mercoledì 30 luglio 2008

Grande concorso "Fenomenologia da spiaggia": i balli di gruppo


Allora, questa è l'idea: mi mandate entro il 16 agosto le vostre descrizioni di fenomeni da spiaggia? Non votate questa qui, che vale solo da peresempio scritto veloce, e sono sicura che se vi ci mettete manderete cose bellissime. Non negateci le vostre profonde osservazioni sui fenomeni da spiaggia di cui avete esperienza, metteteci pure una foto, purché non diffamatoria di altri - meglio i primi piani - e partecipate al grande concorso estivo di Mammamsterdam. Pensate agli stroopwafels buonissimi che potreste vincere.

spedite tutto a:

orsovolante@gmail.com


Io sono cresciuta al mare e nei miei anni formativi ho lavorato 16 ore al giorno in un albergo per famiglie e gruppi. Penso così di avere un'ottima esperienza di prima mano di certe dinamiche vacanziere, ma la mia esperienza resta naturalmente limitata all'hic et nunc di questo periodo. Perché durante le MIE vacanze, mi sono naturalmente sempre guardata dal frequentare da turista amene località balneari. Me ne sono andata in Grecia per monumenti e cara grazia se ci scappava un bagnetto sugli scogli. Me ne sono andata in Australia per ostelli con il capo e ho goduto enormemente delle spiaggie lì, ma naturalmente è una situazione e un'utenza tanto, ma tanto diversa.

Da quando ho figli, però, sono stata costretta a tornare alle origini (con gran piacere mio e del capo, devo dire) ed ho così scoperto un fenomeno che mi mancava: l'animazione.

Da tre anni vado in vacanza a Roseto degli Abruzzi, esclusivamente perché un'amica di famiglia ha lì un albergo. E in più c'è l'animazione. Diretta da un pazzo furioso e grande professionista, ovvero Riccardo, in arte zio Ricky. Finalmente ho visto le cose dall'altro lato della barricata, e giuro, la differenza è incommensurabile.

Il quale Riccardo ogni anno tira su un gruppo di giovani virgulti nella sottile arte di intrattenere il pubblico più eterogeneo, dalle famiglie con bambini ai gruppi organizzati dai servizi sociali che portano al mare gli anziani, alle colonie giornaliere delle scolaresche dell'entroterra teramano che gli scuolabus consegnano alle 9 di mattina e si riportano via verso le 16.

I giovani virgulti animatori vengono da due anni sfruttati dalla sottoscritta come baby-sitter per una rara serata in concerto, o mattinata di commissioni, o come scusa per far dormire le belve di pomeriggio, premio: le attività in piscina con gli animatori. Quest'anno ha aiutato anche un grande amore, ricambiato, di Orso per Chiara, la responsabile del mini-club.

Clou della mattinata in spiaggia sono i balli di gruppo, che poi si ripetono in forma di baby-dance per i bambini alle 21:30, dopo cena.

E qui devo dire di aver imparato molto sulla natura umana. Perché qualcuno mi deve ancora spiegare per quale meccanismo, proprio gli italiani, in particolare le italiane di paese sopra i 60 anni, che sono tanto formalisti, noiosi, convenzionali e bacchettoni, perdano ogni freno inibitorio nel momento in cui la megacassa sistemata sul carrettino da pescatore comincia con il suo "tun-tun-tun-tun".

Sto parlando di gente che non balla di suo. Che se la sera ci esce una seratina danzante, una mazurca di periferia o simili, restano inchiodati alla sedia a guardare i rari ballerini, o vanno a fare una passeggiata.

Ma dagli il ballo di gruppo, ed è tutta un'altra musica. Si mettono in fila nell'acqua bassa, di fronte agli animatori di turno che fanno le mosse e vai con gli ancheggi. Come un sol uomo. Passo a destra, giravolta, lancia le braccia in alto e mettile sui fianchi. Non ne sgarrano una.

"Ascella, ascella, mi lavo l'ascella, mi faccio la doccia e mi levo la jella"
è il grande favorito a cui non riesco a resistere. Metto giù qualsiasi cosa stia facendo e mi unisco al branco oscillante, io, proprio io che ho fatto dell'individualismo ad oltranza (fino al masochismo, devo dire) la mia bandiera. Eeh, ma che farci, l'ascella tira.

Il bello del repertorio è che è molto demenziale, che l'intento ironico mi rende un pelo sopportabile la cosa. O sono le parodie in pseudospagnolo dei balli cubani, o le canzoni di topo Gigio, quest'anno hanno persino riesumato il gioca jouer della mia infanzia.

"I como que le gusta a las mujeres?"
"Asì, asì" sculettano le settantenni campagnole in pieno delirio vacanziero. Seguite a ruota dalle 30/40enni i cui figli stanno costruendo castelli, o i cui accompagnatori non ballano. Che secondo me questa è la grande forza del ballo di gruppo: non dipendi da un partner che guida, ma hai comunque qualcuno che ti fa vedere cosa fare. Deleghi la responsabilità del tuo saper o non saper ballare.

Io e il capo, devo dirlo, all'inizio eravamo molto perplessi. Già siamo due che scelgono i ristoranti senza televisore acceso e senza musica. Sarà per questo che mangiamo poco fuori. Poi a me fa molta antipatia l'inquinamento acustico, specie in spiaggia. Cara grazia che non mi trovo in uno stabilimento dove alle 11, regolarmente, tutti gli adolescenti si piazzano intorno al juke-box e mi costringono ad imparare tutti i tormentoni dell'estate. Gli anni passati in cucina o in reception, tutto sommato, avevano questo di buono. Che non sentivo troppa musica cretina.

Ma l'essere umano è sensibile ai lavaggi del cervello, e cambia in modi inimmaginabili. Sarà il clima di rilassamento generale della vacanza che rende ricettivi, sarà che in fondo la natura della bestia è proprio quella, non si scappa, siamo quello che siamo, io spero solo che a nessun dittatore venga in mente di addormentare il popolo bue con canzonette e ancheggiamenti. Che ciò avrebbe effetti deleteri per la democrazia, temo.

Perché lo scorso anno, il capo mi ha sopresa con effetti speciali: alzo lo sguardo da un giornale, e lo vedo con un sorriso da orecchio a orecchio e la faccia rilassata che manco tre sedute di reiki, con il fianco sinistro sparato in fuori e le braccia buttate a destra, sculetta furiosamente che temo quasi una lussazione dell'anca. Era l'ultimo giorno di vacanza. Mariano Orgoglio Padano mi viene incontro agitando la macchinetta fotografica:
"Quanto me la paghi la foto di tuo marito che balla?"

Mariano, te lo comunico ora: io quella foto la sto ancora aspettando, e se me la mandi la metto qui sopra.

Credits foto: Roberta filava

5 commenti:

Mariag ha detto...

ciao segiurò i racconti che pubblicherai, ti ho fatto pubblicità sul mio blog! io purtroppo non frequento spiegge, causa pelle nordica che si "eritema" con una certa facilità!
però se ti va ti mando quelche bel racconto da accampamento montanaro del classico ferragosto.
ziao ziao

Chantilly ha detto...

oddio che ridere!
non è che la forza di quei balli che tanti guardano dall'alto al basso, ma poi ci partecipano, è che l'individuo goffo, solo, che non sa ballare sparisce in mezzo alla folla e si può scattenare? tipo il pesciolino in mezzo al branco di pesciolini che ha una possibilità in più di non farsi mangiare dallo squalo? un pò come lo struzzo con la testa nella sabbia (nessuno mi può vedere...)
ma vuoi mettere il divertimento di vedere e partecipare. hai reso perfettamente l'idea.

Anonimo ha detto...

questo blog è una forza, sto diventando dipendente (cosa c'era negli ingredienti?)
non riuscirò a mantenere il termine del 16 agosto (tra l'altro data bellissima, visto che è il mio compleanno), perché rientrerò a fine mese, ma in spiaggia ti penserò e riderò da sola come una scema!

Baol ha detto...

Eeeh...è solo che mi manca il tempo di mandartelo...però se vai a vedere nei post di settembre scorso ce n'è uno che si chiama "O p'sijell"...leggi quello ;)

Roberta Filava ha detto...

spero di farcela...ho trovato una cosa meravigliosa...beccata per puro caso
a presto a quando rientri a casa
roberta