mercoledì 20 febbraio 2008

Salisburgo

Oggi pomeriggio, dopo due cambi di aerei e una corsa folle per prendere il secondo causa ritardo da nebbia, arrivo a Salisburgo con i miei clienti preferiti e con Evelyne me ne vado in città a mangiare. Che bellina la città vecchia di Salisburgo, proprio una bombonierina, con tanti vicoli e gallerie che celano cortiletti con negozi e ristoranti e riescono su un´altra via, che poi sfocia in una piazza e poi si ricomincia. Ho visto da fuori la casa natale di Mozart.

Ci mangiamo una minestrina e un goulasch con lo gnoccone a fianco, poi ci cerchiamo una pasticceria per lo strudel. Ma troviamo solo la Sachertarte con la panna montata senza zucchero, che per me, abituata agli olandesi e alla loro mania di mettere zucchero dappertutto, anche nella maionese, mi si stanno imbastardendo le papille gustative.

Un pomeriggio di sole bellissimo.

Poi rientramo nel nostro albergo, nientepopodimenoche il Sacher Hotel (e uno puô irmi: ma non te la potevi mangiae in Hotel al Sacher Tarte orioginale? Avrei potuto, ma noi veramente cercavamo lo strudel.)

E visto che sono esentata dal presenziare a cena, vado a farmi un grasso pisolo, dopo aver ordinato un massaggio classico svedese, e poi vado in sauna. La stangona svedese poi mi massaggia a unghiate da tutti i lati, scomodo ma bello.

E ritemprata nel corpo e nello spirito vado a installarmi nella saletta con vista sul fiume e sul ponte pedonale, mi sparo una terrina di fegato d´oca e un aperitivo, scrivo abbonbdantemente su carte, e cerco di ricordarmi che questo è un viaggio di lavoro. Infatti domani mi tritano per tutta una lunga, lunghissima giornata.

Ma ne vale certamente la pena. Che bello, quando non mi vogliono a cena.

1 commento:

graz ha detto...

Naaaaa ... lo voglio anche io un viaggio di lavoro così!!!! Graz(reduce da una riunione di otto ore dove ha sentito tanto e capito poco, in una stanza calda calda, piccola piccola ma piena di gente, tutti un pò stravolti tranne una tipa fichissima che sembrava appena uscita dal biuti salon. La tipa non ero io)