ricordo la bellissima composizione che mi è arrivata quando è nato Orso, abbiamo deciso di mangiare fuori.

La novità è che per una volta non andiamo in pizzeria, ma in un ristorante che piace a noi. Ultimamente i miei figli iniziano cautamente ad avvicinarsi alla cucina asiatica (stasera mangiamo un curry di zucca già provato con successo la settimana scorsa) e male che va ordiniamo riso in bianco e pace.

Stavolta ho pensato di comprarli proponendo sushi (tentato a Rotterdam un paio d' anni fa, un disastro) con il valore aggiunto del 'trenino' che porta i piattini. Gi`a una volta mi ero portata dietro Ennio un pomeriggio da Zushi, sull' Amstel, proprio all' inizio dopo il Muntplein, e lo chef aveva avuto la brillante idea di fargli qualcosa a base di banana, visto che gli altri non li mangiava. Amo questi chef che a distanza, senza dirti mezza parola, capiscono al volo le situazioni ed intervengono.

Verificato che Zushi è veramente l' unico sushi-bar di Amsterdam con il nastro trasportatore, ci siamo lanciati. Prendiamo un banco a fianco del nastro, ccanto a cui siedono i bambini. Prima ancora che mi togliessi la giacca e mi sistemassi e ordinassi da bere Enio aveva attaccato un piattino di fagiolini verdi di soia al vapore, che poi ho aiutato a finire, con il loro sapore fresco e semplice che mi fa pensare ai lupini e alle domeniche al cinema in ere pre-popcornizie.

Orso in men che non si dica ha fatto fuori due porzioni di dessert alla banana avvolta in frittellina con zucchero e limone sopra, e una coppetta di frutta fresca in condivisione.

Poi i signorini hanno gradito i bocconcini di carne in pastella, Ennio un gyoza presentato come polpetta in pasta frolla e un cucchiaio di miso-soup, io e il capo un tempura di gamberetti a testa e una roba verdurosa che non ricordo.

Non ci siamo tenuti perché il nastro trasportatore che ti sfila davanti con tanti piattini bellini (il prezzo delle varie portate è indicato dal colore del piattino, alla fine li contano e ti fanno il conto) ha questo effetto.

I miei figli hano deciso che apriranno un ristorante sushi co il nastro, poi Orso si è ricordato che a lui è piaciuto anche il ristorante messicano (io invece quella volta mi sono ricordata di botto perché erano 12 anni che non andavo da un messicano) e hanno deciso di aprire un nipoo-tex-mex con trenito trasportavivande.

In tutto € 120 sono stati una mazzata, ma se considero lo sbattimento e la spesa totale del compleanno di Ennio, e il fatto che ci siamo fatti un sabato pomerigigo in città, con prima ennio che piangeva disperato in mezzo alla folla acquirente perché non si ritrovava un disegno che pensava di aver lasciato al ristorante ("Ci torno domanio e gli chiedo se l'hanno trovato, va bene?" se l'e fatto andar bene, poi per fortuna lo aveva in un'altra tasca)

e Orso isterico al negozio di articoli sportivi dove con la scusa del terzo aticolo grtis ci siamo comprati pantloni e guandti da sci rigorosamente scoordinati tra loro, ma non tra noi (quanto è tremenderrima una madre che si fa i pantaloni da sci in pendant ai figli di color giallo evidenziatore, no ditemelo, mai sciato peraltro),

ci siamo trascinati al tram e poi al traghetto e poi a casa dove siamo svenuti esausti e meno male che a nessuno è venuta voglia di mangiare.

Stanchi ma felici eccetera.

Il regalo al capo glielo devo ancora fare ma pare abbia voglia di una TV a schermo pitto da mettere in camera da letto per guardarci i film. Mmmh. Però gli posso proporre l'aspirapolvere ordinato su Internet come regalo di compleanno, in fondo quella della pulizia è un'esigenza più sua che mia.

Ristorante Zushi
Amstel (tram 4, 9, 14, 16, 24 e 25, fermata Munt)

venerdì 4 febbraio 2011

Cosa fanno i miei maschi il sabato mattina (il blog)

Il capo pare ci abbia preso gusto (o quantomeno l'ha preso molto sul serio) il suo compito di coach e autista delle partitine di calcio del sabato. Escono presto, poi tornano, mi riferiscono il punteggio finale con miei complimenti o coccole, a seconda, ma in genere sapevo molto poco di cosa succedesse davvero il sabato a calcio.

Adesso non posso più ignorarlo, e anche se non so chi è l'autore delle blogocronache, mi fa venire voglia di andarci pure io, son il freddo e con la neve, a vedere cosa combinao i nostri.

Che poi decida davvero di andarci è un altro ciambellone, come dicono gli olandesi.

Stasera: spettacolo sulla Basilicata (anche per holandes-hablantes)

Io vi avrei voluto mettere foto, filmini e cotillon delle prove, che sono state belle e ci hanno arricchiti. Ma stavolta è una co-produzione con altri professionisti che sulle anteprime delle prove da spargere in pubblico la pensano diversamente da noi e quindi mi tocca dirvelo a voce:

Stasera ci sarà una serata dedicata a raccontare la Basilicata. La cantastorie racconta in olandese quello che ha da raccontare, gli attori, i musicisti e le danzatrici sono i vari momenti che illustrano il filo di questo racconto.

Ci saranno testi in italiano, in olandese e in tursitano, si parlerà dei falò di sant'Antonio, dei briganti, dei lucani nella storia.

Abbiamo deciso di farlo perché qualcuno da noi è innamorato profondissimamente della Basilicata e come ci ha detto per convincerci, parlando degli scrittori che avremmo rappresentato:
"Se leggete questi testi vi renderete conto di quanto siano bellissimi i lucani. Cioè, sono completamente pazzi".

E noi che fino ad allora sapevamo poco di questa piccola e sconosciuta regione infilata a forza tra due zone, la Puglia e la Calabria, che ne sono diversissime, ci siamo appassionati. Forse perché un po' pazzi nel senso di perseguire un'idea e un progetto solo perché è bellissimo ed importante, ecco, lo siamo anche noi.

(Perché con quello che c'è di contenuti e professionalità diverse nel programma della serata, una compagnia normale si prendeva ancora tre mesi per fare le PR e lo portava in tournee. Questa invece è un'opera unica, provare per credere).

Un po' di posti ci sono, ma tocca far presto e non contare sul fatto che da qui a stasera restano.

info: 06-25 38 24 91

Astarotheatro, Sint Jansstraat 37 (dietro piazza Dam tra Warmoesstraat e Oudezijds), ore 20.30, ingresso € 5 + donazione libera.

mercoledì 2 febbraio 2011

Ain't got no money, no blues

Mercoledi calcio e un'oretta da sfrusciare in giro e figli che urlano dalla fame. In questi casi si fa subito, baracchino delle patate tra l'autostrada, il parcheggione per chi viene da fuori e si guarda bene dall'entrare motorizzato in città e le darsene.

Solo che al baracchino si paga solo in contanti e proprio lì, in mezzo al niente extraurbano, mi tocca raschiare il fondo della borsa.

"Io ho un euro e quaranta" fa Ennio e come li abbia preferisco ignorarlo al momento. I miei figli stanno prendendo certi atteggiamenti da suocera ultimamente e tra le altre cose mi rinfacciano che io lascio sempre moneta in giro, e gli dico sempre: e voi raccoglieteli e metteteli in un posto tutto insieme per quando ci serve. Ma non mi sembra il momento per aprire una discussione in proposito.

Ovviamente non ricordo quanto costano le patatine, io non ho memoria per queste cose. due euro e qualcosa. Metto insieme 5 euro e gli dico di chiedere in anticipo per vedere se prenderne una o due porzioni. Schizza via mentre io continuo a ravanare in borsa e Orso mi scruta da dietyro la spalla.

"Tu sei povera mamma, vero? Ha una macchina e hai una casa, ma non hai i soldi".

Povera, oddio povera. È un po' il grande terrore segreto della mia vita, trovarmi in situazioni senza soldi per tirarmene fuori, tipo la gente che in stazione ti chiede i soldi per il biglietto con storie tragiche di portafogli rubati e necessità di rientro a casa e ogni volta io mi chiedo: si, ma se succedesse davvero a me cosa farei? Mi accascerei in un angolo a farmi morire, penso sempre.

Per fortuna che in questi giorni in macchina ascoltiamo Nina Simone. Poi prima di concretizzare che mio figlio ha veramente questo penchant per il blues, trovo un biglietto da 20 euro sparso in giro e lo spedisco a confermare la seconda porzione di patatine.

Che insieme poi costavano € 4,60. Che è primavera e il winterblues se diovuole a botta di petunie e agopuntura pure per quest'anno lo teniamo a bada.

I ain't got no home, ain't got no shoes
Ain't got no money, Ain't got no class
Ain't got no skirts, Ain't got no sweater
Ain't got no perfume Ain't got no bed
Ain't got no mind,

Ain't got no mother Ain't got no culture
Ain't got no friends, aint got no schoolin'
Ain't got no love, Ain't got no name
Ain't got no ticket, Ain't got no token
Ain't got no god