martedì 13 ottobre 2009
Del dentro e del fuori
L'assessorato al turismo della regione Abruzzo stasera ad Amsterdam ha presentato l'offerta turistica agli operatori. La parte istituzionale me la sono persa per questioni di tosse, e per non disturbare me ne sono uscita.
Poi sono rientrata a vedere il video, e bello era bello, con tante visioni anche aeree di posti che conosco. Insomma, me lo stavo godendo tanto bene, fino a che non è arrivata la parte della Madonna che corre in Piazza, una tradizione di Sulmona per Pasqua. Praticamente questa statua della Madonna velata a lutto, viene portata lentamente a spalla, fino al momento in cui uno sparo, il velo cade facendo volar via delle colombe e i portatori cominciano a correre fino all'altro lato della piazza, per simboleggiare che la madonna ha visto il sepolcro vuoto del figlio e corre, corre per vedere se è davvero resuscitato, e il velo nero cadendo ce la svela tutta bianca e verde speranza.
Io questa tradizione l'ho vista una volta sola, molto da lontano, affogata nella folla e stasera vista bella con le riprese dall'alto... insomma mi sono messa a piangere.
Perché tutto questo che io conosco e vivo così profondamente non mi appartiene più. Quello che voglio rivedere, mi tocca farlo da turista.
Non sono più parte del dentro, sono fuori.
Io un posto dove stare in Abruzzo non ce l'ho più.
Ora, ho capito che sono debilitata dal'influenza, che certi posti sono semplicemente troppo belli e mi dicono troppo, che la Madonna a lutto non è che propizi gli scoppi di risate. Ma qui si esagera.
Insomma sono corsa di nuovo fuori a bermi un bicchiere d'acqua, mentre Gianni che mi conosce da tanti anni mi faceva un paio di pat pat imbarazzati sulla schiena.
Poi mi è passata, mi sono rimescolata alla folla, ho fatto la mia parte, mi sono tanto divertita e ho conosciuto di persona un'abruzzese con cui in aprile mi ero sentita per e-mail, che insegna linguistica a Leiden e che ha avuto la mia stessa insegnante di russo all'Aquila e ci siamo sedute vicine a tavola e abbiamo dato una dimostrazione di dialetti abruzzesi, lei del pescarese e chietino, io dell'aquilano, ai presenti.
La pasta era scotta, l'agnello favoloso, il vino non lo sento per via del raffreddore, in fondo basta poco per riconciliarmi con il mondo, ho saltato il fiadone di dessert per rimettermi a letto.
E pensare che prima di uscire mi sono dovuta risollevare con la gru dal pisolo, Ennio mi ha detto: Ma perché vai a lavorare se stai male? ma quando guarisci se continui a lavorare?
Ecco, forse delle volte dovrei semplicemente dargli retta, ma me li potevo perdere gli abruzzesi ad Amsterdam?
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9 commenti:
direi che le donne multitasking hanno diritto di avere i sacrosanti momenti di crollo come tutti gli altri.
Mi ha colpito molto cosa dici "Non sono più parte del dentro, sono fuori."
Ci penso da un po' e come emigrata non so se mi piace. Ci penso....
Ciao Francesca
no, non potevi ...
E t'ho dovuto "vendere" io il libro!!!!
Quella pasta scotta era veramente uno scandalo, e stendo un velo pietoso sul fiadone destrutturato: una cialda tonda con sopra spalmata ricotta condita con canditi....
Allora non mi sono persa poi troppo. Bisognerà dirlo a Roberto comunque 9ma gli chef non sono amici tuoi?)
Francesca, il dramma di noi emigrati è che noi ci sentiamo profondissimamente dentro, ma siamo già un po' fuori agli occhi di chi resta. A un certo punto non diventiamo né carne né pesce. Io ancora non trovo una soluzione, ma credo che sia un aspetto su cui riflettere tutte le volte che vogliamo andar fuori.
siamo dentro E siamo fuori. Non siamo dentro come quando eravamo in Italia. Ma non siamo neanche fuori come chi non ci e' vissuto mai. E' che non vedo perche' dispiacersene sinceramente, a me non dispiace affatto questa condizione di quasi-apolide.
Sono spesso posizioni di comodo: essere fuori può far comodo e toglierti tanti pensieri e amareggiamenti. Dentro a volte fa male, ma davvero aiuta a tirare avanti e salvarsi la sanità mentale.
Dopo il mio ultimo soggiorno in Italia ho deciso davvero che non ci voglio tornare più a vivere, forse fra 20 anni dopo la pensione e di sicuro non a Roma.
In ogni caso, viva i turisti!
Marina e supermambanana, io in linea di massima sarei pure d'accordo con voi. Però una differenza c'è: che Marina a Roma ci torni spesso e volentieri (o malvolenieri, dipende) perché c'è tua mamma e casa sua. Togli questi due dati, a Roma ci andresti molto di meno se ogni volta ti dovessi pagare l'albergo, perché ci sei troppo dentro per una prospettiva così superficiale e troppo fuori per starci quanto ti pare in una casa più o meno tua. Forse.
Cioè, non lo so di te, ma è così che io mi sento rispetto all'Abruzzo: non ho un posto dove stare mentre a me starci mi serve come l'aria per ricaricare le batterie. Ma diciamo che questa senzazione di disancoramento a me è cominciata con la morte di mio padre. Mi sono detta subito: adesso non ho più molti motivi per tornare spesso in Italia. Poi i figli mi hanno cambiato questa cose e con loro la necessità di rientrare ogni tanto si è fatta.
Insomma, ondeggio, si era capito?
direi proprio di no.
pat pat cara amica che a volte gli amici nn riescono a fare neppure questo....
(ragazza mia ferma ci devi stare, altrimenti la salute è costretta a correrti dietro...!!!)
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