lunedì 31 gennaio 2011

Una settimana di feste


(Questa è la torta di compleanno dell' amico di Orso, meno buona, meno sana, meno fatta a mano di quella di Ennio che vedrete sotto e che ci siamo spazzolati fino all' ultima briciola, ma molto torta e molto festa e riassume perfettamente la mia settimana).

E finalmente siamo arrivati all'ultimo compleanno a una cifra di Ennio.
"E se faccio cento anni o di più avrò anche un compleanno a tre cifre" calcola lui.
"Si, e se arrivi a mille anche uno a quattro" lo sfotte il padre, e si mettono a ridere.

E chi è la maestra delle cerimonie di cotanti festeggiamente? Esatto, una poveraccia che mercoledì deve portare a scuola un cesto di regalini (le cosiddette tractatie, che è un po' il concetto della bomboniera, solo che con tutti i divieti di dolci e roba insalubre che hanno a scuola, la conclusione è che ognuno se la riporta a casa e decidono i genitori se fargliela mangiare o no e quindi ditemi dove va a finire il piacere di offrire quando sei il festeggiato).

Io per anni me la sono cavata regalando librini presi d' occasione a De Slegte, che sarebbero i libri prima di andare al macero, ma l' ultima volta Orso aveva chiaramente espresso di volere anche lui un sacchetto con un dolce, una puttanatina e insomma, quello che fanno tutti e addio libri, che erano belli, semplici, graditi ed educativi.

Le scatoline provengono dall' ex negozio di bomboniere di mamma, le avevo a spasso da anni in attesa di un' occasione del genere. Le abbiamo riempite con un fischietto caramelloso e amaretti.

il pomeriggio a calcio gli hanno cantato gli auguri, ma non abbiamo dovuto portare nulla perche li non si usa. Al coro invece si e invece di portarli giovedì Ennio insisteva per il venerdì "perchè venerdì ci sono tutti" dice, ovvero 50 bambini.

Solo che venerdì ho avuto la giornatina di corsa che sapete conclusasi con piazzamento figli da amici fino a rientro capo perchè io recitavo, e quindi gli ho spiegato che se mi voleva viva, il venerdì i festeggiamenti al coro se li scordava (venerdì dopo teatro e cena sono andata a letto alle 2, sabato mattina corvee di preparativi festa, sabato pomeriggio 5,5 ore con 15 bambini urlanti e a sera morta, domenica corvee di bucati, preparazione corso vino e meno male che gli assaggini li ha fatti la santa donna di Antonella, che poi con Giulio mi ha splendidamente assistita, poi corso vino con festa amico Orso di cui mi ero scordata e abbiamo riciclato un regalo di Ennio mettendo pure a credere a Orso che per puro caso era un doppione ma che per il suo amico l' avevo comprato la settimana scorsa, proprio lo stesso, pensa tu che coincidenza, (Orso nota tutto e so che non era pienamente convinto ma ha finto per comodità) poi al volo caccio tutti dal corso e santa Luisella che abita dietro l' angolo mi si è riportata a casa i bicchieri per lavarli da lei in lavastoviglie, io certi amici che poi diventano miei corsisti o viceversa non li merito, per recuperare Orso dal compleanno dell' amico che c' era rimasto solo lui, ma eravamo d' accordo con la mamma, e poi a letto e stamattina i sommelier con le domande difficili. Oooooooh. C' è gente, mi dicono, che il weekend si annoia e va a fare le degustazioni dei vini.

Il giovedì quindi, con questo popo' di programmino in arrivo, ci siamo limitati a offrire a un numero notevolmente ridotto di bambini e padri che sono venuti a riprenderli (il giovedì maschi che finiscono alle 18.30 vengono recuperati dai padri che rientrano dal lavoro, prima o poi chissà se ce la facciamo anche noi, per adesso il giovedì il povero capo rientra dal lato opposto della città e proprio non è cosa) dei kinder brioss.e mangiata la pizza da Giovanni perchè così casa e letto di corsa.

Per fortuna proprio la settimna scorsa ho conosciuto la conterranea nonchè master of cakes Antonella Barbella che mi ha fatto questa torta bellissima, oltre agli assaggini.

E insomma, with a little help from my friends ho superato pure questa. Sabato prossimo si festeggia il capo. Poco dopo Orso. Nel frattempo i 3 fratelli del capo. E un altro paio di amici.

Decisamente si è capito che le famiglie moderne il sesso riproduttivo riescono a farlo solo in estate in vacanza, altrimenti tutti questi compleanni del primo trimestre dell' anno non si spiegano.

venerdì 28 gennaio 2011

Preparare un bambino a un'operazione

È iniziata così, un'amica in partenza mi ha incastrata con un'opera pia, andare ad aiutare un padre e figlio italiani il giorno dell'operazione contro lo strabismo del bambino, perché parlano pochissimo olandese. E dati gli impegni di questi giorni e l'ora antelucana, ci sono andata davvero di malavoglia, lo confesso (come direbbe Eio: sono una persona orribile).

"È un bambino simpaticissimo, vedrai, ed è così spaventato".
Così mi fregano sempre, con i bambini spaventati.

Così alle 8.30 entro scapicollata in Pediatria, mi annuncio come interprete premettendo che non conosco né ho il numero della famiglia. Mi fanno la ola tutte le infermiere e la receptionista, avevano trovato una signora che parlicchiava italiano e così li trovo, nella stanzina per le famiglie, il padre su una sedia, lui su un divano rosso e la signora accanto che lo abbraccia, ma piena di sollievo saluta e se ne va, perché il suo italiano, in effetti, non si sentiva molto sicura.

"Ciao, sono l'amica di Cecile, ti ha parlato di me e anche a me mi ha detto di te".
Rigido, nel camicione da operazione e i calzini. Gli do la mano, gli dico il mio nome, mi siedo accanto a lui ma senza toccarlo troppo, in fondo manco sa chi sono.

L'infermiera davanti a noi comincia a fare le domande di rito, se è a digiuno, allergie ecc. Poi gli spiega che gli mette subito due cerotti anestetici sul dorso delle mani, così fra un poco l'ago dell'anestesia non gli fa troppo male. Evito la parola ago che fa paura a me e magari la fa a lui.
"Mi dai la mano?" fa l'infermiera. Allunga una manina magra e tremante.

"Seti, ti posso fare una foto" fa il padre cercando di scherzarci sopra "Stai benissimo con il camicione".
Fa segno di no, un po' infastidito.

L'infermiera annuncia che fra poco gli spiega bene cosa gli faranno e gli farà vedere i materiali che useranno.

"Hai freddo nel camicione?" fa l'infermiera.
"Gli massaggio un pochino la schiena e chiedo se vuole qualcosina da appoggiarsi sulle spalle. Non risponde, continua a guardar fisso avanti (anche se standogli di fianco non ho capito bene dove guarda un bambino strabico).
"... così lo sai e almeno non ti devi preoccupare di questo" aggiungo io.

L'infermiera apre la mano in cui ha dei blister.

"Adesso devo darti la premedicazione, preferisci le supposte o le pasticche?"
"Che ne dici, ce la fai a ingoiare bene le pasticche con l'acqua? Perché a certi bambini mettono anche le supposte - nel sedere", aggiungo chiedendomi se conosce la parola supposta, visto che è nato e fino a due anni fa cresciuto in un paese e con una mamma di lingua spagnola e la chiarezza non è mai troppa.

Vuole ovviamente le pasticche, l'infermiera gli spezza quella grande - enorme - e commenta che è un peccato che non riescano a farle più piccole.

"Dammi pure il bicchiere, o forse vuoi prima finire l'acqua?" chiedo.
La finisce d'un fiato.

"Sai che anch'io da piccola sono stata tanto tempo all'ospedale? Alla fine mi piaceva tanto il cibo da ospedale e mi portavano i paloncini. Tu li vorresti o non te ne importa?"
Non li vuole, scherziamo, ha 10 anni, è grande.

L'infermiera apre un classificatore con foto plastificate e gli illustra passo passo tutto quello che succede: che aspettano la telefonata e poi lei lo porterà di sopra con tutto il letto nell'ascensore.
"Ma dai, che figo, a me non mi ci hanno mai portata in ascensore con tutto il letto, poi me lo racconti com'era?"

Poi c'è la foto della sala operatoria, gli tira fuori da una scatolona colorata il grembiule e la cuffia per capelli che dovrà mettersi papà per accompagnarlo.

Poi tira fuori i sensori che gli metteranno per controllare il battico cardiaco e la respirazione glieli fa toccare e gli fa vedere la foto con un bambino sul lettino che li porta.
"Senti, puoi sempre fargli lo scherzo che smetti un attimo di respirare e vedi cosa succede. Secondo me si mettono tutti a gridare, aiutooo, chiamate i pompieri, emergenza e poi tu gli dici che era uno scherzo". Ok, una battuta veramente del cavolo, complimenti Summa, finisci di impensierirlo che già è terrorizzato di suo.

Hai voglia a dirgli, come gli ripetiamo tutti, che non è niente, che ne fanno tante di operazioni e manco se ne accorgerà.

"Però lo capisco che anche se lo sai, tu un pochino ti preoccupi, in fondo sei tu che vieni operato".
"Dai fa il padre, vedi che mi hanno preparato la cuffia e il camicione? Vyuol dire che ti opero io, sono già d'accordo con il dottore" deve essere uno scherzo che già hanno fatto, lui sorride un po' assente.

Mentre l'infermiera rimette a posto il materiale informativo e gli chiede se magari ha domande su cose che lei potrebbe aver dimenticato, gli chiedo io, tenendolo un pochino per il braccio.

"Senti, ma tu lo sai se c'è una cosa che magari ti preoccupa un pochino di più?"
"Che tagliano", fa sottovoce.

Guardo l'infermiera mentre traduco, non è che loro hanno una risposta standard per questa cosa? No, e lui capisce abbastanza olandese da non poterlielo chiedere in maniera esplicita.

"Eh, lo sappiamo, purtroppo è proprio quello il motivo per cui ti operano, ma sai, lo fanno sempre, sanno benissimo come si fa e poi tu dormirai, non ti accorgi proprio di niente" mi sto arrampicando sugli specchi pure io e poi che ne so se non è proprio l'idea dell'anestesia e del buco di ricordi dell'operazione di cui magari è consapevole e che lo spaventa?
"Però, fa l'infermiera, in genere tu hai una cosetta qui all'angolo dell'occhio che ti tira adesso e forse ti fa anche un po' male, ma dopo non la sentirai più e non ti dà più fastidio". Brava, speriamo lo rassicuri.

"E se non mi addormento?"
"Sai, le medicine per non sentire niente le dà un dottore speciale che fa solo quello, si chiama anestetista, e io ne conosco anche uno che mi ha detto che loro conoscono tutti i trucchi e riescono sempre a far addormentare le persone. Magari se ci sono dei signori grandi e grossi che proprio fanno fatica, gli danno una martellata in testa e pace - STO SCHERZANDO -, ma per i bambini non succede mai che non si addormentano". Decisamente potrei fare di meglio.

Poi andiamo in una cameretta a tre letti dove c'è un altro bambino coetaneo in camicione che invece zompa, e contento, si diverte.

L'infermiera gli fa vedere che il letto si alza e si abbassa e questo lo incuriosisce molto, i maschi e le questioni tecniche, dio li benedica.

"Adesso porto prima quest'altro bambino che tocca a lui e poi torno a prenderti con tutto il letto, sdraiati pure e se vuoi puoi guardare la TV".

L'altro ragazzino zompa letteralmente nel letto e ride forte. Spero che lo tranquillizzi un po'. Poi mentre lui si guarda i serpenti su National Geografic io scambio due parole con il padre, scopro che per ancora un mesetto abitano vicino casa nostra e ci mettiamo d'accordo per conoscerci, ha una sorellina coetanea di Orso, cercano casa e fanno una gran fatica a trovarla perché devono lasciare dove sono a febbraio, azz, pure queste rogne qui.

Dico di telefonarmi quando esce così cerco di passare durante la visita, comunque se tutto va bene dopo tre ore lo dimettono e può anche mangiare di nuovo.

"Dai, fa il padre, adesso che andiamo sopra e mi fanno mettere la camicia e la cuffia, ci facciamo fare una foto e la mettiamo su facebook".

"Ti posso dare un bacio?" ma sta guardando lo schermo e sembra più sereno, probabilmente isolarsi un pochino per assimilare il tutto gli serve. gli carezzo i capelli e se oggi mi chiamano ad un momento buono mi porto magari Orso a conoscerlo.

Io tutto questo sistema di coinvolgere un bambino parlando con lui nel dare spiegazioni, e darle apposta a lui con le foto e il materiale con cui verrà in contatto proprio non lo conoscevo e mi sembra fantastico. Da voi come sono i reparti di pediatria?

Aperti i cancelli, la memoria di cosa?

Quando gli inglesi - che erano poi gli inglesi? mi pare di si, ma con le cronache di famiglia succede che si va all' essenziale e i dettagli giornalistici contano meno, per questo poi oltre alla storia orale abbiamo bisogno di quelli che per professione tengono le fila del discorso - vennero a liberare mio nonno e i suoi compagni -che poi, compagni? Compagni di sventure, compagni di prigionia, ma anche gente che per alcuni anni è stata artificialmente tenuta insieme in una situazione in cui la morte dell' uno spesso allontanava quella dell' altro, magari di poco, ma così era, e allora di quale compagnia stiamo parlando - dal campo di concentramento - terza interruzione, quale di preciso? So che Treblinka l' ha fatto, era sotto casa, e Auschwitz e anche un terzo, ma in quale ordine boh -si accorsero che c' era un' epidemia di tifo. E per paura del contagio li richiusero subitissimo quei cancelli per aspettare che i malati morissero e chi sopravviveva buon per lui.

Così fu che lui, mio nonno Ludwik intendo, insieme ai suoi amici si aspettarono, chi stava meglio curò gli ammalati in attesa che stessero meglio anche loro in modo da avere il permesso di tornare a casa. Cosa che fecero.

Poi per sapere queste storie di mio nonno, sua moglie e i suoi figli attesero una trentina d' anni, quando uno di quei suoi amici, il ragazzo dello stesso quartiere finito in cucina e che gli nascondeva le bucce di patate e gli altri avanzi, a rischio di esecuzione sommaria se lo beccavano, pubblicò un suo libro di memorie. E mio nonno continuò a non aprire bocca fino all' ultimo inverno in cui vissi con loro per alcuni mesi e ogni tanto qualcosa me la diceva, non narrrativa o esplicativa, dettagli, bozzetti, però a tutti i figli regalò una copia del libro.

Ora il punto è che la giornata della memoria, che io devo sempre metabolizzare un pochino, è sulla data in cui aprirono i cancelli ad Auschwitz ed è giusto che sia così, quando decidiamo di fare della reductio ad Auschwitz il simbolo di tutto il male e di tutti i massacri e genocidi del mondo. Che mi starebbe anche benissimo, ma non mi permette di raccontarvi in questa sede di quando Tamara, lei russo-polacca imprigionata quindicenne da Stalin, e Nicola, lui soldatino italiano con le scarpe di cartone, si incontrarono in un campo - quale? - in Russia forse o in Germania? E in Germania come ci erano arrivati? e dopo la liberazione rientrarono scalzi e a piedi in Italia.

E appena entrati in paese, prima di tornare a casa, il compare Nicola che per me e sempre stato il compare Nicola, Nicola di Tomaso per la cronaca, entrò dal calzolaio per chiedere come stessero i suoi, e stavano bene, allora gli prese due paia di scarpe a credito, perchè sfiniti e stracciati si, ma scalzi non si vanno a conoscere i futuri suoceri, quello di presentarsi in società scalzi era un tabù nelle nostre campagne, come appresi dall' imbarazzo grave di mia nonna quando io giravo scalza per casa in presenza di vicine locali. E niente, poi lavorarono un sacco, misero su un bel negozio, si costruirono una bella villa e però lui morì di una qualche malattia che ancora quasi non avevano traslocato.

E non vi posso neanche raccontare di zia Janeczka, polacca di Vilnius, deportata con tutta la famiglia e tutta la città e tutti i polacchi baltici, come anche gli Armeni, sempre Stalin, ma c' è mica solo lui. che poi sposò zio Kazik che nella Polonia liberata dopo la guerra divenne diplomatico e al primo ricevimento ufficiale del lavoro di lui lei sentì parlare russo e cominciò a tremare, ma a tremare che dovette andare a nascondersi. E oggi ha più di 80 anni ma ancora balbetta leggermente.

Nessuna delle due ha mai avuto figli, perchè c' è un limite a quello che si può fare al corpo di una ragazza giovane in termini di abusi e privazioni per anni, senza che ci siano conseguenze. Che il corpo delle donne per me sono questi corpi qui, anche questi.

E non vi posso parlare dei serbi del Kosovo, altro genocidio nascosto dalla politica, di Vera che vive da non so quanti anni in Italia e che grazie ad amici italiani di stanza lì e con il passaporto italiano è potuta rientrare nel villaggio, cosa che ai suoi genitori ed altri è precluso, vedere la sua casa natale, andare a prendere il caffè dai vicini e parlarci come se niente fosse, quegli stessi vicini che però quando ha tentato di fotografarsela la casa, le si sono avventati, glielo hanno impedito, l' hanno praticamente cacciata via e non può tornarci più neanche se stavolta la scortano i caschi blu. Perchè fotografarsi casa sua diventa la prova che in fondo si, era ed è stata casa sua e dei suoi e non appartiene dalla notte dei tempi a chi ci sta adesso.

La cacciata sua e dei suoi forse è meno legittima di quanto la ragion politica vuole farci credere per amor di pace e comodità di chi ha qualcosa da dire sulle vite e le case degli altri. E il messaggio che è passatp è che di tutti quanti quelli stronzi, brutti, delinquenti e fascisti erano i serbi e solo ed esclusivamente i serbi, come se in quella guerra lì di stronzi, brutti, cattivi e fascisti non ce ne fossero stati molti l' un contro l' altro armati, ma per amor di pace abbiamo coperto tutti gli errori di quel periodo, quelli locali e quelli ancora più grossi supranazionali e pace.

Si aprano i cancelli. Fra 50 anni ne riparliamo e magari istituiamo anche lì una bella giornata della memoria, che vengono meglio a bocce non solo ferme, ma affondate nella polvere.

Magari richiudiamoli pure un attimo dopo la foto i cancelli per far crepare definitivamente quelli che ci stavano dietro e che dovevamo liberare. Poi magari aperti i cancelli, arrangiatevi e schiattate. Ma lontano dalle telecamere pliiis, perchè dopo tante sfighe abbiamo bisogno di star tranquilli e rincoglionirci, quindi niente storie scomode.

Una cosa così essenziale, la giornata della memoria, che mi stupisco quasi che non sia venuta in mente a me.

martedì 25 gennaio 2011

Prostitute d'alto bordo

Io, che non ho esperienza sul campo, ma sono una grande lettrice e di memorie di prostitute e cortigiane famose abbonda la storia delle lettere, devo dire in scienza e coscienza che in tutta questa storia una prostituta d'alto bordo che sia una, la devo ancora vedere.

Perché parto dal presupposto che le prostitute d'alto bordo siano delle professioniste.

Anche una cara, vecchia mantenuta, quella che si fa intestare un attico in centro e una carta di credito per le piccole spese, anche quella la devo ancora vedere.

Mentre ho conosciuto un paio di ragazze belle, ma non bellissime, però intelligenti, estremamente curate e interessanti e con diverse vite alle spalle e disperatamente decise a conquistarsi un posto al sole, se necessario con l'aiuto del fidanzato agé e possidente, che si facevano pagare appartamenti fighi e studi in economia, far portare a cena e a teatro, il tutto non so bene a che titolo.

Poi si sono sposate ancora meglio con uomini che gli piacevano sinceramente, e sono diventate capitane d'industria finanziate dai suoceri che inizialmente si sono opposti con tutte le forze al matrimonio, ma che in un paio d'anni avevano capito al volo che fortuna di dio erano le nuore che gli sono capitate. Chi da dieci e chi da vent'anni stanno sempre con il marito e sono apprezzatissime nel loro lavoro.

E nemmeno queste le definirei a rigore prostitute d'alto bordo. Però un esempio per tutti noi si. queste storie sembrano parallele, ma in comune hanno un paio di elementi, il resto ho massimizzato per comodità.

Per dire che un uomo intelligente, innamorato e perfettamente consapevole del carattere della ragazza che si sposa o con cui si accompagna, affronta biasimo sociale, le prese per culo degli amichetti altolocati che pensano che sia il solito fesso che si fa abbindolare dalla ballerinetta minorenne, le pacche sulle spalle di quelli che pensano che gran culo scoparsi la gnocca in questione, la madre che minaccia di cancllarlo dal testamento ma poi ci ripensa, perché ha trovato una ragazza con cui non si annoia.

Il che è molto di più di quello che si possa dire di qualsiasi fruitore finale di cui sentiamo parlare in questi giorni. (Per agé intendo 20 anni di differenza, non 40).

Giusto per chiedermi: di cosa stiamo parlando esattamente?

(Una nota tecnica, io faccio radio e magari in TV è diverso: ma se in trasmissione mi arriva una telefonata che decido di far passare, al primo insulto io stacco. È facilissimo, tiri giù un cursore. Mi meraviglio che una grande rete televisiva non sia capace di farlo, devo venire a farglielo vedere il cursore in questione?)

domenica 23 gennaio 2011

Nuovo acquisto musicale: Vincenzo

Oggi prova nuova e vecchia. La nuova è la serata poetico-musicale dedicata alla Basilicata, con un nuovo aiuto musicale per quelli di Astaroth, Vincenzo detto Vittorio da chi ha voglia di confondersi.



Dopo aver accompagnato Silvia, Nello e Michela al marranzanu e alla tammorra, ha tirato fuori di tasca il suo flautino nostalgico e ci ha fatto l' improvvisata qui sopra.

Perchè prima, quando era entrato, se si era seduto intanto che noi finivamo di fare le nostre letture e decidere chi fa l' italiano, chi il tursitano e chi l' olandese delle poesie di Albino Pierro, è bastato che aprisse bocca perchè Sebastiano chiedesse:
" Ma sei siciliano?"

In coro Michela e Seba:
"Di unni?"

che dei veneti si sa che se si incrociano non c' è verso di sentirli parlare italiano fra loro, ma dei siculi ancora non l' avevo vista, che noi siamo artisti completi.

Insomma, il flautino è piaciuto assai e mi sa che ce lo teniamo, ma ve lo volevo far sentire.

Il resto, alla serata Basilicata il 4 febbraio, ore 20:30, Astarotheatro in Sint Jansstraat 159, Amsterdam. Prenotazioni e informazioni: www.ondaitaliana.org

(Anche perchè la domenica mattina che i maschi vanno in piscina io le prove me le posso fare, vero?)

venerdì 21 gennaio 2011

Miscellanea del venerdì

a) la foto senza parole
Ieri rientriamo tardi dal coro e mentre scarico davanti casa (precaria sulla striscia della fermata del bus che potrebbe arrivare) e Ennio si incolla il borsone con 4 litri di latte del contadino, pane, macellaio, varie ed eventuali, e Orso le borse della scuola, quelle della musica, passa nella tranquillità dell'ora di cena un gruppetto di 5 anziani che chiacchierano.

Tutti in djellaba scura o marrone più chiaro con il cappuccio a punta tirato su. Che quel cappuccio me li fa così simpatici e fiabeschi.

Faccio, il giro, parcheggio la macchina rientro a piedi sul marciapiede e li incrocio. L'ultimo ha un djellaba di un bellisimo color bordò, persino nella luce dei lampioni si vedeva quanto era bello quel colore lì.

Questi gruppi di vecchi emigranti, che siano i wop di casa nostra con la giacchetta e il berretto delle foto del lavoro di Daniela Tasca sull'emigrazione italiana in Olanda o questi anziani marocchini, che si incontrano prima o dopo cena per farsi due chiacchiere tra di loro che si capiscono e condividono una serie di riferimenti, a me fanno sempre simpatia. Ma questi non avrei potuto fotografarli.

(didascalia: sulla nostra strada, più avanti, c'è una moschea e a volte ne incontri di uomini isolati, specie anziani, in abito tradizionale, ma con il cappuccio sulla schiena. Ieri faceva invece proprio freddo).

b) Ricetta
Ieri Orso dal fornaio francese da cui andiamo in giorno di lezione di muscia mi ha estorto una tartelette al limone. e se la gustava e se la leccava e a ogni leccata non faceva che dire ma quanto è buona questa crema di limone. Allora gli ho promesso che l'avremmo fatta anche noi, ed eccola.
Con la ricetta di Marina via Comida in cui di diverso ho solo usato succo e scorza di un limone e mezzo e di un'arancia.

È il dessert ideale, buonissimo, si seve in piccole quantità e dopo due cucchiaiate gli altri, due tazzine io capisci che proprio e troppo concentrato. Allora ci abbiamo aggiunto i mirtilli e domani col il resto provo a fare la tartelette con la pasta del Cavoletto.

Buon weekend e divertitevi.

giovedì 20 gennaio 2011

Bentornata voglia di primavera


Oggi giornatona di sole anche se fredda, e giornatona spartiacque. La mattina i bambini escono di casa alle 8 che non è più buio e alle quattro eravamo al coro ed era abbastanza giorno da giocare ai giardinetti. Sono le prime avvisaglie di primavera (che resteranno tali fino alla prima ondata di calore a maggio o al primo tentativo di suicidio da primavera ed estate piovose a fine luglio) e servono al loro scopo. E se non volessi crederci me lo confermano i giacinti che almeno in casa stanno spuntando e profumano tutto.

E oggi siamo tornati anche alla fattoria perchè ho da un mesetto del caglio in frigo e voglio cominciare a farli seriamente i miei esercizi di formaggio.

Stasera a tavola i bambini ci hanno chiesto di fare un gioco: io sussurravo una parola all' orecchio del capo e loro dovevano indovinarla. Io sussurro e lui fa subito la faccia a cuoricini.
"Innamorato" urla Ennio.
"Pazzo innamorato" fa Orso.
"No".
"Comincia per H".
"H?!".
"Dì la seconda" .
"O".
"La so ma non posso dirla, non vale".
"Non è HOMO se è quello a cui pensavi" .
"Non l' ho detto io" .
" La terza è N".
"HONING, miele".
"No".

Insomma alla fine l' ho detto: HONNEPONNETJE. che è come in Asterix la moglie del capo chiama il marito quando è in buona, minandone l' autorità perchè tutti i guerrieri gli sghignazzano dietro. tesorucciuccio per capirci.\\sghignazzano anche loro, ma almeno il lessico l' abbiamo arricchito.

E la voglia di primavera fa pure questo.

Mistranslations

Tutta colpa di Closethedoor che mi ha fatto scorpire Buffalax (" Ma dai, fa il capo, sono anni che fanno queste cose, non lo sapevi?") e allora mi è venuta la curiosit`di scoprire cosa combina con le canzoni italiane. E questa m,i si è aperta da sola davanti agli occhi. Sounds familiar?

mercoledì 19 gennaio 2011

Santa maestra

Post scriptum: che poi se proprio oggi la mia prof perduta di vista di storia e filosofia al liceo mi scrive per farmi i complimenti per Statale 17 rintracciandomi su facebook, oltre che commuovermi mi conferma tutta l'importanza dei bravi insegnanti che si preoccupano per te indipendentemente dal programma.
Ieri colloquio preventivo con la maestra di Orso che da qualche settimana trova che non sia più lo stesso bambino entusiasta della scuola e delle nuove cose che stava imparando che era all' inizio dell' anno. Non fa niente.

Per carità, per tutto il resto va bene, non dà problemi di disciplina, non risponde male, non è maleducato, solo non fa niente. E non si capisce perchè.

In queste settimane la maestra gli ha chiesto di volta in volta se si annoiasse, se trovava il lavoro troppo difficile, se aveva bisticciato con qualcuno (bisticciare, tipica parola scolastica come lavagna e cancellino, la si usa ancora?). Nulla, muro di gomma, nessuna indicazione.

Io ho pensato che fosse una richiesta di attenzione, in fondo lo scorso anno eravamo io e il capo a tentare di capire come risolverci la vita e infatti io ho iniziato a vedere la psicologa. Poi all' inizio dell' anno quello con le sofferenze era Ennio che adesso porto ogni lunedi in campagna dalla terapeuta. Magari ha semplicemente sentito che adesso è il turno suo di avere qualche attenzione extra.
" Ma questa sarebbe un atteggiamento estremamente da adulto" mi rispondono. Embè? Perchè, non è capace?

Anche perchè indipendentemente da quello che ho scritto ieri, Orso non dà problemi di sorta, è un bambino felice, introspettivo quando serve, sereno. Affettuosissimo, quando non si arrabbia, che poi sono episodi sporadici e identificabilissimi, sempre tenero, affettuosissimo, grato di ogni piccola cosa, sicuro di sè. Tutta una serie di cose che lo scorso anno costavano fatica e litigi (mettersi le scarpe, per esempio) vanno da sè nel frattempo. A domanda risponde, a richiesta (prenditelo tu il formaggino in frigo, metti il tuo piatto in lavastoviglie, ecco le forchette, apparecchia) sempre più spesso ottempera, a divieto talvolta ascolta senza troppe discussioni.

La mia idea è che lui da sempre ha questo sviluppo ad ondate e adesso sta nell' onda bassa. non ha voglia, ma se penso a cosa ha fatto finora: prima inizia la scuola e impara a leggere e scrivere, e legge tutt' ora con sempre maggior interesse, tutti i cartelli, le scritte e i numeri di Topolino che gli capitano in mano.

Poi ha iniziato il coro e ci è voluta un po' di fatica per adeguarsi a quella disciplina lì.

Poi Sinterklaas con tutta la tensione, regalo o non regalo, sono buono abbastanza, e anche quella nei bambini non la voglio sottovalutare.

Poi due settimane di vacanza dai nonni, bellissime, ma pur sempre un altro ambiente e altri ritmi, e credo abbia detto che gli siamo mancati. inoltre in queste due settimane il corso intensivo di nuoto e tutte le conquiste, la fatica e anche la pressione da prestazione per il maledetto diploma A, che spero prenda al più presto e non ci si pensa più.

Che adesso abbia sbracato e deciso di prendersela calma non mi sorprende neanche, purchè poi se la faccia passare come gli è venuta. La maestra pensa inoltre che adesso anche come programma si comincia a fare un pochino più di fatica perchè il gruppo 3 in fondo è tutto centrato su leggere, scrivere e calcoli, cose nuove e impegnative che però vanno fatte bene adesso. e magari dopo tutto il primo entusiasmo della novità adesso lui si scontra con il lavoro serio e la fatica.

Abbiamo parlato degli altri bambini, dei suoi amici, dei suoi rapporti di amore-odio con un amichetto in particolare, quello che mi sta simpatica la madre, e che anche lui è il tipo che si rinforzano reciprocamente tutte le proprie spigolosità. Del suo amore che è l' unica persona che riesce a fargli fare le cose che non vuole e lì è venuto da ridere anche alla maestra che conoscendo i tipi sa benissimo come funziona.

A me questa maestra Laura, che era stata anche la maestra di Ennio e che adesso due giorni alla settimana fa la vicedirettrice e tiene un po' le fila pedagogiche della scuola, visto che la direttrice invece è una brava amministratrice, comunicatrice e organizzatrice, ma cosa sarebbe meglio per i bambini manco lo sa, piace moltissimo e sono contenta di aver suggerito lo scorso anno che forse per Orso, che allora era la disperazione delle maestre, sarebbe stato meglio finire in classe con lei invece che con Irma, dove sta il grosso della sua ex-classe, che è dolcissima e anche brava, ma forse per Orso ci voleva un pelino di approccio meno morbido.

(No, per dire, un paio di settimane fa ho provato a ricordarmi chi fossero le maestre di Ennio lo scorso anno e nulla, vuoto totale, manco i nomi mi ricordo, per non dire le facce. Laura ha un tale carisma e affetto per questi bambini che me la ricordo finchè campo).

"In conclusione, se magari a voi lo dice qual è la possibile soluzione per farsi tornar voglia, a me va bene tutto. Se preferisce stare in corridoio per concentrarsi meglio e non essere distratto dagli altri, ottimo, se deve stare seduto vicino a me ce lo metto, se il lavoro è troppo gliene diamo la metà purchè faccia le cose essenziali, basta che si metta a fare qualcosa."

Ora toccherà lavorare alla comunicazione ellittica di questo ragazzo, che le cose che gli stanno a cuore te le fa pure sapere, ma con dei codici di cifratura che manco il servizio segreto.post-scriptum: che Po

martedì 18 gennaio 2011

Operetta morale

" Sbrigati con il pigiama e io intanto comincio. C' era una volta un bambino carinissimo, buono e simpatico. Ma quando si arrabbiava..."
" Aspetta, Ennio non c' è" .
" Ma Ennio il primo pezzo lo Sa" alzo la voce verso l' altra camera " Ennio è vero che la sai?"
" Si" lo sentiamo ridere sotto i baffi.

" Insomma, questo bambino quando si arrabbiava, urlava, picchiava per terra, sbatteva i piedi, faceva tre scorreggie di seguito, si voleva ammazzare. La mamma non sapeva mai cosa fare, diceva: ma perchè si arrabbia? Ma io gli voglio bene e poi invece mi arrabbio pure io e io n voglio arrabbiarmi" .

Mi ascolta attentissimo, a volte ridacchia.
" E questo povero bambino, neanche lui si voleva arrabbiare, ogni volta diceva no io non mi arrabbio. Pero la rabbia che era nella sua pancia comicniava a srotolarsi, così" gli tocco la pancia e gliela massaggio in modo circolare.
" E la rabbia cominciava a salire e lui si diceva NO, stavolta non mi arrabbio, ma poi la rabbia usciva, e lui urlava, pestava i piedi, faceva i rutti"
" I rutti" ripete deliziato.
" E insomma, tutti erano un pochino scontenti, perchè questo bambino era veramente buonissimo e simpatico, ma quando gli saliva la rabbia. La mamma gli diceva/; vestiti, svegliati, mangia, mettiti la giacca, e lui NO e si arrabbiava e allora si arrabbiava anche la mamma, ma poi le dispiaceva. Poi la mamma ha pensato che il problema è che i grandi non si ricordano bene cosa pensano i bambini e allora è andata a chiederlo a un altro bambino" ma secondo te perchè si arrabbia. secondo te, Orso, perchè?"
"Non lo so".
" Ma tu pensi che quando quel bambino si arrabbia gli fa piacere se gli danno un bacetto?"
" Si" .
" E allora questo è il trucco che hanno pensato a casa: quando quel bambino sentiva la rabbia che gli saliva nella pancia andava subito a farsi dare un bacio, dalla, mamma, dal papà, dal fratellino. Si metteva a urlare: presto, presto, un bacio, prima che mi arrabbio, e glielo davano e così la rabbia non gli usciva più dalla pancia. E così erano tutti contenti e lui non si arrabbiava più e neanche la mamma" .

Bacio.
"Lo vogliamo fare anche noi?"
"Si".
"Allora adesso dormi" .

Stamattina me l' hanno ricordato al momento di baciarci prima di uscire.
" Mamma, ma Ennio dice che quel bambino sono io" .
" No, come ti viene in mente? Quello `e il bambino della storia".
" Oh, fa Ennio, ma io avevo capito che..."
Gli accarezzo il braccio, gli strizzo l' occhio, lo bacio.

Oggi siamo convocati dalla maestra di Orso che si sta preoccupando per lui, speriamo bene. perchè queste convocazioni laconiche senza dirti di che si tratta a me mettono l' ansia.

E questi due testoni di figli che da alcune sere fanno le 10 prima di addormentarsi, me la fanno venire ancora di più.

Ma alle figlie qualcuno ci pensa?

Ma io se pensassi a un conoscente in età ma che gioca a fare il piacione e l'allegrone, che viene continuamento messo in giro con storie non meglio chiarite di orge, frequentato da un'iradiddio di ragazze giovani presunte fidanzate, o amiche o collaboratrici che lo adorano, uno che un posto di lavoro a un bel ragazzo senza agganci e di talento che sia uno non glielo ha mai dato a memoria d'uomo ma che fa beneficenza a gogò a ondate di femmine giovani, smutandate e di cui circolano foto succinte, offrendogli case, macchine, gioielli.

(A parte i regali costosi e poi a lui andavano bene anche le tardone deluse, uno così da piccola l'ho frequentato a distanza e mi è sempre sembrato patetico, un vecchio che fa il rubacuori e lo sciantoso a ogni piè sospinto, ma non mi era parente, non aveva figli, saranno pure stati fatti suoi, una volta che affettuosamente è venuto a farmi il solletico gli ho dato due pugni, poi scusandomi per la reazione inconsulta intanto che gli davo il terzo, ed è finita lì).

Però anche lì, quando uno ha figli. E la moglie quando i figli erano piccoli si trasferisce armi e bagagli in altra residenza. Mi chiedo sempre perché.

Ma uno così, che oltretutto ha figlie femmine più vecchie delle ragazze che frequenta: i servizi sociali se era uno qualunque uno psicologo a parlare con queste bambine ce lo avrebbero mandato?

Mi chiedo che peso abbia nella vita e nella crescita di una ragazzina e poi giovane donna il peso di un padre ingombrante del genere, perché di padri ingombranti ce ne sono di tanti tipi, ma poi una in qualche modo si risolve pure quello.

Oh, uno come Pacciani hanno fatto subito, quando l'hanno beccato, a far saltar fuori che lui delle figlie bambine abusava. Sarah Scazzi, era poi lo zio.

Per queste bambine mi preoccupo sempre, indipendentemente di chi siano figlie.

Semplicemente perché mi chiedo come si faccia a crescere all'ombra di un padre così.

(Brutta cosa la botta d'insonnia che ti prende a tarda notte dopo che sei schiantata alle 22. Una prima si fa i patemi conto proprio, e poi già che c'è pure conto terzi).

lunedì 17 gennaio 2011

Si ricomincia con la sindrome del fighetto

Andare in fiera con tutta una serie di amiche che come te fanno tutti altri mestieri, ma ci siamo andate lo stesso, e che vedi sempre troppo poco è un bel modo di scambiare mezza chiacchiera nel tragitto dalla fiera al treno, forse farci scappare una cenetta tardissima, sicuramente di non arrivare mai a bere qualcosa insieme come nei programmi iniziali.

È un modo per rincontrare un sacco di gente che eoni addietro hai conosciuto di vista per lavoro, è un modo per conoscerne di nuovi e riconoscerne di sconosciuti (il figlio dell' amico di mio padre o il ragazzo della pizzeria dove andavo sempre da studentessa con Vic e il legittimo).

A una fiera del turismo poi è sicuramente un modo per decidere cosa farai queste vacanze (scambio casa con la Sardegna, se la cosa va in porto), per tirar giù dal soffitto un pacco di depliant bellissimi di una vita precedente e un sogno arenatosi (quello dei workshop di cucina in Abruzzo nei quali avevamo investito tanto e poi rinunciato per eccesso di vita e clienti) per renderti conto che quello che non puoi fare da sola forse si può fare in cinque. Sorprendendoti che quei depliant non li hai buttati prima del trasloco come credevi, ma c' è forse un senso nelle cose. (rendendoti anche conto di quanto cavolo fossero belli quei depliant e di quanto, in anni precedenti e prima di rinchiuderti nel tuo guscio, di come avessi un' azienda seria e che te la sei ridimensionata tu con le mani tue per goderti i figli).

Tornare a fare la hostess per pochi giorni, cosa che non facevi da almeno 15 anni, e divertirti, e renderti conto che nella vita si può fare di tutto e il contrario di tutto, basta fatturare e starci bene.

Che andare in fiera il giorno che non ti tocca con tuo figlio e spiegargli che se si fa un giro negli stand italiani e chiede in italiano se gli regalano un palloncino, sicuramente lo trovano adorabile e glielo danno, e vederlo tornare indietro con il megapallone delle sue brame ti spiega che anche lui sta crescendo. Che ci prende gusto a capire che gli offrono il succo di frutta, che le orchidee sono finite ma la signora gliene promette una per l' indomani se passo a prenderla
" Gialla, gialla è il mio colore preferito" e gialla fu.

Che scoprire che per gli amici da multinazionale che in between jobs e per uscire un attimo di casa mi hanno seguita in fiera visto che all' ultimo momento nessuno sapeva dove sbattere la testa per trovar gente e arrivano sempre da me a chiedere lumi, ecco per loro avere una SRL privata fa parte dei fatti della vita, come il mutuo e l' assicurazione sanitaria e scoprire che avrai anche avuto per 12 anni un' azienda seria, ma che inevitabilmente soffri delle stigmate delle piccole aziende che si fanno il culo ma non capiscono come gira il mondo, tipo, a caso, i tuoi.

Riferirlo alle nuove future socie, anche loro sas in due sorelle e constatare tra di voi che c' è sempre da imparare.

Mercoledi chiamo Pronumeris per farmi spiegare se potrò mai farmela anch' io la forma societaria BV come tutti i fighi, perche dopo la bicicarro, l'i-phone, il mac e le scarpe fighe, vuoi che una fashion-victim come me rinunci alla BV? Se poco poco me la posso permettere, peccato che per quelle non ci sono i saldi.

E arrivare a questa conclusione dopo aver detto si per affetto all' Abruzzo a un incarico meno qualificato dei soliti ed essermene pentita per tutta la settimana prima di farlo, dopo aver deciso che chissenefrega, certe fiere sono troppo belle per evitarle, dopo aver concluso che sono vent' anni che ci giro intorno ma che io in una vita precedente sul turismo e in particolare in Abruzzo so già tutto quello che devo sapere e perchè cavolo non ho fatto quello per mestiere (perchè soffro ancora dei traumi dei miei genitori), non so, credo di avere materiale per lavorare su me stessa per almeno altri 9 mesi.

Se non che fra due mesi c' è un' altra fiera e ho giå 3 committenti per quella, quindi per adesso si trotta, poi si rimugina. o meglio il contrario?

sabato 15 gennaio 2011

Get a life

Avvertenza: questo è un post autoreferenziale. Molto autoreferenziale. Ma contiene istruzioni utili a tutti.

Come tutte le persone che girano, di su, di giù, fanno cose, vedono gente (e si divertono, eh, mica mi lamento) capita che conosca persone che magari vogliono fare due chiacchiere o darmi e chiedermi informazioni e voi tutti, cari lettori del blog che mi avete scritto, sapete che dal vivo sono meno stronza di quello che sembra da certi post esasperati che a volte sfuggono pure a me (vedi alla voce: sono una donna non sono una santa).

I peggiori sono gli amici degli amici che non mi capitano tramite blog, perché
questa è gente di me in genere non sa niente, tranne che deve chiedermi del tempo e della fatica senza la certezza che si rivelino conoscenze piacevoli e istruttive.

Perché io in genere, perché è così che si conosce gente caruccia che ti fa poi piacere frequentare, amo conoscerli, chiacchierarci, ospitarli per periodi più o meno indefiniti, spargere la voce perché trovino casa e mi si tolgano di torno due mesi dopo, cerchino lavori belli o brutti, si licenzino dai lavori sfigati eccetera.

Lo facevano i miei genitori in modi ancora più estremi, lo facciamo io e il capo e ringrazio dio che lui da questo punto di vista la pensa come me. Se facessimo il conto degli sconosciuti che abbiamo ospitato senza saperne nulla, in certi periodi questi hanno superato gli amici che ospitavamo, perché poi è così che gli amici li vedi sempre troppo poco, se sei sparso ai 4 venti.

Allora, giusto perché tutto il lavoro faticoso che ho fatto su me stessa nel 2010 per stabilire dei confini mi venga semplificato, perché continuo a far fatica a dire di no, ecco i miei propositi che vi elenco qui davanti a voi come testimoni per evitare di cascarci di nuovo alla prossima e per ricordarvi di stare attenti a chi mi raccomandate, perché in questi casi tendo a dire di si a tutti per poi mordermi le mani.

- Sono una libera professionista, il che vuol dire che vendo il mio tempo lavorativo. Il mio tempo quindi costa soldi per tutto quelle attività che non mi arricchiscono di loro e diversamente (una serata di chiacchiere piacevoli non ha prezzo ed è la cosa più bella che mi danno gli amici).
- Già non ho tempo di vedere gli amici cari che mi vivono nel raggio della tangenziale di Amsterdam.
- Se mi dite: vogliamo prenderci un caffé e vi rispondo: perché non vieni invece stasera a cena, sul presto mi raccomando, sappiate che davvero mi fa piacere e mi costa un decimo dello sforzo organizzativo per venirmi a prendere il caffé da qualche parte. Non cominciate a formalizzarvi o a fare complimenti, ma sappiate che you get what you see, non necessariamente riesco a sgombrare il divano ma possiamo stare seduti a tavola fino alle 3 di notte dopo che ho fatto mangiare e messo a letto i figli.
- La mia vita non prevede sere libere o weekend, perché o lavoro tutta la notte o schianto a orario da neonati. Gli inviti a cena estemporanei invece mi permettono di andare a dormire a orario adulto, cosa che fa un gran bene al mio bioritmo.
- Nei giorni settimanali dalle 18 alle 21 non ci sono per nessuno a meno che non siano cose bellissime e creative e interessanti, o fatturabili. Meglio se entrambe.
- Il giovedì pomeriggio dalle 14 al momento in cui metto a letto i figli siamo presi dal coro, ma se siete ad Amsterdam Zuid un caffé o altre piacevolezze ci scappano sempre. Altrimenti mi trovate da Cristina (indirizzo: Overtoom 303) a bere te e sgranocchiar biscotti, che anche lei è una che va presa nei momenti di buco andandola a stanare.
- Il venerdì se non sto lavorando mi trovate tra Conservatorio e Biblioteca centrale tra le 16 e le 18. Vediamoci lì vicino.
- Nel weekend prendo solo impegni di lavoro o di famiglia (o volontariato che già ho), perché mi serve un momento non pianificato per lavarmi i capelli, fare la spesa, fare i bucati che non sono riuscita a buttare in lavatrice in settimana, godermi i figli nei modi che possiamo, preparare il lavoro per la domenica o la settimana successiva. In questi momenti in genere mio marito ha del lavoro anche lui o mi sta guardando i bambini se faccio dell'altro. per fortuna il supermerfcto davanti casa è aperto anche di domenica.
- Non costringetemi a pianificare anche le cose piacevoli: se volete invitarmi a cena dio ve ne renda merito ma vengo con tre maschi di cui uno non mangia carne e tre non bevono alcol. Tenetene conto.
- Se mi chiedete dei favori li faccio sempre volentieri purché non debba perdere tempo nella manutenzione: a casa mia gli ospiti ricevono una chiave, prendono e fanno e vanno e vengono come vogliono e dove posso li accompagno e li spupazzo nei buchi tra gli orari, ma non si offendano per le lenzuola plissé fresche di bucato perché qui non si stira. Il bagno lo laviamo quando possiamo o quando viene l'aiuto di casa. Se decidono di cucinarci loro qualcosa o rendersi diversamente utili, tipo aiutando con i bambini, non è richiesto ma graditissimo.

Tipo don Stalin che ho conosciuto e praticato per e-mail e il giorno che è venuto a trovarci l'ho scaricato in macchina dalla logopedista chiedendogli di riportarmi Ennio a casa alla fine e dandogli indicazioni sommarie su dove prendere l'autobus perché io dovevo lavorare fino alle 21, però poi doveva raggiungermi in centro e ce la siamo spassata fino alle 2 in un caffé con gli amici. Da allora deve solo dirmi: Transavia ha rimesso le offerte speciali che comincio a preparargli il letto, e proprio perché è lui gli stiro le federe.

Potrei aggiungerne altre, ma in realtà basta dire che se volete beccarmi il modo migliore è farlo quando sono già in missione perché non mi costa organizzazione extra e anche se da quanto detto sopra non sembra, in genere mi fa piacere.

Ma se state in giro, vi annoiate, non sapete cosa volete dalla vita ma basta che ci pensi qualcun altro, volete qualcosa da me ma alle vostre condizioni, io non ce la faccio.

Nello specifico se vuoi che ti sistemo la vita perché ti annoi e ti devi riorganizzare la tua e tendi a lamentarti o a sfruttare bellamente gli altri, e se dico che sto da una settimana chiusa in fiera, che mio marito sta facendo i salti mortali con i bambini, che sabato mattina sono a casa ma sono presa dal fornire letti rifatti e mutande pulite al gruppo, che la settimana prossima lavoro tutte le mattine e i pomeriggi ho i figli e perché non vieni il 28 a teatro che ci sono un sacco di altre persone che potrebbe farti piacere conoscere visto che sei appena arrivata e non hai altro da fare e vorresti conoscere gente, quello che non devi dirmi è:

"ma io sono un tipo all'antica e vorrei conoscerti prima di persona, e perché non ci vediamo sabato per un caffé, e secondo te come devo fare per riprendere la mia attività ad Amsterdam (impara l'olandese e fatti un corso di specializzazione da due anni, è la risposta, poi se ne riparla) e perché non mi hai mandato la mail con gli indirizzi dei colleghi che hai detto di conoscere (perché sono rientrata stanotte al'una, mi sono svegliata alle 7 per preparare Ennio per il calcio, mi ha risvegliato il capo 20 minuti dopo per chiedermi le tessere dello zoo, poi Orso che aveva freddo è venuto a scaldarsi e farmi le coccole, ho fatto i lavori di cui sopra e preparato il pranzo e davvero dovevo uscire mezz'ora fa ma volevo lavarmi i capelli prima e rientro stasera già mangiata con Orso a cui devo anche sistemare un appuntamento domani perché io e il capo lavoriamo entrambi, e la mail ancora non la voglio leggere ma intanto meglio che scriva questo post)"

Ecco, cara amica della conoscente che non vedo da 12 anni e non sento a parte la mail in cui annunciava la tua esistenza e mannaggia a me che ti ho scritto, non inchiodarmi al telefono mentre sto in fiera e già non sento nulla ma dovrei lavorare, non mandarmi 3000 sms e richiamami quando ti sei rifatta una vita e mi vuoi invitare a cena un giorno che non ho voglia di cucinare, perché dalle premesse mi stai di un antipatico che è meglio se non ci conosciamo.

Poi mi passa, ma intanto l'ho detto.

Che poi in questo paio di mesi se proprio devo perdere del tempo a fare la manutenzione a qualcuno, meglio che sia il capo, che ne ha un gran bisogno.

giovedì 13 gennaio 2011

Agonia o agonismo

A me il signore che ci ha venduto la cucina sta un sacco simpatico, e oggi ci siamo fatti un caffé su una sostituzione alla cappa aspirante che mi doveva sistemare.

Sua figlia quindicenne gioca a hockey, è bravissima e la nazionale la voleva.

"Questa è una domanda che spero di non dovermi fare troppo presto, se avviare un mio figlio all'agonismo" ho fatto io e lo penso veramente.

Perché so che sono domande difficili, che stiamo chiedendo a un ragazzino di ipotecare il suo immediato e forse neanche troppo immediato futuro, e come genitore hai il dovere di guardare avanti.

Nel loro caso, visto che anche lui allena ragazzi, e anche quelli molto bravi e motivati, lui e sua moglie si chiedevano da un paio d'anni se gli allenamente della ragazzina non fossero troppo pesanti, visto che adesso è altissima, ma le sue ginocchia hanno ancora bisogno di un paio d'anni per rinforzarsi di conseguenza.

E con la squadra e l'allenatore autraliano ex campione pure lui d'accordo le hanno fatto esaminare le ginocchia e hanno deciso che per un paio d'anni meglio farla fare con calma e solo le cose che le sue ginocchia possono sopportare.

Però è arrivata la nazionale, la ragazzina è motivatissima, sono andati a parlare con gli allenatori e il fisioterapista e hanno deciso di farle fare un paio di allenamenti. Al primo, infortunata. Per fortuna non si è rotta niente ma lì i genitori contro il desiderio della figlia hanno detto: stop.

È tornata alla sua squadra con il suo allenatore bravissimo che la segue senza ammazzarla. Incazzata nera con i genitori, ma piano piano cominica a capire che è meglio così per lei. Il padre le ha detto che nulla le proibisce di riprovare con la nazionale fra un paio d'anni e di continuare ad allenarsi bene e con giudizio nel frattempo.

Nel frattempo il fratello che giocava bene, ma non benissimo, ha mollato la seconda squadra e con un gruppo di amici giocano e cazzeggiano, alenati dal padre che per la prima volta ha una squadra a un libello così basso.

"Ragazzi, se ci metteste solo un pochino di impegno, invece di perdere 2-1 vincereste 3-0".

La squadra si guarda, poi uno chiede:
"Ragazzi, ma voi vi siete divertiti oggi?"
"Certo" e lo riguardano.

Ecco, tra i fancazzisti e i ragazzini che a 19 anni, quando sarebbero pronti per la nazionale hanno le ginocchia completamente scassate e la carriera se la scordano, chi scegliereste?

Io sarei tanto per l'aurea via di mezzo. Però se poi penso che di 100 ragazzini che fanno sport, 80 non illudono mai nessuno sul proprio talento però si divertono, 4-5 amano il proprio sport, sono bravi e in qualche modo reggono anche a tutta la pressione che viene posta sul loro potenziale e alla fine riescono. E quelli che restano stritolati in mezzo?

Datemi un allenatore che guardi al lungo termine e alle sollecitazioni che un corpo in crescita può avere. Tutto sommato la pressione può giocare anche in un coro, anzi, quella mentale è tremenda, ma perlomeno non si scassano le gambe. Intanto si divertono.

martedì 11 gennaio 2011

Ma quanto siamo chic

Ieri Orso ha insistito per andare a giocare da Hassan mentre io mi facevo il giro del lunedi con Ennio in campagna (andiamo dalla sua adorata terapeuta e per strapparlo via di lì ce ne vuole). Io mi metto in macchina al parcheggio del supermercato e sferruzzo o faccio telefonate di lavoro.

Con questa scusa adesso so come si chiama la madre di Hassan, perché la volta che suo fratello è venuto da noi per giocare con Ennio ci siamo a malapena scambiate i numeri di telefono.

"Allora, Orso, ti sei divertito da Hassan?"
"Si, mi hanno fatto giocare tanto".
"Con cosa?"
"Con il computer, loro non hanno l'orario e possono giocare quanto vogliono".

Il fatto è che il computer è praticabile solo nel weekend al mattino prima che ci alziamo noi e in genere dopo le 17. Ed Ennio si sente in dovere di difendere questa scelta.

"Ma è perché noi siamo così chic".

Non abbiamo televisore, il computer (ci proviamo, mica ci riusciamo) va dosato, non abbiamo in Nintendo, la Wii ed altri generi di Creature's comfort.

Però effettivamente siamo tanto chic. Almeno in questo.

(Secondo me è che Ennio ha scoperto e sta sperimentando la parola chic. Un paio di settimane fa mentre ci facevamo una sessione di megacoccole e en passant io e il capo ci baciavamo, ha detto:
"Ma che bacio chic che vi date?"
"In che senso?" ci siamo staccati un pochino straniti.
"Mah, come un film".)

Chic. Mi piace, chic.

lunedì 10 gennaio 2011

La pillola è come l'antibiotico?

Vi giro questa notizia qui
secondo la quale le minorenni usano come contraccettivo soprattutto la pillola del giorno dopo.

E io mi chiedo chi gliela prescriverà mai, se sento tutte le storie di gente che in Italia per avere una pillola del giorno dopo richia di far prima a partorire che non a trovarla. E mi chiedo se i farmacisti obiettori fanno fatica solo con questo preparato qui, che ce ne sono di cose potenzialmente tossiche, velenose e insalubri che si vendono in farmacia e mi chiedo se il farmacista obiettore ogni volta fa l'atto di contrizione, o non le tiene mai tra le scorte.

Me lo chiedo perché io sono una figlia della necessità di informazioni sulla contraccezione, da quando ho 12-13 anni leggevo e mi informavo, poi magari per tanti altri motivi mi mancava la necessità fondamentale.

Però siccome meglio prevenire che curare, e siccome quandos studiavo all'Aquila non avevo uno straccio di ragazzo ma abitavo a fianco all'AIED, una volta ci sono andata a informarmi sulla pillola e mi hanno dato una tale sfilza di analisi da fare, che io, che odio le punture e i prelievi di sangue, non avendo una necessità rapida e contingente, mi sono scoraggiata e ho lasciato perdere.

Cioè, farmi l'impegnativa, mollare mezzo litro di sangue la mattina presto a digiuno in un altro paese e non ho la macchina, tornare a prendere le analisi, portarle dal medico e attendere il verdetto mi sembrava una roba inutilmente complicata. E che necessariamente coinvolgeva la collaborazione dei miei genitori che io invece se sono abbastanza adulta da farmi prescrivere la pillola vorrei arrangiarmi da sola, grazie tante.

Poi in Olanda per tanti altri motivi di ormoni e acne e svenimenti strani, su consiglio di mia madre al telefono che mi faceva: ma ho letto un articolo, vedi un po' se non ti puoi far dare la pillola, mi hanno prescritto la Diane, che chi se la ricorda sa che era una bomba di ormoni, altro che la trifasica. E la ginecologa, italiana oltretutto, che me l'ha prescritta mi ha spiegato: prescrivere la pillola è come prescrivere l'antibiotico, se non hai controindicazioni note comincia e tieni d'occhio la questione. Qualsiasi cosa strana che ti capita di notare chiamami o precipitati qui e vediamo cos'è, ma se la tolleri ci vediamo fra tre mesi.

A me la Diane come l'acqua fresca, niente ritenzioni idriche, niente emicranie, niente di niente, giusto quel paio di chili in più, ma che potevano dipendere da un mucchio di altre cose. L'ho presa per anni, mai avuto controindicazioni note, poi mi sono riprodotta e ho preso un'altra strada.

Sto nel sistema sanitario olandese da almeno 15 anni, con molta soddisfazione devo dire, e le volte che mi hanno prewcritto un antibiotico si contano sulle dita di mezza mano.

È chiaro quindi che da anni mi interroghi su questo fatto: ma perché in Italia gli antibiotici te li prescrivono come le palline zigulì e la gente arriva addirittura a prescriverseli da soli, usare gli avanzi alla cavolo e costruire resistenze accertate che abbiamo sempre meno medicine a disposizione a causa dell'uso indiscriminato?

E perché invece un po' di sana contraccezione viene vista come il diavolo, o quantomeno una cosa da complicare al massimo, mentre le prostitute minorenni o meno, le ragazzine di 13 e 14 anni che partoriscono, quelle un po' più grandi che non possono partorire anche se volessero perché non hanno casa, lavoro o un minimo di servizi e certezze nella vita, quelle che in certe province manco potrebbero abortire perché sono tutti obiettori nelle strutture pubbliche e non obiettori in quelle private, ecco questo e altro invece va bene.

Fatemi capire, ma qualcuno ha un problema con il sesso? O con le bronchiti recidive?

domenica 9 gennaio 2011

Nuovo Forummo nuclearo (e film)


abbiamo il piacere di invitarvi venerdì 14 gennaio alle 20.30 alla
proiezione del documentario
Onkalo - Into Eternity
di Michael Madsen
(con sottotitoli in inglese)
http://www.youtube.com/watch?v=qoyKe-HxmFk&feature=related

sul primo deposito sotterraneo finlandese di rifiuti ad alta radioattività


Onkalo significa spelonca, un luogo estremamente pericoloso che deve rimanere nascosto per più di 100.000 anni.

Onkalo rappresenta un monumento all'arroganza dell'umanità che produce rifiuti pericolosi in maniera scriteriata, senza essere in grado di poterli stoccare adeguatamente. Il film è molto bello ma scioccante e solleva tante domande sulla politica nuclearista di molti paesi che attualmente hanno ricominciato a promuovere massicciamente questa forma di produzione di elettricità. A spese delle energie rinnovabili.

Così come l'Olanda, che non sa affatto dove verranno seppelliti definitivamente i propri rifiuti nucleari ad alta attività, ma nel frattempo ha grandi progetti di costruzione di una o due nuove centrali nucleari a Borssele.

Così come l'Italia, il cui attuale governo ha in programma la costruzione a tutti i costi di 8 centrali nucleari, nonostante che la popolazione si sia già pronunciata chiaramente nel 1987 in un referendum contro il nucleare. E mentre le vecchie centrali nucleari dopo 23 anni non sono ancora state smantellate e i rifiuti altamente radioattivi sono stoccati temporaneamente in tanti luoghi diversi senza ancora un piano nazionali per lo stoccaggio definitivo.
Dopo la proiezione ci sarà un dibattito informale.
Ci auguriamo che possiate partecipare. L'ingresso è gratuito. Potete anche contribuire con una donazione volontaria alla Fondazione Quelli di Astaroth-Radio Onda Italiana.


Quelli di Astaroth
Sint Jansstraat 37
Amsterdam
www.ondaitaliana.org
info@ondaitaliana.org
Vi preghiamo di prenotarvi per e-mail dato che i posti sono limitati
Ingresso gratuito con possibilità di una piccola donazione a Radio Onda Italiana
per chi volesse saperne di più:
www.laka.org

Sabato pomeriggio

Sabato pomeriggio i bambini al Tun Fun con altri due amichetti. Dandoci il cambio con le madri ho fatto un giro veloce tra Waterlooplein e la Staalstraat.

Una zuppetta di pomodoro al pollo con zenzero e coriandolo, a parole la cosa piu imrpobabile del mondo al Soup en Co in Jodenbreestraat. Taglio attraverso il Waterlooplein che dopo anni di infighettamento turistico pseudofricchettone sta ridiventando un pochino quello che era, un mercato delle pulci con qualche bancarella di vestiti di stilisti piccolissimi locali, come le gonne di stoffe vintage unimisura perch'e te le sistemi come ti pare con la doppia fila di automatici in cintura e le magliette con le applicazioni e i vestiti de la Strega.nl.

Mi fermo al banchetto dei minerali riflettendo che forse per uno dei compleanni dei bambini potrei fargli regalare agli amichetti delle magnetiti, che potrebbero piacergli.

In Staalstraat un giretto alla showroom di Droog Design, finalmente un paio di progetti che per anni sono rimasti sperimentali sono in vendita, anche se il prezzo e troppo fuori dalle mie tasche, come il calorifero decorativo barocco.

Poi giro di scarpe a Op de Dijk, tanto per ricordarmi che basta scarpe noiose. Hanno deciso di cominicare a ordinare numeri piu grandi da El Naturalista (dio vi benedica) e hanno un paio di marche interessanti come ART e Sky of Londo. Meno male, perch'e anche se finora mi piacevano tanto le Think, che hanno alcuni modelli anche carini, il grosso sono sempre scarpe per sciure olandesi alternative e presessantenni che spero di non diventare anche il giorno che l' eta ce l' avrei.

Ma il posto dove ho davvero perso la congizione del tempo e stato Vlieger sull' Amstel, un negozio di carte e articoli artistici. con tutte le caryte giapponesi stampate a mano che prima o poi regalero a Vic. Mi sono accontentata di due fogli di rame per far sperimentare Orso con lavoretti bucherellati, penso a delle lamine decorate da avvolgere intorno ai lumini in modo da farne dei paralumi, tre fogli di carta decorata a aeri vintage color pastelli, francobolloni italiani timbrati (erano carte italiane) e un altro che non ricordo.

" Ma non dovevi star fuori mess' ora?" mi accoglie la mamma di Samuel che sta cercando Orso, scomparso nei meandri di labirinti e gonfiabili del Tun Fun, per portare i bambini a prendere il gelato.

Orso riemerge una mezz' ora dopo, felice.

I bambini stanchi e in megafibrillazione urlano per tutta la strada verso casa, la cena e il dopocena e stamattina si sono svegliati prestissimo e li trovo dietro al computer che urlano ancora.

" Samuel sta giocando perche lui e l' ospite" mi informano.

Alla faccia della camomilla che gli abbiamo dato ieri sera sperando di calmarli.

Adesso riporto Samuel da sua madre che oggi canta in chiesa e lui la vuole sentire, il capo va in piscina con i figli, io ho una prova e cosi oggi pomeriggio posso stirare a pure questo weekend l' abbiamo santificato.

E prima o poi scopriro come fare gli accenti con il computer nuovo.

venerdì 7 gennaio 2011

Oggi a Taccuino Italiano

Oggi mi troverete a Taccuino Italiano per la rubrica Italiani altrove (qui per il resto della settimana), in radio alle 11.30 e replica alle 19.30.

Somo stata intervistata da Chiara Paolini, una giornalista che mi ha ridato fiducuia nella professionalità della Rai (devo ancora sentire il montaggio però si può dire che la differenza tra chi è pieno di sé e chi invece lavora con professionalità salta all'occhio subito? No, che il fiore del giornalismo italiano che approda ad Amsterdam e ha bisogno di noi residenti per unminimo di contenuto negli anni ha provocato non pochi travasi di bile e rmalzi di mascelle).

E dopo questa botta di autopromozione (di cosa, poi?), torno al lavoro, che mi devo portare avanti per la prossima settimana in cui non mi vedrete né sentirete causa Fiera Vacanze a Utrecht con i miei amati abruzzesi.

martedì 4 gennaio 2011

Ignorance is a blessing

Il bello della vita è che incontrando altra gente e parlandoci uno può sempre cambiare idea. Io per esempio sono della scuola che le cattive notizie bisogna darmele sempre e comunque, così ho tempo di prepararmi.

La volta che zia Filomena è morta mentre ero in Polonia da mia nonna e intanto che aspettavano che rientrassi e cenassi e arrivasse il momento buono per dirmelo, che tanto qualcosa avevo annusato, e poi mio fratellino ha spifferato tutto senza neanche darmi il tempo di sedermi, ecco quella volta mi sono incazzata e ho imposto alla sacra famiglia di non tenermele più nascoste le cose. Devo dire che l'hanno sempre fatto.

Ci ho ripensato e mi ci ha fatto ripensare la mamma dell'amichetto davanti a scuola.

Che non so se ci avete fatto caso, noi madri ci affezioniamo di più agli amichetti le cui madri (o padri) ci stanno simpatici pure a noi e con questa mamma qui, anche se ci siamo viste giusto quel paio di volte e sempre a scuola, ci siamo simpatiche.

Per cui anche se di mio sono una cagona, avevo deciso di farmi insegnare a cateterizzare l'amichetto in questione, che per motivi a me ignoti va aiutato a far pipì ogni tre ore e questo limita molto gli appuntamenti e i pernottamenti.

Suo padre, separato ma abitano accanto con la madre, e che una volta mi ha organizzato un pernottamento nel giorno in cui era di turno la madre, me l'aveva anche spiegato:
"Guarda, lui non sente assolutamente niente, l'unica difficoltà è psicologica per noi, perché uno pensa che faccia chissà cosa, ma non è così, basta abituarsi".

Ieri quindi ci stavamo facendo gli auguri davanti alla scuola e le ho chiesto di farmi vedere alla prima occasione così mi impratichisco.

"Senti ma ti posso chiedere come mai lo dovete cateterizzare? È una cosa temporanea?'
"Ah pensavo lo sapessi, no, è nato con la spina bifida, per fortuna gli è venuta molto bassa quindi ha solo problemi per urinare, tutto il resto va benissimo".
"Mannaggia, chissà come ti sei sentita, appena partorita e ti danno una notizia del genere".
"Per fortuna me l'hanno detto solo otto ore dopo".

E lì ho ripensato alla mia regola di vita, e mi rendo conto che le brutte notizie, per carità, quasi sempre prima o poi ti toccano, ma che in certi momenti darti un po' di tempo per stare tranquilla non è poi quella cosa sbagliata.

"A lui l'abbiamo sempre detto molto apertamente, anche perché per via delle operazioni alla schiena ha un paio di cicatrici e quando fano la doccia a ginnastica si vede".
"Come li conosco quei ragazzini lì, sono sicura che le cicatrici gli sembrino una cosa eroica e da fighi".
Si mette a ridere:
"È esattamente così che gli ho detto di fare, se qualcuno gli dice qualcosa deve voltarsi e dire: ah, e io ho ho due cicatrici grandissime e tu no".

A proposito di lezioni di vita: indipendentemente da tutti i patemi che avrà avuto questa donna (mi sono appena letta su wikipedia cos'era esattamente la spina bifida e sto male io, figuriamoci) trovo bellissimo il modo che ha di tirare su questo bambino, che se non me lo diceva io mica me ne sarei mai accorta.

"In realtà con il fatto che è una vertebra bassa è andata fin troppo bene, ma con tutti gli ospedali che abbiamo visto e ti rendi conto davvero quanti bambini hanno dei problemi stigmatizzanti, impari a relativizzare".

Ecco, io pensavo di saper relativizzare, ma si può migliorare.

Destri, mancini

"Buaaarghh" (Ma che ha questo bambino da urlare sempre, santoddio?)
"Signora scusi sa dove'è il numero 84 di questa via?"
"No, ma se non lo trova potrebbe essere..."
"Aaargh mammmaaa".
"...in quel palazzo lì in diagonale, Orso ma che succede? Ennio che gli hai fatto".
Orso si guarda la punta dell'indice destro con aria drammatica, ma risponde con tono normalissimo, mannaggia a lui che urla per strada.
"Mi fa male quiiiiii".
"Non si vede niente, dai, non sarà un dramma".
"Però è il dito che uso per scrivere?"
"Cosa? Ma tu scrivi con la destra?" strabilia Ennio.

Benvenuto nel mondo dei destri, figlio.
"Si, Ennio, Orso è destro e scrive con la dstra, tu sei mancino e scrivi con la sinistra (zio Italo da piccolo era ambidestro e ci ha pensato una maestra vecchio stampo a stroncarlo per sempre, l'ultima la penso ma non la dico)".

"Però a calcio io tiro di destro e Orso di sinistro".

Il dolore al dito è dimenticato, io mi ricordo un vecchio intake all'istituto Tomatis in cui mi spiegarono che anche per l'occhio e l'orecchio dominante ci sono preferenze che non sempre hanno a che fare con quello che crediamo di essere semplicemente in base alla mano con cui lavoriamo meglio.

E poi comunque mi sorprendo dell'incredibile capacità di osservazione selettiva di Ennio, che non si è mai accorto di essere mancino ma sa con che gamba tirano lui, il fratello e svariati ragazzini che magari ancora non mi ha nominati.

lunedì 3 gennaio 2011

Piccole lezioni per il prossimo anno


Non aver paura di salire sempre più in alto



La fortuna aiuta, basta lanciare i dadi con criterio



e non smettere mai di guardare alle cose con gli occhi dei bambini



E qualsiasi cosa, anche la più piccola, in compagnia ce la si gode meglio.

Io per quest'anno ho deciso di uscire dal mio buco. Chissà dove mi porterà, ma lo vedremo.


L'importante è farlo in due con il maschio alfa che ci siamo scelte.

Grazie a Marta per averci offerto un capodanno bellissimo noi otto e tutto l'affetto e l'amicizia e la confidenza che sono cresciuti fra noi e i nostri bambini. A me serviva la scusa per tirar fuori qualche foto delle feste.