venerdì 10 aprile 2009

Considerazioni post-terremoto

Ad Amsterdam gli Astarotti stanno scocciando mezzo mondo perché qualcuno ci dia un locale per fare il nostro lavoro di raccolta fondi per il terremoto. Se non abbiamo quello inutile pensare ad altro.

Il teatro Ostade, in amicizia e con molta generosità ha risposto subito all'appello, tutti i tecnici, il bigliettaio con tratti autistici e gli addetti al bar si sono detti disponibili e di corsa, anche nel loro giorno libero, a venire ad aprire.

C'è un ma, resta un locale piccolo, per cui ci diamo ancora un po' di giorni per vedere se uno dei grandi ci si fila. De balie non risponde ma so da fonti interne che sono strapieni per i prossimi mesi e non hanno un buco.

Il Toneelgroep Amsterdam, la maggiore compagnia teatrale del paese che noi ammiriamo moltissimo, si offre di portare dei brani di Rocco e i suoi fratelli, che stanno rappresentando in questi giorni.

Tutti i nostri amici artisti, si sono buttati avanti, offrendoci aiuto, foto, quadri da mettere all'asta. Le istituzioni tacciono, come da indicazioni ministeriali, è l'ultima spiegazione. Cioè, l'Istituto Italiano di cultura ha dichiarato che non faranno nulla per questo motivo. Ma se era per l'istituto di cultura non ci sarebbe stato bisogno che ci mettessimo noi a fare seriamente cultura italiana qui.

In tutto questo si pone la questione: ma concretamente, cosa vogliamo fare? Se lo chiedono tutti, anche lei.

Ieri tentavo di spiegarmi con Ruvy, che è pur sempre il presidente. Nessuno di noi si fa illusioni sulla bontà nostra o del prossimo. Queste situazioni fanno paura, proprio per la totale indifferenza. Potrebbe capitare a chiunque, perdere tutto quello che hai in pochi secondi. E questo ci fa scattare qualcosa dentro. Vogliamo tutti fare qualcosa di concreto per aiutare.

La mia idea è di fare qualcosa per la gente, dopo. Per restituire un minimo di prospettiva a chi ci dovrà tornare ad abitare. Perché parliamoci chiaro, non è questione di mesi. Ammesso che le scosse cessino, poi biognerà sgombrare, ricostruire, rimettere insieme una botta di vita, tessuto sociale.

In questo tempo la vita va avanti. E io temo che proprio le famiglie con bambini, quelle più necessarie alla vita e al rinnovo di una città, facciano più fatica a tornare. Perché nel frattempo i bambini vanno in un'altra scuola, si stanno ricostruendo un minimo di quotidianità, si stano ambientando altrove. E li devi riportare in un posto che conoscevano benissimo e in cui sono spariti tutti i punti di riferimento? Non so, come genitore a me sembra una decisione tanto difficile.

E allora io pensavo ad organizzare delle attività di terapia creativa. Mi hanno appena raccontato ieri che a Serravalle, dopo il terremoto in Umbria, un insegnante locale se lo è inventato insieme ai bambini un sistema così. Qui in Olanda esiste come specializzazione, l'ha presa la mia amica Lily che poi voleva partire con un'organizzazione umanitaria per formare i trainer in Africa.

Perché se non partiamo dalla gente, non ricostruiamo un bel nulla.

Pensateci bene, tutte quelle zone finora erano popolate perché storicamente sono cresciute così. Ma, specialmente i paesini, che un capoluogo si regge da sé, con l'università, le istituzioni, i vari giri su sé stessi che compongono l'attività di una comunità senza grosse realtà produttive, i paesini sono decine di anni che si vanno svuotando.

E adesso l'Università non c'è più, dove le faranno le lezioni, nel tendone della comunità montana?

Ultimamente arrivano gli stranieri che guardano in TV programmi su gente che realizza la casa dei suoi sogni in Toscana e in 45 minuti, superando tutti gli ostacoli umani, burocratici e divini, rimette su da un rudere un buen retiro che sta benissimo su Home and Garden o Elle.

E siccome in Toscana anche il rudere costa un botto, l'Umbria segue a ruota, nelle Marche ci sono più agriturismi che agrimonia, negli ultimi tempi arrivavano sempre più spesso in Abruzzo. Ma non trovo che diventare il parco vacanze del rudere ristrutturato occupato due settimane l'anno e affittato agli amici il resto del tempo, sia la soluzione ideale per rivitalizzare queste zone dopo il terremoto.

Un posto lo fa la gente. E gli abruzzesi di quelle zone, siamo gente un po' particolare. A me interessa la gente.

Per ora noi continuiamo a lavorare e a cercare un teatro.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Cara mammaamsterdam,
mi consenta di lasciarle un commento.
E' molto nobile la Sua proposta di raccogliere fondi per la gente...ma basta il Governo Italiano, senza l'aiuto di nessuno (a parte quei trascurabili 500 miliardi dall'unione europea).
I miei amici della cubatura 20% ricostruiranno meglio di prima, magari aumentando un po' la quantita` di cemento armato, magari lucrandoci un po' di meno, tagliando un po' di meno sulla quantita` dei materiali. \Faremo una Milano 3, non si preoccupi.
Saluti,
Berlupony

[http://www.youtube.com/watch?v=taRYVaG5gR4]

Guido ha detto...

Ciao, sono un musicista italiano e fino a poco tempo fa suonavo in un'orchestra sinfonica in Olanda, ora faccio altro. Sono comunque disponibile a partecipare a un eventuale serata di arte, cultura e musica a favore dei terremotati.
guidocattani@gmail.com

alessandro ha detto...

Ciao barbara,

vuoi sentire al Badhuistheater? Fa' un 150/200 posti e Mike il direttore artistico e' un mio amico, ci possiamo andare a parlare quando vuoi. Sentiamoci che magari anche noi come Alter/Native ci aggreghiamo.

alessandro