venerdì 27 ottobre 2006

Vacanze d'autunno: UK

A che servono le vacanze scolastiche? A far riposare i poveri genitori esausti. A parte un mese e mezzo di lavoro matto e disperatissimo, compreso il capo che oltre al suo di lavoro doveva sistemare tutta la mia amministrazione, siamo riusciti a dispensare Ennio dall'ultimo giorno di scuola, così i nonni li hanno prelevati di giovedi, e venerdi mattina siamo partiti per Newcastle. Soli.

Come al solito, non è mai una vacanza rilassante, la nostra, c'è sempre il trucco. Stavolta era la visita troppo a lungo rimandata a Harry, prof del capo a suo tempo, che da quando è andato in pensione nel nord dell'Inghilterra sono anni che ci invita. A gennaio ha anche perso la moglie e a questo punto abbiamo capito che non si poteva proprio più rimandare.

Il loro ideale, mi dicevano, era un cittadina inglese con un cattedrale e un' università, così che entrambi potessero ancora tenersi in contatto con la vita professionale. Trovare l'hanno trovata e hanno anche comprato questa casa bellissima con vista sulla cattedrale. Una casa piena dei loro libri, purtroppo molti ancora inscatolati, della loro collezione d'arte, con un bellissimo giardino e una cucina con forno AGA. Praticamente in centro.

Quindi noi ci siamo goduti la cucina, e i libri e il centro a portata di mano, abbiamo dormito moltissimo, ho cucinato sull'AGA e ne sono completamente innamorata, e ho scoperto formaggetti interessanti nel mercato coperto in piazza.

Il povero Harry, niente di tutto questo: un paio di settimane prima del nostro arrivo è stato ricoverato d'urgenza in una casa di riposo perché fondamentalmente non era più in grado di badare a sé stesso. Siamo andati a trovarlo tutti i giorni, portandogli robine da mangiare che gli piacessero (ci abbiamo messo tre giorni a comprargli i cristalli di sale Maldon) e scocciando tutto il personale. Il giorno in cui siamo partiti avevano deciso di ricoverarlo in ospedale per seguirlo meglio, cosa che mi ha sollevata, perché nonostante fossero carini e solleciti, la casa di riposo in sé era una cosa terrificante.

Il tutto mi ha costretto a pensare a quanti limiti ti ponga la vita nel momento in cui non sei più autosufficiente, ma soprattutto mobile (un assaggio lo avevo avuto con la tremenda storta alla caviglia quando ero incinta, tutti i tuoi tempi, percorsi e movimenti mutano radicalmente, che so, non puoi correre al bagno se hai un'urgenza, veramente cose a un livelo molto basale, non puoi dire: faccio un salto a prendere il latte, che nel mio caso sono tre km. tra andata e ritorno, cose così). Diventare anziani e dipendenti è davvero una riduzione troppo rapida di tutte le cose piacevoli che puoi fare. Ti rimane molto poco, purtroppo. Cosa sarebbe di me il giorno che non riuscissi più a leggere? (Mi darei alla radio, probabilmente).

Però siamo riusciti a parlare con lui, e tutti e tre eravamo felici della visita, infatti vorremmo tornarci presto, magari un weekend lungo se il capo ha ancora ferie.

Per il resto: shop till you drop. Tutti parlano male della cucina inglese, che invece ha tanti lati positivi. Ho scoperto che mi manca tanto il Marks&Spencer che una volta era ad Amsterdam. Già prima di partire avevo ordini dalla Tanga (e me stessa) per il reparto biancheria, che è una cosa splendida e utilissima. Solo che il M&S locale era piccolo, non aveva molto e mi sono rifatta con il cibo. Steak&kidney pudding, Pies di tutti i tipi (raccomando: haddock pie), le salsiccette e il bacon per colazione (bacon toast tutti i giorni, meno male che cercavo di smettere con il maiale), beetroot salad e poi tutti i dolcini buoni che hanno.

Sicuramente generalizzo, ma la differenza che mi salta all'occhio con l'Olanda, semplicemente guardando tra gli scaffali di un normale supermercato, è che gli inglesi apprezzano il cibo e gli sforzi che ci vogliono per goderselo, anche se magari mangiano roba che ti si accumula tutta sulle chiappe. Qui invece hanno tutti l'idea che sia buono abbastanza tutto quello che costa poco, e che se davvero vuoi strafare, basta che costi un sacco. (Un po'confuso ma ci siamo capiti, no?)

Diciamo che quello che mi colpisce da un paio d'anni è che chiunque scriva di cibo in Inghilterra, porti molto avanti il discorso dei prodotti locali, delle uova e della carne 'ruspante', dei piccoli produttori di verdure particolari che devono lottare contro il potere delle grandi catene di supermercati. Questa visione ecologica del cibo, basata sui sapori da riscoprire.

Se poi vedo che in effetti i piccoli negozi di specialità ci sono ancora e che le stesse grandi catene ci tengano a produrre in modo responsabile ed ecologico, mi viene il dubbio che non si tratti solo di una speculazione accademica ma di un punto di vista, indotto o meno, a cui i consumatori sono sensibili. Tanto tutto è pubblicità e un punto di vista originale e genuino è difficile formarselo, però se devo scegliere tra iperconsumo di latticini incoraggiato da denaro pubblico per giustificare le quote di un'industria alimentare 'di plastica', quando tutte le ricerche alimentari e il buon senso ti dicono che tutto quel latte a un adulto forse non è poi necessario, e un produttore che crede nella pesca sostenibile, preferisco il secondo. Che però, dove vivo, non si trova.

Oltre al cibo, vestiti. Le due cose sono molto collegate, perché il bello dell'UK è che grazie alle culone precoci che hanno, quasi tutte le catene di vestiti hanno taglie grandi, anche quelle per ragazzine. Sulla sanità sociale di questo fenomeno mi astengo da commenti, egoisticamente sono felice per me, esattamente come altri sono felici di spendere poco per il cibo che mangiano.

Insomma, cosa volete di più da una mammamsterdam? Quando ho parlato di bambini, cibo e vestiti sono contenta e non mi serve altro dalla vita. altro che i discorsi di politiche alimentari. Meglio che vada a sgranocchiarmi un cracker al formaggio, va.

lunedì 2 ottobre 2006

Cinquantenario NGTV: stanca ma felice

È quasi andata meglio del previsto, tra mercoledi e venerdi ho tradotto per 32 ore solo per un cliente, nel frattempo mi erano cadute tra capo e collo altre cose.

Ma il weekend e andato bene, la festa per il cinquantenario dell'associazione traduttori e interpreti è stata un gran successo, e vista tutta la fatica e le litigate all'interno della commissione organizzatrice, cara grazia. Mi hanno fatto un sacco di complimenti (ovvio, la sede del congreso, il cinema Tuschinski è stata un'idea mia ed era bellissimo, tutto restaurato in stile art nouveau, il ristorante anche, due degli oratori, la vincitrice del premio Iuventus, ho persino comprato i fiori dell'ultimo minuto, ma gli altri che cavolo hanno fatto, si può sapere? Un sacco anche loro, dai), la cena da Caruso ottima, e sicuramente 100 volte meglio delle schifezze che per un prezzo più alto ti passano ai centri congressuali, i miei due oratori sono stai bravissimi. Monique Jacqmain, che ha raccontato di avermi conosciuta al mio corso di cucina in Abruzzo (ma che in realtà con un suo articolo dimenticato ha ispirato la mia tesi di laurea sulle traduzioni del senso dell'umorismo e delle battute etniche in Asterix) ha fatto un intervento accademico, spiritoso e molto interessante sui titoli in Europa, e in particolare sui titoli femminili di quelle che in passato erano funzioni esclusivamente maschili, allora sembra che negli anni 50 ministra non andasse bene perché secondo gli onorevoli (altro titolo ridicolo, visto che nessuno lo capisce all'estero) faceva pensare a minestra. Io penso sempre a Irene Pivetti e a come ha fatto passare il termine presidente per le donne, brava. Considerando le battute del cavolo "Il presidente di tutti gli italiani? Ma allora ce l'ha duro anche lei" e peggio che le hanno fatto all'epoca, il dibattito politico in italia ha un livello da piangere.

Poi Inaki ci ha fatto vedere spezzoni di film (ovvio, siamo in un cinema storico). L'idea originaria era quella di fare una serie di film degli anni 50, cose del genere, ma lui ha avuto un'ottima idea. Ha parlato delle citazioni di altri film nei film, non solo testuali, ma anche di tecnica, messa in scena ecc. È stata una cosa bellissima, che però ha disturbato - pare- un paio dei soliti soci tromboni che per tutte queste occasioni sfuggono dalla casa di riposo e vengono a criticare come gli abbiamo stravolto l'associazione negli anni, non ci hanno capito niente. Il punto di Inaki era proprio che il nostro mestiere di traduttori e interpreti in fondo non è altro che quello di far citazioni di un originale in una lingua straniera al pubblico.

Dopo una pausa nella bellissima saletta con tutti i pannelli in foglia oro della signora Tuschinski,
un duo di colleghi (e non siete neanche soci, ha ricordato la nostra annunciatrice con il solito tatto) ha letto suo un pezzo sulla repubblica di Vertalia, con tutti i consigli su come si traduce ("7: e soprattutto strafregatene delle intenzioni dell'autore, del suo stile e delle sue idiosincrasie"), un paio di excursus umoristici sulle traduzioni in varie lingue e in varie epoche dell'incipit di Anna Karenina e infine un ascolto guidato di traduzioni, parodie e stravolgimenti di "Yesterday" dei Beatles. Molto bello e spiritoso, non sanno granché recitare ma possono migliorare e magari dovevano scegliere o l'uno o l'altro, dati i tempi.

A quel punto premi, Silviotta su mia segnalazione alla fine ha vinto il premio Iuventus (e la povera tifa Lazio, meno male che questo si scrive con la I) come giovane traduttrice promettente e la signora van Beuningen il Jeronimus per tutta la sua opera di traduttrice: ben 71 libri, ha tradotto in tedesco tutti i grandi scrittori olandesi, e un paio erano anche presenti, tra cui Adri van der Heijden, il preferito del capo, che però con suo sommo dispiacere è rimasto a casa malaiccio e stanco a preparare la dichiarazione dei redditi.

La cena è stata bellissima e buonissima, a presto le foto.

Domenica, a parte tutti gli ospiti che partivano e arrivavano (ne sono passati 6, e tutti in scarsa intimità reciproca, quindi in stanze diverse, meno male che siamo attrezati, il povero Inaki per una notte ha dovuto accontentarsi di un giaciglio per terra in quanto il più giovane) sono riuscita a godermi un po' i cuccioli, che però sono stati enormemente piagnosi, oddio spero non mi si ammalino fino a giovedì pomeriggio tardi. La sera con Flavia e Marcello pizza da Sebastiano, on le donzelle che gli staranno in fiera. Ennio si è addormentato in macchina dopo 5 minuti e l'ho riportato a letto, Orso ha retto fino alla fine, ha fatto pubbliche relazioni con tutti i clienti di tutti gli altri tavoli (cosa che mi stressa perché non so ma come la prendono) e alla fine distrutta ho caciato tutti e siamo andati a dormire. Alle 4 è cduto dal letto, ha la febbre e sta riprendendosi a letto mio, io ho finito una correzione urgente e se riesco a dormire una mezz'ora poi devo prepararmi per l'inizio della mia settimana "de paura".

Multi tasking, cos'è che voleva dire di preciso?

E chi mi diceva che a Màxima ultimamente un intervistatore ha chiesto se sia difficile la vita di una mamma che lavora? Ma che cretini, la principessa consorte d'Olanda non si alza mica alle 4 perché i bambini cadono dal letto con la febbre, ne conosco io un paio di mamme che lavorano, se ci fosse bisogno.