giovedì 13 gennaio 2011

Agonia o agonismo

A me il signore che ci ha venduto la cucina sta un sacco simpatico, e oggi ci siamo fatti un caffé su una sostituzione alla cappa aspirante che mi doveva sistemare.

Sua figlia quindicenne gioca a hockey, è bravissima e la nazionale la voleva.

"Questa è una domanda che spero di non dovermi fare troppo presto, se avviare un mio figlio all'agonismo" ho fatto io e lo penso veramente.

Perché so che sono domande difficili, che stiamo chiedendo a un ragazzino di ipotecare il suo immediato e forse neanche troppo immediato futuro, e come genitore hai il dovere di guardare avanti.

Nel loro caso, visto che anche lui allena ragazzi, e anche quelli molto bravi e motivati, lui e sua moglie si chiedevano da un paio d'anni se gli allenamente della ragazzina non fossero troppo pesanti, visto che adesso è altissima, ma le sue ginocchia hanno ancora bisogno di un paio d'anni per rinforzarsi di conseguenza.

E con la squadra e l'allenatore autraliano ex campione pure lui d'accordo le hanno fatto esaminare le ginocchia e hanno deciso che per un paio d'anni meglio farla fare con calma e solo le cose che le sue ginocchia possono sopportare.

Però è arrivata la nazionale, la ragazzina è motivatissima, sono andati a parlare con gli allenatori e il fisioterapista e hanno deciso di farle fare un paio di allenamenti. Al primo, infortunata. Per fortuna non si è rotta niente ma lì i genitori contro il desiderio della figlia hanno detto: stop.

È tornata alla sua squadra con il suo allenatore bravissimo che la segue senza ammazzarla. Incazzata nera con i genitori, ma piano piano cominica a capire che è meglio così per lei. Il padre le ha detto che nulla le proibisce di riprovare con la nazionale fra un paio d'anni e di continuare ad allenarsi bene e con giudizio nel frattempo.

Nel frattempo il fratello che giocava bene, ma non benissimo, ha mollato la seconda squadra e con un gruppo di amici giocano e cazzeggiano, alenati dal padre che per la prima volta ha una squadra a un libello così basso.

"Ragazzi, se ci metteste solo un pochino di impegno, invece di perdere 2-1 vincereste 3-0".

La squadra si guarda, poi uno chiede:
"Ragazzi, ma voi vi siete divertiti oggi?"
"Certo" e lo riguardano.

Ecco, tra i fancazzisti e i ragazzini che a 19 anni, quando sarebbero pronti per la nazionale hanno le ginocchia completamente scassate e la carriera se la scordano, chi scegliereste?

Io sarei tanto per l'aurea via di mezzo. Però se poi penso che di 100 ragazzini che fanno sport, 80 non illudono mai nessuno sul proprio talento però si divertono, 4-5 amano il proprio sport, sono bravi e in qualche modo reggono anche a tutta la pressione che viene posta sul loro potenziale e alla fine riescono. E quelli che restano stritolati in mezzo?

Datemi un allenatore che guardi al lungo termine e alle sollecitazioni che un corpo in crescita può avere. Tutto sommato la pressione può giocare anche in un coro, anzi, quella mentale è tremenda, ma perlomeno non si scassano le gambe. Intanto si divertono.

7 commenti:

Unknown ha detto...

Io preferisco quelli che si divertono.
Che facciano i ragazzini finchè possono farlo, per rovinarsi la vita c'è tempo.
Certo se poi il divertimento dovesse coincidere con l'agonismo, allora ci rifletterei su.

Chiara Trabella ha detto...

Proprio oggi facevo questo tipo di riflessione con una mia amica, ex ginnasta e grandissima appassionata di danza e ritmica. Per ora la scelta di pone per Amelia, che l'anno prossimo avrà l'età per frequentare sia la società di ginnastica sia la scuola di danza.
Già partivo più propensa alla ginnastica, ma con qualche dubbio riguardo l'aspetto agonistico. Beh, parlare con questa mia amica è stato illuminante, perché ha dissolto tutti i miei dubbi e mi ha dato qualche indicazione delle qualità che si devono ricercare nella società sportiva e nell'allenatore.
La mia posizione è che l'attività sportiva debba essere commisurata al talento del bambino e possibilmente permettergli non tanto dei successi nel breve periodo quanto una base per il lungo periodo. Esempio: la mia insegnante di danza è stata una ginnasta ritmica. Non era una campionessa, ma la preparazione fisica avuta le permette di essere una grande danzatrice.

stefafra ha detto...

Mai avuto occasione di fare agonismo, sono troppo imbranata. Peró la mia "amica del cuore" delle medie e superiori era un asso a pallavolo, cominció in scuadre locali e andó sempre piú sú, non in nazionale ma se la cavava egregiamente. Sua scelta, le piaceva tantissimo.
Peró é una vitaccia, ha perso tantissima "vita" passando un sabato sí e uno no su un autobus per le trasferte, l'altro sabato era "in casa" e aveva un po' piú tempo libero. Allenamenti quasi tutti i giorni, in piú la scuola, era una faticaccia.
Alla fine ha smesso, non per infortunio ma perché si stava esaurendo mentalmente e fisicamente, i voti a scuola erano in picchiata, mangiava pochissimo e non ce la faceva piú.
Se uno/una é bravo nel suo sport (o strumento musicale) deve provare ad arrivare fino a dove puó, magari un po' piú sú, ma deve restare un passatempo utile alla salute, un "gioco" , che poi in casi rarissimi si rivelerá una vera vocazione e professione, ma sono eccezioni.
E occhio a non riflettere nei figli le proprie ambizioni non avveratesi, tipo "volevo fare danza ma non avevamo i soldi quando ero piccola, mia figlia fará danza" e lei magari vorrebbe tanto darsi al judo....

Mammamsterdam ha detto...

Infatti io sono per il divertitevi come volete e quanto volete, e come giustamente dice qualcuno, anche un passetto in più di quello che vuoi se hai talento. Detto questo però, come dicevamo oggi con il padre in questione, come adulto e genitore hai il dovere di guardare un po' più in là di quello che può fare un ragazzino entusiasta e appassionato, e prendere per lui le decisioni difficili ma importanti per il suo futuro.

Mammamsterdam ha detto...

Per fortuna che dei miei figli uno tende al pigro e all'artistico e l'altro si trova sport in cui non eccelle (per esempio il calcio, quando io da quando ha 3 anni lo vedo benissimo appunto come ginnasta, ma magari verrà, intanto mi faccio bastare il calcio finché gli piace).

emily ha detto...

bell'argomento mammam attualissimo in casa nostra. come sai mio figlio gioca ad hockey ed è pure bravo. da pochi giorni il suo allenatore se ne è andato in america xkè è stato comprato da una squadra. l'allenatore di mio figlio continua a dire che lui è bravissimo, di sicuro ne uscirà un atleta se si impegna....ma è quello che speriamo x lui? le partite sono già così aggressive, è il caso di incitare questo agonismo?

Mammamsterdam ha detto...

emily, sull'incoraggiare non mi pronuncio neanche, se una ha voglia e talento si incoraggia da sé ed è bello sostenere una passione a prescindere, perc hé comunque è una scuola di vita, disciplina e pianificazione del proprio futuro e in quello i ragazzi vanno supportati.

Dato il tipo di attiviTÀ E PREOCCUPAZIONI CHE RACCONTI di tuo figlio e per come l'ho conosciuto quel poco, ringraziamo dio se ha una passione che lo impegna e lo fa sfogare fisicamente che a quell'età c'è un gran bisogno e magari lo sport e la squadra gli dannno un esempio in positivo.

Se lo fa a tempo perso e solo per divertimento rischi di ritrovarti come quel signore che dicevo, che i maschi proprio non riesce a motivarli più di quel tanto e che da allenatore e padre, consapevole delle potenzialità di quel gruppo, è chiaro che ci patisce e gli sembra un modo di sprecare un talento, ma l'importante è che si divertano.

Insomma, un genitore mette a disposizione i mezzi e il sostegno, poi il resto devono farlo da soli.