venerdì 8 agosto 2008

Mannaggia a la zappa...

... (si dice da noi quando qualcuno fa danno, per esempio con una zappa), e a chi te l'ha messa in mano (tanto per dire che la responsabilità individuale non esiste poi davvero. Se uno è labile di suo, chi lo conosce e gli sta vicino deve proteggerlo da sé stesso, nascondendogli gli oggetti pericolosi. Per esempio la zappa. O il telefonino).

Insomma, sono scomparsa per un po' perché partendo per il mare ho messo via le cose inutili, tra cui la tesserina con i codici magici della SIM italiana. Poi, visto che la uso poco, per comprare la ricarica, ho sventrato il telefonino per vedere cosa c'era scritto sopra. Così si è spento e per riaccenderlo avevo bisogno del codice PIN, che non ricordo e non ho cambiato. Abbiamo sbagliato 3 volte (il capo che conosce i suoi polli ha tentato con 0000 e con 1234, io con quello che credevo di ricordarmi). A quel punto l'aggeggio mi ha chiesto il codice PUK.

Ora, io non so voi, ma quando qualcuno mi fa domande così intime e personali, poi ho reazioni strane e inconsulte. Mi sono detta: 'affanculo. Il telefono resta spento.

E così mi sono goduta tre giorni in missione piastrelle con il capo, inframezzate da bagni nel mare della mia infanzia e cene con gli amici e i parenti, mi sono strafocata di pesce anche se non era molto chiaro se il fermo biologico fosse già iniziato o no, e mi sono rifiutata di attaccare il laptop a Internet, che non avevo voglia e avevo troppo da fare.

E non sono neanche andata a Fano a sentire le insolite note, che mi dispiace proprio tanto, ma non mancherà altra occasione.

Che dire, tre interi giorni senza telefono e computer.

Ragazzi, questa si che è vacanza. Anche se non eravamo venuti in vacanza.

E sulle piastrelle non ci siamo manco chiariti le idee, ma vuoi mettere, io e il capo, per la prima volta in Italia senza figli, praticamente due fidanzatini.

Le belve mi mancano, come no. Ho visto per la prima volta da quando è nato il figlio di mio cugino, un bambinone di otto anni, che mi sembra abbia qualcosa di Orso tra occhi e naso, e me lo sarei mangiato i bacetti, per compensare. Ho evitato, per non creargli il truma da zia pazza. Che già li vedo poco questi nipotozzi.

Ho ricevuto due non-inviti a fare da madrina di cresima a mia nipote (si, quella che non parla con nessuno, però si cresima) e da testimone all'altra mia coppia di amici contraria al matrimonio ma che è costretta a sposarsi per i soliti motivi pratici di chi vuole condividere la quotidianità, il possesso di una casa e un cane, e forse il desiderio di riprodursi. Non me lo hanno chiesto che sanno come sto messa nei prossimi mesi.

Mi fa piacere. Però mi dispiace. Ecco, se qualcuno si chiede cosa voglia dire andare a vivere fuori, sono anche queste rinunce affettive. Oltre all'uso saltuario di SIM con cui non sei davvero in intimità, e che te ne fanno di tutti i colori.

5 commenti:

Elena Galli ha detto...

Beh per tutti questi aspetti del vivere fuori, ti capisco moltissimo e devo dire che un po' invidio questa tua gita da fidanzatini in Italia. Sicuramente un giorno toccherà anche a me. E ogni volta che torno in Italia ho un numero nuovo perchè puntualmente perdo le SIM. SOno un disastro...

Roberta Filava ha detto...

io non ti ho voluta disturbare affatto, ti ho immaginata in luna di miele e con mille cose da fare. Grazie direttamente (ti ho ringraziata anche in un post) per le stoffe che ho già iniziato ad usare mi piacciono moltissimo.
A presto qui, sei una saetta ma ho avuto il piacere di conoscerti... un bacio
roberta

Pythya ha detto...

Ricorda che l'invito è sempre valido: il testimone ufficiale è sempre uno, quello che firma il documento; ma la pergamena la potete firmare anche in due: e poi io avevo pensato prima a te. Vedi un po tu come sei messa, ovviamente, e riferisci anche questo al capo. Digli anche che mi fa molto piacere se viene: il menu dovrebbe prevedere pesce, e tanto ho altri amici vegetariani.

Anonimo ha detto...

Ciao da Gosia.

kiktas ha detto...

deve essere difficile rinunciare a tutto e stare fuori...