giovedì 23 dicembre 2010

L'albero di Natale all'Aquila (che gente sono gli aquilani?)



No, io ve li devo spiegare gli aquilani di che pasta sono fatti, in caso non si fosse capito. Tutte le volte che subito dopo il terremoto sentivo o leggevo: eh, ma gli aquilani sono gente fiera, e intanto con questa scusa, passatemi il francesismo, se li sono inchiappettati singolarmente e come gruppo, ed era evidente pure quello, ecco, io mi incazzavo.

Il punto non è che gli aquilani siano più o meno fieri di altri. Ma sono montanari. Sono gente dei clan. Se sei di fuori sei di fuori. Sono loro che stanno dentro le mura della città che si portano in testa. E in fondo a che gli serviva il fuori?

L'Aquila è il quinto centro storico d'Italia, è un posto bellissimo e vivibilissimo. Io alla signora che alla fine della conferenza sugli scrittori del terremoto il 5 dicembre a Roma invece di fare una domanda sosteneva che lei tutta questa vita comunitaria prima del terremoto, tutta questa gente in piazza non la vedeva, non ho risposto perché non ha fatto una domanda, ma adesso le chiederei: Signora, ma lei che L'Aquila dice di averla frequentata tanto prima e di non vederle certe cose, lei era del gruppo o era fuori dal gruppo? Perché questa è la differenza fondamentale.

Io che ero metà, ero ai margini del gruppo per diritto di sangue, parentela e frequentazioni, e contemporaneamente ero fuori, perché agli occhi di chi è dentro non ci sono nata, cresciuta e fatto l'asilo, forse posso dirlo meglio.

Scusate la premessa lunga. Quello che voglio dire è che se volete uno studio di carattere degli aquilani, guardate le proteste civili che hanno fatto, inutilmente, in questi mesi, caricati e menati dalla polizia. E comunque alla prossima, sotto la pioggia a reggere un cartello che Silvio non vedrà mai perché all'Aquila adesso ci viene solo in elicottero (ma la polizia intanto li carica lo stesso, per punirli del dissenso). A fare le marce e le riunioni sotto la neve.

Guardate cosa si inventano per riappropriarsi della loro città. Guardate che parole usano, nei cartelli (il "senza carriola" è degno di Shakespeare). Guardateli, e ditemi voi che gente vi sembra.

Io, a parte amarli e rispettarli e ringraziarli per quello che stanno facendo, esigendo il centro dell'Aquila per sé ma anche per l'umanità, posso solo dire che mi si stringe il cuore.

Vedo nel video Anna, Peppe, altre visi che conosco, e mi si stringe il cuore nel vedere che occhi stanchi che hanno. Le rughe che anche solo quest'estate non avevano. Saranno i neuroni specchio che gli riproducono in faccia le crepe delle loro case.

E grazie a Luca che continua a documentare tutto questo. Cercatevi un po' su Google Luca Cococcetta e i suoi video.

2 commenti:

A. ha detto...

condividerò questo video nel blog, su twitter e su facebook!
auguri!

Andrea Pagliantini ha detto...

Questo video finirà nel mio blog.
A sopportare certe fave ci pigliano per il culo ogni giorno dicendo si vive nel paese delle meraviglie si finisce per essere tutti terremotati dentro e nel cervello.
Svegliamoci un pochino.
Abbraccione Barbara.