Quello del circolo è una cosa tutta olandese. Ai compleanni ci si siede in circolo intorno alla stanza e si chiacchiera, al lavoro le riunioni o i corsi si aprno con una presentazione in circolo, oppure con il circolo delle domande (e se a me la domanda geniale viene in mente dopo il mio turno? Me la tengo).
Ora, non voglio dire che gli olandesi hanno il copyright su questa forma di conversazione di gruppo (però attenti alle presentazioni, in tutti i setting formali e informali, noi tendiamo a scordarcene e poi a loro sembra sia mancata una cosa essenziale) però è vero che salta all'occhio.
E la cosa comincia da piccoli: a scuola la giornata comincia e finisce in circolo.
Oggi finalmente ho assistito al circolo di apertura della classe di Orso.
Ci si saluta. La maestra annuncia che c'è un bambino nuovo. Chi lo conosce già (metà della classe alza la mano, uno di loro può rispondere "è il fratellino di Ennio").
Chi sa come si chiama (Alex, la gemellina della compagna di classe di Ennio lo dice "Orso". Adesso allora, dice la maestra, dobbimo presentarci noi. Ciao, io sono la maestra L.. Tutti i bambini, più o meno timidi, salutano e si presentano. Bene, che mi ripasso i nomi per quando gli faccio la sorveglianza.
Poi si controlla chi è il bambino del giorno: è M. la penultima arrivata in classe, scopro che anche suo fratello più grande è presente. La bambina del giorno può andare alla lavagna e leggere il piano di lavoro: che giorno è? È un giorno rosso, quindi mercoledi. Che numero è: M. riconosce il tre. Chi lo sa? Una bimba alza la mano: ventitrè. Quasi giusto, dice la maestra. Un altro bambino lo dice meglio: è il tredici. Bene, di che mese? Febbraio.
In base alle cartoline magnetiche ripassiamo le attività che seguiranno. Poi in coro i giorni della settimana. Poi i mesi dell'anno. Poi i numeri in olandese, fino a 10 (mi meraviglio che specifichi: in olandese, cos'altro parlano questi cucicoli di 4 e 5 anni?)
Eccolo perchè: in questa classe c'è A. una bimba francese che l'anno scorso, senza sostegno, in due mesi ha imparato l'olandese. Vai fino a 10 in francese. Tutti in coro. Poi in inglese, che è materia scolastica: bell'accento tutti quanti, mi piace come dicono One e Nine. Alla fine, la maestra comunica che Orso sa anche un'altra lingua, quale? Orso non sa dirlo. Qualcuno può chiedermelo. Me lo chiedono, che altra lingua parli? Con Orso l'italiano, faccio io, con la mia mamma il polacco. Ci conti in italiano? Certo, sapete assomiglia un pochino al francese.
Il globetrotter del gruppo: quando eravmo in Italia parlavano tutti così (a 5 anni).
Poi fa la maestra: a che altro assomiglia, l'italiano? Lo sapete, lo abbiamo fatto l'anno scorso. Allo spagnolo, dice un grande appena rientrato dalla visita dal medico scolastico. Per forza, l'anno scorso la festa di fine anno aveva la Spagna come tema, quindi un paio di canzoni e parole in spagnolo le hanno pure imparate.
Questa non è la scuola Europea. Questa è una normale scuola di quartiere ad indirizzo Dalton. Certo, è un quartiere fighetto abitato da una percentuale impressionante di liberi professionisti e creativi con formazione (para) universitaria, che magari se vanno in vacanza, vanno all'estero. In un campeggio di olandesi con i bambini, ma all'estero. Certo, è una piccola scuola fondata da poco e tutta in crescita con una percentuale impressionante di bambini bilingui, forse anche perché le scuole più grandi e con classi più piene fanno fatica a prenderne troppi ed aiutarli ad inserirsi. Ma non è una scuola disperata per il numero di iscrizioni che rappresentano i soldi che gli danno per funzionare. È una scuola che per indirizzo programmatico dichiara di essere aperta ad altre culture. E lo sono davvero.
Anche se sono profondamente olandesi. Anche se hanno bisogno del circolo per funzionare. Ma per i miei bambini non potrei volere una scuola migliore. E il circolo, mah, ci si abitua a tutto nella vita.
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