mercoledì 9 febbraio 2011

I soliti italiani

È da un sacco di tempo, almeno un paio, che mi circola in testa un post sulla comunità italiana in Olanda, le sue mappe, le sue logiche interne, le sue camarille, le sue briciole da gettare ai cani. Ovviamente mi riferisco a quei circoli italiani autoreferenziali che la parola integrazione non sanno bene come si scriva.

Mi riferisco alle dinamiche e non alle persone, perché le persone sono gente per bene nella maggior parte dei casi. Da precisare che in genere io e i miei amici italiani più cari, quelli con cui a un certo punto si è creata un'affinità di pelle e di finalità che ci consentiva di sorvolare sulla reciproca italianità, anche se era importante pure quella, siamo appunto quei tipici italiani che quando vanno all'estero per i primi 10 anni in genere evitano di incontrare altri italiani in nome dell'italianità, ma mettono la parte migliore delle proprie energie nel ricavarsi un posto proprio nella nuova società in cui vivono.
E in genere ci riescono e lo fanno da soli, al massimo grazie agli olandesi, non grazie agli italiani.

Lo dico per quelli che il percorso di espatrio non l'hanno mai fatto, spezzando una lancia a favore di chi emigra in Italia: ragazzi, la vita dell'emigrante è sempre dura, tocca sempre fare il doppio di fatica anche solo a respirare, lo è anche per quelli che la gente ama vedere come expat privilegiati, che sanno le lingue, che vengono per lavori belli e incarichi prestigiosi, figuriamoci i poveracci, quelli che in Italia fanno le badanti e qui lavorano nei call-center e nelle pizzerie. Spostarsi è faticoso a prescindere, se non vuoi vivere a metà.

In quest'ottica di fatica extra, è normale ed umano semplificarsi la vita, almeno per la gestione quotidiana, cercando sostegno, dritte, una rete di supporto sociale tra altri stranieri o tra connazionali. Fa parte delle cose della vita ed è per questo che succede e ha persino i suoi lati buoni, anche se non è per tutti. Per esempio io che in questa catena sono la parte che dà e mai quella che prende, comincio ad accusare segni di fatica e cedimento delle volte.

Ma alla fine mi viene anche da dire: se uno, per amore o per forza, a un certo punto della sua vita decide di andarsene dall'Italietta delle mafie, degli amici, dei compari per farsi un buco in una società non dico apertissima, ma magari che si muove in logiche diverse e fa fatica capirle queste logiche altre.

Se dopo vent'anni questo buco è una voragine nel senso che tra lavoro, famiglia, vita sociale è da un pezzo che non sono io che ho bisogno dei circoli, sono loro che hanno bisogno di me e non si sono mai fatti scrupolo di approfittare e sfruttare il mio entusiasmo e la mia voglia di fare, pur tenendomi a debita distanza, perché si sa che se uno decide che si vive meglio a schiena dritta e non solo a 90 gradi con il barattolo di vaselina in mano, difficilmente è manipolabile, non crederà mica la gente che io ho comprensione o accettazione per un tentativo di rimettermi al patrio guinzaglio?

Così capita che ieri sento quello che sento: e per non dirvi i dettagli veri vi racconto il nanetto con un peresempio che prende dati completamente diversi dal vero.

Facciamo finta che io prenda un master (organizzato dagli amici degli amici) pagandolo profumatamente, ma che in virtù della mia esperienza pregressa venga contemporaneamente assunta dall'organizzazione del master stesso come interprete. E finisce che gli divento, involontariamente, il contatto con tutti gli studenti delle varie annate dei master perché sono l'unica che li conosce, li pratica dopo gli studi, ci va a cena, si coccola i docenti che arrivano dall'Italia e che magari anche loro come quelli appena arrivati gradiscono una guida locale, ci organizza cose che magari non hanno nulla a che vedere più con il master, che per me era comunque un hobby e non una necessità di lavoro come per gli altri.

Facciamo che per questo lavoro specifico un'altra persona con le mie specifiche competenze (per tacer del titolo, che in Italia va sempre bene un titolo, specie se non è gratis) non esiste. Che le poche volte che mi sono dovuta far sostituire ho fatto una fatica bestia a trovare chi prendesse il mio posto a quel prezzo (perché in tutto ciò per amore della materia l'interprete lo faccio a prezzo di favore e le mie fatture vengono pagate dopo un anno, mentre le mie sostitute le pago io sull'unghia quando serve) e sempre le sostitute sono state crititcate sulle competenze.

Facciamo che in virtù di quel titolo e forse, ho la presunzione di credere, della mia fama di persona competente, un'altra istituzione italiana mi chieda di svolgere incarichi in base a questa competenza ma a un livello completamente diverso dal master per una cosa completamente diversa, pagandomi. Diciamo che mi chiedono di dare ripetizioni ai bambini, non di insegnare a un master analogo. Questa cosa però è una promozone per il master stesso per il quale trovo nuovi clienti e chiedo un mandato per informarli e mandarglieli.

Succede che il gran capo onorario di questa cosa (quello che da anni mi dice: se ci trovi altri studenti ti diamo la pencentuale, ma non me lo mette mai per iscritto e la percentuale quindi non ce l'ho), non istituzionale, uno dei tanti bottegari di cui il mondo è pieno, si offenda en plein public con il rappresentante dell'istituzione italiana (pagata con le vostre tasse, vi ricordo) perché come osano prender me per far quel lavoro, bisognerebbe fare a rotazione tra tutti i laureati di quel master.

I quali laureati, si sappia, sono manager, imprenditori, o gente con tuttaltro mestiere e non è detto che abbiano il tempo e la voglia di mettersi a fare, sottopagati e a padrone, il lavoro che faccio io meglio di tanti.

Per ora il mio incarico è sospeso in attesa di chiarimenti e decisioni.

A me non è che le istituzioni italiane come clienti o procacciatori degli stessi in questi vent'anni mi abbiamo mai aiutata a pagare il mutuo. Al massimo le cene fuori necessarie alle PR, che sono pure poche e sempre nei locali della cricca. E quel lavoro lì, pietra dello scandalo, lo faccio da prima di prendere il master, ma diventa un problema per certi italiani se me lo chiedono gli altri italiani senza prima passare per loro. Da dire che anche chi me l'ha detto era abbastaza strabiliato e credo pure seccato che qualcuno gli venga a dire come fare il suo lavoro, con chi e a che titolo. Ma non ci si mette contro la cricca e non avverrà, quindi.

Io ufficialmente non so nulla, quindi chissenefrega. So adesso di essere padrona del mio tempo per organizzarmi quel lavoro lì in proprio esattamente come facevo prima che mi chiedessero gli italiani, i soliti italiani, di farglielo.

Ma vedermi ritrascinare per i capelli e alle mie spalle in quelle logiche clientelistiche per sfuggire alle quali io me ne sono andata e mi sto facendo il culo da immigrata da un paese neanche troppo sexy (se ogni volta tocca spiegare all'Olanda intera che no, non voto e non sostengo questo governo che purtroppo mi rappresenta - al contrario degli altri protagonisti di questa vicenda, sarà quello?), ecco, dopo ventanni fa un effetto straniante.

Ed è da ieri che sto cercando di capire se mi viene più da ridere o da incazzarmi. Così l'ho scritto sperando di chiarirmi le idee.

Il post sugli expat mi sa che dovrà ancora aspettare. La vaselina pure.

6 commenti:

luby ha detto...

vivere nella stessa italia ed essere trattata come un estraneo,solo perchè arrivo da una regione diversa,credimi,non credo si allontani molto dal sentirsi come emigrati...
e le capacità vengono sfruttate comunque,perchè pensano che poi tanto te ne andrai...che gli spetta a titolo gratuito il tuo "sapere"...
forse tutto il mondo è paese?!?!?!?
che tristezza...

Paola ha detto...

Un guorno bisogna proprio che ti venga a trovare, così ci scambiamo gli appunti e ti parlo della comunità Italiana a Bruxelles ;-)
Oppure vieni a fare il corso di cucina e vedrai!

Pentapata ha detto...

Non so quella cosa lì di fare cricca, tramare, inciuciare fa orrendamente parte di noi. Alle volte anche sei lontano da tanto (non è il mio caso) e non frequenti altri italiani te lo scordi e forse quando siamo isolati manco ci proviamo a tessere reti malate, ma appena ci si ritrova voila!
Avrò avuto sedici anni e vedendo nei giardini di Luxembourg sedie comuni da spostare a piacimento ho pensato "come mai non le rubano?", non sono una ladra, non lo è la mia famiglia, ma inevitabilmente penso "mafioso" anche se poi non agisco così, o almeno mi pare.

Miranda ha detto...

ti leggo spesso e ti sento vicina, vedo questo post e capisco tante cose! io sono qui da un anno (come vola il tempo) ed ancora non ho avuto modo di vedere queste repliche dell'Italianità oltralpe o forse dipende dal fatto che Leiden è un piccolo posto, ma gli expat che frequento sono essenzialmente altre mamme e non mi pare vero di poter riempire la giornata con cose che sono allo stesso tempo ingenue ed importanti, piccole e grandi, semplici e importanti. A farmi tornare con i piedi per terra c'è stata una telefonata ad un'amica in Italia che mi ha scatenato più o meno il tuo mood del post. IO arrivo in Olanda dopo 10 anni di precariato in Italia, di lavoro e responsabilità mal pagate e senza una lontana idea di stabilizzazione. La mia amica sa tutte queste cose e mi dice bellamente "mi hanno fatto un contratto a tempo indeterminato all'Eni", apperò e mi chiedo come è possibile dal nulla in Italia in questo momento e lei candidamente "era un po' che cercavamo un contratto a tempo indeterminato e non si trovava il canale", beh io stavo a pettinare le bambole nel frattempo pensavo tra me e me...poi il "canale" è uscito e voilà!!! e tra me e me pensavo che appunto, come dici tu, noi facciamo gli emigranti, privilegiati per carità, ma sempre emigranti che devono fare il doppio della fatica, che la sera invece di buttarsi sul divano cercano di imparare una lingua nuova ecc ecc.
Sì questa italianità mi fa incazzare da tutti i punti di vista e allora va bene il doppio della fatica, ma ringrazio Dio di essermene tirata fuori.

Mammamsterdam ha detto...

Dai Miranda, per fortuna siamo qui adesso e possiamo rifarci una vita fuori da certe logiche, a me mancava appunto l'abitudine, per questo mi viene soprattutto da ridere.

care, tutto il mondo sarà pure paese, ma è soprattutto il mondo nostro che ha certe procedure, vedasi appunto le sedie del louxembourg. noi di default vedendo certe situazioni pensiamo automaticamente, come diceva una battuta di Grillo anni fa: qualcuno ci avrà avuto la sua bella convenienza.

però emanciparsi almeno dalla pratica, se non dal pensiero, credo sempre che si possa.

graz ha detto...

"...tutto il mondo sarà pure paese, ma è soprattutto il mondo nostro che ha certe procedure ..."

'nzomma, fino a un punto come dice il mio batavo preferito ...

La prima sera ad Istanbul, a cena in un ristorante turistico, arriva il conto e sono 135lire turche che abbiamo poi realizzato essere piuttosto una coltellata visto che la sera dopo al ristorante dell'Hilton ne abbiamo spese 75.

Comunque Peter gliene dà 150 e dice di tenere il resto ma chiede una ricevuta. Quando la ricevuta arriva sopra c'è scritto 1 pasto, 200 lire!!!

Com'è che diceva il film??? Stessa facia stessa razza????

/graz