mercoledì 28 ottobre 2009

Un giretto in montagna (si, anche lungo la Statale 17)



Ha ragione Graziella a dire che sto fuori come un balcone: invece di andare alle terme un paio di giorni che sto senza figli e ho speso dei soldi, io mi metto a fare i tour de force.

Però è stato molto bello e ho incontrato gente e fatto cose e mangiato cose buone. Mi è solo dispiaciuto di essere stata troppo poco in Abruzzo, questo si. Ma grazie a Manuela che mi ha messo in mano la sua macchina, lunedi mi sono andata a fare un giretto dalle parti di casa, per riguardarmi le montagne in abito autunnale, entrare a casa e vedere cosa hanno fatto.

Lascio quindi parlare le foto.


A Popoli mi fermo al volo per prendermi un caffé con Grazia, la moglie di mio zio Piero, che lavora lì e mi rinnova l'offerta di ospitalità per mamma, cosa che mi fa un gran bene. Mi sa che ne approfitterò io la prossima volta che scendo con i bambini. E da Popoli prendo la Statale, e mi avvio verso le svolte, per salire a San Benedetto in Perillis. E chissà quanti pastori e quante greggi l'hanno fatta prima di me questa via.


Al comune, mentre aspetto, faccio una foto al gonfalone, per ricordo.


Comunque ce n'è di attività in Piazza: non solo è invasa da mezzi ed operai che stanno mettendo su le casette (che gli è toccato farsi da soli, visto che questo gioiello di borgo con l'abbazia benedettina più antica d'Abruzzo non è stato considerato terremotato abbastanza da entrare nel cratere). Ma c'era anche questa signora che vendeva fiori e non ho potuto lasciarceli. Ho preso dei crisantemi color ruggine per papà e dei ciclamini per Manuela.

Al comune sono stati felicissimi delle coperte e dei vestiti che Manuela ha raccolto con la sua Onlus: alcuni sfollati vengono ospitati temporaneamente in alcune stanze del comune, ma spero abbiano al più presto un angolo tutto loro.


Ed ecco le famose casette in costruzione. Poi sono ripartita ed è stato un piacere enorme guidare con questo sole e i colori autunnali. Decisamente da queste parti è l'autunno la mia stagione preferita.


Questa invece è una delle chiesette del tratturo, con il tipico porticato delle chiesette tratturali abruzzesi, che facevano da stazione di posta e tappa notturna per i pastori.


Sono andata direttamente al cimitero, che a Ofena è carinissimo: qui mi devono mettere l'urna cineraria, a suo tempo.


Sulla tomba di papà c'era già un vaso di crisantemi. Maria Teresa, ovviamente, che dopo me l'ha confermato. Maria Teresa è la nostra vicina ed amica, un'istituzione per noi che abitiamo intorno alla Macchietta, una piazzettina tra le scalinate Sa fare tutto, aiuta tutti e se non ci fosse lei avrei un motivo in meno per tornare ad Ofena.


Mia madre ha quest'abitudine di fare la foto alle tombe, specie se la visita al cimitero diventa una riunione di famiglia. A me all'inizio sembrava strano, adesso lo faccio anch'io. Questo è il mio pro-prozio Antonio, altra istituzione di famiglia.

Proprio oggi, il sindaco di san Benedetto, che da quando l'ha letto è diventato fan del libro, mi diceva di aver conosciuto sia lui che mio zio Ginetto. Che tanto in questi paesi se non si è parenti si è compari e comunque ci si conosce tutti di vista. Per questo è stato particolarmente distruttivo spargere tutti gli sfollati lontanissimi tra di loro. Si è sfaldato un tessuto sociale e familiare che reggeva da secoli.

Io li capisco benissimo gli 'irriducibili' che rifiutano di lasciare le tende se costretti a spostarsi lontano. Ma loro hanno bestie da accudire, campi da coltivare, un lavoro, una scuola a cui andare. Si è pensato troppo ai costruttori e troppo poco a chi nelle CASE ci deve andare ad abitare (o non può andarci ad abitare).

A casa ho visto i lavori di messa in sicurezza: mi è andata bene rispetto ai vicini
a cui hanno bloccato le finestre.
È vero che in queste case non ci si può abitare adesso, ma magari si potevano tenere i rinforzi per dopo, quando verranno risistemate.

Poi si è fatto notte con tutte le persone che ho incontrato e con cui mi sono voluta fermare a parlare un attimo.


E cosa non darei per poter dormire di nuovo qui. Ma ci piove dentro e me lo tengo. Non posso neanche salirci a fare una copertura.


Mi hanno detto che Titti ha mollato la carriera bancaria a Milano ed è tornata all'Aquila. Dice che preferisce fare la cameriera lì che la manager su. E vuoi che non la capisca? Ma lei è giovane e ce la farà a mettere insieme i suoi sogni sparpagliati. E io sono un pochino meno giovane, ma tanto ci riuscirò anch'io.

10 commenti:

mamikazen ha detto...

Assolutamente.
Mi pare che tu stia già facendo tutto quello che c'è da fare per metterli insieme!
E viva Titti.

supermambanana ha detto...

oh, e' un po' di chilometri piu' sotto, ma queste foto mi hanno fatto venire in mente il paese dei miei nonni, in irpinia. L'odore soprattutto. Delle case, del braciere, dell'umido della cantina, delle coperte all'uncinetto, dei materassi di crine, del sugo con le salsicce e la sugna. E il cimitero, che ci fa sempre vento anche d'estate, coi crisantemi giganteschi. Ma non era triste, mai, non come quello della citta'. E le crepe, a casa di nonna e in tutto il rione santo stefano, dopo il terremoto dell'80. E le corse in strada, noi cittadini diventati paesani, noi di fuori, ma che potevamo essere di dentro, per due mesi all'anno.

bacco1977 ha detto...

Bello l'abbruzzo.
E grandissimo il tuo zio Antonio!

Quelli si che erano uomini!

Famiglia patria umanita' DIO.

Mi verrebbe da chiedere come sei venuta fuori cosi' comunista...
(scusa ma non mi sono trattenuto!)

:D

Mammamsterdam ha detto...

Bacco, ribadisco che io non sono comunista e manco mi ci sento. Semplicemente perché non credo nella parità culturale ed intellettuale e sono mostruosamente snob, quindi pensare che il voto di certa gente vale quanto il mio mi infuria.

Detto ciò, zio Antonio è stato tra i fondatori del partito socialista in Abruzzo. Poi che con tutti i talibani cattolici di casa mia (mio zio Citto le chiamava le integraliste, riferendosi a sua madre e le sue sorelle ed era un understatment), i tempi i modi ecc. e soprattutto il fatto che la lapide te la ordina sempre qualcun altro, è andata come è andata.

In realtà fai un'osservazione interessante perché quando ho scoperto chi esattamente usava questo motto, mi sono chiesta anch'io: ma perché proprio a lui, pover'uomo?

La risposta che mi sono data è che indipendentemente da chi si è preso il copyright di "famiglia, patria, umanità, dio", questi erano davvero i punti cardine di una serie di intellettuali e attivisti del primo novecento.

La famiglia, perché siamo un popolo di clan, come voi cavesi peraltro, e non se ne esce. La patria, perché come uomo di scuola nato nel 1987, la scuola e l' istruzione come strumento di formazione di una coscienza nazionale (e non nazionalista, quella verrà dopo) per lui erano scontate. L'umanità perché lui come scrittore e in quello che ha fatto è sempre stato profondamente umanista, infatti uno dei suoi libri si intitola proprio "il libro dell'uomo", me lo sono riportata ad Amsterdam a maggio ma ancora non lo leggo. E dio, perché loro poveri ci credevano davvero e profondamente e uesta era la cultura del'epoca.

Adesso ti spieghi meglio che sono venuta fuori come sono venuta?

Mammamsterdam ha detto...

Supermambanana, che descrizione e che nostalgia mi fai venire con le associazioni olfattive. proprio vero, tutto il mondo è paese.

bacco1977 ha detto...

:)

me lo spiego meglio....

Adesso pero' sarebbe interessante capire come sono diventato io quel che sono.

Un conservator socialista liberale ultra moderno blogger......

Non me lo spiego nemmeno io.

Alla prossima. Un abbraccio a tutto l'abbruzzo (da uno che ha vissuto il terremoto dell'Irpinia del 1980).

Mammamsterdam ha detto...

Grazie per l'abbraccio e poi si è capito il clan: non mi toccate zio Antonio.

(Perché, zia Filomena che era maestra e ha dovuto fare il giuramento allo stato fascista e le avevano pure dato un grado militare, mentre poi come presidentessa delle donne cattoliche complottava alle spalle del regime? Ne vogliamo parlare?)

LGO ha detto...

Sono contenta che sia andata bene, la turné :-)
E mi sono commossa con le foto del cimitero, che è vero quello che scrive Supermambanana, questi piccoli cimiteri non sono tristi, sono però dei piccoli posti speciali dove uno può rimettere in ordine i pezzetti della sua vita e buttare quello che non serve più. C'è sempre qualcosa da buttare.

Mammamsterdam ha detto...

A me i cimiteri in genere danno molta serenità. Da giovani con il capo ce li andavamo a visitare, ora abbiamo meno occasioni.

graz ha detto...

Bello!! un viaggio della memoria insomma.

I cimiteri piccoli dei piccoli paesi sono davvero luoghi di raccoglimento e riflessione. E non li ho mai trovati tristi. Illuminanti piuttosto della storia di famiglie e di intrecci. E ci si possono ricamare sopra dei racconti infiniti.

In fondo alla Valchiusella, c'è un micropaese che si chiama - guarda un pò - Fondo ed ha un microcimitero. Se me ne fregasse davvero qualcosa chiederei di finire lì. A suo tempo, chiaramente ;-))

/graz