sabato 28 marzo 2009

Com'è andata la generale

Di un bene, ma di un bene (per una generale) che ho quasi paura. Che quando va bene, cala la concentrazione, sparisce la tensione, ti senti bravissima e rendi male.

Ne rifacciamo un'altra domani. Il fantastico stand-in in due giorni è riuscito a mettere così bene insieme il fatto di non aver avuto il tempo di imparare a memoria la parte principale (i soliti monologhi interminabili, che poi quando terminano io mi sono deconcentrata e nn mi ricordo che gli devo dire una parola e mezzo per dargli modo di attaccarne un'altro, di monologo interminabile) che neanche i nostri compari più critici se ne sono accorti. Secondo me, se non sabato, domenica la pure sa.

Gli spot pubblicitari sono bellissimi. Il vitellone mio partner ha passato tanto di quel tempo a dirmi che ero una gnocca, che mi ha convinta. Però vuole che mi tolga le calze, che lo deconcentrano dalle gambe.

Ci siamo convinti che domani a fine scena i rispettivi moglie e marito ci aspetteranno all'uscita con le braccia incrociate e incazzati neri. Per fortuna abbiamo sposato due persone intelligenti.

E lui ancora non sa come prevedo di sorprenderlo nelle repliche "VERE". Che se c'è una lezione che abbiamo imparato dalle prove con Frans Weisz è che il tuo partner, anche se sapete le battute reciproche perfettamente, va sempre sorpreso, cambiandogli delle cose che non si aspetta.

Perché nella vita tu in realtà non sai quasi mai cosa dirà e come reagirà il tuo interlocutore. Te lo puoi spesso immaginare, ma saperlo saperlo no.

Poi il vitellone e il giovane genio hanno deciso di farmi lo scherzo del tiro di coca, con la bustina dello zucchero vitellone ha finto di farsi una pista a metà del primo atto. Gli ho ricordato che con granelli di quelle dimensioni rischiava di farsi uscire il sangue dal naso e macchiare il costume bianco che ho tanto faticato a trovargli. Che saran geniali, ma a volte sono due pischelloni scemi. Cresceranno.

E oggi mi sono confrontata con una cosa che mi ero scordata, nel senso che io con gli italiani lavoro così poco, ma me lo diceva Flavia ultimamente. Che i maschi italiani, pure giovani, fanno una fatica enorme ad accettare l'autorità da una donna. Che se gli faccio notare che stanno sgarrando, anche se lo faccio con dolcezza e con una battuta, poi loro devono ribellarsi sparendo e facendo gli irresponsabili. Magari solo 5 minuti, che poi ti posson sempre rispondere e che sarà mai, ma te la prendi per così poco? Si, perché non è poco.

A me quei cinque minuti sono bastati per qualificarli ed incazzarmi. Poi mi scazzo perché gli voglio bene, e sono così trasparenti, come Orso quando finge di non sentirmi, che che mi incazzo a fare? Manco se ne accorgono bene che seguono quei meccanismi lì, e credono di star facendo gli spiritosi. O i furbi.

Ma appunto, a carte chiuse almeno uno me lo prendo da parte, glielo spiego con molto affetto e se vuole negare l'evidenza, fa niente, io intanto gliel'ho detto. Che non capiscono che facendo così, per quanto bravi e motivati nella parte, un'altra collaborazione faremo fatica a chiedergliela. Già adesso.

Rimarremo amici, ci faremo delle belle cene, in cui berremo e ci racconteremo i fantastici progetti che un giorno, chissà, faremo insieme. Ma nella realtà dei fatti poi ognuno si farà i suoi per conto suo, finché non prenderemo strade diverse e anche le cene finiranno.

E tutto questo si ripete tale quale nel lavoro e nelle altre relazioni. Per cui penso che ad un ragazzo, si fa meglio a dirglielo, che se si offende e non lo vedi più è solo una questione di accorciare i tempi, di quello che inevitabilmente accadrà eintanto gli hai fatto un favore più grande di quello che gli sembra al momento.

E poi mi fa i complimenti sulle gambe, quindi una chance se la merita, sennò chi mi si caga più?

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