domenica 14 giugno 2009

Neopadre 7 o dell'allattamento

Alors, alors, uno può anche chiedersi a questo punto: che ci ho a che fare io, padre con l'allattamento che insieme a un altro paio di dettagli tecnici su cui ora è inutile soffermarsi, è proprio una di quelle cose che nessuno mi richiede? eee, beato te.

Innanzitutto serve come cultura generale. Poi serve se ti sta a cuore la salute fisica e psichica di madre e figlio. Poi perché tutto quello che fai in questo senso ti vale tanti di quei punti di bonus che alla fine non sai neanche cosa farci. E poi, e poi, leggi e impara, va.

Non sottovalutare mai, neopadre, quanto nell'immaginario collettivo la madre venga vista in funzione di nutrice. Pensa alla frase: il bambino non MI mangia. Tu diresti una cosa sana del tipo; se non mangia ha mangiato o mangerà, qual'è il problema.

La madre invece va in crisi esistenziale, il bambino non mangia per fare dispetto a lei, per mettere in discussione il suo ruolo nell'universo e com'è, come non è, la chiamano self-fulfilling prophecy, ci riesce pure a farle venire il dubbio di essere una cattiva madre, cosa dico cattiva madre, no, peggio della matrigna di Biancaneve ecc. ecc.

A quel punto a me è servita moltissmo mia suocera che i giorni che arrivavo dicendo: non ha mangiato, mi imponeva di farle l'elenco di cosa avesse mandato giù. E allora, la poppata del mattno, una mezza mela, tre cucchiaini di yogurth, una galletta di riso, mi dimostrava che mangiare aveva mangiato e che se per una volta non aveva mangiato cucinato, l'importante è che beva, acqua e latte preferibilmente, e riempia tanti pannolini e finché c'è piscio c'è speranza. Ecco, fate anche voi così.

Però si diceva l'allattamento, allo svezzamento ancora non ci arriviamo e finora lo spartiacque è semplice: allattamento al seno o in biberon?

Io sono una stakanovista della tetta, lo dico subito. Manco mi è servita la Leche League, io da prima ancora di avere figli avevo deciso che li avrei allattati esclusivamente al seno e fino a un anno, un anno e mezzo, se ci riuscivo. E stronza come sono, ho fatto di tutto per arrivarci, a costo di schiantarmi. Il che non ha fato bene a me, non ha fatto bene al capo, e di riflesso, ha messo in crisi un po' tutta la famiglia.

Con il senno di poi ho imparato due cose: la primA È CHE DECIDERE SE ALLATTARE AL SENO O MENO È UNA DECISIONE PERSONALISSIMA DELLA MADRE. Sempre che sia una decisione meditata, cioè, non basata su palle e pipe mentali. Quindi il secondo punto è di aiutare la madre materialmente a portare avanti la propria decisione, e se del caso, cambiarla, senza sfinirsi per strada.

Allattare è una fatica fisica enorme, peggio che la miniera. Non ce lo scordiamo mai.

Quindi sfatiamo una serie di false motivazioni:

1) non è vero che se hai il seno piccolo avrai poco latte. Palle. Ho sentito di una ginecologa che diceva una cosa del genere e francamente, l'avesse detto a me la denunciavo all'ordine. Le dimensioni del seno prima del parto non hanno la benché minima influenza sulla quantità di latte prodotta.

2) lo stress e le pippe mentali si, invece e c'è una correlazione diretta e immediata tra questi e la stanchezza e il calo di produzione.

3) non è vero che allattare rovina il seno. Chi si ritrova dopo un figlio le classiche bustine del te ci era predisposta, che abbia o meno allattato. Io ho una coppa E, ho allattato due volte ad oltranza due autentiche idrovore e giuro sulla santa del Topless che non è stato quello il risultato (tanto la foto non la pubblico e mi dovete credere sulla parola, o chiedere a mio marito che è altro 1,98 e pesa oltre i 120 kg, il peso preciso non me lo vuole dire)).

Altre amiche che si sono rifiutate di allattare con questa motivazione si sono comunque ritrovate le bustine da te penzolanti, a riprova che dio esiste e punisce la stupidità.

Però, ripeto, se una donna non si sente di allattare perché:

1) le fa senso (e qui direi: rispettiamolo, ma sarebbe anche sano chiedersi da dove le viene, e lavorarci sopra, perché non per allattare, ma almeno per migliorare il tuo rapporto con il tuo corpo e quello che rappresenta per te, fa sempre bene anche a 80 anni)

2) perché ha avuto un avvio sbagliato e le sono venute le ragadi (dio, le ragadi) e le fa un male bestia (quando le ho avute ogni volta che allattavo capivo perfettamente la gente torturata con le scariche elettriche e non esagero neanche per un grammo)

3) è stanca, depressa, non le prende bene, fa fatica ad adattarsi al ruolo di nutrice

È UN SUO SACROSANTO DIRITTO SCEGLIERE DI NON ALLATTARE E PACE.

Cero, per il bambino l'allattamento al seno è comunque la cosa migliore, e per la madre anche, perché aiuta all'utero a riprendere le dimensioni originarie, aiuta spesso a perdere i chili di troppo messi su in gravidanza, soddisfa tutta una serie di compensazioni psicologiche, quando è così. di motivi a favore dell'allattamento al seno ne trovate quanto ne volete e sono tutti ottimi e validi.

Io ci metto quelli logistici: se anche con un bambino piccolo al seguito vuoi andare, venire, fare e brigare, una riserva di tetta, anche fino a 2 anni, fa sempre comodo. Mica serve chissà che: basta la ciucciatina del buongiorno e quella della buonanotte, che così ci spicciamo meglio anche questi due momenti fondamentali della giornata.

Con Orso di 2 mesi e mezzo ho fatto con la massima comodità un press tour 3 mesi dopo e la presentazione di un libro con pernottamento non pianificato. Lisci come l'olio (ma era il secondo e avevo imparato un paio di trucchi).

Ma la salute della madre ha il sopravvento e come padre tu ti tanto devi fare i fatti tuoi. Non dimenticare quelo che dicevo: alla donna incinta e alla puerpera, che sono tanto fragili in questi periodi, anche una parola sbagliata scatena paure, sensi di colpa e pippe mentali varie. Bisogna quindi essere estremamente cauti nel dire checchessia. e il padre, non essendo lui quello che allatta, deve sostenerla ed aiutarla in questo senza però dire la sua troppo direttamente.

E bisogna uscire dal binarismo: tetta/latte artificiale, perché la vita propone tante soluzioni intermedie.

A posteriori, questo è quello che io avrei fatto di diverso: Ennio è nato di 4750 gr ed affamatissimo, e tutti subito a controllargli gli zuccheri e prevedere che avremmo per definizione dovuto dargli del latte in aggiunta al mio, che mai ne avrei prodotto abbastanza.

A parte che dal momento che l'allattamento è avviato (e ci vuole poco a farlo partire bene o male) è la domanda del bambino a stimolare l'offerta. Se mi avessero lasciata in pace senza prescrivermi il latte artificiale probabilmente avremmo trovato prima i nostri ritmi.

In realtà ero sommersa di consigli, a volte anche contraddittori tra di loro e il fatto di scollare i ritmi di Ennio da quelli del mio corpo, con l'intervento delle poppate extra di latte artificiale, non aiutava a trovare un ritmo nostro.

Grazie alla mia cocciutaggine e al mito dell'allattamento che avevo, alla fine sono andata da un'esperta della lattazione e ho deciso di seguire solo quelo che mi consigliava lei, ignorando ostetrica, puericultrice, nonna medico ed altri esperti, perché una linea devi seguire, e cercare di farlo con coerenza.

Lì ci siamo messi a posto. Ma chiunque altro entro la nostra prima settimana avrebbe rinunciato ad alattare, avevo le ragadi alla seconda poppata, per dire, prima ancora della montata lattea.

A posteriori, visto che comunque gli davamo il 'dessert' di latte artificiale, sarebbe stato più furbo risparmiare a me una poppata notturna in favore del sonno, e far allattare Ennio con il biberon a qualcun altro. Mia madre non mi ha detto altro, ma non le davo retta.

Un'altra cosa era che data la stanchezza enorme, la depressione ecc. a volte nei momenti di maggior stress mi calava la produzione. Quello che qui mi ha aiutata è stato il tiralatte. Anzi, nei momenti di calo mi affittavo per un paio di giorni quello elettrico, e con quel minimo di stimolazione extra rimettevo in carreggiata la produzione.

Quando invece la bestia mi teneva un'ora e mezzo ad allattarlo, per poi allo scadere della terza ora richiedere a gran voce l'inizio della poppata prevista, e io con i patemi, usare il tiralatte mi ha dimostrato che in 5 minuti usciva la quantità di cui aveva bisogno per mangiare e tutto il resto erano ciucciatine di coccola, che però otevo anche dargli un ciuccio e dormire quell'oretta in più. Una pippa mentale in meno.

La produzione, notate il termine che uso: questa è stata, psicologicamente, la cosa che mi ha fatto patire di più. Non ero più una persona completa, ero ridotta a una mucca. Esistevo in quanto produttrice di latte.

Madonna, quanto ci ho patito, non lo sopportavo proprio. Per dire, bastava una montatina lattea quelle che ti fanno bagnare la maglietta, per sentire ondate di disgusto enormi, verso di me, il mio corpo, il latte. Probabilmente, anche se non l'ho mai ammesso, verso la causa principale di tutto ciò.

Eppure a me i miei figli hanno migliorato la vita, fin dal primo secondo in cui ero consapevolmente incinta. Però questa cosa della fabbrica di latte, la prima volta ho fatto una gran fatica, la seconda volta uscivo allora allora da una lunga depressione post-natale, avevo due anni di sonno arretrato, avevo un bambino che aveva appena iniziato a camminare da seguire, francamente ci sono passata sopra più facilmente, solo perché avevo priorità di sopravvivenza più urgenti.

Un altro punto di disagio era la sensazione di essere in trappola. La mia vita e la mia giornata erano spezzettate in intervalli di tre ore. Non potevo muovermi, non potevo allontanarmi, avevo il panico (ed abitavo nella zona meno servita della città, per qualsiasi cosa dovevo allontanarmi di almeno 2 km. senza macchina e con una linea autobus perennemente in ritardo) del rientro.

Non ho mai chiesto aiuto, ero fatta così. Anzi, se me ne offrivano, lo rifiutavo per principio. Mio marito da questo periodo ha imparato a prendere anche delle decisioni per mio conto ed è quello forse che ti tocca fare come padre: da un lato non puoi intervenire nelle decisioni sull'allattamento della neomadre, per non scatenarle tutto il casino di sensi di colpa e "sono una cattiva madre perché non nutro mio figlio come si deve a costo di rimanerci secca".

Dall'altro sei quello che pensa lucidamente e devi aiutare lei a farlo. Il mio consiglio è di offrirle il tuo sostegno incondizionato, farle capire per bene che quel figlio l'avete fatto in due e tu sei lì per farle da sparring parnter, riconoscere che a livello emotivo e fisico lei si sta facendo un culo a capanna, che allattare`comporta una fatica fisica peggio che stare in miniera.

Per i primi mesi almeno, entra nell'ordine delle idee che il semplice fatto di allattare a richiesta un bambino è il triplo di fatica fisica di tutto il resto che puoi fare tu: lavorare, mandare avanti la casa e accudire la madre permettendole di riposarsi o rilassarsi a modo suo.

Siici e convincila che ci sei per lei. Coraggio, hai nove mesi per farlo, non dicendoglielo, ma facendolo. Facilitandola fin da ora nella fatica fisica extra che fa per il semplice fatto di portare avanti la circolazione di due organismi.

Insomma, questa cosa che la madre ha fatto il figlio e se lo deve gestire da sola è un concetto non solo sbagliato, ma pure recente. Una volta le madri tornavano a partorire a casa dei genitori, e pure al paese natio se si sposavano fuori, proprio per avere tutto il sostegno della famiglia allargata e non dedicarsi ad altro che allattare. Il resto lo facevano la madre, le zie le sorelle, le cugine.

Ricordiamoci che un bambino è patrimonio collettivo, quindi tutti possono fare la propria parte, fermo restando che le decisioni fondamentali spettano ai genitori. Se solo tornassimo a questo, quanto sarebbe meglio per tutti.

7 commenti:

Lalaura ha detto...

avessi letto prima un post così, e avessi saputo che c'erano alternative, avrei forse allattato di più dei tre mesi (a fatica, e comunque a dispetto di quanti mi dicevano che: a- la bambina non si sarebbe mai attaccata e b-non avevo il seno nè il latte giusto)

però è esperienza per il prossimo :-)

graz ha detto...

Allattamento!! gioie e dolori!! Quando è nata mia figlia pesava 2780, è uscita dall'ospedale e dopo il calo fisiologico pesava 2650. Un pollo, praticamente. Un mese esatto dopo pesava 5050. Allattata solo al seno.

E qual'era la massima paranoia della sottoscritta, secondo te??? NON AVERE ABBASTANZA LATTE!!! E tutto perchè le mie tette si rifiutavano testardamente di perdere latte in nessuna circostanza ed io ero convinta che non ce ne fosse a sufficienza.

Se poi posso aggiungere un bit per il neopadre, dico che qualora la neomadre si fosse infilata in quel tunnel di follia che è la doppia pesata, che ricorra anche alla magia nera se è il caso ma che la convinca a lasciar perdere.

Perchè se la poveretta è stupidamente precisa come la sottoscritta, si farà ammazzare piuttosto che smettere la poppata prima che la creatura abbia preso la quantità teoricamente prescritta con il risultato di sfinirsi, sfinire la creatura e comunque non raggiungere alcunchè di sensato.

Bisognerebbe riuscire a non perdere mai di vista la naturalità di questo gesto che dovrebbe dipendenre solo da come meglio madre e figlio riescono a mettersi d'accordo!

/graz

Mammamsterdam ha detto...

La doppia pesata, signore te ne ringrazio che da noi non si usa e manco ti viene in mente di procurrti la bilancia.

Sapevo che con il discorso allattamento mi si aprivano le cateratte, adesso attendo anche qualche saggia parola dai padri, che ne sai che ci abbiano capito più di noi?

Anonimo ha detto...

Sarà che ho fatto un buon corso preparto in cui ci dicevano soprattutto di ascoltarci, come madri e di ascoltare il nostro pupo, ma c'è stata molta naturalezza nell'allattare mia figlia.
Molta fatica , anche, visto che la richiesta nei primi mesi era continua e soprattutto, purtroppo, molte coliche. Però poi, anche seguendo i consigli del pediatra e introducendo le pappe a 5/6 mesi ho iniziato a diradare , fino ai dieci, quando ho smesso definitivamente. Senza traumi, nè per me, nè per lei.Mi è sembrata istintivamente ora e tempo di smettere, forse perchè lei, a quell'età, ha iniziato a camminare e stava diventando autonoma.
Di pesate non ne ho mai voluto sentir parlare.Eppure era piuttosto esile, sempre stata poco ciccia.
L'importantre è non farsi troppe pippe mentali, non partire con convinzioni troppo rigide e adattarsi alle situazioni che sopraggiungono. Ciao!Elisa

giardigno65 ha detto...

tutto vero ! Ho già passato da qualche anno questi momenti, ma li ricordo con nostalgia e tanta ansia.

Mi ricordo che volevo scrivere qualcosa sulla "giunta", ora ho dimenticato tutto !

mammaemigrata ha detto...

Bello bello e bello questo post! Bisognerebbe stamparlo e farlo leggere alle future mamme!

Mammamsterdam ha detto...

grazie, ma veramente era per i futuri padri. Che come al solito non mi si filano manco di striscio