Odio le mattine e odio il maltempo. Ma la nebbia mi piace così tanto che mi annulla il disagio di dover portare ogni santa mattina gli Gnorpoli dalla posizione orizzontale a quella verticale, che già faccio fatica con me stessa, poi scenderli di 4 piani, e metterli seduti in bici e si va a scuola. Nel frattempo, arrivati al primo piano si scorpe che le scarpe di Orso sono al quinto, o quando erano più piccoli ce n´era sempre uno che arrivati a terra faceva la cacca e bisognsva riportarlo di sopra e cambiarlo, senya sapere cosa avrebbe combinato l´altro nel frattempo. Poi uno si chiede perchè le donne diventano multi-task.
Però nel momento che ci chiudiamo la porta alle spalle e la nebbia ci avvolge tutti, cala una grande pace.
In quei giorni decidiamo di camminare lungo la Javakade, la strada lungo la darsena. lì non c´è traffico fluviale, e anche quello automobilistico è scarso, dovuto a una genialata sadica di chi ha pianificato la viabilità che adesso non sto a spiegarvi (o meglio, si: la Javakade è attraversata da 4 canali, e solo da quell´estremità dei canali i ponti sono solo ciclabili. Con la macchina devi fare un giro a forma di greca).
E quando c´è nebbia, pedalare lungo quell´acqua divenuta invisibile, con la riva opposta definitivamente scomparsa, e il silenzio ovattato che dá l´impressione di vivere su un´isola deserta, ecco, a me sembra di galleggiare nel nulla.
Mano a mano che cominciamo ad avvicinarci al ponte grande che collegal´isola alla terraferma, comincia a delinearsi la scaletta pedonale, poi i piloni, poi ci passiamo sotto e a destra c´è la base inclinata di cemento liscio con su incisa la sigla C107, su cui i bambini si arrampicano per scivolare, oppure Ennio arriva in alto e passa in orizzontale sul punto piÚ ripido sopra la barretta del 7, e dice che è Peter Pan, ed è ben per questo che io non torno mai a casa da scuola per quella via lì che sennò restiamo mezz´ora, ma prendo la ciclabile che attraversa i palazzoni e l´acqua si vede solo quando passiamo sopra ai canali, ma in genere quello è il punto in cui tira un vento bestia e quindi non ci soffermiamo, a meno che Orso non abbia raccolto qualche pietrona che delle volte mi tira in acqua al volo e una volta ha schizzato un signore che si stava pulendo una barchetta e a momenti me lo ammazzava, e allora sono costretta a fermarmi per scusarmi.
Arrivati a scuola, davanti c´è tutto il piazzalone vuoto che costituisce la punta dell´isola e se non ci fosse nebbia si vedrebbero benissimo la torre di vetro, il Passengers Terminal delle navi da crociera con la sua forma ondulata, più lontano il palazzo della Musica e poi la Stazione centrale, ma oggi c´è nebbia e si vede solo un nuvolone di bambagia su tre lati. Dalla scaletta del ponte scende la mamma finlandese con le due bimbe, che abitano dall´altro lato della darsena, e penso quanto dev´essere bello passare sul ponte, in alto, ancora più sospesi nella nebbia e ciechi, con tutto il mondo e la vita intorno che per un momento stanno trattenendo il respiro per non farsi sentire. In quei momenti mi si ferma il tempo.
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