martedì 30 novembre 2010

Obiezioni

Stamatina a colazione informo il capo del suicidio di Mario Monicelli, che peraltro lui non conosce affatto. Io stessa sono arrivata a leggere solo il titolo.
"Ma stava male?" fa.
Scorriamo insieme l'articolo: 95 anni, tumore alla prostata, ricoverato.

"Eccerto", fa lui, "in Italia non c'è l'eutanasia, che altro gli rimane da fare alla gente? Tanto", mi consola, "vedrai, ci sarano tanti buoni cattolici disposti a riordinare i pietosi resti".

Quello che amo di quest'uomo è che la sua innata pietas è sempre temprata da un giocoso cinismo. Le cose veramente serie in questa casa si buttano in vacca, salvo poi piangerle sinceramente e con convinzione come meritano.

Il che mi porta a una riflessione: ma tutta la disputa del movimento per la vita che esigendo diritto di replica a Vieni via con me si arrogava l'incarico di etichettare Mina Welby e Beppino Englaro come pro-morte, si rende conto che se uno può si suicida anche grazie alle loro intemperanze?

Mi sono ricordata la notizia sui farmacisti obiettori che ho commentato ieri su Facebook: a me qualcuno mi deve spiegare il senso logico di questa: "impedendo l’annidamento provoca la morte del concepito" cioè se ne impedisci l'annidamento ne impedisci il concepimento, allora di cosa stiamo parlando della morte di qualcosa che non è mai entratto in vita?

Insomma, alle 8 di mattina davanti ai pietosi resti della colazione si discute di obiezione. Il capo ancora ci arriva a capire che un medico ha diritto all'obiezione, finché non gli spiego che proporziioni ha preso in certe zone d'Italia, dove non puoi abortire perché non c'è mezza struttura pubblica che te lo permette e dove i pochi non obiettori chiudono con qualsiasi prospettiva di carriera visto che non gli fanno fare altro dalla mattina alla sera, e capisco il non essere obiettore, ma rischi di diventarlo se fai raschiamenti alla catena di montaggio.

Sui farmacisti lo capisco molto meno. Ci sono tanti di quei farmaci che fanno male a embrione, feto e partoriente che vengono venduti come le caramelle, e ci sono così tante cose che ti ammazzano se prese male, come talvolta accade, che mi viene da dire: se vuoi obiettare, fallo con completezza e coerenza e vai a vendere caramelle zigulì.

Anche perché tecnicamente c'è una differenza enorme tra un ginecologo che deve agire attivamente per interrompere una gravidanza e una pillola del giorno dopo che appunto, impedisce l'annidamento e la gravidanza proprio non c'è né ci sarà mai.

Guardate, è la stessa identica differenza, a parer mio, tra lo sventrare un nemico a baionetta sguainata con gli schizzi di sangue che ti arrivano addosso e vedere negli occhi un uomo che muore, e mandare avanti un drone telecomandato da 1000 km. di distanza, che magari sbaglia strada e fa fuori una scuola di bambini, ma la distanza è grande e chissenefrega. Stiamo rendendo asettica la guerra e la tortura, e ci stiamo a formalizzare per una pillola? Che poi in genere chi vota contro l'una vota a favore dell'altra, non so se ci abbiamo mai fatto caso, e questa è un'altra delle insanabili contraddizioni del'animo umano che ancora non mi spiego bene.

Ci sono in Olanda invece gli ufficiali di stato civile che rifiutano i matrimoni tra omosessuali e lì il capo trova che bisogna metterci un bel limite. Perché una volta erano pure proibiti i matrimoni tra bianchi e neri e il capo equipara una cosa del genere all'altra. E non so bene come abbiano risolto la questione nei comuni, perché è una di quelle discussioni che a volte saltano fuori e tutti gridano, ma poi non sai come va a finire (rifiutarsi di eseguire compiti inerenti al proprio contratto è motivo per il licenziamento sui due piedi nei Paesi Bassi, ma magari in questi tempi buonisti basta chiedere a un collega che ti sostituisca e tutti felici).

Insomma, la vita è bella e importante perché tutti, nei modi e condizioni adatti, abbiamo il diritto ad opporci. Poi che ci siano quelli che si oppongono per comodità e quelli che pagano con la vita e con il salto nel vuoto il diritto alla propria obiezione, ne converrete, c'è una differenza abissale.

3 commenti:

stefafra ha detto...

La prima cosa ceh ho pensato ieri notte quando ho letto la notizia é stata "poveretto, forse se avesse potuto se ne sarebbe andato in modo piú dolce", ma anche che in fondo é stato "fortunato" ad avere la forza e la determinazione di uscire sul balcone e buttarsi disotto, che a 95 anni e malati terminali non é da tutti.
Peccato che in Italia se si vuole finire di soffrire quando non se ne puó piú si debba ricorrere a metodi cosí "eroici", oppure rassegnarsi alla decomposizione lenta e dolorosa in letto di ospedale.

Mammamsterdam ha detto...

Il peggio, appunto, è che il metodo dolce è quasi impossibile da ottenere e quello trucido (impiccarsi, buttarsi di sotto) mica è da tutti. Io temo proprio che non ce la farei per nessun motivo.

E se dobbiamo considerare fortuna il fatto di potersi buttar giù, in confronto a tanta gente che è immobilizzata in un letto, mi rendo conto di quanto stiamo messi male.

NEF ha detto...

Un'altra contraddizione frequente, sul tema, è che da una parte i difensori della sopravvivenza a tutti i costi ritengono che debba essere solo dio a decidere quando chiamarci a sè, dall'altra ammettono tranquillamente che ci si attacchi come naufraghi a macchine che prolungano l'agonia o il coma artificialmente, mentre in assenza di quelle tecnologie dio li avrebbe chiamati da mo'. E allora? Ci si oppone alla natura in ogni modo per sopravvivere, e non ci si può opporre all'uomo per morire?