È da una settimana che gelicchia. L'inverno e il disgelo vogliono darsi evidentemente un'altra opportunità. E il sole splende bellissimo, le giornate si allungano, il capo si fa i weekend insonni a fare le tasse, mentre io uscita dalla vacanza della convalescenza mi ritrovo a darmi una mossa.
Insomma, oggi ho deciso che costi quello che costi andavo al mercato dietro casa con i bambini, a respirare un po' d'aria e staccarli dai filmini su youtube. E gli ho proposto di andarci a bici separate, ognuno la sua (meno male che all'ultimo momento mi sono caricata Orso sulla mia).
Ci facciamo il giro del mercato, compriamo dele sardinette da friggere, una porzione di bocconcini di merluzzo con la maionese da mangiarci sulla panchina, una felpa nera con le fiamme rosse per Orso a € 3, la verdura, ma già dal pesce alla verdura Orso piangeva, si impuntava, reclamava i cornetti con cui l'ho convinto ad uscire. E camminavo troppo veloce, e camminavo troppo piano, non ne andava bene una e non si capiva manco la necesità del momento.
Dal verduraio abbiamo preso un paio d'etti di piselli in baccello e mentre Ennio raccontava quanto gli piacessero orso piangeva dal freddo.
"Se piangi ti si congelano le lacrime", gli fa il verduraio simpatico.
"Adesso andiamo dal panettiere, prendiamo i cornetti e andiamo a casa a farci una bella cioccolata calda con papà".
"Voglio andare a casaaaa! Poi esci tu a prenderli i cornettiiii!"
"Ma no, siamo di strada".
Macché. Noi non avevamo i guanti (bravi furbi), Ennio a un certo punto è sceso dalla bici e piangeva per il freddo, io reggevo sotto un'ascella la mia bici con Orso sul seggiolino dietro e la sporta appesa al manubrio, con un ginocchio la bici di Ennio che infatti è caduta e con le mani gli tenevo una manica mentre ci alitavo dentro per scongelargli le mani.
"Tieni l'altra mano in tasca che ti scaldo dopo anche quella".
Gli tiro giù le maniche della felpa, gli chiedo se vuole lasciare la bici e legarla al palo e scappare in fretta a casa. No, eroicamente spinge la bici (vado troppo veloce, vado troppo piano), poi ci sale sopra e gli dò una spinta, poi barcollando pedala sul dosso del ponte mentre una postina in bici dietro di lui rallenta e si adegua al suo passo.
Poi giriamo ala via del fornaio e tutti e due piangono, ma Ennio mi pedala bravamente dietro, solo che non c'è pista ciclabile e lo scarso traffico stressa tutti e due. Orso piange anche lui ma stavolta lo ignoro. arriviamo se diovuole dal fornaio e non vogliono entrare. Li caccio dentro, gli prendo una bibita, faccio la spesa e cedo su delle caramelle durissime, che poi a casa si scopre hanno il cuore di gomma da masticare (cazziatone del capo).
Ci scaldiamo, riusciamo, arriviamo a casa con Ennio che un paio di volte si spaventa ad attraversare una strada quasi deserta perché arriva una macchina a distanza e torna indietro.
Appena entrti basta lacrime, tutti felici, poi arriva la grande amica di Orso, Charlotte, con genitori e fratellino, beviamo il te con i cornetti e il baklava, e andiamo a farci un giro nel bosco. Ennio si defila e nessuno dei tre piccoli si è accorto che non c'era.
Io carico i due dell'apocalisse nella bici portaprole, li avvolgo nella copertona imbottita da pic nic (una genialata, un lato di plastica impermeabile, l'altro di stoffa imbottita) e ce ne andiamo nel boschetto, facciamo il giro del porticciolo, risaliamo sulla Nieuwendammerdijk, una diga idilliaca con le casette che i miei figli chiamano Italia, perché c'è la salita e la viuzza con le casettine, come a Ofena.
Poi facciamo una sosta al parchetto giochi e lì i poveri genitori si sono congelati le chiappe definitivamente, poi se diovuole siamo rientrati, loro hanno proseguito per casa e adesso sono in fase di rianimazione.
Un bel sabato igienico all'aria fresca, non c'è che dire.
Ma mi sa tanto che anche i genitori di Charlotte ce lo stanno facendo un pensierino a venire ad abitare qui. già un annetto fa sono venuti a vedere case tipo la nostra ma senza giardino. E se gli capita quella con il giardino è fatta. Speriamo.
Io domani però mi avvolgo direttamente nell'imbottia per andare a fare le prove.
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