domenica 12 ottobre 2008

Il lato oscuro delle mamme

Quando sento di disgrazie, madri che per esaurimento, stanchezza, disperazione, fanno male ai propri bambini, sto malissimo. Ma le compatisco profondamente (anche i bambini), proprio nel senso che soffro con loro.

Perché ad essere onesti, quante volte ci manca davvero poco per farlo tutte noi? Io almeno si.

La prima volta che mi sono visualizzata una situazione del genere Ennio era piccolissimo, io ero sfinita dalle notti in bianco e probabilmente da quella botta di depressione che ho scoperto di aver avuto solo due anni e mezzo dopo. Ero lì, con quel bambino che non dormiva e non mi faceva dormire e mi sono vista un film davanti agli occhi: io che lo lanciavo, in una traiettoria dritta e perfettamente orizzontale a mezza altezza, dall'altro lato della stanza contro il muro. Pur di sentirlo zitto e poter dormire.

Ovviamente, dopo avr pensato una cosa del genere ho passato la notte in bianco perché ero inorridita di me stessa. Come può un mostro del genere essere madre? Ci sono stata male fisicamente per dei giorni (come se la stanchezza e le notti in bianco non fossero già abbastanza).

Fino a che mia madre mi ha raccontato un giorno di essersi trovata davanti alla finestra aperta con mio fratello neonato in braccio, senza sapere né come ci fosse arrivata, né di averla aperta, ma con la certezza che lei era lì per buttarlo di sotto. Si è fermata appena in tempo.

Ecco, le volte che una non ce la fa a fermarsi appena in tempo, poi lo si viene a sapere. Ma quante volte una si ferma appena in tempo, per fortuna, e come vive dopo la consapevolezza di quello che stava per succedere? Quanto spesso succede? Quanto bisogna essere stanche, sole, depresse, incomprese dai poveri padri che non sanno che il cervello di una madre non stacca mai e sta sempre lì a prevenire richieste, bisogni, necessità, incidenti, sempre con la paranoia che non stai facendo abbastanza per il tuo bambino, che sei una cattiva madre perché non ti mangia, non ti dorme, non ti sta bene, piange? con un rumore di fondo costante nella testa?

Quanto spesso questi momenti si esprimono in urlacci, sberloni o punizioni di altro tipo che il bambino non capisce? Quanti sensi di colpa ci portiamo dietro per questo?

Ecco, io adesso mi dico e voglio dirlo a chiunque si riconosca in questo, nella botta di rancore irragionevole, incontrollabile, ma quanto umano, che a volte ci prende. Non sentiamoci in colpa. Inventiamoci dei piccoli trucchi per non far del male a nessuno, in primo luogo ai nostri bambini e poi a noi stesse e per scaricare a terra, in modo innocuo, la carica aggressiva.

Il mio trucco solito ed immediato è l'urlaccio, di cui mi pento sempre. Come lo scappellotto, l'insulto gratuito ("Perché devi fare lo stupido?") e altro. Una cosa che non dico mai (perché l'ho letto in un libro) è di dire che se sono cattivi la mamma non gli vuole più bene e se ne va. In genere, per eccesso, dico il contrario. Gli dico che qualunque cosa facciano io gli voglio bene, ma che non devono farmi far fatica. Che devono volermi bene anche loro. (Si scoprirà poi che era questo un errore ancora più grande per la fragile psiche del pupo?)

Ennio odia sentirmi gridare e anche se mi rivolgo con tono eccessivamente arrabbiato a lui. Me lo dice chiaramente oppure si mette a piangere tutto offeso. E io a quel punto mi scuso.

Ultimamente ho pure mia madre che mi dice di non farlo, come se non bastasse la mia coscienza. Che unamadre le cose te le ripete ovvimente fino a che non è sicura che tu abbia capito, e mia madre non ci crede per senso del dovere che io capisca.

"Senti mamma, è cosi, mi dispiace per lui e per me, ma in fondo è il meglio che riesco a fare: l'alternativa sarebbe che per come mi sento in questo momento gli faccia male fisicamente e questo non posso permettermelo quindi piantala. Vedi che è un bambino fortunato".

Ma insomma, manco l'urlaccio va bene, bisogna pensare a qualcosa di ancora più invisibile ed innocuo. Ecco, io a volte mi visualizzo la peggiore delle punizioni. Mi faccio letteralmente il film. come un cartone animato del Vile Coyote, tremendo ma senza sangue e ossa rotte. Poi sospiro e nel frattempo sia il capriccio, sia la mia reazione esagerata sono disinnescate. Non lo scriverò mai, cosa mi immagino, fa paura persino a me. Ma non mi ci sento in colpa.

Noi madri, io per prima, siamo dei mostri. Ma chissà per quale miracolo, e per l'angelo custode che ci tiene d'occhio, nella maggior parte dei casi non finisce in disgrazia. Per questo le volte che a qualcun altro succede e ne sentiamo parlare, ci stiamo così male. Che il mostro è lì in agguato e potrebbe succedere in qualunque momento anche noi. Che così funziona il lato oscuro delle mamme, c'è anche quello e ce lo teniamo.

Compatiteci, aiutateci, non lasciateci da sole. Ma non giudicateci male, che siamo solo degli essere umani anche noi. E meno male che abbiamo il blog.

(E poi, preferisco essere una madre così che non la madre colpevolizzante, che fa i ricatti sentimentali e crea sensi di colpa ai figli, facendone degli incapaci emotivi e pratici. A questo proposito ricordo la storiella della yiddische mama che si vanta con le amiche: Mio figlio, mi vuol così tanto bene che da 30 anni tutte le settimane va da un dottore famoso pagandolo € 300 euro a botta e cosa ci fa da lui? Passa tutto il tempo a parlare della sua mamma. Quanto mi vuole bene.

Ecco di un figlio che mi vuole bene così non so cosa farmene. Preferisco mi mandi al diavolo dicendomelo in faccia, quando esagero. E ne conosco da vicino un paio di figli così, quindi mi tengo con gioia i 4 guai che ho.

15 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Mammamsterdam.

Capisco cosa vuoi dire.
Quando il mio primo bambino aveva 3 mesi e un giorno non smetteva di piangere ricordo di aver detto: "Quanto mai ti ho messo al mondo!". Immediatamente mio marito è balzato dalla camera accanto chiedendomi scandalizzato che cosa cavolo stessi dicendo. A quel punto mi sono svegliata dall'incubo vergognandomi profondamente di me stessa. Ad oggi quando ci penso mi sento molto male e ancora mi vergogno.
Ora ho un'altra bambina di 7 mesi ed è tutto molto facile: quell'esperienza in ogni caso è servita.

Mammamsterdam ha detto...

Ciao M,

In effetti cogli perfettamente il punto: questi momenti di stanchezza li abbiamo e sono fisiologici. Basta vergognarsene, che la vita e' gia' dura di suo. Si puo' dire. Fare no, chiaramente. Ma concedersi di dire, come fai tu: ma chi me l' ha fatto fare e' sano, naturale e non abbiamo bisogno del permesso di nessuno.

E chi non e' la persona che si alza di notte e si occupa del bambino 24 ore al giorno, che quelle sono, meglio che stia zitto, invece di scandalizzarsi e giudicare.

MNG ha detto...

alla sesta riga del tuo post avevo già la pelle d’oca.
ho pensato che in certi frangenti delicati della nostra vita familiare, la mia massima aspirazione è non ritrovarmi in cronaca nera sul giornale del mattino dopo.
mi ricordo ancora una frase trovata leggendo uno di quei libri pre-parto (‘sarò mamma’ ‘gravidanza for dummies’, cose così): “se ad un certo punto vi accorgete che state per fare del male al bambino, allontanatevi o affidatelo a qualcun altro”. Li per lì mi aveva stupito, ma col tempo ho capito cosa volesse dire.
comunque ho scoperto che i soliti americani hanno pure dato un nome alla cosa: “shaking baby syndrome”, quando ti verrebbe da sbatacchiare il pargoletto gridandogli BASTAAA perchè non ne puoi più.
speriamo di fermarci sempre in tempo!
e grazie per questa condivisione!
Maria Angela

graz ha detto...

Quando Filippo - ora 23, non è dei più furbi ma sembra essere sopravvissuto alle amorevoli cure della sua mamma ;-) - era piccolo mangiava con estrema difficoltà. Non gli piaceva niente. Era capace di passare giornate intere una appresso all'altra a mangiare pane e bere acqua. Mi mandava ai pazzi. Io cercavo di cucinare ogni sorta di cena bilanciata e corretta (visto che passava la giornata a scuola a pane e acqua) ma le cene erano sempre delle battaglie. Mi ricordo come fosse ora una sera in cui ero così frustrata per non riuscire a scardinare questa sua resistenza che ho iniziato a schiaffeggiarlo. Lui rifiutava di mangiare ed io giù una sberla! Ad un tratto mi sono resa conto che stavo davvero CERCANDO DI FARGLI MALE. Mi sono spaventata da morire. Lui aveva circa tre anni. Sono state le ultime sberle che si è preso. Da allora non ho più osato nemmeno un patun sul culo (anche se mi sa che qualche mazzata in più, a conti fatti, non gli avrebbe fatto male). Per fortuna sono una sana egocentrica e non mi sono permessa di macerarmi nel senso di colpa ma ti assicuro che mi sono davvero spaventata di me stessa e di ciò che potenzialmente ero in grado di fare. Ed hai ragione quando dici "Ma quante volte una si ferma appena in tempo, per fortuna, e come vive dopo la consapevolezza di quello che stava per succedere?". Graz

Anonimo ha detto...

Cara Mammamsterdam, il mio cuore si è scaldato nel leggere questo post. Come mi ci ritrovo!
Anche io mi lascio trascinare dalla rabbia e dall'intolleranza, che se pur essere quest'ultima un tratto caratteriale, non ha scusanti quando si tratta di interagire con mia figlia dueene. A casa nostra io sono la Rottermaier e mio marito è quello buono. Quando sono stanca e c'ho la luna storta (metà mese visto che soffro di sindrome premestruale) spesso divento intransigente con mia figlia e la sgrido per ogni cosa...a volte arrivo a darle anche schiaffi sulle mani, pentendomene immediatamente dopo. Ma si sa, le lacrime di coccodrillo non sono mai servite a nulla, nè a me nè a lei in questo caso. Quindi convivo con un perenne senso di colpa ma capisco, come dici tu, chi possa arrivare a fare ben altro anche se chiaramente mi fa orrore.
L'aggravante nel mio caso sta nel carattere di mia figlia che invece piangere come tutti i bimbi strillati, si ammutolisce e fa la dura senza quindi esser capace di sfogare la sua frustrazione. Se riesco a rinsavire in tempo, ho imparato a chiederle se si sia dispiaciuta con me e lei a quel punto sbotta in pianto liberatorio che ovviamente fa sentire me ancor più una merdaccia.
SIn da quando ero incinta ho temuto di non essere in grado di amare questa figlia, la mia più grande paura resta infatti quella di non sapere assolutamente cosa voglia dire amare. La mia psicoterapeuta non mi rispose direttamente, ma mi disse una cosa che oggi mi torna utile: devi essere sempre te stessa, nella buona o cattiva sorte, perchè è importante che tua figlia sappia chi sei; sapendo quali sono i tuoi contorni tua figlia imparerà a relazionarsi con te, la comunicazione diretta che avrai con lei essendo te stessa, l'aiuterà soprattutto a capire chi è lei. Se invece ti sforzerai di essere in un modo che non ti appartiene inizierai a mandare messaggi mediati e tua figlia non capirà più che cosa le stai inviando e tanto meno chi sei con la conseguenza che avrà difficoltà a capire chi è lei. Non so se sono stata chiara, il ragionamento è più
contorto a scriverlo che a dirlo.Queste parole mi accompagnano ogni giorno anche se a volte mi appaiono come una grande auto-giustificazione. Pazienza, sopravvivo e poi tanto so che in qlc modo noi madri siamo destinate a sbagliare: mia figlia mi rinfaccerà sicuro qlcs che a me sembrava fatto benissimo, mentre ciò che reputavo da madre snaturata non l'avrà toccata. Who knows? Non si può essere perfetti, l'essere umano per sua natura non lo è, e allora va bene anche che ogni tanto mia figlia impari a confrontarsi con questa imperfettibilità.
Grazie per le tue parole lanciate nell'etere.
un saluto affettuoso mmmciù

Mammamsterdam ha detto...

@Graz: lo so quanto certe volte ti manchi non avergli dato un patun sul sedere al momento giusto. Proponiglielo ora, hai visto mai che ti dia questa soddisfazione?

Cara anonima, quanto lo riconosco. Anch'io mi maceravo per non riuscire a capire se io il mio primo figlio lo amavo davvero o no. Secondo me, nel mio caso almeno, dipendeva dal fatto che io in realtà questo bambino l'ho voluto talmente tanto (e ce ne ha messo a venire)da sentirmi per definizione inadeguata come madre.

Ma far le madri si impara. Con il secondo, visto che la pura e semplice sopravvivenza di un bambino me l'aveva confermato il fratello che ero capace, mi sono concessa di lasciarmi andare, di non sentirmi obbligata a fare il monumento alla maternità corretta e responsabile.

Certo, ci ho esso un po' a smettere di pretendere che quel mio primo figlio tanto desiderato facesse a comando quello che volevo io; mangiare, dormire, reagire, parlare, camminare, piantarla di cercare di far fuori il fratello bebè.

Un po' quello, un po' l'accettarmi come madre così com'ero (santa donna la tua psicoterapeuta), un po' il secondo figlio che è un sabotatore, insomma, ho smesso di pretendere da me stessa l'impossible, ho eliminato la sindrome da wonderwoman e penso di essermi data una calmata.

Non so, forse cresciamo tutti, gli ormoni calano, i bambini ci dimostrano giorno per giorno che loro ci vogliono bene comunque, e per questo la piantiamo di esagerare. Tua figlia ha ancora due anni che è un'età molto stancante per le povere madri.

Io ho scoperto un 6 mesi dopo i due anni di Ennio di aver avuto una depressione postnatale (siamo delle aquile, in questa casa), ma mi ero resa subito conto che un aiuto esterno mi avrebbe solo fatto bene e quasi subito mi sono trovata una coach. Insomma, nel momento in cui me ne sono resa conto era già un pezzo che lavoravo duro su me stessa e mi ha fatto solo bene.

Magari anche tu hai semplicemente bisogno di quel paio di mesi che tua figlia cresca e diventi un pelo più autonoma (che sollievo quando parlano, si spiegano e soprattutto cominciano ad avere il senso del pericolo, cosicché una si può un pelo rilassare).

Trova il tuo modo per conciliare quello che tu chiami il tuo caratteraccio e il piacere di goderti una figlia fantastica per la quale sei il centro del mondo, che ti piaccia o che ti faccia paura, e godiamoci un po' la maternità tutte quante, altrimenti che lo facciamo a fare?

Augoroni a tutte e grazie per avermi regalato un pezzo di intimità anche voi.

thecatisonthetable ha detto...

Io non sono madre...

Lo accetti ugualmente, se ti dico di tutto cuore complimenti?!

Lo dico a te, e lo dico alle tue lettrici: ci vuol coraggio ad ammettere certi sentimenti.

Mi auguro di riuscire ad essere come voi, se mai capiterà anche a me di "passare da quella parte"...

Mammamsterdam ha detto...

Grazie catsisonthetable, e non ne farei neanche una discriminante fra le madri e il resto dell'umanità (del tipo: tu non puoi capire perché non ci sei passata/o).

Secondo me i momenti in cui ti rendi conto che nonostante il tuo pacifismo qualcuno ti ha portato molto vicino a fargli male perché se lo merita ce l'abbiamo tutti, è insita al nostro essere umani (vedasi sindrome di Abu Ghraib).

Nel caso di madri e figli piccoli uno tende a spaventarsi/scandalizzarsi particolarmente perché anche grazie al cattolicesimo e la madonna ci crescono con questa immagine altamente idealizzata della maternità. Poi ti accorgi che la maternità è una questione di sangue, merda, lacrime e altri liquidi corporei (visto che la definizione di liquido per i controlli di sicurezza degli aeroporti comprende il dentifricio, ci metterei tranquillamente anche i rigurgitini e il vomito in genere) e che proprio per via degli ormoni, la debolezza fisica e tutte quelle emozioni che vengono in superficie, proprio lì siamo particolarmente fragili.

Ecco, volevo spezzare una lancia per la fragilità di questi momenti, non difendere le madri assassine.

Che anche quelle, comunque, vanno compatite ed in genere la legge gli concede le attenuanti, segno che siamo d'accordo sul fatto che una è un po' incapace di intendere e volere, selettivamente, of course.

Anonimo ha detto...

Io ultimamente urlo. Non avevo mai urlato, ma ultimamente lo faccio. E' che sto per scoppiare. Passo le giornate a chiedermi che me l'ha fatto fare, poi li abbraccio, li stringo, e so perchè li ho fatti. Ma questo non mi solleva dallo sfinimento, dall'ansia, dale incomprensioni con mio marito che ogni tanto si sente estivil e contesta ogni cosa. Dici bene, una mamma non stacca mai la testa dai bisogni del figlio. poi si arriva al delirio. Vado avanti a testa bassa, ostinatamente, so che sto sbagliando in molte cose, anche se cerco di dare il meglio, a tutti, ma più di così non posso fare. Anche io mi arrabbio, urlo, sberle no, non son capace, e nemmeno il ricatto del non ti voglio più bene, quello mai, come te. vedremo fra qualche anno cosa saremo diventate.
scusa il commento sconclusionato, ma sono davvero fusa.

Mammamsterdam ha detto...

Serial, se è vero un decimo di quello che scrivi nel tuo blog (e in genere scrivi cose leggere e divertenti, ma non lo facciamo poi tutti? O tentiamo? però a buon intenditor), io non mi meraviglio affatto che tu non ce la faccia più.

allora predico bene e razzolo male, ma quello che imparai una volta dal mio tutor di un corso per imprenditori, è che se fai del tuo meglio quello deve bastare ed avanzare a tutti. Per l'impossibile non c'è posto e anche se fa fatica, specie nella nostra cultura italiana del sud, è essenziale imparare a dire di no, ogni tanto. e dirlo senza scusarsi, sennò la gente insiste.

Ma noi madri di famiglia dobbiamo pensare ai bisogni di tutti tranne ai nostri. Una piccola fuga? Due giorni da un'amica, zia, un altrove qualsiasi, anche solo a 300mt. da casa, ma con il telefonino staccato (e i pranzi pronti per tutti nel frigo, cosa credi, conosco le polle).

Un low cost per Amsterdam? Una serata fuori? Un weekend solo con puglsey o mercoledi (staccarli aiuta tanto, loro si godono l'esclusività e tu con uno solo, fai tutto con la mano destra legata dietro la schiena).

Insomma, tieni duro, hai tutta la mia comprensione, ma fermati un po' prima di scoppiare. Noi siamo tante brave a rimandare i nostri bisogni, poi arriva il momento, che invece sarebbe bene prevenire.

ANCHE PERCHÉ SE SALTIAMO NOI SALTA TUTTO. eCCO, NON FARLO PER TE, FARLO PER LA FAMIGLIA.
Un abbraccio,
Ba

thecatisonthetable ha detto...

Avevo capito benissimo l'intento di "spezzare una lancia". E ne ho apprezzato la sincerità. Perchè l'immagine che (quasi) tutte le mamme rimandano o meglio sentono la necessità di rimandare è quella dell'idillio, della gioia profonda, del sempre-tutto-perfetto-mai-una-sbavatura.

Ho apprezzato tnato, qualche tempo fa, un'amica (madre di un topolino che oggi ha quasi 8 mesi) che ha ammesso, con tranquillità, che non è sempre tutto bello. Che alle volte è frustrante vive come "nutrice", non aver più tempo per nulla, e che il parto è per certi versi splendido ma per tanti altri una fase assolutamente da rimuovere.

E leggendo la tua risposta... beh, allora capisco ancora meglio quello di cui parli.

Perchè no, non ho figli, e non so cosa significano notti insonni, urla disperate quanto incomprensibili, vomitini e cagarotti vari.

Però so cosa significa essere portati allo sfinimento psicologico da una persona che invece (per biologia, per convenzione, per richiamo primordiale) dovresti amare "a prescindere". Voglio bene a mia madre, ma alle volte, davvero, in certi momenti...

BAcio. Buona serata!

Anonimo ha detto...

Leggo questo post in ritardo, alla fine di una settimana bestiale, e sottoscrivo tutto, col botto.
Anch'io urlo (ma l'hai letto "Urlo di mamma" di Jutta Bauer? E' un mio libro-cult...), e ogni tanto mi scappa la sculacciata.
E poi c'è il buchino nell'armadio... il buchino che ho fatto una sera che il primo figlio aveva le coliche - le ha avute per sei mesi ininterrottamente, 24 ore su 24 - e io, per non sbattere la sua o la mia testa contro il muro, sono andata nella mia stanza, ho preso una bottiglietta di plastica e l'ho scagliata urlando contro l'armadio. Quella s'è infilata di punta e ha fatto il buco... e io racconto questa storia ogni volta alle mie amiche che stanno per o sono appena diventate mamme e si sentono in colpa a piangere, a essere stanche, a essere nervose, a non poterne più del figlio.
E' importante che, superata la fase della simbiosi neonatale, i pupi imparino che persino la mamma è un essere umano che va rispettato... proprio come loro.

Monica ha detto...

non posso che aggregarmi al mondo delle mamme che fanno outing perchè hanno fatto e si fanno paura per la rabbia (fulmine globulare lo chiama la mia amica-oracola) che potrebbe travolgere tutto e tutti.
poi 10 anni dopo ti svegli e ti dici di aver avuto una fortuna boia per esserti fermata sempre prima di quella soglia.
ringrazi di aver il neurone tutelare che ha protetto te e la tua bimba, quel pezzo di anima, di pancia, di cuore e di vita che ti guarda ogni mattina.
con la seconda figlia ... (ahhhhh) si ricomincia!!!
ma aiuta anche poterselo dire....
e scambiare.
per essere meno sole e un pò più "sane".

monica

Anonimo ha detto...

Ogni volta che nella mia vita mi sono sentita a disagio o arrabbiata mi sono chiesta perché mi sentivo così. Fin da adolescente mi sono accorta che mi rispondevo che il disagio o la rabbia non dipendevano dalla situazione contingente, ma da altro, da "benaltro"!
Se, come dice giustamente mmammasterdam, ci si pone l'obiettivo di essere la mamma perfetta con il figlio perfetto (secondo modelli che cambiano nel tempo... forse varrebbe la pena di esplicitare quali sono i modelli attuali) e magari pure una lavoratrice efficiente e sioprattutto una donna sexy (sia mai che Lui ( che qguarda caso sarebbe magari pure il padre...) si senta deprivato, abbandonato e non sufficientemente gratificato e soddisfatto... è chiaro che qualunque imperfezione rispetto al modello faccia sentire inadeguate e scateni di tutto.
Io non ho avuto questi momenti con i miei figli se non nella versione di autocolpevolizzazione perché magari la neonata aveva le coliche o il bambino per anni si è nutrito di formaggini. Le coliche sono passate, il bambino è diventato un ragazzo di buon appetito e sono cresciuti entrambi sani.
Ma non ho mai avuto attacchi di violenza nei loro confronti, a parte un'urlata col bambino perché nel contempo io mi nutrivo di insalate e lui rifiutava leccornie incredibili.
Ecco il problema non era lui, ma il mio desiderio di piantarla con la dieta e con la pretesa di essere magra contro la natura del mio corpo.
Forse capire per cosa ci stiamo arrabbiando potrebbe farci trovare il vero obiettivo con cui prendersela.
EmaS

Annalisa ha detto...

Sto piangendo. Grazie hai un'anima grande. Annalisa