mercoledì 4 febbraio 2009

Pubblicazioni e diritto di famiglia

Ieri ero al consolato per fare da interprete a una coppia usa-sudamericanadiorigineitaliana che vivono in Olanda e hanno deciso di sposarsi in Italia. Erano lì con 4 testimoni che dovevano dichiarare sotto giuramento che non fossero né sposati, né che sussistessero altri impedimenti al matrimonio (parentela, affinità, adozione ecc.).

E bisognava fare le pubblicazioni, una cosa che in Olanda, per esempio, non esiste più da anni.

Loro erano carinissimi, felici e c'è questo modo molto tenero (della signora dell'anagrafe) che abbiamo noi donne italiane di dire "la sposa" e ti si apre tutto un mondo dietro. Non è un titolo, è di più, è un inno alla maternità, alla fertilità, alla vita che continua, pensateci bene sennò non si spiega. Forse perché di spose ce ne sono sempre meno, e con loro tutto l'indotto dell'industria dei matrimoni.

Poi per carità, la gente divorzia, se mena per i soldi, la casa, i figli, ma a me i preparativi per i matrimoni mi fanno sempre tenerezza, vedi questi aspiranti sposi completamente staccati dal mondo, sono più belli, magari persino più buoni (continuo a generalizzare, ma quelli di ieri erano così).

Ci siamo chiesti la necessità dei 4 testimoni. Sembra sia questa la prassi per i cittadini USA, che, sospetto, magari non hanno un certificato di stato libero e allora bisogna ovviare. E mi viene da pensare che io della maggior parte dei miei amici, volendo, come faccio a saperlo davvero se non hanno mogli, mariti, figli e un'altra vita da un'altra parte? Voglio dire, io so quello che mi dicono loro e basta farlo con coerenza e va bene. Ma giurarlo assumendomene le conseguenze di legge se sbaglio?

Che uno non ci pensa finché non capita, ma le leggi nei vari paesi non coincidono granché e delle volte ti tocca arrampicarti sugli specchi per ovviare a requisiti di legge X a cui il citadino Y, in base alla propia legge, non può ovviare.

Ieri spiegavo appunto ai presenti che per la legge italiana quello che non puoi documentare non esiste ed è per questo che abbiamo bisogno di tanti timbri, certificati ecc. Mentre la legge olandese si basa sul principio della ragionevolezza, cioè ammette, se ci sono motivi fondati per assumerlo, che anche quello che nella legge non ci sta se si può ragionevolmente dimostrarlo, o pensarlo o farlo, allora va bene.

Che sembra una cosa bellissima, ma poi si incartano anche loro.

Per esempio la legge olandese riconosce come padre di un bambino il marito o convivente legale della madre all'epoca del concepimento. Quindi una mia amica americana, risposatasi qui non appena pronunciato il divorzio con l'ex-marito americano, si è trovata in un inguacchio, che la volevano cacciare dai Paesi Bassi insieme al bambino.

Questo perché hanno tardato a trascrivere il divorzio di qualche mese, e a un certo punto l'anagrafe di Amsterdam si è presa la briga di fare un controllo e ha deciso che essendo il divorzio stato trascritto dopo la presunta data di concepimento del bambino, il padre legale era (per la legge, ma non nei fatti) l'ex-marito.

Gli hanno semplicemente mandato a casa un atto di nascita con la paternità corretta e la lettera di deportazione. Poi si è risolto, lei ha dovuto chiamare l'ex e fargli firmare una dichiarazione in cui negava la paternità, hanno speso un'iradiddio in avvocati intanto che l'errore di trascrizione veniva ammesso e certificato. E manco una parola di scuse da parte dell'anagrafe, che per carità, formalmente era nel giusto, ma a me non mi venite a toccare matrimoni e bambini che mi incazzo.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

anche in italia c'è la presunzione di paternità. nei confronti solo del marito al momento del concepimento, ma c'è.

Anonimo ha detto...

belissimo post. ti leggo da un po' e mi sembri una persona molto riflessiva e informata, che fa ragionamenti interessanti. secondo te, quindi, perchè il matrimonio (qualunque tipo di matrimonio, religioso o legale che sia) ormai è considerato un'inutile e banale costrizione - dai più? come mai chi decide ancora di sposarsi viene guardato con tanto d'occhi - e un poco di commiserazione - e apostrofato con frasi del tipo "ma nel 2009 c'è ancora chi pensa a sposarsi?" io ci ho pensato su molto, ma non ho trovato risposte soddisfacenti. certo, la società è cambiata, i costumi sono cambiati - e per molte cose ci sta un bel "meno male!" - si dice che questa sia l'epoca della realizzazione personale del singolo più che quella della coppia e della famiglia. va bene tenere conto di tutte queste cose, ma come mai il matrimonio è diventato una faccenda "da sfigati"?

graz ha detto...

Ciao Maddalena, è interessante questo tuo commento. Io non ho francamente mai avuto questa sensazione, che il matrimonio in prima battuta sia meno diffuso di un tempo credo sia vero (anche se non ho cercato dati reali) ma vedo che molto spesso la convivenza è una sorta di transizione (o periodo di prova lungo) verso un più o meno tradizionale matrimonio. Perchè hai questa sensazione? Da cosa la ricavi? Osservazioni personali nel tuo ambiente o dati di qualche genere e tipo? Scusa, neh, sono solo curiosa /graz

Mammamsterdam ha detto...

Allora, premesso che io mi sono sempre voluta sposare con i vestitone da meringa e la festona, che ci posso fare. poi che, dopo aver concluso che l'uomo per me non esisteva e tanto valeva fare mente locale a un'esistenza da single con pied'a terre, nel giro di un mese ho conosciuto il capo, la settimana dopo mi ci sono messa insieme, e due mesi dopo dichiaravo che se non era finto, se non cambiava, io quell'uomo lì me lo sarei anche potuta sposare.

Ci siamo anche detti a inizio convivenza che se sarebbero venuti dei figli ci saremo sposati per semplificare le carte. Poi ci siamo sposati per semplificare un visto per il Canada che alla fine non abbiamo mai chiesto. Io non so cosa succederà domani, la mia sensazione è che se non mi si rimbambisce del tutto io non voglio vivere con nessun altro e che se proprio la vita ci fa lo sgambetto, ci prendiamo due appartamentini sullo stesso pianerottolo finché i figli sono piccoli e io mi rifaccio il famoso pied'a terre, così una volta nella vita mi posso arredate uno spazop come dico io senza compromessi.

Il che non risponde alla domanda di Maddalena da parte mia, ma ti giro quella di due amici, ferocemente contrari al matrimonio e ormai insieme da 2 volte 7 anni, che quest'estate si sono sposati perché aprivano bottega insieme. perché sono contrari al matrimonio?

"Perché finché è una cosa tra me e lui, una scelta che rinnoviamo giorno per giorno, è una cosa nostra. Nel momento in cui ti sposi metti di mezzo la legge, ossia il mondo esterno. E non è più una cosa a due".

Non avrei potuto esprimerlo meglio, guarda.

PS io credo nella santità del matrimonio, non contempliamo espressamente relazioni extraconiugali e smili, però lui è ateo e ci siamo sposati, primi nella mia famiglia, in comune. Per dire che la santità del rapporto ognuno se la da da sé e come può, tanti miei amici hanno un matrimonio aperto, ma il partner di 20 non lo molleranno mai per nessun amante. Perché un matrimonio, con o senza figli, va tanbto oltre il sesso, il patrimonio, l'amicizia e la compagnia. è un pezzo di vita condiviso sapendo che te lo porti dietro fino alla fine.

Mammamsterdam ha detto...

Ganja, sulla presunzione di paternità: è appunto una presunzione, ma se risulta esserci un padre bologico diverso dal marito questo può riconoscere il figlio, vero? Perché qui non si può, il marito al momento del concepimento resta il padre legale del bambino anche se ti metti a testa in giù.

Anonimo ha detto...

Ti ringrazio Mammamsterdam per la risposta, chiara e profonda come mi aspettavo. mi piace davvero molto il tuo modo di scrivere e di ragionare, anche se suona un po' vieto come complimento =)

In risposta a Graz, posso dire che è un dato che mi sembra di percepire nella società e nelle informazioni dei media soprattutto:
ho notato che negli ultimi tempi molti giornali pubblicano articoli e interviste a sfavore del amtrimonio, ritenuto - in seguito all'istituzione del divorzio - ormai superato, soffocante e perfino dannoso per la libertà del singolo e per i sentimenti. Alcuni giornalisti, come Franco Grillini (anche ex deputato, se non sbaglio) più volte si sono augurati che il matrimonio possa essere del tutto abolito come istituzione, come pare stiano già pensando di fare in alcuni Paesi del Nord (non so quanto siano reali questi dati, mi rifaccio solo a un'intervista che ho letto su di lui).
Non si contano, su pubblicazioni come Vanity Fair e simili, interviste in cui i soggetti intervistati affermano che "il matrimonio è il più grande degli sbagli, quando io e X ci siamo sposati l'amore è finito" e queste affermazioni - pur essendo ovviamente idee del singolo - sono sempre messe in grande risalto dal giornale, quasi a volerle prendere come esempio di una sensazione che pervade la società intera.

Ricordo anche un bell'articolo di Manuela Dviri, giornalista israeliana, che proponeva la soluzione del matrimonio a termine, che va rinnovato ogni dieci anni di fronte a un giudice, dimostrando (come?) che ci si ama ancora e si può restare sposati per altri dieci anni - questa veniva proposta come ipotetica soluzione alle violenze in ambito coniugale e familiare che secondo la Dviri erano dovute alla convivenza forzata del matrimonio.

potrei andare avanti ancora con mille esempi, ma si tratta pur sempre del pensiero dei singoli. quello che volevo dire è - prova a farci caso - mi sembra che si stia facendo una cattiva propaganda a questo tipo di istituzione sui media e, di conseguenza, nel quotidiano della società. di solito la critica principale che viene mossa al matrimonio è quella sulla promessa di fedeltà: molti trovano sia assurdo promettere qualcosa che non si è sicuro di poter mantenere, poi ci sono quelli che non credono all'amore eterno mentre il matrimonio - teoricamente - è indissolubile, quelli che non credono nella monogamia, nel vivere nella stessa casa eccetera eccetera. (non so se la promessa di fedeltà viene pronunciata anche in un matrimonio civile, nella mia vita ho assistito solo a due matrimoni ed erano entrambi in Chiesa.)

Se dovessi guardare alla mia vita non dovrei pensarla così, in quanto nella mia famiglia ci sono solo unioni lunghe e durature e complessivamente felici (in primis i miei genitori, sposati da trent'anni e ancora felici insieme). io ho venticinque anni, e nessuno dei miei conoscenti coetanei desidera o programma di sposarsi al momento, ma questo credo sia normale nella società odierna, dove la sicurezza economica e la stabilità lavorativa arrivano sempre più tardi, e dove si preferisce in principio la convivenza per "rodare" il rapporto di coppia nel quotidiano - ma non mi dilungo anche su questo sennò faccio notte.

la mia osservazione, quindi, si riferisce maggiormente a un pensiero che vedo diffuso nella società, piuttosto che alla mia esperienza personale. però frasi come quella che ho citato nel mio commento precedente, ovvero "ma nel 2009 c'è ancora chi pensa a sposarsi?" e "viviamo nell'epoca della realizzazione personale, la coppia ormai non è più contemplata" provengono da gente con cui ho discusso di questo argomento.
non so se questo sia un bene oppure un male, il mio discorso non vuole dimostrare questo, semplicemente rilfettevo su quello che mi sembra un dato di fatto.

ti chiedo scusa se la mia risposta dovesse risultare troppo verbosa e intricata, ma fatico a spiegarmi a parole su questi argomenti che partono perlopiù da suggestioni personali =)