lunedì 4 gennaio 2010

Mai prendere il tempo sul serio, ad Amsterdam (e spiego perché)


Ieri mattina giornata ideale per un giretto in città, che mia madre vuole dei pantaloni di lana tipo i miei e ci avviamo verso i saldi di Claudia Strater. Ce la facciamo a piedi sui resti di neve pesta fino al traghetto, poi per le vie del centro, poi ci incrociamo brevissimamente con la bloggerfamily italiana in visita. Tempo da shopping, niente vento gelido, non fa neanche poi troppo freddo, soprattutto non piove e quel po' di fanghiglia nevosa per terra in città si è sciolta quasi tutta.



Intanto cade qualche fiocchetto di neve, ma talmente scarso e sporadico che manco ci facciamo caso. Poi ci infiliano per i vicoli fino al ristorante preferito che è chiuso, 10 mt. dopo al ristorante preferito nr. 2 ma a mia madre non piace e si rifiuta di entrarci, scegliamo un Thai a caso in Nieuwmarkt e gia mi rode, perché basta leggere la carta per capire che ci danno le stesse cose surgelate dell'altro al doppio del prezzo e il tizio al bancone non è Thai, ma sembra proprio della razza: voglia di lavorare saltami addosso, parla al telefonino, non ci caga, ci porta un'ordinazione senza riso e si meraviglia quando dopo averla guardata raffreddarsi per un po' glielo chiediamo e sospirando lo aggiunge all'ordinazione dal megaterminal dietro al bancone.


Poi è un Thai di quelli moderni minimalisti, piastrelle in finta ardesia grigia al pavimento, pannellature quadrate di fintapelle alle pareti, grigie in una sala, rosse nell'altra, tavoli laccati grigio antracite e placemat di paglietta lurida e sfilacciata, un locale che sarà il tipo antipatico al bar, ma mi dà tutta l'aria di quei posti messi su per riciclre soldi sporchi, come ce ne sono tanti. E la maniglia del bagno che ti resta in mano e potresti restarci intrappolata dentro.

Il bello è che il cibo non è che sia meno commestibile della trattoria delle signore, ma è la sensazione di essere finita in una trappola per turisti (e il rodimento che uno rifiuti di andare nel localino che io so per certo che ci mangio bene) che mi rovina il pranzo. Per dire il potere dell'immaginazione, che il locale è vuoto vuotissimo e solo dopo scopro che c'è un'altra sala dietro piena di gente più soddisfatta di me e mi rassicuro.

Però mentre mangiamo la nevicatina indecisa di poco fa, con il palazzo delle Pesa pubblica sullo sfondo che è sempre un bello sfondo con qualsiasi tempo, diventa sempre più decisa, con a un certo punto dei fiocconi enormi che cadono lentissimi. Il tempo di mangiarci una zuppetta e un antipasto in due e la piazza è tutta ricoperta.

Io propongo una metro alla vecchia madre stanca con ginocchio che protesta (che se non era il ginocchio col cavolo che entravo in quel ristorante lì, che 200 mt. dopo c'è n'era una sfilza dei miei preferiti), lei invece vuole camminare nella neve e ci facciamo tutta la Zeedijk (quella della prima foto) a piedi, sulla strada perché è meno scivolosa del marciapiedi e una ciclista a momenti ci mette sotto ma è anche l'unica su ruote che passa.

Ce la facciamo a piedi fino a casa e per allora, in 10 minuti la nevicata è finita, scendiamo dal traghetto e sullo stradone dove passano più macchine anche l'asfalto è di nuovo nero e compassiono quei turisti italiani da tossico-tour che abbiamo incrociato mentre pronunciavano la parola 'spacciatori' all'inizio di Zeedijk, ma che in effetti erano disperati all'idea di doversi trovare un riparo, e la coppia americana peraltro giovane di cui lui con tono deciso ha detto: "torniamo immediatamente in albergo".

Perché queste variazioni di tempo repentine ad Amsterdam non vanno prese così sul serio da decidere di tornare al rifugio: basta entrare in un baretto e prendersi una cioccolata calda, o farsi un giro di shopping in uno dei grandi negozi e per quando sei uscito la precipitazione è rientrata e con un po' di culo splende pure il sole o forse no.

Viceversa, quando ti svegli e vedi una di quelle giornate smaglianti che ti dici: oggi è proprio da farsi un bel giretto a piedi in città, portati una sciarpa ed un ombrello che non si sa mai, e non vorremo mica star lì a farci influenzare dai capricci del tempo in questo paese ventoso, altrimenti faremmo prima a ritirarci nelle catacombe e seguire la vita esterna da una telecamera fissa.

La fregatura di mia mamma è che dopo averci azzeccato di cappotto, guanti e cappello, nell'indecisione alla fine non si è portata le scarpe più pesanti, il che, ribadisco: portatevi delle belle scarpe solide, comode e antipioggia, che i tacchetti sui sampietrini si scrostano.

5 commenti:

graz ha detto...

Che bella foto! ma perchè non dovresti prendere il tempo sul serio? a me mi sembra serissimo, a me mi!

emily ha detto...

mai vista in vita mia una nevicata del genere...

graz ha detto...

Ah!! ora capisco! in effetti la princi ricorda ancora benissimo (dovresti sentirla al riguardo) una sveglia di parecchi anni fa con un cielo che lèvati! non una nuvola a pagarla, a luglio, e per il tempo che arrivammo (in bici) a Schir dovemmo buttarci in un negozio a comprarle un pantalone ed un maglione che stava congelando. Ovviamente noi, turisti italiani poco avveduti (si parla di una bella dozzina di anni fam ahimè) ci eravamo portati poco e niente appresso.

Ma era luglio, porca paletta!!

(riguardo al thai, le signore tutta la vita - se sono quelle in cui siamo andate insieme)

/graz

mamikazen ha detto...

Allora Cignocittà in questo periodo deve avere un collegamento telepatico con Amsterdam, perché qui fa uguale. Ti svegli che nevica, esci che piove, torni a casa che c'è un po' di sole, poi rinevica, poi ripiove.
Ed è un freddo cane, mannaggia, che i turisti del nord si lamentano con noi locali, offesissimi, perché volevano sole e caldo, e noi giù a spiegare che sull'Adriatico d'inverno tira la Bora...

Panzallaria ha detto...

tossic tour
bellissimo ;-)

un abbraccio
panz