Chiama ieri l'amica Ma. per chiedermi se le porto all'asilo la bimba, coetanea per la differenza di una settimana di Orso, perché lei si è slogata una caviglia e fottuta il tedine di achille. Ma certo, ci mancherebbe. Non è che sei incinta, chiedo, memore dell'atroce storta che beccai al 5 mese di Orso e che mi ha fatto male per almeno altri 5 mesi. Avrei preferito rompermi qualcosa, toh, piuttosto che quel dolore lì.
No, fa lei, correvo dietro all'autobus e sono caduta tra autobus e marciapiede. Ma l'autista mi ha aspettata, i passeggeri mi hanno caricata a braccia e il dottor Me. mi ha riportata a casa.
Ah, donna fortunata. Il dottor Me. (sospiro). Il dottor Me. è l'unico medico maschio del nostro ambulatorio. Il dottor Me. è il sogno bagnato di tutte le madri che incrocio alla sabbiera, più siamo sposatissime, nei secoli fedeli e possediamo maschi belli in proprio, più ci piace il dottor Me., ma non è il nostro medico di famiglia. Lo era dell'amica Ma. Che poi ha cambiato ed ha chiesto di passare alla dottoressa J., la nostra, perché lui lo trovava poco comunicativo. Un gran bell'uomo alto, biondo, lineamenti regolari, quell'aria giovane che hanno i nordici belli, bello e impassibile (come tanti di questi begli uomini nordici).
L'amica Ma. aveva problemi di comunicazione con il dottor Me. Per carità, medico competente, lo so che una volta gli ho portato d'urgnza Ennio di pochi giorni che non solo aveva il mughetto, ma proprio mentre gli descrivevo telefonicamente quelle macchiette bianche di cui ignoravo tutto (che erano le 17 e 01 e c'era rimasto solo lui per caso in ambulatorio) notai che Ennio si era fatto tutto grigiastro e assolutamente inerte.
"Me lo porti in ambulatorio"
"Cioè, adesso?" abituata come sono che fuori orario in Olanda al massimo ti prendono un appuntamento per il giorno dopo.
"Si, immediatamente".
Me lo ha guardato, controllato e in 30 secondi si è fatto passare il pediatra di turno all'ospedale, dicendogli che gli mandava un neonato cianotico e inerte e di aspettarlo al pronto soccorso. "Non è sicuramente niente, mi disse, ma questi bimbi così piccini meglio tenerli bene d'occhio e star sicuri". Da allora il dottor Me. è il mio eroe, che farci, noi puerpere abbiamo ancora gli ormoni scombinati e siamo facilmente influenzabili. Poi come il pediatra gli ha messo uno stetoscopio sulla schiena Ennio ha cominciato ad urlare e piangere, si è fatto tutto rosso, e in mezzo secondo non era più né cianotico né inerte.
(Poi un mese dopo, in un'articolo sul pronto soccorso del nostro ospedale e i suoi lunghi tempi di attesa, in quanto unico del centro e quindi si ritrova turisti, tossici, incidenti stradali, più tutto il bacino d'utenza normale, leggiamo: "un venerdì di inizio febbraio, sala d'aspetto del pronto soccorso XY. Un ubriaco inveisce seduto in un angolo, due poliziotti portano dentro un turista inglese caduto nel canale e in stato confusionale, la centralinista allerta il pediatra che sta arrivando urgentemente un neonato cianotico e inerte su indicazione del medico di famiglia." Siamo noi, abbiamo pensato, appena nato e già sul settimanale di famiglia).
Ma l'amica Ma. iraniana di formazione francese faceva fatica a farsi strada in questo uomo impassibile (ma è olandese), laconico (ma è un uomo), che rispodeva a dubbi esistenziali solo se interrogato e non di sua iniziativa (ma è fatto così, tu chiedigliele le cose) e siccome aveva in quel periodo disturbi ginecologici, glielo ha detto subito: sa, magari per la natura dei miei problemi forse ho più confidenza con un medico donna, se non le spiace passo alla sua collega, e così fu.
Che abbiamo da scegliere tra la dottoressa B., indonesiana, che a differenza dei colleghi ti prescrive quello che vuoi senza discutere, vuoi farti la TAC al'unghia incarnita? e facciamola, se ti tranquillizza, e che bisogna sempre aspettare almeno 45 minuti sull'orario dell'appuntamento, ma poi ti ascolta per benino e ti spiega tutto (e anche questo ha i suoi estimatori da queste parti) e la dottoressa J., olandese, bionda, laconica e competente, ma molto carina e con una sensibilità particolare per i casi di (in)fertilità, figli e robe familiari (ed essendosi presa una volta un congedo per adozione, sospetto il perché). Lei la amo da quando oltre 10anni fa, appena arrivata ad Amsterdam, dopo un predictor (falso) positivo le sono piombata sprizzante gioia in ambulatorio per poi scoprire che il suo, di test, era negativo. Mi ha spiegato con dolcezza che con queste diagnosi cosi precoci un mucchio di volte una si diagnostica troppo presto una di quelle mini-gravidanze che iniziano da sé e altrettanto da sé cessano, senza che ciò voglia dire nulla sulla tua capacità procreativa, e anzi, continuate a provarci serenamente, che è tutto nelle statistiche. Così solo 4 anni e mezzo dopo ho cominciato a chiedermi se fosse il caso di approfnodire le cause di tutti quei test negativi e forse l'ho pensato che ero incinta da un paio di giorni e ancora non lo sapevo.
Tutto questo il dottor Me. probabilmente non me l' avrebbe mai detto. Però per una storta alla caviglia, che culo incontrare proprio lui sull'autobus.
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