lunedì 30 novembre 2009

Anobiii: ci sono precipitata anch'io

Lo sapevo che mi dovevo fare i fatti miei, le avevo sentite le storie, cosa vi credete, di gente che incautamente si era iscritta e poi ne aveva fatto una malattia.

Ma tant'è, la botta di insonnia stanotte, e meno male che faceva freddo e io per non disturbare il capo nel sonno mi ero portata il laptop sconnesso alla scrivania, per cui un attimo prima del punto di congelamente mi si è scaricata la batteria e sono dovuta tornare a letto a scongelarmi.

Che poi stamattina ho pure scoperto che si può fare a meno di inserire tutti i numeretti se ti fai un giro tra gente più o meno compatibile e copi i libri condivisi, che poi la compatibilità, quando manco un ventesimo dei tuoi libri è inserito, è un concetto aleatorio, ho scoperto anche questo.

Mannaggia a me e adesso un nuovo libro quando lo scrivo se continuo così? Però forse è un bel sistema per regalare a chi li apprezza i libri che mi crescono e che piaciuti o meno, preferisco rimetterli in circolo che tenerli ad occupare scaffali che mi servono per i nuovi acquisti.

L'unica cosa è che per le inserzioni multiple mi si blocca tutto. Ma scoprirò il trucco.

Poi il colpo definitivo me l'ha dato la storia del padre di Vic, sorpreso dal terremoto proprio nel momento in cui aveva finito di catalogare TUTTI i suoi libri e la gente che gli scriveva per offrirgli alcuni dei titoli che aveva, in caso gli mancassero nell'esilio da sfollato. Ecco, se mi succede qualcosa almeno i miei libri si sa quali erano.

Che Facebook, dopo tante manfrine, ci sono entrata e come dicevano i fidanzati tossici della mia amica L. sull'ero, io FB me lo gestisco bene (la metà è poi morta di overdose, ma non staremo a mischiare marzo con le pecore e una cosa seria e tragica come una tossicodipendenza con una non-dipendenza da social network come la mia?)

Le ultime parole famose. Anobii non sono poi tanto sicura di riuscire a gestirmelo bene, ma quadno si tratta di libri, quando mai ho conosciuto il senso della misura?

Comunque mi rintracciate qui.

Pizza politica il 2 dicembre ad Amsterdam e manifestazione 5 dicembre

Ve la segnalo per la prima volta, perché non sono mai riuscita a partecipare di persona, la pizzata politica del 2 dicembre, alle 20, da Pizza Taxi, Ceintuurbaan 121, organizzata da Silvia Terribili di Italia dei valori.

Questa delle pizze politiche sta diventando una piacevole consuetudine tra persone che nel condividere un momento di convivialità hanno anche voglia di scambiarsi delle opinioni politiche. chi l'ha detto che un momento di piacere non possa accomunare anche una riflessione sul nostro paese?

Inoltre il 5 dicembre, alle 15, in piazza Dam ci sarà la manifestazione per chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi, qui sotto il video di Silvia.



(Io salterò entrambe le occasioni, a causa di motivi poco nobilmente politici, ma familiari, ovvero è la settimana di Sinterklaas e mercoledì ho il turno al club di calcio dove arriverà il santo con tutta la combriccola per salutare i bambini, e sabato a casa degli zii per aprire i regali definitivi, che questa cosa ci sta sfinendo e inoltre poi abbiamo ancora la Befana. Io davvero non lo so se sto viziandoli, 'sti poveri figli).

domenica 29 novembre 2009

Lasagne alla pinzatrice


"Amore Orso, vai da papà e fatti dare la pinzatrice, digli che mi serve per la lasagna. Se ti guarda strano non ti preoccupare, digli che è proprio così".
"Ma peeerchée devo fare tutto io, io non sono il capo oggi".
"Sei tu che hai scoperto che ti piace la lasagna e io la sto facendo per te".

Eccheccavolo. Ma che 'tte fà'na pooora maaaamma, come si lamentava mia zia Vittoria?

Se il suo secondogenito i piaceri della lasagna li scopre a casa dell'amichetta TEDESCA? ("Ne ha mangiato due porzioni intere" mi informa la madre senza scomporsi, che tanto si sa che i bambini italiani vengono su a pane e lasagna, no? Eccetto che i miei figli si sono sempre rifiutati di mangiare roba sospetta dalla forma non definita e con tanti pezzettini di robe diverse.

E che deve fare la povera mamma italiana in preda a delirio lasagnesco se lei, delle 30 scatole di attrezzi cucina che prima o poi andranno affrontati stamane ne ha aperte solo due e in nessuno c'era una teglia da lasagna?

Improvvisa. Si attacca alla pinzatrice.

(C'erano in una delle due scatole due forme per il turbante, che sarebbe il ciambellone ad onde: una di metallo e l'altra arancione in silicone. Ovvio precisare che io un turbante in vita mia ancora non lo faccio).

Si diceva però della lasagna e della pinzatrice. Si procede così, prendi una teglia in dotazione al forno e ci stendi sopra un pezzo doppio di carta da forno. Poi ci fai sopra la lasagna con il ragù al macinato di soja vegetariano che basta metterci tanto trito di odori nessuno si accorge della differenza, le mozzarelle light che quelle avevano al supermercato e il grattugiato di parmigiano, quello almeno bollinato e si spera autentico.

Poi pieghi la carta da forno agli angoli, fermi gli angoli con la pinzatrice e fai un pacchetto rettangolare, un po' chiuso, inforni a 180 gradi per 30 minuti e appena esce, vi faremo sapere.

Tocca improvvisare ed io improvvisai.

E con questo inauguro la serie del manuale della casalinga sciroccata, che dalle mie parti sta semplicemente per la casalinga pigra che cerca scorciatoie inusuali per accorciare i tempi tecnici della casalinghitudine grazie al pensiero laterale, ma tanto laterale che mi è andato alla deriva.

Dedicato a Flavia, che essendo casalinga dentro lei, non trova di meglio che darmi della sciroccata.

PS: la lasagna poi è venuta buonissima, ci siamo contesi l'ultimo terzo poi diviso fraternamente, poi comunque lasciato lì dalle belve, perché come dice Orso:
"Io ho un corpicino piccolo e adesso è pieno, voi non ce la fate a vedere quanto è pieno" e sporge la pancia, per poi elaborare:
"Però dopo che ho fatto la cacca non è più pieno e posso mangiare di nuovo".

Fatto è che eravamo pieni anche noi e il Ben & Jerry's di dessert incombeva. Che il bello della casalinga sciroccata è che non ha bisogno di star lì a seguire schemi. Primo e gelato, che vuoi di più come pranzo domenicale?

sabato 28 novembre 2009

Prove

Stasera ricomincia la stagione prove. Sono rientrata all'1.30 e domani Sinterklaas arriva al lavoro del capo.

Ma quanto è bello rivedersi e lavorare. Io ho letto alcuni brani dalla Rivincita del calzino spaiato di Panz e sono sicura di tirarne fuori qualcosa di buono.

Adesso la memoria.

giovedì 26 novembre 2009

Delegata

Ho qualcuno che mi rappresenterà a Donna è web, ed è Cristina. Sempre a proposito delle affinità elettive tra blogger.

I polacchi, la suina e la speranza della nazione

Mentre andavo in Italia giovedì scorso ho letto al volo che il ministro della sanità polacco ha sostenuto in parlamento di non avere ancora abbastanza informazioni rassicuranti sull'uso del vaccino della suina. Il ministro è pediatra, quindi mi sembra che alcune delle cose che dice abbiano un senso. I critici sostengono che è tutto un trucco per non cacciare i soldi e perché gli altri paesi europei lo hanno fatto?

Quello che fanno gli altri saranno affari loro, sostiene lei, a me interessa sapere se come governo dobbiamo guardare agli interessi dei cittadini o a quelli delle case farmaceutiche. I tre vaccini disponibili hanno dosaggi diversi ma vengono trattati come equivalenti e a dar retta al oro non esistono effetti collaterali, cosa che sarebbe un miracolo del signore, visto che tutti i vaccini ne hanno o non funzionerebbero. Lo dice un medico, non io.

A questo medico danno ragione altri ricercatori, che però vengono in genere citati poco. Come Tom Jefferson, epidemiologo e direttore degli studi sui vaccini della Cochrane Collaboration, un autorevole network di 11.000 scienziati in 90 paesi, che viene unanimemente considerato il fornitore della migliore evidenza scientifica disponibile. Anche l'associazione mondiale per la sanità definisce il Cochrane "la fonte di prove scientifiche di alta qualità".

E cosa dice Jefferson? Che in base a studi che loro fanno da decenni, i vaccini in genere non hanno effetto su bambini sotto i due anni, cominciano ad avere senso per bambini molto più grandi, praticamente nell'adolescenza e per adulti sani. E non hanno praticamente quasi nessun effetto tra i malati cronici e anziani, specialmenti i più anziani.

In Olanda sono proprio i gruppi di cui è scientificamente provato che il vaccino non funziona quelli a cui viene consigliato. Chiaro che Jefferson non sia molto amato nella comunità scientifica. Il punto non è se il vaccino funzioni o non funzioni, il punto è che non è sufficientemente dinostrato scientificamente che davvero riduca i casi di influenza suina. E paragonata alle statistiche della normale influenza stagionale, non è che la suina finora abbia fatto tutti questi danni stratosferici.

Anche con l'influenza stagionale a volte muoiono persone che per il resto sono sane, solo che non te lo mettono tutte le volte in prima pagina sui giornali nazionali.

In base a questo discorso sull'influenza stagionale, che paraltro non prendiamo quasi mai, noi in famiglia abbiamo deciso subito a settembre che non ci saremmo vaccinati, né noi né i bambini, contro la suina, anche se ho scoperto che da un paio d'anni il lavoro del capo li fa vaccinare collettivamente in ufficio contro l'influenza stagionale, perché gli costa meno che se un solo consulente si ammala e resta a casa alcuni giorni.

In Olanda, grazie anche al megaconsulente del ministero che, si è scoperto ben presto, sta pure a busta paga di una delle case farmaceutiche che producono i vaccini "ma per altre questioni" sostiene lui (una situzione che a mio avviso seppellisce la credibilità di chiunque, ma lasciamo perdere), hanno comprato subito vaccini per tutti. Fiesta!

Insomma a mio avviso basta un minimo di buon senso e non farsi lavare il cervello dalle voci mainstream, ma chiedere a scienziati seri cosa ne pensno,per evitare un sacco di tutti i patemi che ci facciamo e tutte le conseguenze di questa cosiddetta pandemia annunciata. Però non ci si può fidare manco delle riviste scientifiche, perché, come dice Jeffrey Drazen, caporedattore del New England Journal of Medicine :
"L'acquisizione di pubblicità quest'anno è stata fantastica. Ha praticamente compensato la perdita di introiti dovuta alla contrazione nelle tirature che tutti gli editori accusano" (cito da un articolo su Vrij Nederland, con traduzione mia).

Quindi, sottolinea Jefferson, negli ultimi anni si constata un trend in ascesa di pubblicazioni sui vaccini in riviste di grande impatto, ma casualmente solo quegli studi sponsorizzati dalle case farmaceutiche.

Quindi, non si sa se il vaccino funziona, va bene, ma se non fa niente comunque non fa neanche male, no? Invece si, non esiste un medicinale senza effetti collaterali, quindi l'efficacia va valutata mettendo a confronto pro e contro e se il contronto va a favore dei contro nel senso che i pro scarseggiano, è giusto farsi venire dei dubbi al mondo. E poi rendiamoci conto che i soldi che buttiamo in una cosa che non serve o fa addirittura male, non possiamo più usarli per qualcosa di utile (vogliamo ridarci un'occhiata all'ultima finanziaria?)

In Europa molti soldi sono stati già buttati nei vaccini. Ma come fa notare il ministro polacco, perché le case farmacutiche non mettono semplicemente i vaccini sul libero mercato lasciando ai consumatori la responsabilità di decidere ognuno per sé se li vogliono comprare? Perché passare questa responsabilità ai governi? In fondo se hai un prodotto fantastico e tutta questa potenza di marketing, lascia fare al mercato il suo lavoro se sei un imprenditore.

Ma evidentemente quello che va di moda al momento sono i grandi imprenditori che gli investimenti preferiscono farli pagare allo stato (devo nominarla qui Alitalia o basta così?)

E questo ce lo devono ricordare i polacchi in Europa, porca miseria. I polacchi, quelli che 25 anni fa stavano a Roma a lavare i vetri ai semafori quando nel loro paese tutta l'economia era di stato. Cosa vedono loro che noi non vogliamo vedere?

Non sono mai stata così orgogliosa del mio coté polacco come la settimana scorsa, e tutto grazie a Ewa Kopacz, che è titolare di un ministero importante come la sanità (saluto en passant anche le quote rosa) e medico e non ha paura di dire quello che pensa e non farsi venire il complesso di inferiorità da "ma gli altri lo hanno fatto e noi no?".

Me lo tengo come pensierino della settimana per ricordarmi che si può anche pensare con la propria testa e non solo con il portafoglio altrui.

Chi si trova a Viareggio il 5 dicembre?


Io saprò fare tante cose, ma il diavolo si nasconde nei dettagli e sono quelli che mi fregano. Quando mi sono iscritta a Donna è Web mi sono scordata di ricordarmi che da regolamento la presenza delle finaliste è obbligatoria (avete capito dove sto andando a parare?)

Me ne sono scordata prima di tutto perché non pensavo di finire in finale, poi perché non avevo idea che nell'ultimo mese circa sarei andata due volte in Italia e infine perché non ho fatto caso che la premiazione avveniva il 5 dicembre, praticamente - mutatis mutandis -la vigilia di Natale, che uno sta a casa con i bambini ad aprire i regali.

Peggio, ho pure chiesto io a mia suocera: ma il 5 dicembre, per Sinterklaas, vogliamo fare qualcosa tutti insieme per i bambini? E abbiamo organizzato da loro. Mia suocera già disapprova un pochino - o mi piace immaginarlo a me, perché mi chiedeva: ma ci devi proprio andare in italia? Non è meglio che finite di sistemare la casa, che state faceno una vita... - tutti gli spostamenti passati, se adesso le saboto il sinterklaas proposto da me, meglio che a Natale non mi ripresento (cioè, meglio che mi ripresento, cosi me lo dice).

Saranno tutte pippe mentali da stress, non dico di no, ma a me in questo momento sta stressando il fatto di organizzarmi questa discesa in Italia. A parte i soldi, che contano anche loro.

Insomma, cerco qulcuno che mi rappresenti alla premiazione. Non è che qualcuno di voi che già ci va mi fa questo favore?

Il 5 dicembre a Viareggio, dettagli seguono se mi scrivete a orsovolante(chiocc.)gmail.com.

E grazie.

martedì 24 novembre 2009

Stasera: intervista ai registi di Videocracy e di Insulo de la Rozoj


Vi segnalo la trasmissione di questa sera.

DOPPIETTA ALL’IDFA 2009

INTERVISTA CON ERIK GANDINI REGISTA DI VIDEOCRACY

INTERVISTA CON STEFANO BISULLI E ROBERTO NACCARI REGISTI
DI INSULO DE LA ROZOJ-FREEDOM IS FRIGHTENING

L’IDFA (International Documentary Film Festival Amsterdam) propone ogni anno centinaia di documentari da decine di paesi. Radio Onda Italiana segue da anni questo prestigioso festival, il più grande del mondo nel suo genere.

Quest’anno Roberto Bacchilega, che già da anni segue l’IDFA per conto di Radio Onda Italiana è riuscito ad ottenere due interviste di rilievo: la prima con Erik Gandini regista di Videocracy e la seconda con Stefano Bisulli e Roberto Naccari registi di Insulo de la Rozoj-Freedom is Frightening.

Come ascoltarle
Entrambe le interviste verrano trasmesse martedì 24 novembre dalle 20.00 alle 21.00 durante la trasmissione Pitagora a Radio Onda Italiana.

La trasmissione, condotta da Nello Allocca e dallo stesso Roberto Bacchilega si può ascoltare dal vivo in tempo reale attraverso internet streaming su www.salto.nl andando dalle 20 alle 21 su wereldkanaal/live. È anche possibile ascoltare il programma successivamente “on demand” in qualsiasi momento.

INTERVISTA CON ERIK GANDINI REGISTA DI VIDEOCRACY
Il documentario Videocracy è stato presentato al Festival di Venezia e in Italia ha ottenuto reazioni di ogni genere. Si passa dall’entusiamo della proiezione di Venezia alle critiche di chi dice che Gandini avrebbe potuto essere più incisivo nella sua analisi al potere mediatico di Berlusconi.

Perchè proprio di questo si tratta: come l’Italia sia cambiata negli ultimi decenni in seguito all’offerta televisiva e come la televisione sia dunque diventata strumento di potere.

All’estero il film è un successo. Non solo viene programmato nelle televisioni (a differenza dell’Italia dove nessun canale ha voluto trasmetterlo), ma è tutto esaurito per tutte le proiezioni nelle sale dell’IDFA. Ed ecco che Erik Gandini, subito dopo una di queste proiezioni, parla liberamente ai microfoni di Radio Onda Italiana e ci racconta la sua versione dei fatti.

INTERVISTA CON STEFANO BISULLI E ROBERTO NACCARI REGISTI DI INSULO DE LA ROZOJ-FREEDOM IS FRIGHTENING
Rimini, a metà degli anni 60. Il turismo fiorisce e la rivoluzione giovanile arriva con insistenza. Una storia sconosciuta ai più, una storia locale che grazie all’IDFA diventa internazionale.

Nell’Adriatico di fronte a Rimini, subito fuori dalle acque territoriali italiane, l’ingegnere Giorgio Rosa costruisce un’isola, una piattaforma in mezzo al mare. Questa “nuova terra” dovrà diventare uno stato indipendente dall’Italia, uno stato con un suo governo, sue leggi, una sua economia, con un suo servizio postale e con una sua lingua: l’esperanto. Il progetto viene portato a termine.

Le autorità italiane però non gradiscono questo nuovo stato proprio di fronte alle proprie coste. La risposta dell’Italia all’ “Isola delle Rose” è dunque tutt’altro che amichevole. Stefano Bisulli e Roberto Naccari raccontano agli ascoltatori di Radio Onda Italiana i tanti misteri di questa isola-stato.

Street-food stile indonesiano (con dizionario)

Una breve lista l'avevo fatta in un commento a Dissapore , ma mi sembra ora di fare una miniguida al cibo indonesiano, che ad Amsterdam si trova in molte salse: quella cinese-indonesiana che ha una serie di cose indonesiane a base di maiale che a me piacciono da matti (il Babi Ketjap, per esempio, quando ho la mestruazione autunnale, cioè fuori fa freddo e/o piove, mi tira su che manco un chilo di cioccolata). E poi c'è anche la versiono indo-indo, che essendo musulmani magari il piatto lo chiamano ugugale ma il maiale non c'è.

La cucina indonesiana è un po' la parte migliore della cucina tipica olandese. Perché mentre i batavi seguono la regola: a pranzo panino, forse zuppina e bicchiere di latte, a cena invece vanno per il pezzo di carne o pesce con due verdure e le patate. Oppure vanno al supermercato, si comprano il pacchetto di verdure miste per nasi o bami (vedi dizionarietto sotto), il bumbu o la salsina pronta, la carne o il poesce a tocchetti, buttano tutto in padella, saltano e se lo mangiano con riso o vermicelli. Il che di fondo non è sbagliato, ma vuoi mettere la tavola calda apposta?

Allora, al primo posto nella mia personale top 10 ci sono:
Kantil en de Tijger: oltre al ristorante in Spuistraat 291, 020- 620 0994 (conviene prenotare), da qualche anno hanno anche la versione Kantjil to go in Nieuwerzijds Voorburgwal 342 (che è il retro del ristorante) e in Kinkerstraat 83.

Il sistema è semplice, decidi se vuoi 1 o 2 piatti, su una base di riso o vermicelli, e se li vuoi nella versione Medium (€3,75 e 4,75) o large (€ 5,25 e € 6,25).

Lo stesso avviene anche nella catena Wok-to-Walk, che si trova un po' ovunque in città. La differenza è che la seconda ti cucina i piatti al volo, mentre il primo li ha pronti e te li scalda.

Solo che il primo le basi le fa in casa mentre il secondo usa salse e condimenti pronti, quindi comunque preferisco il primo.

Poi, cinese, il Mok sam in Albert Cuypstraat, non dal lato del mercato ma dall'altro e sta preciso di fronte alla fermata dei tram 14, 24 e 25 che vengono dalla stazione. Oltre ai piatti, ci sono anche i panini e il mio preferito è quello al baccalà piccante, broodje bakkeljauw.

Un altro paninaro/tavola calda, sempre dalle parti del mercato è Tjin. Ma in generale dalle parti di tutti i mercati ci sono delle piccole mini-trattorie/tavola calda con due tavoli se va bene.

Cosa ordinare:
Nasi Petih = riso bianco al vapore
Nasi Goreng = riso saltato in padella con un soffrittino minuscolo di verdure, carne e tofu (c'è a volte anche quello vegetariano)
Bami goreng = sono i vermicelli saltati in padella
Mihoen = i vermicelli di riso
Tjap-tjoy = verdure al vapore con latte di cocco
Boontjes sajoer = sono i fagiolini verdi in salsina piccantina
Gado-gado = verdure al vapore in salsa di arachidi
Pindasaus = è la salsa di arachidi in questione
Saté = quasi sempre in pindasaus, sono degli spiedini di pollo

Per le carni, basta ricordarsi che:
Ajam = pollo
Babi = maiale
Rendang - manzo

Pesce:
Bakkeljauw è il baccalà, che però in genere sono sfilacci ben conditi, non in salsa.

E le verdure
Paksoy o pakchoy = è un cavolo che assomiglia molto alle coste di bieta, solo la pate bianca e pochissimo verde, ve lo ritrovate in tutte le salse.
Kouseband = sono come dei fagiolini verdi sottili e lunghissimi, ovviamente ve li cucinano a pezzettini e non interi.
Telo: un tubero tipo patata dolce, ma bianco.

Alcuni piatti da me preferiti:
Saoto soep = zuppona che da sola fa pranzo (beh, quasi) con dentro un uovo sodo intero, carne, verdure e riso bianco, che certe volte di danno a parte. C'è anche una canzone omonima, del genere ballo del qua qua (hé, waar is de saoto soep?).

Telo met bakkeljauw = un piattino di tubero al forno a pezzettini con gli sfilaccetti di baccalà, uno dolce, l'altro salato, si sposano molto bene.

Moksi meti = la mia collega cinese sosteneva che fosse un piatto inventato apposta per gli olandesi: su un lettino di paksoy al vapore ti servono pollo, maiale con la crosticina e un salsicciotto molto rosso (sono le spezie, si sente un pelino di cannella e altro) a fettine, servito con una salsa tipo gravy. A me riconcilia con il mondo e in genere lo prendo con il riso bianco, ma la base potete scegliervela.

Babi Ketjap = è la parte grassa del majale, quella arrostita che fa la crosticina, cucinata con una salsa di soja agrodolce molto scura. Aaaarghh, libidine.

Babi Pandang: è sempre maiale, ma in un'altra salsa.

Se invece ve lo volete cucinare a casa tenete presente:
Il bumbu è l'equivalente del soffritto. Sono spezie e odori freschi e secchi, ridotti in pasta nel pestello e poi scaldati nell'olio affinché sviluppino bene gli aromi. Poi ci si aggiunge il resto per farlo cuocere.

Ketjap = sembra cpme suono ketchup, ma è una salsa dolce-salata di salsa di soja, meno salata della kikkoman ma più densa e con il fondo dolce.

Atjar (Tjampoer) = sono verdurine sottaceto tagliate sottilissime con un pochino di curcuma che gli dà l'aroma e il colorino giallastro e servono da contraltare a tutto il grasso e dolce dei piatti.

Kroepoek = i cracker di gamberetti leggerissimi a nuvoletta

Cassava: tipo kroepoek, ma con un altro sapore. In genere si trova pronta, ma nei negozi specializzati (i cosiddetti toko, che vuol dire appunto bottega) li trovate ancora da friggere: sono delle fettine secche di radice di cassava che bisogna friggersi, così diventano tutti leggerissimi e si gonfiano. Però avere la versione non fritta si possono fare in bricioline nel mortaio, per poi usarle come panatura per esempio di bocconcini di pollo. Friggendoli si gonfiano e viene una copertura leggera e aromatica.

Kokosmelk = è il latte di cocco.

Gebakken uitjes = sono delle micro chips fatte di cipolla fritta, esattamente come le patatine, ma piccole. si spargono sopra al piatto tipo parmigiano, ma una mia amica le mette ovunque, persino nel sugo di pomodoro per rinforzare il soffritto.

E poi c'è un'altra cosa da spargere sul tutto che in queto momento mi sfugge il nome (santén? poi controllo) che è a base di fiocchetti di cocco grattuggiato e scagliette di arachidi, con a volta anche un'arachidina intera o spezzata dentro, e spezie.

Però quando non ho altro io mi limito a saltare verdure e carne in padella con un paio di fettine di zenzerp fresco, salandolo con la salsa di soja che ho tra i p9edi al momento, se non è abbastanza esotico ci butto anche un pizzico di curry, e lo servo sul riso dandomi le arie di quella che la cucina etnica l'ha inventata lei. Mentre mi viene solo e puramente dal vivere in Olanda.
Buon apetito.

Violazione dei termini


È vero, il capo mi aveva chiesto (no, anzi, mi aveva proibito con il tono incazzato) di postare questa foto, mentre gliela stavo facendo.

Ma che ci posso fare io, se li trovo bellissimi i miei orsi?

(Veramente, che culo).

lunedì 23 novembre 2009

Nasce il MUSAA



Allora, come ho scoperto San Benedetto in Perillis, il suo sindaco caruccio e altra gente l'ho detto in passato, chi vuole metta il nome del paese insieme a Mammamsterdam su google così si ritrova anche le fotine belline che ho fatto a maggio.


Che questo paese, abitato da 100 vecchi non abbia alcun peso politico ed è per questo che è rimasto fuori da qualsiasi aiuto e persino dal cratere, dopo il terremoto, è anche un fatto. E ciò, o forse grazie al fatto di non essere legati da Protezione civile e ordinanze, le loro casette sono pronte e venerdì stavano arrivando i mobili (la foto è del mese scorso).

Che un paese che esiste da un migliaio d'anni e abitato solo da vecchi entro pochi anni possa finire, se non interviene qualcosa, fa una grande tristezza.

Poi qualcosa succede e a me piace definirlo un miracolo statistico. Perché statisticamente, quante sono le persone in una zona così depressa e spopolata dotate di un senso del futuro ai limiti del visionario? E quanti, oltre ad avere il bagaglio culturale che gli supporta la visionarietà, hanno anche il senso pratico, la voglia di mettersi a fare (anche se in quel momento hai perso tutto e porti le mutande che ti ha passato la protezione civile) e la proattività di creare in cinque mesi, dal nulla una cosa del genere? E tirarti dietro un sacco di gente?

Tutti questi visionari pratici ed entusiasti, statisticamente, quanti ne trovi in un'area così ristretta? Ma questo terremoto, si sa, ha sconvolto anche le statistiche tra altre cose.

Venerdì è nato così ufficialmente il MUSAA, Museo dell'Architettura e dell'Arte. A che servono architettura e arte in una zona scempiata dal terremoto e ancora di più, dalla sua gestione?

A creare una cultura del ricostruire, a mettere insieme tutta la documentazione esistente (rilievi, disegni, maquettes, documenti, libri mai più in commercio), i tecnici interessati (ingegneri, architetti, mastri muratori e studenti) a imparare e diffondere le tecniche di costruzione di questi nostri paesetti preromani e medievali.

Perché se non sai in primo luogo come li hanno costruiti, come fai a ricostruire? E se i bambini della diaspora del terremoto in questo momento non vedono più né utilizzano la propria casa, la propria scuola, i propri spazi, come faranno a crescere con un senso di appartenenza a questo paesaggio naturale, rurale e urbano da cui sono stati costretti ad allontanarsi?

Ecco, visionario e pratico.

Così visionario e pratico che un mecenate tedesco ha incaricato l'ing. Sebastian Storz di Dresda di trovare un progetto da finanziare per aiutare l'Abruzzo dopo il terremoto.

Che la facoltà di architettura di Pescara ha messo a disposizione i materiali d'archivio su cui generazioni di studenti della zona hanno annotato come erano i propri paesi prima di tutto questo. così che se bisognerà tirar su, censire e rimettere insieme i pezzi che compongono il portale X del palazzo o chiesa Y si cercano i disegni degli studenti Z e W, e si vede com'era e in che ordine rimetterli uno sul'altro.

E se il soffitto a volta di carrozza di casa mia, tutto da buttar giù e rifare piatto secondo gli architetti, ingegneri e muratore che l'hanno visto, lo metto in mano a quel certo muratore che mi hanno segnalato loro e che è l'unico in zona a sapere come rifarlo, forse anche casa mia resta un po' meno omologata dopo la scossona.

Ecco, venerdì scorso il miracolo statistico ha messo insieme un sacco di belle persone che hanno capito perfettamente a che serve il MUSAA. Dalla vecchietta di San Benedetto che sa benissimo che il giorno che muore lei casa sua si chiude e andrà in malora, perché non ci abiterà più nessuno.

A seguire dai tecnici presenti, che scalpitavano dalla voglia di cominciare. E i tedeschi, tra cui il rappresentante dell'ambasciata che last-minute ha patrocinato il progetto, la stessa persona che segue gli aiuti tedeschi ad Onna.

L'ICCROM, che sarebbe il braccio tecnico dell'UNESCO, che a differenza dei nostri caporaletti locali l'ha capito bene perché un gioiello altomedievale come San Benedetto è meglio che sopravviva, per tutti noi.

Alla presidente della provincia, Stefania Pezzopane, che pur trattenuta da impegni precedenti ha mandato una lettera di un calore e una partecipazione come raramente un politico è capace di fare. Lo sentivi dalla lettera, che Stefania avrebe preferito star lì.

L'ingegner Giuseppe Tosti, che da anni guida la ricostruzione post-terremoto ad Assisi, che tra un giro d'Italia e l'altro si è alzato prestissimo per essere lì in tempo.


l'ing. Storz firma l'accordo di donazione di "Quelli di Astaroth"

E, nel nostro piccolo, anche noi di Quelli di Astaroth, che i fondi raccolti ad aprile nel corso della serata per l'Abruzzo abbiamo deciso di destinarli al MUSAA.

Non soltanto perché crediamo nel progetto, ma anche perché a noi la gente che lavora gratis per idealismo e riesce a realizzare cose concrete, la gente che non ha una fedina penale per ricoprire un incarico pubblico, gente il cui peggior difetto, a detta dei nemici e anche degli amici, è quello forse di essere troppo ingenuo e signore, ma che poi, al di fuori dei giri degli amici le cose le realizza meglio e prima degli altri, che dire, a noi stanno simpatici.

Il silenzio assordante delle autorita, invece, ad aprile mentre raccoglievamo soldi e venerdì, davanti a quei posti vuoti dietro al tavolo dei relatori (e manco una telefonata) quelli si commentano da sé. (Polemica? Temperamento? No, solo delusa e incazzata, e visto che nessuno mi paga per star zitta, parlo gratis).

Il MUSAA però con la sua presenza e le proprie attività rappresenta anche un domani per questo paesino millenario, il più vecchio d'Italia.

domenica 22 novembre 2009

Odore di casa


Rientro dall'aeroporto, che tanto mi ero lasciata la bici in stazione.

"Sono a casa" gorgheggio dall'ingresso.
Nessuno risponde. Saranno a casa, devo salire, o posso prima prendermi un bicchiere d'acqua che sto morendo di sete? Sento dei rumori.

"Ehi, sono io, qualcuno viene a darmi un bacio?"
scende il capo, non mi guarda, va alla porta, raccoglie la posta e bestemmia mentre solleva quella dell'ufficio imposte.

Mi decido e vado a bere. Nel frattempo lui apre la busta la legge, poi quando mi riavvicino si decide a darmi un bacio e sorridermi.
"Hai un odore strano, cosa hai mangiato" mi fa.

Poi scendono gli gnorpoli, io sto schiantata sul tappeto e chiedo coccole, ma da Ennio ottengo solo un giro di cavalluccio sulle mie ginocchia. Poi arriva Orso che mi si siede sulla pancia, mi da un paio di bacetti, mi si appoggia addosso con la testa. Poi la rialza.

"Odori di Italia', mi fa.
"Ah, si", fa il capo "e com'è?"

Lui ignora e si riappoggia. Poi mi guarda.
"Odori di fontana".

È sempre bello tornare a casa. Home is where the Gnorpols are.

sabato 21 novembre 2009

Rientro a Onna


Speculum iustitiae
Sedes sapientiae
Causa nostrae laetitiae
Vas admirabilis
Rosa mistica
Turris eburnea
Domus aurea
Fideles arca
Ianua coeli
Salus infirmorum
Refugium peccatorum
Consolatio afflictorum


Inutile che a me le litanie me le facciano sentire in italiano, io le ho imparate in latino e così le sento. E poi era una vita che non dicevo un rosario. Così seguo le suore a modo mio.

Ieri pomeriggio sono rientrata ad Onna per la messa di zia Vittoria. Rispetto a quest'estate non ci sono camionette al bivio che ti bloccano se non hai niente d cercarci. Allora giro, proseguo, attraverso i binari, supero una casa tutta puntellata sulla sinistra, poi, all'angolo col fontanile la strada è sbarrata. Vado a destra perché dritto non ci posso più andare.

Per fortuna e' notte, sto guidando e non vedo molto di quello che esce dal raggio dei fari. Chiamo mio zio per capire dove andare, mi dice alla scuola. Nel frattempo arrivo alle famose casette dei trentini. Tutte bianche, in fila, ordinate. Con i vialetti pedonali in mezzo e gli alberelli appena piantati. A me vedermele cosi, con le strade dritte, i marciapiedi e persino lo spazio per parcheggiarci davanti, fa tanto un effetto Center Park. Poi soprattutto di notte, con tutti i lampioncini accesi e i bambini che giocano per strada.

Mi sembra quasi di stare in Olanda, in uno di quei quartieri tutti ugugali, freschi freschi di cantiere e con gli alberelli appena usciti giovani dal vivaio. Uno di quei quartieri olandesi dove solo il nome della via e il numero civico ti aiutano a ritrovarti, perché il resto è tutto uguale e uniforme.

La differenza ovviamente è che quando chiedo indicazioni a due signori di mezza età su come raggiungere la scuola, questi mi parlano come mangio. Questo mi ridà un assurdo senso di normalità, di niente di che. Sono a Onna, come tante altre volte, in un tardo pomeriggio d'autunno ed è buio.

In mezzo la scuola e dentro, nell'atrio, le solite suore in bianco, tra cui una giovane con la chitarra, e suo Consolata in nero con il soggolo più lungo, e le solite vecchiette a dire il rosario. Io e zio Giovannino entriamo alle litanie della Madonna. Poi entrano alcune donne, tra cui Tiziana che ho conosciuto proprio la stessa mattina a San Benedetto in Perillis. Mi consola arrivare a Onna e trovare una faccia conosciuta, seppur da poco.

La messa la tengono nell'atrio dell'asilo, bello, chiaro, con tanto legno e le foto dei bambini sugli sportelli degli armdietti. Un asilo come lo vorrei per i miei figli. L'asilo progettato da e intitilato alla ragazza morta nella casa dello studente.

Ma resta straniante tornare qui e ritrovarsi al Center Parc, mentre poche centinaia di metri più il là quel paese finito a terra sta recintato. Io è quello che mi ricordavo. E se lo è per me, chissà come lo è per chi ci vive, in queste casette bellissime, in questo posto ordinato, pulito, che ti dà grande il senso di coesione sociale, il ritrovarsi insieme in un posto, con la scuola in mezzo, e guardare dalle finestre i figli che giocano in strada prima di cena.

"Paradossalmente, stavamo meglio in tenda", mi aveva detto qualcuno. In tenda Onna era ancora vera e viva e tangibile nel ricordo. Entrare nelle casette non significa rientrare a Onna, ma in un posto di cui ancora devi rifarti tutte le coordinate, di cui riappropriarti, che devi cercare di rendere tuo per sentirtici veramente a casa.

Per fortuna il paesaggio naturale rimane lo stesso. Le persone che reincontri sono (quasi) sempre quelle. Ed è con loro che tocca ricostruirsi il senso di casa.

giovedì 19 novembre 2009

Che Croce!

Sinterklaaas santo e pure vescovo. Con la Croce sulla mitria, almeno fino allo scorso anno. Quest'anno invece aveva tre croci di santandrea, il simbolo cittadino. Ragione sufficiente per l'onorevole Koppejan del Cda, I democristiani che qui erano originariamente Protestanti, poi hanno aperto anche a noi papisti, per chiedere un'interrogazione parlamentare.
Poche idee e ben confuse, direi, su tradizioni e cultura.

Come dire, nulla di nuovo sotto il sole.

La sfiga non si smentisce mai

Sapere che in questi giorni potrebbero arrivare visittori con cui non ci conosciamo stava per fermarmi, ma mi esce dal cuore e quindi ce la lascio:

Sto partendo.
Stasera voglio fortissimamente andare a dormire a Ofena.
Domani c'è la messa per zia Vittoria a Onna con rimpatriata in famiglia last-minute.
Mio fratello, grasso che cola, lo vedo il tempo di prendermi e ridargli le chiavi.
Vic uguale, la vedo il tempo di aprire e richiudere il divano letto e farmi portare all'alba all'aeroporto.
Torno sabato.
Speriamo bene, perché io sto nervosa e la fortuna a volte è cieca.

Però, e mi esce dal cuore, le mestruazioni ci vedono sempre e benissimo.
Ma come si fa, che la natura vede e provvede in qualsiasi modo, pur di rendermi la vita più difficile di quella che è?

Ma stavo tanto bene quando ero incinta, bei tempi andati.

mercoledì 18 novembre 2009

Sono in finale per "Donna è web"

Panzallaria mi manda una mail di congratulazioni proprio mentre ho appena messo i figli a letto e devo mettere in Outlook per il capo tutta la logistica dei prossimi tre giorni, tipo: da chi rimane a dormire Orso dopo la scuola, quando torno e a che ora (che la volta scorsa su Outlook non l'ho messo), e poi mettere un pigiama in borsa e decidere cosa non farò (la presentazione di Statale 17 giovedì a Tortoreto, che in un momento di folle euforia avevo deciso di infilarci).

Invece a questo punto non dormo a Tortoreto, me ne vado a dormire una notte a Ofena, toh, anche se ci farà un freddo cane, mi serve.

Sto divagando: Panz mi diceva che sono in finale per Donna è web.

Lo dico al capo mentre finisco di leggere la mail, e prima che riesca ad andare a vedere con i miei occhioni lui mi ha chiesto e trovato risposta per conto suo alle seguenti domande:

1) che cos'è?
Un premio per le professioniste del web, in Italia

2) quanti soldi si vincono
Mi sa solo la gloria (poi lui scopre che c'è anche una statuetta. Di Ada Byron Lovelace).

3) ma hai pagato per partecipare?
Si, la tassa di iscrizione, ti ho messo la ricevuta in contabilità.
Eh, ma allora così non vale.

Amore, e ancora non tocco l'argomento della presenza alla premiazione il 5 dicembre, ne vogliamo parlare? Tre volte in Italia da sola in manco due mesi. Vabbó, te lo metto in Outlook, mi sa che facciamo prima.

Sono sicura che non lo dice, ma è orgoglioso di me. Lo sono anch'io tutto sommato, specialmente (come si dice sempre in questi casi) dopo aver visto chi altro è in finale. Ellamiseria, scelta e splendida compagnia. pure Lorella Zanardo con Il corpo delle donne.

Vado ad aggiornare Outlook, domani parto per l'Abruzzo, venerdì consegno ufficialmente le donazioni della raccolta pro-ricostruzione dal terremoto al MUSAA, un bellissimo progetto che verrà presentato a San Benedetto in Perillis, sabato torno e poi la vita continua.

Secondo me comunque da quando mia madre un mese fa si è fatta la conessione Internet e al telefono adesso mi dice: si va bene, non stare a dirmelo due volte che tanto poi lo leggo sul blog, ecco, secondo me è questo salto qui di qualità che mi sta portando bene.

'Azz, sono in finale. Può succedermi anche questo. Meglio dell'agopuntura contro il winterblues, mi sa.

Grazie

Ho eliminato il post precedente perché aveva esaurito la sua funzione (chiarirmi le idee scrivendolo e chiedere un feedback a voi) e anche perché secondo me certe cose, per tanti motivi di privacy, meglio che li tolga subito, visto che non è un blog anonimo.

Però le risposte che ho ricevuto mi hanno finito di chiarire benissimo le idee e tranquillizzarmi, e darmi anche altre direzioni d pensiero.

Grazie a tutti quelli che si sono presi la briga di rispondermi abbondantemente e con la premura che vi conosco.

Ho conservato tutto, ma adesso andiamo avanti.


Bacco: si è un ingegnere dalla nascita pure lui

Mammaemigrata: in effetti uno dei miei crucci è di capire fino a che punto è carattere, fino a che punto è interculturalità incompresa (e su quello mi rassicuri con il mal comune mezzo gaudio), fino a che punto è da ignorare o affrontare.
(Se poi mi spieghi nello specifico i trucchetti he usi con invasato, grazie).

Il problema se "indurirsi" se lo erano posti esattamente negli stessi termini i miei genitori e il mio prof alle superiori Mario Montebello, che sembrava uno di quei latinisti che guardano solo alle declinazioni e invece quella volta mi sbalordì mostrandosi anche un fine conoscitore dell'animo umano. Ci hanno pensato la vita, le batoste e l'esperienza.

A me il caos serve per una mia idea concreta di ordine. Quello che non vedo sbattendoci addosso tutti i giorni, mi scordo che esiste.

Widepeak: grazie del consiglio, basta sensi di colpa materni.

Supermambanana e Serena, ottima domanda. Io non so se lui si senta davvero in difficoltà o se siano le maestre a percepirlo come tale. glielo chiederò a tutti e tre.

Stefafra, mi sa che è come dici tu. Mi ricordi in realtà un paio di persone :-)

Francescabianca e Serena: idem come sopra, e grazie.

martedì 17 novembre 2009

Veline 2.0 e la retribuzione del lavoro femminile

Notizia al volo che mi perplime da Repubblica sulla festa con 200 ragazze di Gheddafi:

"A fargli compagnia 200 ragazze, le prime delle 500 reclutate da una agenzie di Via Veneto specializzata in "hostess di buona famiglia". Le giovani, fra i 18 e i 35 anni, alte, ben vestite ma non scollate, secondo i dettami dell'agenzia, si sono presentate ieri sera in un hotel romano, per poi essere scortate alla residenza. Per loro, oltre ad un regalo, un compenso di 50 euro "netti"."

Scusatemi, ma qui ci sarebbe tutto un discorso da fare, vecchissimo per altro, in base al quale il lavoro femminile non vale niente. Per cui se parliamo di guadagnare, come in recenti discussioni sul marketing sui nostri blog, si parla sempre di soldini, che farebbero tanto comodo.

OK, ragazze, i soldi, il nostro lavoro, il tempo che ci mettiamo sono una cosa seria. Non soldini. Non fanno comodo, ci servono e in base a come quantifichi in soldi una cosa, nella nostra società si segna la propria importanza. Allora se io intendo guadagnare soldi con il mio blog, sono soldi, emetto fatture, perché se è un lavoro è una cosa seria.

Se ci vergogniamo a parlare di soldi perché non sta bene, perché una professionista, donna, se si fa pagare scade nel marchettaro, a me sembra che sia questo il nodo che sottende la questione.

Allora se ci semplifica la vita, parliamo di compenso, parliamo di onorario, parliamo di tariffe allineate al mercato. Parliamo di imponibile. Non di soldini.

E che è, la paghetta della nonna? O la valutazione concreta di quello che valgo io, quello che faccio, delle mie competenze, dell'utilità di tutto questo quando lo metto al servizio di qualcuno?

E di queste ragazze, capisco le 18eeni, ma le 35enni cosa hanno fatto finora della propria vita per non potersi meritare di meglio, come occupazione retribuita? Non mi venite a dire il precariato, parlo del principio. Altrimenti basta andare a fare le pulizie in nero.

Un regalo e un compenso di € 50 netti? Un regalo e € 50 netti? Ma ci vai per farti un giro e non hai un cavolo da fare, o cosa? Se sei di buona famiglia non sono i € 50che ti fanno la differenza. E non è neanche il regalo.

Offri una prestazione, e vogliono proprio te, e lo devi fare alle regole della tua agenzia (nemmeno io entro in cabina in tuta da ginnastica, ma punto sul tailleur e mi trucco pure) e ti fanno un regalo? Pagarti, ti devono, o te ne vai a fare una serata di babysitting che guadagni meglio e stai più tranquilla, metti i bambini a letto e ti fai i fatti tuoi.

Ecceccazzo, ho capito svendersi, ho capito la disparità di retribuzione a parità di lavoro, ma se non cominciamo noi a guardare in modo adulto al lavoro che facciamo e al valore monetario che deve avere, nessuno lo fa per noi. Giocando sempre su questa cosa, che non sta bene che una signora si faccia pagare. Al massimo ti fanno un regalo. Ti rimettono al livello della mantenuta.

Nooooo, le cose si fanno per idealismo, per amore, perché ci credi, per senso del dovere, perché sennò non le fa nessuno. Mica per i soldi, ci mancherebbe.

Un libro fantastico terribile e assolutamente da leggere a questo proposito è Il petalo cremisi e il bianco di Michel Faber. Mai lavorare gratis per amore. Perdi l'amore e pure il lavoro e ti svaluti.

Care e belle le mie ragazze di buona famiglia, me lo sapete dire a che livello vi mettete a fare una cosa del genere? Basterebbe mettere tra le vostre condizioni generali che non farete riprese nascoste da passare a giornali e magistrati e già solo per quello il triplo della Patrizia, dovreste chiedere ed ottenere.

Ma le addizioni le insegnano ancora a scuola? o Maristar pensa che visto che ci accontentiamo del regalo, alla fin fine non serve? Appropò, devo mandarle un calzino per il pupo, và. che secondo me la tanto comodo fra un po', come si perdono i calzini in giro i pupi.

Stasera sono in radio

Stasera, finalmente, una trasmissione con Marina come ai vecchi tempi. Quello di cui vi parlerà lei sta qui.

E un paio di cose carine da dire le ho anch'io. E se fate proprio i buoni vi leggo un branetto tratto da: La rivincita del calzino spaiato pregevole testo teatrale di Francesca Sanzo alias Panzallaria.

Per ascoltarci in italiano dalle 20 alle 21 (eh, lo so che chi tiene famiglia a quell'ora è in altre faccende affaccendato:

- www.salto.nl, cliccare su Wereld FM e poi su LIVE

Per ascoltarci in olandese dalle 21 alle 22:

- www.salto.nl, cliccare su Stads FM e poi su LIVE

E poi una birretta e/o tortina dalle 22.01 alle 22.50 al caffé di Pakhuis de Zwijger.

lunedì 16 novembre 2009

Satira retroattiva

Grazie a Miss Kappa ho scoperto che su ju tubbe ci sono questi sketch neroamari in dialetto aquilano. Mi chiedo quanto contesto e quanto dialetto bisogna conoscere per apprezzarli, nel dubbio ve li metto, fatemi sapere.

La mia formaggetta



È o non è bellissima? Tutto merito di Lerinni che mi ha passato la sua ricetta del labna o dell'abna, come vi pare.

E merito del contadino biologico con il distributore di latte crudo, che è diventato la mia destinazione preferita.

Comunque questa l'ho fatta con due lt. e mezzo di latte, yogurtificato in pentola a pressione (che il coperchio chiude bene) e lasciata quasi due giorni avvolta nelle coperte, poi è stata mischiata con il sale, messa nel colino, schiacciata e separata dal siero e poi tenuta in frigo a prendere la forma.

Un quinto è già scomparso tra i crackers, fondamentalmente mi ricorda lo stracchino allo yogurt.

Il reportage di Sinterklaas

Ecco, volevate i dettagli? E io chi sono per negarveli? Per cominciare c'è da dire che ieri quando siamo usciti di casa per assistere all'arrivo di Sinterklaas in vapore dalla Spagna pioveva che dio la mandava (vedansi ombrelli, che in questo paese già non si usano mai, perché siamo calvinisti e cosa vuoi che siano due goccette, se ti metti la tuta antipioggia?) Per cui c'era meno gente del solito. e ci siamo appostati al Museo della navigazione da cui, sebbene sia transennato da tutti i lati, abbiamo assistito all'arrivo del vapore e relativa accoglienza di Sinterklaas da parte del sindaco con la catena indice della carica al collo e un po' di assessori e notabili vari. Il che mi fa pensare che il povero Job Cohen, che di suo, lo dice il nome, non viene da una tradizione cristiana, per dovere di carica sia costretto tutti gli anni ad accogliere un attore vestito da santo e fingere di credere alla sua esistenza per amore di tutti i bambini del paese che stanno lì a guardarli in televisione, e ad offrirgli le chiavi della città. E mi verrebbe da rispondere additandolo ad esempio a gente che non è capace di assolvere ai propri doveri istituzionali nonostante il proprio credo. La carica la accetti o non la accetti e se devi dare la mano a una donna anche se sei maschio e musulmano, o smetterla di boicottare l'apertura domenicale dei negozi solo perché tu d tuo la domenica te ne vuoi andare in chiesa per tre ore a cantare le lodi del signore, forse è il caso che ti chieda a monte cosa vuoi dalla vita e deciderti il paese e il mestiere che ti permettono di vivere secondo i tuoi dogmi. Ecco, l'ho pensato ieri, che a me la pioggia tira fuori tutta la xenofobia repressa. Noi però che ormai siamo scafati siamo andati di corsa ad appostarci all'ingresso della Marina, da cui si vede uscire il corteo. Tutto il tempo dell'attesa, per non compatirci troppo che eravamo bagnati fino all'osso, compativamo i poveri attori. Che però a vederli saltar fuori ed arringare la folla, tutto sembravano tranne demoralizzati dal tempaccio. Ci siamo visti quindi l'uscita di tutte le fanfare A me c'è da dire che è incredibile come ogni volta una tradizione che manco è la mia, mi commuova fino alle lacrime.
Ecco, quando stiamo tutti lì a cantare E cantiamo e saltelliamo e siamo contenti perché tra di noi non ci sono bimbi fetenti finalmente, per un attimo, mi sento parte di questa psiche del cavolo batava. Poi per fortuna mi passa. Però come mi ha tranquillizzato la mamma di T., succede anche a lei di commuoversi a Sinterklaas. Perché loro olandesi sono gente tanto chiusa per quanto riguarda le risposte emotive, ma quando ci sono queste occasioni di follia collettiva, solo allora si lasciano andare, e lì c'è da averne paura. Basta vedere come si combinano alle grandi imprese sportive, Capodanno, o il giorno della Regina. E allora tanto vale godercele pure noi queste occasioni e commuoveci, che nel resto dell'anno, col cavolo. Siii-nterklaasje kom naar binnen met je knecht want we zitten allemaal even recht (San Nicolino, entra pure con il tuo servo, che stiamo tutti seduti composti).

domenica 15 novembre 2009

Ri-arriva Sinterklaas

Una non fa a tempo a riprendersi dall'infreddatura che ci si becca andando in giro per san Martino, che arriva Sinterklaas e tocca ricominciare daccapo.

Arriva oggi, in vapore, che mi devono spiegare come e dove visto che il museo della navigazione, suo punto di attracco e partenza per il corteo, sta transennato per lavori.

I miei ancora non esprimono dubbi sull'esistenza del buon uomo, ma pare che Luigino si, che ormai è grande. Però anche così chiedeva ansiosamente alla madre se fin da sabato, giorno dell'arrivo in Olanda, e precisamente a Schagen, ci si potevano aspettare dei regalini.

"Eh, mamma, eh? Allora da domani potrebbe portarci già dei regali" che il fatto di scoprire il meccanismo ti dà potere decisionale su questo. Cioè, ora che sai chi ti porta veramente i regali, lo chiedi direttamente alla fonte.

"Non lo so, amore, dipende da quanto sia riuscita ad organizzarsi una madre".

Comunque vi terremo aggiornati sullo sviluppo.

sabato 14 novembre 2009

Oggi pomeriggio da Bonardi

I miei cari e amati amici della libreria Bonardi e della Fondazione Quelli di Astaroth stasera presentano Statale 17 alle, mi sembra il minimo, 17, in Entrepotdok 26 ad Amsterdam.

E io non ho preparato assolutamente niente di quello che volevo (i nocci atterrati e altre cosine buone da mangiare), causa attacco strisciante di qualcosa che sta prendendo pure al capo.

Insomma, accartocciati ma soddisfatti stiamo per uscire, depositare Orso a casa dell'amichetta Lotte anche lei in procinto di ammalarsi e portandoci dietro Ennio, che ci seguirà in un ristorante con niente per lui (thai) da vero uomo grande che è. Gliela sto vendendo così visto che non ho fatto più di tanto lo sforzo di cercare un alloggio anche a lui.

E Marina della libreria mi ha pure avvertita: ha quasi finito le copie che aveva, tocca portar le mie.

E Silvia mi ha scritto ieri che lo sta leggendo e che la sta confortando enormemente in questo brutto periodo per lei. L'abbiamo già detto che è un libro taumaturgico. Adesso spero che serva anche contro l'influenza nostra. Comunque visto che il dono dell'ubiquità ce l'ho già, qualcuno vuole farmi presente per la beatificazione?

venerdì 13 novembre 2009

Who's afraid of red?

Who's afraid of red, yellow and blue sono delle opere di Barret Newman in cui lavora con colori primari. La IV è stata bastonata a Berlino, la III assalita con un taglierino da un altro pazzo allo Stedelijk muesum di Amsterdam.

C'è decisamente qualcosa in questa scelta per i colori primari che tira fuori il lato oscuro della gente. E guardando questa vecchia foto di Orso (quante cose è in grado di rimuovere, una povera mamma) riesco anche a farmene un'idea.



Poi uno si chiede perché preferivo mandarli a lezione da Marianne Wagemaker, che ha questo atelier bellissimo nella Pakhuis Wilhelmina ed è bravissima con i bambini, piuttosto che lasciargli mano libera a casa.

PS Domani alle 17 sono alla Libreria Bonardi per presentare Statale 17 con i miei amici che mi fanno da spalla. E c'è
Stefano Bocconi che suona, anche se non siamo riusciti a vederci mezza volta con nessuno per metterci d'accordo o fare una prova. Lo dico per il numeroso fan club di Stefano.

mercoledì 11 novembre 2009

Il giorno delle luci

È proprio l'undici
la giornata
che la mia luce, la mia lucetta
potrà brillar.


Undici novembre, san Martino, fra un po' mi carico quattro mostri miei e altrui lampioncinomuniti in macchina per fare il giretto intorno alla scuola. Poi torniamo e lo facciamo vicino casa.

Perché a san Martino, l'avrò detto, e pure un sacco di volte, si va in giro con il lampioncino che ieri hanno fatto a scuola tutti quanti, si canta e si viene riempiti di dolci. Io per prevenire ho fatto una pizza per merenda, così che se poi colmi di nausea e di glucosio non mangiano, li spedisco direttamente a letto.

Ma me lo fanno apposta, il festival del cioccolato ad Amsterdam?


Ma allora ditelo che mi volete morta. Non riesco quasi a finire la lezione su vino e cioccolato al corso da sommelier di lunedì scorso, che mi ritrovo queste cartoline al bar dell'Hilton.

Come se non bastassero tutti i poster che tappezzano Amsterdam.

Al corso da sommelier ho imparato tutto quello che c'era da sapere sulle combinazioni tra alcol e cioccolato, assaggiando anche tutta una serie di dolcini e cioccolatini fino a rifiutarne, cosa che mai avrei ritenuto possibile.

Per cui forse, e ho tempo fino al 22 novembre, posso ancora approfittarne e vedere cos'altro c'è da imparare sull'argomento visitando uno o più dei posti che con workshop e assaggi partecipano a Choca, il festival del cioccolato.

(Cosa c'entrino gli insetti non lo so, tranne che gli Gnorpoli si sono innamorati delle cartoline e mi hanno chiesto di riportargliene il più possibile. Io faccio di più, le riporto anche a voi).

martedì 10 novembre 2009

Sto sbagliando qualcosa o sono un genio? O dell'onfalocentrismo materno

Ennio sta uscendo dal periodo insicuro nel senso che non è più incontinente (tranne quando sta per arrivare al settimo livello e non c'è modo di spiccicarlo dal computer), non viene più ogni notte nel lettone ma si accontenta della compagnia del fratello per dormire e sembra generalmente felice.

Questo perché a un certo punto mi è venuto il dubbio che forse ero io ad avere paura della sua nuova autonomia di bimbo grande, che ero io che facevo fatica a staccarmi dal cucciolo che non è quasi più, che ero io perché sono sempre io, sono la madre e quindi tutti i meriti e tutte le colpe sono mie, di chi altro sennò?

E mi sono detta: OK, esco da un priodo di merda e prendo atto di aver avuto un periodo di merda, non ho lavoro e ho il capo che sclera perché ne ha troppo lui e si è stufano, ma non può cambiare per la crisi, il mutuo, l'incertezza le spese di casa.

Ma io sto bene, sono felice, mi sento rinata, propositiva, piena di voglia di fare, piena di casalinghitudine e invece di farmi le pippe mentali faccio del mio meglio ma non mi stresso e cerco di godermi i momenti morti.

Invece uuno strascichino Ennio deve ancora averlo, se stamattina a colazione mi ha ribadito:
"Mamma, io resto sempre a vivere con voi, non me ne voglio andare" e io avendo imparato la mia lezione, di non emanciparlo a tutti i costi solo perché tranquillizza me, che lo assecondo, ma con i paletti perché sono pur sempre sua madre:

"Va benissimo amore, vuol dire che ti trovi un lavoro e contribuisci alle spese di casa anche tu".
"No, io i soldi li dò a voi".
"Come vuoi".

"No, anzi, io voglio fare l'uomo di casa, fare le cose per voi".
"Va bene amore, ma perché, ti piace tanto?"
"Si". Ci pensa. "Però così i soldi non devo darveli, vero?"

Io davvero non so se ci abbiamo capito tutto, se stiamo sbagliando qualcosa di fondamentale o se quello del casalingo è uno dei discorsi usciti a scuola.

Ma che dire, sono molto orgogliosa di mio figlio. Che dopo aver captato il mio disagio di questi mesi forse adesso sta elaborando quello del padre, che per anni diceva che se mi trovavo io uno stipendio sufficiente lui avrebbe ben volentieri voluto fare il casalingo. così passava le giornate a farsi i tornei al computer con il cugino.

Oppure forse è solo ora di mettere un megapaletto ai giochi al computer e vedere se cambi qualcosa.

Comunque il 17 ho il colloquio da 10 minuti con le maestre, spero mi illumini.

Principessa

"Mamma, non hai ancora gli orecchini" mi fa Orso stamattina a colazione mentre sto lì a cercare di riempirgli il portapane del pranzo.
"Adesso me li metto amore, e che dici, anche un anello?"
"Si" ordina conciso e lapidario come solo gli uomini che non devono chiedere mai sanno fare.

È cominciato ieri pomeriggio, che il lunedì li prendo prima dal doposcuola per andare a danza. Ma non ci volevano andare e siccome stanno per scadere i due mesi di iscrizione gli ho chiesto di chiarirmi.

"Se volete smettere mi va benissimo, però oggi vi aspettano e andate, e al maestro lo dite voi che non ci venite più" e mannaggia a me che nella fretta mi sono scordata di portargli un po'di merenda per tirarli su. Che delle volte basta quello.

Poi Ennio mi ha chiarito che lui voleva continuare e da subito, Orso che oggi era un po' stanco e ci avrebbe aspettato in macchina ma che da lunedì prossimo tornava anche lui. E 10 minuti dopo erano tutti e due in uniforme e Orso saltellava impaziente per le scale per cominciare.

Poi ovviamente tornano a casa stanchi, piangenti di sonno, incazzati, però mangiano tutto che le stelline e la salsiccia preferita dell'Hema erano già pronte, e il trucco del mettersi il pigiama e lavarsi i denti che poi guardiamo un film nel lettone mi si ritorce contro, perché ovviamente mi si arenano sul lettone e lì restano, che quando sono stanchi e straniti chissà perché si addormentano più tardi mentre tu vorresti che si spicciassero.

Nei fatti ciò significa che abbiamo cacciato papà dal lettone, con uno che ronfava sulla direttrice nord-sud e l'altro su quella est-ovest e io come dio vuole stravolta che dormivo in mezzo nel solco tra i due materasi, mannaggia a chi mi ha convinto che due sono più pratici di uno grande e da 10 anni dormo separata dal capo come dalle acque separate del mar Rosso, poi uno dice i percorsi biblici, e il poveruomo rientrato tardi ma cenato è andato a dormire nel letto dei figli.

Che se fossi stata meno addormentata lo avrei seguito volentieri (ma speravo segretamente che rientrando li avrebbe riportati lui al loro letto, invece mi ha fregata. Evidentemente il lunedì è un giorno duro per tutti).


Il che nei fatti significa pure che stamattina gli ho portato i vestiti giù e ci siamo vestiti insieme, il che mi sottopone all'occhio critico di Gnorpo Two.

"Mamma, mettiti una collana" mi fa. "E anche il braccialetto, così sembri proprio una principessa.

Che vale la pena di dormire nel mar Rosso per sentirsi dare della principessa. eh, le soddisfazioni che mi dà Gnorpo Two con il suo senso estetico. Stilista, mi diventa.

lunedì 9 novembre 2009

Soldi e bambini

Prendo spunto da un commento di Emily e un articolo che avevo letto la settimana scorsa: quando dare ai figli soldi loro da amministrare?

Secondo l'articolo l'età ideale per cominicare è non appena i bambini sanno contare, quindi verso i sei anni. Solo pare la maggior parte dei genitori inizia più tardi con la paghetta e pare che per questo motivi i bambini e poi i ragazzi e poi i giovani adulti non sappiano amministrarsi.

Emily dice che soldi e sesso sono tabù e cosa fare se il figlio preadolescente guadagna qualcosa aiutando in ufficio: può decidere autonomamente cosa farci con quei soldi?

A casa dei miei il discorso è rapidamente andato in vacca, perché mia madre era per la paghetta tutto il discorso pedagogico che c'era dietro, suppondo grazie al santo influsso degli articoli di pedagogia di Kobieta y zycie, la donna e la vita, una rivista polacca a cui a un certo punto si era abbonata.

Mio padre per carità di dio, non solo non capiva o proprio non voleva capire l'utilità della cosa, ma gli sembrava addirittura nociva. sospetto fosse perché in queste belle società patriarcali come l'italia, non sia mai avere figli autonomi su cui poi uno per forza di cose perde il potere totale e assoluto (e qui ci potrei collegare un gran bell'articolo che ho letto ieri non so più dove sul discorso lavoro-non per tutti, solo per il padre, mogli e figli a carico con le donne che si smazzano una serie di cose che in altri paesi sono demandate allo stato e alla società. Insomma, la famiglia in Italia come un ministero del lavoro e delle finanze maschile e uno degli affari sociali tutto femminile e senza portafoglio e i figli come appendici. Ma starei divagando).

Io trovo che sia ora di dare una paghetta a Elianto, ma non così come capita. Se esistesse la merenda a scuola gli darei un po'di più di quello che costerebbe comprarsi la merenda tutti i giorni, in modo che deida lui cosa comprarsi, su cosa risparmiare e come usare la differenza.

Invece per ora c'è dietro solo il discorso del risparmio; se ti dò € 2,50 alla settimana, puoi spenderli ogni volta in caramelle che spariscono oppure metterli da parte e una volta a mese comprarti un pezzetto di lego. Ma mi sembra un discorso insufficiente.

Poi aggiungiamoci che conoscendo i miei polli forse Ennio un minimo di discorso risparmio forse lo farebbe pure ma Orso veramente si sfruscerebbe tutto in caramelle, il giorno che osa entrare da solo al supermercato.

Intanto il risparmio è già un inizio, ma quello che mi turba è che non so come gestirmi il concetto di amministrazione dei soldi, se i miei bambini non hanno uscite fisse.

Potrei farne un incentivo per il calcio, che loro insistono sempre per avere da bere o un dolcino dell'automatico alla fine, e darglieli con l'intesa che decidano loro per il godimento piccolo immediato e quello un po' più grande se lo rimandano.

E promettergli dei soldi in cambio di serviziettimi sembra anche un'ottima cosa, ma sono ancora troppo piccoli per fare cose che seriamente esulino dalla routine 9come ad esempio lavare la macchina). E per le cose di routine già faccio fatica a farli sparecchiare ed apparecchiare, cosa per cui non intendo pagarli.

In Olanda c'è anche un'altra cosa: la gente investe in titoli e poi passa 5 volte al giorno da teletekst per vedere come stano andando. Mia suocera è molto attiva in ciò, nel senso che compra vende, ricompra, rivende. Allora con ragazzini molto più grandi e che dimostrino un interesse per queste cose farei anche una cosa del genere, se non fosse che mi sembra troppo gioco d'azzardo e io non capendoci niente non saprei manco consigliarli o insegnargli qualcosa.

E ancora non inizio con il discorso telefonino e relativo credito, in quanto glielo voglio dare il più tardi possibile.

E intanto il tempo stringe e io non ne vengo fuori e mi sembra di mancare a un insegnamento fondamentale. che se la bestia fosse meno timida e si decidesse ad andarmi al supermercato davanti casa a prendere il pane quando è finito, io comincerei tranquillamente da questo. Ma ci arriveremo a gennaio quando cominciamo a cucinare insieme.

domenica 8 novembre 2009

Tutto gratis, ovvero la riprova del mio cattivo gusto musicale


C'è a chi je piace o blues, ma a me oltre al blues piace un sacco anche il gospel, però quello d'annata, non le puttanate alla sister act. Il capo, poveretto, Beethoveniano, underground e metallaro ha sempre praticato la comunione dei beni musicali, tranne che tutti i miei CD di gospel li ha sempre tenuti in quarantena su uno scaffaletto a parte, che si vergogna si pensi sono suoi. E vabbé, sono gusti.

Io devo dire che provo anche a cantarlo e nei miei primi anni ad Amsterdam avevo anche il solista africano di non so più quale chiesa nera nel Bijlmer che lo chiamavano in tournee con il suo trombettista anche in Germania, e costui mi chiamava sister che sono soddisfazioni.

Poi che dire, la maternità, gli ormoni, la vita vissuta e una mi decade nel sentimentalismo più becero, specialmente quando si ascolta No charge, che ho pedestramente tradotto con tutto gratis e per i filologi tra voi ho messo sotto il testo, che però riassumo per Emily che ha il trauma dell'inglese ed attualmente anche quello del figlio. Ecco, quando io ascolto questo pezzo, che peraltro non è neanche che lo possiamo includere tra i gioielli del gospel (datemi allora How I got over cantata da Mahalia Jackson oppure Oh when the saints di Brother Satchmo ovvero Luigino), ecco, a me viene da piangere. Potrebbe essere la menopausa incipiente, non dico di no.

E penso che come compito per casa ai figli bischeri delle volte gli si potrebbe pure far tradurre questo. Poi se troviamo una band trash o hip-hop che ne fa una versione musicalmente più gradita alle giovani leve, ecco, io sto aspettando. (Che il periodo che facevo dei workshop di gospel al coro chiesastico dell'amica Silvia - gesù, pure questo ho fatto, e loro sicuramente cantavano meglio di me -, gli ho fatto ascoltare tutta una serie di versioni di Amazing grace tra cui appunto una metal-trash con tutte le chitarre elettriche impazzite che a mio avviso era bellissima).

Insomma, in breve, questa madre che sta a farsi il culo e mentre cucina (mentre cucina, notare il tempismo, una cucina pensando a spicciarsi, che poi almeno forse riesce a mettere a letto i figli un po' in orario e non dico sedersi finalmente sul divano con i piedi alzati o fare la pipì con calma, ma almeno sta tranquilla a lavarsi i piatti e passare lo straccio, ecco perché io non sparecchio mai se non prima di mangiare, tanto cui prodest?) arriva il figlio con il conto dei servizietti fatti, falciare il prato, prendere una buona pagella, giocare con il fratellino mentre lei va a fare la spesa.

E mentre lei guarda le vengono in mente tante cose che potrebbero venire in mente anche a me e a chiunque, sia pure obnubilata dall'amore materno (e come dice lei con il suo accentino del sud a thousand of mempories came to MAH mind, onestamente, quella sciacquetta di Tammy Wynette se lo sogna, oh, l'ho detto che ho cattivo gusto). E queste cose gliele canta:

"I nove mesi che ti ho portato, le notti insonni a curarti e pregare, tutto quello che sai e i giocattoli e le spese e soprattutto le spese del college che è ben per quello che una si fa il culo, far studiare 'sti stronzi di figli, per averti soffiato il naso ecc. ecc." ed è inutile che stia qui a farvi la traduzione letterale, metteteci voi quello che vi viene in mente personalmente,

TUTTO GRATIS, figlio mio. Il mio amore è gratis.

E alla fine lo stronzetto capisce l'antifona e sul suo consuntivo ci scrive Interamente corrisposto (rimessa diretta, ci metterei io) e il conto è chiuso.

Pura, semplice partita doppia e sensi di colpa, così si tirano su i figli. Che se sanno fare l'addizione dei sodli che gli dobbiamo fanno altrettanto bene quella di ciò che devono a noi, a farceli ragionare sopra. Stronchiamoli di sensi di colpa costruttivi, non la lagna, ma proprio metterli di fronte alle proprie responsabilità. Poi che debbano andare da adulti 20 anni dallo strizzacervelli per i sensi di colpa che gli ha inculcato la madre, beh, saranno tanto fatti loro, sono grandi nel frattempo.

Eccolo qui il testo di No charge (poi vabbé, è gospel, tutta la parte su gesù cristo nel mio CD non c'è e francamente va bene così).

My sister's little boy came
Into the kitchen one evening
While she was fixing supper

And he handed her a piece
Of paper he'd been writing on
And after wiping her hands on an apron
She took it in her hands and
She read it and this is what it said

For mowing the yard, five dollars
And for making up my own
Bed this week, one dollar
For going to the store, fifty cents
And playing with little brother while
You went shopping, twenty-five cents

For taking out the trash, one dollar
And for getting a good report card
Five dollars, and for raking
The yard, two dollars
Total owed, fourteen seventy-five

Well, she looked at him
Standing there and expecting
And a thousand memories
Flashed through her mind

So she picked up the pen
And turned the paper over
And this is what she wrote

For the nine months I carried you
Growing inside me, no charge
For the nights I sat up with you
Doctored you, prayed for you
No charge

For the time and the tears and
The cost through the years
There is no charge
When you add it all up
The cost of my love is no charge

For the nights filled with dread
And the worries ahead, no charge
For advice and the knowledge
And the cost of your college
No charge

For the toys, food and clothes
And for wiping your nose
There's no charge, son
When you add it all up
The full cost of my love
Is no charge

sabato 7 novembre 2009

Come è andato il saggio degli Gnorpoli

Allora, oggi c'era il saggio di danza e facevano Il sogno di una notte di mezza estate. con 84 ballerini 84. Lo so perché l'ho contato sul programma.

Impressionante, l'organizzazione. E hanno fatto pure due spettacoli di seguito.

Praticamente li ho consegnati con le sole scarpette alle 11 in teatro, alle 15 li abbiamo visti, e quando poi ho capito che avrebbero preso parte pure allo spettacolo successivo, mi sono morsa le mani. perché il biglietto non l'avevo.

Ora, uno dice: è un prodotto che funziona. Fai un saggio facendo pagare il biglietto, le foto e il video si fanno centralmente e non durante lo spettacolo (perché distrae ed è vero), e chi vuole se lo ordina, bravi. Ma io che le organizzo queste cose posso solo dire che grasso che cola se si rifanno delle spese e solo perché evidentemente in questa scuola c'è una grande coesione e spirito di gruppo.

Per dire, la signora che stava al ricevimento oggi, che accoglieva e riconsegnava i bambini e teneva d'occhio le cose, mi ha raccontato di essere un'ex-allieva. Ma era pieno di aiutanti. Tutte le ragazze grandi che fanno lezione dopo i miei, ognuna si prendeva un gruppettino di piccoli e li portava nei vari camerini, li aiutava e vestirsi e cambiarsi. Poi il trucco, i capelli, le foto individuali, i costumi, affittati e non. Il signore grasso che contava le persone che entravano e ritirava i biglietti.

Per la prima volta non ho dovuto fare niente, se non andare a prendergli un po' di pranzo, che quello non l'avevo capito che era meglio portarselo (i biscotti, da bere e il video di Sponge Bob per tenerli tranquilli nei tempi morti invece erano compresi), poi togliermi di torno e tornare per lo spettacolo.

E poi, core di mamma, sono entrati in scena anche i miei. Dopo le infinite bambine fiore e bambine farfalle e gli elfi e le fate e Puck e Titania e Oberon, entrano i ragazzi silvani, cinque, e due erano miei.

Come ha commentato l'amica Gina alla fine:
"Orso si vedeva che si stava proprio divertendo, Ennio invece era tanto concentrato".

Orso che a un certo punto invece di uscire camminando è uscito saltellando, ma era carino anche così. Che si è fatto tutti i sauté e i plié per cui avevano tutti e due il patema. Che al gran finale dovevano star fermi in gruppo da un lato, e Orso si dava delle gran manate compulsive suilla fronte che sembrava il Gabibbo, e Ennio si era tirato un lembo di tunica in faccia, fuori parte come mai tutti e due.

Ma non se ne è accorto nessuno, tanto ognuno guardava i suoi. Per quanto... per quanto mentre alla fine aspettavamo che uscissero dai camerini ho sentito due signore dirsi:

"E i maschietti, li hai visti, c'era quello tanto birbaccione"
e stavo per risponderle spontaneamente che sicuramente era il mio, poi mi sono fatta tanto i fatti miei, che non sta bene dimostrare alla gente che stai ad origliare.

Ma mi sa che al secondo spettacolo, vuoi che non lo sappia che va così, si sono accorti che non solo si ricordavano tutto, ma anche che visto che la prima volta è andata bene, ci si può deconcentrare. Insomma, un pezzetto del secondo gran finale che ho spiato da dietro le quinte il maestro ha dovuto afferrarli per la collottola e tirarli indietro perché se ne stavano andando a fare casino in mezzo alla scena, durante il duetto d'amore.

Però contenti, soddisfatti, Louis gli ha portato in regalo due lego al posto dei fiori e mi sa che lunedi prossimo viene a farsi una lezione di prova anche lui. e poi siamo andati a mangiarci la pizza, ma questa è un'altra storia.

Poi appena ho le foto e il video non ve li risparmio.

Altri accessori bici ad Amsterdam



No, dico, guardatela da vicino, la cassettina del Duplo. Poi uno dice il riciclo creativo.

venerdì 6 novembre 2009

Accessori da trasporto per la bici ad Amsterdam


Gli accessori per bici che vedo in Olanda sono da strabiliare, ancora non mi riprendo. Iniziò decenni fa, al primo lavoro con valigetta (guscioduro antracite S*********** che è durata poco per non meglio definiti difetti) del capo, che subito si comprò la staffa per portarsela in bici, solo che a me dà l'impressione dello sbilanciamento, una cosa singola così di lato.

E poi i portapasseggino, che una volta che parcheggi e scendi il pargolo dal seggiolino mica te lo puoi portare in braccio per ore (errore che feci una volta in centro con Orso che camminava ancora molto poco, Ennio quattrenne, la spesa da fare e la folla del corso, mi salvò la sciarpona con cui me lo misi a tracolla).

I seggiolini per bambino per davanti, dietro, ndrammezzo, il rotolo poggiatesta per quando ti si addormantano con la testa sul manubrio, il sellino extra da telaio, che ve lo dico affà? che fino a che non sanno andare in bici, i figli te li porti dietro come corpo morto anche su due ruote e sotto la pioggia, il vento, la grandine, il nevischio.

Ma se dovete trasportare seriamente e regolarmente cose, ogni volta vi scordate la borsa ecologica della spesa a casa (e vi rode pagare ogni volta per una busta di plastica che ne siete strapiene), lasciate perdere il romantico cestino davanti che alla lunga sminchia il manubrio scindendolo dalla ruota, e compratevi le borse. Grosse, capienti, non se ne può fare assolutamente a meno, ci tieni fissa la pompa e il set riparazioni, e la giacca e i pantaloni antipioggia, così non c'è nulla che ti può soprendere quando sei in bici (nelle mie c'è forse un bastoncino di Orso e uno scontrino acciaccato).

Che io per anni non potevo metterla una borsa, causa interferenza con il seggiolino, poi il seggiolino stra-arrugginito non voleva saperne di andarsene, una pena, però ta-dan, io per il mio compleanno mi ero comprata le borse bellissime, fichissime, dalla stampa retrò e di un materiale robustissimo, apparentemente, con i catarifrangenti, che ti dici, ma come € 54 per una borsa? Si ma sembra robustissima e poi i soldi me li avevano regalati e se non approfitti con i regali di compleanno, quando?

Sei mesi di borsa in giro ovunque per casa e sempre tra i piedi in attesa di distacco del seggiolino dalla bici.

E finalmente, arita-dan, arita-dan, me la installo.... E le cuciture cedono in due punti su cui poggia tutto il peso della borsa vuota (che ancora non le riempivo mica come si deve). Perché questo è il punto debole dei materiali plastici robustissimi, cedono alle cuciture che troppi buchini, signora mia, non si può, mica sono la carta igienica che dovunque si strappa tranne che sui buchi preposti?)

Il mio consiglio: la prossima volta compratevi una borsa che costa poco al mercato, che se non si rompono, prima o poi vi fregano la bici con le borse e tutto, e allora chi te lo fa fare? (Che mi sembra un argomento ideale contro l'Arbre Magique in macchina, aspetta che prima o poi me la rivendo).

Le borse migliori a mio avviso sono quelle in canvas marroncino, che dal colore atroce che assumono tutte quelle che vedo in giro, come minimo si sono vendute un periodo 20 anni fa e a parte lo sbiadimento ancora vanno.


Oppure una di queste rosso fuoco, o sobria nera.



O se proprio vogliamo una stampina, si può sempre scegliere tra vintage:


frivolo (questa mi ci gioco tutto che è dei magazzini HEMA):




zoologica da giraffa:


Però nonostante gli strappi precoci la mia sta su e trasporta, ci posso ficcare i piedi del figlio trasportato di turno che non me li infili tra i raggi e chi vivrà vedrà. Magari tra vent'anni sta ancora lì, scucita e con i colori smaglianti. alla faccia di quelle in canvas grigio sbiadite e zozze.