venerdì 8 aprile 2011

Conversazioni orsesche in macchina

Ennio ha finito e Orso ha cominicato ad andare dalla sua terapeuta per cercare di venir fuori dalla sua bastiancontrarite soprattutto a scuola. non sta davvero facendo terapia, ma degli incontri, di cui uno noi tre con la sua maestra a scuola, quella che ci ha dato l' allarme, così dopo possiamo portare avanti una linea coerente contro i piccoli spigoli della sua piccola vita (e spero sinceramente che dopo queste premesse i miei figli abbiano una pubertà meravigliosa, felice e senza rogne perchè l' acconto l' ho già avuto bello abbondante e con interessi progressi).

Insomma, mercoledì stavamo andando, io mi cantavo "O Gorizia tu sei maledetta", lui sul sedile posteriore canticchiava per conto suo, il sole splendeva, i TIR sorpassavano le pecorelle e gli agnellini nei campi pascolavano e improvvisamente mi sono resa conto della pace che regnava in auto.

Perchè con Orso si sta benissimo anche in silenzio ed è un silenzio partecipe. Se c' era Ennio, ho pensato, come le altre volte mi sarei ritrovata a dover rispondere a domabnde a raffica, sulla vita, il mondo, la morte, il nostro senso dell' essere e chiacchiere su fatti vari e mi sarei distratta, avrei sbagliato uscita, bestemmiato, telefonato per dire che eravamo in ritardo ed altre cose. Non per fare paragoni. Ma mi sono veramente ricreata.

Poi all' ultimo semaforo prima di arrivare improvvisamente mi fa:
"Sai mamma, io con Monique non ho molto il coraggio di giocarci insieme, perchè la conosco ancora poco, allora invece di giocarci ci parlo".

Sono rimasta basita perchè avevo capito che giocare insieme fosse il modo di poter parlare di tante cose. E lui invece ci parla direttamente così lei non si offende se non se la sente di giocarci.

"Vuoi che glielo dica io questa cosa a Monique, così lei lo sa?"
Incerto. "No, non dirglielo" .

Però, insomma, lui ci va tre volte, mica 12, mi sembrava importante che lei lo sapesse fin da subito, visto che era la seconda sessione.

Allora entriamo, le chiedo carta e penna e glielo scrivo. E lui gira intorno al tavolo e allunga la testa per capire come mai.

Poi mentre me ne andavo lei gli ha chiesto:
"Secondo me tu lo vuoi sapere cosa mi ha scritto mamma, vero?"

E lo hanno letto insieme e ne hanno parlato. A Orso è piaciuta moltissimo la soluzione di scrivere le cose di cui lui non si sente pronto per parlarne e sto pensando anch' io che come le discussioni a cena sulla cosa più bella e la cosa più brutta, mi piacerebbe inserire nella nostra routine una cassetta delle lettere per scriverci le cose che si fa fatica a dirsi. O anche solo per dirci quanto stiamo bene insieme. (Solo che già so che la cassetta sparirebbe nel casino generale).

Allora al ritorno ho fatto sapere a Ennio che poteva restare a giocare un po' a calcio e che passavo a prenderlo più tardi, siamo andati a Loods 5 a comprargli il giocattolo a molla che ha visto una vita fa e gli avevo promesso, siamo andati al centro piante e ci siamo comprati ortaggi, fragole, un albero di cotogno, ma piccolo (un cotognino) e due di lamponi.

Le fragole le ho già messe a dimora, adesso lo recupero da scuola e costruiamo con canne, rami e tie-wraps una rastrelliera per farci crescere le clematidi e i piselli che pianteremo. Che i discorsi e le lettere vanno bene, ma un po' di sano giardinaggio con questo sole è il minimo.

5 commenti:

ziacris ha detto...

praticamente metti in atto la blog-terapia

Amedeo ha detto...

Che meraviglia!
Dopo una giornata piuttosto faticosa, fatta di corse, treni e crisi di panico per la laurea imminente, leggere te e Stefano (Diario di un papà in congedo parentale) mi ha rimesso in sesto.
Leggere della capacità che avete e della voglia che dimostrate di mettervi in discussione con i vostri figli è molto tenero. L'educazione diventa non solo la loro, ma anche la vostra.

Paleomichi ha detto...

ogni volta che leggo i tuoi post sul rapporto che hai con i tuoi figli rimango colpita dalla tua fantasia e dal tuo cogliere sempre nel segno. Se mai avrò figli (me lo auguro) mi fai un corso?

Mammamsterdam ha detto...

Michi, in questo ha ragione amedeo, sono loro che educano me e non il contrario. C' è da dire che è un atteggiamento che ritrovo in moltissimi genitori e non solo quelli blogger, laureati e globetrotter, ma anche in persone che da 20 generazioni vivono nello stesso paesello (e che quindi presupporresti meno aperte ai cambiamenti e più sottoposte al controllo sociale).

Secondo me è proprio una cosa generazionale. Persino mio fratello che ha valori che non sono i miei in tante cose della vita, ed è tutto, caro ragazzo, con tante buone qualità ma sicuramente non un intellettuale, ha sempre avuto delle intuizioni geniali con la figlia, che essendo quasi 10 anni più grande dei miei mi ha fatto da nave scuola.(Anche per questo so che rompicoglioni spaventose e bastian contrarie che possono essere le adolescenti, dio me ne scampi).

NEF ha detto...

Sono consapevole del fatto che ciò che scrivo non abbia niente a che fare con il contenuto del post, ma io ieri cantavo Gorizia tu sei maledetta in macchina, e non credo sia facile trovarne due al mondo che lo facciano quasi contemporaneamente!