Il mio nonno paterno ricordo di averlo conosciuto di persona consapevolmente quando avevo circa 4 anni. Lui viveva in Polonia e avere il visto allora non era semplice. Però quell'estate lui venne in Italia a trovarci. Ricordo che mi ha portato un costume bellissimo da krakowianka, con un fantastico corsetto ricamato di paillettes, e il diadema di fiori di carta.
Mio nonno era bellissimo, assomigliava a Paul Newman. Aveva sempre un pettinino nella tasca dei pantaloni per rimettersi la riga in ordine e d'estate portava camicie bianche con le maniche corte. Per questo la cosa che mi è rimasta più impressa di quella prima visita, è che mio nonno aveva un numero blu di tante cifre tatuato sull'avambraccio.
Poi, anni dopo, mia madre mi ha spiegato bene cos'era. E io per anni mi sono letta tutto quello che potevo sull'ebraismo e la Shoah, perché credevo che fossimo ebrei. E anche se sapevo che non era così, con il poco che si conosceva della Polonia e dei paesi dietro la cortina di ferro nell'Italia degli anni '70, almeno quello mi dava un minimo di senso di appartenenza a qualcosa di distante, ma mio.
Mio nonno era una sagoma: estremamente ansioso, camminava sempre di fretta, spronava tutti, aveva il terrore che ci perdessimo se andavamo al bosco dello zoo di Cracovia. Da bravo ragazzo di città aveva quest'idea che nei boschi bisognasse usare il richiamo "Hop hop hop". Una volta che ci siamo finti persi e ritrovati nel bosco dello zoo, ricordo che ci rimproverava: "Ma perché non avete chiamato? Perché non avete fatto hop hop hop?", tutto arrabbiato.
Mio nonno si è fatto tre campi ed e pure tornato a casa, alla faccia degli alleati. Che quando gli inglesi sono entrati a liberalrli, c'era un'epidemia di tifo e la soluzione migliore che è venuta in mente ai liberatori è stata di mandare a casa chi stava bene e lasciar crepare chi era ammalato, per non trasmettere il contagio. Mio nonno è rimasto per curare il suo amico e riportarlo a casa. Il suo amico era un ragazzo del suo quartiere che lavorava in cucina, e quando poteva, a rischio di essere ammazzato, nascondeva per loro le bucce di patate. Si sono aiutati a salvarsi.
Queste cose lui non le ha quasi mai raccontate. Poi il suo amico ha scritto un libro di memorie in cui parlava anche di lui e così i suoi figli hanno saputo qualcosa.
Un paio d'anni prima che morisse ho passato un inverno dai miei nonni a Cracovia, a tentar di studiare russo alla UJ. Così ho potuto conoscere meglio, e da quasi adulta, questi miei nonni lontani che ho sempre visto troppo poco. Mio nonno continuava a camminare a lunghi passi frettolosi. E un giorno, mentre tornavamo a casa con la spesa, gliel'ho detto:
"Ma dai, chi ci corre dietro, facciamo un attimo con calma", sorridendo perché gli voglio bene e anche a me piace camminare a lunghe falcate frettolose. Ma senza esagerare.
E lui si è fermato, mi ha guardata in faccia e mi ha detto:
"Sai, quando ero al campo, ogni mattina ci mettevano in fila per l'appello, e ogni mattina ne tiravano alcuni fuori dalla fila a caso e gli sparavano un colpo alla nuca lì, dove si trovavano. Io per quattro anni, ogni mattina non sapevo se sarei arrivato vivo a sera. Per questo non posso fare con calma, non ci riesco."
Dàgli torto.
E adesso lui non c'è più, oggi è il giorno della memoria, e io mi chiedo: ma c'è qualcuno che se lo ricorda, il numero di mio nonno? che mi piacerebbe tanto saperlo.
5 commenti:
Ciao, Ba Inutile negarlo il tuo pezzo mi ha colpita particolarmente anche perchè proprio ieri per commemorare in qualche modo questa giornata a casa ci siamo visti un film in Tv intitolato La Rivolta girato nel ghetto di Varsavia e così' ho avuto modo di documentarmi anche sulla resistenza polacca...ho un figlio che tra 4 mesi potrà andare a votare e ci tengo che lui sappia e spesso mia mamma che ha quasi 75 anni gli racconta degli zii che han fatto i partigiani e della Sua di Resistenza a 12 anni .... Grazie Barbara
Ti abbraccio
Silvi
Grazie a Flavia che mi ha scritto una cosa preziosa che voglio condividere:
".... e certo che l'istinto di sopravvivenza ci porta a insabbiare i ricordi, cercando subito di sostituirli con futuri meno ingombranti.....
e' dovuta la memoria, è dovuta per ricordare che l'essere umano è una bestia fino in fondo e in branco diventa ingestibile.
il tuo nonno, oltre al numero, ha sicuramente regalato a te e ai suoi affetti, una soglia di sensibilità del sentire che è andata oltre il rancore, tutta proiettata alla gioia di esserci."
Grazie a Flavia che mi ha scritto una cosa preziosa che voglio condividere:
".... e certo che l'istinto di sopravvivenza ci porta a insabbiare i ricordi, cercando subito di sostituirli con futuri meno ingombranti.....
e' dovuta la memoria, è dovuta per ricordare che l'essere umano è una bestia fino in fondo e in branco diventa ingestibile.
il tuo nonno, oltre al numero, ha sicuramente regalato a te e ai suoi affetti, una soglia di sensibilità del sentire che è andata oltre il rancore, tutta proiettata alla gioia di esserci."
Bello. Fosse possibile riuscire a celebrare il giorno della memoria in questo modo invece che con il trito e ritrito esercizio di stile che vedo in molte delle scuole che frequento da queste parti. Si deve fare, non ci si può esimere e via con l'ennesima visione di Schindler List ... Indovina le reazioni dei ragazzi??? Proprio gli stessi che scrivono sui caschi o sui motorini DUX MEA LUX e che vivono nel barrio e che tanto avrebbero bisogno di essere aiutati a capire .... Bah ... graz
Bello. Fosse possibile riuscire a celebrare il giorno della memoria in questo modo invece che con il trito e ritrito esercizio di stile che vedo in molte delle scuole che frequento da queste parti. Si deve fare, non ci si può esimere e via con l'ennesima visione di Schindler List ... Indovina le reazioni dei ragazzi??? Proprio gli stessi che scrivono sui caschi o sui motorini DUX MEA LUX e che vivono nel barrio e che tanto avrebbero bisogno di essere aiutati a capire .... Bah ... graz
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