lunedì 14 settembre 2009

Quando portavo la coppa D


Avvertenza: questo è un libello scritto per l'amica D, quindi non cominciate a fraintendere e chiedermi le foto in topless, che non ce l'ho. Però l'indirizzo dei miei (e di D.) spacciatori preferiti di reggiseni ad Amsterdam ve li spedisco volentieri. Per ora vi lascio con due foto della mia stilista preferita di biancheria, Marlies Dekkers.

Introduzione

 Quando portavo la coppa D pesavo 15 chili di meno
 Quando portavo la coppa D ero una bonazza. Ora sono una bonazza al quadrato
 Quando portavo la coppa D le tette ed io arrivavamo insieme. Ora mi si vede 5 minuti dopo
 Quando portavo la coppa D non immaginavo neanche che esistessero i reggiseno riduttori
 Quando portavo la coppa D mettevo i reggiseno a balconcino. Per esagerare
 Quando portavo la coppa D non me la menavo tanto
 Quando portavo la coppa D ero single
 Quando portavo la coppa D non spendevo in reggiseno l’equivalente dell’1% del PIL di un piccolo stato povero
 Quando portavo la coppa D, non avevo i solchi sulle spalle che ho ora
 Quando portavo la coppa D, talvolta, potevo permettermi un’uscita senza reggiseno
 Quando portavo la coppa D…

Coppe A: potete pure schiattare


Fenomenologia del reggiseno

Il reggiseno, come il femminismo (che ai bei tempi li bruciava) è un’invenzione moderna. Per la femmina d’oggi, il primo reggiseno è un rito di passaggio. Rito per rito, sempre meglio dell’infibulazione. Ma la vera maturità si riconosce dal momento in cui una donna impara a comprare un reggiseno che le stia alla perfezione. Alcune non ci arrivano mai. Ma come diceva sempre mio padre:
“Chi prima, chi dopo, chi un po’ alla volta” (ma non si riferiva al reggiseno).

Sembra niente, ma se si fa caso ai materiali che ne costituiscono il contenuto, si capisce perché il reggiseno sia un’opera di alta ingegneria meccanica. Stiamo parlando di un sacchetto in materiale elastico e molto fragile, riempito di un quantitativo variabile di tessuti lipidici e acqua. Più si sottopone il sacchetto a stress, tensioni, manipolazioni o la semplice forza di gravità, più questo si allenta e comincia a penzolare da tutte le parti. È così grave? E chi lo sa. Come l’inferno, è tutta questione di fede. Chi ci crede ci finisce, chi è ateo no.

La forma del contenuto dipende in fondo tutta dalla gravità, si modifica, si sposta, aumenta, diminuisce insieme al peso corporeo complessivo. Se cresce troppo in fretta si riempie di smagliature che non vanno più via. Se diminuisce di peso, si riempie di grinze. Un po’ come quei collant che vengono lavati a temperature troppo alte e poi tirano al cavallo e fanno le pieghe alle caviglie. Non so se avete presente. Per capire bisogna avere dimestichezza intima e quotidiana con collant e reggiseno in azione, non tutti ce l’hanno.

Insomma, se il reggiseno stringe troppo, il contenuto si schiaccia, assume forme innaturali, rischia di sparire alla vista. Se non tira su abbastanza, allora è inutile spenderci una lira, non serve. Un quesito apparentemente irrisolvibile, po’ come il sesso degli angeli.

Un buon reggiseno si riconosce dalla sua discrezione, fa il proprio dovere senza che il seno in questione neanche entri in campo. Per esempio, io mi chiedo dove compri i reggiseno Condoleeza Rice. Sono perfetti, ti scordi persino che sotto quei tailleur c’è una femmina. E non ci credo che Condi abbia una coppa A o B, no, no, non è tipo.

Un ottimo reggiseno va un gradino più su. In questo caso non esistono dubbi che la portatrice sia una donna, nossignore: ma si notano le tette, non il reggiseno.

Un cattivo reggiseno si fa notare in absentia: una pensa immediatamente: “Ma perché questa donna non si mette un reggiseno, che starebbe tanto meglio?”

Quanto detto, vale indipendentemente dalla taglia: dalla coppa A alla FF i postulati suesposti sono sempre validi.

Poi ci sono i reggiseno che piacciono agli uomini: sempre di due taglie troppo piccoli, che strizzano le tette in fuori con pericolo che il capezzolo schizzi via. Ma a loro piace così, e a caval donato… Fateci caso, il buyer di tutti i costumi delle ballerine, veline e bellezze al bagno varie o è un uomo, o odia le donne, di solito entrambi, tipo Gianni Versace bonanima.

Insomma, il reggiseno ideale deve sorreggere, ma non strizzare, abbracciare ma non stringere, resistere a una mareggiata, ma non alle dita di un amante che tenta di slacciarlo. Il reparto Ricerca e Sviluppo della Playtex ha un budget maggiore del CNR, tanto per dire. Il dubbio socratico, amletico, nevrotico è: ma allora un buon/ottimo reggiseno deve per forza costare un patrimonio? Non necessariamente, ma aiuta.


Anatomia del reggiseno

Fondamentalmente esistono due famiglie base di reggiseno: quelli con il ferretto e quelli senza. Quelli senza sono più comodi, ma reggono di meno. Devono ovviare quindi con imbottiture, cuciture e scollo a lupetto. Diciamocelo chiaramente, un reggiseno scollato e senza ferretto, o ricade d’ufficio tra i cattivi reggiseno, o è una mosca bianca, o non va oltre la coppa A. Insomma, categoria “gabinetto delle rarità”.

Non a caso i reggiseno senza ferretto per eccellenza sono: o quelli sportivi o quelli da allattamento. Gli sportivi spalmano letteralmente il proprio contenuto tenendolo ben saldo e appiccicato al torso in modo che nessuna rotazione, circonduzione, salto e spaccata ne causino il benché minimo movimento. Per non correre rischi sono fatti di fasce elastiche imbottite, con scollatura ad Y sul dorso, che lascia le spalle libere. Le fighette che in palestra mostrano di avere un seno, non ne avranno per molto. Perché anche in questo campo prevenire è meglio che curare.

Quelli da allattamento sono molto accollati e sostenuti in basso, ma hanno il trucco dello sportellino. E poi diciamocelo, quando si allatta, con le montate lattee che schizzano da tutte le parti, i ritmi sonno-veglia sballati e gli ormoni che ballano, la cosa importante è non portare quelle magliette così strette che si vedono gli assorbenti del latte. Quella si che è una cosa orripilante, alla faccia di quelli che sostengono che la donna che allatta attizza. Attizzerà pure, ma è un concentrato di sindrome pre- e postmenstruale (strano, visto che giusto allora non si mestrua, sarà la legge del contrappasso) e di un gatto arrabbiato a cui tirano la coda. Meglio starle alla larga, non solo dalle tette, ma in generale. Insomma, è un problema che non si pone.

La naturale evoluzione del processo Post-Barbie sono invece i reggiseno da t-shirt. Praticamente con le coppe preformate realizzate nello stesso materiale con cui vengono rivestite le testate nucleari, perché dio ne liberi si veda la sagoma di un capezzolo, siamo rovinati. Il capezzolo ci ricorda che il sesso è un processo in cui entrano in gioco tessuti erettili, si suda e ci si scambiano fluidi corporei. Che schifo, meglio un po’ di sano sesso virtuale che almeno non ci si sporca. Praticamente il reggiseno di Lara Croft. Scomodi, sono di una qualche utilità solo a chi ha le tette piccole, che ci guadagnano con il mezzo cm. di spessore.

Conclusioni
Ma quanto sono più felice da quando non porto più la coppa D. Adesso porto la F. Voi no? Che peccato.

14 commenti:

mammaemigrata ha detto...

Io ho iniziato a portare la C appena ho avuto un po' di seno, praticamente è "scoppiato" subito e mi ero complessata. Poi è andato aumentando e sono passata alla D. A quel punto mi complessavo ma per i kili di troppo, non per il seno. In gravidanza al secondo figlio sono arrivata alla F, al terzo mi son fermata alla E. Ora che ho perso peso le tette (purtroppo) sono rimaste alla E, e spuntano ancora più dal corpo. Certo, posso permettermi decolleté che alcune amiche se li sognano. E ho la fortuna di non vedermele arrivare al ginocchio, nonostante gli allattamenti e le gravidanze. Però che palle quando ci sono 40° e il ferretto se potessi lo faresti ingoiare a quello che l'ha inventato! E poi quanto è difficile trovare un vestitino estivo un po' attillato che ti vada bene sui fianchi e allo stesso tempo non esploda a livello del seno?

Mammamsterdam ha detto...

A me lo dici? L'amica D. risolve tutto con tessuti elasticizzatissimi, e io la seguo a ruota. Tanto se il reggiseno regge, sopra ti ci puoi mettere di tutto.

Baol ha detto...

Io preferisco quando arrivano 5 minuti dopo, non so gli altri

desian ha detto...

Non porto il reggiseno. Non mi interessano le foto, né in topless né d'altro tipo. Perciò, neanche capisco la questione. MA M'HAI FATTO SCHIANTA'. Dal ridere.

Mammamsterdam ha detto...

Baol, ma se ci vuole così poco per farti commentare, guarda che prima o poi provvedo con post ad hoc.

hai ragione Desian, ma qui a volte non si può scrivere nulla che te la buttano sul personale, ho solo messo le mani avanti. E sono caduta indietro.

emily ha detto...

ussignur io odio i reggitette (come li chiamava mio padre) e appena posso me lo tolgo.
nn ne so niente di coppe D e C io sono che ho la taglia 5°.....e impiccia un pochino e spesso quando parli con un uomo, anche se parli di lavoro o disgrazie basta che lo sguardo scivoli li che perdo la concentrazione....
ma su una cosa hai ragione: perchè cavolo costano così tanto?

MammaInItaly ha detto...

Sei terrribileee!!! Ahahah... Però dai pure l'indirizzo dello spacciatore di fiducia in Italia che in negozio abbiamo anche la coppa FF e la Playtexconcorrente del Cnr!!;-) Personalmente con mamme e nonne superdotate il mio seno mi è sempre sembrato miserino...coppa B, però ti dirò che con il reggiseno giusto la sua figura la fa e il reggiseno giusto l'ho scoperto da poco quindi sono una di quelle che ci arriva moolto dopo... (prima crisi coniugale et voilà scoperto The magic Bra;-) ... Un bacioooo FFF
P.S. Neanche l'allattamento me l'ha fatto crescere (e ci speravo) dunque non vi lamentate che c'è chi sta peggio ... Iddio però una volta ho conosciuto una coppa AA (detta anche "San Giuseppe ci ha passato la pialla")

Mammamsterdam ha detto...

Il punto è che le taglie italiane sono tanto relative e tengono conto solo del seno, senza guardare il torace che c'è sotto.

Fondamentalmente la quinta è una E ma la cosa funziona così: prendi la circonferenza in cm. del torace (p.e. 80) e quella del seno. Ogni lettera indica 5 cm. di differenza cioè 0 = A (piatto), 5 = B, 10 = C tra le due. Il vantaggio è che così si tiene conto di tutto il corpo, pure del torace di partenza e le taglie sono più accurate.

Poi ci sono le taglie francesi(eeeh, sempre loro) che funzionano ugugale solo per motivi misteriosi aumentano la cifra: per loro 80 cm. sono una taglia 100, così sembrano dei donnoni quando sono dei donnini. Come funzionino non l'ho mai capito, ma il periodo Chantelle mi è passato nel frattempo e quindi le ignoro.

Facile, no?

Elena Galli ha detto...

Ok io sono tra quelle che non sa neanche che differenza ci sia tra A, B, C, D, E, F...Z.
Sono un caso clinico.
E mi vergogno ogni volta che entro da Victoria Secrets perchè non so cosa prendere.
Io e il mio seno. Un rapporto forse inesistente direi. Una ever-piatta che quando è incinta e poi allatta ha un seno. E quindi deve imparare in qualche modo a gestirlo. Ma imparare a comprare un buon reggiseno fa parte della mia to-do-list per quest'anno.
E per questo che che stampo e tengo nell'agenda queste tue perle di saggezza.
Sei il mio GURU. Io la tua fedele adepta. Un giorno sarai orgogoliosa di me, giuro! (anche se le tette saranno sempre susine come sempre :-P)

Mammamsterdam ha detto...

Gli spacciatori di reggiseni esistono e vanno tenuti a cari perché sono quei negozi con commesse dall'occhio clinico, che ti squadrano e poi, con margini di errore trascurabili, sanno che taglia hai. Al massimo ti chiedono "posso?" e ti mttono la mano sotto l'ascella per cntrollare l'ampiezza, che le taglie non te lo dicono e quindi poi diventa una questione di taglio e vestibilità per capire cosa ti va.

Come per i pantaloni, che dopo un tot di anni sai quali modelli ti stanno bene e vai subito a provarti quelli, così non perdi tempo.

Insomma, io grazie all'amica D. che mi ci ha trascinata, ho scoperto la Palazzina, in Palesistraat che è di fianco al palazzo sul Dam, un negozietto che a causa di certi modelli giocherelloni che mettevano in vetrina avevo sempre distrattamente cambiato per un sex-shop, e invece hanno queste commesse competentissime, con tutti i modelli chiusi in cassettini misteriosi e decidono loro cosa tirarti fuori.

Poi altri negozi me li sono trovata da soli, comunque a parte la Marlies, i negozi monomarca sono un disastro, non è detto infatti che una determinata marca faccia modelli che stanno bene proprio a te.

E in Italia, non so perché, faccio una fatica enorme a trovare il negozio adatto, mancano proprio le taglie per me e se le trovo sono quei modelli da matrona, io che mi sento una frfalina svolazzante. il corpo ti frega sempre, è inutile.

Emily, voglio l'indirizzo della tua spacciatrice.

EricaML ha detto...

Anche io non ho mai capito niente di coppe e adesso finalmente mi pare di aver capito.
Porto una quarta con un torace tutto ossa. Li compro col ferretto ma me ne devo sempre provare 10 per trovare quello che mi sta meglio.
Hai fatto morir dal ridere anche me. :-)

graz ha detto...

MammAm, quando scrivi così io TI ADORO.

Sui reggiseni stendiamo un pietoso pelo che adesso mi rileggo la tua spiega e hai visto mai che una volta per tutte trovo il modo di memorizzare qual'è la mia taglia???

/graz

Baol ha detto...

Azz...scoperto in fRagranza di reato :D

SimoSerpe ha detto...

Io devo ancora capire quale coppa ho. Ma cristo santo, perche' deve essere cosi complicato?? :(