mercoledì 20 agosto 2008

Letture leggere



Eh, no, porcamiseria, come si fa a finire così in mezzo secondo in una di quelle serie che creano dipendenza totale?

In ritardo, ho scoperto anch'io la serie dell'Ispettore Kurt Wallander, scritta da Henning Mankell. Il Montalbano svedese, và. La cosa peggiore è che mio suocero è in possesso della serie completa fino ad ora, il che mi fornisce uno spacciatore affidabile. In olandese, ma vabbé.

Cosa dire: intanto che è interessante soprattutto perché mi fornisce un autore svedese, paese di cui so molto poco. Le ultime cose di un autore svedese che ho letto era Katy, di Astrid Lindgren, da ragazzina e mi era piaciuto moltissimo. Quindi in nome del sentimento di nostalgia di gioventù mi fa piacere leggermi tutti gli indirizzi in - gatan.

Oddio, quanto mi appassionano queste storie? Finora sono alla seconda, c'è questo povero detective che nella prima la moglie lo lascia, il padre esce temporaneamente di testa e lui comunque ha i sensi di colpa perché lo trascura, la figlia non si capisce bene cosa voglia fare della vita e lo evita, e intanto il crimine lo incalza, lui passa notti insonni, si fa beccare ubrico al volante dai colleghi che lo coprono ma sono pieni di disprezzo e ti rendi conto di come siano ferrei, per forza di cose, sull'alcolismo in Svezia.

E poi? Di quanti detective in crisi privata e/o professionale è pieno il mondo? Quanti indizi semina lo scrittore, per cui il lettore un pelo smaliziato può prevedere cosa accadrà? E quanti di questi indizi si rivelano azzeccati e quanto una piccola trappola per mantenere il povero lettore appiccicato al libro fino all'ultima pagina?

Mankell maneggia bene il proprio materiale, forse non è colpa sua se gli svedesi in fondo sono gente tanto introversa, noiosa e priva di grandi scatti passionali da sobria e capace di gesti inconsulti se si fa un paio di bicchieri. Però attraverso gli occhi dell'Ispettore Wallander ai suoi connazionali gli fa il pelo e il contropelo, specialmente nel secondo libro che sto leggendo, ambientato a Riga, in cui l'ingenuo scandinavo si trova a dover fare i conti con doppi, tripli e quadrupli fondi, e si rende conto che in fondo deve un attimo rivedere i propri parametri di giudizio.

Ma l'istinto, l'istinto infallibile delo sbirro letterario, è lo stesso a tutte le latitudini. E ti passa la voglia di raccontargli palle durante un interrogatorio.

7 commenti:

Pythya ha detto...

Vedo se esiste in italiano. Nel caso, in inglese. Per l'olandese proprio non gliela posso fare!

Anonimo ha detto...

Continua la splendida serie delle separate nella culla... a me Wallander l'ha fatto scoprire mia suocerA, qualche anno fa.
I cani di Riga è uno dei più belli, splendida ed agghiacciante l'ambientazione nella città figlia di un impero disgregato, preda della violenza e degli istinti più bassi...
Io odio gli ultimi, mezzi ambientati in Africa, è l'ambientazione "al caldo" che non reggo, credo.

Anonimo ha detto...

MMMM ci sarà in italiano? che Montalbano io lo adoro!!!

Chantilly ha detto...

sai che hai fatto venir voglia di leggerlo. mi piaciono i gialli, ogni tanto. e poi chi potrebbe rifiuttare uno svedese?

Anonimo ha detto...

Come, zero commenti? Io avevo commentato! :-(

Mammamsterdam ha detto...

eh, si, come rifiutarlo lo svedese? Appurato che in italiano esiste, non vi aspettate troppo Montalbano, eh?

sto leggendo il terzo, l'uomo che sorride o comunque lo abbiano chiamato in italiano, ed è per questo che non ho pubblicato i commenti per due giorni, sorry.

Ed, è tanto meglio di come mi ricordavo scrivendo questo post.

Per non scordarci tutte le località che si chimano come i mobili dell'IKEA (Tomelilla, per dirne una).

Anonimo ha detto...

bene bene un suggerimento letterario! lo cercherò anch'io...