Ebbene, non ci credevo, ma i miei figli crescono. Ennio si sveglia e si veste da solo con grande entusiasmo. Leggono in silenzio. Orso sta seduto a tavola a disegnare senza allargarsi su muri, tavoli parquet.
Ecco: giocano seduti! Oltre alle normali attività iperfisiche, correre, arrampicarsi, volare, demolire, cominciano a scoprire il piacere dei giochi da tavolo.
Venerdi sono andata aprendere Orso al doposcuola e l'ho trovato con una maestra e degli altri bambini, vestito da drago con un pellicciotto in peluche con delle scaglie sulla schiena e la coda, a tirar dadi e spostare pedine. ho dovuto aspettare la fine della partita prima di convincerlo a sdragarsi e andare alla festa di Oskar. A 4 anni.
Sabato avevamo anche Isadora ospite, una bimba quanto mai silenziosa ed angelica e dovendo andare a comprar vernici nel mio postaccio vicino Haarlem, li ho portati con la promessa che poi saremmo andati un'oretta al parco delle dune a vedere i cerbiatti. li ho parcheggiati con la mia povera madre, che compativo sinceramente, in un caffé sperando che la promessa di succhi di frutta li avrebbe tenuti buoni quel paio di minuti.
Li ho raggiunti, pensando di trovarli che si rincorrevano intorno al tavolo urlando, con la mia povera madre che si imbarazza da morire di queste cose, lei che viene da una cultura in cui i bambini piccoli non si devono sentire, così poi da grandi possono ubriacarsi fino a cadere sotto il tavolo per superare le frustrazioni dell'infanzia, e niente. stavano tutti e quattro zitti zitti intorno al tavolo, i bambini ognuno profondamente immerso in un topolino preso al tavolo delle riviste del caffé.
Poi ho perso la strada, ho fatto tardi, i cerbiatti quando mai, siamo arrivati in tempo alla scuola italiana dove abbiamo fatto il girotondo insieme, e Orso, che solo qualche settimana fa mi diceva la maestra che era cresciuto ma che non osava mai mettersi davanti al gruppo a dire o fare qualcosa, ha deciso spontaneamente che avrebbe fatto lui la penitenza: in un angolo si è messo a piangere singhiozzando, e nell'altro angolo si è messo a ridere così teatralmente, solo che poi gli è sfuggita di mano la cosa ed ha continuato a ridere per il puro piacere di farlo davanti a tutti, con le braccia nel gesto di Pavarotti al "-ma" di 'Nessun dooor-ma".
E fanno sempre meno storie per mangiare. Sarà la cucina e la presenza taumaturgica della mia santa madre, ma insomma, sono proprio cresciuti e io sclero molto di meno.
4 commenti:
:D
bello, strano e malinconico accorgersene vero?
E adesso viene il bello. Devi riuscire a 'registrarli' in qualche modo (non necessariamente tecnologico), di inciderteli nella mente e nel cuore più di quanto già non siano. Perchè ti giri e ti rigiri e ... compiono 10 anni. Poi un altro frullo d'ali, et voilà! sono in adolescenza conclamata, di quella dura e pura. E poi uno sbatter di porta e ... vivono da soli. Io per esempio davvero non lo so dove sono finiti parecchi degli ultimi 15 anni, sai??? Quando lavori, lavori, lavori a casa e fuori e poi ti sbatti quel minimo per mantenere una sfera di interessi e/o attività personali .. insomma, quando il tuo tempo è pieno che più pieno non si può ... ti ritrovi ad un certo punto che vedi il film della tua vita come un veloce rincorrersi di fotogrammi che non riesci più a distinguere gli uni dagli altri. Alcuni sono i tuoi figli.
Vabbè non è esattamente un commento ottimista ... sorry!! graz
ma tuo figlio si chiama davvero Orso? non ci posso credere, pensavo fosse un nick per proteggergli la privacy
Graz, è un commento molto sano, e ti ringrazio per ricordarmelo ogni tanto.
Alessandro: mmh, metà e metà. Ha davvero un nome Orsesco, ma non ce lo chiama poi nessuno e si, un minimo di privacy gliela devo, poveri.
Che già Ennio che ha un nome suo rarissimo, siamo andati a fare l'abbonamento allo zoo e poi il ragazzo ala cassa alla fine mi chiede: "mi scusi se le faccio una domanda personale, ma suo figlio ha preso parte a una ricerca di linguistica dell'università di amsterdam?". Che oltre a fare il cassiere domenicale allo zoo quello studente si guadagna anche da vivere trascrivendo interviste, e quanti bambini italiani ci saranno mai ad Amsterdam con quel nome? Da allora ci sto attenta.
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