venerdì 16 gennaio 2009

Il dono più grande di un figlio

Mio padre è nato con un piede equino, figlio di madre vedova senza mezzi, e da bambino e poi da adulto ha subito tante di quelle operazioni che proprio aveva sviluppato l'orrore degli ospedali. Anche un'iniezione lo stressava.

Quando ha avuto un ictus, è stato in coma quattro giorni prima di morire. I giorni più duri della nostra vita. Ho ancora nell'orecchio il rumore del respiratore, quella cannula tenutagli a forza con il cerotto a un angolo della bocca fino a farrgli il livido, quel sacchetto di urina appeso al letto, quegli aghi e tubicini infilati dappertutto. Quel "shoof", "pausa", "shoof".

Anche se lo sento in un film, quel rumore, mi ritrovo assolutamente impotente a quel letto di ospedale.

Io e mio fratello, che vivevamo entrambi all'estero, arrivammo alle tre di notte, il medico aveva già detto a mia madre di suonare a qualsiasi ora. Gli facemmo due domande.
"Possibilità di ripresa?"
Nessuna, metà del cervello era andata subito.
"Allora perché non lo staccate, che si risparmia corrente?"

Poi scoprimmo con ia madre che lui già anni fa, a mio fratello adolescente, aveva fatto promettere da uomo a uomo che se fosse successa una cosa del genere, ci avrebbe pensato lui a farlo morire.

E lì stava mio fratello, 25 anni, un bambinone tenero che ha sempre fatto il duro per darsi un contegno, sposato da poco con una bimba in arrivo, e schiacciato dal peso di questa promessa.

Il mio amico R, uguale. Suo padre che marciva pezzo pezzo, impazzito dal dolore quando non era sotto morfina, che malediceva sua moglie che si appellava alla volontà di dio ("Non è dio che lo ha attaccato alla macchina, lui aveva chiesto di non rianimarlo") e non ne voleva sapere, lo implorava al telefono: vieni ed uccidimi tu, sei l'unico di cui mi posso fidare. Il suo aereo è atterrato poche ore troppo tardi.

Io non credo che si possa chiedere ai figli una cosa del genere, ma se la tua volontà è quella, solo quello uno può fare. Perché hai tutti contro.

Noi siamo stati fortunati: la morte è stata più misericordiosa della legge. Ma nella sala d'aspetto di quel reparto di terapia intensiva, in quei giorni maledetti, ho conosciuto parenti meno fortunati, che consumavano i giorni, i mesi, in attesa di una svolta.

Come la ragazza che da un mese dormiva sulla panca della sala d'aspetto. Vivevano in un paesino dell'Abruzzo interno, troppo lontano per viaggiare, non avevano macchina e anche pochi soldi. Lei stava lì da un mese per quella mezz'ora di visita alle sette di sera in cui poteva parlare e toccare il padre.

Mia madre, quei pochi giorni, l'ha letteralmente trascinata a casa nostra la sera quando andavamo via, per stare di nuovo lì la mattina alle sette. Poi, nonostante le avesse chiesto di chiamarla, che sarebbe andata a prenderla volentieri, non l'abbiamo più sentita. Perché queste situazioni ti fagocitano e mettono la tua vita in stand-by.

Per questo, ma forse anche senza questo, oggi ho firmato per il testamento biologico su
http://testamentobiologico.ilcannocchiale.it/

Perché sulle mie questioni personali di vita e di morte non posso e non voglio affidarmi ai miei familiari, che poveretti, quando succedono le disgrazie, hanno pure diritto a non portare un peso di coscienza troppo grande.

E i difensori della vita a tutti i costi, si dimenticano di cosa sia nei fatti stare appesi a una macchina. Sei nudo sotto un lenzuolo, toccato da mani estranee e pieno di buchi, di elastici di adesivi che ti tengono fermo e ben attaccato dove devi.

Mia nonna, anche lei un ictus e pochi giorni di coma: era la persona più pudica del mondo, ha fatto per tutta la vita il bagno in camicia da notte. E me la sono vista lì, nuda o quasi, confusa, in un letto di ospedale senza capire dove fosse, cosa le succedesse, riconosceva solo noi. Se ne è andata in silenzio al mio fianco verso le 5 del mattino, nell'unico momento in cui mi sono appisolata su una coperta per terra, in ospedale, per non crucciarmi e non darmi fastidio.

E come l'hanno rivoltata, per attaccarla alla macchina che registrava i suoi ultimi battiti cardiaci, mentre lei era già fredda e immobile, con il lenzuolo all'aria, il suo pube di vecchia sotto le luci crude della sala, ecco a me quella, per lei, è sembrata davvero l'estrema violazione della sua dignità.

Ancora non avete firmato?

19 commenti:

Anonimo ha detto...

e se io lo firmassi e poi nel momento in cui dovesse succedere qualcosa cambiassi idea? con quel barlume di coscienza che mi resterebbe, decidessi di voler continuare a vivere, nonostante tutto? cosa succederebbe allora? mi ucciderebbero, e io non potrei far sentire la mia voce. molti dicono "quella non è già più vita", ma lo dicono adesso, da persone vive che possono fare qualsiasi cosa, e adesso il pensiero di non poterlo più fare sembra insostenibile, ma anche tu, cosa ne sai dei sentimenti che si possono provare in una situazione così? vedi le cose dal di fuori, come tutti, e ti sembra impossibile. potrebbe essere così, però potrebbe anche non esserlo.

e non sempre è la pietà che porta a voler far finire le sofferenze di un congiunto. ho un'amica carissima, medico da poco, che lavora in rianimazione, assolutamente atea. lei prima la vedeva come te. ora che è lì, mi dice, "io non riuscirei mai a non rianimare una persona. per quanto grave possa essere. te lo trovi lì davanti, sai che ci sono magari solo cinque possibilità su cento che torni ad essere normale, e novantacinque che resti un vegetale. tu però in quel momento non lo puoi sapere. se non lo rianimi, ti sembra di essere stata tu a negargli anche quel cinque per cento di possibilità." lei stessa mi dice che assiste a cose molto tristi, persone che vorrebbero interrompere le terapie del parente non per pietà e affetto, ma perchè il quel momento lui è solo un peso, e non vogliono avere nulla che sia meno che lieve nella loro vita. io non penso sia giusto.

poi sul fatto di non scaricare la pesantezza di una scelta del genere su di un figlio o una moglie o un marito sono d'accordo con te, non andrebbe mai fatto. l'amore qui diventa quasi ricatto, per amore obblighi una persona a fare qualcosa di difficilissimo e pesante. per questo l'unica cosa di cui io sono a favore è il suicidio assistito (che mi pare si pratichi lì in Olanda), perchè smettere di lottare è un diritto non un dovere, e come tutti i diritti è giusto che se ne assuma la responsabilità solo il diretto interessato, non altri.

desian ha detto...

buongiorno,

firmato, firmato.

Per quanto riguarda il tuo post, sono risucito ad arrivare fino al primo "shoof", già il secondo è troppo per me!!!

Anonimo ha detto...

è un'argomento che mi prende molto. forse xkè cerco sempre di vivere scegliendo il meglio x me e l'idea di afidare ad estranei la mia fine mi angoscia e mi fa incaxxare.
mio padre ha fatto un infarto fuleminante mentre sciava a fondo in una gara: una cosa terribile x noi ma ha evitato quello che invece è toccato a mio suocero che è stata una lenta agonia.
lui che è sempre stato un uomo deciso ed energico, quando ha capito che nn c'era nulla da fare mi chiedeva di farla finita. nn aveva senso continuare così.
ma siamo ancora lontani da poter decidere in maniera dignitosa come vogliamo morire

Anonimo ha detto...

penso a eluana, a suo padre e a quei pezzenti mangiabibbia che vorrebbero decidere della vita di quella famiglia.
vado a firmare

grazie
panz

strega reticente valverde ha detto...

firmato! e pensa che io l'ho scritto anche sul mio testamento olografo, chissà se ne tengono conto?!domanda autoironica!
Credo che sia un diritto e la libertà DEVE esistere..come la salvaguardia della dignità...

Pythya ha detto...

Io l'ho fatto. Meno male che non stai assistendo a quello che sta succedendo in Italia su questi terribili e delicati momenti individuali. Sembra che le persone non abbiano neanche più il diritto di morire. Pensa che la Corte di Cassazione ha riconosciuto il SACROSANTO (e sottolineo tale) diritto di morire per una ragazza in coma da 17 anni (Eluana Englaro) e gli ospedali PUBBLICI (e privati), imbeccati da ministri vari (evidentemente e per fortuna per loro non hanno mai avuto parenti in coma) RIIUTANO di eseguire una sentenza dello Stato. Diritto di morire...Io, intanto ho firmato il testamento biologico. Fintantoché sono cosciente, ho anche diritto di rifiutare le cure necessarie alla mia vita. Ma nel momento in cui perdo la mia coscienza, sono in balìa di chiunque...altro che diritto di morire. Esorto anch'io a redigere il testamento biologico.
PS. Certi ricordi li avevo eliminati dalla memoria (un paio di tue telefonate dall'ospedale, per esempio).

Mammamsterdam ha detto...

Le mie telefonate dall'ospedale, sai che manco me ne ricordo. Ricordo quelle la mattina che tutto era finito in cui avvertivo voi amiche e poi i parenti, quello si.

Bello che la gente con le idee chiare su questo blog siano sempre anonime (a parte che lo sono anche quelli con un nick che non conosco personalmente) e comunque sul dono del dubbio dicevo un paio di post fa.

In Olanda pensano tutti che ti facciano fuori a comando, ma non è così, lo scrivevo in un paio di post, tra cui nell'In memoriam per Hugo Claus, lui si che è morto in Belgio, un paese civile.

Sul discorso che cambi idea: distinguiamo. Io ho fatto esempi o di gente che era talmente morta cerebralmente che dubito potessero avere il chicchessia barlume di idea, se non che li avevano attaccati a una macchina prima che la cosa fosse definitiva, e da lì non ti staccano finché non smette di battere il cuore, che appunto a mia nonna un po' ancora batteva dopo che era diventata fredda e livida e immobile e non respirava da un bel po'. Per dire come è fatto bene il nostro corpo.

Oppure ho parlato di gente purtroppo perfettamente cosciente di quanto stesse male e che da sola implorava la morte. Spiegami tu, caro anonimo, come fanno ad "ammazzarti" contro la tua volontà in questi casi.

Poi è vero, la vita ti pone davanti a infinite zone grigie. E prima di dire che i parenti vogliono liberarsi di qualcuno che è un peso (e lo, è, sapessi quanto lo è, non hai più una vita tu stesso, se non hai chiarezza sulla vita o morte dei tuoi congiunti),
il problema riconosciuto nelle discussioni sull'eutanasia che si fanno qui, che le discussioni si fanno e pubblicamente da comitati etici e di medici, non di preti, è proprio che il più delle volte il peggior ostacolo all'adempimento delle volontà del malato sono i parenti che si oppongono, perché non riescono a lasciarlo andare. E ho detto anche questo (o ragà, con tre defunti ho coperto una casistica quasi completa, poi mi dicono che divago).

Ed è appunto proprio per questo istinto troppo umano dei congiunti, che ritengo che ogni persona debba decidere da sé. Il problema ce l'hanno i vivi, i medici, i parenti che non sopportano umanamente l'idea di essere parte nella morte di una persona.

Peccato nessuno si ponga il problema di essere parte del suo inferno vivente. Ed è questo il miglior argomento a favore del libero arbitrio e del testamento biologico.

Anonimo ha detto...

Mio padre ha avuto un ictus nel 1994, è rimasto paralizzato alla parte sinistra, su di una carrozzela, è morto il 6 luglio 2000 con un tumore al polmone. Mio cognato O. è rimasto in rianimazione dal 13 dicembre 2008 al 30 dicembre 2008 per poi morire dopo una lotta lunga e dura. Li sto ancora piangendo tutti e due, piuttosto che niente...è meglio piuttosto. Lo so è egoismo il mio, per non soffrire io, lascerei soffrire lor, ma chi me lo dice che sia veramentecosì? Mio padre quando è morto alle 2,30 di notte aveva l'ossigeno a 7 atmosfere, ma fino all'ultimo ha guardato negli occhi mia madre e si è lasciato accarezzare da me e mia sorella fino alla fine. quando mi hanno fatto vedere l'ecg piatto, non ci credevo, non volevo crederci, per me era un film vissuto da un'altra persona. Piuttosto che niente...è meglio piuttosto.

Anonimo ha detto...

Il problema non è morire, ma COME morire. Abbiamo bisogno di non soffrire fisicamente per affrontare un passo tanto importante, la sofferenza fisica è quella che ti mina lo spirito, l'anima, cheti fa desiderare di morire, mentre abbiamo solamente bisogno di essere aiutati ad affrontare quel grande passo. Quando mi diesero che forse non avevo nemmeno un anno di vita davanti, mi sono sentita aprire la terra sotto ai piedi, perchè io non volevo morire, anche quando ho cominciato le terapie stavo male, ho vissuto tutta la situazione dasola, me la sono cantata e ricantata, rifiutando tutte le mani che mi venivano tese, e non mi ha mai sfiorato l'idea di farla finita. questo è OT.

Mammamsterdam ha detto...

Però, appunto, finché uno è vivo e cosciente sceglie da sé, se non lo è ha poco da scegliere, ma se una persona dice chiaramente che non vuole essere rianimata il medico non può decidere che il 5% di probabilità lo costringono ad agire. Il paziente aveva già espresso un desiderio, basta.

C'è gente che ha voglia di morire anche senza star male fisicamente o che la sofferenza psichica non conta?

Anonimo ha detto...

il fatto è che nei pronto soccorsi le cose non funzionano proprio così. quando arriva un paziente gravissimo, la decisione va presa istantaneamente, non vi è certo il tempo di andare a controllare sul database (o non so, questi testamenti biologici si portano fotocopiati nel borsellino, forse? non sto ironizzando, davvero non so come sarebbe la procedura) quali sono le volontà da lui espresse in precedenza. magari lasci crepare uno che invece, ahilui, comunque non ne aveva proprio voglia e non aveva redatto alcunchè. ma sono i rischi della legge, credo.

ripeto, mi sembri una persona coerente e riflessiva sulle cose, e le tue motivazioni e obiezioni sono fondate. però continuo a pensare che su certe cose - passami il termine - tu la veda in modo troppo facile. se sei così sicura, che dire, beata te. io sono piena di dubbi, tanto che in questo momento una cosa del genere non mi sentirei proprio di firmarla per me stessa, anche se consapevole di tutto quello che potrà succedermi in futuro.

(sono sempre Anna l'anonima, prima ho scritto un lungo commento in risposta che però non si vede, ora comunque tolgo il disturbo, ti ho tediato anche troppo)

Paola ha detto...

Cara mammaamsterdam, questo post e i commenti mi toccano da vicino. Mi scuso da subito con te se userò toni accesi, ma è tutto ancora troppo doloroso e recente.

Che poi i paladini della vita a tutti i costi mi fanno ridere, perché sono i primi che appiopperebbero il loro caro all'ospedale, anche quando il massimo che un ospedale può fare è rimandare il momento della morte con cure che non sono "accanimento terapeutico" solo di nome.

Perché è bello inneggiare alla "vita" quando non devi guardare in faccia qualcuno che sta morendo (perché i paladini della vita non se lo ricordano mai, ma la morte è la naturale conclusione della vita); qualcuno umiliato da catateri o pannoloni; qualcuno che usa gli unici momenti di lucidità offerti dai sedativi (ricordiamolo, alla lunga sempre meno efficaci) solo per implorarti di farla finita.

I paladini della "vita" a questo punto devono solo farsi vedere mezz'oretta all'ospedale, operare la loro totale rimozione del concetto di morte, delegando il resto a medici e infermieri, che ormai in quegli occhi che muoiono riescono a guardarci. A volte pagando con la loro umanità.

E per quanto riguarda l'amico medico che lavora in rianimazione: caro anonimo, è tipico dei principianti, poi passa. Tutti i medici ragionano secondo il rapporto costi/benefici terapeutici. Cinico, brutale, ma onesto. Perché è l'unico modo per azzittire i paladini della vita, che nella loro isterica negazione della morte, preferiscono vedere (o meglio: sapere) il loro caro soffrire o ridotto a un vegetale, piuttosto che dargli la dignità della morte.

Perché la morte è dignitosa, la malattia lo è molto, molto raramente, cari paladini della vita.

Anonimo ha detto...

eccomi, l'anonimA (sempre la stessa, sono una donna, mi chiamo Anna come ho già specificato, quindi d'ora in poi se qualcuno vuole rispondermi può utilizzare il mio nome invece dell'indispettito e supponente "caro anonimo" di cui è stato ampiamente fatto uso) il fatto che tu, Paola, ti riferisca a me definendomi "paladina della vita" mi fa quantomeno sorridere, perchè è esattamente ciò che non sono. come ho detto, non sono credente, non mi interessa niente dei discorsi sulla sacralità della vita e altro; trovo ironico e triste che per attaccare la voce un poco dissonante si utilizzino sempre questi termini, come "paladini della vita a tutti i costi" dando per scontato che si tratti sempre di bigotti penitenti col cilicio; questo denota una mentalità molto ristretta, nella vostra tanto decantata apertura.

come se una persona laica e informata non potesse avere delle riserve su un argomento come questo. così come trovo presuntuoso il vostro dare per scontato che chi parla come me non sia mai passato attraverso situazione del genere, che capitano a chiunque: io ho perso due persone a me carissime e le ho guardate in viso fino al momento in cui sono spirate, quindi non paventare, so cosa vuol dire guardare in faccia una persona che ami che sta morendo. io cercavo solo di apportare una voce leggermente differente, frutto di una mia riflessione personale, e non mi sembra di aver detto cose tali da scatenare reazioni così apocalittiche. a quanto pare il vero significato di ciò che volevo dire non è stato colto e posso solo rammaricarmene, ma alla fine non importa.

mi dispiace molto di più il tuo affermare che la malattia non è quasi mai dignitosa. penso alle tante persone malate di cancro, di sclerosi multipla e altre malattie degenerative che nonostante tutto vogliono ancora vivere (ci sono, penso che la cosa vi stupirà enormemente ma ci sono, faccio da anni volontariato negli ospedali e in croce rossa e ne ho incontrati molti) e vorrebbero poterlo fare in modo dignitoso, essendo guardati e considerati ancora come individui e non come dei dead man walking, degli uomini a metà, dei folli attaccati alla vita che non cogliono smettere di perseverare, testardi! perchè "tanto la vita dopo certi limiti non è più dignitosa e non ha più ragione d'essere", no?

sorrido amaramente e saluto, oltre a scusarmi per la discussione scatenata nei commenti - però non posso dire "non volevo", questo no.

Mammamsterdam ha detto...

Io penso, dai vari commenti, che ci troviamo d'accordo tutti su tre cose:
- la strumentalizzazione di un argomento delicatissimo da parte dei politici che non hanno mai pulito un malato in vita loro;
- il fatto che potendo, una persona dovrebbe essere messa in grado di scegliere come morire e che gli altri debbano rispettarlo (e stiamo parlando ancora di malattie fisiche)
- la difficoltà pratica in tutti i casi dubbi di intervenire.

Forse per risondere a un paio dei dubbi di Anna (mi dispiace, da quello che dici pare che un tuo commento si sia perso per strada, peccato):
- non è che firmando la petizione che segnalo sopra dici OK ammazzatemi. Quella è una petizione che serve a chiedere che esista il testamento biologico, così che chi vuole sceglie e chi non vuole no. Quindi serve a dare una libertà che finora, Eluana insegna, non c'è e se un giudice la concede vedi come va a finire.

L'altra cosa è, che come per la donazione di organi, che uno ha il foglietto nel portafoglio, oppure come chi ha un gruppo sanguigno raro o che necessità di attenzioni in caso di trasfusioni, ti fai la catenina con il ciondoletto.

Ma ripeto, prima la legge, e poi vedrai che ci si metterà d'accordo su un riconoscimento per il pronto soccorso.

Il problema rimangono tutti i casi intermedi, ma quelli chiarissimi bianco nero, almeno a loro questa possibilità, o quanto meno chiarezza senza ipocrisie e strumentalizzazioni, la vogliamo concedere?

Io poi forse non l'ho detto, ma conoscendo il mio caratteraccio magari sono quella che si tiene le sofferenze fino alla fine, pur di vedere come va a finire e fino a che punto di resistenza arrivo. non so se firmerei, in caso di testamento biologico.

È come per l'aborto. Per me sarebbe la disgrazia più grande, e infatti è una vita che mi rovino la serenità pur di escludere qualsiasi, infinitesimale rischio. Ma non toccatemi la 194 e la RU, per piacere.

Mammamsterdam ha detto...

anna, è saltata fuori adesso e in effetti hai ragione. L'acidità nei confronti degli anonimi deriva dal fatto che su questo blog - ma penso su tutti - ogni tanto salta fuori qualcuno che attacca gli altri e questo comunque non era il tuo caso, o gode a suscitare polemiche, quindi immagino per questo all'inizio, prima che la discussione si sviluppasse, abbiamo peccato un po'tutti del mettere le mani avanti.

Ripeto, io non trovo l'attaccamento alla vita riprovevole, anzi. Dico però che finora accade più spesso il contrario: trovare riprovevole chi alla vita, in determinate circostanze, non è attaccato affatto, ma gli si impedisce la dignità di morire quando secondo lei o lui non se ne può più.

E tutto il discorso del testamento biologico verte soprattutto su questo. Ricordo anche che ai suicidi la chiesa cattolica vieta la sepoltura in terra consacrata, più esemplificativo di questo.

E allora, trattandosi di un discorso sulla buona morte, è chiaro che una voce dissonante susciti reazioni.

Che spero non ti abbiano offesa (io ho letto tutto a pezzi e bocconi, quindi dovrei riguardare se ci sono state reazioni eccessive a quanto dicevi), perché nessuno chiaramente può giudicare delle opinioni altrui.

A me da quanto dici non è sembrato che tu non sapessi qdi cosa si stava parlando, l'accenno al pronto soccorso dimostra che un minimo o sai come funziona nella realtà, ma la mia impressione personale fosse che tu, per motivi tuoi, avessi paura che ti facessero fuori per sbaglio se si firmava per il testamento biologico. Adesso capisco che in realtà intendevi altro.


la prima frase che dici
"e se io lo firmassi e poi nel momento in cui dovesse succedere qualcosa cambiassi idea? con quel barlume di coscienza che mi resterebbe, decidessi di voler continuare a vivere, nonostante tutto? cosa succederebbe allora? mi ucciderebbero, e io non potrei far sentire la mia voce."

mi ha suggerito che il discorso stava andando in una direzione diversa a qulla che intendevo. Perché sono d'accordo con te che l'essere umano si abitua a tutto. per questo per me ci andrei cauta prima di prendere una decisione tipo: non rianimatemi. Ma per me.

E ne ho visti troppi che avrebbero voluto il contrario e sono morti male. Per cui ripeto, apriamo prima una discussione trasparente e non ideologica dando voce a chi ha esperienza. Ma è proprio la trasparenza che finora ci manca.

Mammamsterdam ha detto...

Ecco, ho riletto al volo, secondo me quando si parla di paladini della vita e simili, non credo ci si riferisca a te o ai tuoi commenti qui, Anna, ma solo a tutti quelli che si pronunciano in Italia sulla pillola abortiva, sulla fecondazione artificiale, e sul diritto alla buona morte.

E che non lo fanno con cognizione di causa, la cautela e il rispetto che certe questioni meriterebbero, a solo per farsi pubblicità.

Extramamma ha detto...

IL tuo post è molto toccante, sono così arrabbiata per la storia di Eluana e per il diritti della sua famiglia calpestati da tutti. Ho firmato, ciao p

Paola ha detto...

Anna, in questo blog i commenti sono moderati, e quando ho scritto il mio si leggeva solo il tuo primo intervento. E quando mi sono dovuta riferire a te, l'ho fatto chiamandoti col nome che appariva al momento (anonimo), e mi sono limitata a commentare solo il tuo esempio dell'amica medico.
Per il resto, commentavo il post della padrona di casa, specificando all'inizio che è una cosa che mi tocca personalmente, ed è anche estremamente recente.

Riguardo ciò che dici: secondo me non hai chiara una cosa, visto che mi parli di persone che "vogliono vivere" etc. Qui si sta parlando di persone per cui la medicina non può far altro che "rimandare" l'inevitabile. Spesso a costo di sofferenze indicibili.
E no, Anna, c'è veramente poco di dignitoso nell'essere costretto ad affidarsi in tutto ad altre persone (persone che ti vogliono bene, forse, ma se non ne hai?) nella consapevolezza che la malattia segna i tuoi cari in maniera *indelebile*; non c'è nulla di dignitoso nello sguardo umiliato di una persona a cui hanno fatto un clistere e sa che sta per farsela sotto e dovrà essere rivoltata come un sacco di patate da una persona cara (nel migliore dei casi) o un estraneo (nel peggiore). O sapere che un medico "pietoso" (come la tua amica, magari) ha fatto d'urgenza una flebo per idratare qualcuno che non riesce più a mangiare, senza verificare lo stato di anuresi, e causandogli un'emorragia interna con un dolore che neanche la morfina riesce a sedare.

Io ho permesso a quel medico di fare quella flebo, anche se mi era stato già detto da altri che era inutile e che avrebbe potuto essere dannoso. Non me ne faccio una colpa, era una responsabilità troppo grande decidere di non farla, e mi sono fatta carico di quella responsabilità perché mio padre NON voleva morire in ospedale. E penso a tutte le persone che non devono prendere una decisione, ma due, cinque, dieci, magari per mesi, e ci devono convivere.

Se tu ritieni sia giusto continuare a lottare anche quando la morte sta prendendo il sopravvento, more power to you: nessuno ti negherebbe di scrivere sul tuo testamento biologico "Curatemi fino allo sfinimento". Ma perché questa tua convinzione deve precludere la scelta altrui? La vita e la dignità sono tra le cose più personali che abbiamo; e uno stato che non vuole lasciarmi decidere a proposito di entrambi è uno stato in cui non voglio abitare più.
Quello stesso stato in cui il 75% degli aventi diritto al voto ha scelto di far fallire il referendum sulla fecondazione assistita (i paladini della vita, eccoli): giorno in cui ho promesso a me stessa che me ne sarei andata. Promessa che ho fortunatamente mantenuto.

Anonimo ha detto...

so che il la malattia e il dolore fisico sono prostranti e stancanti, che incattiviscono sia chi li vive che chi a loro vive accanto. penso che nessuno debba essere costretto a sopportare il dolore fisico o l'essere ingabbiato e imprigionato in un tipo di vita che non vuole, e per questo
come hai detto anche tu è fondamentale il diritto di scelta del singolo, e soprattutto il fatto che nessuno interferisca in questa sua decisione (non solo i medici, ma nemmeno i parenti). questo credo che sia indiscutibile, il vero crimine è voler trattenere qui a tutti i costi per una sorta di paura o di affetto morboso chi non ha nessuna voglia di restare, e desidererebbe solo morire per poter finalmente trovare pace.
qui però si parla di soggetti coscienti, che nonostante la malattia e tutto sono rimasti coscienti, e che decidono in piena coscienza, in quel momento, si suppone dopo aver valutato tutti i pro e i contro, di voler morire.

nel discorso testamento biologico si parla invece di una scelta a priori. ovvero, di scegliere quando si è in piena salute cosa si vuole venga fatto della propria persona in caso di disgrazia. ed è qui che io comincio ad avere qualche piccola resistenza.

quello che mi inquieta è proprio questo dover decidere a priori di qualcosa che è estremamente soggettivo e variabile e non si può sperimentare appieno se non quando ci si trova nella diretta situazione. mi sembra una scelta TROPPO preventiva, se riesco a spiegarmi. il solito pensiero veloce che oggi viene applicato in tutti i campi, la scelta più rapida per il male minore, che non contempla nemmeno il rischio e l'attesa di una possibile buona riuscita.
ad esempio, la mia giovane amica medico (mia coetanea, ventisei anni) mi ha recentemente raccontato questa storia: un ragazzo di trent'anni arrivato al pronto soccorso gravissimo dopo un incidente in moto, è stato rianimato, durante la degenza si è ripreso completamente senza riportare danni a livello cerebrale, ora sta praticando fisioterapia per recuperare l'uso delle gambe ma tornerà a camminare, questo i medici lo hanno stabilito con sicurezza, anche se ci vorrà tempo e pazienza. ecco, io mi chiedo cosa sarebbe successo in questo caso se il ragazzo avesse firmato prima un testamento di questo tipo. sarebbe arrivato e loro lo avrebbero lasciato morire, senza nemmeno tentare di rianimarlo, perchè queste erano le sue volontà? probabilmente sì, ma in quel caso gli avrebbero davvero negato una possibilità (senza saperlo, ovvio). poi, lo so che per un caso come questo che va a finire bene ce ne sono dieci che invece restano bloccati a letto come vegetali, e questa è davvero una questione difficile, è difficile capire cosa sia più giusto.

non mi piace, sinceramente, l'idea che trovo imperante in quest'epoca (passami il termine millenaristico!) cioè che la vita è degna di essere vissuta solo e solo quando si è al massimo della propria salute e capacità, produttivi e gaudenti. io ritengo che anche nella malattia ci possa essere moltissima dignità (per questo la frase finale di Paola mi ha veramente spiazzata), e che le persone che scelgono coscientemente di voler vivere pur se malate e sofferenti (e come ho ribadito prima ci sono) debbano essere guardate con rispetto e non con quel misto di pena e incredulità, pensando cose del tipo "non capisco perchè ti ostini, io se fossi nei tuoi panni desidererei solo morire".

con il mio discorso precedente, volevo solo dire che è ovvio che una persona che in questo momento si trova nel pieno della salute e delle capacità pensa di non poter vivere che così, e che al pensiero di se stessa bloccata in un letto d'ospedale inorridisce e pensa "non vorrò mai" e quindi, di conseguenza, firma un documento di questo tipo. però, se davvero un giorno dovrebbe trovarsi nella situazione, le cose potrebbero cambiare (come potrebbero rimanere le stesse, ovvio) e quindi la mia paura è che in quel momento i medici e chi per loro assolverebbero una volontà giuridica espressa in un a priori, che però magari non è più quella del soggetto in quel momento. per questo, ripeto, io per me stessa (lo sottolineo) non firmerei mai un documento del genere, perchè non sento di poter giurare nemmeno a me stessa che io la vedo così, e punto. diverso è il discorso sul fatto "io non lo voglio fare, però devo permettere a coloro che lo desiderano di farlo" questo è giusto e insindacabile, e proprio per questo credo firmerò la petizione da te linkata, per permettere a chi crede che sia più giusto così di poter scegliere in libertà.

ovviamente, questo è solo il mio pensiero di singolo, e in quanto tale passibile di innumerevoli obiezioni e critiche.
ti ringrazio, però, Mammamsterdam, per aver letto quello che avevo da dire senza partire prevenuta. da quello che ho potuto vedere nel blog (ho sbirciato qua e là) mi sembri una persona che ha le sue idee e le difende giustamente, ma che non si sente minacciata se qualcuno la pensa in modo un po' diverso, e anzi è aperta al dialogo e al confronto. e non è facile, nè trovare persone così nè riuscire ad esserlo, quindi grazie =)

saluto, e tolgo di nuovo il disturbo.

Anna