domenica 30 agosto 2009

La falsa emancipazione delle donne del Nord 1: maternità

Correva l'anno del signore 1991, io studiavo a Groningen con un Erasmus e vivevo nella casa dello studente straniero, che era una roba che dovevano ristrutturare completamente e allora ci avevano messo un blocco cucina e alcune cabine doccia e ficcati lì in 54, di cui 14 italiani e altri 13 polacchi (me ne stavo a casa facevo prima) e ogni tanto veniva giù un pannello del soffitto.

Cosa fanno 14 italiani che si ritrovano a condividere una cucina gigantesca? Gli viene l'insana idea di mettere insieme le risorse e cucinarsi insieme. Io che venivo dalla gestione di un albergo me ne sono tenuta fuori, che la gente non si rende conto del lavoro di pianificazione che ci vuole, infatti in capo a una settimana era finita.

Però si continuava a mangiare insieme, magari la domenica, e ognuno per gli altri giorni si era fatto i gruppetti loro più affini. Tipo il gruppetto che dopo aver provato lo space-cake ed essere stati male una notte intera, ci riprovarono con lo space pesto.

Poi i maschi in riserva di caccia cominciarono a riportarsi a casa, nella cucinona generale, tutta una serie di bionde nordiche, con cui alla lunga e sui grossi quantitativi facevano poco, ma insomma, le avevamo tra i piedi.

Compresa la domenica che qualcuno aveva deciso di fare la pasta all'uovo, ci eravamo divisi i compiti, i più forti andavano a fare la spesa al mercato, chi sapeva cucinare meglio cucinava e i buoni a nulla avrebbero pulito.

Entrano le bionde che con aria di sufficienza commentano che non c'è nulla da fare, la femmina italiana è proprio schiava del maschio, perché sta sempre lì a cucinargli e lui è incapace di fare da sé. Hai voglia a spiegargli che era il giorno sbagliato, che in genere si cucinavano, e benissimo, da soli, anche perché al resto sto space-cake non è che interessasse poi tanto.

"Vuol dire che una sera vi invitiamo a cena, cuciniamo noi e vedrete se sappiamo cucinare o no". Eh, no, così non vale, se lo fai una tantum per dimostrare il principio, insistevano le bionde, è quello che fai nel quotidiano che conta.

Poi un paio delle bionde comunque decisero di dargliela, e la prima cosa che fecero fu di invitarli a cena a casa loro. E cucinargli. Alla faccia della coerenza. (Che cucinare per la convivialita è una cosa, cucinare per farsene dare un'altra, e infatti il capo mi ha sedotta invitandomi a cena e cucinandomi, solo che poi non ci provava e allora ho dovuto legarlo io al letto e spiegargli come vedevo la questione).

Ecco, quella fu la mia prima lezione, col senno di poi mi rendo conto che sia limitata, sul'emancipazione delle nordiche, e purtroppo per anni mi ha influenzata nei miei rapporti con le stesse.

Tipico olandese, per esempio, è questa questione del ditino alzato (se lo dicono loro, mica io): 'sti protestanti con una perfetta cognizione del bene e del male senza toni grigi, e con l'orgoglio che dio è dalla loro, hanno sempre un po' la mania di fare la lezione agli altri, con il ditino indice destro alzato ad ammonire e giudicare (che nei grossi contesti internazionali, con il peso che può avere un paese piccolo come l'Olanda di fronte a che so, la Cina, l'America, la Russia, fa anche ridere, ma loro, imperterriti, continuano a sentirsi la coscienza morale del mondo).

Insomma, gli olandesi si salvano perché hanno il marketing: qualsiasi cosa che facciano te la sanno impacchettare così bene che tu pensi davvero che siano grandi, belli, forti e fighi, poi, sempre per citare il mio compare Vincenzo che ci ha lavorato per anni in giochi di alta finanza, mica bruscolini

Sono peracottari come tutti gli altri.

L'emancipazione è un po'il leit-motiv dell'olandese: quello che è giusto per uno è giusto per tutti. In nome di questo a volte esagerano, per fortuna rimane sempre tutto alla teoria: tipo, la società si può fare, può essere formata a partire da un disegno ideale (de maakbaarheid van de maatschappij).

Ci hanno creduto pr tutti gli anni '60, '70 e '80, poi piano piano la cosa si è sgretolata, perché de maatschappij, dat ben jij ovvero lo slogan "la società, sei proprio tu" gli ha cominciato a ricordare che no, la società sono anche le persone senza la minima ambizione di emanciparsi, che stanno bene a rubare, imbrogliare, stare a casa seduti sul culo grazie al sussidio di disoccupazione, gli hooligan che fanno fuori treni e fermate del metrò, gli Hell's Angels che hanno bloccato la tangenziale guidando a passo d'uomo per il corteo funebre di uno di loro, ma soprattutto in sfregio alla polizia, e che del grande ideale della società che si migliora e va avanti, non gliene può fregare una sega. A loro la società fa un baffo.

Anche l'emancipazione a tutti i costi degli stranieri andava protetta, lo straniero è come te, anzi, più arretrato quindi va aiutato extra. Poi è arrivato Pim Fortuyn che diceva quello che pensava, per lui l'emancipazione dei marocchini passava attraverso i ragazzi che si faceva nelle dark-room e lo diceva pure, insoma, uno così non si sa come ma ha dato la stura a tutte le cose innominabili e viscerali che la gente negli anni del mito dell'emancipazione non poteva dire, perchè non era bon ton, adesso invece i culattoni son culattoni, le donne tutte troie e gli stranieri li impicchiamo.

Eeeh, sono trend mondiali, mica solo italioti.

Allora ti ritrovi, che, prima che io avessi figli, i genitori di figli erano odiati e boicottati dai colleghi perché pretendevano di uscire alle 17 e non fare straordinari, visto che si dovevano riprendere la prole. che non erano più affidabili e collegiali. In fondo dei rompicoglioni. non so chi ci ha fatto davero caso, negli anni '90 la cosa era molto palpabile, adesso è migliorata perché nel fratempo c'è stato un boom per cui si sono incoraggiate da matti le madri a rimettersi a lavorare, e loro, dopo, col cavolo che per la crisi si fanno rimttere dietro al lavandino. In quel periodo ho deciso che se avessi fatto figli mi conveniva mettermi a lavorare in proprio.

Anche perché, parliamoci chiaro: gli orari scolastici olandesi sono basati sulla madre che sta a casa (perché durante la guerra sono rimasti neutrali, quindi il capofamiglia continuava a lavorare e la madre a occuparsi di economia domestica). Dalle 8.30 alle 12 e dalle 13 alle 15. il mercoledi tutti liberi dalle 12. Trovatelo, un lavoro che valga la pena di fare in orari del genere.

Poi appunto il boom, nelle città si inventarono l'overblijf, ovvero restare a scuola. Tanto gli olandesi già di loro pranzano a panini e un bicchiere di latte, e tanto vale che i bambini lo facciano a scuola sotto il controllo di un gruppo di madri, che prendono per quest'oretta di sorveglianza, 10 euro di rimborso. Questi soldi vengono messi insieme dal contributo genitori, che è una somma che le famiglie sborsano ogni anno per le feste, i regalini di Sinterklaas, la gita scolastica ecc.

Ma la mia amica Anna che viveva ad Alkmaar, che sarà una cittadina, ma di testa è un paesone ignorante, non le diceva il cuore di mollare la figlia a scuola, insieme a quel paio di poveri bambini di madri lavoratrici, per non prendere i pochi posti a chi ne aveva davvero bisogno. E poi quei pochi bambini abbandonati lì, le facevano tristezza. Con le altre madri che facevano: ma che bisogno hai di lavorare, hai una figlia?

L'opinione corente era/è: i figli sono un egoistico hobby privato di chi se li fa, e se li fai resti a casa a curarteli, altrimenti non ha senso. Quando vanno a scuola, lentamente, ti trovi, tu madre, un lavoretto part-time poco impegnativo, sotto al tuo livello, per pagartici lo spillatico e darti l'impressione che non dipendi del tutto da tuo mrito. E pace.

Per fortuna vivo ad Amsterdam e per fortuna c'è stato il boom e per fortuna il governo lo spirito emancipatorio ce l'ha quando gli conviene: che le madri che lavorano pagano le tasse, pagano gli asili e i doposcuola, che impiegano altre madri che lavorano e pagano le tasse, eccetera.

Dal primo gennaio scorso le scuole per legge dovevano offrire, eventualmente in collaborazione con partner commerciali, pre-scuola, doposcuola e pausa pranzo. che l'emancipazione è una bella cosa, ma se non la si manda avanti a calci in culo non se ne viene fuori.

Come il congedo di maternità: 16 settimane, di cui l'ultimo mese di gravidanza obbligatorio. Va a finire che tutte le madri che lavorano, anche se lo vorrebbero, anche se hanno diritto ai tempi di allattamento sul luogo di lavoro, dopo tre mesi smettono di allattare. Perché le aziende di rado hanno uno spazio adatto per frti tirare il latte e conveniamone, farlo seduti sul coperchio del water, anche con la foto del neonato davanti al naso, non è che sia questo spasso. Rinunci e tiri a campare.

Ora, entrambi i genitori per legge possono chiedere e ottenere un part-time, ma resta il fatto che i padri in genere (e anche a parita di funzione) guadagnano di più, quindi il modello più diffuso è quelo dello stipendio e mezzo. Uno intero lui, mezzo lei. cosa ciò faccia per la carriera ce lo immaginiamo tutti e peggio ancora ti va se cedi alle pressioni sociali che il figlio te lo spupazzi interamente tu per tutti i 4 anni finché non va a scuola. Dopo, faticosamente, ricominciare con comunque un ritardo di crescita professionale che non recuperi più.

Alcuni genitori che conosco hanno davvero deciso di fare 4 giorni lavorativi a testa e tre giorni di doposcuola. Ne conosco due che fanno addirittura 4,5 giorni. Ogni due settimane, alternati, uno di loro ha il mercoledi libero, la mattina per andare in palestra o farsi due lavori di casa con calma, il pomeriggio per portare il figlio a fisioterapia e logopedia.

Già questo rispetto all'Italia sarebbe bellissimo, ma resta comunque il discorso dei tanti uomini che nella loro funzione non possono permettersi di farlo (dicono). Funziona molto bene invece nei lavori statali e parastatali. che hanno poi anche dei congedi di cura familiare, se ci sono situazioni particolari (e con i bambini piccoli ci sono sempre).

Poi certo, lavoro e maternità per le donne significa anche che coppie di due donne con un donatore fanno dei figli e talvolta riproducono la condizione delle coppie etero (una che guadagna il pane a tempo pieno, l'altra, in genere quella che partorisce, che finché i figli non vanno a scuola, li segue di più).

Insomma, su certi aspetti un minimo di emancipazione in più rispetto che ad altri paesi esiste, ma non necessariamente all'interno della coppia. Quando c'è è imposta dall'esterno, e soprattutto per motivi economici. Poi le leggi vengono fatte e uno se le tiene anche nei momenti di crisi, ma non facciamoci illusioni.

10 commenti:

zauberei ha detto...

MOlte cose interessanti mammamsterdam, è vero che da quaggiù il nord si mitizza. Ma sono così tante le cose che ci sono e che qui sono utopia, che insomma parlare di falsa emancipazione mi pare francamente un po' buffo.

emily ha detto...

sei incredibile barbara, lo dico davvero.
quanti spunti in questo post, quante informazioni.
nn c'è proprio niente da commentare se nn dire che finalmente ho capito xkè ce l'hanno tanto con le madri che lavorano, xkè il figlio è un lusso e se poi nn stai a acasa che cosa l'hai fatto a fare?
elementare watson

MammaInItaly ha detto...

Ciao!;) Te l'ho detto che sarei diventata un'assidua lettrice, no??!! Devo ancora trovare il tempo per scrivere il commento sul post precedente (con tutte le cose sopite e non che hai risvegliato sua tu e sia gli altri commenti, uscirà un romanzo!) intanto ti dico che per la donna che lavora la legge italiana sulla maternità è nè più nè meno come quella olandese, l'unica differenza è che il congedo parentale (ovvero l'allattamento) consiste in due ore nell'arco della giornata da scegliere insieme, quindi in genere, la neomamma esce o entra a lavorare un'ora più tardi sia la mattina e sia il pomeriggio (lavora sei ore anziché otto) a stipendio pieno. Per le fortunate che hanno un lavoro statale i figli sono una passeggiata (e anche i nipoti se si ha la voglia di aiutare i figli), per chi come me lavora in proprio i figli sono un incubo: intanto l'assegno per la maternità è stato di 700 euro ed è arrivato quando la bimba aveva un anno, nel frattempo se fossi stata da sola a condurre l'azienda potevo solo chiudere, ho la fortuna di essere in un'azienda familiare e devo ringraziare Dio di aver un fratello maschio, perché nel frattempo, mia sorella è rimasta incinta, gravidanza a rischio, mesi e mesi di letto...io alle prese con la bimba di appena un anno che non voleva saperne di dormire la notte ( coliche coliche coliche) il negozio andava curato, il capo che si metteva solo nervoso.,,, Fiuuu ... Sono ancora viva, è una vittoria!!!E il secondo? E il terzo? Amante dei bambini come sono, una famiglia grande è sempre stato il mio sogno... Non è che sono terrorizzata.,,, Vado oltre il terrore,... Però il desiderio, realizzare il sogno,... Chissà chi vince,...

Mammamsterdam ha detto...

Il punto Zau, è che ci sono davvero tante cose utopiche qui, che io trovo un peccato che molte donne invece di approfittarne si lasciano condizionare dalle pressioni sociali. Cioè, che loro per prime accettano dai mariti, che avrebbero le stesse chance, di stare a casa e rinunciare alla propria crescita professionale. perché francamente trovo un peccato che donne con qualifiche per cui i posti di lavoro ci sarebbero, si ritrovano a fare la segretaria o la commessa perché per 4 anni non hanno trovato posto al nido e sono dovute restare a casa. che si sentono stigmatizzate a lasciare i figli per prnzo a scuola e per questo motivo rinunicano a lavori che gli piacerebbe fare.

E trovo anche un peccato che chi stringe i denti e va avanti, comunque debba sfinirsi per le condizioni periferiche e non quelle centrali del fare figli. Mi dispiace vedere coppie di amici sul punto del divorzio solo perché le mogli si trovano sle contro queste oressioni dette e non dette.

Quando rileggo il blog dell'autunno 2006, come mi metteva sotto pressione la prima scuola di Ennio, e l'asilo ecc. mi vengono i brividi. Perché c'è un decimo di quello che mi hanno fatto veramente passare, con le migliori intenzioni ma con il sottotitolo che se fossi stata a casa ad occuparmi esclusivamente dei figli, non ne avrei fatto dei dissociati.

Poi sono passata alla scuola con grosse quote di madri lavoratrici, professioni libere e creative e famiglie bilingui, e improvvisamente mio figlio era perfettamente integrato e quando quest'anno per tutta una serie di attività intorno all'Abruzzo mi sono trovata in alto mare, mi è bastato mettere un messaggio in bacheca con: chi mi prende i figli a dormire e me li riporta a scuola i giorni tali che noi abbiamo le tali cose da fare? e nessuno che me l'abbia fatto pesare. mi hanno preso figli, riconsegnati a scuola con il pranzo pronto, si sono dati il cambio per portrli e riprenderli da musica per non fargli perdere la lezione.

In teoria le stesse chance, poi l'hai letto il commento in inglese al post precedente? I mariti fanno carriera e noi a lavare i piatti. Non cambia niente finché non cambia la testa della gente e qui la carriera e il lavoro per le donne restano un lusso, noi almeno abbiamo la scusa che quando uno dei due un lavoro ce l'ha, nessuno ti chiede di lasciarlo per occuparti dei figli a tempo pieno.

Ma devo continuare con la seconda puntata.

Mammamsterdam ha detto...

Zau, eppoi scusa, manco un postarellino cazzarino del venerdi, mi tocca a scrivere a me.

MammaInItaly ha detto...

Scusa Zau,ma quali sarebbero le cose che quaggiù(in Italia?) ci sono e lì no? Da quello che leggo da Barbara le cose stanno nè più nè meno come da noi, per me è un'assoluta novità poiché anch'io (come tanti) ho sempre pensato tutt'altro,anzi scendendo nel personale pensavo"mannaggia a me e quando mi sono lasciata col fidanzato inglese di origine keniota abituato a fare tutto lui..."e per finire, come dice Emily, i figli vengono ritenuti un lusso,... Perfino una suora (Dell'Asilo) è arrivata a dirmi: "ma che li fate a fare i figli se poi ve li dobbiamo crescere noi??". La scuola con la grossa fetta di mamme lavoratrici e il messaggio in bacheca risolvi - problemi mi sembra proprio un sogno impossibile.

michela ha detto...

i tuoi commenti mi sembrano veramente estremi. il fatto che tante donne non abbiano il lavoro che desiderano non e' solo un discorso di pressioni sociali, sono anche scelte individuali, con donne che scelgono lavori meno impegnativi perche' in questo modo riescono a passare piu' tempo con la famiglia, perche' per loro quella e' loro priorita'. non ci sono solo donne che si vogliono realizzare solo professionalmente e che maledicono ogni anno che passano a casa con i figli, anzi tutt'altro.

graz ha detto...

Insomma, se non è zuppa è pan bagnato ... no?

A parte che io ho da tempo un quesito irrisolto al riguardo di fare figli / fare carriera, che non lo ordina il dottore nè l'una nè l'altra, no? Magari ci faccio un post così le pietre le prendo a casa mia .... :-)

/graz

Mammamsterdam ha detto...

Michela hai ragione, i miei commenti sono estremi perché ho scritto tutto questo nei ritagli di tempo e davvero non sono riuscita a metterci le sfumature e restare concisa, per queste cose, che poi sono abbastanza viscerali, ci vorrebbe un bel po' di tempo per pensarci bene, allineare gli argomenti e poi tagliare i 4/5 del testo. Se qualcuno mi paga, per un report spassionato sulla maternità in Olanda, lo faccio volentieri, questo è un blog e ha tanti limiti.

Il punto è che quando parliamo di scelte, non sono mai tali. Mi leggo Trasparelena che ha scelto un percorso di studi non perché la appassionasse, ma per gli sbocchi lavorativi, ha un lavoro pagnotta a tempo pieno e soffre dei ogni momento che non può passare con la figlia. Leggi Elastigirl e ti fai tante domande anche lì. Io potrei scrivere un trattato sulla forma migliore di lavoro-figli-famiglia-resto del mondo che vorrei avere e invece mi tengo quella che ho.

Io i figli li ho voluti fortemente, fossero venuti prima sarei tranquillamente a quota 5 almeno, ma non rinuncerei mai alle mie attività. Un bel problema, considerato anche che i miei standard di quello che devo offrire affettivamente ed intellettualmente ai figli sono alti, e di quel livello qualitativo fa anche parte una madre con un cervello che si tiene in esercizio.

Insomma, per dirla con quel comico: tutti vorremo essere belli, ricchi, sani intelligenti e amati, poi ci tocca quel che ci tocca e da quella selezione lì ci tocca scegliere.

Con la maternità e il lavoro è la stessa cosa e ognuna fa quello che può e quello che le circostanze le offrono in base ai propri criteri di qualità della vita.

Sull'emancipazione vorrei fare altri post, che purtroppo saranno limitati come tutti. Ma siccome nel leggere oguna di noi ci butta la propria esperienza e frustrazione e siccome i post e i commenti lenzuolo non mi spaventano, mi interessa davvero sapere cosa buttate fuori voi all'impronta.

Intanto abbiamo sfatato, come peraltro aveva fatto Francesca sulla Germania a un commento un paio di post fa, che mi ha dato la stura a questo, il mito dei servizi a disposizione delle madri che lavorano e che non lavorano nei paesi nordici. poi ripeto, io vivo ad Amsterdam, mica in campagna, e questo ha creato una selezione naturale fortissima tra le persone che frequento e quelle che hanno figli della mia età che frequentano i miei. Restavo in Drenthe, col cavolo.

francesca ha detto...

Confermo in pieno la falsa emancipazione delle donne del nord, almeno nella parola emancipazione come la intendiamo noi: donna che lavora voule fare carriera e gestiscebrilla nemete la famiglia aiutatata da servizi, statali vedi asili nido ecc.
Per tenere Nicola dai 7 mesi ai 20 mesi abbiamo pagato nella civilissima Heidelberg circa 800 Euro al mese per quattro giorni a settimana, il quinto ci aiutavano i miei suoceri altrimenti il mio stipendio non bastava per pagare la Tagesmutter. Per l'asilo nido abbiamo fatto una lista di circa due anni, per una struttura eccezionale che abbiamo la fortuna di avere nel posto dove lavoro, ed avendolo iscritto il pargolo quando ero ancora incinta!
Ma la cosa sorprendente per me e` che piu` conosco le tedesche soprattutto madri, piu` capisco che per loro emancipazione significa essere riuscite ad ottenere di starsene a casa a curare la loro famiglia. Loro vogliono avere il tempo di stare con i figli di portarli al parco, cucinare per loro e farli mangiare, e di tenerli in casa in una situazione familiare. Qualche giorno fa una mamma tedesca medico tra l'altro, mi ha detto non mi piace e non voglio che mio figlio stia all'asilo tutto il giorno! E forse ha anche ragione perche` in fondo non piace neanche a me! Una donna che deve lavorare con figli piccoli credetemi e` vista come una non propio buona situazione, per non dire che e` considerata una pessima madre! Una mia amica Italiana che recentemente cercava lavoro sempre nella civilissima Heidelberg si e` sentita a piu` riprese fare problemi per via dei suoi due bimbi, perche se hai figli per ilm tedesco medio (madri e padri compresi) non e bello che voui lavorare a tempo pieno!