sabato 20 novembre 2010

Fuori dai tutti i moduli: Hondsdagen (Canicola)

Siamo andati ieri a vedere a Rotterdam Hondsdagen, uno spettacolo teatrale di cui non sapevo nulla e non mi aspettavo nulla, tranne che ci aveva lavorato il nostro amico Beppe Costa, e quello che fa Beppe a teatro finora mi è piaciuto molto. Lui poi in genere a teatro suona, strumenti normali, strumenti strani, e ci recita intorno.

Ne siamo usciti che non eravamo più le stesse persone e non credo lo risaremo più. Hondsdagen ti cambia. Io alla fine ero esausta.

Ispirato, ma tanto liberamente, al film Hundstage - Canicola (Dog Days), è un lavoro incentrato sull'umiliazione. Perlomeno, scrive la drammaturga, prestata dal teatro delle Fiandre, quello era lo spunto iniziale, poi a forza di lavorarci le cose prendono una vita propria. E la musica offre conforto in questi giorni da cani.

Due musicisti, due ballerini (ma noi credevamo lo fossero tutti) e cinque attori del Ro Theater hanno messo in scena.... cosa?

Questo è uno spettacolo come non ne ho mai visto altri (e di robe strane, off, d'avanguardia e on the edge ne ho viste un paio nella vita). Il critico bacchettone comincerebbe subito a stroncarlo con in mano il suo moduletto:
- ma cosa vuol dire?
- dove vuoi arrivare?
- ma è teatro o danza? No, perché bisogna decidere, mica è chiaro (non è chiaro per niente, ma secondo me è riduttivo persino definirlo danza)
- ma perché i musicisti recitano?
- ma perché i ritmi sono così dilatati? Ma mica ci puoi mettere un minuto e mezzo ad andare da una parte all'altra del palco (il vecchietto che strascina i pieni mentre l'infermiera con la bocca cattiva ogni tanto gli punta un dito sulla schiena per incoraggiarlo a non fermarsi).

Si può, si può tutto senza mai perdere di tensione, senza mai dare il colpo di grazia al pubblico che rimane in pizzo alla sedia, attentissimo, entusiasta, che tutte le domande che può farsi all'inizio per la fine ha smesso di chiedersele.

Ma di che si parla? C'è una storia? Ci sono personaggi? Ecchissenefrega. Questa gente sta lavorando sulle tue emozioni e si capisce benissimo.

Si capisce dalle due sciure accanto a me che passano il tempo a ridacchiare e sussurrarsi cose. Lo fanno per imbarazzo, come tutti quelli che a volte ridono e io non capisco perché, ma ognuno ha le sue valvole. Io volevo cambiare posto, la mia amica le voleva schiaffeggiare, ma poi resti dove sei per quanto ti assorbe tutto quello che accade in scena.

E cos'è che ci assorbe tanto? uno grosso spazio vuoto, pavimento e pareti verdolino ospedaliero. Un'infermiera dominante e cattiva che comanda e cura. Botte, stupri, sesso, cattiverie, merda, impotenza. dopo i primi tre minuti volevo solo alzarmi ed andarmene ed era chiaro che tutti erano carnefici e vittime allo stesso tempo. Tutto sublimato nei movimenti, nell'uso del corpo, negli sguardi, nel segno del morso. Nei corpi vestiti e nudi, ma soprattutto nudi, vestiti, spogliati, rivestiti, in mutanbde, pigiama, camicia tuta. con l'imponente mucchio di panni bianchi accumulato sull'angolo da usare come podio, come letto, come guardaroba. E il piccolo lavandino nell'angolo in cui lavarsi le mani, torturare qualcuno, riunirsi per chiacchierare e ciacolare mentre alle tue spalle qualcuno subisce l'ennesimo sopruso.

Uno spettacolo senza quasi testo e quel poco soprattutto in tedesco, con cartelloni in inglese (una donna è il negro del mondo, torna a casa tua, la fine è icina, cane, dio), retto da una tecnica bellissima, una regia al millimetro, un uso del corpo e delle musiche che levati. Tutto un lavoro sulle emozioni.

Perché la scena in cui il commesso viaggiatore imbranato, dopo esser stato preso, spogliato, violato in un balletto di corpi che si snodano e girano lentamente dalla biondina che gli dormiva accanto, mentre lo abbandonano dimenticato si mette a ballare. Nudo, un omone con la panza, che balla felice dopo tutto quello che ha passato. e con quella felicità e leggerezza vince sui suoi aguzzini e si libera da loro.

Pensi a tante cose, dopo. A come, indipendentemente da quello che siamo stati e che abbiamo fatto finiremo tutti sbavanti e dipendenti nella nostra merda con qualcuno che dovrà pulirci, imboccarci o metterci la mano nella patta per vedere se ci siamo bagnati di nuovo. Finiremo tutti prigionieri dell'inferno dei nostri lavori, delle nostre vite, delle nostre gabbie. Finiremo tutti balbettanti a chiamare mamma mentre stiamo per morire ed è bello che qualcuno, che sia il portantino trucido, la tua figlia maltrattata o uno sconosciuto indifferente, sarà bello guardarli e pensare che quella è proprio al tua mamma che ti vuole bene e che ti sta venendo a prendere. Che mentre ti riaslzi da terra una ragazzina esile, che poco fa ha torurato qualcun altro, ti abbraccia e ti canta sottovoce Serce mentre ballate, una canzone che mio padre cantava sempre in polacco quando si ubriacava ma qui Angelina la canta in russo.

Che nonostante, siamo e vivi e dobbiamo festeggiare questo. Io direi che se vi piace Le Cirque du Soleil questo ve lo dovete andare a vedere.

Poi intendiamoci, questo è il mio distillato, un altro potrebbe essersi fatto il suo completamente diverso. cosa vuoi stare lì a pensare a una storia se non c'è neanche l'intenzione della storia? Siamo al di là delle storie, dei personaggi, delle situazioni.

Però ne esci fuori grata, felice e pensi che ne sia davvero valsa tanto la pena. e che se avessi saputo tutto quello che vi sto scrivendo qui probabilmente non ci sarei andata.

Allora vi dico solo: scordatevi tutto quello che ho detto e andateci per favore. Anche solo magari per vedere un po'di culi, lacuni anche bellissimi. Per vedere che si può mostrare e umiliare in scena un corpo nudo o seminudo di uomo o di donna, senza la minima intenzione erotica, di una bellezza estetica che ti tiglie il fiato e ovviamente anni luce dalla solita velina maltrattata in TV.

Questo è uno spettacolo che oggi in Italia non vi farebbero vedere mai (30 anni fa si, se ne faceva di roba di questo tipo). Quindi se potete andateci qui, perché come vi dicevo, se è per la lingua ce n'è talmente poca che si può anche non capirla. Il resto si capisce benissimo. E vi fa solo bene.

Potete ancora il 20, 26 e 27 novembre e il 27 c'è anche una replica notturna all'una di notte, dopo il DJ. Se non recitassi anch'io in questi giorni ci tornerei tutte le volte. Magari se chiudiamo in fretta la Pecorina il 27, potremmo saltare in macchina ed arrivare prima di mezzanotte, quando chiudono.

Perché per quanto io ami la Pecorina, dopo aver visto questo metto tutto in discussione. È stata la mia prima frase di senso compiuto al termine.

"Questi qui fanno roba del genere e noi stiamo a fare la Pecorina, porca miseria".

È bellissimo potersi confrontare nella vita.

2 commenti:

mamikazen ha detto...

Bello! Proprio ieri sera con un mio cognato che raccontava di uno spettacolo che aveva visto tanti anni fa al festival dell'unità della nostra città con recitazione, musica, danze e giocolieri dicevo: "Lo sai che non vedremi mai più cose del genere, vero?", e lui "Sì..." poveretto, con la faccia buissima, e mi sono subito pentita di averglielo detto ma ero in piena nebbia depressiva e avevo i riflessi rallentati.
Il teatro è il cesso della società, è il buco nero del tuo letto con la porta chiusa e nessuno in casa. Se certe cose non puoi più dirle e farle nemmeno al cesso o da sola nel tuo letto allora forse è il caso di non compiangere solo i nordcoreani.
Quest'estate al COF un giovane regista d'opera che personalmente venero ha messo in scena un'opera seria "minore" del cigno ambientandola all'interno di un ospedale psichiatrico (adducendo validi motivi). Il tutto era bellissimo e filava. Però qualcuno si è lamentato perché i matti ogni tanto urlavano. Non dovevano urlare sulla musica, i matti. Invece secondo me era bellissimo sentire i matti urlare, ogni tanto, sulla musica del Cigno, era disturbante, commovente, bellissimo, struggente. E' il teatro, bellezza.
Nu?

stefafra ha detto...

Il film l'ho visto, purtroppo, uno dei fil più brutti e sgradevoli che ho mai visto in tutta la mia vita.
Se sono riusicti a trarne uno spettacolo teatrale decente sono dei geni. Affittai il DVD perché mi pareva una storia originale e piena di spunti interessanti, ma il film fu solo un concentrato di bruttezza allo stato puro. Adesso mi hai incuriosita sullo spettacolo, ma non credo passerà mai da queste parti...