domenica 4 ottobre 2009

Come perdersi un bambino al Nemo

Questo weekend, nell'ambito del mese della scienza, Nemo era aperto gratis ed ho deciso di portarci le belve, pensando che avrebbe fatto bene anche a me staccare dal casino di casa. Anche se per strada ero nera all'idea di tutto quello che avrei potuto fare se avessi lavorato un paio d'ore prima di uscire.

Perché si sa come va, l mattino ha l'oro in bocca, i bambini invece una volta che rientri ti hanno distrutta e si fa più fatica a metter mano ai lavori, e adesso imbunisce presto ecceterà eceterà.

Poi ci raggijungono gli amici e tutto diventa più facile e piacevole, anche se sempre una faticata, signora mia. Alle 13.25 decidiamo di andarcene. Strappo Orso alle bolle di sapone, gi dico che andiamo e di aspettarmi lì mentre strappo il fratello, tempo 30 secondi ed era scomparso.

Ve la faccio molto breve, l'ho ritrovato 45 minuti dopo fuori, immobile e congelato vicino alle biciclette, perché ovviamente era uscito senza giacca. Gli dico usciamo, lui esce, elementare Watson.

Ora, quello su cui ho molto da dire è l'organizzazione del Nemo, che è un museo della scienza e della tecnica costruito apposta per i ragazzini, su come gestire queste cose. perché se sei una struttura per un pubblico infantile, un bambino che si perde ogni tanto lo devi mettere nel conto.

Per esempio Artis, lo zoo, per dire dove si è perso Orso l'ultima volta, ha un posto di guardia vicino all'uscita in un gabbiotto da cui tengono d'occhio la stessa, e chiunque, dalla singora che pulisce i bagni all'addetto alla cassa sa dirti che se ti perdi un bambino devi andare subito lì.

Vado dalla sorvegliante del primo piano e piena di fiducia le chiedo (dopo aver cerato io per un buon quarto d'ora vicino a tutte le attrazioni che lo avevano colpito per vedere se non fosse lì):

"Ho perso un bambino da un po', da chi bisogna rivolgersi da voi in questi casi?"
"Vada al bancone giù che le fanno un annuncio".

Sono passata per cinque persone, la maggior parte ragazzini a cottimo, a tutti e cinque ho raccontato la storia, tutti e cinque hanno detto di star avvertendo la persona che avrebbe fatto l'annuncio, a tutti e cinque ho spiegato che è un bambino di cinque anni e per favore dirgli che mamma lo aspetta giù vicino alla scala grande.

A un paio ho proposto di farlo fare a me l'annuncio, così riconosceva la voce, ma non si può assolutamente (perché? Boh, non me lo hanno spiegato). Diciamo che altri 5 minuti in cui avrei potuto cercarlo li ho persi appresso a questa gente.

Alla fine indico la mia amica accampata con gli altri bambini tra l'ingresso e la scala e ricomincio a cercarlo. Qua e là, nei vari bar e attrazioni, ogni volta che vedo una persona in divisa ripeto la storia e chiedo di avvertire giù se vedono un bambino con l'aria persa. Tutti mi dicono di rivolgermi sotto al bancone.

Poi sento l'annuncio, come tutti gli annunci degli altroparlanti in posti grandi e affollati comprensibile come una poesia d'amore sussurrata all'orecchio al risveglio:

"Orso Diga è pregato di recarsi al bancone della cassa per informazioni".

Fantastico, adesso qualcuno mi spiega come, ammesso che abbia sentito il proprio nome, un bambino di cinque anni capisca dov'è la cassa, che oggi è gratis e manco ci siamo passati, e soprattutto il bancone e le informazioni come me le traducono. e pensare che ho detto tanto bene per cinque volta: mamma, giù, scala grande. Più chiaro di così.

Continuo a cercare, il capo viene, Gina chiama suo marito per portarsi via i bambini e darmi una mano, arriva un'altra madre della scuola che lo conosce e viene subito allertata, se lo vede spedircelo sotto.

Poi Gina ha un'idea geniale, e mi indica le telecamere spra alla porta:
"Non si potrebbero guardare le immagini, tanto per capire se è uscito?"

Il sottotitolo non detto è: per vedere se è uscito con qualcuno?

Torno al bancone, respiro profondamente e con il tono più calmo del mondo (perché in tutto questo giro ho pure beccato l'addetto che mi ha fatto notare che non mi stavo rivolgendo a lui con il tono giusto) chiedo:

"Ma c'è un responsabile oggi (della serie: posso parlare con un vero adulto che sa e decide qualcosa? Che ne so, quello che ha le chiavi, o che si occupa della sicurezza?"

"La bimba con lócchio glauco e limpido mi fa:
"Ma veramente della sicurezza ci occupiamo un po' tutti"

Chiamate l' esercito, la guardia civile, i marines e i granatieri di Sardegna, per favore, o prendo un mitra e sparo.

"Si, ma io mi riferisco a qualcuno che può metter mano alle immagini delle telecamere e comunque ora sono davero preoccupata perché è passato troppo tempo, quindi fra 15 minuti telefono alla polizia".

Alla fine mi torna la tipa mia coetanea, che dopo 5 minuti mi recupera anche un tizio responsabile degli annunci, gli chiedo di rifarlo in termini comprensibili da un bambino, oppure di farne uno ai colleghi chiedendo di dare un occhio se notano un bambino dall'aria spersa (ma la sanno riconoscere l'aria spersa questi pischelli?)

"Ha provato a vedere fuopri?" mi fa la tipa.
"No, perché volevo tener d'occhio la porta finché non abbiamo controllato bene dentro, ma se mi ci butta lei un'occhio adesso vado".

Esco e mi guardo tutti i pontili e le barche. Tiro fuori il telefono e faccio il 112.

"Il numero da lei chiamato non esiste".

(C'è da dire che venerdì è morto il display del telefonino quindi i numeri li faccio alla cieca).

Rifaccio il 112, mentr continuo a girare per quei ventosi pontili intorno al Nemo. Segnale libero.

Tuut. Tuut. Tu- eccolo vicino alle bici. Serio e immobile.

"Amore, ti abbiamo cercato dapertutto, che paura, ti sei messo paura?"

Mi viene in braccio e piange piano.

Torno dentro ad avvertire che è tornato e immediatamente nel walkie talkie c'è: avverti tutti che Orso è stato trovato.

Poi gli regalano un minerale da martellare fino a che non compare la pietra che c'è dentro. Poi ci mangiamo gli hot dog e le patatine e io mi faccio una tisana di anice stellato.

Poi chiamiamo papà che non deve più venire.

Poi andiamo a fare il giro della nave dei pirati ormeggiata fuori.

Poi telefoniamo a papà che è meglio che ci venga a prendere al traghetto, che per oggi ho già donato.

(Poi ho litigato con il servizio clienti del media Market perché non può essere che un telefonino comprato due settimane fa e Nokia per di più sia inutilizzabile. Mi propongono una riparazione che può durare dalle 3 alle 5 settimane, ma non uno nuovo. Poi con il capo ci siamo ricordati che l'ultima volta che ci abbiamo comprato un lettore dvd che non funzionava la riparazione è durata 8 mesi, ci hanno dato un altro dvd usato che non funzionava che ci siamo tenuti con il risultato che i bambini hanno sviluppato un orecchio fantastico per l'inglese, visto che il telecomando non ha funzionato finché non abbiamo comprato un altro lettore, altrove.)

Per dire, fino alla fine dell'anno la mia dose di sfighe l'ho avuto (è il secondo Nokia che mi muore da aprile) se adesso non cominica ad andare tutto bene mi vedrete sclerare.

E pensare che mi compiacevo quest'anno con me stessa che rispetto agli altri settembre ero meno stressata del solito. Decisamente non ci si può mai adagiare.


Adesso non ho più neanche posto per il panico da quanto sono incazzata.

E meno male che proprio ieri al negozio turco in svendita mi sono comprata la palla apotropica con gli occhi scacciajella. Mi sa che la devo appendere.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

madonna, hai minimo dieci anni di più sulle spalle, giusto? tre quarti d'ora....

vic ha detto...

senti, lascia perdere le palle apotropaiche con gli occhi scacciajella, che mia madre lo scorso capodanno ha regalato a tutti noi grappoli di cornetti portafortuna sperando in un 2009 migliore del 2008 e sai quello che poi è successo.
e se ai figli gli metti una di quelle cavigliere da carcerati che suonano quando si allontanano? o un chip satellitare? altro che anice stellato, un tavor ci vuole in questi casi.

Mammamsterdam ha detto...

Ok, vedo che le palle non aiutano, allora sto ferma e zitta. Il bello è che in questi casi evito di andare troppo in panico finché non lo ritrovo, solo che stavolta è durata parecchio e quel museo lì è davvero gigantesco.

Lui povero è stato bravino e fermo ad aspettarci e congelarci (la mia amica si chiede: ma chi vede un bambino così piccolo fermo in quell'angolo vicino all'acqua, non gli viene in mente di chiedergli se va tutto bene?), ma mi rendo davvero conto che ogni volta che andiamo da qualche parte devo spiegargli immediatamente all'ingresso dove andare se si perdono.

Poi mi scordo perché ultimamente sono grandi e bravi, ma in qualche modo tengo lontano sempre il pensiero che non si siano persi per conto loro ma che se li sia portati dietro qualcuno. Forse è solo autodifesa, ma io non ho mai dubbi che a cercare e aspettare saltino fuori da soli.

supermambanana ha detto...

pulcino povero, un abbraccio a tutti e due.

Certo che.. boh, non mi voglio ancora sbilanciare perche' sai che con gli olandesi c'ho a che fare da un bel po', ma adesso pure il capo di dipartimento e' olandese e io mica ci riesco a capire se quando dico le cose ci e' o ci fa...

mamikazen ha detto...

Ba, ti sono vicina e ti mando tutti gli influssi da strega buona che conosco, che io al posto tuo a 'st'ora ero intubata all'intensiva della cardiologia.

Però a quello che ti ha fatto notare che non ti eri rivolta a lui nel tono giusto un bel morso nella coscia dall'Orso, coi dentini puntuti da latte, prima di andar via gliel'avrei fatto dare, eh.

Qui ci vuole un weekend solo donne (adulte) in Spa. Any Suggestion?

Mammamsterdam ha detto...

SMB ci è, ci è. Se non glielo spieghi esplicitamente con tutti i punti e le virgole non ci arriva, i sottintesi, guarda, lassa perde.

Al tipo poi ho pure chiesto scusa, che tanto non ci arriva manco lui.

Tanto scriviamo alla direzione sia io che la mia amica, perché per quanto gentili e partecipi alla fine quando stavo per sbarellare, semplicemente non hanno un protocollo di azione e ci lavorano tutti questi ragazzini che buoni e cari non capiscono una sega.

Mentre io trovo che in un posto frequestato da bambini prima di fare questi scaricabarile estremi ci vuole un adulto competente senza che ci metta mezz'ora a saltar fuori. O basta uno dei soliti vigilantes alla porta che chieda a qualsiasi bambino che esce da solo se è accompagnato e dov'è la mamma. Come al supermercato.

MarinaV ha detto...

Quando vado in un mercato, un centro commerciale, un museo o qualsiasi altro posto dove e' possibile perdersi di vista, la prima cosa che faccio e' mettermi d'accordo col Gatto (47 anni a novembre) dove ci rivediamo nel caso ci perdiamo di vista. Anche perche' anche lui, come Ennio, ha piacere a nascondersi dietro le colonne e farsi cercare. E poi il suo telefono sta nel 99% dei casi nello zainetto su modalita' silenzioso...
Ecco, se ad un mostro adulto (?) bisogna fargli cosi', con un mostro piccolo bisogna fare accordi e patti ancora piu' chiari. Almeno, io li farei se avessi un mostro piccolo... :)
Baci!

MarinaV ha detto...

Ripensandoci, io farei un gran casino e manderei copia della lettera al ministero della cultura.

Serena ha detto...

Oddio che paura! Immagino lo spavento di entrambi. Noi il Vikingo lo abbiamo munito di spilleta con impresso il mio numero di cellulare (calcola che ha 3 anni e mezzo). Quando si va in posti "a rischio" di perderselo gliela mettiamo sempre. Ma certo il fatto che non avessero una procedura chiara da seguire, e che nessun adulto si sia preoccupato di vedere un bambino da solo, lascia pensare. Meno male che è finita bene.