Come tutti quelli che in modo anche marginale si occupano professionalmente di cibo, e come tutti quelli che amano cucinare, avere gente intorno, improvvisare cene e feste, la cosa in realtà che vorrei di più al mondo è essere invitata a pranzo, cena, merenda, colazione, qualsiasi cosa, purché ci si diverta, si mangi e non debba aver fatto nulla di più che portare un mazzo di fiori (e a volte manco quello).
Ultimamente una carissima amica mi faceva notare che invitarmi non è nemmeno una cosa facile: i miei figli non sanno mangiare seduti a tavola e casa sua non è il posto ideale per farli scatenare, e invitarmi senza figli diventa complicato come spedire gli inviti per il G8, data la mia agenda e la logistica necessaria a sbolognarli. (Quelle energie lì preferisco usarle per cucinare io a qualcuno che venga a casa mia). Tutto vero, e sono grata all'amica per avermelo detto con tanta sincerità. D'altronde è un'amica olandese, quindi tanta apertura per lei è normale. come è normale, se mi invitasse, che si darebbe da fare per almeno tre giorni per pulire la casa, decidere il menu, fare la spesa e realizzare tutto alla perfezione.
Però successivamente non ho potuto fare a meno di provare una sottile sensazione di giramento di palle. Eeh, noi mamme di scarrafoni siamo sensibili, che volete farci. E mi chiedevo: sono oggettivamente una commensale complicata per chi non ha case child-proof , o sono i perfezionisti e gli olandesi a farla tanto lunga?
La risposta me l'ha data Nella, che tra il lusco e il brusco il 1 gennaio mi propone a scelta un te o una fonduta con le verdure a casa sua, con la scusa di andarmi a prendere i resti del cotechino. Invito che ho accettato con gioia e gratitudine (e non le ho manco portato i fiori, con la scusa che il ptimo dell'anno è tutto chiuso), che dopo una festa con casa sconvolta e minorenni altrui rimasti a dormire, afterparty con tutti gli ospiti che la mattina dopo venivano a riprendersi figli e attrezzi e abbiamo bevuto caffé e mangiato biscotti dalle 10 alle 13:30, con 45.000 parole da correggere e dispensa scarsa di cose essenziali causa rientro dalla Polonia, mettermi a sgombrare la cucina per cucinare era un po' troppo. Diciamo che io ed Ennio siamo stati in pigiama fino a dieci minuti prima di uscire.
E a casa di una coppia senza figli e con casa piccola, i miei figli sono stati seduti a tavola e hanno mangiato, anche se la fonduta non l'hanno toccata, hanno chiesto il permesso di alzarsi e hanno esplorato la casa e giocato con i Lego provvidenzialmente portati, hanno disegnato composti a tavola e lì il complesso della mamma del genio mi ha fregato: ho chiesto ad Ennio di scrivere il suo nome per far vedere a Nella che figlio genio che ho. E il genio, per qualche secondo, mi ha azzittita.
Ha scritto il suo nome all'indietro. cioè, specularmente. Mai fatto prima. Per qualche secondo io e suo padre abbiamo guardato quella firma in mezzo ai disegni dei robot.
E poi ho ritrovato la voce per urlare: "Sono la mamma di Leonardo da Vinciii, mio
figlio è un geniooooo".
Chissà quanti altri traumi psichici creerò ai miei figli, da qui alla maggiore età.
3 commenti:
Forse la docilità dei tuoi figli a casa di Nella è dovuta al cipiglio autoritario della stessa, che tratta i bambini (quasi) fossero adulti, pone paletti ben visibili e non tollera stupidate. Mi dicono che i bambini hanno speciali recettori per certe persone e si adeguano. Anche perché i paletti di Nella sono provvisti di filo elettrico con scossa a 220 V. I bambini adorano scoprire dove sono i paletti. Della serie "Anche Nella è stata bambina". :)
Si, ma lo fa in modo molto dolce e specie Ennio la adora (Orso è al suo solito laconico, parla solo se interrogato e manco allora si sbottona). pensa che gli si sono confusi a un certo punt il nome d Maria (madonna del presepe) e Marina. Vorrà dire qualcosa? Vergini entrambe?
Cara mammamsterdam, ma la tua amica nella dove l'ha trovato il cotechino ad Amsterdam che io sto diventando matta?
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