lunedì 9 marzo 2009

La dura vita nel quartiere a luci rosse

Ieri sera, prova in sede, con tanto del nervosismo di default del mese della prima, il trovarobato da organizzare, i costumi da definire e procurare, le PR tutte da fare, gli scazzi fisiologici e i nuovi che non ci sono abituati e molto sanamente ci mandano al diavolo se non la semttiamo dif are gli isterici.

Finisce alle 23:00, con tre che hanno fame e hanno pure deciso di andare a mangiarsi una cosa e fare mente locale.

Bene, ma la crisi c'è o non c'è? Almeno a giudicare dai ristoranti tutti asiatici che stanno attendendo pazientemente che gli ultimi clienti si tolgano di torno e manco ci fanno entrare, la gente lavora, lavora bene e gliene importa assai del cliente notturno affamato.

Perché ad Amsterdam tutte le cucine senza colpo ferire chiudono alle 22 e se ti azzardi a entrare in un ristorante alle 21:30 fatti tuoi, al massimo un dessert. E persino quel po' di trattorie etniche che di solito non mandano mai via un cliente finché ci sono scorte infrigo e se non ci sono vanno dal collega accanto a farsele prestare, si adeguano. Giustamente, dico io, con il ricordo dei miei trascorsi in ristorazione.

Ma come cliente affamata, calzata dei tacchi alti del costume (per una volta che mi sono chiesta: perché portarmi a ongi prova valigioni di roba, esco di casa in bici, parcheggio davanti alla sede, recito praticamente seduta, vado direttamente in tacchi, che sarà mai. E calze a rete grossa rosse) e che cammina per tutti quei sanpietrini storti del quartiere a luci rosse, che non per nulla è il quartiere più antico con il sottosuolo più instabile della città, con gli scoppiatoni che ti cadono addosso e la pancia che broontola, che dire, ho conosciuto momenti migliori.

Chiunque ci abbia provato sa come funziona il connubio tacconi e sampietrino ballerino e storto. E chiunque ci abbia provato sa che effetto fanno le calze a rete all'avampiede taccato. Quello del rollé di maiale avvolto nella retina elastica.

Insomma, come dio vuole arriviamo a un locale thai, un bar a colpo d'occhio, ma con cucina, che sembrava uscito da Apocalypse now. Compreso di cameriera trans carinissima e bonazza, e sciura in cucina che ci ha cucinato forse il thai più buono che abbia mangiato in giro. Non era la fame, non erano le allucinazioni, era proprio buonissimo. Io il mio solito Thom ka koeng, la zuppina agrodolce con cocco e gamberetti che mangio ovunque, persino dai non-thai. e le crocchette gommose di pesce. E il riso con delle robine di pollo e verdure.

C'era pure un tipo al bar che mi lumava, secondo l'amico Corepeloso. E su quello che lumano i maschi Corepeloso vanta anni di competenza, c'è da fidarsi.

L'amico sposatissimo invece, proprio mentre aveva finito di guardare ostentatamente e con apprezzamento gli hot pants bianchi della cameriera, viene chiamato dalla dolce metà che vorrebbe sapere dove cavolo è finito, perché non rientra e se rientrando passa al negozio notturno per comprar da mangiare al cane. Che le dolci metà hanno le antennine ad hoc, secondo me.

Insomma, per i vostri snack diurni e notturni, con o senza dolce metà, io ve lo consiglio:

Thai Mekhong River bar, Ouderzijds Voorburgwal 32, prima della chiesa nel quartiere a luci rosse (si, proprio quella dove tutti gli italiani in visita al quartiere a luci rosse, specialmente i veneti, fingono di scandalizzarsi a voce altissima, e che ci verrete mai a fare al quartiere a luci rosse, care le mie stelline innocenti?)

Vi deve piacere il thai come piace a noi, ovviamente.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

interessante, me lo segno per la prossima volta (torneremo, eccome se torneremo!) Invece, sempre di thai, conosci Rakang (www.rakang.nl)? E' un po' caretto ma ci è piaciuto da morire.
Quanto al quartiere a luci rosse, abbiamo fatto un giro ma delle famose vetrine-di-ragazze-sostituite-da-vetrine-di-manichini ne abbiamo viste solo un paio. C'è davvero tutta questa rivoluzione?
Luisa

Anonimo ha detto...

ma quanta energia hai? sei veramente incredibile! io ho recitato in una compagnia x qualche anno e conosco la fibrillazione di andare in scena e lo sfinimento delle prove e dell'organizzazione però so anche che è un'esperienza meravigliosa e devastante allo stesso tempo...nn so se riuscirei a farlo ora, alla mia età a con gli impegni di lavoro!!
complimenti!

Uyulala ha detto...

Il tuo ultimo commento sul quartiere a luci rosse è degno del nobel per la letteratura :-D